Introduzione
Che Farne dell’odio?
p. 9-12
Note de l’auteur
Ringrazio per il prezioso e preciso lavoro di trascrizione, traduzione, rilettura e editing, Stefano Avedano, Paola Bolgiani, Raffaella Borio, Sergio Caretto, Giampaolo Eugenio D’Errico, Ilaria Papandrea, Ilaria Solari, Norma Stalla, Maria Laura Tkach. Ringrazio inoltre Piero Livio per la copertina del libro.
Plan détaillé
Texte intégral
1Nel periodo di preparazione di questo Forum Europeo di Torino sul tema Desideri decisi di democrazia in Europa, diversi di noi si sono sentiti chiedere perché degli psicoanalisti si occupano di questo tema. Che cosa centrano? Naturalmente gli psicoanalisti nella loro vita quotidiana in società sono dei soggetti e perciò questo sarebbe già un motivo valido. Però la domanda era proprio formulata agli psicoanalisti, non a noi come persone. Se leggiamo Il disagio della civiltà notiamo già la certezza di Freud che quando si trattano i soggetti uno per uno, come facciamo noi psicoanalisti lacaniani, si ottiene uno sguardo sui legami sociali di quel tempo. Lacan ha ripreso la tesi di Freud, con formulazioni differenti, condensate nell’affermazione che «il collettivo non è niente altro che il soggetto dell’individuale»2, tenuto conto naturalmente che di collettivi ce ne sono di diverso tipo, come Lacan ha messo in rilievo con la sua teoria dei discorsi.
2Lo stile moderno di democrazia ha sostituito il passare al di là dell’individuo, facendo di Dio il modello di ciò che ci sfugge e ci limita, con la laicità, intesa vieppiù come trascendenza immanente in cui l’uguaglianza democratica finisce per esigere di farla finita con ogni autorità.
3La democrazia della laicità si è trovata di fronte alla mancanza di garanzia del principio di ciò che fa legame e quindi alla necessità di costruire altrimenti ciò che ci tiene insieme. Di fronte all’idea di un’uguaglianza sempre più grande che esigerebbe la fine di ogni extimità, tuttavia necessaria affinché esista vita sociale, non si distrugge la possibilità della vita collettiva? E se restano soltanto gli individui, pur con tutto il loro valore e le loro singolarità, non si finisce per costruire delle burocrazie anonime, al posto dell’Uno, per istituire qualcosa che ci tenga insieme?
4Resta che la democrazia è, tra i regimi che conosciamo, quello che per il momento ha dimostrato di poter essere il legame sociale meno feroce nell’accoglierci come esseri che vivono insieme parlando.
5Proprio perché siamo esseri che parlano, possiamo vivere insieme soltanto affermando le nostre singolarità, quindi i nostri tratti comuni e anche le nostre opposizioni, poiché ciascuno è differente dall’altro. E, a partire dalla singolarità di ciascuno, come trovare ciò che fa unione senza che sia prestabilito? E senza che sia prestabilito una volta per tutte il modello di comunità, ma piuttosto che la comunità sia effetto di un’incessante discussione, riconosciuta sovrana da coloro che la costruiscono insieme? Può costituirsi un Uno a partire dal plurale, passando attraverso quello che Freud chiamava «il lavoro della cultura»?
6Nel 1972 nel seminario… Ou pire, Lacan diceva: «Ciò che cresce […] che si radica nel corpo, nella fraternità del corpo, è il razzismo. Non avete finito di sentirne parlare»3. Lacan qui fa riferimento alla fraternità.
7Gli atti feroci cui abbiamo assistito e assistiamo – azioni di terrorismo, certamente, ma anche di rigetto dello straniero, fino, a volte, alla mancata assistenza sanitaria in tempo utile, sempre di più per fare economia, che lascia morire gli esseri umani –, sono realizzazioni di godimento indicibile che si nutre del sacrificio delle sue vittime, risposte di odio contro la possibilità che ciascuno abbia un proprio pensiero.
8Lacan, nel Seminario XI, parlando dell’Olocausto, dice:
L’offerta a dei oscuri di un oggetto di sacrificio è qualcosa a cui pochi soggetti possono non soccombere, in una mostruosa cattura. L’ignoranza, l’indifferenza, il distogliere lo sguardo, possono spiegare sotto quale velo questo mistero rimanga ancora nascosto. Ma per chiunque sia capace di volgere verso questo fenomeno uno sguardo coraggioso […] il sacrificio significa che, nell’oggetto dei nostri desideri, noi tentiamo di trovare la testimonianza della presenza del desiderio di quell’Altro che qui chiamo il Dio oscuro4.
9Egli, parlando di Sade, afferma che non era abbastanza prossimo alla sua cattiveria per poter incontrarvi il suo prossimo.
10Constatiamo di essere sempre meno disponibili a incontrare il godimento di un altro, che può prendere forme le più diverse, che vanno dall’inerzia alla violenza.
11È la prossimità del simile e come sopportarla, con cui non sappiamo come fare.
12Non si tratta di tirarsi indietro di fronte all’amore del prossimo, perché quando ci tiriamo indietro da qualcosa è perché siamo molto vicini a quel godimento indicibile che incontriamo sia in noi sia nell’altro. E Lacan pensa alla possibilità di un amore attraverso questa alterità di godimento. Come incontrare questo godimento nocivo nella singolarità dell’altro? La condizione di questo incontro è incalcolabile, non può essere che un dono senza calcolo.
