Il governatore provinciale nel Codice Teodosiano. Contributo allo studio dell’amministrazione periferica1
p. 285-309
Résumés
Cette contribution se propose de tracer le profil juridique du gouverneur de province à l’époque tardive, auquel n’a pas été prêtée l’attention qui lui était due, tant dans la bibliographie, immense, sur l’administration provinciale que dans les recherches, en général tournées vers le Haut Empire. Pour ce faire, on prendra en considération les quatre titres du Code Théodosien concernant les gouverneurs, et les titres correspondants dans le Code Justinien, dont on analysera attentivement le contenu que l’on confrontera à d’autres sources de la même époque. On examinera aussi quelques représentations iconographiques qui reflètent les pouvoirs des gouverneurs mentionnés dans les lois.
This paper aims at drawing the judicial profile of provincial governors in the late period of the Empire which had not been dealt with as it should have been, either in the vast bibliography about the administration of the provinces or in research generally focussing on the Higher Empire. In order to do that, we shall examine the four titles of the Theodosian Code about governors and the same four in the Justinian Code, whose content will be carefully analysed and compared with other sources of the same period. A few iconographic representations illustrating the power of governors mentioned in the laws will also be examined.
Texte intégral
1Durante il Convegno internazionale di Studi su «S. Calderone (1915-2000): la personalità scientifica», tenutosi a Messina nel febbraio del 2002, presentai una relazione2 sulla sacralità e sul modello del «buon governatore», ideato e propagandato nella seconda metà del iv secolo d. C., soprattutto da Temistio3, che definisce il governatore: μίκρα εἶκον τῆσ βαοίλειασ4. Questa espressione, in verità, rivela l’atteggiamento culturale del retore, che, come scrisse la Ruggini5, si fece anche promotore dell’integrazione dell’ellenismo con la romanità6.
2Non essendo stato possibile in quella sede esaurire tutti gli aspetti della tematica7, a cui sto lavorando per una monografia, è mio proposito riprenderla per tracciare il profilo giuridico di questo importante uomo di governo. Attraverso la rilettura attenta dei titoli del Teodosiano e dei corrispondenti titoli del Giustinianeo sui governatori e di tutte le altre costituzioni ad essi attinenti, ne sarà delineato il profilo giuridico, a cui, mi sembra, non sia stata prestata sufficiente attenzione e nella bibliografia sull’amministrazione provinciale8 e nelle ricerche della dottrina orientate verso l’immagine altoimperiale9.
1. Titoli del Teodosiano sui governatori
3Quattro i titoli del Teodosiano sui governatori: CTh I, 12, De officio proconsulis et legati; CTh I, 14, De officio praefecti augustalis; CTh I, 16, De officio rectoris prouinciae; CTh VI, 19, De consularibus et praesidibus.
4Ritengo che la scelta dei compilatori del Teodosiano10 di formare quattro titoli distinti anziché un’unica rubrica sia stata studiata per dare al lettore indicazioni precise sul modello e sui poteri governatoriali, diversi a seconda del rango, come peraltro traspare dalle sezioni delle due parti della Notitia Dignitatum11 dove i governatori sono registrati in ordine gerarchico12. Il grado più alto è ricoperto dai proconsoli che sono spectabiles13. Vengono poi i consulares che sono clarissimi, i correctores e i praesides, che sono perfectissimi.
5Prendiamo le mosse dal primo titolo, CTh I, 12, costituito da otto costituzioni nelle quali vengono fissate le prerogative del proconsole e viene stabilita la composizione dell’organico del suo ufficio. Le leggi mirano a correggere la praua licentia iudicum.
6E così nella prima, CTh I, 12, 1, diretta ad Eliano14 proconsole d’Africa, emessa a Treviri nel 314, Costantino stabilisce che il proconsole deve celebrare tutte le cause civili e penali. Fissa il tempo entro il quale – tre, quattro, al massimo cinque giorni – vanno portati a termine gli atti processuali.
7Nella seconda, CTh I, 12, 2 del 319, priva della città di emissione ed indirizzata a Proclo proconsole d’Africa, lo stesso imperatore, per combattere le riscossioni inique15, affida al proconsole la cura delle esazioni, da espletare per mezzo di apparitores, la cui onestà e fedeltà sarà verificata con un confronto incrociato.
8La terza, CTh I, 12, 3, diretta ad Eliano proconsole d’Africa, stabilisce che i legati istruiscano i processi civili e penali e non indugino a trasferire i colpevoli presso il proconsole per la sentenza. A tutti i giudici è fatto obbligo di portare a termine i processi nel tempo stabilito in modo che il colpevole venga condannato e l’innocente assolto. Il testo è privo sia della città di emissione che dell’anno consolare, e questo rende problematica la datazione. Tuttavia, in base alle clausole sancite e alla carica ricoperta dal destinatario, Eliano proconsole d’Africa negli anni 314-315, verisimilmente il provvedimento dovrebbe essere stato emesso tra il 314 e il 315 e, comunque non prima di questi anni16.
