1 R. Bodei, Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, Bologna, il Mulino, 2019, p. 297.
2 Alla metafora hegeliana della talpa e della civetta, corrispondenti all’azione inconscia della ragione e alla sua presa di coscienza nella filosofia, è dedicato il libro di R. Bodei, La civetta e la talpa. Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, il Mulino, 1995.
3 M. Heidegger, L’epoca dell’immagine del mondo, in Sentieri interrotti cit., pp. 86-87.
4 Lacan, Scritti, tr. it. a cura di G.B. Contri, Torino, Einaudi, 2002, vol. 1, p. 89.
5 Ibidem.
6 Ivi, p. 93.
7 Ivi, p. 89.
8 Ivi, p. 90.
9 Ibidem.
10 J. Lacan, Il Seminario, libro VI: Il desiderio e la sua interpretazione (1958-1959), tr. it. di L. Longato, Torino, Einaudi, 2016, p. 90.
11 Yuri Di Liberto, Il pieno e il vuoto. Jacques Lacan, Gilles Deleuze e il tessuto del Reale, Napoli-Salerno, Orthotes, 2017, p. 27.
12 V. Hasenbalg-Corabianu, De Pythagore à Lacan, une histoire non officielle des mathématiques. À l’usage des psychanalistes, Toulouse, Érès, 2016, p. 61. È per questo che Yuri Di Liberto, che riporta questa concezione della Hasenbalg-Corabianu, definisce il soggetto della psicoanalisi, secondo la teoria lacaniana, come «un vuoto generativo, residuale e posizionale» (Yuri Di Liberto, Il pieno e il vuoto cit., p. 11).
13 Si può esprimere questo concetto anche tramite la definizione che Dedekind dà dell’infinito, ovvero come ciò che può essere messo in relazione biunivoca con una sua parte propria. Sulla discussione di questo punto mi permetto di rinviare a G. Chiurazzi, Dynamis. Ontologia dell’incommensurabile cit., §3.3.
14 Questa relazione tra alienazione e conferimento di un potere attivo a quel che è solo un prodotto dell’uomo, cioè all’immagine, è stata ben sottolineata da Simondon: «L’alienazione è la rottura tra fondo e forme nella vita psichica: l’ambiente associato non opera più la regolazione del dinamismo delle forme. Finora l’immaginazione è stata mal analizzata perché le forme sono state investite di un privilegio di attività e considerate come aventi l’iniziativa della vita psichica e della vita fisica» (G. Simondon, Du mode d’existence des objets techniques cit., pp. 59-60).
15 G. Deleuze, Dualism, Monism and Multiplicity (Desire, Pleasure, Jouissance), «Contretemps 2», 2001, pp. 92-108.
16 C’è anche da dubitare che la maniera in cui Deleuze concepisce il rapporto Uno-Molti sia paragonabile al monismo plotiniano: per Plotino l’Uno dà origine al mondo perché “non può vedere sé stesso”, ma non si identifica mai completamente con il mondo e le sue molteplici forme, come l’Io non si immedesima con le sue immagini. D’altronde è questa esigenza di un sapere di sé, che passa attraverso la consapevolezza di quel che non si è, e perciò attraverso una sorta di apofasi, una serie di negazioni, quel che separa Plotino da Spinoza, certamente più in sintonia con il monismo deleuziano.
17 G. Simondon, Nota complementare sulle conseguenze della nozione di individuazione, in L’individuazione alla luce delle nozioni di forma e d’informazione cit., p. 716 ss.
18 Sull’importanza dell’incompletezza dal punto di vista matematico, e sulla sua produttività anche in altri campi, come la fisica e la biologia, cfr. G. Longo, Incompletezza, http://www.di.ens.fr/users/longo; Id., Critique of the Computational Reason in the Natural Sciences, in Fundamental Concepts in Computer Science, ed. by E. Gelenbe and J.-P. Kahane, Imperial College Press/World Scientific, 2009, pp. 1-23.
19 J. Lacan, Della psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità, Torino, Einaudi, 1982, p. 328.
20 Cfr. G.A. Longo e A. Vaccaro, Bit Bang. La nascita della filosofia digitale, Sant’Arcangelo di Romagna, Maggioli, 2013.
