1 S. Pautasso, Giustificazione della scelta, in C. Bo, Letteratura come vita. Antologia critica, a cura di S. Pautasso, presentazione di J. Starobinski, testimonianza di G. Vigorelli, Milano, Rizzoli, 1994, p. xl.
2 N. Frye, Anatomy of Criticism: Four Essays (1957), trad. it. Anatomia della critica, Torino, Einaudi, 19691, 19872.
3 C. Bo, Della lettura, in Id., Della lettura e altri saggi, Firenze, Vallecchi, 1953, pp. 1-55.
4 Ivi, p. 3.
5 A questi, nel novero dei maestri, Ferdinando Castelli aggiunge anche Renato Serra e Miguel de Unamuno, Albert Camus, Jean-Paul Sartre, Franz Kafka e Dino Campana, Carlo Bo. Una vita per la letteratura, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1996.
6 Ivi, p. 7.
7 Ivi, p. 15.
8 Ibidem.
9 Ibidem.
10 Ivi, p. 18.
11 Ivi, p. 20.
12 Id., Letteratura come vita, in Id., Letteratura come vita. Antologia critica cit., pp. 5-16.
13 Id., Della lettura cit., p. 20.
14 Ivi, pp. 29-30.
15 Id., Della lettura e altri saggi cit., pp. 287-324.
16 Ivi, p. 287.
17 Ivi, p. 312.
18 Ivi, p. 319.
19 Ivi, p. 289. Bo si riferisce a opere come Prétextes, Incidences e al Journal.
20 «Forse qualcosa del lungo e prezioso insegnamento di Mallarmé nei suoi martedì è passato nell’opera di Gide e in quella di Valéry e non bado appena a dei suggerimenti precisi di tecnica o addirittura a delle suggestioni di carattere letterario, investo invece quel dato centrale dell’uomo e dello spirito che l’autore di Prétextes e quello di Variété hanno rispettato secondo la loro natura», ivi, p. 292.
21 «La forza della vera critica francese di questo secolo sta appunto in questo continuo e aperto omaggio alla funzione direttiva dell’uomo, in questo rispetto di una funzione centrale e nutritiva», ivi, p. 302.
22 «[…] una cifra unica: quella cifra che potremmo chiamare l’attenzione di Rivière. Dove l’ha imparata? da Barrès o dalla scuola libera di Gide? Forse da tutt’e due per una mirabile composizione di elementi sentimentali e spirituali», ivi, pp. 303-304. Si veda C. Bo, Jacques Rivière, Brescia, Morcelliana, 1935.
23 Ivi, p. 305. E qualche pagina dopo Bo aggiunge: «Con Du Bos è cambiata la nozione di letteratura, è stato il primo a pronunciare delle parole decisive per un rinnovamento dall’interno dei nostri interessi», ivi, p. 314.
24 Ivi, pp. 320-321.
25 «[…] questi spiriti appartengono alla famiglia degli spiriti rivoluzionari e direttori e niente della loro attività è morto, è vano», ivi, p. 324.
26 Ivi, p. 323.
27 Id., Il libro dell’ultima poesia francese, in Id., Della lettura e altri saggi cit., pp. 78-98: 81.
28 Ivi, p. 82.
29 Ivi, p. 84.
30 Ivi, p. 87.
31 Ivi, p. 85.
32 Si vedano di Carlo Bo, Storia e motivi del surrealismo, in Id., Saggi di letteratura francese, Brescia, Morcelliana, 1940, pp. 317-341; Il Surrealismo, in La Psicoanalisi – Il Surrealismo, Torino, Edizioni Radio Italiana («Etichette del nostro tempo»), 1953, pp. 61-162; Bilancio del surrealismo, in Id., Letteratura come vita. Antologia critica cit., pp. 869-930.
33 Id., Bilancio del surrealismo cit.
34 Id., Storia e motivi del surrealismo cit., p. 335.
35 Id., Bilancio del surrealismo cit., p. 909.
36 Ivi, p. 928.
37 Id., Il «pezzo» su Pascal (1937), in Id., Saggi per una letteratura. Con una lunga appendice, Brescia, Morcelliana, 1946, pp. 250-255.
38 Ivi, p. 254.
39 Ivi, p. 255.
40 Ivi, p. 252.
41 Id., Il segreto di Valéry, in Id., Saggi per una letteratura. Con una lunga appendice cit., pp. 58-61: 59.
42 Id., Della seconda natura di Valéry (1945), in Id., Letteratura come vita. Antologia critica cit., p. 814.
43 Ivi, pp. 810-811.
44 Ivi, p. 811.
45 Milano, La Goliardica, 1966.
46 Si veda P. Valéry, Variations sur une Pensée, in Id., Œuvres, édition établie et annotée par J. Hytier, vol. I, Paris, Gallimard («Bibliothèque de la Pléiade»), 1980, p. 473, in cui accusa Pascal di avere esagerato nell’opporre conoscenza e salvezza. Lloyd James Austin spiega le ragioni di questa sua avversione individuandole nella critica del radicale pessimismo di Pascal a opera di Valéry: «Son ennemi le plus intime, on le sait, fut Pascal, contre qui il s’acharna tout au long de sa vie. Or Valéry avait certainement Pascal en vue lorsqu’il fit parler son Solitaire des “sottises” que le ciel étoilé, “cette grenaille et ses poussières ont semé […] dans les cervelles” (II, 387). Mais on peut dire du Solitaire ce que Valéry dit de Pascal: “Je ne puis m’empêcher de penser qu’il y a du système et du travail dans cette attitude parfaitement triste et dans cet absolu de dégoût. Une phrase bien accordée exclut la renonciation totale” (I, 463). Valéry refute cette “entreprise de destruction générale des valeurs humaines” chez Pascal par une logique invincible: “Si je ressens que tout est vain, cette meme pensée m’interdit de l’écrire” (I, 463-464)», L.J. Austin, Paul Valéry: «Teste» ou «Faust»?, «Cahiers de l’Association internationale des études françaises», vol. 17, 1965, pp. 245-256: 250.
