I curiosi nel tit. 29 del Libro VI del Codex Theodosianus1
p. 245-263
Résumés
Le titre 29 du Livre VI du Code Théodosien contient douze constitutions qui, échelonnées de 355 à 415, déterminent tâches et devoirs auxquels les curiosi sont tenus. Provenant de la schola des agentes in rebus, ces fonctionnaires-inspecteurs étaient envoyés dans les provinces pour surveiller le bon fonctionnement du cursus publicus. L’historiographie donne une image sinistre de ces fonctionnaires: assimilés à des espions, ils accompliraient en outre uniquement par la force les tâches qui leur étaient assignées. Mais à la lecture des constitutions du Code Théodosien, tout autre apparaît la réalité de leurs missions. Ils assurent la surveillance et le contrôle du cursus publicus et disposent pour ce faire d’un réel pouvoir de police, mais ils se voient aussi confier des missions de surveillance tant de la vie politique que de l’activité économique. En cherchant à établir quelles étaient concrètement les tâches qui leur étaient confiées, j’ai été conduite à examiner leurs rapports avec ces hauts fonctionnaires que sont le praefectus praetorio, le comes sacrarum largitionum et, bien sûr, le magister officiorum. Si Constance II semble faire largement confiance aux curiosi, les dispositions prises par ses successeurs révèlent que leurs responsabilités seront réduites et leurs fonctions revues.
Title 29 in Book VI of the Theodosian Code comprises twelve constitutions which were drawn up between 355 and 415, setting what tasks and duties the curiosi were assigned. These civil servants, who came from the schola agentes in rebus, were dispatched to the provinces to supervise how the cursus publicus worked. Historiography gives a grim image of those civil servants. As a matter of fact, they were often depicted as spies and allegedly resorted to sheer force only to carry out their assignments. But the reading of the constitutions of the Theodosian Code sheds new light on what their missions were actually about. They kept a close eye and watched the cursus publicus and, in order to do so, could enjoy real policing power but they were also entrusted with keeping watch on both the provinces’politics and economy. My endeavour to determine what the missions they were entrusted with really were led me to examine their relations with such high-ranking officials as the praefectus praetorio, the comes sacrarum largitionum and, naturally enough, the magister officiorum. If Constantius II largely seems to have trusted the curiosi, the decisions made by his successors show they were assigned lesser responsibilities and that their functions were reassessed.
Texte intégral
1. Il problema: metodo e obiettivi
1L’immagine con cui in dottrina si è stati soliti rappresentare i curiosi è quella di militari di cui fonti letterarie e storiografiche ricordano soprattutto soprusi e arroganza o il fatto d’essere delatori e spie2.
2Nel Codex Theodosianus, tuttavia, proprio ai curiosi, com’è noto, è destinato un titolo, il 29 del Libro VI, nel quale i compilatori avrebbero raccolto 12 costituzioni emanate in un arco di tempo compreso fra l’a. 355 e l’a. 415 d. C.3.
3La sola presenza del Titolo De curiosis, che segue i titoli De agentibus in rebus (27°) e De principibus in rebus (28°) con cui ha stretti rapporti, in sé indica come i compilatori avessero ritenuto di dover riconoscere ai curiosi una specificità che richiedeva di dover distinguere questa figura sia dai militari di cui ai titoli precedenti, sia dai funzionari di cui si sarebbe occupato il titolo successivo, De palatinis sacrarum largitionum et rerum priuatarum (30°).
4L’importanza che riveste conoscere e confrontare il contenuto delle disposizioni normative che ne disciplinano ruolo e compiti è di tutta evidenza: attraverso il loro studio4 è, infatti, possibile conoscere i motivi per cui nel tardo Impero si sarebbe riservata tanta attenzione a personaggi, in altre fonti apertamente screditati. Stabilirne la posizione nei circa 60 anni a cui le costituzioni del Codex si riferiscono, consente, poi, di fare di quelle conoscenze un utile termine di paragone con cui confrontare quanto fonti diverse, a volte lacunose, spesso condizionate dalle vicende personali dei loro autori, riportano.
2. L’estrazione militare dei curiosi
5La natura militare dei curiosi si intuisce fin dalla costituzione con cui si apre il titolo 29, CTh VI, 29, 1:
IMP. CONSTANTIVS A. AD LOLLIANVM P(RAEFECTVM) P(RAETORI)O.
Ii, quos curagendarios siue curiosos prouincialium consuetudo appellat, proprio arbitrio quos esse reos putauerint, feralibus carcerum tenebris mancipare non dubitant. Memorati igitur curiosi et stationarii uel quicumque funguntur hoc munere crimina iudicibus nuntianda meminerint et sibi necessitatem probationis incumbere, non citra periculum sui, si insontibus eos calumnias nexuisse constiterit. Cesset ergo praua consuetudo, per quam carcari aliquos inmittebant.
DAT. XI KAL. AVG. MED(IOLANO), ACC. [X] II KAL. SEPT. ARBITIONE ET LOLLIANO CONSS. (a. 355).
6In quella immediatamente successiva, CTh VI, 29, 25:
[I]DEM A. ET IVLIANVS CAES. AD TAVRVM.
Agentes in rebus in curis agendis et euectionibus publici cursus inspiciendis nostrorum memores praeceptorum credimus in omnibus uelle profutura rei publicae. Sed accedunt ex officio mirandae prudentiae tuae, qui parem sibi licentiam uindicent; contigit etiam, ut uicarii quoque mittant ex officiis suis huiusmodi negotiis operam praebituros. Adimatur ergo haec licentia facinoribus et officiis uniuersis curarum publici cursus copia denegetur, nam solos agentes in rebus in hoc genere iussimus obsequium adhibere. Nec uero multos esse per singulas prouincias iussimus, quippe sufficit duos tantummodo curas gerere et cursum publicum gubernare, ut, licet in canalibus publicis haec necessitas explicetur, numerus tamen amplior esse non debeat. Hi uero peruigili diligentia prouidebunt, ne quis citra euectionis auctoritatem moueat cursum uel amplius postulet, quam concessit euectio, ut habens unius copiam raedae flagitet duas, aut raedam usurpet, cui birotum uel ueredum postulare permissum est. Quisquis igitur aliquid tale perpetrare temptauerit, inprobi coepti priuetur effectu. Demonstretur etiam iudicibus uel curiosis euectio, etsi quis nobis iubentibus festinare memoret in obsequium necessarium, nec praeualeat contumacia uel dignitas. Contigit etiam in cursu clauulari, ut forte quis pro animalibus minime praebitis pecunias pendere cogatur lucro eius qui cursui praesederit, inprobe uindicandas. Ergo nummum uetamus exposci pro animalibus in cursu minime constitutis. Quod si forte aliquis aestimauerit perpetrandum, eius quadruplum quod accepit inferre cogatur.
