1 H. Lefebvre, La proclamation de la Commune, Paris, Gallimard, 1965, p. 289.
2 In questo libro, pp. 94-95.
3 In questo libro, p. 81.
4 Così anche D. Bensaïd, «Politiche di Marx», in K. Marx, F. Engels, Inventare l’ignoto: Testi e corrispondenze sulla Comune di Parigi, Roma, Alegre, 2011, p. 83: «Il possibile non è meno reale del reale». Bensaïd rinvia anche al concetto di biforcazione, come compare nel pensiero di Blanqui, utilizzandolo come categoria di interpretazione della storia: «Non tutto è possibile, ma esiste una pluralità di possibilità reali tra le quali c’è la lotta che separa» (ivi, p. 88).
5 In questo libro, p. 76.
6 D. Bensaïd, «Politiche di Marx» cit., p. 37.
7 Sulla Comune [18 marzo 1962], ripubblicato in “Internazionale Situazionista”, 12, settembre 1969, pp. 12 sgg.; trad. it. in Aa. Vv., Internazionale Situazionista 1958-1969, Torino, Nautilus, 1994. Gli autori citano il «Programma elementare di urbanismo unitario» (ivi, p. 6). Cfr. ancora: «La Comune rappresenta fino ai nostri giorni l’unica realizzazione di un’urbanistica rivoluzionaria, che attacca sul campo i segni pietrificati dell’organizzazione dominante della vita».
8 In questo libro, pp. 75-76. Cfr. anche G. Debord: «Parlando di bellezza, è chiaro che non intendo la bellezza plastica – la bellezza nuova non può che essere bellezza di situazione – ma soltanto la presentazione particolarmente emozionante […] di una somma di possibilità» (G. Debord, Critique de la géographie urbaine, in Œuvres, Paris, Gallimard, Quarto, 2006, p. 208).
9 K. Ross, Rimbaud, la Commune de Paris et l’invention de l’histoire spatiale, Paris, Les Prairies ordinaires, 2013, p. 15. In questa edizione c’è un’Introduzione nuova rispetto all’edizione americana, The Emergence of Social Space: Rimbaud and the Paris Commune, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1988. Per il riferimento a Benjamin e ai passages, cfr. M. Pezzella, Insorgenze, Milano, Jaca Book, 2014.
10 K. Ross, Rimbaud, la Commune de Paris et l’invention cit., p. 185.
11 Ivi, p. 56.
12 Ivi, p. 68.
13 J. Rancière, Il destino delle immagini, Cosenza, Pellegrini, 2007, p. 79: «La nuova misura comune, così opposta all’antica, è quella del ritmo, dell’elemento vitale di ciascun atomo sensibile separato che fa passare l’immagine nella parola, la parola nella pennellata, la pennellata nella vibrazione della luce o del movimento […]. La legge del profondo oggi, la legge della grande paratassi, è che non c’è più la misura, non c’è il comune. È il comune della dismisura o del caos che fornisce ormai la sua forza all’arte».
14 K. Ross, Rimbaud cit., p. 155.
15 Ivi, pp. 187-188.
16 Nell’originale, «sont des Eros» gioca con un significante il cui suono può avere significati multipli: «degli eroi», «degli Amori», «degli Zero». «Hannetonner leurs tropes» gioca linguisticamente sull’assonanza tropes-troupes: le truppe di Versailles si muovono come tropi-insetti, che devastano insieme il territorio e il linguaggio.
17 Sono quelli che trainano il battello dalle rive del fiume. Nella strofa precedente, «pellirossa chiassosi» li avevano inchiodati a «pali variopinti».
18 H. Lefebvre, Spazio e politica: Il diritto alla città II [1968], Verona, Ombre corte, 2018, p. 117.
19 C. Rihs, La Commune de Paris, 1871: Sa structure et ses doctrines, Paris, Seuil, 1973, p. 55.
20 Ivi, pp. 57-58.
21 Ivi, p. 199.
22 J. Rougerie, La Commune. 1871, Paris, Presses Universitaires de France, 1988, p. 76.
23 Che la Comune sia soprattutto l’ultima propaggine della Rivoluzione del 1789 – e non il primo albore di una rivoluzione sociale – è la tesi di J. Rougerie, fondata sulle posizioni giacobine e blanquiste della «maggioranza» dell’Assemblea. Lefebvre sostiene la tesi contraria.
24 K. Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 46.
25 G. Flaubert, L’educazione sentimentale, Milano, Rizzoli, 1998, p. 281.
26 Ivi, p. 266.
27 Ivi, p. 267.
28 K. Marx, Il 18 brumaio cit., p. 45.
29 S. Kierkegaard, La ripresa, Milano, SE, 2013, p. 11.
30 Marx, Il 18 brumaio cit., p. 50.
31 Ibid.
32 A. Badiou, La Comune di Parigi: Una dichiarazione politica sulla politica, Napoli, Cronopio, 2004, p. 46.
33 Testimonianza riportata da J. Rougerie, La Commune cit., p. 21.
34 Questa coappartenenza della durata del conflitto e della critica, e dell’evento che dirompe le apparenze dominanti, era stata intuita da Hegel a proposito della caduta dell’Ancien Régime in Francia.
35 A. Badiou, La Comune di Parigi cit., pp. 60; 64.
36 Per Bensaïd, nella crisi «l’ordine fratturato si lascia sfuggire un fascio di possibili», in «Politiche di Marx» cit., p. 91.
37 M. Richir, Du sublime en politique, Paris, Payot, 1991, p. 20.
38 Ivi, p. 24.
39 A. Arnould, L’État et la rèvolution, prefazione di B. Noël, Lyon, Laffont et associés, 1981.
40 B. Noël, Il tesoro perduto, “Il Ponte”, LXXIV, 3, numero monografico: Il tempo del possibile: L’attualità della Comune di Parigi, a cura di F. Biagi, M. Cappitti e M. Pezzella, 2018, pp. 7-8.
41 Per la citazione cfr. A. Arnould, Histoire populaire et parlementaire de la Commune de Paris, Bruxelles, Librairie socialiste de Henri Kistenmarkers, 1878, vol. III, pp. 132-135. Cfr. C. Rihs, La Commune de Paris, 1871: Sa structure et ses doctrines, Paris, Seuil, 1973, p. 279.
42 H. Lefebvre, La proclamation cit., p. 403.
43 Da Proudhon proviene senza dubbio l’ispirazione federalista della Comune e l’ideologia della minoranza socialista, «non solo come riformismo, ma anche come progetto rivoluzionario radicale: progetto decentralizzatore e federale, che voleva trasformare la società esistente in libera associazione di libere associazioni. Che fosse o meno realizzabile nelle condizioni esistenti, esso era comunque totale, stimolante e vivo. Indicava un possibile» (ivi, p. 408). Da Proudhon proviene però anche l’ideologia moderata, che impedì alla Comune di violare le riserve della Banca di Francia (e vincere probabilmente la guerra civile).
44 Ivi, p. 136.
45 K. Marx, F. Engels, Inventare l’ignoto cit., p. 136.