21 G. Chaitin, Alla ricerca di Omega, tr. it. di S. Frediani, Milano, Adelphi, 2007, cap. 3; U. Pagallo, Introduzione alla filosofia digitale. Da Leibniz a Chaitin, Torino, Giappichelli, 2005, cap. 1; G.A. Longo e A. Vaccaro, Bit Bang cit., cap. 1.
22 Cfr. L. Floridi, Against Digital Ontology, «Synthese», n. 168 (2009), pp. 152-153.
23 Cfr. http://www.digitalphilosophy.org.
24 Cfr. G.O. Longo e A. Vaccaro, Bit Bang cit., p. 25.
25 G. Chaitin, Alla ricerca di Omega cit., p. 173.
26 Ivi, 106.
27 Ibidem.
28 Ivi, p. 122-123.
29 J.W.R. Dedekind, Continuità e numeri irrazionali, in Scritti sui fondamenti della matematica, tr. it. di F. Gana, Napoli, Bibliopolis, 1982, p. 68. L’espressione è ripetuta in Che cosa sono e a che servono i numeri, ivi, p. 81.
30 G. Chaitin, Alla ricerca di Omega cit., p. 111.
31 S. Wolfram, A New Kind of Science, Wolfram Media Inc., 2002, p. 387.
32 «Il Big Bang è stato anche un Bit Bang», perché il bit è il principio di ogni cosa (S. Lloyd, Il programma dell’universo, tr. it. di L. Civalleri, Einaudi, Torino 2006, p. 44).
33 U. Pagallo, Introduzione alla filosofia digitale cit., cap. II.
34 G.W. Leibniz, Sulla scienza universale o calcolo filosofico. Sulla caratteristica, in Scritti di logica, a cura di F. Barone, Bari, Laterza, 1992, p. 171.
35 U. Pagallo, Introduzione alla filosofia digitale cit., p. 35.
36 Citato in V. Barone, L’ordine del mondo cit., p. 72.
37 I. Kant, L’unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio, tr. it. di P. Carabellese, in Scritti precritici, Bari, Laterza, 1953, p. 116.
38 G.W. Leibniz, Storia universale ed escatologia. Il frammento sull’Apokatástasis, tr. it. di R. Celada Ballanti, Genova, il Melangolo, 2001, p. 13.
39 F. Nietzsche, La volontà di potenza, tr. it. di A. Treves, riveduta da P. Kobau, Milano, Bompiani, 1995, af. 1063.
40 Su questo aspetto della filosofia di Nietzsche, e sulla sua relazione con Spinoza, il quale faceva del conatus sese conservandi la caratteristica fondamentale della sostanza, si veda E. Corriero, Volontà d’amore. L’estremo comando della volontà di potenza, Torino, Rosenberg & Sellier, 2021, p. 106 ss.
41 F. Nietzsche, La gaia scienza, tr. it. di F. Masini, Milano, Adelphi, 1977, af. 341, p. 248.
42 Id., La volontà di potenza cit., af. 1062.
43 M. Heidegger, Nietzsche, tr. it. di F. Volpi, Milano, Adelphi, 1994, pp. 34-35; 387.
44 R. Ruyer, La gnose de Princeton cit., p. 167.
45 T. Numerico, Big data e algoritmi. Prospettive critiche, Roma, Carocci, 2021, p. 13.
46 L. Floridi, The Philosophy of Information, Oxford, Oxford University Press, 2011, p. 8.
47 Ivi, p. 21. Sull’esplicito kantismo delle filosofie informazionali si veda anche L. Floridi, Against Digital Ontology cit.
48 Cfr. E. Castellani, Simmetria e natura cit., p. 72 ss.
49 T. Deacon, Natura incompleta cit., p. 425.
50 T.W. Deacon, Natura incompleta cit., p. 448.
51 G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, tr. it. di G. Longo e G. Trautteur, Milano, Adelphi, 1976, p. 364.