DAT. XV KAL. MAI. MED(IOLANO) CONSTANTIO A. VIIII ET IVLIANO C. II CON[SS]. (a. 357).
7Leggiamo, poi, che ne è fissata l’estrazione alla schola degli agentes in rebus e che la provenienza da quel corpo militare è requisito necessario per ricoprire un incarico indicato come di stretto interesse per la res publica, cioè dover curas agere o gerere e dover cursum publicum inspicere o gubernare.
8Nel fatto che Costanzo II disponga che il controllo sul cursus publicus e le attività ad esso connesse siano di competenza solo di militari che abbiano avuto uno specifico addestramento nella schola agentum in rebus6, deve riconoscersi un cambiamento nella organizzazione del cursus publicus: prima del 357 quelle stesse attività, infatti, potevano essere assegnate e svolte anche da militari-funzionari non necessariamente provenienti dalla schola dagli agentes in rebus.
9Di questo si trova riscontro sia nel confronto fra CTh VI, 29, 1 e CTh VI, 29, 2, sia in altre fonti.
3. I Curiosi prima di CTh VI, 29, 2
10Limitandosi ad osservare CTh VI, 29, 1 solo sotto il profilo di chi debba identificarsi come curiosus, in essa si legge che curiosi è denominazione usata abitualmente dai provinciali per indicare chi adempie a compiti ispettivi e di polizia, stationarii e quicumque funguntur hoc munere genericamente detti anche curagendarii.
11E’proprio a questi militari e funzionari che Costanzo II, con CTh VI, 29, 1, indirizzata al praefectus praetorio Italiae Lollianus, ordina di astenersi dal procedere ad incarcerazioni arbitrarie, di limitarsi a portare i colpevoli davanti al giudice, di supportare con prove le accuse mosse, per non pagarne poi, precisa il princeps, personalmente le conseguenze7.
12In questa lex, curiosus è, dunque, appellativo generico che, per prouincialium consuetudo, indica stationarii e quicumque funguntur hoc munere, vale a dire, i curagendarii, quegli stessi agentes che due anni dopo, in CTh VI, 29, 2, lo stesso Costanzo chiamerà ancora curiosi, ma che vorrà provengano dalla schola degli agentes in rebus per affidarvi un compito, dover curas gerere et cursum publicum gubernare, compito che dovranno svolgere solo loro (… adimatur ergo haec licentia facinoribus et officiis uniuersis curarum publici cursus copia denegetur).
13Anche in alcune costituzioni d’epoca costantiniana è possibile trovare conferma che, prima del 357, per attività ispettive o comunque d’interesse del cursus publicus non era richiesto necessariamente l’intervento di militari provenienti dalla schola degli agentes in rebus.
14Da CTh VIII, 5, 1 (a. 315), ad esempio, si apprende come, in stationes e mutationes dislocate lungo il cursus8, stationarii e qui cursui publico praesunt avessero funzioni di polizia (corrigere debito uigore) e di controllo su chi si serviva del cursus, per evitare abusi nell’utilizzo degli animali ad esso destinati; inoltre che era loro compito iudici offerre e magistratibus municipalibus competenti censura tradere eorumque obsequio transmittere, questo, è precisato, nel rispetto dalla dignitas di chi era fermato (nequaquam in eum deceat tali uigore consurgere), salva, poi, la possibilità di denunciare l’accaduto all’Imperatore stesso (ad nostram clementiam referre).
15CTh VIII, 4, 2, inviata nel maggio del 315 da Costantino al concilium prouinciae Africae, ricorda la presenza, sempre in relazione ad attività cursuali, di stationarii primipilarium9. Nei confronti di questi ufficiali è prevista la pena di morte se extra modum aliquid extorserint10; a loro è fatto divieto di tenere carceri private e di procedere ad arresti e sono date circostanziate disposizioni sui collaboratori, agasones, su cui possono contare.
16In CTh VIII, 5, 4, nel 326, Costantino rivolge un accorato appello11 affinché omnes, qui cursui publico praesunt mettano freno al verificarsi di commerci illeciti su beni e valori di stretta pertinenza e destinati al cursus.
17Si parla, poi, in CTh IX, 23, 1, d’idonei officiales e praepositi a praesidibus a cui è assegnato il compito di svolgere ispezioni e controlli su porti, coste e vie commerciali12.
18Se le fonti appena citate ricordano l’impiego nel cursus publicus di curiosi appartenenti a forze militari diverse, altre fonti, letterarie ed epigrafiche, riferiscono di agentes in rebus e di ufficiali appartenenti a quella schola a cui, prima del 357, l’imperatore affida il dover agere curas rei publicae13, ovvero delicate indagini di natura politica e responsabilità nel cursus publicus.
19Dei primi, agentes curiosi, è attestata la presenza, ad esempio, in Tertulliano14, in Libanio15, in Aurelio Vittore16; dei secondi, curiosi funzionari, vi è notizia, ad esempio, in CIL X, 7200 (350/360), dove si ricorda la presenza di un agens ducenarius et praepositus cursus publicus (Valerianus) posto a dirigere i lavori della statio costruita presso Termae Selinuntae17. Nell’Apologia contra Arianos di Atanasius, vescovo d’Alessandria, è, poi, ricordata la presenza, accanto al praefectus Flavio Filagrio, di Flavio Palladio, ducenarius palatinus, curiosus18. In Ammiano sono invece narrate le vicende di Rufinus, princeps officii nella prefettura d’Illirico19.
4. Requisiti e percorso formativo del curiosus
20Nella disposizione di Costanzo II presente in CTh VI, 29, 2, secondo cui la gestione e la vigilanza sul cursus publicus deve essere affidata solo a chi abbia una specifica formazione nella schola degli agentes in rebus, è possibile, dunque, riconoscere un cambiamento introdotto nell’organizzazione di un servizio d’indubbia importanza per la vita economica, amministrativa e militare dell’Impero.
21Dell’interesse che l’imperatore riserva al cursus publicus sono espressione anche altri provvedimenti, rivolti a chi è destinato a controllarne il corretto funzionamento o la gestione, disposizioni che lasciano intendere l’intenzione dell’imperatore di fare del rigore morale e di una seria preparazione militare i presupposti e i requisiti richiesti al curiosus20.
