Freud analizzante1
p. 21-29
Texte intégral
L’inconscio è Roma città aperta
1Si diventa analista analizzando i propri sogni. Secondo Ernest Jones, questa è la risposta di Freud alla questione. L’autoanalisi di Freud portata avanti per tutta la sua esistenza, mediante l’analisi dei sogni, dei lapsus e degli atti mancati, fu quindi la via regia per la psicoanalisi: “ti dissi che il mio paziente più importante ero io stesso”2, scrive a Wilhelm Fliess. Jacques Lacan ratifica questo orientamento scrivendo: “Chi meglio di lui, confessando i propri sogni, ha saputo filare la corda su cui scivola l’anello che ci unisce all’essere”?3
2Al tempo stesso, Freud la considera impossibile. Lacan invece la considera, benché scritta, un’analisi, e non un’auto-analisi4. Di fatto, non è introspezione privata ma bensì esposizione. Si rivolge a qualcuno, nella corrispondenza e negli articoli; è persino pubblica ne L’interpretazione dei sogni (1900), la Psicopatologia della vita quotidiana (1901) o la sua Autobiografia (1924). Freud sogna per noi, constata Lacan a proposito del sogno di Irma5. Questo materiale è più affidabile delle biografie contemporanee, che si perdono nella decodifica dell’inconscio di Freud come nel labirinto di un romanzo giallo, fatto di segreti di famiglia e di indizi sospetti di libido mal riposta. Possiamo ricordare che, al pari dei medici viennesi che utilizzano se stessi come pazienti per sperimentare scoperte medicamentose, Freud – che l’ha fatto per la cocaina – si interessa ai suoi propri sogni da quando aveva otto anni. La sua identificazione a Giuseppe che decifra i sogni del faraone è quindi antica.
3Tuttavia, ci vuole il lutto del padre perché egli faccia sistematicamente la sua Selbstanalyse con L’interpretazione dei sogni. È sorpreso dalla persistenza dei sogni di Roma6, di cui quattro scandiscono le tappe del riconoscimento di un desiderio di conquista ostacolato. Dietro la Roma antica, città che gli è interdetta come lo fu al ribelle Annibale, trapelano la Roma cristiana e il suo papa. È Roma città aperta, ma chiusa la notte. Il sogno del 26 ottobre 1896 lo conferma: “Si prega di chiudere gli/un occhi(o)”7, che coniuga la colpevolezza del sopravvissuto nel Vatercomplex (complesso del padre) con la trasgressione del sapere. La maggior parte dei sogni di morte di persone care che attraversano l’opera sono autobiografici; uno di questi, “Notizie di suo figlio al fronte” del 1919, ben nascosto in una nota, mette a confronto il sognatore con il pensiero di una brutta notizia. Freud vi riconosce la gelosia di un vecchio padre nei confronti della gioventù.
4L’autoanalisi di Freud è anzitutto un mezzo per verificare su se stesso la regola di decifrazione applicata ai suoi pazienti, ovvero la ricerca di quello che coordina una serie di sogni, e la constatazione che il sintomo stesso ha un doppio senso, come nei sogni e nelle barzellette ebraiche. Il suo metodo, dapprima speculativo, non tarda a trascinarlo verso degli abissi; è il Freud Champollion, prima che il Freud edipico si apra un varco.
5Per esempio, tiene in massimo conto il paziente, chiamato E nelle lettere a Fliess, che fu analizzato per cinque anni, dal 1895 al 1900. Nella corrispondenza di Freud, questo paziente assume via via più importanza. Smontando il significante Käfer (maggiolino nero) in una fobia, il paziente scopre che il termine doveva essere inteso in francese: “Que faire?” (che fare?). Era la formula ripetuta dalla madre che, perplessa al momento di sposarsi, confidava così il segreto della sua mortificazione ossessiva8. Freud, che ha appreso molto da lui (specialmente il senso della sua fobia dei treni), si congratula con lui e gli dona un quadro di Edipo e la Sfinge.
6Così, è come analizzante che Freud ascolta i suoi pazienti: “Sto sperimentando su me stesso tutte le cose che, come testimone, ho visto svolgersi nei miei pazienti”9. Il nevrotico lo interpreta. In questo transfert nei confronti dell’analizzante, egli suppone la scienza inclusa nell’inconscio dell’Altro. Sogni e sintomi dei suoi pazienti entrano talmente in interazione con le sue proprie formazioni dell’inconscio che, a quell’epoca, ne fa il censimento in modo sistematico. Applica a se stesso la regola dell’associazione libera, non calcola più e attende solo che l’Einsicht o l’Einfall10, cioè la sorpresa, si produca; è in questa disposizione d’animo che scrive il capitolo vii de L’interpretazione dei sogni.