9La successiva, CTh I, 12, 4, emessa a Costantinopoli nel 393 e diretta da Teodosio a Flacciano, proconsole d’Africa, vieta ai plebei e ai curiali di far parte dell’officium del proconsole. Gli apparitores plebei o curiales siano riassoggettati ai loro munera. Ai figli dei veterani, invece, è consentito prestare servizio in tale ufficio.
10La quinta costituzione, CTh I, 12, 5, emessa a Costantinopoli nel 396 da Onorio ed Arcadio ha come destinatario Simplicio, proconsole di Asia17. Essa dispone che la provincia dell’Ellesponto, oppressa dagli apparitores del vicario, sia sottoposta al proconsole d’Asia.
11La sesta costituzione, CTh I, 12, 6, emessa a Milano nel 398 diretta da Arcadio ed Onorio a Vittorio, proconsole di Africa18 e a Dominatore, vicario d’Africa19, fissa a 400 il numero di apparitores dell’ufficio proconsolare. Una multa di cinque libbre d’oro è prevista per gli iudices che trascurassero il rispetto di tale numero; dieci libbre, invece, saranno pagate dall’ufficio20. Chiunque, curiale o proveniente da altri ordini, venga trovato nell’ufficio proconsolare, sia restituito alla propria origo. Gli apparitores che non hanno vincoli possono istruire le pratiche dell’ufficio da soprannumerari: il numero delle annone rimane 400.
12Nella penultima, CTh I, 12, 7 del 399, priva della città di emissione, indirizzata a Messala prefetto del pretorio e al prefetto dell’annona, Arcadio ed Onorio stabiliscono che il tributo annonario abituale o straordinario sia riscosso dall’ufficio proconsolare, secondo l’antica consuetudine.
13Nell’ultima costituzione, CTh I, 12, 8, emessa a Milano nel 400 e indirizzata a Pompeiano proconsole d’Africa, Arcadio ed Onorio condannano la praua licentia dei giudici che si fanno rappresentare nei processi dai legati. Sia gli uni che gli altri sono puniti con un’ammenda di trenta libbre d’oro. La stessa ammenda è applicata ai primates conniventi.
14Delle otto costituzioni del Teodosiano, solo cinque sono riportate nel Giustinianeo21: due, CTh I, 12, 3 e CTh I, 12, 5 nell’omonimo titolo 1, 35, 1 e 2; tre, nel titolo 12, 55, De apparitoribus proconsulis et legati, e precisamente, la CTh I, 12, 4 in CJ 12, 55, 1 priva dell’ultimo comma; CTh I, 12, 6 in CJ 12, 55, 2 mancante di tre commi e CTh I, 12, 7 in CJ 12, 55, 3.
15Le costituzioni giustinianee seppure in rubriche separate segnalano anch’esse le prerogative giudiziarie dei proconsoli e dei legati; sanciscono l’affidamento al proconsole di Asia della provincia Ellesponto; fissano in 400 il numero degli apparitores dell’officium; affidano l’esazione annonaria, come per tradizione, all’ufficio proconsolare. Trascurano le ammende e non indicano il tempo entro il quale si devono concludere i processi.
16Passiamo al secondo titolo CTh I, 14, De officio praefecti Augustalis che comprende due costituzioni; una di Valentiniano II, Teodosio e Arcadio, emessa a Costantinopoli nel 386 e diretta al prefetto del pretorio Florenzio; e l’altra di Arcadio ed Onorio del 395, emessa anch’essa a Costantinopoli e diretta a Rufino, prefetto del pretorio. Al prefetto Augustale è affidata la riscossione dei tributi nelle province Augustamnica e Tebaide; egli ha il potere di esaminare i crimina degli iudices ordinarii, ma non quello di allontanarli o di punirli. In effetti, già nel 393 con una costituzione riportata in due rubriche diverse22 – CTh I, 5, 10 e in 7, 2 – la cognitio sui iudices ordinarii è affidata ai prefetti del pretorio.
17Le due costituzioni sono riportate fedelmente nel corrispondente titolo del Giustianianeo, CJ 1, 37.
18Il terzo titolo CTh I, 16, De officio rectoris prouinciae è costituito da quattordici costituzioni.
19Il titolo fissa le regole della prouocatio, inserisce in nuovi schemi l’immagine governatoriale; ne riqualifica l’ufficio e risolleva il prestigio; getta una luce diversa sull’amministrazione periferica; introduce la verifica dell’attività giudiziaria attraverso i verbali dei processi, i cosiddetti breues23. Proibisce ai giudici di accogliere libelli dopo che si sono ritirati per emettere la sentenza. E per stroncare il fenomeno assai diffuso del commercio dei libelli, denunciato peraltro da Libanio24, vieta le visite pomeridiane, che a detta dello stesso Libanio25, non sono mai disinteressate. Dispone ancora che i governatori fissino la loro sede nella provincia che amministrano e negli spostamenti non si allontanino dalle vie principali; dotino infine le mansiones di idonee strutture ricettive e se è necessario le restaurino26.
20Esaminiamo le singole disposizioni.