22Già in CTh VI, 29, 1 possono riconoscersi i segni di quel progetto. Come si è visto poco sopra il mal costume che evidentemente dilaga e che porta i curagendarii ad abusare dei poteri conferiti è l’occasione per un richiamo (… Memorati igitur curiosi et stationarii uel quicumque funguntur hoc munere) ad una maggior disciplina e senso di responsabilità, a cui si accompagna la minaccia di sanzioni.
23Nelle costituzioni successive il disegno di Costanzo si fa più evidente: per conferire l’incarico del dover cursum regere et curas agendas è richiesta massima professionalità e garanzie d’affidabilità. Questo è apertamente detto in CTh VI, 29, 421:
IDEM A. AD AGENTES INREBVS.
Cesset omnis ambitio atque suffragium in schola uestra. Etenim cuncti ita agere debebitis, quatenus labore atque ordine ad cursum regendum et ad curas agendas iudicio scholae et ordinis merito dirigamini, ita ut nihil uestri principis ex his, quae geri in re publica uideritis, notitiae subtrahatis, scientes poenis eum debitis subiugari, qui tantum facinus ausus fuerit perpetrare.
P(RO)P(OSITA) EODEM DIE IISDEM CONSS. (a. 359).
24Agli agentes in rebus chiamati a sostenere il bene dello Stato labore atque ordine, com’esigono le responsabilità assunte, è richiesto iudicium scholae et ordinis meritus, il giudizio cioè di chi è stato posto a capo della schola, dunque la sua stima, conquistata dando prova d’esperienza e capacità militari, quelle stesse qualità che sono richieste per avanzare nella carriera22.
25CTh VI, 29, 6, circa venti anni dopo, confermerà che solo primi quoque scholarum mittantur ad prouincias curiosi23:
[I]MPPP. GRA(TIA)NVS, VAL(ENTINIA)NVS ET THEOD(OSIVS) AAA. AD FLORVM MAGISTRVM OFFICIORVM.
Felicis natalis nostri die iidem ut principis primi quoque scholarum mittantur ad prouincias curiosi anniuersarium munus acturi, ita caute atque ita sollerter, ut sub binorum tantum copia ueredorum, ultra usurpatione cessante, ne capita contrahantur, remotas quoque peragrent stationes et callida machinamenta commeantium ac simulatae obseruationis ingenia et fraudes depellant.
DAT. III NON. FEB. CONS(TANTINO)P(OLI) EVCHERIO ET SYAGRIO CONSS. (a. 381).
26La costituzione successiva, CTh VI, 29, 7, conferma che anche nel 390 per poter assegnare compiti che comportano una sollicitudo cursualis, si dovrà esigere honor militiae, uel fiducia iussionis24:
IMPPP. VAL(ENTINI) ANVS, THEOD(OSIVS) ET ARCADIVS AAA. NEOTERIO P(RAEFECTO) P(RAETORIO).
Quia uel honore militiae, uel fiducia iussionis agentibus in rebus maiorem ad obsistendum remur futuram esse constantiam, ex his, quos in eminentioribus tantum urbibus sollicitudinem cursualem agere mandauimus, magnificentia tua noscat unum esse considerandis transeuntium euectionibus relictum neque eos quicquam ultra hanc formam in cursum habere commune.
DAT. V KAL. IVN. VALENTINIANO A. IIII ET NEOTERIO CONSS. (a. 390).
27Uno specifico addestramento nel corpo degli agentes in rebus, l’aver raggiunto nella schola il grado di ducenarius, godere della stima di chi dirige la schola sono, dunque, i requisiti richiesti al curiosus: ma anche i caratteri distintivi, le qualità specifiche che ne precisano la funzione ispettivo-militare e quella di funzionario imperiale.
28Oltre le capacità e il percorso formativo richiesto a chi deve curas gerere et cursum publicum gubernare, le leges del titolo 29° precisano altri aspetti di tale officium25: dove sia richiesto, per quanto tempo e quanti debbano essere i curiosi che lo dovranno ricoprire.
29Più costituzioni ricordano che la loro presenza è richiesta nei luoghi attraversati dal cursus publicus o che rivestono un particolare interesse per il potere imperiale: ... mittantur ad prouincias curiosi… (CTh VI, 29, 626);… in eminentioribus tantum urbibus (CTh VI, 29, 7); … per singulas prouincias (CTh VI, 29, 8):
IMPP. ARCADIVS ET HONORIVS AA. MARCELLO MAGISTRO OFFICIOR[VM]
Agentes in rebus singulos per singulas prouincias mittendos esse censemus, quibus tamen inspiciendarum euectionum tantum debeat cura mandari, ut nihil prorsus commune aut cum iudicibus aut prouincialibus habeant. Nec naues debebunt inlicita concussione uexare nec libellos aut contestationes suscipere aut in carcarem quemquam trudere, sed cursui solum uacare.
DAT. … KAL. IVN. CONS(TANTINO) P(OLI) OLYBRIO ET PROBINO CONSS. (a. 395).
30… per diuersas regiones atque prouincias, litora insuper portusque et loca alia (CTh VI, 29, 10):
IMPP. HONORIVS ET THEOD(OSIVS) AA. SYNESIO.
Constitutione cessante, qua super curiosis, ex uiri inlustris comitis et magistri officiorum iudicio dirigendis intra certum numerum forma concluditur, antiqua consuetudo seruetur, ut curiosi idonei per diuersas regiones atque prouincias, litora insuper portusque et loca alia transmittantur, conmonitoriis conpetentibus atque mandatis instructi pro administratione tuae sublimitati commissa proque huius legis auctoritate. Ad quod nos ablatarum imperialium specierum mouit occasio, ut inpensiorem sollicitudinem adhiberi magnopere iuberemus, quo idoneus quisque a tua magnificentia destinatus inter alia adiuncta et congrue procuranda haec quoque studeat obseruare.
DAT. V. ID. NOVEMB. CONS(TANTINO) P (OLI) HONORIO VIIII ET THEODOSIO V AA. CONSS. (a. 412).
31La durata dell’incarico, stando a CTh VI, 29, 6, è annuale, con inizio dal giorno del compleanno dell’imperatore:... Felicis natalis nostri die iidem ut principis primi quoque scholarum mittantur ad prouincias curiosi anniuersarium munus acturi27…
32Per quel che riguarda il numero di questi stimati funzionari con compiti ispettivi, esso non è fisso, ma varia secondo le esigenze.
33Nel 357 Costanzo II ritiene che in ogni provincia ne siano sufficienti due28:… Nec uero multos esse per singulas prouincias iussimus, quippe sufficit duos… (CTh VI, 29, 2)29.
