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Analisi qualitativa

p. 139-231


Texte intégral

1. Lo strumento di analisi: la scala di sessismo

1Per poter affermare che maschi e femmine sono rappresentati in modo “equo e paritario” in un testo scolastico, non è sufficiente constatare la “parità numerica” (stessa percentuale di entrambi i sessi nei testi e nelle illustrazioni) ma occorre anche verificare un’effettiva uguaglianza nel modo in cui sono raffigurati i due generi. Ad un’analisi di tipo quantitativo deve essere affiancata un’indagine qualitativa che studi le connotazioni del femminile e del maschile proposte dai testi. Occorre in particolare esaminare se, nella rappresentazione di maschi e femmine, si ricorre a modelli tradizionali oppure se sono offerti modelli “nuovi” di uomini e di donne a cui bambini e bambine possono ispirarsi. Nella mia analisi mi sono proposta di studiare proprio questi due casi estremi: le rappresentazioni stereotipate e quelle “anticonvenzionali” (spiegherò tra breve il significato del termine). Cominciamo intanto col chiarire le nozioni fondamentali di “stereotipo” e “stereotipo di genere”. Per stereotipo si intende un’opinione comune, ritenuta valida, relativa a caratteristiche e credenze di gruppi e/o istituzioni, spesso semplificata e rigida che non tiene in nessun conto le differenze individuali. L’espressione stereotipo di genere indica una visione semplificata e rigida che attribuisce a donne e uomini ruoli determinati e limitati dal loro sesso. Nella presente analisi qualitativa sono stati studiati quei brani che presentano stereotipi di genere o, al contrario, modelli anticonvenzionali di maschio/femmina. Si è svolta in particolare un’analisi critica circa la funzione che tali stereotipi (o “antistereotipi”) svolgono all’interno della storia. Ma andiamo per gradi: procediamo attraverso due fasi distinte che possono essere sintetizzate attraverso la dicotomia forma/contenuto.

Analisi del contenuto

2Per prima cosa si individuano nei testi i modelli convenzionali e quelli anticonvenzionali applicati ai due generi. Per compiere questa operazione bisogna riflettere esclusivamente sul contenuto, ricordando la nozione fondamentale di “sessismo”. Il termine indica una discriminazione secondo il sesso, cioè qualunque arbitraria stereotipizzazione di maschi e femmine in base al sesso. Da questa definizione neutra ne discende una seconda, più connotata, per cui il sessismo indica una forma di discriminazione nei confronti di un sesso, generalmente perpetrata contro quello femminile, che ne limita il ruolo e i diritti con azioni, parole e immagini. Per individuare gli stereotipi di genere è sufficiente attenersi alla prima definizione e fare questo tipo di ragionamento: il sessismo (o meglio lo stereotipo sessista) esiste là dove si rileva una discrepanza tra i sessi nell’attribuzione di date caratteristiche e ruoli.

3Gli stereotipi sessisti possono essere distinti in due tipi fondamentali:

  • Stereotipi relativi all’attribuzione di caratteristiche psicologiche e comportamentali differenziate a seconda del genere. In base a tali stereotipi gli uomini risultano: attivi, razionali, forti, competitivi, decisi, amanti del rischio, indipendenti, avventurosi. Le donne, al contrario, vengono “marcate” come: passive, emotive, deboli, affettuose, tenere, comprensive, impulsive, paurose.
  • Stereotipi relativi alla spartizione rigida dei ruoli in ambito socio-professionale e familiare. L’uomo, tipicamente, lavora, mantiene economicamente la famiglia, si muove nello spazio pubblico; la donna si prende cura della casa, dei figli ed opera nel ristretto spazio domestico, privato.

4Per individuare i modelli anticonvenzionali (antistereotipi) applicati ai due sessi si può sfruttare ancora la nozione di sessismo, ma in negativo: si ha un modello anticonvenzionale quando non c’è discriminazione nella rappresentazione dei due generi. Il problema è che, così facendo, si ribadisce l’idea che il sessismo (modello convenzionale) è la “normalità” mentre il non-sessismo (modello anticonvenzionale) è l’eccezione. Per evitare tutto questo occorre individuare un’espressione che abbia un significato opposto al sessismo ma che sia al tempo stesso più neutra, cioè non connotata in negativo come la parola “anticonvenzionale”. Il termine da contrapporre alla discriminazione è la parità. Si avranno dunque modelli paritari là dove c’è un trattamento equo dei due sessi. Pur tenendo presente la divisione concettuale sessismo/parità, nel corso dell’analisi si fa comunque ricorso ai termini “anticonvenzionale”, “antistereotipo”, “antisessista”. Questo per un duplice motivo. Innanzitutto per rendere esplicito il contrasto tra una situazione in cui c’è discriminazione in base al sesso (sessista, stereotipata, convenzionale) ed una situazione in cui non c’è discriminazione (non-sessista, non-stereotipata, non-convenzionale). E poi per una presa di coscienza del fatto che, almeno fino ad oggi, la norma (la situazione “convenzionale”) è stata effettivamente una situazione di sessismo, di disparità tra uomo e donna. Come si vedrà meglio nel corso dell’analisi dei testi quando ci si trova di fronte ad una donna pilota d’aereo, risulta molto più immediato parlare di un modello anticonvenzionale di donna anziché di un modello paritario, anche se dobbiamo tener presente che le due espressioni sono concettualmente equivalenti.

5Una volta evidenziati gli stereotipi di genere e gli antistereotipi (modelli paritari uomo-donna) si tratta di analizzare come essi sono inseriti in un particolare testo e in che modo vengono presentati al lettore. Si passa alla seconda fase.

Analisi della forma

6Le domande da porsi adesso sono queste: in che modo lo stereotipo (o l’antistereotipo) viene presentato al lettore-bambino? In particolare, vengono forniti strumenti critici per metterlo in discussione? Cerchiamo di rendere operative le questioni. Partiamo dallo stereotipo, chiedendoci se il modello stereotipato applicato a uomini o donne nel testo viene:

  • approvato (come se fosse positivo);
  • criticato, messo in discussione;
  • accettato passivamente (come se fosse naturale e quindi immodificabile).

7Il che equivale a chiedersi: lo stereotipo all’interno del testo assume una connotazione positiva, negativa o neutra? Nei primi due casi il testo presenta strumenti critici volti, rispettivamente, ad approvare lo stereotipo oppure a confutarlo. Nel terzo caso invece il testo non lascia trasparire alcuna valutazione in merito e presenta un modello convenzionale come fosse normale e, come tale, non suscettibile di critiche. Gli stereotipi in tal modo passano inosservati, non vengono “messi a fuoco” da chi legge, e questo li rende ancora più potenti. In particolare, il lettore-bambino non viene dotato degli strumenti critici per metterli in discussione ed è costretto ad accettarli passivamente. È facile capire che questo è, tra i tre, il caso più “grave”: atteggiamenti sessisti si perpetuano come fossero la norma senza che nessuno se ne accorga (tantomeno bambini e bambine). È addirittura più grave di quando lo stereotipo viene dichiaratamente approvato nel testo. In questo caso infatti lo stereotipo è posto all’attenzione del lettore ed è presentato come un aspetto su cui si può avere un’opinione (visto che l’autore/trice fornisce la sua). Infine, il secondo caso presenta uno stereotipo di genere al fine di confutarlo. Questo corrisponde evidentemente al caso di “minor sessismo” tra i tre, che però non è ancora “neutro”: dopotutto se c’è ancora bisogno di confutare uno stereotipo significa che nella realtà quello esiste ancora.

8I ragionamenti fatti sopra valgono in realtà per qualunque tipo di stereotipo, non soltanto per quello di genere. La regola di base è questa: non c’è niente di peggio che presentare un atteggiamento discriminante facendolo passare per naturale perché, così facendo, si incentiva un’accettazione passiva, conformista.

9Tornando al caso specifico degli stereotipi di genere, passiamo ora ad una valutazione comparata dei tre casi menzionati e cominciamo a costruire il nostro strumento per l’analisi qualitativa, la “scala di sessismo”:

  1. sessismo forte: lo stereotipo di genere viene accettato passivamente;
  2. sessismo: lo stereotipo di genere è approvato;
  3. antisessismo: lo stereotipo di genere viene criticato.

10Procediamo allo stesso modo per quanto riguarda l’antistereotipo. Ci chiediamo se il modello paritario (anticonvenzionale) di maschio/femmina in quel particolare testo viene:

  • approvato (assumendo una connotazione positiva);
  • criticato, ridicolizzato in quanto deviante dai modelli tradizionali;
  • accettato passivamente.

11Il che equivale a domandarsi: l’antistereotipo nel testo viene connotato positivamente, negativamente o viene presentato in modo neutro? Utilizziamo le medesime regole adottate per lo stereotipo, solo che, applicandole all’antistereotipo, il risultato finale sarà esattamente l’opposto. Così, il caso “migliore” (nel senso di: “meno sessista”) tra i tre sarà quello in cui il modello anti-convenzionale/paritario viene accettato come fosse naturale: la donna risulta naturalmente indiscriminata. Al secondo posto ci sarà il modello anticonvenzionale/paritario approvato perché significa che l’autore/ trice sente la necessità di controbilanciare una situazione non ancora equa, prendendo una precisa posizione. Infine, all’ultimo posto, si trova il modello anticonvenzionale criticato: si propone un modello alternativo, di donna o di uomo, solo per metterlo in discussione.

12Possiamo così costruire una scala di sessimo anche per il modello anticonvenzionale, suddividendola nelle tre varianti appena discusse:

  1. neutro (paritario): l’antistereotipo di genere viene accettato acriticamente (la parità uomo/donna viene data per scontata);
  2. anticonvenzionale positivo (o paritario positivo): l’antistereotipo di genere viene approvato;
  3. anticonvenzionale negativo (o antiparitario): l’antistereotipo di genere viene criticato.

13Il problema, adesso, consiste nell’unire le due scale in un’unica scala di sessismo che presenti sei livelli: tre relativi allo stereotipo e tre all’antistereotipo. Ovviamente la scala varierà tra i due casi estremi: dal sessismo forte al caso neutro (assenza di sessismo). Appena “sotto” il sessismo forte avremo il sessismo medio; così come appena “sopra” il caso neutro (antistereotipo accettato) avremo il modello anticonvenzionale approvato. I dubbi nascono per i casi dello stereotipo criticato e dell’antistereotipo criticato: questi costituiscono i due casi limite che determinano il passaggio tra le due scale.

14Ragioniamo sul caso dello stereotipo criticato. Quando si critica un modello stereotipato di maschio o di femmina si ha un preciso intento antisessista: si mira cioè ad abbattere le rappresentazioni stereotipate dei due sessi auspicando, indirettamente, la possibilità di creare nuovi modelli. È vero però che criticare uno stereotipo non ha la stessa efficacia che proporre un antistereotipo: per esempio, criticare una bambina che gioca con la Barbie (stereotipo criticato), non ha la stessa “forza” che presentare una bambina che gioca a calcio o ai videogame (antistereotipo). Si può dire che lo stereotipo criticato deve collocarsi nella parte bassa della scala (vicino al caso neutro) ma al di sopra dei casi dell’antistereotipo accettato e approvato.

15Ragioniamo ora sul caso dell’antistereotipo criticato. Quando si critica un modello anticonvenzionale di maschio o femmina l’intento è quello di ribadire, indirettamente, un modello stereotipato. È vero però che criticare un antistereotipo è comunque meglio che presentare uno stereotipo: per esempio, criticare una donna che lavora (antistereotipo criticato) è comunque preferibile rispetto a presentare una donna casalinga (stereotipo). Questo perché, nel primo caso, le bambine avranno un modello nuovo e gratificante cui potersi ispirare (donna che lavora); non importa se tale modello viene messo in luce negativa: rimane comunque un modello possibile. Nel secondo, invece, le stesse bambine avranno come unico modello possibile quello tradizionale della donna-casalinga.

16Visti i ragionamenti fatti sopra possiamo decidere come inserire i casi dello stereotipo-criticato e dell’antistereotipo-criticato nella nostra scala di sessismo. Riassumendo si è detto che: criticare un antistereotipo è “meno sessista” che accettare o approvare uno stereotipo; criticare uno stereotipo è “più sessista” che accettare o approvare un antistereotipo. Se ne conclude che: è (evidentemente) più sessista criticare un antistereotipo che criticare uno stereotipo. Come dire: è preferibile criticare una donna casalinga che una donna dirigente d’azienda.

17Si arriva dunque a costruire la scala di sessismo che nasce dall’unione delle due scale precedenti con una variazione: i casi dello stereotipo criticato e dell’antistereotipo criticato devono essere invertiti rispetto all’ordine iniziale.

  1. stereotipo accettato (sessismo forte);
  2. stereotipo approvato (sessismo);
  3. antistereotipo criticato (anticonvenzionale negativo o antiparitario);
  4. stereotipo criticato (antisessismo);
  5. antistereotipo approvato (anticonvenzionale positivo);
  6. antistereotipo accettato (caso neutro o paritario).

18I testi analizzati potranno quindi essere giudicati: fortemente sessisti, sessisti, anticonvenzionali negativi (antiparitari), antisessisti, anticonvenzionali positivi (o paritari positivi) o neutri (paritari)1.

2. Come si struttura l’analisi dei singoli brani

19L’analisi qualitativa dei brani è preceduta da un breve riassunto per consentire al lettor/alla lettrice e di seguire il discorso anche senza aver letto interamente il testo in esame. Dopo il riassunto l’analisi si articola su tre distinti livelli:

  • Individuazione degli stereotipi o degli antistereotipi presenti nel testo. Ogni stereotipo e antistereotipo è denominato con un’etichetta sintetica e chiara (per esempio, “mamma apprensiva”, “bambino indipendente”, “padre assente e distaccato”, “bambino timido e delicato”, ecc.). Nell’analisi si ricorre ad estratti ripresi dai testi per esplicitare i singoli frammenti, le singole espressioni o parole che hanno consentito l’individuazione degli stereotipi o degli antistereotipi in quel particolare testo.
  • Analisi della funzione degli stereotipi e degli antistereotipi nel testo. Da chiarire preliminarmente cosa intendiamo in questo contesto per “funzione”. In precedenza si è spiegato che, una volta evidenziati gli stereotipi di genere e gli antistereotipi, occorre analizzare come sono inseriti in un particolare testo e a quale scopo. La domanda da porsi è appunto questa: che funzione assolvono gli stereotipi e gli antistereotipi in quel testo? Le risposte possibili, come si è visto, sono tre: possono avere una funzione critica, una funzione di approvazione, una funzione di accettazione passiva. Detto altrimenti, quando si parla di funzione ci si chiede: a che scopo in un particolare testo è stato inserito un modello tradizionale di maschio/femmina oppure un modello anticonvenzionale? Per confermarlo, per criticarlo o senza alcun intento palese di giudizio?
  • Il giudizio di sessismo. A conclusione dell’analisi viene espresso un giudizio sulla base della scala di sessismo discussa in precedenza. Il testo sarà giudicato fortemente sessista quando al suo interno si accetta passivamente uno stereotipo di genere; sessista quando lo stereotipo viene approvato; antiparitario quando si critica un antistereotipo di genere; antisessista quando si critica uno stereotipo; anticonvenzionale positivo se si approva un antistereotipo; neutro quando si accetta acriticamente un antistereotipo.

20Sono necessarie a questo punto due precisazioni che riguardano due casi critici emersi nel corso dell’analisi. In primo luogo, capita spesso che in uno stesso brano siano individuati più stereotipi, antistereotipi oppure stereotipi e antistereotipi insieme. In questi casi si è operato come segue:

  • Giudici concordanti. Se i singoli stereotipi assumono la stessa funzione nel testo e, quindi, determinano lo stesso tipo di giudizio, si può dare anche un giudizio complessivo del testo. Per esempio due stereotipi accettati passivamente determinano due giudizi di “testo fortemente sessista” quindi, a maggior ragione, il testo sarà definito nel complesso “fortemente sessista”. Questo vale ovviamente anche nel caso di più antistereotipi che assolvono funzioni concordanti: se un testo presenta due antistereotipi accettati è giudicato complessivamente “neutro”.
  • Giudici discordanti. Se, invece, all’interno di un medesimo testo, si trovano stereotipi con funzioni diverse che determinano giudizi contrastanti di sessismo, si sceglie di non dare un giudizio complessivo di quel testo. Per esempio, se uno stereotipo di genere viene criticato (testo antisessista) mentre un secondo stereotipo viene approvato (testo sessista) non è lecito stabilire un giudizio unitario. In questo caso ci si limita ad una elencazione dei singoli stereotipi individuati, sottolineando il fatto, di per sé significativo, che i giudizi su quel testo risultano divergenti. La stessa procedura è utilizzata anche nel caso di un testo che presenta sia stereotipi che antistereotipi; ovviamente in tal caso non è consentito un giudizio globale sulla base della scala di sessismo.
  • Giudici concordanti ma aventi differenti livelli di sessismo. Può capitare il caso in cui, in uno stesso testo, si hanno più stereotipi (o antistereotipi) che non svolgono funzioni contrastanti, ma che comunque determinano un diverso giudizio di sessismo. Per esempio, se uno stereotipo viene accettato acriticamente mentre un secondo stereotipo viene approvato, abbiamo un giudizio di testo “fortemente sessista” e un altro giudizio semplicemente “sessista”. I due giudizi concordano ma sono comunque diversi. In casi come questo si sceglie di non dare un giudizio complessivo del testo (perché bisognerebbe fare una sorta di media tra i due giudizi). È vero però che è facile capire se il testo in questione protende verso un orientamento sessista oppure non-sessista (nel nostro esempio si può ragionevolmente affermare che il giudizio su quel testo è come minimo sessista, ma lascio queste semplici deduzioni al lettore/alla lettrice). Da dire che casi analoghi si possono presentare anche quando in un testo convivono stereotipi e antistereotipi. Per esempio, se in un testo si critica uno stereotipo e si approva un antistereotipo, è evidente che quel testo, nel complesso, fornisce un messaggio non-sessista. Non sarebbe però corretto stabilire un giudizio unitario di quello stesso testo facendo una media tra il giudizio “antisessista” (stereotipo criticato) e il giudizio “anticonvenzionale positivo” (antistereotipo approvato). Come si è già detto, sarà il lettore attento ad arrivare alle giuste conclusioni.

21Due parole conclusive. Negli ultimi due casi sopra esposti, si è preferito evitare di dare un giudizio complessivo del testo. Questo perché, in quei due casi, tale giudizio non sarebbe stato pienamente motivato dalla scala di sessismo costruita a tale scopo. In realtà c’è un’altra ragione a monte. Il presente lavoro non ha certamente un obiettivo di censura dei testi esaminati. La scala di sessismo non ha come scopo principale quello di condannare i testi sessisti e assolvere quelli non-sessisti. La scala offre semplicemente delle etichette che rispecchiano determinati processi più profondi. Tali etichette hanno quindi la mera funzione di nominare i processi a cui si riferiscono. Non è di per sé significativo che un testo sia definito “sessista”; il fatto significativo per i nostri scopi è constatare che quel testo presenta stereotipi di genere e che tali stereotipi vengono approvati. L’obiettivo di questa analisi è infatti studiare le modalità di rappresentazione dei due generi nei testi scolastici delle elementari. Se l’obiettivo è di conoscenza e non di censura non è rilevante se, al termine dell’analisi, un testo viene “bollato” come sessista oppure no. L’importante è che emergano dati interessanti circa le scelte operate dalle case editrici per rappresentare il genere maschile e femminile, il che, nella presente ricerca, coincide con l’individuazione di stereotipi o antistereotipi di genere. Se ne deduce che, qualora gli stereotipi o antistereotipi rintracciati non consentono un giudizio unitario del testo, tale giudizio viene omesso, senza che questo sminuisca minimamente il valore dell’analisi svolta.

22Un secondo aspetto critico che può presentarsi nell’analisi riguarda le “critiche extratestuali”. Nel corso della ricerca sono emersi due casi in cui gli stereotipi sono criticati ma al di fuori del testo, negli esercizi a fianco. Entrambi i brani si trovano nel libro della casa editrice La Scuola e si intitolano rispettivamente “I figli del Medioevo: una diversa educazione per maschi e femmine” e “Vita di donna nel Medioevo”. Nel primo caso lo scopo è quello di parlare di pari opportunità: si invitano pertanto i lettori a confrontare i modi di educare i bambini e le bambine nel Medioevo e, quindi, a riflettere in modo critico sul fatto se sia giusto o meno educare diversamente i maschi e le femmine. Nel secondo caso l’obiettivo è parlare di diritti: per far ciò si stimolano i lettori a confrontare le attività delle donne nel Medioevo con quelle della propria mamma e, quindi, a prendere coscienza dei cambiamenti intervenuti nella condizione femminile nel corso del tempo (si sottolinea infatti che: “La donna nel Medioevo non aveva gli stessi diritti dell’uomo” mentre “La mamma ha gli stessi diritti dell’uomo”). In questi due casi si ha una critica esplicita, extratestuale, a stereotipi presenti nei brani. In questi casi si è scelto di utilizzare l’etichetta antisessismo extratestuale per sottolineare il fatto che si tratta di una critica operata con strumenti esterni al testo.

23In tutti i restanti brani analizzati si è cercato di stabilire la funzione di stereotipi e antistereotipi attenendosi strettamente ai contenuti interni al testo. Solo in rari casi si è fatto riferimento a informazioni esterne (derivanti da esercizi, domande di riflessione…) e questo è avvenuto solo quando le informazioni extratestuali servivano per confermare ulteriormente un’impressione derivante dal testo (il loro utilizzo è sempre stato dichiarato in sede di analisi).

3. L’analisi dei brani per casa editrice

3.1. De Agostini

Una mattina d’estate

riassunto. Una bambina ammira incantata la mamma che cura le sue piante. stereotipo: la mamma si occupa dei lavoretti di casa, in questo caso annaffia le sue piante e i suoi fiori con amorevole cura. Nel testo si nota l’uso di diminutivi che rende il racconto particolarmente sdolcinato e svenevole; ecco un esempio: «La prima cosa che fa, appena scesa dal letto, è una visitina alle sue piante, per vedere come hanno passato la notte. Dà loro da bere, prima che il sole riscaldi troppo l’aria». In questo passo si osserva, oltre all’uso della parola “visitina”, un atteggiamento quasi materno della donna nei confronti delle sue piante: la mamma si preoccupa di verificare “come hanno passato la notte” e “dà loro da bere”, proprio come fossero sue figlie. Ecco un altro frammento: «Brave apine laboriose. Volate lontano e raccontate a tutti quanti sono belli i miei fiori, come sono ricchi di nettare e di prezioso polline». Anche in questo caso la narrazione si caratterizza per un tono lezioso e il termine “apine”, usato da una donna adulta, crea una sensazione di fastidio perché appare fuori luogo.

funzione. Nel testo lo stereotipo viene approvato: la mamma che si occupa delle sue piante viene presentata come un modello positivo per la figlia-femmina. La bambina imparerà grazie alla madre ad amare la natura. Il testo termina infatti con la frase: «il suo amore per la natura mi incanta». giudizio. Il testo è sessista perché connota positivamente un modello stereotipato di donna.

Cucuu, cucuu, cucuu…

riassunto. Chiara e Marco (fratello e sorella) fanno una gita in bicicletta nel bosco ma sono spaventati da strani rumori e decidono ben presto di tornare a casa.

stereotipo 1: mamma apprensiva. La mamma di Chiara e Marco si raccomanda affinché i figli facciano attenzione e tornino presto a casa: «Non correte troppo! Non andate lontano! Tornate presto! – raccomanda la mamma».

stereotipo 2: bambina paurosa. Benché entrambi i bambini siano spaventati dai rumori del bosco l’autore insiste di più sulla paura della femmina ed è lei infatti che propone di tornare a casa: «Che strano! – mormora Chiara spaventata – Torniamo a casa!». Da segnalare invece l’atteggiamento superbo del fratello che prima cerca di incolpare la sorella ( «Mi prendi in giro? – ribatte Marco – Hai appena finito di fare un verso: “cucuu, cucuu, cucuu”. Perché?») e poi, anche quando si accorge che non è lei a fare il verso, reagisce comunque bruscamente ( «Marco non sopporta di essere preso in giro dalla sorella, perciò brontola un po’ e poi esclama con tono di superiorità: – E va bene, crediamoci!»). Marco alla fine è “preoccupato” mentre Chiara è “spaventata”.

funzione. I due stereotipi sono presentati con estrema naturalezza nel testo. Pare “normale” che la madre stia in ansia per i figli così come è naturale che la bambina sia più paurosa del fratello maschio.

giudizio. Il brano è fortemente sessista perché tratta in maniera neutra entrambi gli stereotipi ( “mamme apprensive” e “femmine più paurose degli maschi”).

L’iniziativa di un bambino

riassunto. Una tempesta in mare porta sulla spiaggia centinaia di stelle marine che moriranno se non vengono riportate in acqua. Un bambino decide di salvarle, anche da solo.

stereotipo: bambino intraprendente e autonomo. C’è molta gente che osserva dispiaciuta le stelle marine sulla spiaggia ma è un bambino l’unico a prendere l’iniziativa di riportarle tutte in mare, una ad una. L’impresa del ragazzino appare quasi eroica. Stupisce in particolare la sua autonomia dal giudizio altrui e la sua caparbietà. Un uomo dice al bambino: «Ma sono centinaia! Non puoi salvarle tutte!». Ma il bambino non si arrende e continua la sua impresa dicendo: «Ho salvato questa!». L’iniziativa del ragazzo diventa contagiosa e molte persone accorrono in suo aiuto così, alla fine, tutte le stelle marine vengono salvate.

funzione. Il testo esalta le qualità del bambino: il suo spirito d’iniziativa e la sua fermezza di carattere.

giudizio. Il testo è sessista, connota positivamente uno stereotipo riferito al protagonista maschile.

Un incontro indimenticabile

riassunto. La scrittrice racconta il suo primo incontro con Roberto, il bambino che ha adottato.

stereotipo: vocazione della donna ad essere mamma. Il racconto è esageratamente sdolcinato e incentrato su una sorta di istinto naturale della donna a percepire i bisogni altrui (in particolare le sofferenze), per poi cercare di porvi rimedio, “soccorrendo” chi chiede aiuto. Le frasi patetiche sono molte: «lui volle che fossi sua madre…»; «prima della parola furono gli occhi a chiedermi di essergli madre…»; «e io come potevo non rispondere a quella richiesta dettata dal suo diritto alla vita? Sì diritto alla vita: perché non c’è vita se non c’è amore». Alla fine si ha l’impressione che non sia stata la donna a scegliere consapevolmente di adottare quel bambino, ma sia stata una “legge di natura” che vuole che per ogni bambino ci sia una madre (e un padre no?). Sembra che la donna adotti il bambino per venire incontro alle esigenze di lui, più che per una gratificazione e una scelta proprie.

funzione. Il brano tende ad avvalorare l’idea di una predisposizione naturale della donna ad essere mamma.

giudizio. Il brano è fortemente sessista perché porta ad accettare acriticamente uno stereotipo riferito al genere femminile. Nella realtà ci sono donne che non hanno questo “istinto materno”.

Un sistema originale

riassunto. Gina escogita un sistema per evitare di annoiarsi: accumula ore trascorse in modo interessante per poi sfruttarle in futuro, quando non avrà niente da fare.

modelloanticonvenzionale: bambina intraprendente. Gina svolge attività atipiche per il suo sesso: fa piccoli esperimenti scientifici, costruisce barometri, gioca a dama, si diverte a catalogare francobolli italiani ed esteri… funzione. L’antistereotipo presentato nel brano ha lo scopo di proporre un modello nuovo e positivo per le bambine.

giudizio. Il testo è anticonvenzionale-positivo perché connota positivamente un modello di ragazza attiva e intraprendente.

La Befana si fa bella: creme, colori, profumi… e Un taglio elegante

riassunto. La Befana decide di farsi bella così si rivolge, prima, alla «signorina Carolina estetista» e, poi, al parrucchiere Pierrot.

stereotipo: la bellezza come qualità determinante in una donna. Così esordisce il testo: «Una sera la Befana, a cavalcioni della sua scopa, si trovò davanti ai vetri di un altissimo palazzo che rifletteva una figura goffa e brutta. – Aaarg! – fece la befana frenando di colpo. – Quel mostro sarei io? Così non va… Devo fare subito qualcosa». La Befana si dirige subito dall’estetista Carolina; ecco la sua reazione: «Quando la signorina Carolina si vide davanti la Befana, per poco non svenne. – Oh! – sospirò, lasciandosi cadere su una poltroncina di raso rosa. – Ho deciso di farmi bella – disse la Befana. – Ma qui c’è da fare un gran lavoro – ribattè l’estetista. – E se vogliamo vedere dei risultati, bisogna avere molta pazienza. – Sarò pazientissima – promise la Befana […]». L’estetista ha un bel da fare con la Befana ( «sbuffava e borbottava che non aveva mai faticato tanto») ma alla fine il risultato è positivo: «Quando ebbe finito, l’estetista porse alla Befana uno specchio. – Ecco fatto! E soddisfatta? Le chiese. Oh, sì! La Befana era soddisfatta, eccome. Non si era mai vista tanto bella». Da notare, in questo primo brano, l’uso di diminutivi ( “signorina”, “poltroncina”) e di espressioni svenevoli per descrivere gli atteggiamenti dell’estetista al cospetto della Befana ( «per poco non svenne» e «sospirò, lasciandosi cadere su una poltroncina di raso rosa»).

Passiamo al secondo testo (Un taglio elegante). Uscita dall’estetista la Befana va dal parrucchiere. Anche lui rimane turbato dall’aspetto trasandato della donna: «Non ho mai visto una chioma così arruffata! – esclamò. – Che cosa dovrei fare?». Al che la Befana risponde decisa: «Voglio un taglio elegante». Il parrucchiere Pierrot fa bene il suo mestiere tant’è che: «Il risultato finale era sorprendente. La Befana non credeva ai suoi occhi».

funzione. Le reazioni dell’estetista e del parrucchiere sono molto simili: entrambi si stupiscono dell’aspetto trascurato della loro cliente. I due testi sono ovviamente ironici ma presentano una verità indiscutibile: qualunque donna ha il dovere di essere bella, anche la Befana.

giudizio. Il testo è fortemente sessista: ripropone con ironia uno stereotipo riferito al genere femminile (da dire poi che l’ironia nasce dal fatto che la Befana è irrimediabilmente brutta ed è ridicolo che tenti di diventare bella).

La piccola Alessia

riassunto. Descrizione di una bambina.

modello anticonvenzionale: bambina energica, coraggiosa, attiva, avventurosa. L’autrice (Elena Gianini Belotti) propone un ritratto di bambina che si allontana dagli schemi tradizionali (che la vorrebbero carina, dolce, tranquilla…). Ecco come viene descritta fisicamente: «Alessia ha tredici mesi. E tonda, soda, colorita, provvista di due gambe corte e solidissime; ha gli occhi azzurri vivaci e mobilissimi». Caratterialmente Alessia «è traboccante di energia e di vitalità, di umore sempre allegro, attiva, curiosissima, rumorosa, vivacissima». La bambina possiede anche un grande spirito d’avventura (che tradizionalmente viene riconosciuto soltanto ai maschi): «Si alza e riparte, sempre pronta a nuove avventure, sempre disposta a cacciarsi nei guai, girellando, esplorando, infilandosi in situazioni spericolate».

funzione. L’autrice di questo brano ha il chiaro intento di creare un modello nuovo e positivo di bambina attiva.

giudizio. Il testo è anticonvenzionale-positivo perché connota positivamente un modello nuovo di bambina.