7Non senza rischi, giacché le cose si complicano negli anni 1897-1898. Depresso e ossessionato, Freud passa all’auto-clinica: diagnostica una leggera isteria11. L’autoanalisi si estende, va dai sogni ai ricordi d’infanzia; vuole raggiungere il reale della sessualità e dubita del trauma da parte dell’adulto. A quarantatre anni interroga, quindi, sua madre sui suoi ricordi d’infanzia12 e cerca di verificare l’Edipo su di sé.
8Non tutto, però, “quadra”, in particolare per quanto concerne l’odio del padre – in lui troviamo piuttosto il desiderio di renderlo immortale. In compenso, la rivalità fraterna è molto evidente in questa famiglia ricomposta. Vedremo che Freud sottolineerà per la tutta la vita questa ambivalenza nei confronti dell’alter ego – amico e nemico – che lui stesso attribuisce alla sua rivalità con il nipote John (oltre a quella con Julius, suo fratello morto). È piuttosto sul fratellastro Filippo, che ha vent’anni più di lui, che (si) cristallizza l’odio edipico. Esso è al massimo quando sua madre è incinta del futuro fratello Alessandro. Il confronto con l’incesto sarà più tardivo e indiretto. È ancora il sogno di un paziente ciò che fa scattare in lui il ricordo di aver visto la madre nuda13.
9Lo stesso vale per la castrazione; è un ragazzo di quattordici anni che lo mette sulla via, in una modalità atipica: si vendica del padre castrandolo. Si passa, allora, al mito di Crono; Freud va dal mito alla struttura constatando la fondatezza per se stesso di questa relazione con la sessualità infantile. Due casi bastano, quindi, per giungere a un universale, dal momento che si estrapola una causalità; in questo caso, la realizzazione di un desiderio infantile. Così, l’ultimo sogno de L’interpretazione dei sogni, “Cara mamma e persone con becchi d’uccello”14, mette a confronto Freud con la castrazione; si tratta di un incubo fatto a otto o nove anni, quello della madre morta. Trent’anni dopo, la colpevolezza del desiderio si impone a lui come sogno di autopunizione.
10L’Einfall non è, quindi, un’identificazione immaginaria al paziente, come in Theodor Reik – che ne abuserà –, è l’esperienza dell’Altro che offre “uno di quegli sguardi traversi con cui sorprende il vero”15. Per contro, la teoria della seduzione non funziona per lui – Freud non è traumatizzato dalla perversione del padre – ma, al contrario, minacciato da lui in alcuni ricordi precoci. Questo è un buon motivo per abbandonare la Neurotica; anche in questo caso, stessa regola: una sola esperienza basta. Se Freud fa eccezione al credo della seduzione, non è più il caso di generalizzare. Difficile interpretare i suoi sintomi in termini di isteria traumatica dal momento che scopre, nel 1898, la sessualità infantile con i sogni di nudità; così il sogno “Salire di corsa le scale”16 lo trasporta all’epoca di quando aveva tre anni. La teoria della seduzione crolla di fronte alla divisione fra il Freud scienziato e il Freud analizzante: il dilemma non è più possibile. Freud, analista ancora prima di essere stato analizzante, colma il ritardo. Lo paga con la recrudescenza dei sintomi: la sua paura della morte, la sua inibizione, la sua depressione, il suo timore della sifilide, la sua paura delle donne – tanti affetti concomitanti alla sua scoperta17.
Auto-dissezione
11Freud analizzante è il superamento del discorso medico o universitario anzitutto verso il discorso isterico, poi verso la manifestazione di un desiderio di sapere inaudito e inedito. In gran parte della sua Interpretazione dei sogni, egli ritiene di poter salvaguardare la parte più intima. Resta nel discorso della scienza. Se questa richiede la trasparenza, è sino a un certo limite, quello che oltrepassano le lettere a Fliess, nuovo indirizzo molto confidenziale. Freud entra effettivamente nel discorso analitico solo quando rinuncia all’alibi costituito dall’anatomia del sistema nervoso, a cui si stava interessando da una decina d’anni.