21La prima, CTh I, 16, 1, emessa a Treviri nel 315, diretta da Costantino a Rufino Ottaviano corrector Lucaniae e Bruttiorum, contempla alcune clausole sulla procedura d’appello. Se qualcuno tenterà di ottenere il permesso di un processo straordinario presso il prefetto del pretorio o i vicari, o l’ha ottenuto – si legge nel testo – non sarà consentito né ai suoi avversari né agli interessati di dirigersi all’ufficio del prefetto del pretorio e del vicario e neppure di oltrepassare i confini della provincia. Il governatore deve celebrare il processo nel suo ufficio con le parti presenti entro il tempo stabilito che sarà calcolato da quando il processo è iniziato presso la sua corte, cosicché se la decisione non sarà accettata da chi ha chiesto il giudizio straordinario, soltanto allora l’appello interposto la sospenderà.
22La seconda, CTh I, 16, 2, emessa a Caralis nel 317, indirizzata dall’imperatore Costantino a Basso prefetto del pretorio, così recita: i decreta dei provinciali debbono pervenire al comitatus, dopo che i singoli giudici li hanno controllati, approvati e firmati. Se qualcuno agirà al contrario, sarà punito adeguatamente.
23La terza, CTh I, 16, 3, emessa da Costantino a Sirmio nel 319 ha come destinatario Felice, praeses della Corsica. La legge istituisce il controllo dell’attività giudiziaria. Per ogni processo, ogni sei mesi, vanno compilati dei breues27, che, trasmessi alla prefettura per il controllo, dopo vengono inviati all’imperatore. In tal modo il giudice diligente ed onesto sarà premiato; al contrario quello negligente incorrerà nella coercitio. Ai provinciali è permesso adire la corte per denunciare la negligenza e la cupidigia dell’ufficio governatoriale. Il giudice disonesto e corrotto, non solo perderà la reputazione, ma anche subirà un processo.
24La quarta, CTh I, 16, 4, emessa a Treviri, diretta a Massimo, disciplina i casi di prevaricazioni e condizionamenti28. I governatori provinciali impediti o sollecitati da potentes nell’emissione di sentenze, sono autorizzati a denunciare il nome del prevaricatore all’imperatore in modo che sia ripristinato l’ordine pubblico.
25La quinta, CTh I, 16, 5, emessa a Costantinopoli è indirizzata da Costantino a Secondo, prefetto del pretorio d’Oriente. L’autorità del governatore provinciale iudex ordinarius – afferma il testo – deve essere attenta e vigile – speculatrix – per smascherare tutti gli atti disonesti ed illegittimi. Le esazioni dei tributi, passano dai funzionari della prefettura e del vicario, ai governatori e agli uffici provinciali che debbono riscuotere tutti i tituli. In caso di irregolarità, il responsabile sarà citato davanti al tribunale imperiale ed esposto alla pena capitale e alla perdita dei beni.
26La sesta, CTh I, 16, 6, emessa a Costantinopoli nel 331, è diretta da Costantino ai provinciali. In essa vengono ribaditi le funzioni dei giudici che debbono essere esercitate nel rispetto della trasparenza e della visibilità, e quindi all’interno dei tribunali, frequentati da coloro che sono impegnati nei processi, e non nelle case private. Il litigante deve comparire davanti al giudice senza pagare. I giudici devono accogliere tutti i negozi giuridici che vanno celebrati con l’annuncio dell’araldo. Dopo aver portato a termine tutti gli atti, essi si ritirano per la sentenza. A tutti i provinciali viene riconosciuto il diritto di acclamare i giudici rispettosissimi della legge e attentissimi, ai quali sono assicurati avanzamenti nella carriera, al contrario, sugli ingiusti e corrotti, accusati dalle loro lamentele, si abbatterà la forza della censura.
27La settima, CTh I, 16, 7 del 331, è stata emessa nella stessa città, dallo stesso imperatore e ha il medesimo destinatario della precedente. Contempla pene severissime per gli officiales e per i governatori disonesti. Indirizzata ai provinciali, è una delle più note leggi costantiniane anti-corruzione, mira a colpire e a debellare la venalità dei funzionari dell’ufficio governatoriale e quindi a dare un’immagine nuova e diversa del governatore e del suo staff. Il testo si presenta come una sorta di pamphlet contro la cupidigia, la rapacità e la venalità dei funzionari sin dalla prima espressione: cessent iam rapaces officialium manus, cessent… Il tono minaccioso e deciso dell’incipit denota una chiara presa di posizione contro i funzionari disonesti e corrotti: questo più che un ammonimento ad astenersi da frodi e concussioni è un ordine perentorio a non perseverare in tali atteggiamenti. Se le loro mani rapaci non si fermeranno – si ribadisce nel testo – saranno recise con la spada. A questa diffida fa seguito l’elenco delle operazioni giudiziarie che finora sono state pagate ingiustamente e per le quali non è dovuto nulla, e che sono: l’ammissione alla presenza del giudice, la visione del giudice, l’entrata e l’uscita dalla corte giudiziaria. Basta, dice Costantino, con questi soprusi. Tutti ricchi e poveri hanno lo stesso diritto di essere ascoltati da colui che giudica. Sia sradicata ogni forma di concussione. La depraedatio stia lontana dal princeps officii. L’operosità governatoriale – industria praesidalis – che è fatta di attenzione, diligenza, perspicacia, vigili in modo che nessuno tra quelli che si sa sono collusi possa aiutare colui che ha un processo in corso. Se qualcuno ritiene di chiedere qualcosa intorno ad un processo civile egli può adire la censura armata che interverrà decapitando i colpevoli. Tutti possono denunciare al governatore provinciale gli illeciti subiti. Coloro che dissimuleranno le illegalità saranno deferiti ai comites prouinciarum o ai prefetti del pretorio in modo che l’imperatore informato dei casi di latrocinio possa comminare la giusta pena.