34Poco più di 30 anni dopo, la loro presenza è richiesta solo nelle città più importanti ed un unico curiosus si deve occupare del controllo delle euectiones: … ex his [agentes in rebus] quos in eminentioribus tantum urbibus sollicitudinem cursualem agere mandauimus,… unum esse considerandis transeuntium euectionibus relictum (CTh VI, 29, 7)30.
35Nel 395 il loro numero si riduce ad uno per ogni provincia:... agentes in rebus singulos per singulas prouincias mittendos esse (CTh VI, 29, 8)31.
36Nel 412, infine, si sa solo della presenza di curiosi idonei per diuersas regiones atque prouincias, litora insuper portusque et loca alia transmittantur (CTh VI, 29, 10).
5. Curiosorum officium
37Venendo all’officium richiesto ai curiosi, fin dalle prime costituzioni del titolo è detto che esso consiste nel dover curas agere et euectiones publici, ma anche curas gerere e cursum publicum gubernare (CTh VI, 29, 2) e tueri (CTh VI, 29, 3)32:
IDEM A. AD AGENTES INREBVS.
Per id tempus quo cursus tuendi sollicitudinem sustinetis, condemnationes praefectorum praetorio erga eos solos inritae sunt futurae, qui seruauerint honestatem; erga eos uero, qui inhoneste et contra decus saeculi uel honorem militiae uersabuntur, non solum condemnatio mansura est, uerum etiam, si ad nostrae serenitatis notitiam culpabilia gesta peruenerint, in eos erit acrius uindicandum.
P(RO)P(OSITA) PRID. KAL. DEC. EVSEBIO ET HYPATIO CONSS. (a. 359).
38e anche nel dover curarum et cursus tuendi sollicitudinem sustinere (CTh VI, 29, 5)33:
IDEM A. AD AGENTES IN REBVS.
… In his dumtaxat prouinciis, in quibus cursus a prouincialibus exhibetur, quoniam auaritiae occurri paene iam non potest, singulos solidos per singulas raedas, id est quas quadrigas uel flagella appellant, percipiatis per id tempus, quo curarum et cursus tuendi sollicitudinem sustinebitis. E cursu uero clauulari singulas angarias, in his scilicet stationibus, in quibus cursus est conlocatus, ad exhibendam humanitatem uenientibus excusetis. Nec quis audeat contra praeceptum hoc amplius accipere aut sperare quicquam aut aliquid excusare ultra, quam continet forma praecepti.
DAT. PRID. KAL. NOV. EVSEBIO ET HYPATIO CONSS. (a. 359).
39Alcune precisazioni sulle attività che, di fatto, gli agentes curiosi sono tenuti a svolgere si leggono in CTh VI, 29, 234: … Hi uero peruigili diligentia prouidebunt, ne quis citra euectionis auctoritatem moueat cursum uel amplius postulet, quam concessit euectio, ut habens unius copiam raedae flagitet duas, aut raedam usurpet, cui birotum uel ueredum postulare permissum est. Quisquis igitur aliquid tale perpetrare temptauerit, inprobi coepti priuetur effectu. Chi è investito della sollecitudo del curarum et cursus tuendi, dispone il princeps, dovrà esercitare, con scrupolosa attenzione (peruigili diligentia), una stretta sorveglianza perché nessuno si serva del servizio senza regolare permesso o lo utilizzi pretendendo più di quanto l’evectio consenta o prestazioni non previste35.
40L’officium del curiosus comporta, dunque, il rigoroso controllo dell’euectio e la verifica che dovrà essere fatta sui permessi dovrà riguardare la legittimità della loro provenienza36 e l’effettiva corrispondenza fra mezzi e servizi utilizzati e quelli concessi.
41Accanto a questo compito nella costituzione se ne precisa un altro: quisquis igitur aliquid tale perpetrare temptauerit, inprobi coepti priuetur effectu, ogni tentativo di frode perpetrata ai danni del cursus dovrà essere resa inefficace.
42Il modo generico con cui sono indicati i destinatari di questo controllo (quisquis igitur…) indica come nessuno si possa sottrarre a chi ha ricevuto l’officium del dover curas gerere et cursum publicum gubernare: non può eluderlo chi si serve del servizio offerto dal cursus, ma neppure chi lo organizza37.
43Ed, infatti, in un passaggio successivo della lex l’imperatore lamenta il verificarsi nel cursus clabularisdi casi di malversazione e concussione: ordina che l’ingiusto guadagno di chi presiede il servizio sia restituito (... contigit etiam in cursu clauulari, ut forte quis pro animalibus minime praebitis pecunias pendere cogatur lucro eius qui cursui praesederit, inprobe uindicandas…); vieta che siano richiesti denari per animali di fatto, poi, non utilizzati nel cursus e sanziona i trasgressori con un’ammenda pari al quadruplo dell’indebito guadagno conseguito (… Ergo nummum uetamus exposci pro animalibus in cursu minime constitutis. Quod si forte aliquis aestimauerit perpetrandum, eius quadruplum quod accepit inferre cogatur)38.
44Quest’ultimo accenno alla multa prevista per chi froda il cursus e l’allusione fatta al dovere che tutti hanno di sottoporsi ai controlli di curiosi e iudices (… demonstretur etiam iudicibus) richiama CTh VI, 29, 139 e quanto in essa è detto a proposito dell’attività svolta dai curagendarii.
45Nel 355, come si è visto, Costanzo II ammoniva agentes in rebus, stationarii et quicumque funguntur hoc munere perché mettessero fine a detenzioni arbitrarie e prolungate, perché si limitassero a condurre i presunti rei davanti al giudice competente, provando le accuse che muovevano; ebbene nel leggere quei richiami ad una maggior disciplina e consapevolezza dei propri doveri, appare evidente che i compiti ispettivi assegnati prevedevano anche il dover condurre chi era sorpreso frodare il cursus, davanti al giudice40, dunque compiti di polizia, per così dire, giudiziaria per i quali era necessario far ricorso anche all’arresto: da ciò l’ammonimento rivolto a quei militari-funzionari, perché non prolungassero i tempi di detenzione del fermato più del necessario e a farvi ricorso solo in presenza di prove.
