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7. Conclusione: geologia trascendentale

p. 275-283


Extrait

 

Se si volesse parlare di una storia della natura nel senso proprio della parola, ci si dovrebbe rappresentare la natura come se essa, apparentemente libera nelle sue produzioni, cavasse fuori a poco a poco tutta la diversità delle medesime, per costanti deviazioni da un originario esemplare, ciò che sarebbe allora una storia, non degli oggetti naturali (che propriamente è descrizione della natura), ma della stessa natura producente (SW I/3, p. 588).

Considero la natura e la storia due cose del tutto distinte (Eschenmayer a Schelling; SW, I/8, p. 145)

1All’inizio della Critica del giudizio, Kant mette insieme i risultati delle precedenti critiche nel dominio della metafisica della natura e della conoscenza, da una parte, e in quello della volontà e della ragione pratica, dall’altra: «Deve darsi» scrive Kant lasciando intendere un ritorno ai suoi primi saggi sulla geologia1 «un fondamento di unità della natura e della libertà» (KU, Introduzione). Si tratta di un aspetto del compi

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