28L’interpretatio che accompagna la legge, ne riprende, sottolineandoli, i principi essenziali.
29L’ottava, CTh I, 16, 8, emessa ad Antiochia nel 362, è diretta dall’imperatore Giuliano a Secondo, prefetto del pretorio. Istituisce i giudici pedanei per i processi di minore importanza.
30La nona, CTh I, 16, 9, emessa ad Aquileia nel 364, è indirizzata dagli imperatori Valentiniano e Valente ad Artemio. Dispone che le cause siano discusse a porte aperte, davanti a tutti, in modo che tutti sappiano che ogni cosa è giudicata secondo l’ordine della legge e della verità. E’disdicevole per il giudice assistere agli spettacoli e trascurare i processi29.
31La decima, CTh I, 16, 10, emessa a Verona dagli imperatori Valentiniano e Valente ha come destinatario Valeriano, vicario della Spagna. Ai giudici è proibito accettare libelli dopo che si sono ritirati nelle loro abitazioni; le sentenze debbono essere pronunciate in presenza dello staff dell’ufficio e del pubblico.
32L’undicesima, CTh I, 16, 11, emessa a Treviri nel 369 dagli imperatori Valentiniano, Valente e Graziano è indirizzata a Probo, prefetto del pretorio. Tutti i governatori provinciali debbono andare nelle uillae, negli organismi agrari, nei uici, per controllare l’operato degli esattori e dei compulsores addetti all’esazione degli arretrati. Sarà condannato alla pena capitale colui che si sarà comportato male e del cui atteggiamento giungerà lamentela all’imperatore.
33Questa legge trova riscontro nel decreto valentinianeo della tavola di Trinitapoli30, ove, alle l. 10-15, si afferma:
Tum u[niver?]s[i] rectores prouinciarum, quibus forma/studioq(ue) [p]ostuletur nullus <h>onerosus uideri [---] excurs<s>us, (h)ac instructione percebta,/ad certum aliquem locum per litteras super aduentus (s)ui [tempore] pr(a)emissus posses(s)ori/bus exuo[c]atis eant ultro citroq(ue) per pagos et uia[s..]. De[..]s rerum cum adnotationes/concord[e] s adpareant, uiritim unumquemque super ratiocin[iis...] consulant [---].
34Tutti i governatori debbono compiere degli excursus nelle province, preannunciando il loro arrivo, interrogare i possessores e verificare la corrispondenza tra le loro dichiarazioni e le registrazioni fatte dagli esattori. Essi infatti sono garanti della correttezza fiscale.
35La dodicesima, CTh I, 16, 12, emessa a Treviri nel 369 dagli imperatori Valentiniano, Valente e Graziano, é diretta a Vivenzio, prefetto del pretorio e riguarda la residenza del governatore. Quest’ultimo deve fissare la sua corte dove può essere a disposizione di tutti. Inoltre, rientra tra i suoi doveri dotare le mansiones31 di strutture idonee.
36La penultima, CTh I, 16, 13, emessa nel 377 dagli imperatori Valentiniano, Valente e Graziano, diretta ad Antonio, prefetto del pretorio, disciplina le visite ai giudici32. Nessuno della stessa provincia deve entrare nella casa del giudice di pomeriggio, con l’intento di un colloquio segreto, sia che sia persona a lui nota o sconosciuta, oppure ostenti l’autorità di un alto onore.
37L’ultima, CTh I, 16, 14, emessa nel 408 dagli imperatori Onorio e Teodosio e diretta a Teodoro, prefetto del pretorio sancisce alcune norme per combattere le prevaricazioni. I governatori, chiamati moderatores, debbono gestire l’amministrazione delle province in modo che i procuratores dei potenti non compiano atti illeciti sui più deboli.
38Delle 14 costituzioni del Teodosiano nel corrispondente titolo del Giustinianeo, 1, 40, ne sono riportate solo tre: CTh I, 16, 4 in CJ 1, 40, 2; CTh I, 16, 6 in CJ 1, 40, 3; CTh I, 16, 14 in CJ 1, 40, 11; una quarta, la CTh I, 16, 3 è inserita nella rubrica De poena, CJ 7, 49, 2.
39Tuttavia il titolo del Giustinianeo, CJ 1, 40, costituito da 17 costituzioni che vanno da Alessandro Severo a Leone (234-471), permette di arricchire il profilo governatoriale di ulteriori elementi riguardanti i suoi poteri contro gli officiales del prefetto del pretorio, gli apparitores e i latrones; le responsabilità amministrativofinanziarie dopo la fine del mandato; il soggiorno nel periodo invernale all’interno delle città; la sede nel palatium anziché nel praetorium.