Un vero terremoto

riassunto. Claudia descrive il fratellino Mattia.

stereotipo: bambino iperattivo. Mattia non sta mai fermo e combina un sacco di guai. Ecco qualche frammento del brano: «Quando è a casa, corre da una stanza all’altra con la rapidità di un lampo; sale e scende dalle sedie, salta, si butta a terra, si rialza con prontezza e rimbalza come una palla di gomma»; «Anche al telefono Mattia non riesce a stare un po’ fermo: gira gli occhi di qua e di là, si arruffa i ricci con la mano sinistra (con la destra tiene il ricevitore), torce la bocca mentre ascolta ciò che gli dice l’amico, arriccia il naso come un pagliaccio da circo. Tutti i suoi movimenti sono in genere rapidi, a sbalzi, spesso improvvisi».

funzione. Il brano in questione è un testo descrittivo volto a esemplificare ai bambini-lettori “come si descrive il movimento”. Nella pagina che affianca il brano si spiega agli alunni come cogliere le caratteristiche dei movimenti e come fare per renderli discorsivamente (attraverso l’uso di verbi, nomi, avverbi, aggettivi). L’esercizio a fondo pagina chiede: «Rileggi attentamente la descrizione del fratellino di Claudia, la cui nota dominante è il movimento. Quali movimenti sono descritti? Con quali parole o espressioni?». Il brano ha quindi come tema portante “il movimento” e, guarda caso, il protagonista è proprio un bambino-maschio. La sorella Claudia non avrebbe mai potuto essere la protagonista; a lei è affidato solo il ruolo di portavoce. La bambina definisce suo fratello “Terremoto” ma racconta le sue imprese con grande simpatia, forse con ammirazione. Il testo, nella sua globalità, invia un messaggio di approvazione di questo modello di bambino attivo. giudizio. Il testo è sessista perché approva un modello convenzionale di bambino.

Michele cammina!

riassunto. Michele, un bambino di un anno, cerca di scavalcare il box in cui è rinchiuso e, nel far questo, muove i suoi primi passi.

stereotipo: bambino attivo e caparbio. Michele riesce a cavarsela da solo superando ogni difficoltà, senza mai darsi per vinto. L’autore sottolinea il coraggio del bambino, facendo apparire le sue gesta quasi eroiche: Michele «non si dà per vinto», «si aggrappa alle sbarre e tenta di scalarle», «Michele si rialza e riprende la scalata…».

funzione. Si approva un modello di bambino attivo e caparbio.

giudizio. Il testo è sessista.

Alcuni gesti di papà

riassunto. Un bambino descrive lo strano atteggiamento del padre che, durante il pranzo o la cena, non parla ma si esprime a gesti, pretendendo che gli altri lo capiscano.

stereotipo: padre silenzioso e distaccato. Questo padre non vuole o non riesce a comunicare con i figli; per farsi passare un oggetto a tavola lo indica col dito e, se non viene capito, con lo sguardo. È addirittura infastidito quando i bambini non afferrano al volo le sue enigmatiche indicazioni ed è costretto a parlare: «Solo quando vedeva che anche questa nuova, chiarissima indicazione era insufficiente a illuminarci, si rassegnava a pronunciare sottovoce la parola in questione (pane, olio..), mentre sul suo viso appariva un sorriso di indulgente sopportazione».

funzione. Il testo non è affatto ironico. La figura di padre freddo e distaccato anziché essere sdrammatizzata, come sarebbe giusto, viene presa sul serio. Pare quasi che nonostante l’ottusità degli atteggiamenti del padre, i bambini abbiano rispetto (forse timore) nei suoi confronti. Il messaggio che giunge ai bambini-lettori è che padri del genere possano veramente esistere nella realtà e debbano comunque essere accettati.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché tratta in modo neutro uno stereotipo. Forse il modo più semplice per dimostrarlo consiste nel porsi questa domanda: se invece del padre il testo avesse parlato di una madre con le medesime caratteristiche, sarebbe risultata anch’essa “accettabile”? Un modello di madre fredda, distaccata, costretta a “sopportare” i propri figli può essere ammesso?

Alcuni atteggiamenti di papà

riassunto. Un bambino descrive i rituali del dopo-pranzo che suo padre compie prima di andare a lavorare.

stereotipo: il babbo al lavoro e la mamma a casa. Il testo termina così: «Quelle rarissime volte in cui capitava che papà tornava a casa e non vi trovava la mamma, non si dava pace. Cominciava a passeggiare su e giù come un leone in gabbia e quasi non rispondeva al telefono. Poi quando la mamma finalmente arrivava, riprendeva le sue normali attività, lieto e sereno come una pasqua». Morale: è normale che il padre esca di casa per andare a lavoro così come è normale che la mamma resti a casa ad attendere il suo ritorno. funzione. Lo stereotipo è inserito in un testo che descrive un modello di padre apparentemente “normale”. Un padre che va a lavorare e che pretende soltanto che la moglie sia a casa al suo ritorno… Questo padre fa quasi simpatia: sembra «un leone in gabbia» quando non trova la moglie e quando «la mamma finalmente arriva» torna «lieto e sereno come una Pasqua».

giudizio. Il testo è fortemente sessista, descrive con leggerezza atteggiamenti fortemente sessisti e umilianti per la donna, incentivando il bambino-lettore ad accettare tali atteggiamenti come fossero naturali.

Visita a un cantiere

riassunto. Martina fa la cronaca della visita al cantiere edile a cui ha partecipato, insieme ai suoi compagni di classe.

stereotipo: i lavori di responsabilità sono riservati agli uomini. Il testo descrive un mondo popolato da soli uomini: il geometra che dirige i lavori, i muratori, gli operai, l’ingegnere. Tutti svolgono lavori importanti, di responsabilità o di fatica. Ecco come viene descritto il lavoro del muratore: «Il lavoro dei muratori non è un gioco […] È duro, molto duro! Costa fatica e sudore costruire un edificio…». Poi c’è un dialogo a tre fra un’alunna, il geometra e la maestra, da cui emerge l’importanza del lavoro dell’ingegnere: «Il mio papà è ingegnere – dice Elisabetta. – Forse il suo lavoro è meno faticoso di quello di tutti gli altri», al che il geometra controbatte: «Meno faticoso sotto un certo aspetto, ma di molta responsabilità», e la maestra prosegue: «Se l’ingegnere sbaglia il progetto, fa male i calcoli… è responsabile di tutti i danni che ne derivano». L’unica professione femminile citata è appunto quella della maestra che riveste un ruolo secondario nella narrazione e sembra oscurata dalla figura del geometra che è molto più carismatica ed attrae immediatamente l’interesse dei bambini.

funzione. Il brano ha come finalità quella di descrivere ai bambini un mondo per loro sconosciuto: quello di un cantiere edile. Si tratta di un testo informativo che, si suppone, descriva la realtà in modo obiettivo. E, forse, obiettivamente è vero che, ancora oggi, certe professioni sono riservate quasi esclusivamente agli uomini (ingegnere, muratore…). Questo non toglie però che presentare alle bambine una realtà dalla quale esse sono totalmente escluse abbia effetti negativi: a nessuna di loro potrà venire in mente di diventare un’ingegnera edile da grande. Ritengo che in questi casi sarebbe lecito “forzare” la realtà in nome di un’effettiva parità maschio/ femmina. Si deve dare alle bambine la possibilità di aspirare a svolgere le medesime professioni dei maschi e questo può essere fatto solamente creando figure femminili nuove che possano fungere da modello. Così, anche se nella realtà esistono pochissime ingegnere, nei testi scolastici andrebbero deliberatamente create.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché propone una situazione in cui la donna è discriminata, come se fosse la normalità. Certamente un testo del genere non offre pari opportunità a bambini e bambine per quanto riguarda le loro future aspirazioni lavorative.

Un viaggio avventuroso

riassunto. Mattia descrive un viaggio in auto con la sua famiglia.

stereotipo: il papà guida e risolve i problemi dell’auto. Un viaggio normale: il papà guida, la mamma tiene in braccio la sorellina di Mattia. Poi un guasto alla macchina: si buca una gomma e l’auto sbanda. La mamma si spaventa ( «Che cosa è successo?! – chiese la mamma con la voce agitata») mentre il papà mantiene la calma e risolve il problema: prende la borsa degli attrezzi, la ruota di ricambio e sostituisce la gomma «in cinque minuti». Tutto questo grazie anche all’aiuto del figlio maschio che narra, con orgoglio, il suo intervento: «Io abbassai l’auto girando in senso inverso la manovella del cric». La mamma nel frattempo aspetta in auto con la figlia (guarda caso, femmina) che non si accorge di niente e continua a dormire tranquillamente.

funzione. Ancora una volta una situazione sessista viene presentata come naturale, normale. Ma basta invertire i ruoli per far emergere le discriminazioni presenti nel testo: sarebbe stata concepibile una situazione in cui la mamma guida, il padre tiene in braccio la sorellina, per non parlare poi di una figlia femmina che aiuta la mamma a cambiare una gomma con il cric?! giudizio. Il testo è fortemente sessista perché presenta acriticamente uno stereotipo riferito al genere maschile.

Favolose Dolomiti

riassunto. Il geologo francese Dolomieu studia delle rocce particolari che si trovano nella Valle dell’Adige: più tardi un altro geologo tedesco proporrà di chiamare la regione di montagne in cui sono presenti quelle rocce “Dolomiti”.

stereotipo: le grandi scoperte scientifiche sono state fatte da uomini. Nel brano vengono citati di seguito tre scienziati, tutti maschi: il geologo Dolomieu, lo scienziato svizzero Théodore de Saussure, il geologo tedesco Leopold von Buch.

funzione. Un brano come questo non fa che ribadire il fatto che le grandi scoperte del passato sono appannaggio esclusivo degli uomini. E questo in larga parte è vero. Il problema è che all’interno del medesimo testo scolastico della De Agostini non si trova alcun riferimento alle grandi donne del passato, né a quelle del presente. Oggi esistono molte donne scienziate ma in questo testo la loro presenza è “oscurata”. Questo risulta particolarmente grave visto che tutt’oggi l’ambito scientifico-tecnologico è quello in cui permane una forte disparità di presenza tra maschi e femmine.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché ribadisce uno stereotipo, senza incentivare alcun giudizio critico.

3.2. Nicola Milano

Mia mamma

riassunto. Una bambina descrive la sua mamma.

stereotipo: la mamma cucina; stereotipo 2: la bellezza come parametro di giudizio per la donna. È significativo il fatto che nella descrizione della mamma si punti l’attenzione su due aspetti che dovrebbero essere secondari: il fatto che cucina bene ( «cucina molto bene, soprattutto le patate fritte») e il fatto che non è bella ( «non è molto bella, come tutte le mamma dei libri che sono le più belle del mondo»). Questi due aspetti sembrano sufficienti a caratterizzare una donna-mamma, senza che si accenni minimamente al suo carattere (tranne quando si afferma che: «non ha molta pazienza, specialmente quando cuce o stira») o al suo lavoro (forse è casalinga?).

funzione. I due stereotipi sono presentati senza alcun intento critico.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché descrive acriticamente due stereotipi applicati al genere femminile.

Teo

riassunto. Teo vorrebbe una sorellina ma sua madre si rifiuta di dargliene una, visto che non sopporta i bambini piccoli.

modello anticonvenzionale: donna che non ama i bambini. La mamma di Teo «non poteva soffrire i bambini, specie quelli molto piccoli. Più piccoli erano, meno le piacevano. Li trovava disgustosi da guardare e fastidiosissimi da tenere in casa, con tutte quelle loro insopportabili esigenze di mangiare, dormire, ed essere lavati e cambiati ad ore così scomode per gli adulti». Così, quando il figlio le chiede una sorellina lei si rifiuta categoricamente: «Neanche per sogno. Ci mancherebbe altro. Non ho nessuna voglia di ricominciare con poppate ogni tre ore, notti in bianco, montagne di biancheria sporca. Fossi matta!».

funzione. Il testo è ironico: l’autrice esagera volutamente nell’illustrare il fastidio che la mamma di Teo prova nei confronti dei bambini. L’ironia ha l’effetto di ridicolizzare l’atteggiamento di questa donna, facendo apparire buffo e paradossale il fatto che non abbia uno spirito materno. giudizio. Il testo è antiparitario, propone un modello alternativo di donna solo per denigrarlo. In tal modo conferma e giustifica il modello tradizionale di donna che deve avere una predisposizione alla maternità.

Uno zio originale

riassunto. Lo zio Marcos è in visita a casa dei nipoti e fa un sacco di cose strane.

stereotipo: uomo avventuroso e stravagante. Lo zio Marcos conduce una vita avventurosa, è sempre in viaggio e per questo è molto affascinante. Quando va a far visita ai nipoti porta scompiglio nella casa: «La casa si riempiva di bauli, di animali imbalsamati, di lance indiane, di fagotti da marinaio. Comparivano insetti mai visti, che avevano fatto il viaggio da terre lontane». Lo zio è molto simpatico, anche se è un po’ strano: «Lo zio faceva esperimenti in cucina, riempiendo tutta la casa di fumo» e «cercava di insegnare a parlare spagnolo ad un pappagallo».

funzione. Lo zio Marcos nel testo è connotato positivamente, tutti provano simpatia per lui e giustificano le sue stranezze.

giudizio. Il testo è sessista perché approva lo stereotipo dell’uomo avventuroso, incapace di vivere normalmente in una casa.

La zia Ada

riassunto. Una bambina descrive sua zia.

stereotipo 1: bellezza come criterio di giudizio per una donna; stereotipo 2: donna che ama ricamare; modello anticonvenzionale: donna che non sa cucinare. Il primo stereotipo viene usato per svalutare la zia facendo leva sul suo aspetto fisico: la zia Ada è definita “lunga e secca”. Entrambi gli aggettivi hanno una connotazione fortemente negativa, tant’è che se fossero stati sostituiti con “alta e magra” l’effetto sarebbe stato molto diverso. Il fatto che si punti sui difetti fisici per screditare la zia significa che la bellezza è considerata come un criterio di giudizio per la donna. La regola è: bello è positivo, brutto è negativo. Anche il secondo stereotipo della zia che ama cucire si inserisce nella frase che elenca tutti i difetti della zia e quindi assume un’accezione negativa ( «non ascolta quello che le si dice, ha una voce lamentosa, il naso le gocciola, è lunga e secca e va matta per il ricamo»). Da dire però che lo stereotipo non viene criticato “in un’ottica paritaria” (perché si pensa che sia svilente continuare a rappresentare donne che ricamano); più semplicemente, si critica il fatto che la zia va matta per il ricamo solo perché viene letto come un segno di noncuranza della donna verso i nipoti, quasi una sorta di passatempo maniacale, indice di egoismo della zia. Per quanto riguarda l’antistereotipo, questo viene senz’altro criticato: il fatto che la zia non sappia “neanche” cucinare e addirittura non voglia farlo ( «non sono una cuoca e non voglio esserlo») viene interpretato come un ulteriore dimostrazione di quanto valga poco la zia Ada. Due frasi vogliono proprio ridicolizzare questa incapacità della zia: «Usa solo surgelati», «E così bastoncini di pesce e piselli tutti i santi giorni».

funzione. Il ritratto che la bambina fa della zia è assolutamente negativo. La bambina afferma addirittura: «Avete idea di quanto può servire oggi il giornale di ieri? L’utilità della zia Ada è dello stesso genere». L’uso che viene fatto sia degli stereotipi che dell’antistereotipo è funzionale a quest’opera di denigrazione della protagonista femminile.

giudizio. Nel testo si accetta acriticamente lo stereotipo della bellezza come criterio di giudizio per la donna; si ironizza (e quindi in un certo senso si critica) lo stereotipo della donna che ama cucire; si critica apertamente l’antistereotipo della donna che sa cucinare. I giudizi risultano pertanto contrastanti: fortemente sessista, antisessista, antiparitario. Non è quindi possibile stabilire un giudizio complessivo del testo, ma una cosa è certa: il ritratto che viene fatto della protagonista femminile è decisamente avvilente. La zia Ada viene giudicata male non perché è cattiva, ma perché è brutta e cucina male.

Carlotta

riassunto. Carlotta è sempre sola perché entrambi i genitori lavorano e vorrebbe tanto avere un cane per farle compagnia.

Non so se si possa parlare di stereotipi o antistereotipi in questo brano; ho deciso comunque di analizzarlo per mettere in luce un messaggio importante che si legge tra le righe. Il ragionamento che emerge spontaneo è questo: la bambina protagonista è triste perché è sola ed è sola perché entrambi i genitori lavorano; poiché è raro che in questi testi si presentino bambini/e tristi, significa che c’è un’anomalia nella vita di Carlotta rispetto a quella dei suoi coetanei ed è questa la causa del malessere della bambina. L’anomalia è che anche sua madre lavora. Non può essere colpa del padre se la bambina resta a lungo da sola in casa perché è normale che egli vada a lavorare; quello che poteva essere “evitato” è che anche la madre lavorasse. Si può percepire il rancore che Carlotta prova per la mamma nell’ultima parte del brano, quando la bambina chiede di avere un cane. Per tutto il testo si nominano i genitori come fossero un corpo unico, ora essi si sdoppiano e assumono ruoli diversi. La mamma alla richiesta del cane risponde bruscamente: «E poi, un cane non può essere lasciato solo per ore ed ore». Al che Carlotta replica: «E una bambina sì, invece?». Il padre, più comprensivo, si stringe nelle spalle imbarazzato e dice: «Beh, vedi, il cane abbaierebbe e finirebbe per disturbare i vicini». Mentre il padre sembra percepire il disagio della bambina (e infatti è imbarazzato, si sente in colpa), la madre dice con leggerezza una frase inopportuna, che ferisce profondamente la bambina. La madre non solo è la responsabile del disagio della bambina ma non riesce neppure a percepirlo. La morale della storia è che, per il benessere dei bambini, sarebbe meglio che le madri non lavorassero. Si può quindi parlare di un modello anticonvenzionale di donna che lavora che viene rifiutato.

giudizio. Il testo è in questo senso antiparitario.

La signorina Scarpa

riassunto. Un bambino descrive una sua vicina di casa.

stereotipo: la bellezza come criterio di giudizio per la donna. Il bambino “odia” la signorina Scarpa perché “puzza” e perché è brutta: «La odio, quella. Prima di tutto puzza di signorina Scarpa» e poi «ha due baffi grigi agli angoli della bocca e, tra occhiali e baffi, sembra una specie di foca monaca». funzione. Lo stereotipo non viene messo assolutamente in discussione, al contrario, viene usato come un criterio valido per giudicare una donna. giudizio. Il testo è fortemente sessista perché tratta in modo neutro uno stereotipo, dando per scontata la sua validità.

Problemi in famiglia

riassunto. Un bambino racconta i litigi dei suoi genitori.

stereotipo 1: l’uomo ama le moto; stereotipo 2: la donna va dall’estetista. Il brano vuole presentare un esempio di coppia in crisi e mostrare le reazioni di un figlio che non riesce a comprendere le ragioni dei grandi. È meritevole l’idea di presentare ai bambini lettori un ritratto di famiglia “imperfetta”, con genitori che non vanno d’accordo e che, probabilmente, divorzieranno. Ciò potrà essere di conforto per i bambini che vivono nella realtà questa situazione, peraltro diventata molto frequente. Il problema di questo brano è che offre spiegazioni fasulle per far comprendere ai lettori i motivi delle divergenze tra i genitori. Arriviamo quindi agli stereotipi. La moglie si arrabbia con il marito perché «voleva comprare una moto supercilindrata che era una vera bomba». Il marito si arrabbia con la moglie perché spende troppi soldi dall’estetista: «E poi c’è stata quella volta dell’istituto di bellezza, quando papà ha scoperto quello che la mamma aveva speso per certi massaggi. Era diventato rosso come se stesse per scoppiare».

funzione. I due stereotipi vengono presentati acriticamente, anzi, vengono addirittura usati per spiegare ai bambini “come mai i grandi litigano”.

giudizio. Il testo è fortemente sessista.

A casa di Sibilla

riassunto. Una bambina passa un pomeriggio con la sua amica Sibilla a giocare con la Barbie.

stereotipo: bambina che gioca con la Barbie. Il brano si apre con una descrizione dettagliata della Barbie di Sibilla: «una Barbie nuova con la coda da sirena e i capelli biondi che quando si tuffa nell’acqua diventano azzurri». L’insistenza sui particolari della bambola nasconde in realtà la volontà dell’autrice di ridicolizzare questo gioco tipico per bambine. Infatti, nel passaggio successivo, viene presentata una situazione comica: nel tentativo di vedere la trasformazione della Barbie, le due bambine riempiono la vasca da bagno per immergerci la bambola, ma questa scivola di mano a Sibilla e “annega” sul fondo. È necessario addirittura l’intervento della mamma per tirarla fuori, ma quando viene ripescata «la Barbie era un po’ azzurrina anche in faccia» (oltre che sui capelli), tant’è che «Sibilla ha detto che non le importa se si stinge, perché tanto non la vuole più. Adesso vuole quella con i capelli che ricrescono se glieli tagli». Il brano si conclude con un’affermazione forte della bambina protagonista, che per tutta la storia era rimasta spettatrice passiva degli avvenimenti in casa dell’amica Sibilla. La bambina dice: «Io di Barbie ne ho una classica che non diventa niente e non ci gioco mai. Ha la faccia da scema».

funzione. Nel testo si critica apertamente il gioco della Barbie; la bambina protagonista disprezza la bambola perché «ha la faccia da scema».

giudizio. Il testo è antisessista perché smentisce lo stereotipo secondo cui la Barbie sarebbe un gioco amato da tutte le bambine.

Estate dal nonno

riassunto. Malvina e suo fratello vanno a trascorrere l’estate da un nonno mai visto prima.

stereotipo: bambina paurosa e piagnucolosa. Malvina non ha mai visto suo nonno e ha paura di trovarsi male a casa sua per tutta l’estate. Così, lungo il tragitto che la porta dal nonno la bambina «sentiva un nodo alla gola e aveva voglia di piangere; ma si tratteneva perché lo aveva promesso alla mamma prima di salutarla e poi perché temeva che Filiberto, suo fratello, l’avrebbe presa in giro». I timori della bambina potrebbero anche essere giustificati visto che è piccola, ha dovuto fare un lungo viaggio (dalla Sardegna al Piemonte) e soprattutto non conosce minimamente suo nonno. Qualunque bambino si preoccuperebbe in una situazione analoga. Ma, guarda caso, il testo lascia supporre che è solo la bambina a preoccuparsi, mentre suo fratello (un maschio) è assolutamente tranquillo. La bambina non piange solo perché ha paura di essere derisa dal fratello, come se piangere fosse una cosa “da femminucce”, una cosa di cui doversi vergognare. funzione. Il testo crea una contrapposizione tra i due generi assegnando a ciascuno caratteristiche stereotipate (bambina paurosa/bambino coraggioso). giudizio. Il testo deve essere giudicato fortemente sessista perché presenta acriticamente uno stereotipo applicato al genere femminile.

Al di là degli alberi

riassunto. Una nonna racconta a suo nipote storie sul mondo che esiste al di là della foresta in cui vivono.

stereotipo. La storia è fatta dagli uomini. La nonna racconta a Gengis storie del passato che hanno per protagonisti soli uomini: «Gli parlava delle battaglie combattute dai padri, dei fuochi degli eserciti, dei soldati che a sera, intorno a quelle fiamme, raccontano le gesta della giornata. Gli diceva anche dei popoli del mare e di quelli del deserto, narrava di antichi cavalieri sospinti per le strade del mondo da un vento che non si vede […]». La nonna racconta una storia dalla quale le donne sono escluse e la racconta a suo nipote solo perché è un maschio. Questo emerge dalla frase conclusiva: «Tutto questo perché Gengis imparasse, comprendesse, ricordasse». La nonna narra le imprese eroiche compiute dai “padri” per incentivare a sua volta il giovane nipote a proseguire quella grandi gesta. funzione. Lo stereotipo dell’ “uomo che fa la storia” viene confermato. È significativo che nel testo sia una donna, anziana, a farsi portavoce di una storia dalla quale è lasciata fuori. Come dire che il genere femminile è stato da sempre complice dell’uomo nell’accettare questo ruolo secondario nelle vicende umane.

giudizio. Il testo è fortemente sessista: mostra uno stereotipo come naturale e, quindi, immodificabile.

Gengis

riassunto. La nonna spinge il nipote a lasciare la foresta in cui è nato per avventurarsi nel mondo.

stereotipo 1: l’avventura è riservata all’uomo, le donne restano a casa. La nonna dice al nipote: «Presto, Gengis, dovrai lasciare la foresta»; il nipote ha forti esitazioni: «Ma questa è la mia casa. Sono sempre stato qui» e poi «Andare dove nonna? Non sono neppure sicuro che, oltre gli alberi, il mondo esista davvero, anche se tu me ne hai tanto parlato»; la nonna insiste: «tu devi andartene», «Non temere ti guiderà un segno». Così il nipote si convince: «Gengis non era sicuro di aver capito, ma all’improvviso gli venne da pensare che, se a volte si sentiva strano, forse era proprio perché l’immensa foresta stava diventando troppo piccola per i suoi occhi e le sue gambe, e tra gli alberi e i cespugli non c’erano nuovi sentieri da scoprire». Dal dialogo tra la nonna e il nipote emerge un messaggio importante: è “naturale” che sia il maschio ad allontanarsi da casa per esplorare il mondo e anche se il maschio non ha per natura questo desiderio d’avventura è comunque stimolato a “buttarsi”: per lui è quasi un dovere essere avventuroso. stereotipo 2: l’uomo si occupa del sostentamento della famiglia. Gengis è inizialmente riluttante a lasciare la foresta in cui è cresciuto, perché non sa quello che l’aspetta fuori. È come se nel testo si volesse nascondere l’insicurezza personale del ragazzo, facendogli pronunciare queste parole: «E poi, come fareste tu e la mamma senza di me che vado a caccia e accendo il fuoco?». La frase, a mio avviso, risulta comica in questo contesto. È evidente che le due donne sopravviveranno anche senza “l’ometto di casa”, tant’è che la nonna risponde sicura: «Non pensare a noi: abbiamo già vissuto senza di te, prima che esistessi, e torneremo a farlo». Richiamare il ruolo del maschio che deve mantenere la famiglia appare quindi decisamente fuori luogo. O meglio, sembra una scusa per occultare “le insicurezze del maschio”: è chiaro che il motivo che fa indugiare Gengis a lasciare la sua casa non è certamente la preoccupazione per la mamma e la nonna ma la paura per ciò che non conosce.

funzione. Il testo ribadisce due stereotipi e per di più crea una dicotomia tra i due generi: l’uomo all’avventura/la donna a casa.

giudizio. I due stereotipi sono accettati acriticamente: il testo è fortemente sessista.

In viaggio da solo

riassunto. Un bambino viaggia da solo in aereo.

stereotipo: bambino indipendente e coraggioso. È strano che un bambino di appena nove anni faccia un viaggio da solo in aereo; ma per il protagonista del brano questo sembra normale. Tommaso è perfettamente a suo agio, come se fosse abituato a viaggiare in aereo, tant’è che fa la cronaca in diretta di quello che gli succede: «Mentre dicono le cose di sempre, le cose di emergenza, io chiudo gli occhi e ascolto il motore che si scalda e canta da qualche parte sotto di noi». E non ha la minima paura: «Adesso, mentre anche le ruote dietro girano nel vuoto, posso tenere gli occhi aperti e ascoltare la mia pancia, come se volesse rimanere a terra, lei. Pancia paurosa. Io no, che non ho paura».

funzione. Il brano rappresenta il viaggio del bambino non come un evento eccezionale-avventuroso ma come un fatto normale, di routine.

giudizio. Il testo è fortemente sessista, ripropone lo stereotipo del maschio autonomo e coraggioso.

In viaggio con la fantasia

riassunto. Un bibliotecario racconta le notti trascorse in biblioteca.

stereotipo: uomo studioso. Ecco come si presenta il protagonista del brano: «Io sono un bibliotecario, un grande e vecchio bibliotecario. Ho passato con i libri della biblioteca giorni e notti, anni e anni della mia vita». E ancora: «Ci sono notti in cui uno perde l’ultimo autobus, oppure ha freddo, freddo dentro, e gli serve un posto dove potersi fermare e pensare, in pace. In notti così io me ne restavo in biblioteca. Davvero una bella idea, perché ho potuto scoprire la fantasia». Dunque abbiamo a che fare con “un grande e vecchio bibliotecario” che, spesso, rimane in biblioteca anche la notte per “pensare”.

funzione. Il testo dovrebbe insegnare ai bambini ad amare la lettura. Perché leggendo si può viaggiare con la fantasia pur restando chiusi nella propria stanza (luogo comune un po’ abusato). Mi chiedo: presentare un uomo vecchio, saggio, che legge e “pensa” anche la notte, può essere un metodo efficace per avvicinare serenamente i giovani alunni alla lettura? Ho l’impressione che la figura di questo bibliotecario abbia unicamente l’effetto di mettere in soggezione i lettori. Senz’altro potevano essere usate strategie migliori; il problema, forse, è che è difficile abbandonare gli stereotipi tradizionali anche quando risultano “poco funzionali”, se non addirittura dannosi per i nostri scopi.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché ripropone meccanicamente un modello tradizionale di uomo.

L’aeroplano a pallini

riassunto. Una bambina in castigo nella sua stanza trova il modo di volare lontano, con la fantasia.

modello anticonvenzionale: bambina disubbidiente e avventurosa. Filomena è una bambina atipica che disobbedisce ai genitori e per questo finisce spesso in castigo, chiusa da sola nella sua stanza. Ma questo non serve a calmarla ( «E più la mettevano in castigo e più lei diventava disobbediente»). La bambina diventa protagonista di un viaggio avventuroso grazie ad un aeroplanino magico (frutto della sua immaginazione) che la porta via dalla sua stanza e la conduce in un mondo fantastico. Filomena non ha la minima esitazione di fronte alla proposta dell’aeroplanino: «Allora? Vieni a fare un giro con me? – chiese l’aeroplanino magico. La bambina non se lo fece ripetere due volte, si annoiava da morire li da sola. Salì sull’aeroplanino che si era fermato proprio davanti a lei». La bambina è entusiasta di visitare posti nuovi: «Filomena vide sotto di sé un largo nastro azzurro che attraversava una immensa foresta. – Ecco il Mississippi – disse l’aeroplanino. – Scendiamo più vicino! – esclamò Filomena agitatissima». Così Filomena «poté mangiare le pannocchie di granturco abbrustolite e giocare a carte con i marinai» e «poté vedere pavoni, scimmie, coccodrilli e serpenti». funzione. Non è comune sentir parlare di una bambina che viaggia su un aeroplanino lungo il Mississippi e gioca a carte con i marinai. Il modello di bambina avventurosa è connotato positivamente nel testo.

giudizio. Il testo è anticonvenzionale-positivo perché approva un modello anticonvenzionale riferito al genere femminile.