46Il settore dell’amministrazione a cui è destinato il curiosorum officium è, dunque, il cursus publicus: questo è esplicitamente detto in CTh VI, 29, 341 ed è ribadito in CTh VI, 29, 442, dove l’esortazione ad un più consapevole impegno è giustificata con l’importanza che riveste il corretto funzionamento di quel servizio per il bene stesso della res publica che, è precisato, si consegue anche attraverso il dovere di indagare e riferire all’imperatore quae geri in re publica uideritis43. Questo compito sotto Teodosio, si legge in CTh VI, 29, 644, indirizzata al magister officiorum Floro, sembra, poi, assumere particolare rilievo: in essa, infatti, è nuovamente ribadito che curiosi siano inviati in remotas… stationes, perché riferiscano callida machinamenta commeantium, ac simulatae obseruationis ingenia et fraudes depellant.
47Informazioni su aspetti diversi dei compiti, sempre di natura ispettiva, assegnati ai curiosi, si conoscono, anche, da CTh VI, 29, 545.
48La costituzione contiene disposizioni rivolte agli agentes in rebus inviati dove il cursus è a carico dei provinciali e a loro è imposto un limite – non più di un solidus – sulle tariffe praticare per i controlli che fanno su raedae o flagellae46. Nella stessa lex, per un regolare utilizzo del cursus clabularis, e anche per contenerne i costi, è ordinato ai curiosi che singulas angarias… ad exhibendam humanitatem uenientibus excusetis47, ovvero che vigilino perché non sia concessa più di una fornitura dei mezzi previsti. Nell’esortazione finale al massimo impegno perché nessuno audeat contra praeceptum hoc amplius accipere aut sperare quicquam aut aliquid excusare ultra, quam continet forma praecepti48, viene confermato che il dovere ispettivo degli agentes deve estendersi ad ogni attività d’interesse per il cursus.
49Con CTh VI, 29, 649, richiamata poco sopra, è fatto divieto di mettere a disposizione più di una fornitura di cavalli: non è chiaro, tuttavia, se si tratti di un ordine di natura organizzativa diretto ai curiosi per contenere i costi che l’esercizio delle loro funzioni comporta; o se sia una disposizione rivolta a chi si serve del cursus ed indichi, quindi, un nuovo controllo da effettuarsi sui mezzi forniti dal servizio.
50Nella costituzione successiva, CTh VI, 29, 750, si legge dell’istanza fatta da Valentiniano il giovane, o forse da Teodosio, al praefectus praetorio che la sollicitudo cursualis degli agentes in rebus inviati in eminentioribus tantum urbibus, non sia distolta da attività diverse (… neque eos quicquam ultra hanc formam in cursum habere commune): tale esortazione pare possa ricollegarsi ad una prassi che vede i curiosi anche impegnati in attività non collegate ai loro doveri cursuali51; da ciò la necessità di richiamarli ad una maggior consapevolezza dei propri obblighi, a cui si accompagna l’ordine che un curiosus sia destinato solo al controllo delle euectiones.
51Cinque anni dopo, in CTh VI, 29, 852, Arcadio, rivolgendosi al magister officiorum Marcellus, ordinerà l’invio di un solo agens per ogni provincia e ribadirà che questo curiosus dovrà occuparsi solo dei controlli sui permessi di viaggio.
52L’intimazione che nihil prorsus commune aut cum iudicibus aut prouincialibus habeant, cui segue l’esplicito divieto di sottoporre le navi a vessazioni53, di raccogliere denunce e contestazioni, di procedere ad arresti, non è solo indizio di scarso rigore e scarsa rettitudine nell’esercizio dei doveri assunti, ma anche una conferma dei forti poteri che questi ispettori-funzionari possono esercitare attraverso le loro funzioni cursuali.
53Alcuni anni dopo CTh VI, 29, 1054 conferma la presenza di curiosi in più regioni e province, e indica che fra i loro compiti è compresa la sorveglianza su coste e porti per garantire il regolare transito di merci destinate alla Corte55.
6. Rapporti fra i curiosi, alti responsabili dell’amministrazione centrale e provinciale e il princeps
54Nel curiosus chiamato a dover cursum publicum gubernare, tueri, regere e a rispondere delle attività ad esso collegate (curas gerere, agere) le costituzioni viste indicano, come si è detto, un funzionario apprezzato e di provata esperienza militare, cui è affidato il controllo sulla regolarità e legittimità del servizio del cursus publicus, ma anche su una sua corretta gestione; resta ora da vedere, attraverso le leges, quale sia la posizione di questo ispettore-funzionario rispetto a quei più alti rappresentanti della burocrazia imperiale, il praefectus praetorio56, il magister officiorum57 e il comes sacrarum largitionum58 a cui l’imperatore si rivolge per dare disposizioni su di loro.
55Le leges indirizzate al praefectus praetorio sono: CTh VI, 29, 1 (… ad Lollianum [355]); 2 (… ad Taurum [357]); 7 (… Neoterio [390]); 11 (… Hadriano [414]); 12 (… Palladio [415]).
56Escluso che i curiosi possano far parte dell’officium59 del praefectus, questo funzionario, come è noto, il più importante dell’amministrazione civile provinciale, ha indubbiamente sugli agentes curiosi dei poteri disciplinari ed organizzativi, giustificati anche dalle sue più ampie responsabilità verso il cursus publicus.
57Della presenza dei primi si trova riscontro, ad es., in CTh VI, 29, 1, dove il princeps si rivolge al ppo Lollianus perché i curagendarii siano richiamati ad un comportamento più consono ai propri doveri.
58Anche CTh VI, 29, 3, con l’inciso « per id tempus… condemnationes praefectorum praetorio erga eos solos inritae sunt futurae », prova l’autorità esercitata dal praefectus, al cui tribunale sono riconosciute competenze sui reati commessi da agentes a danno dei provinciali60.
59Si può, d’altra parte, riconoscere la presenza di poteri organizzativi, quando il princeps si rivolge al praefectus per dare disposizioni sui luoghi o sulle modalità o sulle tipologie dei controlli che i curiosi sono tenuti a fare, ma anche quando l’imperatore si rivolge a lui perché provveda alla loro rimozione, come avviene con CTh VI, 29, 11 e 12.
CTh VI, 29, 11:
[IDEM A] A. HADRIANO P(RAEFECTO) P(RAETORI)O.
POST ALIA. Curiosos praecepimus remoueri. Curialibus in super et nauiculariis omnibusque corporibus ita subueniri uolumus, ut nihil apparitoribus uniuersorum iudicum liceat, qui ex collecta prouincialium praeda ad maiores militias festinant.
DAT. V NON. MART. RAV(ENNA) CONSTANTIO ET CONSTANTE CONSS. (a. 414).
CTh VI, 29, 12:
[IDEM AA.] PALLADIO P(RAEFECTO) P(RAETORI)O.