40Il quarto ed ultimo titolo, CTh VI, 19, De consularibus et praesidibus, é costituito da una sola costituzione di Arcadio ed Onorio, emessa nel 400 ad Aquileia e diretta a Messala, prefetto del pretorio. Essa stabilisce che i proconsoli debbano precedere i comites Italiciorum et Gallicorum, dato che non é cosa di poco conto reggere e governare le province. Questa costituzione manca nel Codice Giustinianeo.
41Alle 25 disposizioni dei quattro titoli bisogna aggiungere quelle contenute in numerose altre rubriche e indirizzate a governatori. Ne ho censite oltre 200 così distribuite (vedi tav. 1, infra): il 50% dirette ai proconsules Africae; il 16% ai consulares; il 13% ai praesides; il 6% al proconsul Asiae; ai correctores; e al praefectus Augustalis; l’1% al proconsul Achaiae; al dux et corrector; e al rector prouinciae. Naturalmente le percentuali riflettono l’utilizzo di taluni archivi anziché di altri da parte dei compilatori. Anche da questo gruppo traspaiono elementi interessanti dal punto di vista giudiziario, fiscale, amministrativo e militare.
Tav. 1: Distribuzione delle disposizioni secondo la qualità dei governatori.

2. Il profilo giuridico governatoriale
42L’attenta disamina dei dati emergenti dalle numerosissime costituzioni permette non solo di ridisegnare il profilo giuridico del governatore tardoantico, ma anche di seguirne l’evoluzione e individuarne le principali tappe.
43La complessa parabola governatoriale si snoda attraverso tre momenti: il primo è quello costantiniano che potremmo definire giudiziario. A nessuno sfugge il prestigio che il riordino della procedura d’appello voluto da questo imperatore conferì all’immagine del governatore. Il proconsole, in particolare, proprio sotto Costantino cominciò ad esercitare poteri giudiziari uice sacra33, come traspare dal primo dei tre titoli del Teodosiano. Due, comunque, sembrano essere le tipologie governatoriali costantiniane34; da una parte stanno i governatori iustissimi e uigilantissimi, e dall’altra i malefici e iniusti. I meriti dei primi vanno segnalati attraverso i breues e le adclamationes, strumenti di monitoraggio e valutazione utili per le promozioni e gli avanzamenti di carriera. La corruzione e la disonestà dei secondi invece viene combattuta autorizzando i provinciali a denunciarli affinché siano inflitte punizioni severe e adeguate: pena capitale, perdita dei beni, e, nei casi meno gravi ammende personali e collettive. La potestas governatoriale viene definita speculatrix. Il termine verisimilmente sottende una duplice valenza semantica, essa è speculum rispetto a quella imperiale di cui riflette le virtù e nello stesso tempo è deputata a speculari, cioè ad investigare sui comportamenti per corrigere praue gesta. Essa è ancora abilità e competenza che vanno esplicate soprattutto nella riscossione dei tributi, un incarico che viene tolto agli officiales della prefettura del pretorio e dei vicari e affidato agli uffici provinciali e ai governatori. L’attività giudiziaria e amministrativa di questi ultimi pertanto appare improntata alla rettitudine, al senso di responsabilità e all’impegno. Essa è industria praesidalis, un’espressione molto pregnante, che denota attenzione, diligenza, operosità.
44La volontà moralizzatrice di Costantino nei confronti dell’amministrazione provinciale si manifesta sia attraverso alcune norme specifiche, come quelle contenute in CTh I, 12, 7, un vero e proprio rescritto anti-corruzione, sia attraverso i canoni conciliari. Nel canone VII del Concilio di Nicea35, è contemplata la concessione di literae communicatoriae (sembrerebbero lettere di autorizzazione alla comunione) ai fideles, che stanno per andare a governare le province – profecturis ad regendas prouincias fidelibus literae quidam communicatoriae concedantur. I vescovi hanno il compito di controllare e quindi impedire l’accostamento alla comunione a coloro che dovessero agire in modo contrario alla disciplina (cristiana?) – ita tamen ut illos obseruent locorum episcopi; ac si quid contra disciplinam agere coeperint, tum demum eos a comunione prohibeant. Verisimilmente ai vescovi è affidato il controllo della condotta di vita dei governatori. Nello stesso canone si precisa che l’invio di tale lettere è necessario perché i governatori, di solito, non provengono dalle province che amministrano.
