Dal sesso al femminile
p. 75-78
Texte intégral
1Un paziente mi consulta perché non smette di pensare, se non quando ha relazioni sessuali, in quel caso non pensa. Una paziente, di professione ingegnere, mi consulta perché da un mese ha iniziato a piangere senza motivo e non riesce a smettere. Piangere è ciò che le è più insopportabile nelle donne. Grazie alla mia pratica come analista si rende eventualmente possibile leggere l’impossibile di ciascuno rispetto al sesso.
Il sesso
2Per quanto uno si scervelli, di sesso si può parlare solo dal lato in cui si è identificati, sinistra o destra, uomo o donna. Però parlare non è lo stesso che scrivere, dal momento che lo scritto non è della stessa stoffa del significante. La relazione sessuale non riesce a scriversi, fallisce, e dunque si ripete, si ripete, si ripete senza fermarsi, una volta e un’altra ancora; si ripete, non perché si ottenga qualcosa, ma perché fallisce e questo provoca la soddisfazione del sintomo, che ogni volta si soddisfa nella pulsione. È così che il sintomo nella nevrosi può essere una Soddisfazione sessuale Sostitutiva (con le stesse iniziali del Soggetto supposto Sapere). Da lì in poi, come nell’amore di transfert, si apre un ventaglio di letture libidiche, per:
L’illusione di una risposta – che fallisce.
La ricerca del senso – che è sessuale.
La realtà fantasmatica – che cattura.
La donna – che è non-tutta.
Il rapporto sessuale – che non esiste.
L’ultima parola – che non c’è.
L’uscita sinthomatica – che c’è.
La donna è non-tutta
3Questo non significa che la donna non sta per niente nella funzione fallica. Che «le donne a volte non sanno ciò che dicono», al di là del detto popolare, è vero, poiché le loro parole non sempre godono del complementare. Come indica Miller rispetto alla femminilizzazione del mondo, le donne hanno una relazione molto particolare con il significante dell’Altro che non esiste. Cosìcché parlare di femminilizzazione oggi traduce – al plurale – nuovi modi di iscrizione, di ciò che resta dell’Altro quando non c’è Ideale.
4Il vile, vigliacco capriccio che alcuni leader della civiltà moderna generano nella cultura, per far esistere il disagio a proprio piacimento, ritorna nell’impossibile del rapporto sessuale che non c’è, poiché le impasse della cultura stessa ritornano negli eccessi narcisistici o nel fondamentalismo simbolico.
5Ciò che torna dal reale con il declino del Nome del Padre e del ϕ zero, lascia a cielo aperto le impasse del sesso. Non è una novità che qualcosa del sesso diventi insopportabile; tempo fa il piccolo Hans lo disegnava col suo cavallo e l’isteria che fa l’uomo (ommosessuale con doppia m)1 ci insegnava il suo fuorisesso. In passato, quando la civiltà si orientava con l’autostrada principale del Nome del Padre, con l’univoco dei sembianti dell’Altro, così come con il proibito, il dovere e il senso di colpa del Super-io, eravamo in un tempo in cui si credeva nell’eredità e nella qualità degli unici. Oggigiorno invece, il non-tutto attraversa i sentieri che biforcano le impasse dell’imperativo categorico, che è “Godi!”.
Il femminile
6Per questa occasione prendo quanto esposto da JAM2 in Campo freudiano, Anno zero quando formula: «Tutto ricomincia, senza essere distrutto, per portarlo ad un livello superiore»2. Riprendo questo filo per proporre, non senza osare, ciò che del sesso ha scosso una parte del Campo freudiano, vale a dire il femminile rifiutato.
7Il rifiuto del femminile si è introdotto per mezzo delle ingarbugliate reti sociali, questi strani legami dell’epoca dei disillusi, della nostra civiltà errante, che va da una parte all’altra senza potersi fissare in un punto.
8La lalingua, che è femminile, si è vista forzata a tornare dal lato maschio. Come se Kant avesse vinto su Sade, il Bene sovrano al di sopra del godimento sadiano – che senza girarci intorno rende conto del perché non si accede al corpo dell’Altro e del perché si può godere solo di una parte, non-tutto il corpo dell’Altro, ma una parte.