52 G. Chiurazzi, Dynamis. Ontologia dell’incommensurabile cit., §2.5.
53 L. Floridi, The Philosophy of Information cit., p. 36.
54 C. Menke, Hegel’s Theory of Second Nature: the “Lapse” of Spirit cit., p. 41.
55 G. Simondon, Communication et information. Cours et conférences, Chatou, Les Éditions de la Transparence, 2010, pp. 193-194.
56 G. Chaitin, Alla ricerca di Omega cit., cap. 6.
57 Ivi, p. 109.
58 Una critica di questa digitalizzazione del sé, del quantified self, che ne mette in luce gli aspetti destrutturanti, ma anche le implicazioni socio-politiche, è condotta da B.C. Han in Nello sciame. Visioni del digitale, tr. it. di F. Buongiorno, Roma, Nottetempo, 2015; Psicopolitica. Il neoliberalismo e le nuove tecniche del potere, tr. it. di F. Buongiorno, Roma, Nottetempo, 2016.
59 A. Gehlen, L’uomo nell’era della tecnica. Problemi socio-psicologici della società industriale, tr. it. di A. Burger Cori, Como, SugarCo, 1984. La funzione di esonero della tecnica riguarda la possibilità di fare un determinato lavoro al posto dell’uomo (ad esempio gli strumenti con le ruote, che evitano all’uomo di trascinare oggetti pesanti). Accanto a tale funzione, Gehlen riconosce nella tecnica altre due funzioni, quella di integrazione o sostituzione (ad esempio, l’aereo integra una capacità che l’uomo non ha, quella di volare), e quella di intensificazione (ad esempio un martello o un’accetta intensificano un’azione che l’uomo potrebbe compiere anche senza tali strumenti, ma con meno efficacia).
60 G. Simondon, Du mode d’existence des objets techniques cit., p. 10.
61 P. Domingos, L’Algoritmo Definitivo. La macchina che impara da sola e il futuro del nostro mondo, tr. it. di A. Migliori, Torino, Bollati Boringhieri, 2015, p. 308.
62 J.L. Borges, Storia universale dell’infamia, tr. it. di M. Pasi, Milano, il Saggiatore, 1961, p. 104. U. Eco ha fatto un interessante commento a questo racconto di Borges in Dell’impossibilità di costruire la carta dell’impero 1 a 1, in Secondo diario minimo, Milano, Bompiani, 1992. Un’interessante proposta artistica ispirata a questo paradosso di Borges in relazione alle tecnologie digitali è la mostra (in)exactitude in science curata da Kamilia Kard e Filippo Lorenzin in collaborazione con Whitelight Art di Milano e Galerie Charlot di Parigi per The Wrong, la più grande biennale di arte digitale contemporanea, in cui vengono proposti dei “doppi” digitali, ad altissima risoluzione, di oggetti reali, allo scopo di mettere in evidenza la loro “inesattezza” ma, allo stesso tempo, la loro sostituibilità con questi.
63 L’esempio di Borges è stato presentato per primo da J. Royce, il quale, oltre a esporre il paradosso della mappa perfetta, lo discute in relazione alla definizione di Dedekind dell’infinito in quanto insieme che può essere messo in relazione con una sua parte propria (cfr. J. Royce, Il mondo e l’individuo, tr. it. di G. Rensi, Bari, Laterza, 1914, vol. II, pp. 244-256).
64 G. Simondon, Du mode d’existence des objets techniques cit., p. 11.
65 Cfr. L. Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, tr. it. di M. Durante, Milano, Cortina, 2017, p. 13. All’epoca in cui scriveva, Floridi osservava che questo numero tende a crescere di circa quattro volte ogni tre anni.
66 M. Heidegger, Che cos’è metafisica?, in Segnavia, tr. it. di F. Volpi, Milano, Adelphi, 1987, p. 61 ss.
67 Pensare radicalmente, cioè in termini ontologici, l’asimmetria, significa pensarla come relazione tra essere e non-essere: in un mondo totalmente o già positivo, l’asimmetria si riduce invece a un mero “errore di calcolo”. Così Deleuze: «È dunque vero che Dio fa il mondo calcolando, ma i suoi calcoli non sono mai giusti, ed è questa non giustezza nel risultato, questa irriducibile disuguaglianza a formare la condizione del mondo» (G. Deleuze, Differenza e ripetizione cit., p. 357). Il mondo, quindi, secondo Deleuze, sarebbe originato da un “mero errore di calcolo”: una versione computazionale del Dio ingannatore di Cartesio.