45Il secondo momento è quello valentinianeo. Per ribaltare l’immagine negativa dei governatori veicolata da alcune fonti letterarie che insistono su commoda e solemnia lucra36 – basti pensare all’Anonimo De rebus bellicis che li definisce mercatores37 oppure a Salviano che li considera peculatores et expoliatores urbium38; a Libanio che li chiama assassini39 o ancora al Crisostomo40 che li ritiene ladri; agli Hermeneumata di Sponheim41 che li definiscono esattori intransigenti di tributi – Valentiniano fa in modo che il rector prouinciae42 sia il garante della correttezza fiscale e lo speculum delle virtù imperiali. Questa è l’immagine del governatore che egli affida al decreto della tavola di Trinitapoli43, ove, come si é visto, il governatore appare garante della legge e nello stesso tempo detiene alcune virtù imperiali: iudex autem concordiam habitet et gratiam44. Lo scrupolo di Valentiniano nell’affidare le cariche dello stato viene segnalato anche da Ammiano45 che precisa che sotto quest’imperatore né un cambiavalute resse una provincia né gli uffici pubblici furono venduti. A ben vedere, per rispondere alle attese di trasparenza che, all’epoca, il fenomeno della corruzione poneva, l’immagine del governatore si avvale di contorni nuovi, più netti e positivi sia nelle disposizioni legislative che nelle epigrafi. Al centro del messaggio affidato ai testi epigrafici dedicati a governatori non sta più il cursus, ma le virtù politiche e, soprattutto, l’elogio dell’amministrazione della giustizia, come hanno evidenziato Robert46, Neri47 e, di recente, altri studiosi48. Il lessico epigrafico governatoriale tardo, di cui io stessa mi sono occupata49, si appunta su di una terminologia ben calibrata che privilegia l’integrità, l’onesta, l’equità, l’incorruttibilità, la moderazione; queste virtù sono presenti, ad esempio, nella dedica posta alla base della statua di Œcumenius, governatore di Afrodisia50.
46Il terzo momento si colloca in epoca teodosiana e posteodosiana. Si tratta di un periodo difficile su tutti i punti di vista e particolarmente esposto al fenomeno della corruzione.
47Zosimo51, ad esempio, afferma che Teodosio I vendeva le magistrature provinciali a quelli che si facevano avanti senza curarsi della loro reputazione, né della loro onestà, ma riteneva degno chi offriva di più. Nei tribunali poi l’unico vincitore era il denaro. Si trattava di una prassi difficile da sradicare; Eunapio52 ricorda che nel 420 i governatorati furono messi in vendita come qualsiasi bene al mercato.
48Sia Teodosio che i suoi successori cercarono di correggere la pessima immagine governatoriale con adeguati provvedimenti legislativi53 e si sforzarono di riaffermarne l’autorità con idonei strumenti di propaganda. Uno di questi fu sicuramente il Missorium54.
49Questo piatto di largizione è stato interpretato, di solito, come espressione del potere universale dell’imperatore. Io credo che, attraverso un’analisi più approfondita, vi si possano rintracciare elementi utili alla simbologia del potere governatoriale. Sotto un portico tripartito da colonne con capitelli corinzi e che al centro finisce con un arco a tutto sesto viene raffigurato l’imperatore con clamide, diadema e nimbo; dovrebbe trattarsi dell’imperatore Teodosio I, come si evince dall’iscrizione che corre tutto intorno: dominus noster Theodosius perpetuus Augustus ob diem felicissimum, segue un numerale, X, che dovrebbe stare per decennalem, quindi la datazione dovrebbe essere il 388 d. C. Tale X risulta sormontata da una V: è da escludere che sia un numerale, potrebbe essere un apice, un segno di zecca o di officina. Il problema è aperto. Accanto all’imperatore su due troni ci sono due figure più piccole con diadema e nimbo; quella di sinistra ha lo scettro nella mano destra e il globo nella sinistra; l’altra ha il globo nella mano sinistra. Se l’imperatore è Teodosio i due non possono essere che Onorio ed Arcadio. Ai lati ci sono esponenti delle scholae palatine in armi. L’importanza dei personaggi è resa dalla diversa altezza. Osserviamo la figura che sta inginocchiata davanti all’imperatore che è passata finora inosservata. Sicuramente è un funzionario, probabilmente un governatore che sta ricevendo i codicilli di nomina. Potrebbe essere il governatore spagnolo dato che l’oggetto è stato ritrovato in questa provincia e con quest’ultimo si voleva riaffermare l’autorità imperiale e quella governatoriale incrinate dall’usurpazione di Massimo. L’artista in esso coglie il momento esatto in cui l’imperatore consegna i codicilli di nomina e quindi trasferisce il suo potere al governatore perché lo eserciti a suo nome in una provincia dell’impero. La raffigurazione della Terra nella figura femminile sdraiata nel registro inferiore del piatto sta a significare, appunto, il luogo, tutto l’impero, in cui i governatori vanno ad esercitare il loro potere. La leggenda dell’iscrizione che corre intorno all’oggetto farebbe pensare ad un dono fatto all’imperatore da un funzionario in occasione della sua nomina, ovvero ad un avvenimento importante quale potrebbe essere la celebrazione dei decennali di regno. L’uso di doni all’imperatore o dall’imperatore ai funzionari non é insolito nel mondo romano, vedi i dittici consolari o altri oggetti d’argento donati dall’imperatore ai funzionari. Mi viene in mente il tesoro ritrovato presso la fortezza militare dell’antica Augusta Rauracorum e costituito da vari oggetti e da diversi piatti d’argento di modeste dimensioni, rispetto al Missorium, donati dall’imperatore Costanzo II ad un tribuno militare per la fedeltà dimostrata durante l’usurpazione di Magnenzio55. Ma torniamo al Missorium, ciò che qui viene affidato all’immagine, trova ampi riscontri nella descrizione della scena di nomina del proconsole riportata nel De Cerimoniis di Costantino VII Porfirogenito56. Ho analizzato la sequenza narrativa letteraria, l’ho messa a confronto con la composizione plastica ed ho notato un’analogia stringente. La descrizione letteraria é più ricca di particolari a fronte della sintesi dello spazio compositivo del piatto. Medesimo il luogo della nomina: la corte imperiale. Identica la raffigurazione dell’imperatore: seduto sul trono con clamide e diadema. Medesimo il messaggio affidato ai due testi.
