1 G. Deleuze, Differenza e ripetizione cit., p. 39. Significativo che qui Deleuze parli di “ordini di grandezza differenti”, consapevole evidentemente del fatto che si tratta anche di un problema numerico.
2 Si tratta qui di quel passaggio che Harari ha chiamato “rivoluzione cognitiva”. Cfr. Y.N. Harari, Sapiens: da animali a dèi. Breve storia dell’umanità, tr. it. di G. Bernardi, Milano, Bompiani, 2019.
3 Le citazioni dal Menone sono tratte da Platone, Menone, tr. it. di F. Ferrari, Milano, Rizzoli, 2017.
4 Tale è la definizione dello gnomone che ne dà Filolao (DK 44B 11). Si veda P. Zellini, Gnomon. Una indagine sul numero, Milano, Adelphi, 2007, pp. 34-35.
5 Cfr. F. Ferrari, Introduzione a Platone, Menone cit., pp. 17-19.
6 Sull’importanza dei due principi dell’Uno e della Diade insiste soprattutto l’interpretazione della Scuola di Tubinga, su cui si veda K. Gaiser, Testimonia Platonica, a cura di G. Reale, Milano, Vita e Pensiero, 1998; G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone alla luce delle “dottrine non scritte”, Milano, Bompiani, 20100.
7 C. McGinn, Prehension cit., p. 35.
8 R. Ruyer, Neofinalismo, a cura di V. Cavedagna, U.M. Ugazio e G. Vissio, Milano-Udine, Mimesis, 2017, p. 37. Corsivo mio.
9 Ivi, p. 38.
10 Tale è il concetto di verità in Gadamer. Su ciò mi permetto di rinviare a G. Chiurazzi, L’esperienza della verità, Milano-Udine, Mimesis, 2011, cap. 5.
11 R. Ruyer, Neofinalismo cit., p. 30.
12 R. Ruyer, Neofinalismo cit., p. 39.
13 T.W. Deacon, Natura incompleta cit., p. 448.
14 P. Montebello, Métaphysiques cosmomorphes. La fin du monde humain, Paris, Presses du réel, 2015.
15 R. Ruyer, La Gnose de Princeton, Paris, Fayard, 1974, p. 85
16 Id., Neofinalismo cit., p. 178. Si veda anche p. 50: «Una concezione dualista di due mondi, mondo reale e mondo ideale, si impone dunque per comprendere il senso, la finalità, il lavoro, l’invenzione, l’esistenza cosciente. Se si prende alla lettera lo schema della fisica classica, è evidente che l’attività, in senso proprio, esige che sia posto un campo ideale, irriducibile al piano dove si succedono cause ed effetti».
17 Ivi, p. 186.
18 Ibidem.
19 Ivi, p. 178. Corsivo mio.
20 Ivi, p. 186. È mia l’aggiunta tra parentesi quadre.
21 Ivi, p. 217.
22 G. Chiurazzi, Dynamis. Ontologia dell’incommensurabile, Milano, Guerini & Associati, 2017.
23 R. Ruyer, La Gnose de Princeton cit., p. 392.
24 Ivi, p. 157.
25 Ivi, p. 184. Questo tentativo è simile a quello, riguardante una popolazione di Antipodiani che vivono all’altro capo della Galassia, privi di mente e dotati di un linguaggio puramente fisiologico, di cui parla R. Rorty in La filosofia e lo specchio della natura, tr. it. di G. Millone e R. Salizzoni, Milano, Bompiani, 1986, p. 54 ss.
26 F. Close, Lucifer’s Legacy. The Meaning of Asymmetry, Oxford, Oxford University Press, 2000, p. 259.
27 M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte cit., pp. 8-12.
28 G. Deleuze, Simulacro e filosofia antica, in Logica del senso, tr. it. di M. de Stefanis, Milano, Feltrinelli, 1975, p. 230.