9Allora, ci si può chiedere, se invece di chiamarlo il Campo dell’Altro, lo chiamassimo il Campo dell’Uno? Al limite, ciò che c’è, è il godimento di ciascuno. C’è dell’Uno, il godimento è dell’Uno, non è dell’Altro.
Prendere partito
10Lacan ne La terza3 trascrive la frase scritta all’entrata dell’Inferno di Dante: «Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate». In effetti, nell’inferno non esistono proibizioni riservate al mondo dei vivi, solo segnali. Il sentimento che ciascuno ha del proprio mondo, come disse Lacan agli idioti – che a volte crediamo nella realtà del nostro piccolo mondo – è che il reale è immondo e bisogna sopportarlo.
11Però, poiché siamo nella logica dell’Anno zero, Jacques-Alain Miller, con una strizzata d’occhio, crea una rete mondiale di politica lacaniana nella quale si può prendere partito, è una questione di scelta. Scegliere “una” uscita possibile invece della passione delle identificazioni partitiche. Intendo che si tratta della politica del sintomo che convoca lo psicoanalista a prendere partito, orientato dalla neutralità, dalla sovversione del senso e in particolare dall’attenzione fluttuante – che Lacan indica ne Les non-dupes errent4 come uno stato che ci consente di operare quando l’analizzante emette un pensiero, e noi possiamo averne un altro. Pertanto il partito che ci compete si districa dal discorso del Padrone contemporaneo per, al rovescio, prendere il filo del discorso analitico.
12I recenti avvenimenti politici globali, le cifre dei loro risultati elettorali e i loro nuovi leader evocano il declino del Nome del Padre e la sua pluralizzazione, lasciando a cielo aperto tutte le impasse del sesso e dell’amore. Le nuove figure identificatorie permettono di leggere il disagio dell’epoca che non si rassegna, né trova una buona uscita al disincontro.
Incontri fortuiti
13L’incontro fortuito tra una macchina da cucire e un ombrello su un tavolo da dissezione (Lautréamont) configura uno dei tratti più distintivi del surrealismo e del suo irrazionalismo. Il processo di “scrittura automatica” che consiste nell’appoggiare la matita sul foglio e iniziare a scrivere lasciando fluire i pensieri senza coercizione morale, né di nessun tipo, fino a quando sorgano alcune realtà sconnesse, dislocate o contradittorie, implica uno sforzo di poesia. Questo fenomeno di approssimazione scoperto dai surrealisti – nel quale due o più elementi apparentemente estranei tra di loro, in un piano alieno a loro stessi, si “incontrano” – può arrivare a provocare le esplosioni poetiche più intense!
14A partire da questo “incontro fortuito”, per il seminario di Politica Lacaniana di Miller a Torino, mi è stato possibile scrivere qualcosa, senza cadere in teorizzazioni del discorso del padrone, gli ideali e le identificazioni, per giungere a articolare, con la logica del non-tutto e la posizione analitica, ciò che ci riguarda rispetto al sesso, al femminile e alla politica. Un frammento di poesia del Conte di Lautréamont dice così: «La poesia deve essere fatta da tutti. Non da uno», che JAM rimaneggia: «La politica deve essere fatta da tutti. Non da uno».
Per concludere con il sonnambulismo
15Avevo iniziato questa riflessione sulle entrate possibili nel sesso, facendo riferimento alle identificazioni dal lato uomo e dal lato donna, o alla sinistra o alla destra, non del Padre, ma del non-tutto. Rimarrà in sospeso il risvegliare, davvero, il sonnambulismo dell’epoca, nel quale gli occhi possono essere aperti, senza vedere, così come quando si è svegli.
Notes de bas de page
1 In francese hommosexuel, neologismo coniato da Lacan [N.d.T.]
2 J.-A. Miller, Champ freudien, Année zéro, “Lacan Quotidien”, 718, 2017, http://www.lacanquotidien.fr/blog/wp-content/uploads/2017/06/LQ-718-B.pdf.
3 J. Lacan, La terza [1974], “La Psicoanalisi”, 12, 1992.
4 Id., Le Séminaire, Livre XXI, Les non dupes errent [1973-74], inedito.
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Politica Lacaniana
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