12Ciò è testimoniato da un sogno, che considera come il perno di un cambiamento di discorso: è il sogno “Dissezione del bacino”, del maggio 189918. Sotto lo sguardo del vecchio Brücke, Freud si vede imporre il compito di dissezionare il proprio corpo – in un’epoca in cui, sino al 1900, egli pubblica ancora articoli sulle paralisi cerebrali infantili. La dissezione, indolore nel sogno, rientra nel perturbante; lo incitano, in nome della scienza, a testimoniare in pubblico la sua scoperta, ossia quello che la scienza forclude; è il Wo es war, soll ich werden di Freud suo malgrado, è il caso di dirlo.
13Ernst Brücke, mentore di Freud sino al 1890 e maestro ammirato, interveniva energicamente per forzarlo a pubblicare. Si realizza uno spostamento su L’interpretazione dei sogni, che tarda a uscire. Aspetterà cinque anni, in effetti, prima di pubblicarlo. L’inibizione traduce una difficoltà ad assumere il desiderio: uomo di desiderio, dice Lacan, “d’un desiderio da lui seguito suo malgrado”19, e senza avere nessuna vocazione per la terapeutica, come indica, in particolare, la sua conversione tardiva alla medicina.
14Nel sogno di Brücke20, Freud fa il ponte, che il gioco di parole permette, e supera la frontiera tra il cervello e l’inconscio. Questa è la vera e propria castrazione: la conquista della psicoanalisi è un più-di-sapere che è un’amputazione d’essere, com’è testimoniato dalla fatica fisica di quel periodo e dalla sua depressione epistemologica21.
15L’analisi di Freud non è solo l’articolazione, per se stesso, dell’Edipo e del complesso di castrazione, che gli sono suggeriti dai suoi pazienti; è anche la desupposizione di un sapere che serve a nascondere l’inconscio, anche se gli trasmette l’Ideale per farlo. Una desupposizione progressiva, articolata e scandita da alcuni nomi propri che sono altrettanti sgabelli retrattili, che segnano le tappe della sua Bildung (formazione). È la serie dei Nomi-del-Padre dello scientismo a cui Freud si è identificato. Prendono il posto dei suoi eroi dell’infanzia: scopritori e conquistatori.
16L’atto si sostiene come da un dire censurato: “Padri, non vedete di quale ambizione brucio?” Brücke il suo maestro, padre severo che lo guarda; Ernst Fleischl il suo assistente, morto prematuramente per un eccesso di cocaina derivante da un eccesso di zelo dello stesso Freud; Jean-Martin Charcot, il più ammirato, anche se non era persuaso dell’importanza della sessualità; Theodor Meynert, Ideale dell’io per un certo tempo, nella sua clinica psichiatrica, poi disidealizzato come il più sublime degli isterici maschili; Breuer, maldestro, apprendista stregone della catarsi isterica, accusato di sbarrargli la strada a Vienna. Rispetto a queste grandi figure, da lui attribuite alla sua ambivalenza paterna, Freud resta nel discorso del padrone in quanto vuole prendere il loro posto, farsi un nome nel Pantheon della scienza. Non sono i fautori di un sapere supposto, essi sanno realmente qualcosa, ma chiudono la porta all’inconscio.
17Fliess, invece, la apre. Esce dalla serie dei Nomi-del-Padre; è il “soggetto supposto sapere”, secondo Lacan, che insiste su questo sintagma appena menzionato da Octave Mannoni nella sua “analisi originaria”, uscita lo stesso anno22.
18Per Lacan, Freud è analizzante rispetto a Fliess, ed è durante il periodo in cui gli scrive che viene suscitata una vera e propria elaborazione di sapere: “sei l’altro unico, der einzige Andere, der alter”, gli dice23 – il più-uno di un sapere nuovo, diremmo noi.
19L’analizzante Freud suppone che Fliess sappia qualcosa? Sicuramente sì, sulla fisiologia, la bisessualità organica, la sessualità infantile – lui che predice il sesso dei suoi figli e che annota il ritorno periodico delle erezioni del figlio24; ma, sull’inconscio, niente di niente. I biografi si stupiscono quindi del fatto che quel “medicastro”, quel “solleticatore di nasi” come dice Lacan25, inventore delirante di una sorta di numerologia, sia potuto servire da catalizzatore transferale all’inventore della psicoanalisi. Una follia a due, secondo la diagnosi di James Strachey, tra un isterico e un paranoico. Divisione di Freud. Si constata che il suo scetticismo sulla periodicità e sulla numerologia è tardivo, mentre le sue opere pubblicate, sotto transfert, per così dire, non ne portano nessuna traccia e derivano da principi rigorosamente opposti. Il suo timore superstizioso di morire a cinquantuno anni, che procede dalle ciarlatanerie di Fliess (28 + 23 = 51), resta comunque. Si accentua dopo la pubblicazione de L’interpretazione dei sogni.
