1 Le Ricerche furono pubblicate per la prima volta il 31 marzo del 1809 nel primo volume di una raccolta, che però non vide altre uscite, intitolata Schellings philosophische Schriften. Questo volume conteneva al suo interno, oltre allo scritto in questione, Dell’Io come principio della Filosofia (1795), le Lettere filosofiche su dommatismo e criticismo (1795), e i Saggi illustrativi dell’idealismo della Dottrina della Scienza (1796-98) ; tutti scritti che – come sostiene lo stesso Schelling nella prefazione collettiva – erano relativi alla “parte ideale della filosofia”, e dunque andavano a colmare le lacune di un Sistema (che per definizione doveva contenere anche la “parte reale/naturale della filosofia”) “ancora non compiuto nella sua interezza”.
2 Cfr. Emilio Carlo Corriero, Vertigini della ragione, Torino, Rosenberg & Sellier, 2008.
3 Concetto da leggere in parallelo all’impulso creativo (Bildungstrieb) di cui la volontà è l’elemento attivo, così come è descritto da Schopenhauer nel Mondo come volontà e rappresentazione (§§ 24 e segg.) e poi, come si vedrà, all’impulso creativo ‘dionisiaco’ della volontà d’amore.
4 Nietzsche cominciò a leggere già nel 1862 l’edizione tedesca della Conduct of Life e degli Essays, testi che riprese con particolare attenzione proprio in corrispondenza della stesura de La gaia scienza e di Così parlò Zarathustra.
5 « La ‘morte di Dio’ è un evento due volte storico : innanzitutto è ‘storico’ giacché avviene realmente come compimento della ‘storia dell’Essere’, ossia svolgersi-risolversi di un processo in divenire che riguarda l’Essere nella sua totalità ; in secondo luogo, non meno importante, la ‘morte di Dio’ è un evento storico in quanto accade in un’epoca ben precisa (che è poi la nostra) caratterizzandone il Ge-Schick (il destino), come lo chiama Heidegger, in senso nichilistico» ; in E.C. Corriero, Vertigini della ragione cit., p. 41.
6 Nietzsche riporta fra i suoi appunti queste frasi che riassumono il senso che per lui riveste l’idea finalistica nel canone della filosofia moderna e contemporanea : « la costrizione di cui parla Kant non esiste quasi più per la nostra epoca : si pensi invece che lo stesso Voltaire riteneva inconfutabile la prova teleologica.
Ottimismo e teleologia procedono di pari passo : entrambi hanno interesse a negare che ciò che non è conforme a un fine sia veramente tale» (Quaderno P I 8, 7).
7 Già negli appunti del 1868, Nietzsche ipotizza come soluzione alla struttura kantiana dell’organismo inteso come “causa ed effetto di se stesso”, quella di una coordinazione che tenga assieme il ‘meccanicismo’ (schema dedotto dal modo di conoscere proprio dell’Intelletto che organizza lo scibile secondo una serie causale) e il ‘casualismo’ (che accoglie al suo interno la visione caotico-materialista dell’universo).
8 Cfr. per esempio il seguente aforisma appartenente al progetto della Volontà di potenza : « La “volontà di potenza” è una specie di “volontà” o è identica al concetto di “volontà” ? Significa quel che significa desiderare o comandare ? È la “volontà” di cui Schopenhauer pensa che sia l’“in sé delle cose” ?
La mia tesi è questa : la volontà fin’ora ammessa dalla psicologia è una generalizzazione ingiustificata, questa volontà non esiste : invece di immaginare la configurazione di un’unica volontà determinata in molte forme, si è cancellato il carattere della volontà sottraendole il suo contenuto, il suo “a che scopo ?” ; questo avviene al massimo grado in Schopenhauer : ciò che lui chiama “volontà” è una parola vuota. Ancor meno si può parlare di una “volontà di vita” : infatti la vita non è altro che un caso particolare della volontà di potenza ; è del tutto arbitrario sostenere che tutto tenda ad assumere quella forma della volontà di potenza» (WzM, af. 692).
9 È curioso notare come Schelling utilizzi, nella Nuova Deduzione del Diritto naturale del 1797, l’espressione ‘vita’ per descrivere la particolare causalità dell’organismo, in quanto schema della libertà che si rivela nella natura (cfr. § 8 e segg.), e come, in fondo, nelle Idee per una filosofia della natura (testo che Nietzsche appuntò come lettura necessaria per il suo progetto del 1868) i concetti di Leben e di Lebenskraft risultino centrali nella definizione del Sistema dell’Identità che tenga uniti il versante spirituale e il versante naturale.