Un’amica fidata

riassunto. Una bambina vuole telefonare ad un’amica fidata e, tra le tante, sceglie di chiamare Andreina.

stereotipo: bambina educata e buona. Elsa è il prototipo della brava bambina. Viene definita: “compagna di classe sempre perfetta”, “educata, ordinata, buona”.

modello anticonvenzionale: bambina studiosa e intelligente. Andreina invece è “una che pensa”, “mostruosamente studiosa, vuole diventare ricercatrice”.

funzione. La bambina che narra la storia sceglie di chiamare Andreina (la bambina studiosa) anziché Elsa (la bambina educata e buona). E sceglie così perché: «Di buono con Andreina c’è che possiamo farci una litigata furiosa. Poi torniamo subito d’accordo». Nel testo quindi si esalta la figura di bambina intelligente e con carattere rispetto a quella educata e buona ma (si sottintende) “insipida”, accondiscendente.

giudizio. Il testo critica un modello tradizionale di bambina ed esalta una bambina anticonvenzionale: è per certi versi antisessista per altri anticonvenzionale-positivo. Si è detto che in casi come questo, in cui si hanno più giudizi differenti su un medesimo brano, non si può stabilire una valutazione unitaria del testo in questione.

Una maestra formidabile

riassunto. La nuova maestra riesce a tenere testa a Dario, un bambino “difficile”.

stereotipo: bambino movimentato e dispettoso. Dario è un bambino difficile da trattare, tant’è che il suo vecchio maestro Lucio Scossetta doveva chiedere aiuto al bidello per farlo stare fermo. Ecco cosa si racconta nel testo: «Il grande nemico del maestro è Dario che cerca sempre di fare baraonda salendo sui banchi e lanciando aeroplanini di carta. All’inizio Scossetta, che pure è grande e grosso, non sapeva come tenerlo a freno, ma poi ha trovato un alleato formidabile: il bidello Severo Tremazzo. Quando gli strilli salgono al cielo, Tremazzo piomba in classe […] poi acchiappa Dario per il bavero e lo solleva come un fuscello. In genere Dario diventa pallido come un foglio di quaderno […]. Tutto toma a posto. Fino alla prossima volta». È evidente che le punizioni “corporali” del vecchio maestro non hanno effetti duraturi sul comportamento di Dario.

modello anticonvenzionale: donna intelligente e decisa. Renata Bai, la supplente del maestro «È giovane, bella e sa il fatto suo, tanto è vero che è riuscita ad addomesticare perfino Dario e la sua amica Tullia, l’unica in grado di sopportarlo». La nuova maestra non ricorre a punizioni ma agisce d’astuzia. Ecco un frammento del testo che spiega la sua tecnica: «Le cose sono andate più o meno così. Arrivati in classe, quei due (Dario e Tullia) si mettono comodi e cominciano a leggere i fumetti. La prima volta che li ha beccati, la signorina Bai ha preso il giornalino dalle mani di Tullia e dopo avergli dato un’occhiata ha detto che anche lei da piccola ne leggeva molti. Poi è tornata alla cattedra e ha ripreso la lezione come se niente fosse. Dario e Tullia sono rimasti a bocca aperta, e la maestra ha detto tranquillamente: – Potete continuare a leggere. Loro continuavano a fissarla increduli. Sentendosi addosso gli occhi di quei due, lei si è interrotta: – Che succede, vi interessa la lezione? – No, ha detto Dario. – E allora torna a leggere il giornalino… Dopo quel discorso ci siamo innamorati tutti di lei, compresi Tullia e Dario». La maestra ha trovato un sistema intelligente per rapportarsi con Dario: anziché punirlo, ha deciso di ignorarlo. Il bambino, di fronte a tanta indifferenza, si sente spiazzato: se con i suoi comportamenti maleducati non riesce ad attirare l’attenzione della classe, tanto vale smettere. funzione. Lo stereotipo del bambino irrequieto è presentato acriticamente mentre il modello anticonvenzionale di donna intelligente e in gamba viene decisamente approvato.

giudizio. Il testo risulta, per certi versi, fortemente sessista (stereotipo accettato), per altri neutro (antistereotipo accettato). I due giudizi sono divergenti; non è pertanto possibile valutare il testo nel suo complesso.

Paura dell’acqua

riassunto. Diego deve imparare a nuotare ma ha paura dell’acqua.

modelloanticonvenzionale: bambino pauroso e obbediente. Diego è un bambino atipico. Innanzitutto ha tremendamente paura dell’acqua ( «trema e ha lo sguardo fisso», «Diego è stanco, ha freddo e, soprattutto, ha paura», «Diego non s’era mai accorto che buttarsi nell’acqua fredda, sentirsi soffocare e tremare di paura fosse divertente»). E per di più non riesce ad ammettere la sua paura perché gli dispiace troppo deludere la mamma. Diego è infatti un bambino molto obbediente e non oserebbe mai dire “no” ( «Il bambino non parla, fa sempre di sì col capo. Sembra così giudizioso e obbediente che è difficile immaginarsi una sua ribellione, un rifiuto qualsiasi»).

funzione. Il bambino viene descritto con simpatia e tenerezza; i suoi difetti vengono sdrammatizzati forse per dimostrare che non è affatto necessario che un maschio sia forte e coraggioso.

giudizio. Il testo è anticonvenzionale-positivo perché connota positivamente un modello atipico di maschio.

Gli anni passano

riassunto. Un’insegnante in pensione incontra alcuni suoi vecchi alunni che, ormai adulti, praticano le professioni più disparate.

modelloanticonvenzionale: professioni femminili “alternative”. Le ex alunne sono diventate rispettivamente: giardiniera del Comune, dirigente d’azienda (Sara «dirige un’industria che produce apparecchiature contro l’inquinamento marino»), pilota d’aereo, cuoca in un grande albergo. Le uniche due figure maschili citate sono un poeta e un pompiere.

funzione. L’autrice del testo (Bianca Pitzorno) propone un ampio ventaglio di professioni per le donne. Cita anche mestieri atipici per il sesso femminile e lo fa con la massima naturalezza, come se nella realtà fosse normale avere a che fare con donne pilote d’aereo o dirigenti d’azienda. L’autrice ha evidentemente l’obiettivo di fornire alle bambine modelli positivi a cui potersi ispirare (tanto più che si parla di ex alunne, così l’identificazione è ancora più immediata) ma sceglie di far questo senza prendere posizione, senza elogiare cioè i modelli di donna proposti. Al contrario li presenta come fossero normali e plausibili.

giudizio. Il testo è neutro perché presenta modelli nuovi di donne senza fornire alcun parere critico: la donna, in questo testo, risulta “naturalmente indiscriminata”.

Le buste del tempo

Vedi analisi svolta per il testo Un sistema originale di De Agostini.

Viaggiare nel Medioevo

riassunto. Il protagonista racconta un viaggio di un ricco nobile, con la compagnia a seguito.

stereotipo: mondo fatto di soli uomini. Nel testo vengono citati rispettivamente: un nobile molto ricco, due schiere di robusti portatori, due facchini, un portatore d’acqua e uno d’anfora, un altro uomo addetto ad assicurarsi che il telo ripari il nobile dalla pioggia quando sale o scende dalla portantina, un servo, uno spaccalegna, due cuochi, due conducenti dei muli, due staffette, quattro soldati.

funzione. Il testo vuole mostrare ai bambini uno spaccato di vita nel Medioevo. In questo spaccato le donne sono completamente assenti, quasi non esistessero nella realtà.

Giudizio. Il testo è fortemente sessista.

24Due parole di commento. Nei testi ambientati nel passato è più probabile un’assenza delle donne. È vero però che la scelta di questi testi ambientati nel passato è avvenuta ai giorni nostri e può quindi essere colpevolizzata: perché non sono stati cercati anche brani che parlano di donne del passato?

Mestieri di una volta

riassunto. Vengono descritti tre mestieri di una volta.

stereotipo: il lavoro è riservato all’uomo. Nel brano vengono citati mestieri per soli uomini: il riparatore di sedie, l’ombrellaio e l’arrotino.

funzione. Il testo può creare nei lettori-bambini la falsa idea che nel passato lavorassero solo gli uomini. Sarebbe stato necessario inserire anche qualche mestiere femminile.

Giudizio. Il testo è fortemente sessista perché conferma lo stereotipo per cui “il lavoro (extradomestico) è riservato all’uomo”.

Navigare in Internet

25Premetto che il testo non dà informazioni idonee a stabilire il sesso del protagonista, anche se l’immagine raffigura due bambine e quindi sottintende che si tratti di una femmina. Ho quindi analizzato il testo prescindendo dal genere del protagonista, che è anche il narratore della storia. Per correttezza ho scelto di considerare un protagonista maschile perché se la protagonista fosse effettivamente una femmina l’analisi svolta risulterebbe a maggior ragione valida (si tratterebbe di due “bambine esperte di computer”).

riassunto. Il protagonista descrive un pomeriggio trascorso con una sua amica davanti al computer.

modello anticonvenzionale: bambina esperta di computer. L’amica del protagonista, Elisa, ha confidenza con il computer, parla con dimestichezza dei programmi installati e si diverte molto ad utilizzarlo. Ecco un dialogo tra i due amici: «– Lo sai usare, quello (il computer)? – le chiesi; Elisa: – Cos’è, una sfida?; – No, una domanda; Elisa: – Certo. Vuoi giocare?; – Che cos’hai?; Elisa: – Ho un bellissimo story game sul Medioevo […]; – E poi, che programmi hai?; Elisa: – I soliti, word per la scrittura..– Internet, ce l’hai?; Elisa: – Sì, mio padre mi ha regalato il collegamento a Natale. Vuoi farti un giro?».

funzione. Il testo smentisce l’idea di un’incapacità delle femmine a rapportarsi con le nuove tecnologie e lo fa mostrando una bambina che parla tranquillamente del computer e delle sue funzioni.

giudizio. Il testo è neutro: rappresenta un modello insolito di bambina come se invece fosse normale.

Questione di ram

riassunto. Un bambino mette da parte i soldi per comprarsi un computer nuovo.

stereotipo: bambino amante del computer. Il protagonista della storia vuole cambiare computer perché quello che ha ormai è vecchio ed è sorpassato tecnologicamente ( «quello che ho fa proprio pena», «non ci gira neanche mezzo gioco»). Glielo ha fatto notare anche il suo amico Jan, che lo deride continuamente dicendogli: «Ma quanti ram ha? Questo coso è d’un vecchio!». Il protagonista non sopporta di esser preso in giro dall’amico: «E poi Jan ci prende proprio gusto, si vede che sprizza gioia a farti sentire un preistorico, mentre snocciola tutte le caratteristiche del suo pc di ultima “generescion”, come dice lui». Da notare innanzitutto i termini “da esperti” usati da bambini così piccoli (che parlano tranquillamente di ram, pc di ultima generation…) ma anche il fatto che avere un buon computer e saperlo usare bene è un modo per essere accettati socialmente, soprattutto tra i maschi (il protagonista desidera cambiare pc soprattutto per non essere più deriso dal compagno).

funzione. Il testo dà per scontato l’interesse dei maschi per il computer e le nuove tecnologie.

giudizio. Il testo deve essere definito fortemente sessista perché conferma uno stereotipo riferito al genere maschile.

3.3. Piccoli

Un’avventura in cantina

riassunto. Due bambine esplorano le cantine di un castello in cerca di un tesoro.

modello anticonvenzionale: bambine avventurose. Il brano descrive l’avventura delle due bambine e la curiosità che le spinge a cercare il tesoro nascosto. Ecco due frammenti del brano: «Il nostro passatempo preferito, una volta giunte al castello, fu l’esplorazione di tutti gli ambienti, anche perché avevamo la “fissa” di cercare il tesoro. Un giorno decidemmo di visitare le cantine», «Si sentiva venire dal basso un freddino da catacomba. Trovavo che la cosa cominciava ad essere piuttosto emozionante». Le due amiche non sono minimamente spaventate dalle cantine del castello dalle quali proviene un “freddino da catacomba”, al contrario, trovano “emozionante” la loro esplorazione.

stereotipo: bambina paurosa. Le bambine ad un certo punto si demoralizzano perché non riescono a sollevare la botola che si suppone nasconda il tesoro tanto cercato; così Ippolita dice: «Che rabbia! […] Mah, sai, io non ci credo mica tanto a queste storie dei tesori nascosti». Al che l’altra ribatte: «Bé, nemmeno io, però sarebbe il posto adatto… O magari c’è un passaggio segreto…». Ancora Ippolita: «Oppure può darsi che ci sia uno scheletro bell’e disteso, luuungo!» E l’altra: «Andiamo via, sono stufa di questo posto». Ippolita: «Hai proprio fifa, eh?». L’altra: «No fifa. Sono stufa, ti dico!».

funzione. Il modello anticonvenzionale viene accettato, come fosse naturale: l’autrice narra l’avventura delle due amiche con la massima semplicità, come se fosse normale che due ragazzine vaghino da sole nelle cantine buie di un castello. Per quanto riguarda lo stereotipo questo viene criticato: Ippolita prende in giro la sua amica perché ha “fifa” e vuole andarsene dal castello; l’amica, dal canto suo, non ammette di avere paura e ribatte decisa: «No fifa. Sono stufa, ti dico!».

giudizio. Nel testo si accetta un modello anticonvenzionale e si critica un modello stereotipato, entrambi riferiti al genere femminile. Il brano è, per certi aspetti, neutro, per altri antisessista.

Le navi del drago

riassunto. Olaf, figlio di un capo vichingo, apprende dal padre l’arte della navigazione.

stereotipo: maschio forte e audace. Il brano narra la storia di Olaf dalla nascita all’età adulta. Il bambino nasce “forte e pieno di salute”; poi con il passare del tempo Olaf si fa “sempre più vigoroso e audace”; inoltre Olaf riceve “l’educazione degna del figlio di un capo”.

funzione. Il brano lascia intendere che la forza e il coraggio sono due caratteristiche fondamentali per un “vero uomo”. Sarà grazie a queste qualità che Olaf, da adulto, si sostituirà al padre e diventerà a sua volta “un capo”. giudizio. Il testo è fortemente sessista perché ribadisce un modello stereotipato di maschio, senza dare alcuna valutazione in merito.

In viaggio con Marco Polo

riassunto. Il brano narra una delle avventure di cui Marco Polo fu protagonista durante la sua permanenza in Cina.

stereotipo: uomo avventuroso e viaggiatore. Marco Polo partecipa ad un’altra spedizione avventurosa, insieme ai suoi due compagni di viaggio veneziani (maschi, ovviamente). Lo scopo della spedizione è trovare una nuova moglie per il Signore del Levante; la nuova regina sarà una fanciulla scelta tra le dame di corte. Marco Polo dopo un lungo viaggio ( «Navigarono per ben tre mesi…») riesce a portare a termine la missione ed è ampiamente ricompensato per questo. Del resto non c’erano dubbi sulle capacità del veneziano che è “ammirato” e al tempo stesso “invidiato” dagli altri cortigiani, come si legge nella frase iniziale: «Ben ventisei anni Marco rimase col Gran Khan, e numerose furono le ambasciate che per questi intraprese e portò felicemente a termine. È da dire, però, che i cortigiani ora lo invidiavano quanto prima l’avevano ammirato, poiché egli sapeva molte più cose di quelle che essi non sapessero».

funzione. Lo stereotipo dell’uomo avventuroso e giramondo viene presentato senza alcuna connotazione positiva o negativa.

giudizio. Il testo è fortemente sessista, ribadisce un tipico stereotipo applicato al genere maschile.

I ragazzi delle isole affrontano l’oceano

riassunto. Atemi conosce molto bene il mare e le sue correnti, così, a bordo della sua piccola piroga, decide di sfidare l’oceano. E lo vince. stereotipo: maschio forte e coraggioso. Il brano esalta la figura di Atemi, facendolo apparire quasi un eroe. Con la sua “piccola piroga” il ragazzo decide di affrontare l’oceano, in un’impresa difficilissima. Ecco qualche frammento del brano che descrive lo scenario minaccioso in cui si trova ad operare Atemi: «l’acqua della nuova onda si alzava davanti alla punta della piroga e sembrava invincibile»; «l’imbarcazione avanzava, anche se sembrava essere incollata al fondo e condannata ad essere sepolta dall’oceano o a schiantarsi sulla Barriera». Ma grazie alla forza e alla destrezza il ragazzo riesce a sconfiggere l’oceano: «Atemi riunì tutte le sue forze, si mise a pagaiare con forza», «Un colpo di remi, due, sei, dieci. Profondi ed esatti. E la piroga salì verso la cresta e con un ultimo strappo galleggiò libera sull’oceano […]. Aveva affrontato l’oceano e l’aveva vinto».

funzione. Il brano celebra il coraggio e l’abilità dimostrata dal protagonista nella sua impresa di “sfida sulla natura”.

giudizio. Il testo è sessista perché connota positivamente uno stereotipo riferito al genere maschile. Il messaggio veicolato dal testo è che la forza e il coraggio sono requisiti positivi per un ragazzo.

Avventura nel labirinto

riassunto. Harris, il protagonista della storia, si offre come guida di un gruppo di persone in un labirinto: per lui dovrebbe essere una cosa semplice, invece risulterà più complicata del previsto.

stereotipo: maschio sicuro di sé. Harris è talmente sicuro di sé che finisce col sottovalutare la difficoltà del labirinto e fallisce nel suo intento. Il brano presenta molte espressioni che dimostrano l’estrema sicurezza del protagonista e anche la sua arroganza: «(il labirinto) gli era sembrato di una semplicità infantile», «È assurdo chiamarlo un labirinto. Basta voltare sempre a destra per non perdersi. Faremo un giretto di dieci minuti, poi ce ne andremo a caccia di una buona colazione». Nel labirinto ci sono altre persone che tentano invano di uscire, allora Harris propone spavaldamente di seguirlo: «Harris rispose che se desideravano uscire, potevano seguire lui; aveva intenzione di fare un giro molto breve e di andarsene». Mano a mano nuovi gruppi di persone si accodano tanto che: «Harris si trovò a capitanare una piccola processione». Purtroppo l’impresa si dimostra più difficile del previsto e la comitiva comincia a dubitare delle capacità della “guida”: «Un tale, innervosito, disse che rimpiangeva amaramente di aver incontrato Harris ed espresse l’opinione che egli fosse un impostore». È solo grazie all’intervento di un custode che il gruppo arriva finalmente all’uscita del labirinto.

funzione. Il brano critica l’eccessiva sicurezza del protagonista che infatti fallisce nella sua impresa.

giudizio. Il brano è antisessista: presenta uno stereotipo ma lo sottopone a critica.

La casa sull’albero

riassunto. Una donna (Bianca) e una bambina (Aglaia), stufe di abitare in città, si costruiscono una casa sull’albero.

modello anticonvenzionale: femmine decise e intraprendenti. La prima metà del brano presenta due modelli femminili attivi e indipendenti che decidono di costruirsi una casa per andarci a vivere da sole. Il testo racconta: «Era successo che tutte e due si erano stufate di stare in un appartamento in città. Allora si erano messe d’accordo, avevano cercato un albero adatto a loro e si erano trasferite lassù», «Avevano deciso di costruire la loro casa su due grossi rami […] e avevano lavorato tutta l’estate con seghe e martelli». Bianca e Aglalia vengono presentate come due modelli femminili atipici: sono addirittura capacidi costruire “materialmente” la propria casa lavorando “con seghe e martelli”. La seconda parte del brano svilisce, almeno in parte, il modello anticonvenzionale appena presentato. stereotipo: femmine che amano cucinare. C’è una frase che determina uno stacco tra la prima e la seconda parte del brano: «A cosa serviva la casa?» (E come se l’autrice avesse voluto dire: “A cosa era servita tutta quella fatica?”) La risposta è: «Serviva per ricevere gli amici, per fare grandi feste, per recitare commedie, per fare le pulizie, per cucinare». Viene da chiedersi: è possibile che in una situazione di massima libertà le due amiche decidano di usare la casa “per fare le pulizie e cucinare”? È vero che vengono menzionate anche altre attività più gratificanti ( “recitare commedie”) e altri spazi piacevoli nella casa ( «Poi cera una sala da musica con tutti gli strumenti di un’orchestra; un laboratorio con colori, matite e grandissimi fogli per dipingere e persino una serra»). Però, il testo, accompagnato da un’immagine fortemente stereotipata, tende a focalizzare l’attenzione sulle attività domestiche. L’illustrazione raffigura infatti due donnine di casa che sorridono compiaciute mentre sono dedite, rispettivamente, a spazzare e a preparare il tè. Da notare che entrambe indossano immacolati grembiulini bianchi per svolgere le loro funzioni di brave casalinghe. Nel testo c’è anche una descrizione minuziosa della cucina: «C’era infatti una bellissima cucina con tante pentole, padelle, tegami di metallo e di terracotta».

funzione. Sia lo stereotipo che il modello convenzionale sono presentati in modo neutro, senza alcuna connotazione positiva o negativa.

giudizio. All’interno di questo testo convivono due modelli contrastanti: da un lato il testo è neutro (presenta un antistereotipo come qualcosa di normale, naturale), dall’altro è fortemente sessista (presenta uno stereotipo in modo altrettanto acritico). Il messaggio risulta pertanto contraddittorio: non è possibile dare un giudizio univoco di questo testo.

Nel parco con Carmen

riassunto. Nel parco Ernesto incontra la sua compagna di classe Carmen e nel corso della conversazione scopre che è molto simpatica.

modello anticonvenzionale: bambina intelligente e spiritosa. Carmen è una bambina fuori dal comune ( «Carmen è una bambina della mia classe, ma non è una bambina qualsiasi»); è brava in ogni cosa che fa ed è per questo che Ernesto prova un po’ di rabbia nei suoi confronti ( «Lo vedete? Carmen è fatta così. Qualunque cosa tu faccia, anche lei la fa almeno bene quanto te…»). Ecco come viene descritta la bambina: «Per esempio, se la maestra, all’improvviso, ha bisogno di un dizionario, Carmen ne ha uno sul banco; se ci interroga a sorpresa su un argomento di cui nessuno si ricorda nulla, Carmen se lo è ripassato la sera prima». Questa bambina così “in gamba” fa rabbia soprattutto ai maschi: «Se giochiamo a pallacanestro maschi contro femmine, Carmen fa un sacco di canestri. In più è quella che disegna meglio di tutta la classe. Insomma a noi ragazzi Carmen fa venire un nervoso…». Ernesto è indispettito dall’atteggiamento esuberante della bambina che osa addirittura prendersi gioco di lui: «Era piegata in due dal ridere. Io continuavo a non capire un bel niente, ma mi dava fastidio che mi stesse ridendo proprio sulla faccia». Poi però, durante la conversazione con lei è costretto a rivalutarla: «Non avevo mai parlato così a lungo con Carmen. E mi resi conto che se anche mi faceva venire il nervoso, mi piaceva molto parlare con lei», «Accidenti alla Carmen! Non potete negare che sia davvero sorprendente».

funzione. Il brano connota positivamente la figura della bambina. L’antipatia che il protagonista prova per lei è dovuta solo all’invidia per il fatto che Carmen è brava in tutto, anche in attività solitamente “riservate ai maschi” (pallacanestro). La figura maschile (Ernesto) viene messa in ridicolo proprio per questa sua difficoltà ad accettare una figura femminile “diversa”.

giudizio. Il testo è anticonvenzionale positivo, connota positivamente un modello anticonvenzionale di bambina e sembra quasi volerlo “pubblicizzare”. Il testo sottolinea inoltre l’estrema difficoltà del sesso maschile a confrontarsi con figure femminili non convenzionali.

Perdersi nella neve

riassunto. Aaron è in viaggio quando inizia una tempesta di neve che gli fa smarrire la via ma riesce a salvarsi grazie al suo ingegno e a un po’ di fortuna. stereotipo: ragazzo coraggioso e pratico, che riesce a cavarsela anche in momenti di estrema difficoltà. Nel brano è enfatizzata la situazione di pericolo in cui viene a trovarsi il ragazzo: «Un vento freddo cominciò a soffiare. I corvi volavano bassi, gracchiando», «Il vento divenne freddo come il ghiaccio. La strada che portava alla città era stretta e tortuosa», «Quella non era una tempesta qualsiasi, era una terribile tormenta, la neve gli arrivava alle ginocchia», «Aaron non voleva ammettere il pericolo, ma sapeva bene che se non avessero trovato riparo sarebbero morti congelati (lui e la sua capretta)». Nonostante tutto Aaron mantiene la calma e riesce a cogliere al volo un’occasione che gli si presenta, che è forse l’unica possibilità di salvezza: «Improvvisamente scorse qualcosa che sembrava una collina […]. Quando si avvicinò, si accorse che era un grande covone di fieno che la neve aveva ammantato. Aaron capì subito che erano salvi. Con grande sforzo, si scavò un passaggio nella neve. Era un ragazzo di campagna e sapeva cosa fare».

funzione. Il brano esalta la capacità del ragazzo di superare una situazione difficile, senza mai perdersi d’animo.

giudizio. Il testo è sessista perché connota positivamente un modello stereotipato di maschio.

Ma che nano ti salta in testa?

riassunto. Una bambina chiede aiuto al padre perché ha paura di avere un nano in un orecchio…

modello anticonvenzionale: padre affettuoso intento a… cucire. Il brano presenta una figura di padre atipico sia per le attività che svolge che per il rapporto con la figlia. Innanzitutto il padre di Anna cuce: «(Anna) Corse nel soggiorno, dal papà. Il quale, seduto sulla cassapanca, si stava rammendando un calzino rosso. – Papà, ho un nano in testa! Toglimelo subito! Il papà posò il calzino rosso e l’ago da rammendo e si mise a ridere». Il papà di Anna dimostra inoltre di essere comprensivo e premuroso con la figlia. Inizialmente non crede alla storia del nano, poi però decide di dar retta alla bambina: «Il papà si persuase che (Anna) non stava fingendo. La prese in braccio tutta piangente e la portò in anticamera. Tolse dall’armadio la torcia elettrica e fece luce nell’orecchio sinistro di Anna. – Non c’è nessun nano – disse. Anna smise di singhiozzare. Il papà la portò nella sua cameretta. La infilò a letto, le rimboccò le coperte, le diede un bacio sulla punta del naso, uno sulla guancia sinistra, uno sulla guancia destra e uno sulla fronte. Poi spense la luce e uscì dalla stanza lasciando la porta aperta. Anna la voleva sempre così. Con la porta chiusa non riusciva ad addormentarsi».

funzione. Il brano presenta una figura di padre dolce e comprensivo che svolge attività insolite per il suo sesso e si prende cura della figlia con amorevole dedizione. L’autrice mostra quest’uomo con la massima naturalezza, come se fossero comuni papà del genere.

giudizio. Il testo è neutro perché presenta come normale un modello anticonvenzionale di maschio.

La luna e il sole

riassunto. Il marito-Sole rimprovera la moglie-Luna perché non gli ha preparato la cena.

stereotipo: la moglie deve cucinare. Questo brano è uno tra i più “forti” per quanto riguarda il sessismo: la femmina viene letteralmente insultata dal maschio perché non assolve i suoi doveri di moglie-casalinga. Così nel brano pare inconcepibile che il marito debba prepararsi da solo la cena e che, addirittura, la moglie approfitti del cibo cucinato dal marito. Ecco la parte conclusiva del brano: «A cottura ultimata, il Sole si dispose a cenare. Non si era ancora seduto, che la Luna si precipitò sulla polenta e se ne tagliò un’enorme fetta. A quella vista, il Sole perdette quel poco di pazienza che gli era rimasta: – Ah! Infame pigraccia! Per mangiare sei lesta, ma in quanto a sfacchinare in cucina, è toccato a me – . E, afferrato il tagliere, con la polenta sopra, lo scagliò in faccia alla Luna, che dolorante e vergognosa corse a nascondersi». La Luna è “un’infame pigraccia” perché non ha cucinato per il marito ed è giusto che sia punita per questo. Lei stessa riconosce di aver sbagliato, infatti “dolorante e vergognosa” corre a nascondersi.

funzione. Il brano riporta un mito usato per spiegare il motivo per cui la luna e il sole non compaiono mai insieme nel cielo ( «Da allora in poi Sole e Luna non si sono più rappacificati, non sono più usciti insieme per le vie del cielo e la Luna attende, per mostrarsi, che il marito si sia ritirato»). Il racconto è fantastico ma i due protagonisti incarnano ruoli propriamente umani. Per la mia analisi il Sole e la Luna sono perfettamente equiparabili ad un uomo e una donna, marito e moglie.

giudizio. Il testo è fortemente sessista: presenta una situazione fortemente discriminante per la donna, senza dare alcun giudizio critico al riguardo.

Alessia, la mia sorellina

Vedi analisi svolta per il testo La piccola Alessia di De Agostini.

3.4. Il Capitello

Accontentiamo i genitori

riassunto. Marco è un bambino iperattivo e combina un sacco di guai in casa; la mamma cerca inutilmente di fermarlo.

stereotipo 1: bambino iperattivo. Marco è un bambino che non riesce mai a stare fermo; nel testo viene descritto come un vero “terremoto”: «Quando i genitori non c’erano, Marco giocava con la pallina di gommapiuma: la lanciava contro il muro e poi la colpiva con la testa immaginando di essere un famoso calciatore. E quando rimbalzava, lui diventava portiere e la afferrava al volo tuffandosi sul letto»; «Ogni volta che leggeva un libro, immaginava le scene e le «recitava»: lottava con il cuscino, strisciava sotto il letto, si nascondeva dietro le tende»; «anche davanti alla televisione non stava mai fermo: se c’era un programma di musica e canzoni ballava e cantava; imitava le scene dei film di cowboy montando a cavalcioni del divano…». stereotipo 2: mamma apprensiva e maniaca dell’ordine. La mamma di Marco viene definita “il grande nemico”. Per il bambino sua madre è una vera rompiscatole: non lo lascia giocare in pace, gli dice continuamente di stare fermo ( «Siediti sul divano e stai fermo!») ed è maniaca dell’ordine della casa ( «Guarda il copridivano tutto spiegazzato! E i cuscini in giro per la stanza!»). Per di più è esageratamente apprensiva nei confronti del figlio: «Incosciente! Potevi battere la testa contro la spalliera del letto e farti molto male! Prometti che non farai più un gioco così pericoloso!».

stereotipo 3: padre freddo e distaccato con il figlio. Il bambino cerca di conversare con suo padre ma lui appare assolutamente disinteressato: «(Marco) faceva tante domande al papà: – Papà dov’è l’India? I pirati ci sono ancora? Il papà alzava la testa dal giornale e gli diceva: – Non lo so… adesso non ho tempo, te lo spiegherò…». La mamma prende le difese del marito, dicendo a Marco: «Non tormentare papà. Accendi la TV e guardala in pace come fanno tutti gli altri bambini».

funzione. Il testo sta dalla parte del bambino e critica invece l’atteggiamento di entrambi i genitori. La mamma viene descritta come una povera isterica, preoccupata per cose banali (l’ordine della casa, il benessere “fisico” del bambino) e incapace invece di capire le vere esigenze del figlio. Anche il comportamento del padre è assolutamente deplorevole: la sua freddezza e il suo menefreghismo sono facilmente criticabili. Il ritratto che viene fatto di questi genitori è quindi piuttosto avvilente. Incapaci di capire il figlio, riescono soltanto a dargli un consiglio: stare fermo a guardare la televisione. Il comportamento turbolento di Marco viene invece giustificato, come fosse normale per un ragazzo (maschio) di quell’età.

giudizio. Nel testo abbiamo dunque: un modello stereotipato di maschio (il bambino) accettato passivamente (in questo senso il brano è fortemente sessista); un modello stereotipato di donna e un modello stereotipato di uomo, entrambi criticati (il brano in questo senso è antisessista). I giudizi non concordano e quindi non si può stabilire una valutazione complessiva del testo.