13Non c’è democrazia senza rispetto della singolarità e dell’alterità irriducibile, ma allo stesso tempo non c’è democrazia senza comunità di disassortiti, per dirla con Lacan.
14L’analisi ci insegna che le speranze messe nell’amore senza calcolo, per supplire all’impossibilità del rapporto, devono essere temperate. L’amore, che è essenzialmente un dire, sostituisce all’impossibilità del rapporto, il godimento della parola. Ma perché sia in atto «un amore più degno», come lo chiama Lacan, occorre che esso rinunci a romanzarsi.
15C’è una dissimmetria tra l’amore e l’odio, il vero odio non è l’altra faccia dell’amore. Quando si dice che non c’è amore senza odio, diciamo che l’amore trova sempre un punto di scacco. Se l’amore tende al transfert, diciamo al legame sociale, il vero odio disfa piuttosto un legame, mira alla sparizione dell’altro. Esso mira all’esistenza del dire, allo stile di godimento di un individuo che altri non possono sopportare. Dove si manifesta questo godimento straniero, singolare, l’esistenza dell’altro è riconosciuta nell’odio, in un rapporto di esecrazione. Quando si rivela la singolarità, l’estraneità del godimento dell’altro, il desiderio di legame passa la mano all’odio. Nell’odio c’è una percezione dell’essere altro dell’altro.
16Questo odio è in gioco anche nel razzismo, sia a livello collettivo sia a livello individuale, anche se nel razzismo ci si giustifica con degli alibi, tipo ci portano via il lavoro, ma anche nel sessismo, in cui si mira sempre al godimento altro dell’altro.
17Non possiamo regolare il problema dell’odio impedendogli di agire o di parlare, come si è fatto nelle democrazie europee con il reato di opinione.
18Con la frammentazione dei legami prodotti dalla società capitalista, i nemici subiscono la stessa sorte degli ideali, si pluralizzano. In questa frammentazione, ci resta in società la modalità della co-abitazione di uno spazio, di un tempo. L’odio che si produce nella percezione di singolarità incompatibili in tutti gli ambiti, spinge alla ricerca di protezione, e questo avviene attraverso meccanismi forzatamente segregativi.
19Che farne dell’odio in un legame più degno?
20Forse si può fare qualcosa di creativo, di trasformativo dei legami stessi, grazie all’acquisizione di un saperci fare, che trasforma le rotture in «vuoto mediano che agisce»5, perciò vivente. La psicoanalisi, che sa qualcosa di questo saperci fare nella contingenza, dando la parola ai soggetti uno per uno, riconosce a ogni soggetto un sapere inconscio e lo disaliena dal senso, permettendo l’accesso al vuoto mediano trasformatore delle rotture in legame. Propone perciò all’essere parlante di reinventare la propria posizione nel mondo, senza essere preso ciecamente nel discorso della massa, e di tracciare il proprio cammino particolare, insieme a altri, disassortiti.
21Desidero ringraziare Jacques-Alain Miller per aver proposto di svolgere a Torino questo primo Forum Europeo, in cui psicoanalisti lacaniani e non-psicoanalisti hanno conversato sul tema cruciale della democrazia oggi nelle nostre società allo stesso tempo globalizzate e sempre più toccate da tendenze segregazioniste. Ringrazio inoltre le relatrici e i relatori che vi hanno partecipato e i colleghi che hanno presieduto, conversato e discusso con i relatori. Ringrazio la SLP, l’EFP, l’AMP e i loro presidenti per il contributo e il sostegno dato all’organizzazione e infine ringrazio i molti colleghi psicoanalisti e amici della psicoanalisi lacaniana che si sono prodigati con entusiasmo affinché il Forum riuscisse.
Notes de bas de page
2 J. Lacan, Il tempo logico e l’asserzione di certezza anticipata [1945], in Scritti, Torino, Einaudi, p. 207.
3 Id., Le Seminaire, Livre XIX, … ou pire, Paris, Seuil, 2011, p. 236, trad. nostra.
4 Id., Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 2003, p. 270.
5 F. Cheng, François Cheng e Jacques Lacan, “L’Ane”, 48, trad. nostra.
Auteur
Psicoanalista membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi. Socia fondatrice e Direttrice clinica del Centro Psicoanalitico di trattamento dei malesseri contemporanei di Torino. Direttore responsabile dell’Istituto Psicoanalitico di Orientamento Lacaniano. Presidente dell’Associazione Aletosfera di Torino.
Le texte seul est utilisable sous licence Creative Commons - Attribution - Pas d'Utilisation Commerciale - Pas de Modification 4.0 International - CC BY-NC-ND 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Amore e odio per l’Europa
La psicoanalisi interroga la politica
Domenica Cosenza et Marco Focchi (dir.)
2019
Guerre senza limite
Psicoanalisi, trauma, legame sociale
Marie-Hélène Brousse et Paola Bolgiani (dir.)
2017
Declinazioni del desiderio dello psicoanalista
L’esperienza di Serge Cottet
Adele Succetti (dir.)
2020