3. Immagini di governatori nella Notitia Dignitatum
50Le prerogative governatoriali segnalate dalle disposizioni legislative sono riflesse anche negli insignia di governatori della Notitia Dignitatum57.
51Le immagini (vedi tav. 2 a tav. 8, infra) che, per ovvie ragioni, qui sono descritte in modo sintetico58 attengono ai proconsoli, ai consolari, ai correttori e ai presidi. Esse hanno degli elementi decorativi comuni che sono: il tavolo con il drappo in alto sulla destra o in basso a sinistra che rappresenta il potere giudiziario; la tavoletta rettangolare poggiata su di esso che allude ai codicilli; una o più figure femminili con o senza nimbo che simboleggiano le province; una figura maschile con barba che rappresenta la provincia di Palestina; dei castella riferibili alle comunità provinciali, dei cesti ricolmi di monete e dei sacchi di grano che rammentano le prerogative fiscali.
52In conclusione, dalle costituzioni esaminate prima e dalle immagini presentate ora emergono elementi rilevanti sul profilo giuridico governatoriale; i governatori sono rappresentanti dell’imperatore, garanti della legge e della giustizia, giudici ed esattori corretti ed onesti.
Tav 2: ND Or., XX, Proconsul Asiae

NOTITIA DIGNITATVM IN PARTIBVS ORIENTIS
Tav 3: ND Or., XXI, Proconsul Achaiae

Tav 3: ND Or., XLIII, Consularis Palestinae

NOTITIA DIGNITATVM IN PARTIBVS ORIENTIS
Tav 4: ND Or., XLIV, Praeses Thebaidos

Fotografie scattate da O. Seeck, Notitia Dignitatum accedunt Notitia urbis Constantinopolitanae et Latercula prouinciarum, Berlin, Weidmann, 1876. © G. Naessens (Halma-Ipel – UMR 8164).
Tav 5: ND Occ., XVIII, Proconsul Africae

NOTITIA DIGNITATVM IN PARTIBVS OCCIDENTIS
Tav 6:ND Occ., XLIII, Consularis Campaniae

Tav 7: ND Occ., XLIV, Corrector Apuliae et Calabriae

NOTITIA DIGNITATVM IN PARTIBVS OCCIDENTIS
Tav 8: ND Occ., XLV, Praeses Dalmatiae

Fotografie scattate da O. Seeck, Notitia Dignitatum accedunt Notitia urbis Constantinopolitanae et Latercula prouinciarum, Berlin, Weidmann, 1876. © G. Naessens (Halma-Ipel – UMR 8164).
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Notes de bas de page
1 Esprimo la più viva gratitudine agli organizzatori di questo colloquio, in particolare, ringrazio, per l’invito, il Direttore del Centro di ricerca Halma–UMR 8142, prof. Arthur Muller, la Segretaria, Christine Aubry, Ingénieur d’études e i colleghi Pierre Jaillette e Sylvie Crogiez.
2 Di Paola 2003.
3 De Salvo 2004.
4 Them. Or. 8, 117 d.
5 Cracco Ruggini 1972; Cracco Ruggini 1993; Cracco Ruggini 2002.
6 Dagron 1968.
7 Sul potere periferico: Di Paola 2004a; Di Paola 2004b; Di Paola 2005; Di Paola 2006; Di Paola 2007; Di Paola 2009; Di Paola 2010a; Di Paola 2010b.
8 Sul governatore e sull’amministrazione provinciale, Mommsen 1860; Mommsen 1886; Anderson 1932; Stein 1949; Mazzarino 1951; Mazzarino 1974; Petit 1955; Chastagnol 1963; Rostovtzeff 1972; Piganiol 19722; Chastagnol 1994. Per i lavori più recenti: Jones 1971a; Jones 1971b; Liebeschuetz 1972; Liebeschuetz 1987; Liebeschuetz 2000; De Martino 1975; Brunt 1975; Gaudemet 1976; Sargenti 1976; Macmullen 1976; Macmullen 1991; Giardina 1986; Giardina 1997; Bleicken 1978; Vogler 1979; Vogler 1981; Veyne 1981; Elia 1985; Demougeot 1986; Barrau 1987; Ausbüttel 1988; Demandt 1989; Nocera 1990; Rosen 1990; Duncan Jones 1990; Cameron 1993; Cecconi 1994; Eck 1995; Pinzone 1999; Brown 2000; Corcoran 2000; Di Paola 2000; Kelly 2000; Lewin 2001; De Salvo 2001; Carrié, Lizzi Testa 2002; Thierry 2002; Cassia 2004: Di Paola 2004b; Amarelli 2005; Di Paola 2005; Di Paola 2006; Di Paola 2007; Di Paola 2009; Di Paola 2010a; Di Paola 2010b; Slootjes 2006.