Genitori-bambini

riassunto. A casa di Ivan e Samanta succede un fatto strano: i genitori cominciano a comportarsi come bambini…

stereotipi: la donna casalinga, l’uomo a lavoro; la bambina gioca con le bambole, il bambino ai videogiochi. Il papà e la mamma di Ivan e Samanta tornano bambini: la mamma comincia ad avere atteggiamenti tipici delle bambine, il papà si comporta come un ragazzino. Quello che stupisce è che, di fronte a questa situazione paradossale, i due bambini reagiscono nel modo apparentemente più naturale: la bambina prende il posto della mamma e diventa una “donnina di casa”, mentre il bambino cerca di aiutare il papà a compiere le sue normali attività lavorative. Questo brano è un concentrato di stereotipi di genere che riguardano soprattutto le figure femminili: la donna e la bambina. Mamma e figlia hanno invertito i rispettivi ruoli, entrambi fortemente stereotipati, così: «La mamma passava ore ed ore ai fornelli (la magica cucinetta di Barbie). Inoltre, siccome sapeva cucire molto bene, aveva fatto un intero guardaroba per la bambola, che vestiva e svestiva ispirandosi alla moda delle ultime telenovelas»; «Cercammo di convincerla con dolcezza a fare la lavatrice almeno ogni tanto e a stirare un po’ (Samanta era davvero stanca e non ce la faceva più da sola), ma lei accettò solo di lavare e stirare la roba delle bambole»; «Samanta aveva passato il pomeriggio a cucinare per loro (patatine fritte, crostata di mela, eccetera) e non ci vide più dalla rabbia». Per quanto riguarda i personaggi maschili del brano, l’inversione di ruoli non è così completa come per le femmine. Ivan non può prendere il posto del padre che lavora, così si limita a convincerlo ad andare in ufficio: «Io (Ivan) avevo chiesto un permesso al Preside per poter accompagnare ogni tanto il babbo in ufficio. La mattina partivamo in bicicletta e stavamo nello studio fin verso mezzogiorno. Il guaio era che sulla scrivania troneggiava un gigantesco computer e lui non riusciva a resistere alla tentazione di usarlo nel suo modo preferito: giocare con i videogiochi». Il fatto che il ruolo della madre sia così facilmente rimpiazzato dalla figlia mentre il ruolo del padre non possa essere svolto dal bambino-maschio dà adito a una duplice interpretazione. Da un lato lascia intendere che le attività di un uomo sono complesse e difficili mentre quelle di una donna sono talmente banali da poter essere svolte da una qualunque bambina. Come dire che il ruolo del maschio è insostituibile, quello della femmina è una mera ripetizione di attività sempre uguali a sé stesse. D’altro lato, il fatto che una bambina sia già in grado di lavare, stirare, cucinare come una donna grande, lascia supporre che sia stata “addestrata” a compiere queste attività. Lo dimostra il gioco usato dalla mamma, che in realtà è della figlia: “la magica cucinetta di Barbie”. La bambina viene educata a diventare una “donnina di casa”, pronta ad assumere quel ruolo di casalinga che un tempo fu di sua madre.

funzione. Tutti i ruoli stereotipati rappresentati nel brano (quello di donnacasalinga, uomo che lavora, bambina che gioca con Barbie, bambino che gioca ai videogiochi) vengono presentati senza la minima volontà critica. giudizio. Nel testo si accettano passivamente stereotipi riferiti ad entrambi i sessi; il brano risulta per questo fortemente sessista.

Gli amici si conoscono nella sfortuna

riassunto. La maestra assegna un compito alla classe: un tema sulla propria famiglia. Gigi non sa cosa scrivere e chiede aiuto al suo amico Adalberto. stereotipo: la mamma, anche se lavora, deve svolgere le funzioni domestiche. Gigi non sa cosa scrivere sulla propria famiglia e chiede consiglio al suo compagno di banco Adalberto. Ecco il dialogo tra i due compagni: «Adalberto: “ma possibile che non sai dire niente dei tuoi genitori? Tua madre che cosa fa?”; Gigi: “Lavora in fabbrica”; Adalberto: “E quando torna a casa?”; Gigi: “Lavora in casa”; Adalberto: “E tuo padre?”; Gigi: “Anche lui lavora”; Adalberto: “E quando torna a casa?”; Gigi: “Va al bar”». Questo semplice dialogo racchiude un dato importante: anche nei casi in cui entrambi i genitori lavorano fuori casa spetta comunque alla donna svolgere le mansioni domestiche. Così la mamma-moglie deve fare un doppio lavoro: quello in casa e quello fuori casa ( “lavora in fabbrica”, “lavora a casa”); il marito, invece, non ha nessun obbligo nei confronti delle cura della casa e quando toma dal lavoro è libero di svagarsi e andare al bar.

funzione. Lo stereotipo non riguarda il protagonista della storia ma i personaggi; si può dire che occupa una posizione secondaria nel testo. La funzione principale del testo è infatti quella di parlare della solidarietà tra compagni. La scelta di inserire un dialogo così pregnante, che sintetizza in quattro battute un grande problema nel rapporto tra i due sessi, ma che non riguarda il tema portante della storia, può avere un effetto molto forte. È il caso emblematico di accettazione passiva di uno stereotipo: il brano è stato creato per far riflettere i bambini sull’importanza dell’aiuto reciproco e non per parlare del rapporto uomo/donna. In tal modo lo stereotipo di genere “passa inosservato” e risulta per questo maggiormente incisivo. giudizio. Nel testo si accetta passivamente uno stereotipo: il brano è fortemente sessista.

Un regalo per il supplente

riassunto. Un gruppo di alunni escogita un piano per “sbarazzarsi” di un maestro troppo severo.

stereotipo: bambini birbanti e temerari. Un gruppo di bambini decide di punire il maestro facendogli un brutto scherzo. Ecco la conversazione tra i compagni di classe: «– Bisogna che ci sbarazziamo di lui. – E se lo avvelenassimo? – ha proposto Antonio. – Potremmo offrirgli una fetta di torta farcita con un mucchio di schifezze. Come minimo si ammalerà, e ci manderanno un altro supplente. Sergio ha sospirato: – La fai facile, tu! Con la fortuna che ci ritroviamo, quello sarà un vampiro o magari un orco!». Nonostante i timori di Sergio, il gruppo decide di portare avanti il piano. Ecco cosa racconta uno dei ragazzi: «Abbiamo farcito la torta con un bicchiere di terra, una cacca di piccione, un mozzicone di sigaretta e una manciata di polvere». Una volta escogitato il piano di avvelenamento viene scelto il bambino più adatto a realizzarlo: «Siccome il più bravo a dire le bugie è Antonio, abbiamo deciso che sarebbe stato lui a offrire il “dolce” allo stregone». Antonio è così sfrontato che va dal perfido maestro e gli offre il dolce avvelenato usando queste parole: «Un omaggio per lei, signor maestro! Per ringraziarla di essere così gentile!»

funzione. Nel testo la marachella dei bambini è giudicata legittima, visto l’atteggiamento eccessivamente severo del maestro. Il signor Caracante infatti si rivolge ai bambini con tono superbo e sprezzante ( «Non tollero che mi si rivolga la parola, specie di zanzara rachitica!», dice rivolgendosi ad Antonio) e sembra meritarsi una lezione. I bambini escogitano un bello scherzo così la loro intraprendenza e sfrontatezza è connotata positivamente nel testo. giudizio. Il testo è sessista: connota positivamente uno stereotipo riferito al genere maschile.

Troppo fumo dalla pentola

riassunto. La signora Pina usa una pentola a pressione un po’ strana che crea una specie di nebbia in tutta la casa. Il signor Pino, stufo della situazione, decide di portare la pentola in soffitta.

stereotipo: la donna cucina. Questo testo offre un tipico esempio di connotazione neutra di uno stereotipo. Il fatto che sia la signora Pina ad usare la pentola a pressione, e non suo marito, è dato assolutamente per scontato ( «La signora Pina aveva una pentola a pressione molto strana. Ma solo con quella riusciva a cucinare minestroni squisiti»). La buffa vicenda che nasce a causa di questa strana pentola, si snoda a partire da questo presupposto di base: è la donna che cucina. Se c’è nebbia in casa la colpa è quindi della signora Pina, che non sa usare bene la pentola a pressione. Il marito è particolarmente innervosito dalla situazione proprio perché non è stato lui a crearla; così, una sera, decide di deporre la pentola in soffitta. Ma, anche in questo modo, il signor Pino non è soddisfatto perché senza quella pentola la moglie non riesce più a cucinare bene: «Ora la nebbia è scomparsa completamente, ma la signora Pina non riesce più a fare i minestroni così buoni come prima. E qualche volta, a tavola, il signor Pino brontola». Il marito ha persino il coraggio di brontolare… Forse la donna non ha solo il compito di “cucinare” ma di “cucinare bene”.

funzione. Lo stereotipo della donna che cucina viene accettato acriticamente. giudizio. Il testo è fortemente sessista.

Una mamma nuova

riassunto. Giulio è stufo della sua mamma, così decide di comprarne una nuova al supermercato. Il testo ha un tono evidentemente scherzoso quando parla di “mamme surgelate” o “mamme in saldo” che si possono acquistare al supermercato. Non sarà quindi giudicato offensivo nei confronti delle donne sotto questo aspetto.

stereotipo 1: donna vanitosa e “schizzinosa”. Cito il testo: «Giulio era stufo della sua mamma perché si dava le arie e aveva schifo delle lucertole e dei ragni».

stereotipo 2: saper cucinare è un criterio per giudicare una donna-mamma. Due sono le allusioni del testo sull’importanza di saper cucinare per una donna. Innanzitutto quando Giulio va al supermercato a scegliere la sua nuova mamma trova una confezione di “mamme in saldo” che vengono così descritte: «ad alcune mancavano i capelli oppure erano troppo grasse, ma sul cartellino c’era scritto che erano proprio buone e sapevano fare la pizza» (come dire che il fatto che cucinano bene compensa il fatto che sono brutte). Ed ecco la seconda allusione: una volta acquistate le nuove mamme Giulio «Tornò a casa soddisfatto con il suo sacchetto e lo mise nel freezer. La mamma era proprio lì, in cucina, che lo aspettava con un bel sorriso in faccia e nelle mani un enorme vassoio di biscotti a forma di ragni e serpenti. Giulio si sentì in colpa per tutte quelle mamma di ricambio e, non appena venne notte, le buttò tutte nella spazzatura». Giulio si pente di aver desiderato una nuova mamma quando si accorge che anche la sua è una brava mamma perché… gli ha preparato i biscotti. Il fatto che questi biscotti siano “a forma di ragni e serpenti” si ricollega al discorso iniziale (la mamma «aveva schifo delle lucertole e dei ragni») e pare quindi un superamento anche di quel problema. Ma in realtà il criterio tramite cui Giulio giudica la sua mamma è quello di “saper cucinare”: è su quest’aspetto che la mamma effettiva sconfigge le mamme surrogate.

funzione. Lo stereotipo della “donna vanitosa” è criticato (per cui il giudizio dovrebbe essere antisessistà), tale stereotipo però ha un ruolo marginale nella storia, per cui nel giudizio complessivo del testo non ne terremo conto. Per quanto riguarda invece lo stereotipo della “donna che cucina” questo viene approvato: “saper cucinare” è un criterio per valutare la “bravura” di una mamma. giudizio. Il testo è sessista perché connota positivamente uno stereotipo: “saper cucinare” diventa una qualità, per una donna.

Il gigante Lulù

riassunto. Una leggenda africana racconta la nascita dei Pigmei. Il gigante Lulù mangia tutti gli abitanti di un villaggio tranne una donna che aspetta un bambino; sarà quest’ultimo, una volta cresciuto, a salvare tutti facendo un buco nell’alluce del gigante in modo da far uscire le persone. Chiaramente per passare dal buco gli abitanti si sono dovuti rimpicciolire: ecco come sono nati i Pigmei.

stereotipo: bambino intraprendente e coraggioso. Un bambino, da solo, decide di salvare un intero villaggio; escogita un buon piano e, con un po’ di coraggio, riesce nella sua impresa. Ecco alcune frasi significative che evidenziano lo spirito d’iniziativa del bambino: «Ora ci penso io – disse il bambino. Prese arco e freccia e si inoltrò nel bosco […]. Il bambino si fece coraggio. A tentoni cercò il pancione, le gambe, il piedone del gigante. Poi trovò l’alluce. Ci infilò profondamente una freccia, poi la strappò via. Nell’alluce di Lulù rimase un gran buco. Il bambino si chinò su quel buco e gridò: – Presto, venite fuori! E gli abitanti del villaggio cominciarono ad uscire».

funzione. Il fatto che un bambino salvi un intero villaggio, confrontandosi addirittura con un gigante, non viene interpretato nel testo come un gesto eroico, eccezionale, ma come un evento normale.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché presenta uno stereotipo senza darne alcun giudizio critico.

Morgana

riassunto. La principessa Morgana si descrive.

modello anticonvenzionale: donna intelligente e libera; stereotipo: uomini forti e gagliardi. La descrizione che Morgana fa di sé stessa è assolutamente atipica, soprattutto se si tiene conto che la storia è ambientata nel passato e che Morgana è una principessa. Ecco come si racconta la ragazza: «Sogno una vita libera e selvaggia e un compagno allegro e avventuroso, che non pretenda di mettermi un guinzaglio. So leggere e scrivere perché nella famiglia di mia madre queste sono cose da donne». Ecco come vengono invece descritti gli uomini: «Da noi gli uomini hanno altre cose da fare: lustrare le armature ed esercitarsi con il giavellotto, allevare falconi e farsi i muscoli», e le donne: «Le donne per fortuna sono esenti da queste dimostrazioni di gagliardia. Le guerre noi le combattiamo con la mente, non con il braccio».

funzione. Il testo ci dà un’immagine diversa del rapporto esistente tra l’uomo e la donna nel passato, al tempo dei Cavalieri della Tavola Rotonda. C’è un totale ribaltamento dell’importanza dei ruoli dei due sessi: la principessa non è una ragazza sciocca e bella la cui unica aspirazione è trovare il principe azzurro ma una ragazza “libera e selvaggia”, desiderosa di un compagno che non metta vincoli alla sua indipendenza; le donne non sono raffigurate nelle vesti di mogli passive e ignoranti che stanno a casa aspettando il ritorno dei mariti dalle battaglie, ma vengono presentate come persone intelligenti che sanno leggere e scrivere e combattono le loro guerre con diplomazia, senza bisogno di ricorrere alla forza bruta ( «Le guerre noi le combattiamo con la mente, non con il braccio»); gli uomini anziché essere descritti come cavalieri impavidi che compiono gesta eroiche vengono ridicolizzati proprio per le loro false-virtù di forza e coraggio e anche per le attività banali e intellettualmente povere a cui si dedicano ( «Da noi gli uomini hanno altre cose da fare: lustrare le armature ed esercitarsi con il giavellotto, allevare falconi e farsi i muscoli»). Nel testo quindi, da un lato, viene presentato, valorizzandolo, un modello di donna emancipata, dall’altro viene criticato-ridicolizzato un modello tradizionale di uomo.

giudizio. Il testo è neutro nel presentare una figura di donna anticonvenzionale con naturalezza, come fosse la norma; è invece antisessista perché ridicolizza uno stereotipo riferito al genere maschile. Benché non si possa stabilire un giudizio unitario su questo testo, è evidente che il messaggio complessivo (per quel che riguarda la “rappresentazione non sessista dei due generi”) è certamente positivo.

La strega Camilla

riassunto. La strega Camilla, innamorata segretamente di re Artù, riesce a rinchiuderlo nel suo castello e a fargli bere un filtro magico affinché anche lui si innamori. Lancillotto salva il re e punisce la strega.

stereotipo 1: strega bella e perfida. La “bella maga Camilla” vuole ottenere l’amore di re Artù a tutti i costi: lo adesca “con Pinganno” nel suo castello, gli fa bere una pozione magica e imprigiona i cavalieri accorsi in aiuto del re. stereotipo 2: cavaliere impavido. Lancillotto, da solo, salva i cavalieri, il re e punisce Camilla. Ecco un frammento significativo del testo: «Lancillotto, il cavaliere più coraggioso della tavola Rotonda, non si dette per vinto e si diresse al castello di Camilla: prima lo liberò dall’assedio dei Sassoni, sconfiggendo da solo, sul campo di battaglia, uno dopo l’altro tutti i nemici; poi, come un leone, si diresse verso le prigioni e liberò gli altri cavalieri. Alla fine cercò la perfida Camilla, chiusa nella sua stanza, l’afferrò per le lunghe trecce nere e la fece volare per la camera fino a che quella non implorò pietà».

funzione. Entrambi gli stereotipi sono presentati acriticamente.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché accetta passivamente due stereotipi creando addirittura un’antinomia tra i due generi (in cui la femmina è il polo negativo e il maschio è il polo positivo).

La morte di re Artù

riassunto. Re Artù muore sul campo di battaglia, dimostrando fino alla fine grande dignità e coraggio.

stereotipo: uomini coraggiosi, anche di fronte alla morte. Ecco come viene descritta la battaglia: «Lo scontro fu durissimo, i due eserciti si annientarono a vicenda. I Cavalieri della Tavola Rotonda attaccarono con grande coraggio, e pur di non ritirarsi scelsero tutti la morte». Ed ecco come viene narrata la morte del re: «Artù fece strage di nemici e infine si trovò solo di fronte a Mordret. Lo sfidò e non gli diede tregua, lo rincorse, lo colpì, lo umiliò, finché non lo uccise; ma l’altro, vile fino in fondo, morendo gli conficcò la spada nel fianco. I pochi superstiti lo trovarono così, seduto in mezzo al campo di battaglia, sotto un albero, con la ferita nel fianco che sanguinava, mentre ragionava sulla fine del suo regno». Dopo essersi battuto valorosamente, Artù aspetta la morte con dignità, dimostrando fino alla fine grande altruismo e amore per il prossimo. L’unica preoccupazione del re è rivolta al futuro del suo regno.

funzione. Lo stereotipo dell’uomo impavido viene presentato senza alcun giudizio critico.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché ribadisce acriticamente uno stereotipo riferito al genere maschile.

3.5. La Scuola

I tre sassolini

riassunto. Un luccio offre ad un povero boscaiolo tre sassolini magici. Ogni sassolino realizza un diverso desiderio ma l’uomo potrà averne solo uno; il boscaiolo torna quindi a casa per consultarsi con la famiglia e scegliere uno dei tre desideri.

stereotipo 1 e 2: gli uomini desiderano essere forti, le donne belle. Il luccio magico offre tre possibilità di scelta al boscaiolo: «– Sono sassolini fatati – disse. – Questo ha il potere di procurare tutti i cibi che si desiderano; quest’altro fornisce armi e armature; quest’ultimo ha il potere di fornire oggetti preziosi e vesti»; «– Puoi sceglierne solo uno – disse il luccio […]». L’uomo toma a casa e sente innanzitutto il parere della moglie la quale opta per il primo sassolino: «– Voglio il primo – disse la moglie – così avremo di che sfamarci». Dopodiché si consulta con i figli maschi e con le femmine. Ecco le loro reazioni: «– Voglio il secondo – urlarono i figli maschi – diventeremo guerrieri forti e rispettati. – Vogliamo il terzo – gridarono le figlie – saremo belle ed eleganti e troveremo marito». I maschi aspirano ad essere forti e rispettati, le femmine vogliono essere belle ed eleganti per trovare marito.

stereotipo 3: vecchio saggio. Il padre di famiglia, unico personaggio positivo della storia, vedendo che i membri della famiglia non riescono a trovarsi d’accordo, prende la decisione più saggia: «La mattina dopo il boscaiolo tornò in riva al fiume e disse al luccio: – Ti restituisco tutti i sassolini. Non li voglio perché hanno creato discordia nella mia casa». Ma il luccio decide proprio per questo di premiarlo: «– Sei onesto e saggio. Per premiarti te li regalerò tutti e tre […]». Il boscaiolo decide comunque di rivendere tutti e tre i sassolini e, con il denaro ricavato, riesce a far vivere bene tutta la famiglia.

funzione. I primi due stereotipi (uomo-forte, donna-bella) vengono criticati nel testo: il fatto che i figli maschi abbiano come desiderio prioritario quello di essere forti e le femmine quello di essere belle è interpretato negativamente. Invece di pensare ai bisogni primari della famiglia, i giovani maschi e le giovani femmine della storia aspirano a futili qualità di forza e bellezza. Solo la mamma appare più concreta e pensa al fabbisogno di cibo della famiglia. Ma è comunque il vecchio padre a prendere la decisione più importante: rinunciare a tutti i desideri materiali in nome di un valore più alto, la pace in famiglia. Lo stereotipo del vecchio saggio viene quindi connotato positivamente.

giudizio. Nel testo abbiamo dunque: due stereotipi criticati (testo antisessista) e uno stereotipo approvato (testo sessista). I giudizi sono contrastanti e non permettono una valutazione unitaria del testo in esame.

Orione

riassunto. Diana, dea della caccia, si innamora di Orione, un giovane cacciatore. Apollo, fratello di Diana, vuole impedire che la sorella sposi un uomo comune.

stereotipo 1 e 2: uomo astuto, donna ingenua. Stupisce la facilità con cui Apollo inganna sua sorella per impedire che sposi il suo amato Orione: «Un giorno i due fratelli si trovarono insieme sulla riva del mare e videro avvicinarsi da lontano un puntino nero. Apollo disse alla sorella: – Scommetto che non riesci a colpire quel punto lontano. Diana lanciò una freccia e colpì nel segno con un grido di gioia. Purtroppo quel punto era il capo del fidanzato Orione: con l’inganno Apollo era riuscito a sbarazzarsi di lui». Nella storia Diana appare proprio una sciocca: fino alla fine non si rende minimamente conto delle cattive intenzioni del fratello. Ad evidenziare l’ingenuità della ragazza basta la frase: «colpì nel segno con un grido di gioia». Se fosse stata cosciente del suo atto Diana avrebbe dovuto gridare, sì, ma di dolore.

funzione. Entrambi gli stereotipi sono inseriti nel testo senza alcuna volontà critica. Il gesto di Apollo potrebbe apparire deplorevole, ma in fondo è stata Diana ad “abboccare” così facilmente alla trappola. Nessuno dei due viene quindi giudicato per le proprie azioni.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché ribadisce acriticamente due stereotipi e crea per di più una dicotomia tra i due generi. Ancora una volta il maschile è il polo positivo e il femminile quello negativo: l’astuzia è una qualità, l’ingenuità un difetto.

Come nacque il mare

riassunto. Mbarè costruisce il mondo con una polvere magica ma si dimentica di fare il mare; siccome la polvere magica è finita decide di creare il mare con le lacrime delle donne.

stereotipo: le donne piangono. Mbarè si rivolge alle donne, e non agli uomini, perché sono tipicamente considerate “piagnucolose”. Le donne non piangono solo di dolore, ma anche di gioia: «– Radunate le donne e dite loro di pensare a pensieri tristi. […] Le donne cominciarono a pensare a pensieri tristi. Fiumi di lacrime di dolore sgorgarono dai loro occhi e formarono una vasta superficie d’acqua; – Dite loro di pensare a pensieri allegri. […] Fiumi di lacrime di gioia sgorgarono dai loro occhi e si unirono alle altre, formando una distesa di cui non si vedeva nemmeno la fine».

funzione. Lo stereotipo della donna emotiva, che piange con estrema facilità, è accettato passivamente nel testo.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché ribadisce acriticamente uno stereotipo riferito al genere femminile.

Ottavia cambia scuola

riassunto. Ottavia si è trasferita in città e ha cambiato scuola, ma i nuovi compagni di classe non le piacciono.

stereotipo 1: bambina vanitosa; stereotipo 2: bambino dispettoso. Ottavia non riesce a fare amicizia con i nuovi compagni. Le femmine non la considerano: «(le bambine) in ricreazione giocavano per conto loro e nessuna l’aveva mai invitata»; i maschi sono insopportabili: «Erano bambini chiassosi, agitati, sempre pronti a litigare e, secondo Ottavia, anche poco intelligenti». Ottavia menziona in particolare una bambina (Lucrezia) e un bambino che possono essere visti come prototipi, rispettivamente, delle femmine e dei maschi della classe. Lucrezia è arrogante e vanitosa: «La vicina di banco era una certa Lucrezia che, fino al termine dell’anno, non l’aveva degnata di uno sguardo. Lucrezia era bellissima […] era alta e snella. Vestiva abiti firmati […]. Due volte la settimana prendeva lezioni di danza. A Ottavia pareva una principessa. Magari una principessa un po’ antipatica come ne trovava a volte nelle fiabe». E poi c’è un bambino dispettoso, degno rappresentante dei maschi della classe; ecco cosa combina: «Una volta, durante la ricreazione, uno di questi (bambini) le aveva chiesto a bruciapelo: – Tu abitavi alla cascina, no? Si sente, puzzi come una capra! – e si era messo a ridere, compiaciuto della sua battuta. Lei (Ottavia) sapeva di non puzzare, e ci restò male».

funzione. Sia la bambina bella e vanitosa che il bambino dispettoso sono connotati negativamente nel testo; entrambi gli stereotipi sono cioè criticati. giudizio. Il testo è antisessista perché critica stereotipi riferiti ad entrambi i generi.

Nella valle dei diamanti

riassunto. Un uomo, Sindbad, è protagonista di una pericolosa avventura ma alla fine riesce a salvarsi.

stereotipo: uomo avventuroso e scaltro. Un uomo si trova nella valle dei diamanti, in una situazione di estremo pericolo. Ecco cosa racconta il protagonista: «Tutto intorno a queste pietre preziose strisciavano moltitudini di serpenti velenosissimi, alcuni dei quali erano così grossi che avrebbero potuto facilmente mangiarmi in un boccone. Capii allora che io, Sindbad, ero capitato nella famosa valle dei diamanti, dalla quale mai nessun uomo era uscito vivo». Ma Sindbad è un uomo molto astuto ed escogita un piano per salvarsi e per portare via anche un po’ di diamanti: «Allora mi venne un’idea. Prima di tutto riempii le mie tasche con tutti i diamanti che potevano contenere. Poi (realizzazione del piano)… Ero libero».

funzione. Il protagonista della storia non viene descritto come un eroe: nonostante fosse in pericolo, era normale che alla fine riuscisse a cavarsela. In fondo gli basta un po’ di coraggio, astuzia e… fortuna. Requisiti che ogni uomo può avere.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché tratta in modo neutro uno stereotipo riferito al genere maschile.

Tra le montagne di ghiaccio

riassunto. Una baleniera si va ad incastrare al centro di un iceberg; i marinai della nave, insieme al capitano, escogitano un piano originale per portarsi in salvo.

stereotipo: uomini intelligenti, razionali e “pratici”, capaci di trovare soluzioni originali ai problemi. Ecco come viene presentata la situazione di pericolo: «La baleniera sfilava sicura tra due alte montagne di ghiaccio quando, con un rumore assordante di lamiere, la nave si arenò. […] Tutti si resero conto di essere finiti su un’unica immensa montagna galleggiante con due vette che sporgevano dall’acqua come le corna di un toro. La nave era andata ad incastrarsi al centro di un iceberg. […] Ora viaggiavano in groppa ad una montagna di ghiaccio verso una destinazione sconosciuta». Ed ecco l’atteggiamento razionale degli uomini della nave che non si lasciano prendere dal panico, ma programmano una soluzione efficace: «Il capitano ed i marinai si misero a studiare una soluzione: cercarono di navigare con l’iceberg. Cucirono insieme vele, lenzuola, federe, asciugamani, tovaglie, canottiere, camicie, sacchi di farina, fazzoletti e tutto il tessuto che potevano usare. Ne venne fuori una vela enorme e variopinta che, tesa tra uno dei picchi di ghiaccio e la nave, faceva pensare ad un vicolo con i panni stesi ad asciugare. […] Con grande perizia e riparando gli strappi che in continuazione si aprivano nella curiosa vela, i marinai riuscirono a raggiungere un piccolo villaggio di pescatori».

funzione. Gli uomini della nave non appaiono come degli eroi; il testo dà semplicemente per scontato che uomini che lavorano in mare sappiano affrontare qualunque situazione di pericolo. Se gli uomini fossero stati elogiati per la loro impresa (connotazione positiva dello stereotipo), questo avrebbe avuto l’effetto di far apparire le loro azioni come qualcosa di eccezionale, che pochi sarebbero in grado di compiere. Invece, presentando un’impresa, effettivamente eccezionale, come normale si avvalora l’idea di una predisposizione naturale dell’uomo a trovare soluzioni razionali e adeguate a qualunque problema. Lo stereotipo dell’uomo intelligente e “competente” viene così ribadito con forza.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché dà per scontate qualità stereotipate attribuite agli uomini.