29 M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti cit., p. 19.
30 Ivi, p. 21.
31 Ivi, p. 27 (modificata).
32 Ivi, p. 3.
33 Ivi, p. 49.
34 G. Bataille, Lascaux. L’origine dell’arte cit., p. 21.
35 Ivi, p. 20.
36 G. Aubry, Dieu sans la puissance. Dunamis et energeia chez Aristote et chez Plotin, Paris, Vrin, 2006, pp. 107-108.
37 In italiano si dice “attualità” e questo è un altro caso di come le traduzioni latine abbiano letteralmente fuorviato, o quantomeno nascosto, l’originario significato dei termini greci: gli attualisti, infatti, tendono a escludere che l’atto abbia a che fare con il lavoro. Cfr. R. Rocchi, Il canone minore. Verso una filosofia della natura, Milano, Feltrinelli, 2017.
38 T.W. Deacon, Natura incompleta cit., p. 381.
39 G. Simondon, L’individuazione alla luce delle nozioni di forma e informazione, tr. it. di J. Garelli, Milano-Udine, Mimesi, 2020, p. 93.
40 G. Aubry, Dieu sans la puissance cit. p. 47 e 55.
41 F. Fronterotta, Pensare la differenza. Statuto dell’essere e definizione del diverso nel Sofista di Platone, in Platone e l’ontologia. Il Parmenide e il Sofista, a cura di M. Bianchetti e E.S. Storace, Milano, AlboVersorio, 2004, p. 47.
42 Su ciò T.W. Deacon, Natura incompleta cit., p. 381.
43 M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte cit., p. 29 ss.
44 Sull’importanza dei movimenti controgradi come movimenti teleologici alla base del senso cfr. T.W. Deacon, Natura incompleta cit., p. 266 ss.
45 J. Klein, Greek Mathematical Thought and the Origin of Algebra, tr. ing. di E. Brann, Cambridge (Mass.) e London (England), MIT Press, 1968, p. 82.
46 Si veda l’ontologia gadameriana dell’opera d’arte come gioco, che prevede strutturalmente l’apertura verso lo spettatore (H.-G. Gadamer, Verità e metodo, tr. it. di G. Vattimo, Milano, Bompiani, 1983, p. 141).
47 M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti cit., p. 61.
48 Vattimo ha paragonato questo aspetto che Heidegger attribuisce all’opera d’arte allo shock di cui parla Benjamin in L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Si veda G. Vattimo, L’arte dell’oscillazione, in La società trasparente, Milano, Garzanti, 2000, pp. 63-83.
49 M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti cit., p. 52.
50 Ivi, p. 51.
51 Ivi, p. 48.
52 G. Deleuze, Differenza e ripetizione cit., p. 68.
53 M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti cit., p. 68.
54 Ivi, p. 30.
55 G.W.F. Hegel, Estetica cit., p. 16.
56 Spesso ritroviamo nelle opere d’arte degli elementi che sottolineano il suo essere tale: le cornici, un certo tipo di installazione, il titolo, persino la firma. Si tratta dei cosiddetti “marcatori finzionali” che funzionano come quei determinativi che in alcune lingue, come il cinese, il giapponese, il geroglifico o il cuneiforme, servono semplicemente a indicare di che tipo è il termine adiacente, ma che non sono pronunciati. Ogni marcatore segna un limite, stacca l’opera da ciò che essa non è. Sono noti i casi in cui le opere d’arte, soprattutto dell’arte contemporanea, vengono scambiate per mere cose, quando non si comprende questo elemento liminale (per esempio nel caso dell’opera Dove andiamo a ballare stasera? del duo Goldschmied & Chiari, fatta di bottiglie, coriandoli, resti di un party, vestiti buttati per terra, che le addette alle pulizie di un museo di Bolzano hanno buttato nella spazzatura, credendo che fossero spazzatura). Tuttavia anche i marcatori devono essere compresi come tali e quando non sono presenti la loro funzione discriminatrice è svolta da una funzione assenziale: la comprensione che si è davanti a un’opera e non a una mera cosa. Come accade nel caso dei choppers, delle pitture di Lascaux o del tempio greco.