Dalmatiae litora ommesque insulas eorum qui sibi curas uindicant enormibus commodis praegrauari conpertum est, ut nullus audeat ad loca tutiora etiam acerbitate temporis cogente succedere: atque ideo omnes omnino ex memoratis partibus censemus remouendos, ut securitas antiqua uel consistentibus, uel comeantibus reparetur. Si qui igitur ausus fuerit post hanc praeceptionum formam id officium, a quo depulsus est, usurpasse, ferro uinctus, ad uindictam cura iudicum dirigatur ad sacratissimum comitatum.
DAT. VI ID. IAN. RAV(ENNA) HONORIO X ET THEODOSIO VI AA. CONSS. (415?).
60Nel titolo 2 costituzioni sono indirizzate al magister officiorum: CTh VI, 29, 661 (… ad Florum [381]) e CTh VI, 29, 862 (… Marcello [395]).
61Sul particolare rapporto fiduciario che lega il curiosus al magister officiorum si è detto a proposito dei requisiti e del percorso formativo richiesto per poter ricoprire l’incarico.
62In CTh VI, 29, 6 si legge che il princeps non solo delega al magister officiorum Florus la scelta dei primi scholarum, cui conferire il munus di curiosi, ma lascia a lui anche la decisione di quanti devono esserne inviati nelle province.
63Circa 14 anni dopo, con CTh VI, 29, 8, sarà ancora l’imperatore a stabilire (censemus) il numero (singulos per singulas prouincias) ed il curiosorum officium (solo inspiciere euectionem), ma le disposizioni che contiene non sembra configurino tra magister officiorum e curiosi un rapporto molto diverso da quello visto, sotto Costanzo II, tra praefectus e curiosi.
64CTh VI, 29, 1063 è l’unica costituzione, presente nel titolo, indirizzata ad un comes sacrarum largitionum e, per quanto in essa trovi riscontro anche l’autorità esercitata dal magister officiorum sui curiosi, rivela come il princeps non esiti a delegare, quando lo ritenga necessario, ad un diverso alto funzionario la direzione e l’organizzazione della funzione ispettiva dei curiosi.
65Le costituzioni appena viste hanno indicato nel praefectus praetorio, nel magister officiorum e, in un caso, nel comes sacrarum largitionum, delle autorità rispetto le quali i curiosi si trovano in posizione subalterna. Da una lettura d’insieme delle leges del titolo, tuttavia, sembra emergere un dato di sicuro rilievo e cioè che i poteri disciplinari ed organizzativi esercitati da questi alti funzionari sono, nell’arco di tempo considerato, sempre fortemente condizionati dal potere discrezionale del princeps; un princeps che sui curiosi, primi… scholarum e scelti labore atque ordine ad cursum regendum et ad curas agendas iudicio scholae et ordinis merito, vuole esercitare il potere di investitura e rimozione, vuole deciderne il numero e la distribuzione sul territorio, stabilire le tipologie e le modalità dei controlli che dovranno fare e, nei casi più gravi, vuole che siano sottoposti al giudizio del suo tribunale.
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Notes de bas de page
1 Ritengo doveroso precisare che il rispetto dei limiti imposti alla stesura dell’intervento, presentato nel corso delle giornate di studio su Société, Économie, Administration dans le Code Théodosien e illustrato attraverso la proiezione (in Power Point) di una serie di diapositive, non mi ha consentito: - richiami all’omonimo tit. De curiosis contenuto nel CJ; - di toccare problematiche piu fondamentali quali, ad esempio, se nei curiosi posssano riconosceri dei principes della schola degli agentes in rebus, o se il ruolo di curiosus comportasse o no l’uscita dalla matricula della schola da ciò il silenzio su fonti importanti quali, ad es. Not. Dign. Or. 50 e Occ. 44; - di limitare al massimo (con la consapevolezza della loro insufficienza) i richiami bibliografici necessari per l’esame di ben 12 leges. Il testo delle costituzioni è riportato una sola volta, benché l’impostazione del lavoro richieda di proporlo più volte.
2 Sulle fonti letterarie in tal senso più significative, Gothofredus 1736, II, p. 192; su Suet., Aug 27:… milites,… curiosum ac speculatorem, v. Formigoni Candini 1999, p. 48 nota 10. Altre fonti (epigrafie papiri) in Di Paola, 2005, p. 14. L’A. con un contributo monografico, pubblicato a breve distanza da questo mio intervento, ha dato «adeguata e attenta rilettura del De curiosis (CTh VI, 29 = CJ 12, 22)» (p. 23). Nella monografia sono esaminate tutte le costituzioni – di cui viene anche tradotto il testo – che qui saranno considerate, precisando, tuttavia, come il Codex sia fonte «valida solo se messa a confronto con testimonianze provenienti da fonti di altro tipo spesso trascurate» (p. 10). Si fa qui un rinvio generale a questo studio per la ricchezza delle fonti esaminate e per l’attento ragguaglio bibliografico; va precisato che per i motivi di cui alla note 1, non tutti i rimandi che si sarebbero voluti fare saranno possibili.
3 Altri richiami diretti ai curiosi sono nel titolo di CTh XII, 10; in CTh VIII, 5, 50; nella NVal XIII; cenni indiretti fatti dal CTh si incontrano, poi, ad es., in CTh VII, 16, 2 e 3.
4 La ricostruzione della legislazione tardo imperiale, com’è noto, è resa difficile da problemi di tradizione e d’interpretazione del testo; quanto, fino ad oggi, è stato possibile ricostruire del CTh costituisce, comunque, una fonte indispensabile per conoscere l’organizzazione burocratico-amministrativa del iv/v sec. d. C., vistane la natura «tecnica», anche se espressione di criteri sistematico-espositivi lontani dai nostri tempi: v., ad es. Giardina 1997, p. 24. Sottoporre ad un’attenta lettura le leges del tit. 29 ha, pertanto, un duplice scopo: conoscere il ruolo assegnato ai curiosi tra il 355 e il 415, ma anche individuare un termine di confronto per dare corretta lettura ad ogni diversa fonte in cui si ricordi la presenza di curiosi prima e dopo la metà del IV/V sec.
5 La datazione che qui si segue è quella accolta nell’edizione del CTh del Mommsen 1905, p. CCXXXII, dunque, l’a. 357; per una diversa datazione, cf. Cuneo 1997, p. 297.