Una coperta fatta con pezzi di ricordi

riassunto. Una nonna ripercorre la storia della sua vita attraverso una coperta fatta di pezzetti di stoffa, ognuno dei quali rappresenta un evento importante da lei vissuto.

stereotipi: il matrimonio, la nascita di un figlio e le faccende domestiche come momenti emblematici nella vita di una donna. La nonna racconta alla nipote i momenti più importanti della sua vita attraverso una coperta fatta di “pezzi di ricordi”: «– Vedi, questa coperta è un po’ la storia della mia vita: ogni pezzetto di stoffa viene da un vestito diverso che ho avuto, fin da quando ero bambina, piccola come te». Tra i momenti della giovinezza menzionati dalla nonna abbiamo: la nascita della sorellina ( «Quando nacque la più piccola delle mie sorelle, ne ricevetti uno nuovo tutto per me. Ero fatto di questa bella stoffa azzurra a pallini»), la scuola ( «Questi quadrati vengono dal grembiule di scuola. Odiavo quella stoffa blu!»), il primo ballo ( «Questo qui, invece, color lavanda, fu il mio primo vestito da ballo. Ah, come mi piaceva!»). Dopodiché si chiude la fase adolescenziale e inizia l’età adulta, con il matrimonio. Ecco le tre tappe ricordate: le nozze ( «Questo pezzetto bianco è del vestito di nozze. Aveva i bottoni di perla, e tutto lo strascico dietro»), le vacanze “da mamma” ( «Questa stoffa, con le barche a vela […] ce l’avevo in vacanza, quando la tua mamma era ancora bambina.), le faccende domestiche ( «Con questa stoffa gialla, con le api, mi ero fatta un grembiule da casa. Lo usavo tutti i giorni per le faccende»). Dopo il vestito del primo ballo, indossato quando era ragazzina, i vestiti ricordati dalla nonna sono associati alle fasi più stereotipate della vita di una donna: matrimonio, gravidanza, lavoro da casalinga. Stupisce soprattutto che tra i momenti “belli” siano menzionate le faccende domestiche, presentate come un rituale quotidiano ( «mi ero fatta un grembiule da casa. Lo usavo tutti i giorni per le faccende»).

funzione. È possibile che molte delle nonne dei bambini di oggi (lettori potenziali del testo) abbiano vissuto esperienze analoghe a quelle della nonna protagonista del racconto. Questo non giustifica la presenza di un brano come questo in un testo scolastico. Ci si deve chiedere infatti che senso può avere presentare alle bambine e ai bambini di oggi un modello di vita femminile che, si spera, sia ormai superato. La cosa grave è che il testo non è accompagnato da esercizi e domande di riflessione che possano incentivare una riflessione critica. Sarebbe stato utile, per esempio, un paragone tra la vita di una donna di due generazioni fa rispetto alla vita e alle aspirazioni di una donna di oggi. Questo testo, apparentemente innocuo, è invece un caso emblematico di accettazione passiva di uno stereotipo riferito alle donne. Il testo parla, sì, di una nonna, ma in effetti presenta la vita di una donna che può tranquillamente essere presa come modello dalle bambine di oggi. giudizio. Il testo è fortemente sessista: presenta acriticamente uno stereotipo.

I figli nel Medioevo: una diversa educazione per maschi e femmine

riassunto. Il brano descrive la differente educazione impartita ai bambini e alle bambine del Medioevo, in funzione dei diversi ruoli assegnati dalla società ai due sessi.

stereotipi 1 e 2: il maschio forte e dinamico; la femmina docile e servizievole. Ecco cosa scrive il medico Aldobrandino da Siena nel 1266: «[…] il maschio deve essere forte, dinamico e dotato di buon fisico. Da una femmina ci si aspetta, invece, un carattere docile e servizievole. A lei, fin da bambina, si insegnano i fatti di casa, cioè fare il pane, fare il bucato, fare il letto, filare e tessere borse e ricamare la seta con l’ago, rammendare le calze». funzione. Gli stereotipi riportati nel brano sono usati per affrontare il tema delle pari opportunità. In fondo alla pagina c’è infatti la dicitura «Parliamo di pari opportunità» e subito sotto il brano vengono presentati due esercizi per stimolare una riflessione dei bambini. Il primo esercizio è finalizzato a «Comprendere» il testo in questione e consiste nel «Confrontare i modi di educare i maschi e le femmine nel Medioevo»; ai bambini viene richiesto di suddividere gli «aspetti dell’educazione delle bambine» e gli «aspetti dell’educazione dei bambini». Dopodiché, il secondo esercizio, chiede ai bambini di «valutare», ponendo loro due domande: «Secondo te è giusto educare diversamente i maschi e le femmine? Perché?». La casa editrice La Scuola decide di parlare di uguaglianza maschio/femmina mettendo in luce le forti discriminazioni di genere presenti nel passato, per poi criticarle. Si ha quindi una critica esplicita, extratestuale, agli stereotipi di genere.

giudizio. Fuori dal testo si criticano stereotipi riferiti ad entrambi i sessi. Si può parlare di antisessismo extratestuale.

Vita di donna nel Medioevo

riassunto. Si descrivono le attività e i ruoli assegnati alle donne nel Medioevo. Stereotipo: la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo. Il brano condensa una serie di stereotipi attribuiti per molto tempo alle donne. Quello fondamentale, da cui derivano gli altri, è senz’altro questo: «La donna nel Medioevo non aveva gli stessi diritti dell’uomo». Dopodiché si specificano i ruoli e le attività riservate alla donna: «Poteva lavorare nei campi, nelle botteghe o nelle tessiture, ma viveva sempre sottomessa alla tutela del padre o del marito. […] La donna viveva in casa occupandosi della pulizia e dei figli. Se era ricca poteva pensare all’abbigliamento e alla sua bellezza e poteva imparare a leggere e a scrivere, ma non poteva studiare: l’istruzione era riservata ai maschi. Una volta imparato a leggere e a scrivere, ritornava in famiglia per collaborare ai lavori di casa, per filare e ricamare».

funzione. Anche questo testo viene inserito per parlare di questioni di genere. In fondo alla pagina c’è scritto «Parliamo di diritti» e al termine del brano sono presentati due esercizi per stimolare una riflessione critica da parte dei bambini-lettori. Il primo, «Comprendere», chiede: «Sottolinea nel testo i compiti che la donna svolgeva nel Medioevo»; il secondo, «Costruire», chiede: «Confronta le attività della donna nel Medioevo con quelle della tua mamma». Viene dato un primo esempio di soluzione dell’esercizio: «La donna nel Medioevo… non aveva gli stessi diritti dell’uomo»; «La mia mamma… ha gli stessi diritti dell’uomo».

giudizio. Fuori dal testo si critica uno stereotipo riferito al genere femminile. Si può parlare anche in questo caso di antisessismo extratestuale.

Lavori scomparsi

26Vengono menzionati solo mestieri maschili (calderaio, arrotino, zoccolaio). Vale il commento fatto a proposito del testo Mestieri di una volta della Nicola Milano. Il testo deve essere giudicato fortemente sessista perché conferma lo stereotipo per cui il lavoro extradomestico è riservato all’uomo.

3.6. Giunti

La domenica mattina

riassunto. La domenica mattina due sorelle preparano una colazione a sorpresa per i propri genitori.

stereotipo: bambine buone e servizievoli. Ecco come l’autrice racconta la vicenda in prima persona: «Qualche volta, la domenica mattina, io e Clara ci svegliavamo prima dei nostri genitori. Zitte zitte andavamo in cucina a preparare per loro la spremuta d’arance e la macchinetta del caffè. Poi di corsa in camera a vestirci, facendo piano però, perché se si svegliavano era la fine […] volavamo giù per le scale e via al galoppo fino alla pasticceria a comprare i croissants per il papà e i panini al cioccolato per la mamma. Infine dal fioraio, a prendere i garofani rosa per la mamma […]. Di ritorno a casa, facevamo a quel punto il più chiasso possibile: tutto era pronto e morivamo dalla voglia di vedere le loro facce sorprese e contente». Le due bambine vogliono fare contenti i genitori, facendo un gesto che in realtà sembra ruffiano. Non è credibile che le sorelle siano felici di alzarsi presto la domenica mattina, quando papà e mamma ancora dormono, per preparare loro una colazione a sorpresa. Sembra più probabile che le bambine facciano tutto questo, non per altruismo, ma per confermare il fatto che sono delle brave bambine, delle “bambine modello”. Questa interpretazione viene confermata dall’ultima frase del testo: «Dopo un po’ la loro meraviglia diminuì ma io gongolavo lo stesso nei panni della figlia meravigliosa». È palese il forte desiderio delle figlie di essere approvate dai genitori; il problema è che per essere approvate scelgono di conformarsi allo stereotipo della bambina brava, servizievole, che si prepara a diventare una buona donnina di casa.

funzione. Lo stereotipo viene connotato positivamente: le due figlie vengono apprezzate per i loro gesti di “cura” nei confronti dei genitori. Il messaggio che il brano invia ai lettori sarà interpretato diversamente a seconda che il destinatario sia una femmina o un maschio. Il testo pare infatti suggerire alle bambine-lettrici di prendere come modello le protagoniste e ai bambini-lettori di apprezzare comportamenti che a loro non verranno mai richiesti. Non è un caso che le protagoniste del brano siano entrambe femmine: non sarebbe stata concepibile la stessa storia con protagonisti due fratelli. giudizio. Il testo è sessista: connota positivamente uno stereotipo riferito al genere femminile.

Troppi piedi da contare

Vedi analisi de Il giovane Millepiedi della casa editrice Raffaello.

3.7. Elmedi

Una giornata con papà

riassunto. Un bambino racconta una giornata trascorsa con suo padre. stereotipo. Padre assente ma “eccezionale”. C’è una frase all’inizio del brano che è molto significativa: «Al sabato sto con il mio papà per tutta la giornata!». Per il bambino trascorrere un’intera giornata con il padre è un evento eccezionale; la normalità, probabilmente, è stare con la mamma. Proprio per questo il protagonista della storia è entusiasta di sfruttare il poco tempo a disposizione per fare un sacco di cose: «Facciamo le crespelle insieme, e io preparo la panna montata»; «Se decide di lavare la macchina, gli do una mano. Di solito io lavo le ruote, perché il papà dice che in questo sono un vero campione». Il papà si dimostra affettuoso con il bambino: «Poi, di sera, mi tira su le coperte», «Poi mi abbraccia forte forte e mi dice: – Ti voglio bene. A domani ometto». Di fronte a queste dimostrazioni d’affetto il bambino pensa: «E io, dentro di me, dico che ho il più formidabile papà del mondo. Ed è vero!».

funzione. Il brano rappresenta un padre che, a quanto pare, riesce ad avere un buon rapporto con il figlio anche stando con lui solo il sabato. Il fatto che quel padre sia assente per tutti i restanti giorni della settimana non viene minimamente preso in considerazione.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché presenta acriticamente lo stereotipo del “padre assente”. In tal modo si ribadisce indirettamente la tradizionale divisione dei compiti per cui il papà lavora, mentre la mamma sta a casa ad occuparsi della cura dei figli.

Pum e la nuova maestra

riassunto. La maestra Ornella è una donna in gamba e spiritosa e riesce a tenere testa anche a Pum, un ragazzino “difficile”.

modello anticonvenzionale: donna spiritosa e sicura di sé. Ornella ha un atteggiamento insolito per una maestra: anziché rimproverare Pum, un bambino dispettoso e provocatorio, decide di stare al suo gioco. Il bambino rimane scioccato dalla reazione della maestra. Ecco un estratto del testo: «La maestra Ornella si sedette sulla sua sedia e mise sul tavolo la borsa. Dalla borsa venivano strani rumori. […] – Che cosa c’è lì dentro? – chiese Loretta allungando il collo dal primo banco per vedere meglio. – Solo bava di pipistrello – rispose quasi sottovoce Pum. Avevano sentito tutti quella risposta, anche la maestra Ornella. – Mhmmm! Bava di pipistrello! Che squisitezza – commentò la maestra. Questa volta anche Pum rimase a bocca aperta […]».

funzione. Il modello anticonvenzionale di donna viene presentato senza connotarlo né positivamente né negativamente.

giudizio. Il testo è neutro: propone un modello nuovo di donna come fosse normale, o comunque possibile.

Che cosa c’è di diverso?

riassunto. Marco è arrabbiato perché Barbara, la sua compagna di classe, prima gli scriveva bigliettini d’amore, mentre adesso non lo considera più. stereotipo: bambina carina e “civetta”. L’atteggiamento di Barbara è ritenuto tipico delle femmine: prima si fanno desiderare e subito dopo si allontanano. Barbara riesce a “conquistare” Marco con dei bigliettini d’amore ( «Caro Marco ti voglio tanto bene. E tu?», «Marco ti amo. E tu? Metti una crocetta su sì o su no») e anche grazie alla sua bellezza ( «È proprio carina Barbara, con gli occhi azzurri e i capelli biondi lisci, sempre ben pettinati»). Marco all’inizio non capisce chi gli scrive quelle frasi ma poi se ne accorge dall’atteggiamento malizioso di Barbara e dagli ammiccamenti delle sue amiche. Ecco cosa dice Marco: «Mi guardavo in giro, alla ricerca di chi fosse l’autrice di quelle letterine, e quando mi giravo verso di lei, Barbara distoglieva lo sguardo; però, ed era l’unico indizio, diventava subito rossa. Le altre compagne, che naturalmente sapevano tutto, ridacchiavano tra di loro e mi facevano dei segni nella sua direzione, e solo così ho capito tutto». Quando finalmente Marco decide di contraccambiare i sentimenti di Barbara ( «Siccome mi piaceva, le ho rimandato l’ultimo biglietto con una crocetta sul sì») è lei a cambiare idea all’improvviso e a rifiutarlo. E Marco non riesce a farsene una ragione: «E adesso mi manda a dire che non le piaccio più. Così, senza un motivo. Io non capisco […] All’inizio pensavo fosse uno scherzo di Rita, ma poi, all’intervallo, mi sono avvicinato a Barbara. E sapete che cosa ha fatto? Mi ha girato le spalle, come se non mi vedesse […]».

funzione. Lo stereotipo della bambina “civetta” viene accettato acriticamente nel testo. La bambina non viene infatti criticata perché fa soffrire Marco; è Marco che viene in parte ridicolizzato per la sua ingenuità: non ha ancora capito come sono fatte le donne…

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché presenta una caratteristica stereotipata applicata al genere femminile come fosse naturale.

Il budino raffreddato

riassunto. Una bambina soccorre un budino raffreddato.

stereotipo: bambina premurosa che offre le sue amorevoli cure ad un ammalato. Silvia sente qualcuno starnutire in frigorifero: è un budino raffreddato. La bambina decide di occuparsi del «malato»: «– Poverino, che cosa ti succede? – Sto male – rispose il budino. Silvia tolse il budino dal frigorifero e lo posò sul tavolo. – Ti sei preso un bel raffreddore […] allora ti farò un berretto e una sciarpetta […]. Così Silvia prese i ferri, un gomitolo di lana e si mise a lavoro. Quando ebbe finito, mise al budino la sciarpetta e il berretto con il pompon. Il budino era davvero contento e tremolando avanti e indietro esclamò: – Grazie, sono davvero bellissimi e tengono un bel caldino». Le cure che la bambina offre al budino sono simili a quelle di una madre nei confronti dei propri figli; si potrebbe parlare di “spirito materno” della bambina. Da notare l’uso eccessivo di nomignoli e diminutivi (piattino, poverino, sciarpetta, caldino) che rendono il brano sdolcinato, svenevole: proprio come l’atteggiamento di Silvia.

funzione. L’atteggiamento premuroso della bambina viene presentato come naturale, visto che è una femmina.

giudizio. Il testo è fortemente sessista.

Morgan e il Corsaro Nero

riassunto. Il Corsaro Nero, insieme ai suoi filibustieri, riesce a sconfiggere gli spagnoli dopo una lotta estenuante.

stereotipo: uomini forti e coraggiosi. La lotta del Corsaro Nero contro gli spagnoli viene descritta come un evento terribile e le gesta degli uomini che la combattono appaiono eroiche. Ecco alcuni frammenti del brano: «La lotta diventò spaventosa, terribile. Da entrambe le parti si combatteva con pari furore. Gli spagnoli […] resistevano eroicamente, decisi a farsi uccidere piuttosto che arrendersi»; «Il Corsaro Nero si lanciò in mezzo a quell’ultimo gruppo di combattenti […]. La sua lama sibilava come un serpente, sferrando e parando i colpi che tentavano di giungere al suo petto. Nessuno poteva resistere a quel braccio, parare i suoi attacchi».

funzione. Il brano esalta la forza e l’audacia dei combattenti: lo stereotipo dell’uomo coraggioso viene connotato positivamente.

giudizio. Il testo è sessista perché approva uno stereotipo riferito al genere maschile.

I racconti di Vera

riassunto. Vera si diverte a inventare racconti del terrore.

modello anticonvenzionale: bambina intelligente e fantasiosa. Vera, una “vivace ragazzina”, riesce a farsi gioco di “un giovanotto di città” che si era recato in campagna per prendersi un periodo di riposo. Vera inventa una storia incredibile: suo zio, insieme ai suoi due fratelli sono annegati in uno stagno tre anni fa ma i loro corpi non sono mai stati ritrovati; la zia non riesce ad accettare la morte del marito e lascia la porta aperta in attesa del suo ritorno… La storia è ben argomentata e ricca di particolari, tant’è che la bambina riesce a persuadere il suo interlocutore e lo fa fuggire dalla paura. Ecco alcuni frammenti del testo che dimostrano le grandi capacità persuasive della bambina e la sua abilità nell’inventare intricate storie di paura: «– Allora di mia zia non sa nulla? […] – Quindi non sa niente della spaventosa tragedia che accadde esattamente tre anni fa […]? – Beh, non vi siete chiesto perché quella porta finestra sia spalancata, a metà ottobre? […] – Da quella porta, tre anni fa, mio zio e i suoi due fratelli sono usciti per andare caccia. Non sono più tornati: sono annegati in uno stagno tutti e tre mentre cacciavano uccelli, e i loro corpi non sono più stati ritrovati. E questo soprattutto che l’ha resa pazza: la povera zia è convinta che torneranno prima o poi con il piccolo cane marrone scomparso con loro e che li vedrà rientrare da quella porta».

funzione. Il testo propone un modello anticonvenzionale che si contrappone al modello stereotipato di bambina paurosa. Vera si diverte a creare racconti di paura e riesce addirittura ad abbindolare un uomo molto più grande di lei: in questo brano è l’uomo ad avere paura, non la bambina. Questo modello inusuale viene presentato con grande naturalezza: Vera non è una bambina strana, eccezionale, è solo una simpatica ragazzina che ha la passione per i racconti del terrore.

giudizio. Il testo è neutro: propone un modello anticonvenzionale come fosse normale.

Verde Menta

riassunto. Verde Menta è una bambina verde con due antenne a ricciolo ma, a parte questi due tratti fisici, è assolutamente uguale a tutti gli altri bambini.

stereotipo 1: mamma dolce e affettuosa. Verde Menta viene adottata da Miocardia, una vecchia signora che le fa da mamma. Ecco come viene descritta: «Miocardia era un’ottima mamma: né troppo severa, né troppo permissiva. Affettuosa, paziente, dolce e instancabile, trascorreva ore ed ore a giocare e a parlare con la sua figlioccia».

stereotipo 2: bambina aggraziata, silenziosa, profumata. Verde Menta ha la pelle verde e le antenne, ma possiede doti che la rendono molto apprezzata, soprattutto dai maschi. Ecco la descrizione della bambina: «I suoi occhi erano luccicanti come le stelle e il suo sorriso caldo come il sole d’agosto. Si muoveva con la grazia di una gazzella, era silenziosa come un cigno e profumata come una mimosa». Pare che per compensare la diversità di Verde Menta si debbano esaltare le sue qualità “tipicamente femminili”; qualità che in realtà rappresenta-no luoghi comuni piuttosto frustranti per una donna: la bellezza, la grazia, il profumo, il silenzio…

funzione. Entrambi gli stereotipi vengono presentati con la massima naturalezza, senza alcun giudizio critico.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché accetta passivamente due stereotipi, entrambi riferiti al genere femminile.

Noi due

27Una premessa. Il testo non fornisce informazioni utili per capire il sesso del narratore della storia: potrebbe essere ugualmente il figlio o la figlia della mamma protagonista. È vero però che, leggendo il brano, si ha l’impressione che si tratti di una bambina. Nella mia analisi ho scelto quindi, arbitrariamente, di considerare una figlia femmina (dato che sarebbe risultato altrettanto arbitrario optare per un figlio maschio). Ho ritenuto corretto puntualizzare questa decisione, anche se posso assicurare che avrà un’influenza assolutamente marginale per la mia analisi.

riassunto. Una bambina descrive la sua mamma.

stereotipo: la mamma, anche se lavora, deve comunque svolgere i suoi doveri di casalinga. La protagonista del brano è una mamma che lavora: è insegnante di storia alla superiori. Oltre a questo lavoro extra-domestico continua a svolgere le tradizionali funzioni di mamma-casalinga. Ovviamente avendo questa doppia mansione da svolgere non riesce a fare i lavori di casa come una donna “normale”, cioè una donna il cui unico lavoro è quello di casalinga. E per questo viene anche presa in giro dalla figlia. Ecco un frammento del testo: «Mamma è molto occupata, è sempre in gara con il tempo. Lavora a scuola, insegna storia alle superiori […]. La mamma fa anche la casalinga, ma lo fa a ondate. Esiste una casa dove si lavano i pavimenti alle nove di sera? Sì, la nostra. Papà e io ci stiamo riposando in poltrona davanti al televisore e all’improvviso compare lei, con il grembiule, il secchio e lo straccio, e ci ordina di tirare su i piedi per poter lavare sotto. Si mette a ginocchioni e sfrega il pavimento». Da questo frammento si ricavano utili informazioni. Innanzitutto il padre di famiglia non ha alcun dovere nei confronti della cura della casa: una volta tornato dal lavoro può tranquillamente rilassarsi in poltrona davanti alla tv. La moglie invece “è sempre in gara con il tempo” perché quando toma dal lavoro deve cominciare di nuovo a lavorare, in casa. È costretta così a lavare i pavimenti dopo cena e questo sembra addirittura disturbare la figlia e il marito che, a quell’ora, sono occupati a guardare la televisione. Nel frammento sopra riportato si propone anche un’immagine ironica della casalinga con i suoi “strumenti di lavoro” ( «compare lei, con il grembiule, il secchio e lo straccio») che risulta offensiva e fastidiosa, inserita in questo testo. Ecco un altro passo del brano: «Quando fa da mangiare, non è mai per un giorno solo. Alle dieci di sera, quando torna dalla riunione dei professori, va in cucina, prende la pentola grande, taglia a pezzi due polli e li fa cuocere: cibo per la famiglia per due settimane! Oppure alla mattina, quando vado in cucina per fare colazione, devo farmi strada tra verifiche di allievi e pesci tagliati, infarinati e ripieni di cipolla, pronti per essere fritti per la cena di venerdì sera!». Un’altra volta il comportamento della mamma viene ridicolizzato e criticato. Sembra proprio che il fatto che questa donna lavori crei solo problemi al resto della famiglia. Detto altrimenti: sarebbe meglio se questa mamma non lavorasse. Non c’è una sola occasione in cui vengano apprezzati i suoi sforzi; non si mostra la minima comprensione per i suoi problemi. Questo perché si parte dal presupposto che il suo dovere principale è quello di casalinga; se decide per “sfizio personale” di lavorare, ne deve pagare le conseguenze. Ecco una frase che dimostra l’atteggiamento freddo della figlia che sembra provare addirittura un sentimento di stizza verso suo madre: «Non c’è da meravigliarsi che poi, tutto d’un tratto, lei esaurisca la carica e si addormenti di colpo alle otto di sera».

funzione. Nel testo viene criticato un modello anticonvenzionale di donna che lavora, ribadendo invece lo stereotipo di donna casalinga.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché dà per scontata l’accettazione di uno stereotipo: compito principale della donna è badare alla casa.

3.8. Piemme

Pippi a scuola

riassunto. Pippi Calzelunghe va a scuola, ma non sa come ci si deve comportare con la maestra.

modello anticonvenzionale: bambina spiritosa e movimentata. Pippi ha degli atteggiamenti atipici per essere una bambina: scherza con la maestra, non rispetta le “gerarchie”, vuole muoversi e giocare. Il suo comportamento scandalizza sia la maestra che i compagni ma, in fondo, tutti rimangono positivamente colpiti dalla sua simpatia. Ecco alcuni frammenti che dimostrano il carattere aperto della bambina e i suoi stravaganti modi di fare: «Pippi si buttò a sedere in un banco libero, senza che alcuno glielo avesse assegnato […]»; la maestra le dice: «– Benvenuta a scuola, piccola Pippi! Spero proprio che tu ti ci troverai bene e imparerai tante belle cose.» Al che la bambina, prontamente, risponde: «– Giusto, ma spero di avere le vacanze natalizie che mi spettano – disse Pippi – i diritti innanzitutto». Un altro dialogo tra Pippi e la maestra: «Bene – disse la maestra – […]. Cominciamo intanto a sentire che cosa sai. Sai dirmi quanto fa 7 più 5? Pippi la guardò stupita e corrucciata. Poi disse: – Beh, senti, se non lo sai da te, non aspettarti che te lo venga a raccontare io! Gli altri bambini guardarono Pippi scandalizzati, la maestra le spiegò con pazienza che quello non era il modo di rispondere, a scuola».

funzione. Il modello anticonvenzionale di bambina viene connotato positivamente nel testo. Gli atteggiamenti “da monella” di Pippi vengono presentati con grande simpatia e, in un certo senso, approvati.

giudizio. Il testo approva un modello anticonvenzionale di bambina: è anticonvenzionale-positivo.

I duelli di Navarra

riassunto. Sotto il regno di re Giambrusco di Navarra, i nobili fanno troppi duelli, così il re fa un editto che punisce i duelli con la morte. Due dame vengono colte in flagrante dal re in persona mentre stanno combattendo ma sono così brave ad inventare una scusa che riescono a farla franca.

modello anticonvenzionale: donne astute e fantasiose, che combattono in duello. È già strano che due donne si sfidino a duello, ma fatto ancor più strano è che siano tanto brave da trovare una scusa per discolparsi delle loro “attività illegali” di fronte al re. È vero anche che il re pare proprio un credulone: si lascia abbindolare dalle due donne senza avere il minimo sospetto sulla veridicità del loro racconto. Ecco il dialogo tra le dame e il re: «– Altolà mie dame! – gridò il re – Vi vedo senza dubbio intente a un duello, contro la mia volontà e la mia legge! Sapete la pena che vi spetta! – Che dite, mio sire! – disse con un gran sorriso la duchessa di Barbelona, che aveva lo spirito pronto – Questo un duello? Con rispetto, sire, siete in errore! La marchesa ed io siamo qui a fare la maglia col nuovo sistema di Parigi! […]. Le due dame, parlottando fra loro, frugarono nelle grandi borse che le damigelle portavano. Poi tirarono fuori un gran gomitolo di lana gialla. – Ecco, maestà – disse la marchesa, che dopo quel frugare e chiacchierare la sapeva lunga come la duchessa. Si misero di fronte con le spade puntate: una damigella legò il capo del filo alla punta di una delle spade, e le dame cominciarono a far la scherma, anzi la maglia, davanti alla bocca aperta di re Giambrusco. Dopo mezz’ora era fatta una gran coperta gialla a larghe maglie abbastanza regolari. – Permettete, sire, che doniamo a voi questa gualdrappa per il vostro cavallo […]. Contento e ammirato, re Giambrusco accettò: e le nobili donne furono salve». Da notare l’ironia delle due dame che, per inventare una scusa credibile, dicono al re che non stanno combattendo in duello (attività atipica per le donne) ma stanno facendo la maglia (attività stereotipata per il loro sesso). In fondo è più facile credere che due donne si dilettino a cucire e ricamare, piuttosto che sfidarsi in duello. Questo anche se le donne vengono colte in flagrante con due spade in mano…

funzione. Il modello anticonvenzionale di donna viene presentato con simpatia ma senza esaltarlo in quanto “atipico”.

giudizio. Il testo è neutro.

Madre Cielo

riassunto. Una leggenda indiana narra di Madre Cielo e dei suoi tre figli: Sole, Vento e Luna.

stereotipo 1: figlia-femmina brava e premurosa; stereotipo 2: figli-maschi cattivi ed egoisti. Sole, Luna e Vento vengono invitati a pranzo dai loro cugini, Tuono e Lampo. Sole e Vento mangiano in abbondanza, senza preoccuparsi di portare qualcosa alla mamma rimasta a casa; Luna, invece, mette da parte un assaggio di ogni pietanza per sua madre. Ecco quali sono le reazioni dei tre figli quando, rientrati a casa, Madre Cielo chiede a ciascuno di loro se le hanno portato qualcosa: «– Siamo andati dai nostri cugini per divertirci, non per farti la spesa! – rispose con malgarbo il Sole. – Non saresti neppure in grado di apprezzare i cibi, sei di gusti troppo grossolani – rincarò il Vento. – Inoltre, come pensi di masticare, dal momento che sei senza denti? La piccola Luna rimproverò i fratelli per la loro cattiveria e rozzezza e offrì alla madre ciò che aveva messo da parte per lei». Madre Cielo decide allora di premiare la brava figlia e di punire i due figli: «– Che tu sia sempre pacifica e bella, piccola mia – disse Madre Cielo – per la tua bontà sarai lodata e benedetta. Invece tu, Sole, brucerai senza mai godere di un attimo di frescura, e tu. Vento, non potrai mai stare fermo e riposare un attimo e sarai maledetto dagli uomini perché disseccherai la terra. Questa è la punizione che vi siete meritati a causa della vostra cattiveria e del vostro egoismo». La femmina viene descritta come: buona, pacifica, bella, benedetta, lodata; i maschi sono invece cattivi, rozzi ed egoisti. Ai tre personaggi fantastici (Sole, Vento e Luna) vengono evidentemente attribuite caratteristiche tipicamente umane, stereotipate in base al sesso.

funzione. Gli stereotipi riguardanti sia la femmina che il maschio sono proposti senza alcun giudizio critico.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché presenta acriticamente stereotipi riferiti ad entrambi i sessi.

Un bambino timido

riassunto. Sam è un bambino molto timido e ha paura di apparire ridicolo agli altri.

modello anticonvenzionale: bambino timido e insicuro. Sam ha un problema che è tipicamente attribuito alle femmine: una bassa autostima. La sua timidezza è dovuta al fatto che si sente ridicolo e, soprattutto, ha paura di apparire ridicolo alle altre persone. Così racconta il testo: «Uno dei problemi di Sam era che credeva di essere ridicolo. Quando passava davanti a uno specchio, Sam chiudeva gli occhi. Non voleva vedere quanto era ridicolo. Ma non lo era». Sam ha caratteristiche antitetiche rispetto ai bambini-maschi della sua età: anziché essere spavaldo, sicuro di sé, iperattivo, Sam è un maschio timido, insicuro, tranquillo ( «durante le vacanze e i weekend si chiudeva in camera sua a disegnare»).

funzione. Il testo presenta un bambino atipico senza darne alcun giudizio, né positivo, né negativo.

giudizio. Il testo è neutro perché presenta acriticamente un modello anticonvenzionale di maschio.

Uno studente modello

riassunto. Anton Wanzl è un bambino diligente e studioso ma non si trova bene con i suoi compagni di classe.

modello anticonvenzionale: bambino timido, silenzioso, delicato e tranquillo. La descrizione del bambino inizia dalle sue caratteristiche fisiche che rispecchiano in parte gli aspetti del suo carattere: «Il collo era esile e tutta la sua corporatura era gracile e delicata». Anton Wanzl è un ottimo studente, diligente e preciso: «Anton studiava fino a tarda notte e i suoi libri e quaderni erano trattati con ogni riguardo. Era il primo della classe: i suoi quaderni non presentavano segni rossi e in classe sedeva zitto e fissava la bocca del maestro». I suoi modi gentili ed educati gli impediscono di fare amicizia con gli altri maschi della classe che si dedicano ad attività per lui troppo violente: «Giocava di rado e non si azzuffava mai con gli altri ragazzi»; «La cosa più spiacevole per lui era l’intervallo: in cortile Anton si stringeva timido al muro e non osava fare un passo per paura di essere urtato da uno dei ragazzi che correvano schiamazzando».

funzione. Il testo presenta Anton come un bambino “diverso”, senza però giudicare se sia “meglio” o “peggio” rispetto agli altri bambini della sua età. È evidente però che questa sua diversità gli crea problemi nel rapporto con gli altri maschi.

giudizio. Il testo è neutro perché presenta un bambino atipico con naturalezza. Il messaggio è semplicemente: “esistono anche bambini così”.