10 Già da noi sottolineata nel contesto schellinghiano.
11 Il fatto che il nome di Emerson non compaia mai nella monumentale opera di Heidegger è certamente significativo. Il primo a interessarsi al legame esistente fra il filosofo di Röcken e l’opera filosofica di Emerson fu Charles Andler, il quale evidenziava però – nel suo imponente lavoro di ricerca Nietzsche, sa vie et sa pensée (Paris, Gallimard, 1920-1931) – come questo ‘precursore’ descritto come « un platonico, un mistico», rappresentasse in fondo per Nietzsche una sorta di ritorno alla tradizione metafisica europea. È evidente che una tale considerazione dell’opera di Emerson, e una prospettiva tanto negativa rispetto al rapporto di Nietzsche con la sua opera, derivavano da una valutazione alquanto superficiale dei meriti e dei contenuti originali del ‘trascendentalista’ americano. Sulle tracce di Andler si mosse tuttavia, nel tentativo, per un verso, di verificare il legame Emerson-Nietzsche e, per l’altro, di considerare sul campo l’opera di Emerson nel contesto filosofico-culturale americano, l’allievo di Max Weber, Eduard Baumgarten (cfr. Benedetta Zavatta, La sfida del carattere. Nietzsche lettore di Emerson, Roma, Editori Riuniti, 2006, p. 22 e seg.). Di ritorno dall’Università del Wisconsin, dove aveva avuto modo di condurre i suoi studi fra il 1926 e il 1931, Baumgarten ottenne l’abilitazione a Freiburg con una tesi su Dewey e sotto la guida di Martin Heidegger. Nel corso che poi fu chiamato a tenere a Göttingen sul tema Die geistigen Grunlagen des amerikanischen Gemeinwesen, egli ipotizzava che la filosofia di Emerson avesse esercitato un’influenza diretta e costante sull’opera di Nietzsche. Nel 1933, Heidegger, che non aveva troppo in simpatia le tesi politiche del giovane professore, lo denunciò alle autorità naziste di Göttingen per le sue posizioni filosemite e per esser stato ‘condizionato’ dalla cultura americana nel suo periodo di studi negli Stati Uniti. Anche se le accuse non trovarono sostegno e Baumgarten fu lasciato libero di insegnare e di condurre i suoi studi, il fatto testimonia di un astio da parte di Heidegger che per certi versi può costituire uno dei motivi della mancata considerazione della ‘fonte’ Emerson all’interno della sua magistrale interpretazione.
Come detto, Baumgarten riuscì a portare avanti le sue ricerche, che tra il 1937 e il 1938 gli consentirono l’accesso all’archivio di Weimar, ove ebbe modo di rinvenire fra le carte di Nietzsche tre opere di Emerson (Versuche, Die Führung des Lebens, Neue Essays) oltreché un quaderno vergato da Nietzsche nel 1882 contenente estratti dai saggi emersoniani, che testimoniava incontrovertibilmente come l’attenzione di Nietzsche per il filosofo non potesse ridursi ai primi anni della sua riflessione filosofica, bensì avesse costituito una fonte costante per tutta la parabola speculativa, contribuendo in particolare a determinare le dottrine della volontà di potenza, dell’eterno ritorno e del superuomo.
12 Composti per l’associazione « Germania», di cui facevano parte oltre a Nietzsche gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder.
13 Come è noto, Emerson fu un attento lettore delle opere di Schelling. Anche se non si può sostenere che la concezione emersoniana della Natura scaturisca direttamente dalle posizioni schellinghiane, è tuttavia certo che vi sia stato negli anni Quaranta un particolare interessamento da parte di Emerson alle opere di filosofia della Natura del pensatore tedesco. In particolare Emerson ebbe certamente modo di prendere visione della traduzione inglese delle Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà umana a opera di James Elliot Cabot. Cfr. Thomas Krusche, R.W. Emersons Naturauffassung und ihre philosophischen Ursprünge, Tübingen, Gunter Narr, 1987.
14 Ralph Waldo Emerson, Die Führung des Lebens, trad. tedesca di E.S. von Mühlber, Leipzig, Steinacker, 1862 ; Versuche, trad. tedesca di G. Fabricius, Hannover, Carl Meyer, 1858.