6 Su come questa schola si differenzi da ogni altro corpo militare, v. Gothofredus 1736, II (1737), p. 163, CTh VI, 27, Paratitlon: De a. in rebus, dove, fra l’altro, è detto: «In rebus», id est in negotiis publicis exequendis, perché,… negotiorum & actorum publicorum executio iniungebatur. Non è qui possibile soffermarsi sulla schola, salvo ricordare che fu riorganizzata, in un quadro più generale di riforme, sotto Costantino e posta agli ordini del magister officiorum; per tutti, con bibliog.: De Francisci 1943, p. 110; Mazzarino 1962, p. 443; Purpura 1979; Delmaire 1995, p. 7-118; Petraccia 2012. Va sottolineato come il divieto posto da Costanzo che i praefectiani svolgessero attività riservate ai curiosi verrà ribadito nel 373, v. nota 51.
7 Cf. Formigoni Candini 1999, p. 47-49; Di Paola 2005, p. 26-45.
8 Gothofredus 1736, II (1737), p. 527, CTh VIII, 5, Paratitlon, e commento a CTh VIII, 5.1; cf. Giardina 1997, p. 76; Di Paola 2005, p. 70.
9 CTh VIII, 4, 6: … ad pascendos milites sollemniter ad limitem destinabantur. Sui primipilares, v., ad es., CTh VIII, 4, 3; 17; 21; 27; 7, 12; CTh VII, 22, 12.
10 Cf. Dupont 1953, p. 94-95: Giardina 1997, p. 153.
11 La costituzione è indirizzata a Menander, un funzionario di cui non è nota la carica: cf. Gothofredus 1736, Prosopog., s.v. Menander; Mommsen 1905, p. CCVI; PLRE I, p. 595, Menander 2.
12 Sui custodes litorum e sui curiosi litorum v. infra, nota 53.
13 CTh VI, 35, 2:… ex memorialibus uel ex palatinis nostris aliquis ad agendas curas rei publicae uel alterius officii fuerit destinatus. Per Delmaire 1995, p. 106, tuttavia, questa costituzione non riguarderebbe i curiosi impegnati nel cursus.
14 Ad es., Tertulliano, Fug. 13, 3; la prima testimonianza di un miles curiosus in Suet., Aug 27.
15 Lib. Or 2, 58; 4, 25; 18, 135-139; 27, 43; 46, 15; 52, 25. Sulle numerose testimonianze di Libanio, cf. Di Paola 1999, p. 122 e Di Paola 2005, p. 87.
16 Ad es., Aurelio Vittore, Caes 39, 3; v. Di Paola 2005, p. 97-98.
17 Sull’epigrafe CIL, X, 7200 = ILS, 5905 v. Giardina 1997, p. 104; cf. Purpura 1973, p. 219, nota 128 e Di Paola 2005, p. 42 e p. 69.
18 Su Athanasios, Apol. contra Arianos 73; 74 e Ad monachos 81: v. Formigoni Candini 1999, p. 59-60; pareri diversi in Purpura 1973, p. 180; Di Paola 2005, p. 63.
19 Amm. Marcell., XV, 3, 7-9 (in particolare).
20 Sull’atteggiamento che si può definire meritocratico di Costanzo II, volto a contenere il mal costume delle raccomandazioni, suffragium, v. Cuneo 1997, p. CVIII.
21 V. nota 42.
22 V. Formigoni Candini 1999, p. 55.
23 Su questa lex, v. infra, p. 257 e 260.
24 Cosa significhi, per un agens in rebus, ordinis meritum, honor militiae, fiducia iussionis o essere primi scholarum è detto nel titolo 27°, De agentibus in rebus, dello stesso libro del Codex: esperienza, stima, anni di servizio sono i requisiti richiesti per raggiungere il grado di ducenarius, cioè il grado di carriera più elevato previsto dalla schola; lo stesso summus honoris gradus, che, come è detto nel titolo successivo, il 28°, consente di ricoprire l’incarico di princeps (agentum in rebus). Sul rapporto fra curiosi e principes della schola degli agentes in rebus, v. Gothofredus 1736, II (1737), in Paratitlon ai Tit. 27° e 28° (ma v. nota 1).
25 Nel CTh il termine officium può indicare, secondo un uso linguistico risalente ad età severiana, o l’insieme delle persone destinate ad uno specifico settore dell’amministrazione, organizzata e sottoposte gerarchicamente ad uno alto funzionario responsabile, davanti al sovrano, del settore stesso, o i compiti assegnati, le prestazioni richieste per il funzionamento di un settore del servizio imperiale; v. Grelle 1986, p. 52.
26 V. supra, p. 251.
27 Su questa consuetudine v. Gothofredus 1736, II (1737), p. 199; anche Delmaire 1995, p. 114.
28 Sull’espressione «… licet in canalibus publicis…» che rimanda ad una sorveglianza che deve estendersi non solo nelle vie principali del cursus (regia o militare), ma in ogni via utilizzata dal servizio, anche secondaria, cf. Gothofredus 1736, II (1737), p. 194, Di Paola 1999, p. 84 e Di Paola 2005, p. 31 e p. 72.
29 V. supra, p. 247-248.
30 V. supra, p. 252.
31 V. supra, p. 252-253.
32 Cf. nota 41.
33 Cf. nota 41.
34 V. supra, p. 247-248.
35 Cf. Formigoni Candini 1999; Di Paola 2005, p. 29, 72 e 82.
36 Sulle autorità che rilasciavano l’euectio, v. Formigoni Candini 1999, p. 51, nota 19.
37 In CTh VI, 26, 5 sarà ribadito: .… Nec quis audeat contra praeceptum hoc amplius accipere aut sperare quicquam aut aliquid excusare ultra, quam continet forma praecepti.
38 La necessità di controlli da eseguirsi anche su chi organizzava e predisponeva il servizio va ricollegata, naturalmente, alle imposte cui erano tenuti gli abitanti dei luoghi attraversati dal cursus, obbligati, con quote fissate annualmente, a sostenerlo attraverso la fornitura di mezzi, animali, foraggio, viveri e servizi. V. infra e nota 47.
39 V. supra, p. 247.
40 CTh VI, 29, 1: Cesset ergo praua consuetudo, per quam carcari aliquos inmittebant. Con queste parole il princeps sembra riferirsi a casi in cui il potere coercitivo esercitato su un indiziato, per quanto necessario per condurlo davanti al giudice (oggi, «fermo giudiziario»), è esercitato per un tempo più lungo del necessario o ad esso si fa ricorso in modo arbitrario, in assenza, cioè, di fatti (prove) che lo giustificano.
41 Per id tempus quo cursus tuendi sollicitudinem sustinetis… Con le due leges che seguono, la 4 e la 5, questa lex sarebbe parte di un’unica costituzione del 359 (di parere diverso, Cuneo 1997, p. 382-384) emanata durante la campagna condotta nell’Illirico, per reprimere le sommosse dei Quadi e dei Sarmati: così Gothofredus 1736, II (1737), p. 196. Cf. Formigoni Candini 1999, p. 53; Di Paola 2005, p. 25.