20Un poema dedicato a Fliess in occasione della nascita del suo secondo figlio, nel 1899, ci fornisce il segreto di questo strano transfert: “Salve al figlio valoroso che, su ingiunzione del padre, è apparso al momento giusto per assisterlo e collaborare all’ordine sacro. Ma salve anche al padre che, poco prima, ha trovato nel calcolo il modo di arginare la potenza del sesso femminile”26. Freud non dimenticherà mai questa fobia della femminilità che lo orienta verso l’interpretazione del sintomo, nei due sessi, come difesa contro la castrazione; l’appello al padre onnipotente per contenere il godimento femminile è un indizio della sua nevrosi. Quanto alla teoria di Fliess, essa è interpretabile come una supplenza delirante alla forclusione della castrazione, che fa ritorno nel reale del ciclo. Questa adesione prolungata in Freud, almeno sino al 191627, non è solo superstizione; la credenza di Freud non si riduce all’omosessualità sublimata, né a un sintomo ossessivo, né a un resto di mistica ebraica. Traduce un arresto proprio sul reale del sesso, un impossibile, che rende Freud bisognoso dell’analisi interminabile, come effettivamente accadde a lui e ai suoi biografi. È la sua maniera di farsi abbindolare dal reale.
Limiti dell’autoanalisi
21Fliess è un sintomo per Freud, che lo analizzerà in quanto tale nella sua corrispondenza, ma che intravede già alla fine de L’interpretazione dei sogni con il sogno “Mio figlio il miope”28 e la sua derisione della bilateralità, la “bi-bi”29.
22L’autoanalisi continua nella Psicopatologia della vita quotidiana del 1904, e soprattutto nell’edizione del 1907, dal capitolo xii consacrato alla differenza strutturale tra superstizione come sintomo ossessivo e negazione di ogni casualità nel delirio paranoico. Ma è soprattutto negli anni 1910-1913 che Freud metterà in luce il fatto che una parte della libido detta omosessuale può essere sublimata nel sapere: “Sono riuscito là dove il paranoico fallisce”, scrive a Sándor Ferenczi il 6 ottobre 191030. Ben detto, professore! Rimasta celebre, questa brillante formula consacra l’analizzante Freud come artigiano dell’analisi delle resistenze, giacché è emancipandosi dal sapere di Fliess che la psicoanalisi sfugge al delirio d’interpretazione. Non ne deriva nessuna gloria per Fliess, poiché l’analisi si è realizzata a sua insaputa. Lacan sottolinea questa dissimmetria nel contesto della passe e della nomina, all’epoca: “Freud non poteva essere il proprio passeur, e precisamente per questo motivo non poteva risollevare Fliess dal suo disessere”31.
23La vicenda era cominciata con un transfert di lavoro, termina con un lavoro di transfert a ritroso di una cura-tipo e proseguirà oltre il 1912. Nelle sue lettere a Jones e a Ferenczi di questo periodo – che è quello della rottura con Jung – Freud si interroga su questa sublimazione. Anziché omosessualità sublimata, preferiamo chiamarlo il suo debole sublimato per le donne. Scottato, non crede più alle amicizie maschili né ai rovesciamenti della relazione figlio/padre dopo la defezione, ancora una volta, di un erede (Otto Rank).
24Jones stabilisce la serie delle figure femminili che prendono il sopravvento sulle amicizie deluse: Minna Bernays, Emma Eckstein, Lou Andreas-Salomé, Joan Rivière, Marie Bonaparte32. Queste ultime, soprattutto negli anni 1925, suscitano un desiderio di sapere che trova nondimeno il suo limite nell’enigma della femminilità; anche in questo caso, l’analisi è interminabile.
25Lacan contesta, quindi, il sintagma dell’autoanalisi. Anche se è una cura fallita, una writing-cure, una cura per iscritto, è in quanto analizzante che Freud è passato allo psicoanalista33. I parametri della psicoanalisi lacaniana sono qui verificati, non meno che altrove, nella dimensione di miraggio con cui un’analisi opera, e che consacra lo “scadimento […] costitutivo” dello psicoanalista per l’analizzante34.
26L’autoanalisi di Freud è quel fallimento che, nel modo giusto, fa dell’eccezione la regola; fa di noi oggi i suoi passeurs e serve da contro-esperienza rispetto a qualsiasi formazione accademica.