Io

riassunto. Una bambina si descrive.

modello anticonvenzionale: bambina estroversa, disordinata, dispettosa, amante dello sport. Alice è una bambina come tante della sua età, con i suoi pregi e i suoi difetti. Ciò che fa emergere questo brano rispetto a tanti altri testi descrittivi è che bambine così “vere” non vengono quasi mai presentate nei testi scolastici. Alice è una bambina di oggi, che potrebbe esistere davvero nella realtà, ed è questo forse che la rende diversa rispetto alle tante immagini stereotipate di bambine, che sembrano essersi fermate nel tempo. Per prima cosa, nella sua descrizione, Alice non fa alcun riferimento agli aspetti fisici ma si concentra sul suo carattere e sulle sue attività preferite. Ecco qualche frammento della descrizione: «Ho molti pregi, però ammetto di avere anche molti difetti, come il carattere permaloso»; «Fra i pregi, c’è che sono molto estroversa […] ho sempre la battuta pronta e sono una buongustaia, ma sono anche disordinata e faccio molta fatica a fare i compiti a casa». «Sono brava nel disegno e nell’organizzare piccoli dispetti […] a volte cerco anche di realizzare qualche mio piccolo sogno, come mettere su una società di piccoli investigatori»; «Ho una passione per lo sport, il mio preferito è lo sci. Nel tempo libero gioco per conto mio o leggo un libro interessante. Mi piacciono i film polizieschi, invece odio i cartoni animati». Alice ha alcune caratteristiche che la rendono diversa dagli stereotipi tradizionali: è disordinata, fa i dispetti, ha una passione per lo sport, ama i film polizieschi. Ma in realtà è una bambina comune per i tempi d’oggi. Questo fa pensare che, per combattere il sessismo, sarebbe sufficiente che i testi scolastici si limitassero a rappresentare realisticamente gli uomini e le donne di oggi. È evidente infatti che i modelli di maschio e femmina rappresentati in questi libri sono molto più “arretrati» di quelli che si osservano nella realtà quotidiana.

funzione. Il modello anticonvenzionale di bambina è presentato come normale.

giudizio. Il testo è neutro.

Danzare con gli spiriti

riassunto. L’autore racconta una vicenda di cui fu protagonista suo nonno, quando trascorse una notte in una camera infestata dagli spiriti…

stereotipo: uomo coraggioso. Questa è la descrizione del nonno: «Mio nonno era un baldo dragone che aveva militato valorosamente, ma anche allegramente, nei Paesi Bassi. Avendo “visto il diavolo”, come diceva lui, non c’era ormai nulla al mondo che potesse intimorirlo». Il nonno dell’autore è talmente coraggioso che una sera accetta di dormire in una “locanda sbilenca”, anche se la camera che gli viene offerta è infestata dagli spiriti. Ecco il dialogo tra i padroni della locanda e l’uomo: «– Una camera ci sarebbe… – dissero, – ma è rimasta chiusa da anni, perché dicono sia infestata dagli spiriti. Però un così intrepido dragone non avrà certo paura! – Figurarsi! – disse mio nonno. – Ho un metodo sicuro per tenerli a bada». Il nonno «venne scortato nella stanza, che sembrava un ospedale di mobili zoppicanti e scompagnanti» e «Dopo un po’, veramente, non si sentì più così tranquillo: era come se mille spiritelli stessero dando fuoco al suo letto, mentre uno strano motivetto risuonava per la stanza». La situazione era proprio terrificante tant’è che «Se non fosse stato quell’impavido dragone che era, sarebbe rimasto stecchito dalla paura o se la sarebbe data a gambe». Invece il nonno non viene «minimamente toccato dalla paura», così gli spiriti decidono di andarsene: «A questo punto quegli esseri spettrali, non essendo riusciti a spaventare mio nonno, pensarono di desistere dalla loro impresa».

funzione. L’autore del brano è orgoglioso di parlare del nonno e del suo grande coraggio. La figura dell’uomo viene quindi connotata positivamente. giudizio. Il testo è sessista perché approva uno stereotipo riferito al sesso maschile.

3.9. Raffaello

Ore sette e trenta

riassunto. In casa di Robi ogni mattina, alle sette e trenta, “diventano tutti pazzi”.

stereotipo 1: la donna deve essere bella; stereotipo 2: il papà guida la macchina. Il brano descrive i preparativi dei membri della famiglia di Robi, prima di uscire per andare rispettivamente a scuola (il bambino e sua sorella) o al lavoro (mamma e papà). In questo breve resoconto, si insinuano due stereotipi che si riferiscono a due figure femminili, la madre e la sorella, e ad una figura maschile, il padre. Ci sono due occasioni nel testo in cui si fa riferimento allo stereotipo della bellezza femminile. Il primo riguarda la madre: «La mamma frugava come una disperata nei cassetti in cerca di un tipo particolare di rossetto o di ombretto»; il secondo la sorella: «Robi lanciava uno sguardo d’odio a sua sorella. Se almeno fosse stata più attraente, magari qualcuno se la sarebbe portata via per sposarla». Da notare, nel primo caso, l’attenzione posta nel descrivere alcuni strumenti di bellezza delle donne: si parla di “un tipo particolare di rossetto” e di un “ombretto”. Nel secondo caso si riporta un commento di Robi verso sua sorella ( «Se almeno fosse stata più attraente, magari qualcuno se la sarebbe portata via per sposarla») che risulta particolarmente acido e offensivo perché ripropone un luogo comune piuttosto avvilente: la donna deve essere bella per trovare marito. In aggiunta ai due stereotipi riferiti ai componenti femminili della famiglia, se ne aggiunge un terzo in riferimento al padre: «Durante questo battibecco il papà scalpitava accanto alla porta, facendo roteare le chiavi della macchina attorno all’indice gridando: – Adesso me ne vado per davvero. Chi vuole un passaggio si spicci!». E il padre di famiglia che guida l’automobile e che “porta” la moglie e i figli. Addirittura il padre dice: «Chi vuole un passaggio si spicci!», come se l’automobile fosse sua e lui facesse già un favore a offrire “un passaggio” agli altri membri della famiglia.

funzione. I due stereotipi vengono accettati acriticamente nel testo.

giudizio. Il testo è fortemente sessista.

Le diversità sono belle

riassunto. Il testo esalta il valore della diversità.

modello anticonvenzionale: bambine creative e intraprendenti. Il testo riporta cinque esempi di bambine che eccellono in qualche attività: «C’era Marzia che con la fantasia sapeva trasformare le cose come se avesse avuto una bacchetta magica», «C’era Anna che era una bravissima pittrice e sapeva colorare da far stare tutti a bocca aperta. Cosetta, quando era di luna buona, tirava fuori idee per il teatro come se fossero noccioline. Angela e Laura stampavano il giornalino persino durante l’intervallo». Queste bambine non sono “brave” nel senso usuale del termine: bambine ligie al dovere, rigorose, metodiche. Anziché essere “studiose ma mediocri” Marzia, Anna, Cosetta, Angela e Laura sono brave perché ciascuna di loro possiede doti speciali: chi è particolarmente fantasiosa, chi è portata per il disegno, chi ha ottime idee per il teatro, chi è molto attiva per il giornalino della scuola. Viene così esaltata la «creatività» femminile, dote che tradizionalmente è riconosciuta solo ai maschi.

funzione. Il brano vuol far capire ai bambini quanto sia bella ed arricchente la diversità e, per far questo, riporta cinque casi di “diversità femminile” (contro due soli esempi maschili). I cinque modelli anticonvenzionali femminili sono presentati con la massima naturalezza: sono infatti incarnati da cinque bambine (Marzia, Anna, Cosetta, Angela e Laura) che potrebbero tranquillamente esistere nella realtà.

giudizio. Il testo è neutro, propone immagini nuove e gratificanti per le bambine con estrema naturalezza.

Merendine

riassunto. Paolo mangia solo prodotti confezionati.

modello anticonvenzionale: mamma che non cucina. Tutto il brano può essere visto come una critica alle mamme di oggi che non hanno più tempo per cucinare e offrono ai loro figli solo prodotti confezionati. Evidentemente questa critica serve ad avvalorare lo stereotipo per cui è la donna che deve cucinare e pensare al benessere dei figli. Vediamo cosa dice il brano: «La mamma di Paolo era moderna. La mattina per colazione gli dava una Fiesta Snack senza neanche togliere la carta. Per merenda nel panierino Paolo trovava tutti i giorni una fetta al latte Kinder e per cena la sera di solito c’erano i sofficini Findus o ai funghi o al formaggio e le bietole surgelate. Anche il pane era sempre surgelato e siccome la mamma si dimenticava di tirarlo fuori in tempo dal freezer, era duro e gelato», «Paolo invidiava Claudio, figlio del portiere. Egli a scuola aveva sempre pane olio e pomodoro oppure pane e prosciutto crudo e una volta che era andato a pranzo a casa sua, in portineria, aveva mangiato la pasta fatta in casa con il sugo, il pollo arrosto con le patate al forno che erano proprio croccanti e una crostata di more che aveva fatto sua nonna». Se Paolo mangia male la colpa è tutta della mamma. Probabilmente è una donna che lavora e non ha tempo di cucinare come la mamma di Claudio, ma questo non la giustifica: anche se ha un impiego fuori casa, non può non assolvere i suoi “doveri di mamma”. Da notare che il babbo di Paolo non viene neppure considerato in questo brano. Questo perché a lui non si può rimproverare niente: sicuramente fa il suo dovere, lavora, e non si può certo pretendere che si metta a cucinare!

funzione. In questo brano c’è una critica fortissima ad un modello anticonvenzionale di donna che non vuole, o non può, assolvere ai suoi doveri di madre e casalinga. Da notare la connotazione spregiativa del termine “moderna” presente all’inizio del brano: la mamma di Paolo è definita moderna, non perché lavora, riporta uno stipendio a casa, è indipendente, ma solo perché… si rifiuta di cucinare. Nel testo non si dà la minima giustificazione al comportamento di questa mamma, non si perde tempo a spiegare che magari ha un impiego lontano da casa, rientra tardi ecc. Il fatto importante è che si è dimenticata del benessere di suo figlio, e questo è sufficiente per biasimarla.

giudizio. Il testo critica un modello anticonvenzionale di donna: è antiparitario.

Un super papà

riassunto. Un bambino racconta di suo padre.

stereotipo: padre assente ma “formidabile”. Il bambino che narra la storia ha una profonda venerazione per suo padre, anche se può stare con lui solo il sabato. Questo non è un caso strano: è frequente nei figli, soprattutto maschi, un’esaltazione della figura paterna e delle sue attività. Forse ciò è dovuto al fatto che i padri sono spesso fuori casa per lavoro e le loro reali occupazioni sono sconosciute; si crea così un alone di mistero nei loro confronti che stimola la fantasia dei bambini. Ecco cosa racconta il protagonista del brano: «Dovete sapere che ho un nuovo amico, Alex, il quale mi racconta sempre delle storie. Ieri, per esempio, mi ha raccontato che suo papà fa il pompiere, e che una volta ha salvato la vita ad un bambino piccolo e ad un cane rimasti rinchiusi in una casa in fiamme. Naturalmente dovevo dirgli che suo padre è in gamba, e così ho fatto. – Però anch’io gli ho detto – ho un super papà. Di lunedì fa… il domatore di leoni […]. Di martedì fa… il cowboy […]. Di venerdì… esplora il Polo Nord […]. Adesso capisci perché il mio papà è veramente un super papà!». Mentre il bambino racconta al suo amico le avventurose attività del padre, eccolo che torna dall’ufficio e non sembra affatto né un cowboy, né un domatore di leoni. Alex pretende allora spiegazioni dall’amico, il quale non esita neanche un attimo nel difendere con orgoglio il suo papà. Ecco cosa dice: «Evidentemente il mio papà gli sembrava un tipo come tutti gli altri. Allora ho dovuto dire ad Alex che io di sabato me ne sto con il mio papà per tutta la giornata2!». Il bambino descrive quindi tutte le attività che svolge con il babbo e alla fine conferma: «Ed io, dentro di me dico che ho il più formidabile papà del mondo. Ed è vero!». E significativo che il bambino trovi “formidabile” suo padre perché ci trascorre insieme un’intera giornata. E come se avesse voluto lanciare una sfida al suo amico Alex, del tipo: «Te ce l’hai un padre disposto a passare con te un’intera giornata?!». Evidentemente, nei testi scolastici, è ancora normale che siano le madri ad occuparsi dei figli e a seguirli quotidianamente. I papà si limitano ai fine settimana.

funzione. Nel brano viene esaltata la figura paterna, senza soffermarsi a riflettere se è giusto che un padre stia con il figlio solo un giorno a settimana. giudizio. Lo stereotipo del padre assente per motivi di lavoro viene accettato acriticamente: il testo è fortemente sessista.

Rosa Rose Rose

riassunto. Un padre rimprovera la figlia per un suo comportamento irresponsabile o forse semplicemente “troppo libertino”.

stereotipo: padre severo e violento. Beatrice accetta un passaggio in bicicletta dalla sua amica Criss per andare a scuola ma durante il percorso le due bambine cadono a terra rischiando di farsi male. Il padre viene subito informato dell’accaduto dalle malelingue del paese ed ecco la sua reazione: «Dopo un rapidissimo interrogatorio, e senza nemmeno aspettare la confessione, il padre pronunciò il verdetto: – Se mi dicono ancora che vai a scuola in bicicletta con qualcuno, vengo e ti gonfio di schiaffi davanti a tutti. Così, dopo due giorni dall’apertura della scuola e davanti a una sentenza senza appello, Bice dovette rassegnarsi alla «salutare camminata» di un quarto d’ora, come la chiamava suo padre. Non senza aver giurato in cuor suo che, se scopriva lo spione, gliela faceva pagare cara». Da notare due aspetti. Innanzitutto l’atteggiamento freddo e risoluto del padre che non lascia neanche parlare la figlia ( «davanti ad una sentenza senza appello») e soprattutto minaccia di picchiarla ( «vengo e ti gonfio di schiaffi davanti a tutti»). Per enfatizzare le fredde parole del babbo si usano termini come: “interrogatorio”, “confessione”, “verdetto”, “sentenza senza appello”. Colpisce però anche la reazione della figlia, o meglio, la sua mancata reazione. Dopotutto, la colpa di Beatrice era solo di essere salita in bicicletta insieme ad un’amica. Viene da pensare che il padre sia stato così intransigente con lei, proprio perché femmina: se si fosse trattato di un figlio maschio sarebbe stato sicuramente più clemente. Stupisce quindi che la bambina non tenti neanche di giustificarsi, di “dire la sua” e se la prenda solo con le persone che hanno fatto la spia ( «Non senza aver giurato in cuor suo che, se scopriva lo spione, gliela faceva pagare cara»).

funzione. Lo stereotipo di padre severo e potenzialmente violento viene accettato acriticamente nel testo. La reazione del padre di Beatrice, oggettivamente eccessiva, viene presentata come “giustamente severa”.

giudizio. Il testo è fortemente sessista.

Il Magno Dottorem

riassunto. Il nonno è malato così i signori De Servi chiamano il dottor Balanzone per visitarlo.

stereotipo: uomo colto e saccente. Il dottor Balanzone è un uomo presuntuoso, fiero della sua cultura e dei suoi titoli. Ecco come si presenta alla famiglia De Servi: «Volete che parli in italiano, in dialetto bolognese, o in latino latinorum?», «Posso scegliere il linguaggio che più vi aggrada: io ho studiato all’Accademia degli Asinelli e all’Università dei Merli. Sono laureato in Larghezza, Altezza, Lunghezza. Io sono un grandedottore, un magnodottorem3». Il dottor Balanzone è molto bravo a parlare, ma non riesce a curare il nonno: «– Calma, calma – replicò Balanzone. – Ora mi accingo a visitare l’ammalato. Gli faccio una puntura, cento punture? Volete che gli tolga il fegato? – Il Fegato!!!??? (replica la famiglia) – Oppure desiderate che gli tolga la milza, il cuore, i polmoni, l’orecchio destro, il ginocchio sinistro? A questo punto il nonno, stanco di tutti quegli spropositi, si alzò e andò all’osteria a scolarsi una bottiglia di lambrusco, lasciando il dottor Balanzone… in eredità ai parenti!».

funzione. Lo stereotipo dell’uomo colto e “plurilaureato” viene messo in ridicolo. Si ha cioè una connotazione negativa dello stereotipo.

giudizio. Nel testo viene criticato uno stereotipo riferito al genere maschile; il testo è antisessista.

La restringite

riassunto. Il signor Sporcelli decide di fare un brutto scherzo alla moglie: tutte le notti aggiunge un tondino di legno alla punta del bastone della signora Sporcelli, così il bastone diventa mano a mano più lungo mentre la signora pensa di essere abbassata.

stereotipo 1: uomo astuto e maligno; stereotipo 2: donna ingenua. Il signor Sporcelli riesce a convincere la moglie di avere una brutta malattia: la restringite. Ecco il dialogo tra i due: «– Quel bastone è troppo lungo per te – le disse un giorno il signor Sporcelli. […]– Ma cosa può essere successo? – fece la signora Sporcelli fissando perplessa il suo vecchio bastone da passeggio – Dev’essersi allungato all’improvviso. – Non dire idiozie! – ribattè il signor Sporcelli. – Un bastone da passeggio non può allungarsi! E fatto di legno secco, no? Il legno secco non può crescere. – E allora cosa diavolo è successo? – strillò la signora Sporcelli. – Non è il bastone, sei tu! – disse il signor Sporcelli ghignando orribilmente – sei tu che stai accorciando! Me n’ero già accorto da un pezzo. – No! Non è vero! – gridò la signora Sporcelli. – Stai rimpicciolendo, donna! – disse il signor Sporcelli. – Non è possibile! – Arcipossibile! – affermò il signor Sporcelli. – Stai rimpicciolendo rapidamente! Ti stai rimpicciolendo ad una velocità pericolosa! – Non è vero! – gridò lei. – Certo che è vero! Guarda un po’ il tuo bastone, hai la restringite, ecco cos’hai! La famigerata restringite!». Il dialogo tra i due prosegue con il marito che incalza sempre più la moglie e la convince veramente di avere una malattia progressiva che, di lì a poco, la farà scomparire: «– Naturalmente sai cosa succede quando si ha la restringite, vero? – le disse. – Che cosa? Balbettò la signora Sporcelli. – La testa si restringe e rientra nel collo… E il collo si restringe e rientra nel corpo… E il corpo si restringe e rientra nelle gambe… E le gambe si restringono e rientrano nei piedi. E alla fine della persona non rimane altro che un paio di scarpe e un fagotto di vecchi vestiti. – E quanto ci metterò? – gemè la signora Sporcelli […]. Il signor Sporcelli assunse un’aria molto solenne. – A questa velocità – disse, scuotendo tristemente il capo, – direi non più di dieci o undici giorni».

funzione. Gli stereotipi dell’uomo furbo e della donna ingenua e credulona vengono presentati senza la minima volontà critica.

giudizio. Il testo è fortemente sessista perché presenta acriticamente due stereotipi.

Il giovane millepiedi

riassunto. Un giovane millepiedi si è fratturato il centoquindicesimo piede e cerca qualcuno in grado di curarlo: il problema è riuscire a contare fino a centoquindici, per individuare la zampa malata.

stereotipo: maschio colto e saccente. Il giovane millepiedi si rivolge a due personaggi colti, Topo Argentato e Professor Lumacone, ma nessuno dei due riesce a trovare la centoquindicesima zampa. Ecco come vengono descritti i due: «Topo Argentato era un topo istruito, era stato a scuola e aveva frequentato per due mesi la prima elementare. Con l’aria di chi la sa molto lunga, decise all’istante che bisognava trovare il piede malato, per risolvere il problema», «– Userò un metodo scientifico. Conterò le zampe ad una ad una. Ma topo Argentato sapeva contare solo fino a dieci; dopo conosceva qualche numero in qua e in là: quindici, ventuno, cinquanta e ottocento. […] Tenta e ritenta, alla fine, pieno di vergogna, dovette ammettere la sua incapacità. Gli costò molto perché era ambizioso, ma era anche onesto e consigliò al Millepiedi di andare dall’eremita, Professor Lumacone…». «Il Professor Lumacone aveva frequentato le scuole superiori ed era arrivato a studiare la tavola pitagorica del due. Orgoglioso del suo sapere, disprezzava tutto quello che era semplice e facile, come contare per uno. D’altra parte, soddisfatto delle onorificenze e dei riconoscimenti che riceveva ogni giorno, un po’ per pigrizia, un po’ perché la sua intelligenza si era subito richiusa, si era fermato alla tabellina del due. Forte di tanta scienza, si mise a contare le zampe del Millepiedi. – Due, quattro, sei, otto… – e così fino a mille. In tutto il bosco nessuno era mai riuscito ad arrivare ad un numero così alto! Ma la zampa malata, essendo la centoquindicesima, cioè dispari, non veniva mai raggiunta dai numeri pari del Professor Lumacone. Conta e riconta, il grande sapiente finì per perder la pazienza e poiché era assolutamente sicuro dell’esattezza dei suoi numeri, decise che il millepiedi era un imbroglione». Si nota, in particolare nel Professor Lumacone, un atteggiamento superbo, tipico di chi è troppo sicuro delle proprie capacità e conoscenze e, soprattutto, di chi confida ciecamente nella validità del metodo scientifico. funzione. Il testo ridicolizza e critica Patteggiamento tronfio del maschio saccente, che alla fine non riesce a risolvere i problemi pratici.

giudizio. Il testo critica uno stereotipo riferito al genere maschile: è antisessista.

I miei nonni

riassunto. Descrizione di nonna Perla.

stereotipo: nonna casalinga, brava a cucinare. Nonna Perla viene rappresentata come una tipica casalinga: cucina benissimo, non esce quasi mai di casa, guarda le telenovelas. Ecco come viene descritta: «È una specie di Mary Poppins, solo che le sue magie, anziché uscire dalla borsa, escono ogni giorno dal frigorifero sotto forma di pietanze prelibate. Quando arriva, insieme alla valigia ha un’infinità di involucri mangerecci avvolti nella carta argentata. Poi toglie dalla valigia l’abbigliamento di tutti i giorni: grembiulino con i pizzetti e ciabattine d’oro. Praticamente la vedo sempre vestita così, anche perché non esce mai. La sua magia migliore la fa con il matterello, da cui escono tutti i tipi di pasta e in particolare i tortellini di zucca, che sono la sua specialità. […] La nonna Perla conosce tutte le telenovele, tutti i teleromanzi a puntate di tutti i canali televisivi; e certe volte, al pomeriggio la sentiamo che borbotta o commenta gli episodi con il suo strano accento emiliano».

funzione. Lo stereotipo della donna casalinga che sta sempre chiusa in casa a cucinare è accettato acriticamente.

giudizio. Il testo è fortemente sessista.

Dio, che schifo di roba!

riassunto. Il padre di Olivia si innervosisce quando la figlia si lamenta del cibo in tavola.

stereotipo 1: papà risoluto e manesco; stereotipo 2: mamma sensibile e comprensiva. Il papà di Olivia avrebbe voglia di punire la figlia quando si lamenta del cibo e dice: «Dio che schifo di roba!». Ecco il suo commento: «Avessi detto io una frase del genere trent’anni fa, avrei avuto un ceffone solenne alla velocità della luce. Poi mio padre avrebbe detto: – Chi no magna, ga magnà! Olivia non ha quel che si meriterebbe ed io tengo in tasca la mano che pizzica dalla voglia di sculacciarla». Mentre il padre riterrebbe giusto punire la bambina, la mamma si dimostra eccessivamente premurosa e paziente nei suoi confronti: «E mia moglie? La tenera, ipersensibile genitrice trema al solo pensiero che Olivia rifiuti il cibo, e sussurra: – Ma Olivia, ti ho cucinato la carne che ti piace, guarda com’è cotta bene…». Al che la rabbia del papà sale: «La mano, che ho ancora in tasca, mi pizzica talmente che devo andare in bagno a metterla sotto il rubinetto». Il marito descrive sua moglie in modo astioso, sbeffeggiando il suo modo di fare esageratamente apprensivo verso la figlia. A dimostrare il tono sarcastico del marito ci sono una serie di termini che egli riferisce alla moglie: “tenera”, “ipersensibile”, “genitrice”, “trema”, “sussurra”. Il brano si conclude con questa riflessione del padre: «Perché i figli del benessere sono così insopportabili? Penso alle frotte di bambini indiani che ho visto nelle baracche di Bombay e di Calcutta, i miserabili che si spingevano e graffiavano per cogliere al volo una moneta, un biscotto, una scatola di latte condensato». Questo commento è, a mio parere, moralistico e ipocrita. Sotto vari aspetti. Innanzitutto la domanda «Perché i figli del benessere sono così insopportabili?» lascia perplessi, e non certamente perché sia particolarmente originale o profonda. Viene da rispondere: certamente non è colpa dei “figli del benessere” se diventano viziati e “insopportabili”. Ma poi, visto il contenuto del brano, si insinua un dubbio: non è che l’autore ha voluto scaricare tutta la colpa sulle mamme che non sanno dire “no” ai propri figli? In fondo in tutto il racconto si fa un elogio della figura del padre e dei suoi metodi “duri”, “di una volta”, che, si suppone, saprebbero modificare il carattere viziato della figlia. Ad avvalorare questa ipotesi di colpevolezza delle mamme c’è l’ultima parte del brano che sembra voler dimostrare una maggiore sensibilità del padre verso i gravi problemi del mondo, quale appunto la fame. La mamma appare invece totalmente ignara di ciò che accade al di fuori delle mura domestiche e pare preoccuparsi egoisticamente solo del benessere della propria famiglia. Non cè bisogno di dire che non c’è alcun motivo per ritenere che i maschi siano più sensibili delle femmine ai problemi che affliggono l’umanità. È anche per questo che trovo molto ipocrita il commento di questo “bravo padre di famiglia”.

funzione. Lo stereotipo del padre risoluto viene connotato positivamente nel testo mentre lo stereotipo della madre sensibile e comprensiva viene connotato negativamente. Il testo sembra proprio voler dire: sarebbe meglio che, nell’educazione dei figli, fossero usati ancora i metodi duri, di una volta. giudizio. Il testo approva uno stereotipo riferito al genere maschile (fortemente sessista) e critica uno stereotipo riferito al genere femminile (antisessista). Ancora una volta si crea una dicotomia tra maschi e femmine e, di nuovo, il polo maschile rappresenta il “positivo”, il polo femminile il “negativo”. Non è possibile stabilire un giudizio globale del testo.

La fifa del sabato sera

riassunto. Martino deve subire i dispetti del fratello maggiore e dei suoi amici.

stereotipo: bambini dispettosi e maleducati. Ogni sabato sera il papà e la mamma di Martino escono e lo lasciano in custodia al fratello maggiore, Ruggero. Appena usciti i genitori, Ruggero chiama due suoi amici per passare la serata a guardare la tv e a fare i dispetti al piccolo Martino. I tre ragazzi sono sgarbati e cattivi con Martino. Ecco un frammento del brano: «Appena i genitori salgono in macchina, Ruggero afferra il telefono e chiama i suoi due amici Alessandro Moro e Alessandro Biondo: – Via libera! Tre minuti più tardi Moro e Biondo bussano selvaggiamente alla porta. Passano la serata davanti alla televisione, con i piedi sul tavolino di cristallo, mangiando patatine e bevendo coca-cola. Alla fine se la prendono con Martino, che ha cinque anni meno di loro. Si divertono a fargli paura, ogni sabato in modo diverso: con la maschera della mummia, con quella di Dracula, con i petardi sotto il letto, con le voci degli spiriti… Ne approfittano perché sono più grandi e sono in tre. Certo, Martino potrebbe raccontare tutto ai suoi genitori, ma non lo fa perché ha paura della vendetta. Ruggero ha parlato chiaro: – Se racconti qualcosa a mamma e papà, il gatto finisce diritto nel canale. Il gatto è Marameo, il piccolo grande amico di Martino». Ruggero, per far tenere la bocca chiusa a suo fratello, arriva addirittura a minacciarlo di uccidere il suo gatto.

funzione. Lo stereotipo è fortemente criticato: i tre ragazzi vengono presentato come tre monelli, con atteggiamenti deplorevoli. Inoltre c’è un esercizio di riflessione a fianco del testo che condanna apertamente Patteggiamento di Martino. L’esercizio dice: «Ritieni possibile che un fratello maggiore si comporti come Ruggero? Egli commette due azioni molto gravi: spaventa il fratellino insieme agli amici; lo ricatta minacciando di uccidere il suo gatto. Cosa pensi del comportamento Ruggero? Definiscilo con tre aggettivi».

giudizio. Il testo critica uno stereotipo riferito al sesso maschile: è antisessista.

Mio padre

riassunto. Un bambino è fiero di suo padre.

Stereotipo: padre saggio e altruista. Il padre del protagonista è davvero un padre modello. Nel brano vengono citati due episodi che lo riguardano. Ecco il primo: «Pochi giorni prima avevano rubato il cappotto al babbo dall’attaccapanni di una trattoria. Lui aveva esclamato: – Chi l’ha preso ne aveva certamente più bisogno di me». In un’altra occasione il padre dimostra grande sensibilità: «Un giorno passò una donna con un bambino nella carrozzina. La carrozzina era infiocchettata e piena di giocherelli scampanellanti. Lui disse pressappoco: – Non credi che, contro il petto della sua mamma, tenuto bene in braccio, sarebbe più felice?». Il bambino non può che essere orgoglioso di un padre così: «– Hai sempre ragione tu, papà. – Ero felice di essere d’accordo».

funzione. Lo stereotipo dell’uomo saggio viene connotato positivamente nel testo.

giudizio. Il testo è sessista perché approva uno stereotipo riferito al genere maschile.

3.10. Fabbri

Caccia grossa

riassunto. Due amici si divertono ad escogitare scherzi in classe.

stereotipo: bambini dispettosi. Luca e Giovanni sono grandi amici e hanno un’intesa perfetta, soprattutto quando si tratta di fare gli scherzi: «Era proprio grazie a questa intesa quasi perfetta che nascevano avventure incredibili o scherzi memorabili. Un giorno Luca arrivò a scuola con uno di quei ragnacci di plastica grossi e pelosi che si vendono nei negozi di giocattoli. Giovanni tirò fuori dalla tasca del giubbotto un rocchetto di filo da pesca. I due si guardarono e… subito nacque l’idea dello scherzo». Tutti credono veramente che il ragno di plastica sia un ragno vivo e si mobilitano per acchiapparlo. Da notare le diverse reazioni della segretaria e della maestra. La prima ha la tipica reazione da donna spaventata, in preda al panico ( «Aiuto! C’è una bestiaccia orrenda! – gridò Susanna, la segretaria, che si era rifugiata in piedi su una sedia») mentre la seconda ha un atteggiamento atipico, dimostrando una sorta di interesse scientifico per un esemplare di ragno mai visto ( «Davvero interessante! Non ho mai visto esemplari di questo tipo, dalle nostre parti! – esclamò Valeria, la nuova supplente»). Gli artefici dello scherzo assistono alla scena, soddisfatti della loro marachella: «Giovanni e Luca, dal gran ridere, avevano quasi le lacrime agli occhi».

funzione. L’azione dispettosa dei due bambini non viene giudicata nel testo né in positivo, né in negativo.

giudizio. Il testo presenta acriticamente uno stereotipo: è fortemente sessista.