9 Mantovani 1993
10 Bassanelli Sommariva 2003; Bianchini 2003; Bianchini 2008.
11 Not. Dign. Or. XX; XXI; XLII; XLIV; Occ. XVIII; XLIII; XLIV; XLV.
12 Così appaiono in Not. Dign. e in CTh VI, 22, 7 (383).
13 Sul proconsole d’Africa, Not. Dign. Occ. II, 20; Elia 1985; su quello d’Asia, Not. Dign. Or. XX, 7-8; CTh I, 12, 5; De Martino 1975; su quello d’Achaia, Not. Dign. Or. XXI.
14 PLRE I, Aelianus 2, p. 317.
15 CTh VI, 35, 2; XV, 3, 1.
16 Seeck 1919, p. 78, data la costituzione al 313. La datazione non sembra convincente, anzitutto, perché sarebbe in contrapposizione con la cronologia del proconsolato di Eliano a cui il testo é diretto e che nel 313 non era proconsole d’Africa. Inoltre, non essendo indicato l’anno consolare nella subscriptio, ove sembrerebbe corrotto il nome del secondo console, probabilmente Licinio e non Costanzo, si dovrebbe supporre un consolato di Costantino e Licinio ed allora questa costituzione dovrebbe seguire o essere coeva alla CTh I, 12, 1, dello stesso titolo che riporta il IV consolato di Costantino e di Licinio. Forse le due costituzioni sono frammenti di un unico testo, da collocare nel 314 e che è stato bipartito dai compilatori. Non sembra corretta, d’altra parte, la datazione dei compilatori del Codice Giustinianeo, il 320, che é l’anno del VI consolato di Costantino e Licinio. Probabilmente c’è stata un’errata trascrizione del numero del consolato: VI al posto di IV.
17 PLRE I, Simplicius 1, p. 1013.
18 PLRE I, Victorius 3, p. 965.
19 PLRE II, Dominator, p. 369.
20 Sulle ammende, Rosen 1990; Laniado 1992.
21 Giomaro 2003; vede Delmaire, relazione in questi stessi Atti, p. 165-182.
22 Sulle costituzioni geminate, Gaudemet 1976.
23 Di Paola 2000.
24 Lib., Or. 17 (2, p. 183-221, éd. Fœrster); sulle visite dei potentiores, Lib., Or. 52, 7-10 (4, p. 34, éd. Fœrster).
25 Lib., Or. 56, 2 (4, p. 133, éd. Fœrster).
26 Sull’attività edilizia di governatori, CIL X, 7200; Di Paola 1999, p. 87; Symm, 2, 26.
27 Cf. supra nota 22.
28 Sulle pressioni ai giudici, Lib., Or. 52, 45 (4, p. 46-48, éd. Fœrster).
29 Lib., Or. 45, 20-22 (3, p. 368, éd. Fœrster).
30 Giardina, Grelle 1983; AE 1984, 250; Di Paola 2001.
31 Cf. supra nota 25.
32 Sulla perniciosità delle visite, Lib., Or. 56, 2 (4, p. 133, éd. Fœrster).
33 Piganiol 1932, p. 107-108; Elia 1985.
34 Di Paola 2004b; Di Paola 2007.
35 Mansi 1960, p. 481-482.
36 Mazzarino 1951.
37 De Rebus Bellicis IV, 1; Giardina 1996.
38 Salv., De Gubernatione Dei VII, 21, 91-93.
39 Lib., Or. 45, 3 (3, p. 351, éd. Fœrster).
40 Jo. Chrys., In Johannem homilia 82, 4, (PG 59, col. 446).
41 Dionisotti 1982; Giardina 1985; Mercogliano 2001.
42 L’espressione richiama la terminologia di Macer, Libro primo de officio praesidis (Dig I, 18, 1: praesidis nomen generale est et proconsules et legati Caesaris et omnes prouincias regentes, licet senatores sint, praesides appellant).
43 Cf. supra nota 33.
44 AE 1984, 250, l. 27.
45 Amm., XXX, 9, 3.
46 Robert 1948.
47 Neri 1981.
48 French, Feissel 1987; Roueché 1989; Fournet 1998; Ritti 2001; Delmaire 2005.
49 Di Paola 2003.
50 Smith 2002, p. 155.
51 IV, 28, 3.
52 Eun., Frg. 87, FHG 4, 52.
53 Cf. CTh VI, 29, 11; CJ 7, 62, 32; NMarc I, pr. e § 1-2.
54 Almagro Gorbea 2000.
55 Del tesoro si è occupato il collega Szidat che ringrazio per le immagini che mi ha messo a disposizione.
56 De Cerimoniis 1, 58.
57 Seeck 1876; Neira Faleiro 2005; Di Paola 2005.
58 Di queste immagini, come pure del loro simbolismo discuto in maniera dettagliata nella mia monografia sul governatore provinciale di prossima pubblicazione.
Auteur
Università di Messina – Italia
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