Notes de bas de page
1 Articolo pubblicato in “La Revue de la Cause freudienne”, n. 74, 2007, pp. 9-15.
2 S. Freud, Lettera n. 75 del 14 novembre 1897, in Le origini della psicoanalisi, Lettere a Wilhelm Fliess (1887-1902), Torino, Bollati Boringhieri, 1968, p. 167.
3 J. Lacan, La direzione della cura e i principi del suo potere, in Scritti, Torino, Einaudi, 2002, p. 638.
4 Cfr. Id., Prima versione della “Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola”, in Altri scritti, Torino, Einaudi, 2013, p. 572.
5 Cfr. Id., Il Seminario, Libro II, L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 2006, pp. 187-188.
6 Cfr. D. Anzieu, L’auto-analyse de Freud et la découverte de la psychanalyse, Paris, PUF, 1975 (tradotto in italiano in L’autoanalisi di Freud e la scoperta della psicoanalisi, Roma, Astrolabio, 1978), pp. 252-256.
7 S. Freud, L’interpretazione dei sogni (1899), in Opere, vol. 3, Torino, Bollati Boringhieri, 1966, p. 293.
8 Id., Lettera n. 80 del 29 dicembre 1897, in Le origini della psicoanalisi, Lettere a Wilhelm Fliess cit., p. 176.
9 Id., Lettera n. 72 del 27 ottobre 1897, in Le origini della psicoanalisi cit., p. 162.
10 Cfr. T. Reik, Le psychologue surpris, Paris, Denoël, 1976, p. 47 e p. 67.
11 Cfr. D. Anzieu, L’auto-analyse de Freud et la découverte de la psychanalyse cit., p. 312.
12 Cfr. P. Gay, Freud, une vie, Paris, Hachette, 1991, p. 114.
13 Cfr. D. Anzieu, L’auto-analyse de Freud et la découverte de la psychanalyse cit., p. 317.
14 S. Freud, L’interpretazione dei sogni cit., p. 532.
15 J. Lacan, La direzione della cura e i principi del suo potere, in Scritti cit., p. 621.
16 S. Freud, L’interpretazione dei sogni cit., pp. 222-224.
17 Cfr. D. Anzieu, L’auto-analyse de Freud et la découverte de la psychanalyse cit., pp. 579-580.
18 S. Freud, L’interpretazione dei sogni cit., pp. 413-416.
19 J. Lacan, La direzione della cura e i principi del suo potere, in Scritti cit., p. 638.
20 In tedesco die Brücke significa il ponte, mentre ernst significa serio.
21 Cfr. D. Anzieu, L’auto-analyse de Freud et la découverte de la psychanalyse cit., p. 446 e p. 552.
22 J. Lacan, Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola, in Altri scritti cit., p. 251. Lacan si riferisce qui a un articolo di Octave Mannoni uscito lo stesso anno, L’analyse originelle (“Les temps modernes”, n. 253, 1967).
23 S. Freud, Lettre n. 42 du 21 mai 1894, in Lettres à Wilhelm Fliess (1887-1904), Paris, PUF, 20016, p. 97.
24 P. Gay, Freud, Une vie cit., p. 138 e segg.
25 J. Lacan, Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola, in Altri scritti cit., p. 251.
26 S. Freud, Lettre n. 231 du 29 décembre 1899, in Lettres à Wilhelm Fliess (1887-1904) cit., p. 499.
27 Cfr. Id., Lettre à Josef Popper-Lynkeus - 4 août 1916, in Correspondance 1873-1939, Paris, Gallimard, 1966, p. 341.
28 Id., L’interpretazione dei sogni cit., pp. 403-406.
29 Id., Lettre à Fliess n. 152 du 22 décembre 1897, in D. Anzieu, L’auto-analyse de Freud et la découverte de la psychanalyse cit., p. 369.
30 Cfr. S. Freud, S. Ferenczi, Lettera del 6 ottobre 1910, in Lettere, 1908-1914, vol. I, Milano, Cortina, 1993
31 J. Lacan, Discorso all’École freudienne de Paris, in Altri scritti cit., p. 271.
32 Cfr. E. Jones, Vita e opere di Sigmund Freud, Milano, il Saggiatore, 2014, p. 357.
33 J. Lacan, Conférences et entretiens dans des universités nord-américaines. Yale University, 24 novembre 1975. Entretien avec des étudiants. Réponses à leurs questions, “Scilicet”, n. 6/7, Paris, Seuil, 1976, p. 36 e Proposta del 9 ottobre 1967 cit.
34 Cfr. Id., Prima versione della “Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola” cit., p. 572.

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