Strani problemi

riassunto. La maestra vorrebbe interrogare gli alunni in aritmetica ma Pippi la interrompe continuamente ponendo lei alcune domande interessanti ai compagni di classe.

modello anticonvenzionale: bambina brillante, fantasiosa e intelligente. Pippi Calzelunghe è l’esatto contrario di una studentessa modello: non rispetta le gerarchie (si sostituisce alla maestra durante le interrogazioni), parla anche se nessuno l’ha interpellata, non si interessa alle materie canoniche insegnate a scuola ma preferisce dare un “tocco personale” alle discipline di studio. Pippi può fare tutto questo perché è una bambina estremamente intelligente, sveglia e fantasiosa. Ecco cosa racconta il testo: «La maestra iniziò a interrogare i bambini. – Tommy, guarda se ti riesce di risolvere questo problema. – Cominciò: – Se Lisa ha 7 mele e Alex ha 9 mele, quante ne hanno, tra tutti e due? – Sì, sì, rispondi Tommy! – intervenne Pippi. – E poi rispondi anche a questo problema: se Lisa ha il mal di pancia e Alex ancora più mal di pancia, quale ne è la causa e dove avevano preso le mele? La maestra fece finta di non aver sentito e si rivolse ad Anna. – Ora Anna porrò a te un altro problema: Gustavo ha preso parte a una gita scolastica. All’andata aveva una corona, e al ritorno 7 centesimi. Quanto aveva speso? – Già – disse Pippi, – e poi sono io che voglio sapere perché aveva le mani così bucate, e se i soldi li aveva spesi per una gazzosa, e se si era lavato le orecchie per bene prima di uscire». Le domande di Pippi sono talmente interessanti che catturano l’attenzione della classe, così la maestra è costretta ad interrompere le sue interrogazioni ( «La maestra stabilì che era meglio lasciar perdere l’aritmetica»).

funzione. Il personaggio di Pippi Calzelunghe è talmente fuori dagli schemi che non può passare inosservato: è un personaggio che non può avere una connotazione neutra, soprattutto se inserito in un testo scolastico. La scelta di presentare un modello di bambina così lontano dagli stereotipi tradizionali non può che essere “propositiva”: si vuole proporre ai bambini, e soprattutto alle bambine, un modello nuovo e positivo a cui ispirarsi. Il personaggio di Pippi è quindi connotato positivamente nel testo.

giudizio. Il testo approva un modello anticonvenzionale di bambina: è anticonvenzionale-positivo.

Una bambina fra i pirati

riassunto. Lucia vive una splendida avventura in mare. O, forse, era solo un sogno.

modelloanticonvenzionale: bambina avventurosa (e fantasiosa). Lucia è la protagonista di un viaggio avventuroso: una nave pirata tenta di abbordare la sua barca; allora Lucia, prontamente, si cala in mare con una scialuppa di salvataggio ma, mentre sta pensando a quale direzione prendere, un gruppo di pescecani si avvicina alla sua piccola imbarcazione… Il testo enfatizza le situazioni di pericolo e anche il coraggio dimostrato dalla bambina. Ecco alcuni frammenti: «Ecco avvicinarsi una nave nera come la pece. Ha issato la bandiera con disegnato il teschio: è una nave pirata. Dall’interno provengono grida che incitano l’abbordaggio; le bocche di cannone ai lati sono pronte al fuoco, brutti ceffi armati si arrampicano sulle scale di corda fino al pennone per l’assalto», «Lucia per fortuna riesce a mantenere il suo sangue freddo. Cala in mare la piccola scialuppa di salvataggio e si nasconde al suo interno, poi con il favore della notte si allontana da quel luogo tanto pericoloso. […] Mentre sta riflettendo, vede emergere dal pelo dell’acqua dei triangoli scuri che si avvicinano e circondano la scialuppa. Mamma mia, sono pescecani!!». Solo alla fine del brano si scopre che Lucia aveva solo sognato questa splendida avventura: «A un tratto la bambina si sente chiamare. Le voci si avvicinano sempre di più. Le riconosce: sono quelle di mamma e papà che la stanno cercando. – Finalmente ti abbiamo trovato! Ti eri addormentata sulla barca, piccola?».

funzione. Il viaggio immaginario sognato da Lucia ha lo stesso valore di un viaggio reale, per quanto riguarda la presente analisi. Il testo offre una rappresentazione insolita del sesso femminile: quasi mai le bambine o le donne sono protagoniste di racconti d’avventura e molto raramente vengono enfatizzate le loro doti di coraggio e di intraprendenza. Lucia incarna quindi un modello anticonvenzionale di bambina e, per di più, viene presentata nel testo come fosse una bambina comune.

giudizio. Il testo è neutro: propone, acriticamente, un modello nuovo di bambina.

Alice casca in mare

riassunto. Alice è protagonista di una bella avventura.

modello anticonvenzionale: bambina avventurosa. Alice ama talmente il mare che desidera diventare un pesce, per non dover mai uscire dall’acqua: «Alice, esci dall’acqua – la chiamava la mamma. Subito, eccomi – rispondeva Alice. Invece pensava: “Starò in acqua fin che mi crescono le pinne e diventerò un pesce”». Un giorno, ingannata da un ragazzo che le fa credere di sapersi trasformare in un delfino. Alice si tuffa in mare sperando anche lei di riuscire a trasformarsi: «Alice si tuffò, desiderando ardentemente di diventare una stella marina, invece cadde in una conchiglia che stava sbadigliando, ma subito richiuse le valve, imprigionando Alice e tutti i suoi sogni». Alice è prigioniera di una conchiglia in fondo al mare ma la sua reazione è tutt’altro che di spavento: «– Eccomi di nuovo nei guai – pensò la bimba. Ma che silenzio, che fresca pace, laggiù e là dentro. Sarebbe stato bello restarci per sempre, vivere sul fondo del mare come le sirene d’una volta». La bambina decide di tornare a galla solo per amore dei suoi genitori: «Alice sospirò. Le venne in mente la mamma, che la credeva ancora a letto; le venne in mente il babbo, che proprio quella sera doveva arrivare dalla città, perché era sabato. – Non posso lasciarli soli, mi vogliono troppo bene. Tornerò a terra, per questa volta. Puntando i piedi e le mani riuscì ad aprire la conchiglia abbastanza per saltarne fuori e risalire a galla».

funzione. Alice è protagonista di un viaggio avventuroso, in fondo al mare, ma viene rappresentata come una bambina comune.

giudizio. Il testo è neutro: propone un modello nuovo di bambina, senza alcun giudizio critico.

Il re nella botte

riassunto. C’era un re talmente pauroso che si fece costruire una botte di ferro per nascondersi in caso di pericolo.

modello anticonvenzionale: uomo pauroso. Contrariamente a quello che si crede, non esistono solo re audaci e forti. Il re protagonista di questo brano ha paura di tutto ed è anche codardo: preferisce nascondersi anziché affrontare le situazioni di pericolo. Ecco un frammento del testo: «C’era una volta un re che aveva sempre paura. Se c’era una guerra alle frontiere, subito lui si metteva a battere i denti e scappava cercando un posto dove nascondersi. Per questo si fece fabbricare una botte tutta di ferro così robusta che non si sarebbe potuto romperla nemmeno con le cannonate. Ci metteva poco a saltare nella botte; una volta che si era chiuso dentro con la sua chiave, dal di fuori non c’era più verso di aprirla». Un giorno il popolo invade il palazzo reale e porta via tutto, eccetto la botte, che nessuno è capace di aprire. Ci provano anche dodici fratelli che la prendono, prima, a fucilate e poi tentano di rovesciarla. A quel punto, il re è costretto a farsi sentire: «[…] il re diventava prima rosso, poi viola, poi addirittura nero. Non ne poté più e disse: – Mi va il sangue alla testa, raddrizzate la botte!». funzione. Il testo ridicolizza la figura del re pauroso, enfatizzando in tal modo la sua “anormalità”. Ma se un re pauroso è strano e ridicolo, questo significa che la “normalità” per un re è essere coraggioso. Il testo non fa che ribadire, indirettamente, lo stereotipo tradizionale di re audace e impavido. giudizio. Il testo critica un modello anticonvenzionale di uomo: è antiparitario. Da notare che, mentre la figura di donna paurosa è molto frequente nei testi senza alcuna accezione negativa (è normale per una donna essere paurosa), la figura di uomo pauroso, le poche volte che viene rappresentata, deve essere criticata (è inaccettabile per un uomo essere pauroso).

Una fiaba moderna

riassunto. Gatta Cenerentola un giorno aiuta un mendicante che chiede l’elemosina. Quel mendicante diventerà il suo principe azzurro.

stereotipo: ragazza buona e caritatevole. Gatta Cenerentola fa l’operaia in una piccola fabbrica insieme a Genoveffa e Anastasia, due amiche “graziose, ma un po’ pettegole e anche cattivelle”. Un giorno le tre ragazze incontrano per strada un mendicante; mentre Genoveffa e Anastasia cominciano a prendere in giro il ragazzo. Cenerentola si dimostra buona e compassionevole. E la sua bontà sarà presto ricompensata: il mendicante è in realtà il padrone della fabbrica e presto diventerà il marito di Cenerentola. Ecco il passo conclusivo del brano: «Qualche giorno dopo il padrone della fabbrica, un giovanotto molto bello e gentile, stava fermo davanti all’uscita della fabbrica; quando vide Cenerentola le andò vicino e disse: – Mi riconosci? Sono quel mendicante che hai aiutato. Lei rimase senza parole e fu tanto felice quando il giovane la invitò a salire sulla sua bella automobile. Genoveffa e Anastasia, invece, divennero verdi per la rabbia e l’invidia. Qualche mese dopo i due giovani si sposarono e vissero felici e contenti». La frase finale, in grassetto, dice: «La bontà d’animo e la gentilezza vengono sempre premiate».

funzione. Lo stereotipo viene approvato nel testo, tant’è che la ragazza viene premiata per la sua buona azione. Il premio più grande per una ragazza tanto devota è, ovviamente, il matrimonio.

giudizio. Il testo è sessista: connota positivamente uno stereotipo riferito al sesso femminile. Si sarebbe potuta concepire una storia in cui è la ragazza a trasformarsi in una dirigente d’azienda e a innamorarsi di un povero operaio?

Momo

riassunto. Si descrive una bambina di nome Momo.

modello anticonvenzionale: bambina maschiaccio. La descrizione che viene fatta della bambina è piuttosto originale. Momo è sporca e sembra un maschiaccio: «L’aspetto di Momo era davvero insolito e forse poteva allarmare quelle persone danno molta importanza all’ordine e alla pulizia», «Aveva una testa selvaggia ricciuta nera come la pece, palesemente mai sfiorata da pettini o forbici», «Aveva grandi vividi occhi neri come la pece e i piedi dello stesso colore perché andava quasi sempre scalza», «E sopra la gonna portava una vecchia giacca maschile lunga e larga, con le maniche rimboccate ai polsi […]».

funzione. Il brano offre una descrizione esclusivamente fisica della bambina, senza indagare minimamente sui tratti caratteriali. Forse l’autore non ha ritenuto opportuno parlare di quanto sia brava e simpatica Momo perché ciò sarebbe stato interpretato dal lettore come un tentativo di compensare il fatto che è sporca e trasandata. Il messaggio che mi sembra di poter cogliere è questo: non c’è bisogno di giustificare un aspetto fisico particolare, facendo riferimento alle qualità del carattere. Questa bambina è bella per quello che è, anche se non corrisponde agli schemi tradizionali di bellezza femminile. giudizio. Il testo è neutro perché presenta un modello atipico di bambina senza doverlo giustificare o commentare.

4. Lettura critica complessiva

28Mi pare interessante commentare i dati ottenuti dall’analisi qualitativa dei testi facendo inizialmente un quadro generale, per poi verificare le differenze che si riscontrano tra le dieci case editrici esaminate. Per rendere più semplice la lettura dei dati presento di seguito alcune tabelle che riassumono i principali risultati relativi agli stereotipi e antistereotipi individuati, suddividendoli per genere e per case editrici. In una tabella a sé stante sono stati inseriti quegli stereotipi che creano una dicotomia tra i due generi all’interno del medesimo testo ( “contrasti stereotipati”) che sono particolarmente potenti perché enfatizzano le differenze tra i due sessi, rendendo inconcepibile una interscambiabilità dei ruoli o una visione più omogenea dei tratti caratteriali e attitudinali.

Tab. 8. Stereotipi riferiti al genere femminile per casa editrice

Stereotipi Giudizio
Capitello Mamma apprensiva e maniaca dell’ordine antisessista
Capitello La mamma, anche se lavora, deve svolgere le funzioni domestiche fort. sessista
Capitello La donna cucina fort. sessista
Capitello Donna vanitosa e “schizzinosa” antisessista
Capitello Saper cucinare è un criterio per giudicare una donna-mamma sessista
Capitello Strega bella e perfida fort. sessista
De Agostini La mamma si occupa dei lavoretti di casa sessista
De Agostini Mamma apprensiva fort. sessista
De Agostini Bambina paurosa fort. sessista
De Agostini Vocazione della donna ad essere mamma fort. sessista
De Agostini Bellezza qualità determinante in una donna fort. sessista
Elmedi Bambina carina e “civetta” fort. sessista
Elmedi Bambina premurosa fort. sessista
Elmedi Mamma dolce e affettuosa fort. sessista
Elmedi Bambina aggraziata, silenziosa, profumata fort. sessista
Elmedi La mamma, anche se lavora, deve comunque svolgere i suoi doveri di casalinga fort. sessista
Fabbri Ragazza buona e caritatevole sessista
Giunti Bambine buone e servizievoli sessista
La Scuola Le donne piangono fort. sessista
La Scuola Bambina vanitosa antisessista
La Scuola Il matrimonio, la nascita di un figlio e le faccende domestiche come momenti emblematici nella vita di una donna. fort. sessista
La Scuola La donna non ha gli stessi diritti dell’uomo antisessismo extratestuale
Nicola Milano La mamma cucina fort. sessista
Nicola Milano Bellezza come criterio di giudizio per una donna fort. sessista
Nicola Milano Bellezza come criterio di giudizio per una donna fort. sessista
Nicola Milano Donna che ama ricamare antisessista
Nicola Milano La bellezza come criterio di giudizio per la donna fort. sessista
Nicola Milano La donna va dall’estetista fort. sessista
Nicola Milano Bambina che gioca con la Barbie antisessista
Nicola Milano Bambina paurosa e piagnucolosa fort. sessista
Nicola Milano Bambina educata e buona antisessista
Piccoli Bambina paurosa antisessista
Piccoli Femmine che amano cucinare fort. sessista
Piccoli La moglie deve cucinare fort. sessista
Raffaello La donna deve essere bella fort. sessista
Raffaello Nonna casalinga, brava a cucinare fort. sessista

Tab. 9. Stereotipi riferiti al genere maschile per casa editrice

Stereotipi Giudizio
Capitello Bambino iperattivo fort. sessista
Capitello Padre freddo e distaccato con il figlio antisessista
Capitello Bambini birbanti e temerari sessista
Capitello Bambino intraprendente e coraggioso fort. sessista
Capitello Uomini forti e gagliardi antisessista
Capitello Cavaliere impavido fort. sessista
Capitello Uomini coraggiosi fort. sessista
De Agostini Bambino intraprendente e autonomo sessista
De Agostini Bambino iper-attivo sessista
De Agostini Bambino attivo e caparbio sessista
De Agostini Padre silenzioso e distaccato fort. sessista
De Agostini I lavori di responsabilità sono riservati agli uomini fort. sessista
De Agostini Papà guida fort. sessista
De Agostini Le grandi scoperte scientifiche sono state fatte da uomini fort. sessista
Elmedi Padre assente ma “eccezionale” fort. sessista
Elmedi Uomini forti e coraggiosi sessista
Fabbri Bambini dispettosi fort. sessista
Giunti Maschio colto e saccente antisessista
La Scuola Vecchio saggio sessista
La Scuola Bambino dispettoso antisessista
La Scuola Uomo avventuroso e scaltro fort. sessista
La Scuola Uomini intelligenti, razionali e pratici fort. sessista
La Scuola Il lavoro (extradomestico) è riservato all’uomo fort. sessista
Nicola Milano Uomo avventuroso e stravagante sessista
Nicola Milano L’uomo ama le moto fort. sessista
Nicola Milano La storia è fatta dagli uomini fort. sessista
Nicola Milano L’uomo si occupa del sostentamento della famiglia fort. sessista
Nicola Milano Bambino indipendente e coraggioso fort. sessista
Nicola Milano Uomo studioso fort. sessista
Nicola Milano Bambino movimentato e dispettoso fort. sessista
Nicola Milano Mondo fatto di soli uomini fort. sessista
Nicola Milano Il lavoro (extradomestico) è riservato all’uomo fort. sessista
Nicola Milano Bambino amante del computer fort. sessista
Piccoli Maschio forte e audace fort. sessista
Piccoli Uomo avventuroso e viaggiatore fort. sessista
Piccoli Maschio forte e coraggioso sessista
Piccoli Maschio sicuro di sé antisessista
Piccoli Ragazzo coraggioso e pratico sessista
Piemme Uomo coraggioso sessista
Raffaello Il papà guida la macchina fort. sessista
Raffaello Padre assente ma “formidabile” fort. sessista
Raffaello Padre severo e violento fort. sessista
Raffaello Uomo colto e saccente antisessista
Raffaello Maschio colto e saccente antisessista

Tab. 10. Antistereotipi riferiti al genere femminile per casa editrice

Stereotipi Giudizio
Capitello Donna intelligente e libera neutro
De Agostini Bambina energica, coraggiosa, attiva, avventurosa anticonv. positivo
De Agostini Bambina intraprendente anticonv. positivo
Elmedi Donna spiritosa e sicura di sé neutro
Elmedi Bambina intelligente e fantasiosa neutro
Fabbri Bambina brillante, fantasiosa e intelligente anticonv. positivo
Fabbri Bambina avventurosa e fantasiosa neutro
Fabbri Bambina avventurosa neutro
Fabbri Bambina maschiaccio neutro
Nicola Milano Bambina esperta di computer neutro
Piccoli Bambine avventurose neutro
Piccoli Femmine decise e intraprendenti neutro
Piccoli Bambina intelligente e spiritosa anticonv. positivo
Piccoli Bambina energica, coraggiosa, attiva, avventurosa anticonv. positivo
Piemme Bambina spiritosa e movimentata anticonv. positivo
Piemme Donne astute e fantasiose, che combattono in duello neutro
Piemme Bambina estroversa, disordinata, dispettosa, amante dello sport neutro
Raffaello Bambine creative e intraprendenti neutro
Raffaello Mamma che non cucina antiparitario
Capitello Donna intelligente e libera neutro

Tab. 11. Antistereotipi riferiti al genere maschile per casa editrice

Stereotipi Giudizio
Fabbri Uomo pauroso antiparitario
Nicola Milano Bambino pauroso e obbediente anticonv. positivo
Piccoli Padre affettuoso intento a… cucire neutro
Piemme Bambino timido e insicuro neutro
Piemme Bambino timido, silenzioso, delicato e tranquillo neutro

Tab. 12. Contrasti stereotipati all’intemo dello stesso testo per casa editrice

Stereotipi Giudizio
Capitello La donna casalinga, l’uomo al lavoro fort. sessista
Capitello La bambina gioca con le bambole, il bambino ai videogiochi fort. sessista
De Agostini Il babbo al lavoro e la mamma a casa fort. sessista
La Scuola Gli uomini desiderano essere forti, le donne belle antisessista
La Scuola Uomo astuto, donna ingenua fort. sessista
La Scuola Il maschio forte e dinamico, la femmina docile e servizievole antisessismo extratestuale
Nicola Milano L’avventura è riservata all’uomo, le donne restano a casa fort. sessista
Piemme Figlia-femmina brava e premurosa, figli-maschi cattivi ed egoisti fort. sessista
Raffaello Uomo astuto e maligno, donna ingenua fort. sessista
Raffaello Papà è risoluto e manesco, la mamma sensibile e comprensiva. contrastante

29Il commento dei risultati si compone di due parti. Nel paragrafo 4.1 si trattano separatamente gli stereotipi riferiti al genere femminile e a quello maschile discutendo anche sui relativi giudizi emersi in sede di analisi dei testi; nel paragrafo 4.2 si compie la stessa analisi in merito agli antistereotipi.

4.1. Stereotipi di genere

Stereotipi applicati al genere femminile

30Occorre, per prima cosa, distinguere le donne dalle bambine per analizzare le caratteristiche e i ruoli assegnati al mondo femminile in funzione dell’età. Per quanto riguarda le caratteristiche psicologiche e comportamentali, le bambine vengono rappresentate secondo cliché tradizionali come paurose, piagnucolose, educate, premurose, buone, servizievoli, vanitose. In riferimento all’aspetto fisico le bambine sono descritte come carine, “civette”, aggraziate, silenziose, profumate. Inoltre, le bambine giocano con la Barbie. Più articolato è il quadro che riguarda le donne adulte. Esse sono raffigurate come persone apprensive, facili al pianto, maniache dell’ordine, vanitose, buone, dolci, affettuose, e dotate naturalmente di un istinto materno.

31Un dato insistente che emerge dalla ricerca riguarda la bellezza, vista come un requisito necessario per una donna e un parametro centrale attraverso cui valutarla nella sua interezza. In vari testi ho trovato stereotipi sulla bellezza femminile, che ho esplicitato in vario modo: “bellezza come qualità determinante in una donna”, “bellezza come criterio di giudizio per una donna”, “la donna deve essere bella”. Leggendo questi testi si alimenta l’idea che per una donna il fatto di essere bella sia un merito mentre l’essere brutta sia un demerito, quasi una colpa. Così, per esempio, nel brano La zia Ada della Nicola Milano, il fatto che la zia sia “lunga e secca” (quindi, brutta) viene usato come pretesto per svalutare anche caratterialmente la donna. Sempre nel libro della Nicola Milano c’è un altro testo, La signorina Scarpa, in cui il bambino protagonista esprime un vero e proprio sentimento di odio per la sua vicina di casa, semplicemente perché è brutta ( “La odio, quella. […] ha due baffi grigi agli angoli della bocca, e tra occhiali e baffi, sembra una specie di foca monaca”). Si viene così a creare una dicotomia bello/brutto che ha connotazioni ben precise: il bello è il polo positivo, il brutto è il polo negativo. Da sottolineare che questa attenzione eccessiva per l’aspetto fisico femminile risulta inopportuna, oltre che avvilente, per un semplice motivo: non emerge la stessa attenzione per l’aspetto fisico dei maschi e, in ogni caso, la bellezza per il genere maschile non è intepretata come un valore. Nessuno dei protagonisti delle storie analizzate viene giudicato usando come parametro la bellezza, forse perché ciò risulterebbe offensivo: un uomo deve essere valutato per le sue capacità intellettuali, non certo per essere “lungo e secco”! Si può quindi dire che, per quanto attiene le descrizioni fisiche, e i relativi significati attribuiti, emerge una forte asimmetria tra maschi e femmine.

32Un altro ambito interessante riguarda le attività e i ruoli assegnati alle donne. Gli stereotipi, in questo contesto, abbondano: “la mamma si occupa dei lavoretti di casa”, “la mamma cucina”, “la donna ama ricamare”, “le femmine amano cucinare”, “la moglie deve cucinare”, “nonna casalinga, brava a cucinare”, “saper cucinare è un criterio per giudicare una donna-mamma”. Le attività domestiche, nei testi scolastici, appaiono ancora la principale occupazione delle donne. Ma c’è un dato aggiuntivo che mi pare importante: ci sono due brani4 in cui si fa riferimento a mamme che lavorano e, in entrambi i casi, si vuole sottolineare che tali mamme, pur lavorando, continuano a svolgere le tradizionali funzioni da casalinga. In uno dei due testi (Noi due della Elmedi) c’è addirittura una critica nei confronti di una mamma che, a causa del suo impiego, non riesce a svolgere bene i lavori di casa, creando un intralcio al resto della famiglia. Tutto ciò serve a ribadire lo stereotipo per cui è la donna a doversi occupare della cura della casa e dei figli. Il lavoro, che per l’uomo è l’attività principale (spesso Punica), per la donna appare un’attività facoltativa che si va ad aggiungere al ruolo primario di madre e casalinga e rischia di comprometterlo.

33Se mettiamo a confronto le caratteristiche stereotipate riferite alle donne con quelle riferite alle bambine osserviamo una forte concordanza. Gli aspetti che le accomunano sono molti: il fatto di essere buone ed educate, affettuose, premurose ma facili al pianto, belle e vanitose. Questa conformità è facilmente giustificabile. Nella realtà, le bambine considerano come modelli di riferimento le donne adulte e tentano di imitarle; nei testi analizzati viene enfatizzato questo processo di addestramento delle bambine a diventare delle brave donne e mamme adulte. Parlo di addestramento e non di educazione perché sembra di assistere ad una vera e propria imposizione alle bambine dei ruoli e delle caratteristiche più stereotipate, tradizionalmente applicate al proprio sesso. A volte le ragazzine vengono rappresentate come delle donnine in miniatura, che sanno già occuparsi delle faccende domestiche e sembrano già possedere una sorta di istinto materno. Emblematici in questo senso due brani: Il budino raffreddato (Elmedi) e Genitori bambini (Capitello). Nel primo assistiamo ad una scena (patetica) di una bambina che offre le sue amorevoli cure ad un budino ammalato. Le premure che la protagonista riserva al budino sono equiparabili a quelle di una mamma apprensiva e preoccupata per la salute del proprio figlio; per questo ho parlato di “spirito materno” della bambina. Nel secondo brano la mamma di Samantha comincia a comportarsi come una bambina, così la figlia è costretta a prendere il suo posto di mamma-casalinga. Samantha, sebbene ancora una bambina, è capace di sbrigare tutte le faccende domestiche: lava, stira, cucina. Insomma, è una vera donnina di casa. Non c’è bisogno di dire quanto possa essere dannosa e limitante per lo sviluppo di una bambina questa proposta insistente di modelli di femminilità degradanti e, spesso, anacronistici. Nei testi scolastici si attribuiscono al genere femminile caratteristiche stereotipate e ruoli più arretrati di quelli che si osservano nella realtà.

34Da sottolineare, inoltre, che la stragrande maggioranza degli stereotipi riferiti al genere femminile è accettata passivamente nei testi; il giudizio prevalente è infatti quello di “testo fortemente sessista”. Facendo un semplice conteggio degli stereotipi e dei relativi giudizi, otteniamo che, dei trentasei stereotipi applicati alle femmine, ben ventiquattro sono accettati acriticamente (testo fortemente sessista), quattro sono approvati (testo sessista) e otto sono criticati (testo antisessista). In percentuale ciò significa che: nel 66,7 % dei casi lo stereotipo viene presentato al lettore come un dato naturale e incontestabile, in rari casi (11,1 %) lo stereotipo è esplicitamente approvato connotandolo positivamente e nel 22,2 % dei casi lo stereotipo viene criticato connotandolo negativamente.

Stereotipi applicati al genere maschile

Distinguiamo anche in questo caso gli uomini dai bambini ed esaminiamo separatamente gli stereotipi loro applicati. I bambini vengono rappresentati come intraprendenti, autonomi, attivi, caparbi, indipendenti, coraggiosi, sicuri di sé, pratici, maleducati, dispettosi, movimentati. Gli uomini sono avventurosi, forti e coraggiosi. Viene da dire: sono solo questo? Stupisce infatti che i tratti caratteriali applicati al genere maschile siano così ristretti, limitati. Mentre le donne vengono descritte in funzione di un’ampia varietà di atteggiamenti e sentimenti, la grande maggioranza degli uomini viene qualificata con tre aggettivi: forti, avventurosi, coraggiosi (da notare che i tre aggettivi esprimono qualità positive). Questi maschi forti e coraggiosi svolgono ruoli essenziali per la società: lavorano (il lavoro extradomestico è di loro esclusiva pertinenza), guidano la macchina (le donne non ne sono capaci), si occupano del sostentamento della famiglia e, come se non bastasse, fanno importanti scoperte scientifiche e “fanno la storia”. È evidente che stiamo assistendo ad una rappresentazione idealizzata del genere maschile. Altro tratto stereotipico attribuito agli uomini è quello dell’uomo studioso, colto, saggio, a volte saccente.

Fig. 14. Uomini studiosi e saggi

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35Viene immediato a questo proposito un paragone: mentre, come si notava, le donne sono descritte e valutate in base alla bellezza, all’aspetto fisico, gli uomini sono giudicati più spesso per le loro doti intellettuali. Il giudizio non è ovviamente sempre positivo: gli uomini a volte sono criticati per essere troppo sicuri delle proprie conoscenze e capacità. Ma il dato significativo è che, là dove per il genere femminile la bellezza fungeva da criterio di giudizio per valutare una donna nel suo complesso, per il genere maschile il criterio di giudizio diventa la cultura, per non dire l’intelligenza.

36Vale la pena fare un discorso a parte per quanto riguarda le caratteristiche dei papà protagonisti delle storie. Semplificando si può dire che si riscontrano due tipologie fondamentali di padri che potremmo definire: i “cattivi papà” e i “bravi papà”. I cattivi-papà sono i padri silenziosi, distaccati, severi, a volte violenti. Questi papà hanno un pessimo rapporto con i figli. Esemplare in questo senso è il padre protagonista del brano Alcuni gesti di papà (De Agostini) che, assolutamente incapace di comunicare a parole con i propri figli, per farsi capire a tavola, ricorre ai gesti e agli sguardi. Oppure il papà di Marco (Accontentiamo i genitori della Capitello) che dimostra un totale disinteresse per le domande del figlio ( “– Papà dov’è l’India? I pirati ci sono ancora?. Il papà alzava la testa dal giornale e gli diceva: – Non lo so… adesso non ho tempo, te lo spiegherò…”). Un altro esempio interessante è il brano Rosa Rose Rose (Raffello) in cui la bambina protagonista, colpevole di essere salita in bicicletta con un’amica, deve subire “una sentenza senza appello” da parte di un padre severo e violento ( “Se mi dicono che vai a scuola in bicicletta con qualcuno, vengo e ti gonfio di schiaffi davanti a tutti”). Fanno da contraltare a questi cattivi-papà alcuni (pochi) esemplari di bravi-papà che ho definito “assenti ma eccezionali”.

