2.4 Teoria e prassi
p. 88-91
Texte intégral
1Ancora qualche annotazione su Adriano Banchieri. È necessario per riconoscere la prospettiva teorica a cui si è affidato il genere polivoco che stiamo considerando, e di cui Banchieri rappresenta il punto di riferimento.
2Teorico progressista con l’adesione alla corrente della Camerata fiorentina e allo stile policorale concertato veneziano nonché con l’apprezzamento nei confronti di Monteverdi, fu invece conservatore nel non voler abbracciare il monodismo e nel non discostarsi dalla polifonia vocale. Da questa tuttavia fece nascere una sorta di nuovo genere musicale - il teatro polifonico appunto - in cui gli stilemi innovativi trovano applicazione in una prassi più arcaica. Così scriveva il Banchieri teorico:
3[...] e ancora Cicerone parlando di un perfetto Oratore, Optimus Orator est vir canorus qui in dicendo animos audientium delectaty etpermovet [...] così ricercasi al musico pratico nell’espri- mere un Madrigale, Motetto, Sonetto, o quali sieno altre poesie e ritmi, deve operare imitando con l’armonia gl’affetti acciò che nel cantare abbino gusto non solo il proprio compositore, ma parimenti gli cantori et audienti. Non è dubbio che la musica in quanto all’armonia deve essere soggetta alle parole, atteso che le parole sono esse che esprimono il concetto, la onde se la parola ricerca dolore, passione, sospiri, interrogativo, errore o altro accidente, tali parole devono essere vestite con equivalente armonia [...]38.
4E così viene giustamente commentata la sua riflessione:
5Il Banchieri, più ancora che il Bottrigari, rappresenta un importante approdo nelle concezioni estetiche del primo Seicento. Nel suo pensiero, di fatto, ricorrono i motivi che maggiormente caratterizzano gli orientamenti barocchi (dal ruolo del pubblico, al diletto, al movere, alla persuasione retorica). Come musico pratico compie un’efficace sintesi tra le prepotenti ragioni espresse dalla prassi e il portato di una tradizione classicistica estremamente radicata. A ben vedere, i poli di questa sintesi (prassi-classicismo) costituiscono le variabili cardine che dominano la prima vicenda secentesca italiana39.
6Va osservato che l’attenzione di Banchieri è rivolta a tutto campo alle problematiche tardo-cinquecentesche, una delle quali riguarda la mescolanza degli stili all’interno del genere teatrale che ha condotto all’affermazione della tragicommedia. In quel periodo infatti Giovanni Battista Guarini alla «favola boschereccia» - dotata di una sua idillica unità - proposta da Torquato Tasso con l’Aminta (1573), contrappone una «tragi- commedia pastorale», realizzata attraverso una contaminazione stilistica: Il Pastorfido. Scritta fra il 1580 e il 1583, pubblicata a Venezia nel 1589 con la data del 1590 e rappresentata a Crema durante il carnevale del 1595, l’opera del Guarini presenta una fusione di elementi appartenenti alla tragedia (come, ad esempio, l’oracolo che determina l’azione o l’agnizione finale) e alla commedia (si ricordino Corisca e il grottesco satiro). Nelle opere di Banchieri, cominciando dalla prima raccolta di canzonette a tre voci del 1597, il maestro bolognese alterna bozzetti bucolici a immagini popolari in una stessa opera. Da questo procedimento sono escluse quelle opere la cui trama è desunta interamente dalla Commedia dell’Arte, e per le quali è prevista l’unità d’azione. Ma nelle altre composizioni, il cui emblematico riferimento è II Zabaione musicale del 1604, si alternano elementi grotteschi a elementi pastorali in una forma di rappresentazione paratattica40.