15 Nel § 9, Schelling aveva inteso così tenere assieme la causalità della libertà con la causalità fisica : « Se io devo dominare nel mondo dei fenomeni e reggere la natura secondo leggi morali, la causalità della libertà deve allora rivelarsi attraverso la causalità fisica. Ora la libertà in generale si può proclamare solo mediante l’originaria autonomia. Questa causalità fisica, dunque, sebbene eteronoma secondo l’oggetto, ossia determinabile solo per mezzo di leggi naturali, pure secondo il suo principio deve essere autonoma, cioè non deve poter esser raggiunta pel tramite di alcuna legge naturale. Essa deve unire in sé autonomia ed eteronomia».
16 Tale teoria, esplicitamente esposta nel testo dal titolo Circoli della prima serie dei Saggi (pubblicata nel 1841, mentre la seconda serie avrebbe visto la luce tre anni più tardi), risulta utile anche al fine di comprendere sotto una luce tipicamente emersoniana i concetti di Überwindung (superamento) e di trasvalutazione, e nell’intento di apprezzare appieno la portata del concetto di Übermensch, che andrebbe letto in parallelo ai temi emersoniani descritti nei saggi sull’Amicizia, sull’Individuo, sulla Natura e sulla Superanima.
17 Friedrich Nietzsche, Scritti giovanili, 1856-1864, trad. it. di Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 1998, p. 206 e seg.
18 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1856-1864 cit., p. 208.
19 Vale a dire la sua potenza spirituale.
20 Ralph Waldo Emerson, Condurre la vita, trad. it. a cura di A. M. Nieddu, Milano, Aragno, 2008, p. 13.
21 Nella concezione schellinghiana dell’Assoluto, la gradualità di Natura e Spirito non riguarda in alcun modo l’Assoluto ‘schiettamente’ inteso, bensì esclusivamente l’ambito di ciò che “appare”. Entro questi limiti, la gradualità è determinata e governata dalla cosiddetta “dottrina delle potenze”, della quale proponiamo in via semplicemente esemplificativa (dal momento che non si può parlare realmente di una “dottrina” data la quantità di variazioni apportate nel tempo dal filosofo) lo svolgimento proposto nel 1804 da Schelling nel Sistema di Würzburg : la prima è la materia (sintesi di gravità e luce o coazione ed espansione) ; la seconda comprende la materia in quanto in essa le forme del movimento sono forme di attività (essa sviluppa dall’azione comune il magnetismo, l’elettricità, il processo chimico o galvanismo) ; la terza potenza è la Natura organica (ambito delle piante, degli animali e degli uomini in quanto animali, e consiste in riproduzione, irritabilità e sensibilità) ; la quarta potenza, che ha già esperito il lampo dell’intelligenza, è quella del sapere (con le forme a esso subordinate della sensazione, dell’intuizione produttiva e della libera riflessione) ; la quinta potenza è quella della prassi (i suoi momenti sono la libertà, la moralità e l’agire guidato da principi) ; la sesta potenza è riservata all’arte in quanto realizza l’autorammemorazione simbolica dell’infinita produttività dello Spirito assoluto, nella forma di un’infinità dell’intuizione inattingibile da qualsivoglia spiegazione (logico-razionale) (cfr. SW I/6, 134-136).
22 R. Emerson, Condurre la vita cit., p. 15.
23 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1856-1864 cit., p. 209.
24 R. Emerson, Condurre la vita cit., p. 9.
25 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1856-1864 cit., p. 210.
26 Nel saggio Fato Emerson descriveva di fatto tale concetto come « un nome dato a quei fatti che non sono ancora passati per il fuoco del pensiero. Alle cause insondate», Condurre la vita cit., p. 20.
27 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1856-1864 cit., p. 212.
28 Che così scriveva nel saggio Potenza : « Esiste una chiave, una soluzione dei misteri della condizione umana, un modo di sciogliere gli antichi nodi del Fato, della libertà, della prescienza : una doppia consapevolezza. L’uomo deve cavalcare alternativamente i cavalli della sua natura individuale e della sua natura universale, come i cavallerizzi nel circo si slanciano agilmente da un cavallo sull’altro stando con un piede sulla groppa dell’uno e con l’altro piede sulla groppa dell’altro», Condurre la vita cit., p. 29.
29 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1856-1864 cit., p. 212.