Fig. 15. Papà assenti ma eccezionali

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37In due occasioni5 mi sono trovata di fronte a vere e proprie mitizzazioni della figura paterna: il papà, assente tutta la settimana per motivi di lavoro, trascorre con il figlio (maschio) solo il sabato ma è capace di conquistarsi tutta la stima e l’affetto del bambino ( “E io, dentro di me, dico che ho il più formidabile papà del mondo. Ed è vero!”). Il ritratto che viene fatto dei papà non è quindi omogeneo: ci sono padri che hanno rapporti distaccati e freddi con i figli e padri che invece godono di una grande stima. Si può comunque ricavare un risultato uniforme: il tempo e l’attenzione che i papà dedicano ai propri figli è decisamente inferiore a quello impiegato dalle mamme. I cattivi-papà sembrano non aver voglia di investire le proprie energie e le proprie attenzioni verso i figli: instaurano con loro rapporti rigidi, distaccati, sbrigativi. I bravi-papà, dal canto loro, dedicano decisamente poco tempo ai loro figli: sono bravi, sì, ma solo per un giorno a settimana! Se ne deduce, ancora una volta, che l’educazione e la cura dei figli sono considerati ancora doveri esclusivi della mamma.

38Se facciamo un confronto tra gli stereotipi applicati agli uomini e ai bambini notiamo, come già emerso per il genere femminile, una forte somiglianza. I tratti comuni sono: il coraggio, l’intraprendenza, lo spirito d’avventura. Nei bambini si enfatizzano anche i tratti dell’indipendenza e della sicurezza di sé, requisiti base per poter agire attivamente nel mondo esterno. Emerge inoltre che la stragrande maggioranza degli stereotipi è accettata passivamente nei testi: dei quarantasei stereotipi applicati al genere maschile ventotto sono accettati acriticamente (testo fortemente sessista), undici sono approvati (testo sessista), sette sono criticati (testo antisessista). Ciò significa che circa il 60 % degli stereotipi sono presentati al lettore senza alcun intento critico, circa uno su quattro viene esplicitamente approvato, più raramente lo stereotipo è criticato6.

Contrasti tra i due generi all’interno dello stesso testo

39In alcuni brani analizzati emerge un fenomeno singolare: non solo vengono applicati ai due generi i tradizionali stereotipi ma si crea anche un contrasto esplicito tra maschi e femmine volto ad evidenziare le rispettive caratteristiche e ruoli. Ho individuato dieci casi in cui, all’interno del medesimo testo, si mette in evidenza questa spartizione rigida di ruoli e tratti comportamentali tra i due sessi. Questi casi rappresentano prototipi di sessismo: si assiste ad una stereotipizzazione di maschi e femmine in ragione esclusiva della propria appartenenza sessuale e per di più si crea una dicotomia tra i due sessi che ribadisce il fatto che non può esistere alcuna intercambiabilità dei ruoli. Le donne, in quanto “femmine”, devono essere sensibili, comprensive, docili e servizievoli; devono inoltre restare a casa a svolgere il loro dovere principale: quello di mamma. Gli uomini, in quanto “maschi”, possono invece muoversi nello spazio pubblico per lavorare o per vivere esperienze avventurose anche perché non hanno grandi obblighi in quanto padri: il ruolo di padre non è così vincolante come quello di madre. Le donne sono anche condannate ad apparire come ingenue e innocenti, in preda a uomini astuti e scaltri. Per quanto riguarda i giovani maschi e le giovani femmine si ribadisce la dicotomia tra bambine buone e premurose e bambini più cattivi ed egoisti. Da dire che dei dieci casi esaminati ben otto sono accettati acriticamente nei testi e solo due sono criticati. Ciò significa che nei testi scolastici si dà per scontato che le relazioni reciproche tra i sessi vadano bene così come sono: sembra non esserci alcuna ragione per volerle modificare.

4.2. Antistereotipi di genere

Antistereotipi applicati al genere femminile

40Distinguiamo ora i modelli anticonvenzionali applicati alle bambine da quelli riferiti alle donne. Nei testi ho individuato numerosi esempi di bambine che non rispecchiano affatto i canoni tradizionali di bambina buona, educata e gentile. Ho letto di bambine coraggiose, attive, avventurose, movimentate, disubbidienti, studiose e intelligenti, intraprendenti, fantasiose, creative, brillanti, spiritose, estroverse, disordinate, dispettose, amanti dello sport, esperte di computer. Meno frequenti, ma comunque significativi, sono gli esempi di donne non convenzionali: decise, intelligenti e libere, spiritose e sicure di sé, astute e fantasiose. Per quanto riguarda gli antistereotipi riferiti ai ruoli familiari e professionali, si trovano donne che lavorano e che svolgono professioni atipiche per il loro sesso (pilota d’aereo, dirigente d’azienda, giardiniera), donne che non amano i bambini, donne che non sanno cucinare o che non hanno tempo per farlo.

  • Confronto tra gli antistereotipi applicati a donne e bambine. Nei libri esaminati (con differenze significative tra le varie case editrici) ho percepito complessivamente una volontà di proporre modelli femminili nuovi, soprattutto nelle rappresentazioni delle bambine. Da notare che molti dei tratti anticonvenzionali loro applicati (per esempio, l’essere coraggiose, attive, avventurose, a volte disubbidienti e dispettose, amanti dello sport e del computer) coincidono con tratti stereotipati applicati tradizionalmente ai bambini maschi. Si assiste quindi ad un processo di mescolamento di caratteristiche e ruoli, per cui le bambine non sono sempre e soltanto paurose, piagnucolose e docili ma possono essere anche l’esatto contrario. Trovo che questo processo sia estremamente positivo perché rompe finalmente quelle rappresentazioni monolitiche del sesso femminile in cui non c’è spazio per la variabilità e la differenza. Richiamo a questo proposito la bella definizione che si legge nel Documento accompagnatorio al Codice Polite: «Per stereotipo deve intendersi non soltanto ciò che esclude e sottorappresenta le donne, ma anche ogni forma di giudizio schematico o di pregiudizio che rende indifferenziato al proprio interno un gruppo o una categoria di persone, ne immobilità i ruoli, ne rende indistinti i desideri, vocazioni, modi di essere e pensarsi»7. Riconoscere che esistono differenze all’interno del gruppo delle femmine significa in qualche modo cominciare a infrangere gli stereotipi loro applicati. Per quanto riguarda le donne adulte, i tentativi di dar vita a modelli diversi da quelli tradizionali sono meno numerosi e, come vedremo, sono spesso sottoposti a pesanti critiche.
  • Giudici sugli antistereotipi applicati al genere femminile. I giudizi sui modelli anticonvenzionali riferiti alle bambine sono diversi da quelli riferiti alle donne, è bene quindi considerarli separatamente. Cominciamo col dire che su ventisette antistereotipi applicati al genere femminile ben diciassette riguardano le bambine nove le donne e uno è applicato ad entrambe8. Dei diciassette stereotipi riferiti alle bambine, nove sono approvati (testo anticonvenzionale positivo), otto sono accettati acriticamente e nessuno è sottoposto a critica. Invece, dei nove stereotipi applicati alle donne, solo uno è approvato, quattro sono accettati acriticamente e quattro sono criticati. L’antistereotipo riferito ad entrambe è accettato acriticamente. Le differenze più significative riguardano gli antistereotipi approvati e quelli criticati. Per quanto riguarda le bambine in più della metà dei casi gli antistereotipi vengono esplicitamente approvati nel testo, connotandoli positivamente. Nessuno degli antistereotipi viene criticato. Per le donne avviene l’esatto contrario: solo in un caso il modello anticonvenzionale viene approvato, mentre di frequente viene criticato, connotandolo negativamente. Dei quattro brani in cui si criticano esplicitamente modelli di donne non convenzionali, tre sono della Nicola Milano: Teo, Carlotta, La zia Ada. Nel primo, la mamma di Teo si rifiuta categoricamente di dargli una sorellina perché dice di non poter soffrire i bambini, specie quelli molto piccoli. Il testo enfatizza volutamente il fastidio che questa mamma prova per i bambini e questo ha l’effetto di ridicolizzare e denigrare questa donna “snaturata” che non ha uno spirito materno. In tal modo non si fa che confermare, indirettamente, il modello tradizionale di donna che deve avere una predisposizione alla maternità. Nel secondo brano viene descritta Carlotta, una bambina sempre sola e triste perché entrambi i genitori lavorano fuori casa. Come ho fatto notare in sede di analisi del testo, la colpa del malessere della bambina cade inevitabilmente sulla madre. Non può essere infatti colpa del padre se la bambina rimane troppo a lungo da sola perché è “normale” che egli vada a lavorare, quello che poteva essere “evitato” è che anche la madre lavorasse. La morale della storia è che, per il benessere dei figli, sarebbe meglio che le madri non lavorassero. In questo brano si propone quindi un modello anticonvenzionale di mamma che lavora fuori casa, ma viene assolutamente rifiutato. In un terzo brano della Nicola Milano si critica la zia Ada perché non sa cucinare e non ha voglia di farlo. I nipoti considerano questa incapacità della zia come un ulteriore prova di quanto valga poco: il saper cucinare viene usato come parametro di giudizio per la zia Ada che viene pertanto ulteriormente svalutata e ridicolizzata. In questo brano si critica quindi un modello anticonvenzionale di donna che non sa cucinare e si ribadisce di conseguenza lo stereotipo secondo cui saper cucinare è una qualità importante per il sesso femminile. C’è un quarto testo (Merendine), questa volta delle Raffaello, in cui la mamma del protagonista viene palesemente colpevolizzata per offrire al figlio solo prodotti confezionati. Probabilmente questa mamma non ha tempo di cucinare perché lavora, ma questo non serve a giustificarla: per prima cosa deve badare al benessere e alla salute di suo figlio. Anche in questo caso si disapprova un modello di mamma che lavora e che non cucina.

41Numerose sono quindi le critiche a modelli di donne non-convenzionali; nessuna critica invece è mossa alle bambine non-convenzionali. Al contrario, le giovani protagoniste attive, coraggiose e intraprendenti nella maggioranza dei casi sono connotate positivamente. Il messaggio che ne deriva può risultare, a mio parere, contraddittorio: da un lato si stimolano le bambine ad allontanarsi dai modelli tradizionali, dall’altro si criticano aspramente le donne adulte che tentano di fare la medesima cosa. La contraddizione nasce dal fatto che le donne fungono a loro volta da modello per le bambine e quindi queste ultime si trovano di fronte ad un vicolo cieco: si chiede loro di essere diverse dal loro principale modello di riferimento. C’è, però, un’altra considerazione da fare. Le critiche rivolte alle donne adulte riguardano tutte i ruoli svolti e non i tratti psicologici e comportamentali: ciò che viene biasimato è che la donna si rifiuti di cucinare e di stare a casa a badare ai figli, pretendendo di lavorare e stare fuori casa; vengono invece accettate e talvolta approvate donne “diverse” in quanto decise, intelligenti, intraprendenti, spiritose, sicure di sé, astute e fantasiose (cioè aventi caratteristiche antitetiche rispetto alle tradizionali donne paurose, indecise, buone e molto più vicine a tratti considerati maschili). Ritornando quindi all’incoerenza del messaggio proposto alle bambine, si può dire questo: i testi scolastici esaminati sembrano, in apparenza, offrire modelli nuovi e gratificanti alle piccole lettrici ma, in realtà, ribadiscono le tradizionali spartizioni di ruoli in cui le femmine continuano a svolgere attività e ruoli meno appaganti di quelli dei maschi. Come dire: va bene essere decise e intraprendenti, ma mai dimenticare che il proprio ruolo futuro sarà quello di madre e casalinga.

Antistereotipi applicati al genere maschile

Emerge un dato significativo: tra tutti i testi analizzati solo cinque propongono modelli anticonvenzionali di maschio e, di questi cinque, solo due riguardano uomini adulti9. Gli antistereotipi applicati ai bambini sono: bambino pauroso e obbediente; bambino timido e insicuro; bambino timido, silenzioso, delicato e tranquillo. Gli antistereotipi applicati agli uomini sono: uomo pauroso; padre affettuoso intento a… cucire. Viene immediato il paragone con il genere femminile. Nel caso di donne e bambine avevamo ben ventisette antistereotipi, per uomini e bambini ne abbiamo cinque. La deduzione più semplice da fare è questa: le rappresentazioni del femminile rivelano un desiderio di cambiamento mentre le raffigurazioni del maschile aderiscono rigidamente agli stereotipi tradizionali, con scarsa volontà di innovazione. Le donne iniziano a fondere i loro “tratti femminili” con tratti (tipicamente considerati) “maschili”, assumendo in tal modo un’ampia varietà di sfaccettature (si è visto però che questo riguarda solo i tratti caratteriali e psicologici, ma non i ruoli). Gli uomini, invece, sono ancora rappresentati come un gruppo compatto e omogeneo al suo interno, che presenta pochissimi casi di “devianza”. Si può ragionevolmente affermare che la rappresentazione del maschile è molto più stereotipata di quella del femminile. Mi sono interrogata sul perché di questa reticenza ad abbandonare il modello maschile e la risposta è venuta fuori piuttosto facilmente. C’è una dicotomia che traspare dalla complessità dei testi analizzati: il modello maschile è il polo positivo che si contrappone ad un polo negativo femminile. I tratti stereotipati attribuiti ai maschi rappresentano quasi sempre delle qualità (il coraggio, la forza, l’intraprendenza, l’astuzia, l’intelligenza, l’autonomia, la fiducia in sé); i tratti tradizionalmente attribuiti alle femmine hanno invece più di frequente una connotazione negativa (le femmine sono buone, affettuose ma sono anche paurose, insicure, ingenue, apprensive, facili al pianto). A dimostrazione della diversa connotazione del maschile e del femminile basta confrontare i significati connessi ai termini “maschiaccio” e “femminuccia”: per una bambina essere definita un maschiaccio può essere considerato un complimento, mentre per un bambino sentirsi chiamare femminuccia equivale quasi ad un’offesa10. Visto come stanno le cose, è comprensibile che i maschi si rifiutino di abbandonare “il loro trono”, la loro naturale posizione di privilegio sul sesso femminile.

  • Confronto tra gli antistereotipi applicati a uomini e bambini. Gli antistereotipi riferiti ai bambini riguardano tutti tratti caratteriali: si parla di bambini paurosi, obbedienti, timidi, insicuri, delicati e tranquilli. I due antistereotipi applicati ai maschi adulti sono quello di uomo pauroso e quello di padre affettuoso dedito ad un’attività insolita per il suo sesso: rammendare un calzino.
  • Giudici sugli antistereotipi applicati al genere maschile. Dei tre antistereotipi applicati ai bambini maschi, due sono accettati acriticamente (testo neutro) e uno è approvato (giudizio anticonvenzionale positivo). Dei due antistereotipi riferiti agli uomini uno è accettato acriticamente e uno è criticato (testo antiparitario). Dunque, i pochi modelli anticonvenzionali riferiti a bambini, per lo meno, non vengono criticati. Al contrario, è palese la volontà di mostrare questi ragazzini atipici con la massima naturalezza, se non addirittura con simpatia. Nei due brani della Piemme Un bambino timido e Uno studente modello i due protagonisti maschili hanno caratteristiche antitetiche rispetto ai loro coetanei maschi (sono timidi, insicuri, tranquilli) e questo crea loro notevoli difficoltà nei rapporti con gli altri bambini. Non per questo i due vengono giudicati negativamente. Il messaggio, senz’altro positivo, lanciato dai due brani sembra essere semplicemente: “esistono anche bambini così”. Nel testo della Nicola Milano, Paura dell’acqua, si esprime invece una certa simpatia per Diego, un bambino che ha tremendamente paura dell’acqua e che, per di più, ha timore ad ammetterlo. Le insicurezze e le preoccupazioni di Diego sono volutamente sdrammatizzate per dimostrare che non è affatto necessario che un maschio sia forte e coraggioso. Da ribadire che questi begli esempi di rappresentazione non stereotipata di bambini sono solo tre: troppo pochi per bilanciare i numerosi casi di rappresentazione stereotipata. Per quanto riguarda i maschi adulti c’è un solo brano che offre una figura maschile non convenzionale senza esprimere giudizi negativi. Si tratta del testo della Piccoli Ma che nano ti salta in testa? con il quale troviamo di fronte ad un papà premuroso e affettuoso con la figlia, un papà che rassicura la sua bambina, dimostrandosi paziente e dolce, proprio come una mamma (ammesso che tutte le mamme siano pazienti e dolci). Nel brano della Fabbri Il re nella botte il re pauroso e codardo viene invece ridicolizzato e quindi criticato. Si ribadisce in tal modo lo stereotipo per cui l’uomo deve essere coraggioso, a maggior ragione se si tratta di un re. Di fronte agli innumerevoli esempi di stereotipi maschili abbiamo dunque solo un caso positivo di antistereotipo riferito al “maschio adulto”.

42A conclusione dell’analisi mi pare opportuno fare un conteggio generale (in valore assoluto) degli stereotipi e antistereotipi applicati ai due sessi: nel caso delle femmine troviamo trentasei rappresentazioni stereotipate e ventisette modelli anticonvenzionali; nel caso dei maschi abbiamo quarantasei rappresentazioni stereotipate e solo cinque modelli anticonvenzionali. Se ne conclude che l’immagine dei maschi proposta dai testi scolastici è più aderente agli stereotipi di genere rispetto a quella delle femmine, soprattutto perché non è controbilanciata da immagini alternative. Il modello femminile sta cambiando, forse avvicinandosi in parte a quello maschile, ma non avviene il processo inverso: i maschi sono ancora raffigurati nelle loro vesti più tradizionali11.

5. Lettura differenziata per case editrici

43I dati sopra riportati uniformano i risultati ottenuti per le dieci case editrici. Dall’analisi dei testi emergono però dati fortemente differenziati che è utile commentare separatamente. Cominciamo innanzitutto col dire che la ricorrenza di stereotipi e antistereotipi è indicativa dell’attenzione (o della disattenzione) posta dai singoli editori alle tematiche di genere. Le strategie usate sono piuttosto variegate (e questo è sintomatico di una diversa interpretazione del concetto di “pari opportunità”); possiamo tuttavia ricondurle a tre categorie fondamentali:

  • Ci sono testi scolastici in cui si ha l’impressione che le problematiche di genere non siano assolutamente state recepite. In questi testi si ribadiscono con la massima naturalezza rappresentazioni stereotipate dei due sessi.
  • Ci sono case editrici che manifestano invece un particolare interesse per la rappresentazione paritaria dei due sessi. Alcune di queste sono riuscite bene nel loro intento, altre hanno scelto strategie meno efficaci.
  • Infine c’è un editore (la Giunti) che sembra aver voluto evitare il problema, facendo attenzione a non proporre rappresentazioni stereotipate ma evitando anche di fare proposte alternative.

5.1. De Agostini, Capitello, Elmedi, Raffaello: disattenzione per le tematiche di genere

44I libri di lettura della De Agostini e Capitello offrono una rappresentazione fortemente stereotipata dei due generi: gli stereotipi sono numerosi per entrambi i sessi mentre gli antistereotipi sono rari, se non totalmente assenti.

45La De Agostini presenta cinque stereotipi femminili, sette maschili, un contrasto stereotipato tra i due sessi nel medesimo testo ( “il babbo al lavoro e la mamma a casa”), solo due antistereotipi femminili e nessun antistereotipo maschile. Gli stereotipi sono quasi sempre accettati acriticamente per cui ci sono un totale di nove testi giudicati fortemente sessisti. Nessuno stereotipo è soggetto a critica. Il testo della Capitello contiene sei stereotipi maschili, sette femminili, due contrasti stereotipati, un solo antistereotipo femminile e nessun antistereotipo applicato al genere maschile. Tre stereotipi vengono criticati mentre nove sono accettati acriticamente. Nel libro della Raffaello si nota una sproporzione tra gli stereotipi riferiti ai due sessi: abbiamo solo due stereotipi per il genere femminile contro sette stereotipi per il genere maschile. Questo non significa però che il libro presenti una rappresentazione “migliore” di donne e bambine. Più semplicemente, si ha l’impressione (peraltro confermata in sede di analisi quantitativa) che in questo libro le femmine siano messe in secondo piano: tutta l’attenzione è focalizzata sugli uomini e sulle loro imprese, per cui diventa anche più probabile l’individuazione di stereotipi loro riferiti. Dei sette stereotipi maschili tre sono accettati, uno è approvato e tre sono criticati. Abbiamo poi due contrasti stereotipati che contrappongono, il primo, un uomo astuto e maligno ad una donna ingenua, il secondo, un papà risoluto e manesco ad una mamma più sensibile e comprensiva. Nel testo troviamo due antistereotipi applicati alle femmine, ma uno di questi viene criticato (si biasima una mamma che non cucina); non c’è invece alcun antistereotipo applicato al genere maschile. L’unico merito del libro della Elmedi, rispetto ai tre libri appena esaminati, è di presentare un minor numero di stereotipi: ne ho individuati solo sette, di cui cinque riferiti al genere femminile e due al genere maschile. Nessuno degli stereotipi viene criticato: sei sono accettati acriticamente (testo fortemente sessista) e uno approvato (testo sessista). Sono presenti anche due antistereotipi riferiti a donne e bambine, entrambi peraltro accettati acriticamente (testi neutri); questi due modelli non convenzionali non servono però a compensare una rappresentazione di genere che nell’insieme è fortemente stereotipata.

46Complessivamente si può affermare che i libri della De Agostini, Capitello, Elmedi e Raffaello dimostrano una scarsa attenzione per le tematiche di genere. I pochi modelli anticonvenzionali proposti (tutti riferiti alle femmine, nessuno ai maschi) appaiono casi isolati e casuali: non sembra esserci una logica di fondo, una programmazione consapevole volta ad una rappresentazione più equilibrata dei due generi.

5.2. Nicola Milano, La Scuola, Piccoli: modi diversi di affrontare il problema della rappresentazione paritaria dei due generi

47Nei libri della Nicola Milano, La Scuola e Piccoli è evidente il tentativo di adeguarsi ad una prospettiva di genere, anche se i risultati non sono sempre convincenti. Il caso della Nicola Milano è emblematico. È evidente che, nella selezione dei testi, la casa editrice ha scelto come parametro centrale quello di una più equa rappresentazione dei due sessi. In nessun altro libro di lettura è presente una così alta percentuale di stereotipi e antistereotipi rispetto al totale dei testi analizzati: su un totale di cinquanta brani sono stati individuati ben trenta casi, tra stereotipi e antistereotipi. Per quanto riguarda il genere maschile, la rappresentazione è decisamente stereotipata. Abbiamo infatti dieci stereotipi, di cui nove accettati acriticamente (testo fortemente sessista) e uno approvato. Nessuno stereotipo maschile è dunque sottoposto a critica. È invece offerto un solo modello alternativo (quello di un bambino pauroso e obbediente) che certamente non è sufficiente a compensare i numerosi modelli stereotipati. Diversa è la situazione per quanto riguarda il genere femminile. Abbiamo nove stereotipi e altrettanti antistereotipi, caratterizzati da giudizi molto variegati. Dei nove testi contenenti stereotipi, sei sono giudicati fortemente sessisti (stereotipi accettati) mentre tre sono antisessisti (stereotipi criticati). Dei nove antistereotipi, due sono accettati (giudizio neutro), quattro sono approvati (giudizio anticonvenzionale positivo) e tre sono criticati (giudizio antiparitario). Si riscontra infine un contrasto stereotipato per cui “l’avventura è riservata all’uomo, le donne restano a casa”. Con la Nicola Milano ci troviamo di fronte ad un libro complesso, direi combattuto, rispetto alle tematiche di genere. I numerosi sforzi compiuti non sono capaci di fornire una rappresentazione equilibrata e non sessista dei due generi. Sono comunque apprezzabili i tentativi realizzati in merito alla rappresentazione del femminile, per cercare di superare gli stereotipi sia attraverso momenti di critica che di proposta di modelli alternativi.

48La casa editrice La Scuola sceglie una strategia differente. Il libro di lettura offre ai lettori solo rappresentazioni stereotipate dei due sessi: non è presente infatti alcun antistereotipo, né femminile né maschile. Ci sono invece nove stereotipi in totale tra maschili e femminili e ben tre contrasti stereotipati in tra testuali: “gli uomini desiderano essere forti, le donne belle”; “uomo astuto, donna ingenua”; “il maschio forte e dinamico, la femmina docile e servizievole”. Abbiamo però solo sei giudizi di testo fortemente sessista (stereotipo accettato acriticamente) e ben cinque di testo antisessista (stereotipo sottoposto a critica). Da sottolineare in particolare un’iniziativa de La Scuola: si tratta dell’unica casa editrice che in due occasioni tratta esplicitamente il tema delle pari opportunità e della parità dei diritti tra donne e uomini. In due brani12 si realizza una critica extratestuale agli stereotipi di genere: si incentivano i lettori a riflettere sulle discriminazioni sessuali presenti nel passato rendendoli al tempo stesso consapevoli dei progressi avvenuti in epoca recente nel rapporto tra i sessi. Si può dire che La Scuola sceglie una strategia di critica allo stereotipo di genere piuttosto che una strategia propositiva di presentazione di modelli alternativi. È manifesta comunque l’attenzione per il problema delle pari opportunità, anche se la soluzione proposta può essere discutibile.

49Nel libro della Piccoli è difficile individuare una strategia specifica per combattere il sessismo; semplicemente, ma ritengo non casualmente, si offre una rappresentazione piuttosto equilibrata dei due sessi, con momenti significativi di proposta. Abbiamo un totale di otto stereotipi e cinque antistereotipi. Dei tre stereotipi applicati al genere femminile due sono accettati acriticamente e uno è criticato; dei cinque stereotipi applicati al genere maschile due sono accettati, due approvati ed uno criticato. Importante è la proposta di modelli non convenzionali: se ne individuano quattro per le femmine ed uno per i maschi. Il brano Ma che nano ti salta in testa? per esempio, offre un bell’esempio di antistereotipo maschile: un padre affettuoso e premuroso con la figlia. Nessuno degli antistereotipi è soggetto a critiche. Questo non significa che il testo della Piccoli sia da considerare un prototipo di “libro paritario e non sessista”. Al contrario, al suo interno sono presenti alcuni brani particolarmente “forti”, in senso negativo. Tra questi La luna e il sole (in cui la moglie Luna è insultata dal marito Sole per non aver cucinato), I ragazzi delle isole affrontano l’oceano (il cui protagonista maschile viene esaltato per aver dato prova di forza e coraggio), Le navi del drago (un altro esempio di celebrazione delle doti maschili di forza e audacia). Nel complesso l’editrice Piccoli dimostra una buona volontà in senso propositivo, i cui effetti sono però sviliti da casi appariscenti di forte sessismo.

5.3. Giunti: si evita il problema

50Nel libro della Giunti sono stati individuati solo due stereotipi: uno riferito alle femmine ( “bambine buone e servizievoli”) e uno ai maschi ( “maschio colto e saccente”). Non è senz’altro un caso che siano state rintracciate così poche rappresentazioni stereotipate; sicuramente la casa editrice si è posta come obiettivo prioritario quello di evitare stereotipi di genere, ma non ha ritenuto necessario avanzare proposte alternative. Si ha così l’impressione che il problema della rappresentazione paritaria dei due sessi sia stato liquidato un po’ troppo frettolosamente, senza affrontarlo in profondità. Per combattere il sessismo nei testi scolastici non è sufficiente evitare di riproporre modelli tradizionali ma occorre anche offrire modelli nuovi e positivi che fungano da esempio per i lettori e le lettrici.

5.4. Piemme e Fabbri: tentativi riusciti di rappresentare equamente i due sessi

51Sia il libro di lettura della Piemme che quello della Fabbri forniscono esempi positivi di rappresentazioni non-stereotipate dei due sessi. In entrambe le case editrici emerge la volontà di presentare modelli nuovi anziché criticare quelli tradizionali. Nel libro della Piemme abbiamo un solo stereotipo maschile, un contrasto stereotipato tra i generi ( “figlia femmina brava e premurosa; figli maschi cattivi ed egoisti”) e nessuno stereotipo riguardante le femmine. Abbiamo invece tre antistereotipi riferiti a donne e bambine e due antistereotipi applicati a due bambini. Tutti i modelli anticonvenzionali proposti sono accettati con la massima naturalezza, senza alcun intento critico e uno viene approvato. Ci troviamo quindi di fronte a modelli di bambine spiritose, movimentate, estroverse, dispettose, amanti dello sport e a donne astute e fantasiose che combattono in duello. Sono presentati con altrettanta naturalezza bambini timidi, insicuri, delicati e tranquilli. Avviene più o meno la stessa cosa nel testo della Fabbri. Anche in questo caso sono individuati due soli stereotipi (uno per ciascun sesso) ma ben cinque antistereotipi (quattro per le femmine ed uno per i maschi). Solo l’antistereotipo maschile è sottoposto a critica mentre i quattro modelli anticonvenzionali di bambine sono tutti accettati o approvati. Si legge di bambine brillanti, intelligenti, fantasiose, avventurose o con l’aspetto di un maschiaccio.

52La Piemme e la Fabbri scelgono quindi di contrastare gli stereotipi di genere con proposte alternative. Da notare che la maggior parte degli antistereotipi presentati si riferiscono a donne e bambine. Questo conferma un dato che era già emerso nell’analisi complessiva dei risultati: la rappresentazione del genere femminile si sta evolvendo mentre per il genere maschile i cambiamenti sono molto più limitati.

Notes de bas de page

1 Mi preme sottolineare che questa scala è stata creata ad hoc per analizzare un particolare tipo di testi: quelli, appunto, che si trovano nei libri di lettura per le scuole elementari. Non c’è la minima pretesa di aver individuato uno strumento di analisi “assoluto”, idoneo ad essere applicato a qualunque tipo di testo. La scala di sessismo è prettamente funzionale all’intento di dare un giudizio motivato sui brani presi in esame per quel che concerne la rappresentazione del maschile e del femminile.

2 Maiuscolo nel testo originale.

3 Maiuscolo nel testo originale.

4 I due brani sono: Gli amici si conoscono nella sfortuna della Capitello e Noi due della casa editrice Elmedi.

5 I due brani sono: Un super papà della Raffaello e Una giornata con papà della Elmedi. Entrambi sono tratti dal libro Un super papà di K. Parker.

6 Confrontando i giudizi espressi sugli stereotipi maschili con quelli femminili visti in precedenza si nota: una minore percentuale di stereotipi accettati acriticamente (60,9 % contro 66,7 %) e di stereotipi criticati (15,2 % contro 22,2 %) e una maggiore percentuale di stereotipi approvati (23,9 % rispetto a 11,1 %). Dunque, gli stereotipi applicati ai maschi vengono quasi sempre accettati se non approvati, raramente sono sottoposti a critica.

7 E. Porzio Serravalle (a cura di), Saperi e libertà cit., p. 140.

8 Si tratta del brano La casa sull’albero della editrice Piccoli in cui alle due protagoniste, una donna e una bambina, vengono applicate le stesse caratteristiche e gli stessi ruoli.

9 I testi sono: Paura dell’acqua della Nicola Milano; Ma che nano ti salta in testa? della Piccoli; Un bambino timido e Uno studente modello della Piemme; Il re nella botte della Fabbri.

10 Vedi L. Evans e K. Davies, No Sissy Boys Here: A Content Analysis of the Representation of Masculinity in elementary School Reading Textbooks, in “Sex Roles”, nn. 3-4, 2000, pp. 255-270.

11 Arrivano alle mie stesse conclusioni L. Evans e K. Davies, No Sissy Boys Here cit.

12 I figli nel Medioevo: una diversa educazione per maschi e femmine e Vita di donna nel Medioevo.

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