47 C. Bo, Della seconda natura di Valéry cit., p. 812.
48 Ivi, p. 813.
49 Ibidem.
50 Ivi, pp. 816-817.
51 Ivi, p. 820.
52 Ivi, p. 823.
53 Ivi, p. 825.
54 Id., Il Faust di Valéry, in Della lettura cit., p. 353.
55 Ivi, pp. 354-355.
56 Ivi, p. 356.
57 Id., Un’immagine di Valéry, in Della lettura cit., pp. 461-465.
58 Ivi, p. 465. Si veda anche l’affermazione seguente: «[…] allo stesso modo si [ Gide] ritrovava accanto a un Valéry che nell’atto stesso di rinunziare con un moto di superbia alla sua probabilità di un’altra scienza denunziava ancora un bisogno e il segno della sconfitta più grossa e dolorosa di tutte», Id., Diario ininterrotto 1932-1991, in Id., Letteratura come vita. Antologia critica cit., p. 1448. Si veda anche ivi, p. 1536.
59 Id., Della seconda natura di Valéry cit., pp. 827-828.
60 «Sapremo un giorno la storia vera delle sue reazioni, la parte annullata del Pascal che viveva in lui, non fosse altro come la più paurosa bestemmia della sua purezza intellettuale?», Id., Il segreto di Valéry cit., p. 61.
61 Id., Il capitolo per Supervielle, in Id., Saggi di letteratura francese, Brescia, Morcelliana, 1940, pp. 126-149: 126-127.
62 Ivi, p. 127. Si veda anche il giudizio seguente: «A confronto la poesia pur nobile di Fargue e quella così abbondante di sentimento di Supervielle si riallacciano soltanto al senso di una storia senza maggiori proposte», Diario ininterrotto 1932-1991 cit., p. 1458.
63 Ivi, p. 129.
64 Ivi, p. 131.
65 Ivi, p. 135.
66 Ivi, p. 137.
67 Ivi, p. 139.
68 Ivi, p. 140.
69 « Supervielle doit cette unanimité à la synthèse qu’il a su opérer entre la tradition et les apports de la modernité», M. Collot, Jules Supervielle, in M. Jarrety (dir.), Dictionnaire de poésie de Baudelaire à nos jours, Paris, Puf, 2001, pp. 792-797: 797.
70 C. Bo, Il capitolo per Supervielle cit., p. 148.
71 In essa gli sono infatti dedicate quattordici pagine, da p. 50 a p. 64.
72 Id., Ancora Supervielle (1951), in Id., Della lettura cit., pp. 473-481.
73 Ivi, p. 475.
74 Ivi, p. 476.
75 Ivi, pp. 478-481. Si veda anche Id., Poesia francese del Novecento da Apollinaire a Char cit., pp. xvi- xvii.
76 H. Michaux, Surréalisme, in Id., Œuvres complètes, édition établie par R. Bellour, avec Y. Tran, Paris, Gallimard («Bibliothèque de la Pléiade»), 1998, pp. 58-61. Il paragrafo «Incontinence» è a p. 60. Vi si legge: «L’automatisme est de l’incontinence […] Breton fait de l’incontinence graphique».
77 C. Bo, Poesia francese del Novecento da Apollinaire a Char cit., p. lxxix. In questa antologia è fatto ampio spazio alla produzione di Michaux, da p. 246 a p. 278, con testi che vanno da Qui je fus (1927) a Passages (1950).
78 Ivi, p. lxxxiii.
79 Ibidem.
80 C. Bo, La nuit remue, in Id., In margine a un vecchio libro, Milano, Bompiani, 1945, pp. 97-102.
81 Ivi, p. 98.
82 Ivi, p. 99.
83 Id., Della lettura cit., p. 97.
84 Id., Diario ininterrotto 1932-1991 cit., p. 1554.
85 L. Premoli, Carlo Bo (prima postilla alla lettura critica, con richiami a Luigi Russo, Giacomo Debenedetti, Françoise Sagan, Maria Corti, Nicola Lisi, Carlo Bo, Jean Paul Weber, Cesare Segre), Padova, Rebellato, 1969, p. 29.
86 Rispondendo a una domanda di Claudio Altarocca sul suo lavoro, Bo afferma: «È andato così… Quando sarò morto, qualcuno mi domanderà: “Che cosa hai fatto della tua vita?” “Ho letto” è l’unica cosa che posso dire. Il bene non l’ho fatto. Spesso ho fatto il male, e sono qui che passo da un sigaro all’altro», C. Bo, Intervista a “La Stampa” a cura di Claudio Altarocca, in Letteratura come vita. Antologia critica cit., p. 1627.
87 J. Starobinski, «Prefazione» a C. Bo, Letteratura come vita. Antologia critica cit., p. x.
88 C. Bo, Diario ininterrotto 1932-1991 cit., p. 1520.
89 Id., Intervista a “La Stampa” a cura di Claudio Altarocca cit., p. 1626.