42 CTh VI, 29, 4:… Etenim cuncti ita agere debebitis, quatenus labore atque ordine ad cursum regendum et ad curas agendas.
43 In relazione al dover curas agere e gerere, che si accompagna al dover cursum publicum gubernare, tueri, regere, Gothofredus 1736, II (1737), p. 197, osserva: «Nempe duplex & distinctum Curiosorum munus fuit, quod etiam superiores leges docuerunt: Curas scilicet agere, & Cursum publicum regere. Curas agere, uel gerere, hac l. & l. 2 Sup. … est esplorare quid in Republ. gereretur, atque id ad Principem suum referre…». Garantire la sicurezza delle vie di comunicazione, come è noto, significava proteggere anche altri importanti interessi dello stato: quelli militari, compreso il controllo delle fabbriche d’armi, fiscali, commerciali e politici.
44 V. supra, p. 251.
45 V. supra, nota 42.
46 Di tali esazioni si trova testimonianza, ad es., in un papiro mutilo del V sec. (SB, XVI 12552, 22; P. Vindob. Inv. Nr. G 21078) dove si fa cenno a kourijw'soij", impiegati «per le consuete imposte del cursus», v. Di Paola 2005, p. 112-117, che riporta e traduce anche altri papiri di diversa provenienza, in cui è presente il termine curiosus.
47 Questo passaggio della costituzione non è di facile interpretazione: uenientem potrebbe far pensare a chi sta «ritornando»; singulas angarias… excusetis indica sicuramente la misura, «quanto» l’imperatore ritiene debba essere fornito dal servizio e, di conseguenza, il tipo di controllo che deve essere fatto; ad exhibendam humanitatem potrebbe indicare il motivo della prescrizione (così in Formigoni Candini 1999, p. 58), ma anche la causa per cui si richiede un miglior servizio (così sembrerebbe in Di Paola 2005, p. 35).
48 CTh VI, 29, 5 confermerebbe quanto detto in CTh VI, 29, 2, e cioè che l’attività ispettiva dei curiosi riguarda sia chi utilizza il servizio, sia chi lo organizza.
49 V. supra, p. 251.
50 V. supra, p. 252. Sulla costituzione cf. Gothofredus 1736, II (1737), p. 200; Delmaire 1989a, p. 121. Su posizioni diverse Purpura 1973, p. 184 e Di Paola 2005, p. 39.
51 A fronte di questa esortazione va ricordata CTh XII, 10, 1, del 373, dove Valentiniano conferma il divieto già fatto da Costanzo II, nel 357, che i praefectiani non svolgano attività riservate ai curiosi.
52 V. supra, p. 252-253.
53 Sui curiosi litorum, v. NVal XIII, 7, sulla differenza fra questi funzionari e i custodes litorum, cf. Giardina 1997, p. 153, nota 6; Purpura 1973, p. 211; Delmaire 1995, p. 109; Di Paola 2005, p. 43, p. 50 e p. 123. Sull’epigrafe che riporta una testimonianza di compensi dovuti a curiosi per controlli effettuati nel porto di Seleucia, v. AE, 1985, 825; Dagron 1985; Delmaire 1989b, p. 289, nota 6.
54 V. supra, p. 253. Per Gothofredus 1736, II, p. 202, la costituzione non si riferisce ai curiosi che abbiano competenze specifiche nel cursus; così anche Purpura 1973, p. 200.
55 Le disposizioni sopra viste trovano riscontro in due testimonianze del ive-ve s. La prima (Johannes Crisostomo, Ep 2, PG 52, 532, cf. Palladio, Dial. 2, PG 52, p. 9) attesta la presenza di un κουἰῶρσαἰς τὀ πλεὠ che controlla, a Costantinopoli, l’imbarco, di G. Crisostomo espulso dalla città; la seconda (Vit. Melaniae, 52, éd. Gorce, SC, 90, p. 226) di un κουρἰῶσος che a Tripoli, ispeziona i permessi di viaggio. Su queste fonti cf. Purpura 1973, p. 180 et p. 186, nota 46; Giardina 1997, p. 48, 130 e 134; Di Paola 2005, p. 40 e 104-105.
56 Del ppo, Cassiodoro VI, 3, dice: potestas nulla dignitas est aequalis; Lydos, De mag 2, 5, lo definisce: «άρχή». Non è possibile soffermarsi sull’importante ruolo rivestito nella burocrazia imperiale dalla figura del praefectus praetorio o del magister officiorum o del comes sacrarum largitionum (v. nota 1); qui ci si può solo limitare a richiamare quanto sintetizza De Francisci 1943, p. 99, che, dopo aver ricordato come l’imperatore crei fra uffici centrali e periferici, forme di reciproco controllo, così conclude: «… (il princeps) resta l’unico, originario titolare di ogni potere sourano. Tutti i funzionari ciuili rileuano da lui il loro potere, sono da lui nominati, a lui sottoposti in una gerarchia graduata al cui uertice sta il sourano diuenuto non soltanto dominus, ma poiché circondato da un’aureola religiosa, anche deus: dominus et deus…».
57 «Ministre de la police générale», Serrigny 1862, p. 87; «ministre de l‘Intérieur», Delmaire 1995, p. 91.
58 «Ministro del tesoro», De Francisci 1943, p. 115.
59 V. supra nota 6 e 52. Qui il termine officium va inteso, naturalmente, nel suo significato di organizzazione di civili e militari sottoposti al praefectus. V. nota 25.
60 V. supra, p. 254. Gothofredus 1736, II (1737), p. 195 note c e sq.: le multae comminate dai prefetti sarebbero state sospese solo nei confronti di chi avesse mostrato di ravvedersi (seruauerint honestatem); in caso di recidive, se ne fosse giunta segnalazione, competente a giudicare gli agentes sarebbe stato il tribunale del princeps. Cf. Formigoni Candini 1999, p. 54; di diverso avviso Di Paola 1999, p. 68; Di Paola 2005, p. 33.
61 V. supra, p. 251.
62 V. supra, p. 252-253.
63 V. supra, p. 253. IMPP. HONORIVS ET THEODOSIVS AA. SYNESIO: è omesso il titolo della dignitas di Synesio; Gothofredus 1736, II (1737), p. 202, lo identifica, tuttavia, con il destinatario di CTh X, 20, 18 e 35; PLRE II, p. 1050.
Auteur
Università di Ferrara
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