7Il progetto di Banchieri si aggancia alla tradizione della festa conviviale: un evento che raccoglie il senso di una rappresentazione legata a una funzione sociale in forma d’intrattenimento. Per il monaco olivetano tuttavia l’interesse si sposta non già sulla funzione sociale dell’intrattenimento, bensì sulla proposta di un oggetto di discussione accademica. Egli, appartenente all’Accademia dei Filomusi di Bologna che aveva contribuito a fondare, voleva in quel luogo promuovere attività e sperimentazioni musicali. La sua invenzione musicale non ha consistito nell’innovare ma nel recuperare, elaborandola a fini rappresentativi, la struttura contrappuntistica. Per fare ciò Banchieri fu anche in qualche modo costretto a divenire egli stesso autore di quasi tutti i testi letterari delle sue composizioni profane. Il fatto non dovrebbe destare meraviglia data la sua ben nota versatilità in ambito musicale e letterario 41. Eppure dalle Lettere armoniche emerge che Banchieri rifiuta l’appellativo di poeta’, nonostante si riconosca comunque autore dei testi letterari della maggior parte delle sue opere profane42. In realtà egli era interessato ad alcune novità secentesche in campo espressivo, che vanno ben oltre l’ambiente bolognese o padano per affondare le loro radici nella cultura popolare europea, dove l’obiettivo non è la forma artistica dello spettacolo teatrale quanto piuttosto la rappresentazione della realtà sotto la veste del gioco43.
8Questo, per alcuni aspetti, vale anche per le opere musicali profane di Banchieri: rapide scene d’insieme, internamente mobili, la cui brevità e immediatezza sfociano in una parvenza di realismo attraverso una sorta di Gebrauchsmusik che ha bisogno di appoggiarsi a un preciso linguaggio poetico, sempre comprensibile e lontano dalle suggestioni petrarchesche del classicismo letterario44. Nella difficoltà di trovare un poeta che aderisse al mondo della polifonia drammatizzata sta la scelta di Banchieri di scrivere quasi sempre da sé i testi delle sue composizioni, pur non considerandosi egli un poeta a tutti gli effetti. Si sente infatti obbligato da un motivo contingente ad essere anche autore del testo poetico, poiché deve raggiungere la sintonia fra una musica d’uso’ e una lirica d’uso’ funzionale al suo progetto rappresentativo.
9In virtù di tutte queste considerazioni, si può riconoscere che proprio il contributo dato da Banchieri alla scrittura drammatica polivocale ha permesso di trasformarla, per breve tempo e in modo storicamente anacronistico, nel genere del teatro polifonico inteso come morfologia rappresentativa antitetica al linguaggio musicale monodico del teatro totalizzante.
Notes de bas de page
38 Adriano Banchieri, Conclusioni nel suono dell’organo, Bologna, Eredi di Gio. Rossi, 1609 (rist. anast. Bologna, Forni, 1968), p. 58 s. Banchieri riprenderà le medesime considerazioni nella Cartella musicale nel canto figurato fermo, & contrapunto, Venezia, Giacomo Vincenti, 1614 (rist. anast. Bologna, Forni, 1968), p. 165 s, e nelle Lettere armoniche, Bologna, Girolamo Mascheroni, 1628 (rist. anast. Bologna, Forni, 1968), p. 13.
39 Maurizio Padoan, Dalla “potentia auditiva” all’’’universalgenio de’ spettatori”. La ricezione della musica nel pensiero teorico tra Rinascimento e Barocco, “Rivista Italiana di Musicologia”, XXXVII, 2002, n. 1, p. 67.
40 Cfr. Paola Mecarelli, Il Zabaione musicale, cit., p. 26 s.
41 Oltre che compositore e teorico Banchieri fu infatti, com’è noto, autore di commedie Il furto amoroso del 1613,24Urslina da Crevalcor overo l’Amor costante del 1620 e La fida fanciulla del 1629 in cui sono inseriti intermedi musicali tra un atto e l’altro), nonché continuatore del filone degli scritti di Giulio Cesare Croce.
42 Cfr. Adriano Banchieri, Lettere armoniche, cit. p. 18 s.
43 Cfr. Michail Bachtin, L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale, Torino, Einaudi, 1979, p. 9 s.
44 Cfr. Paola Mecarelli, Il zabaione musicale, cit., pp. 22-25.
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