68 V. Barone, L’ordine del mondo cit., p. 155 ss.
69 M. Heidegger, Parmenide, tr. it. di G. Gurisatti, a cura di F. Volpi, Milano, Adelphi, 1999, p. 50. In Principi metafisici della logica Heidegger scrive ancora: «La negatività, implicita nel concetto di verità come a-létheia, merita di venire elevata esplicitamente a problema» (M. Heidegger, Principi metafisici della logica, tr. it. di G. Moretto, Genova, il Melangolo, 1990, p. 151).
70 M. Heidegger, , Parmenide cit., pp. 50-51.
71 Ivi, p. 241.
72 Id., Seminari, tr. it. di M. Bonola, Milano, Adelphi, 1992, p. 179.
73 Id., Parmenide, p. 269. Così si potrebbe intendere anche l’affermazione di Deleuze: «L’espressione negativa “mancanza di simmetria” non deve ingannarci: essa designa l’origine e la positività del processo causale, è la positività stessa» (G. Deleuze, Differenza e ripetizione cit., p. 40). Senonché Deleuze intende questa positività come la cancellazione di ogni negatività: quel che dimentica, è che la differenza, per essere tale, e per quanto possa dare – e sicuramente dà: cosa che sapeva già Platone – un risultato positivo, suppone un segno “meno”, cioè una sottrazione o negazione.
74 Aa. Vv., La symétrie aujourd’hui, Paris, Seuil, 1989, pp. 81-82. G. Cohen-Tannoudji, che interviene nelle pagine qui citate, afferma che pertanto quel che conta dal punto di vista fisico non sono tanto le simmetrie, ma le rotture di simmetria: la stessa teoria dell’unificazione delle forze fondamentali dovrebbe avere come scopo, non tanto di spiegare l’unità, ma di far comprendere la differenziazione (pp. 82-83).
75 M. Heidegger, Parmenide cit., p. 150.
76 Id., Tempo ed essere, in Tempo ed essere, tr. it. di E. Mazzarella, Napoli Guida, 1991, p. 109.
77 Ivi, p. 110.
78 Ivi, pp. 115-116.
79 Ivi, p. 110.
80 A. Le Moli sottolinea il nesso tra la parola Differenz, che indica il risultato dell’operazione matematica di sottrazione, e l’Entzug, la sottrazione dell’essere, che si presenta sempre come un “resto” rispetto a qualsiasi tentativo di commisurazione all’ente. Cfr. A. Le Moli, Physis come Ereignis, «Giornale di Metafisica», N.S. XX (1998), p. 197.
81 M. Heidegger, Tempo ed essere cit., p. 128. Vale la pena notare come questa funzione ritentiva sia in fondo quella della chóra platonica del Timeo, come dice il suo stesso nome: essa indica infatti una funzione chenotica, di “svuotamento”, com’è chiaro anche dal campo semantico a cui è associata, nel quale ritroviamo la preposizione chorís (“senza”, o “al di fuori”, che contrassegna un’incompletezza), chêros (vedovanza), châtos (mancanza, privazione), choreîn (ritirarsi, indietreggiare), nonché chorismós (separazione, allontanamento), che in Heidegger è usato anche per indicare la differenza ontologica.
82 Id., Essere e tempo, tr. it. di P. Chiodi, Utet, Torino 19862, p. 100.
83 Id., Seminari, a cura di F. Volpi, tr. di M. Bonola, Milano, Adelphi, 1992, p. 95.
84 V. Barone, L’ordine del mondo cit., p. 116.
85 Ivi, p. 172.
86 M. Heidegger, Tempo ed essere cit., p. 24.
87 G. Bataille, Lascaux. La nascita dell’arte cit., p. 36.
88 Ivi, pp. 36-37.