La responsabilità politica della narrazione con protagonisti giovani, donne, migranti
p. 76-77
Texte intégral
1Sono orgogliosa che il forum Desideri decisi di democrazia in Europa si svolga nella mia città, luogo considerato spesso laboratorio di formule innovative in tanti campi, compreso quello politico.
2Qui si sperimentarono, dopo la crisi di “tangentopoli” degli anni novanta, forme di “civismo”, vale a dire espressioni della “società civile”, che videro nella candidatura di Valentino Castellani a sindaco una risposta credibile e autorevole.
3Ora sembriamo essere tornati a un periodo di grande disillusione nei confronti delle istituzioni, che fa aumentare a ogni appuntamento elettorale il tasso di astensionismo.
4La sfiducia nelle forme della democrazia rappresentativa è evidente. Alle ultime elezioni regionali per il governo siciliano è andata a votare meno della metà della popolazione avente diritto. E subito dopo il voto, sono emersi due scandali che hanno interessato due candidati di schieramenti opposti, per evasione fiscale e per voto di scambio. Purtroppo questi episodi rendono sempre meno credibile la classe politica e le stesse forme di governo della cosa pubblica a diversi livelli.
5In questo contesto, l’Europa è vista ancora più lontana, sia da chi ne contesta il progetto, auspicando il ritorno agli Stati sovrani, sia da chi vorrebbe un’Europa più forte politicamente, che perseguisse concretamente un modello sociale di contrasto alle diseguaglianze e di inclusione.
6Il tema su cui vacilla di più un’idea di democrazia in Europa è l’immigrazione. I populismi lo utilizzano strumentalmente per contrapporre le élite alla maggioranza, che viene spinta a temere l’invasione di persone da altri Paesi, che la renderebbe più povera e meno sicura.
7Contemporaneamente chi crede che l’Unione Europea abbia come valore fondante il diritto alla vita, non può accettare che migliaia di persone perdano la vita nel tragitto che le dovrebbe portare nei nostri Paesi, senza che ciò determini nessuna risposta seria nelle politiche da intraprendere, se non provare a bloccare i flussi migratori, semplicemente determinandone lo spostamento, e venendo a patti con governi, o presunti tali, di certo non democratici. Queste non possono essere le basi per una democrazia europea, che offre attualmente una narrazione del fenomeno delle migrazioni distorto, senza essere in grado di mettere in campo una visione, trasformandolo in una grande opportunità.
8Si deve partire dall’assunzione che l’Europa sta invecchiando anagraficamente e culturalmente. Un apporto esterno di giovani e la contaminazione con altre culture può divenire la strada per rilanciare il nostro continente, e ricostruire con un ampio coinvolgimento le basi di una democrazia che ridiventi credibile.
9Innanzi tutto bisogna recuperare un rapporto dei giovani con le istituzioni. In Italia i giovani sono troppo spesso rappresentati come un problema. Sono i neet, che non studiano né lavorano. Bisogna capovolgere questa immagine, puntare sulle loro competenze, anche informali, farli sentire cittadini e cittadine europei, protagonisti del loro futuro. Quando si promuovono progetti di cittadinanza attiva, i giovani rispondono. È necessario reinvestire in queste politiche che sono state per troppo tempo considerate marginali, non prioritarie. Così possiamo ricostruire le fondamenta di una democrazia credibile.
10L’altra componente della popolazione da coinvolgere nella vita democratica è quella femminile, ancora rappresentata in modo minoritario nelle istituzioni. Si tratta di un’ingiustizia se consideriamo la questione in termini quantitativi. Ma anche di un deficit di democrazia qualitativo. Purtroppo questo nodo è spesso ignorato nel dibattito pubblico, o comunque poco considerato. In queste ultime settimane, però, potrebbe esserci un’evoluzione positiva. Sta emergendo la violenza di genere in tutta la sua drammaticità e diffusione, che non risparmia Stati e contesti sociali e professionali. Emerge una presa di coscienza femminile, che si deve affrancare dai rischi dell’eccessiva mediatizzazione e, spero, diventare vera autonomia, con un superamento progressivo del modello patriarcale. Auspico protagonismo positivo nei diversi ambiti, insieme a una nuova relazione da ridefinire con la parte maschile.
Miquel Bassols
11Lei ha parlato di questo superamento progressivo del modello patriarcale delle istituzioni nella democrazia attuale, e vorrei porre una domanda sul rapporto tra i sessi e la questione di una femminizzazione anche della politica che vada al di là del patriarcato della politica. Questa assenza del padre, che sarà ripresa da Marie-Hélène Brousse, dà forse un po’ l’immagine dell’Europa sempre più lontana.
Auteur
Assessore regionale del Piemonte alle Attività produttive (Industria, Commercio, Artigianato, Imprese cooperative, Attività estrattive), Energia, Innovazione, Ricerca e connessi rapporti con Atenei e Centri di Ricerca pubblici e privati, Rapporti con società a partecipazione regionale.

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