Il senza limite nei social network
p. 191-200
Plan détaillé
Texte intégral
Caratteristiche e rischi dei social network
1La comunicazione nel mondo contemporaneo si sta sempre più sviluppando attraverso canali virtuali. I vari programmi e applicazioni di social network, che sempre più si inseriscono in modo marcato nelle vite di noi tutti, offrono un sistema istantaneo per interagire e condividere contenuti multimediali, garantendo numerosi vantaggi. Fra questi vi è la possibilità di stabilire relazioni con maggiore rapidità e spontaneità, di interfacciarsi con persone distanti, di informare, e di mostrare contenuti a più persone nello stesso momento. Al contempo, vi sono peculiarità che possono favorire inconvenienti e dinamiche spiacevoli.
2Grazie all’osservazione clinica di situazioni emerse tra alcuni ospiti di un Centro Diurno, che ospita ragazzi adolescenti con difficoltà di carattere psicologico o sociale, è stato possibile identificare con maggiore precisione gli elementi in questione, focalizzandone nello specifico quattro: la maggiore ambiguità rispetto alla comunicazione tradizionale, la costante disponibilità di trasmissione senza interruzioni, la rappresentazione dell’altro che riceve il messaggio (come il contesto in cui questi si trova e la sua reazione), e il senso di appartenenza alla rete virtuale. Ho potuto evidenziare queste caratteristiche a partire dagli effetti emersi nella quotidianità di alcuni dei ragazzi con cui opero, che, per via delle loro peculiari difficoltà, risultano forse maggiormente esposti al senza limite cui l’interscambio telematico tende a portare.
L’ambiguità nella comunicazione virtuale
3Nella comunicazione è sempre presente un’ambiguità di senso in quanto il destinatario di qualsiasi tipo di messaggio deve necessariamente interpretare le informazioni che riceve. Tale processo è inevitabile, in quanto la comunicazione stessa prevede uno scambio fra almeno due soggetti distinti che costruiscono il messaggio e il suo senso, a partire dal proprio bagaglio di esperienze, conoscenze, preconcetti, che è sempre necessariamente singolare. Come evidenzia la psicoanalisi, inoltre, è potenzialmente presente un’incongruenza tra le intenzioni inconsce di un soggetto e ciò che esprime, dinamica che sottolinea ancor più l’ambiguità, già presente quando si attua una comunicazione.
4Il processo di interpretazione può apparire semplice e immediato, soprattutto quando sono rispettate alcune condizioni che ne restringono il campo. Quando una persona dice a un’altra la parola «Ciao» è spesso chiaro il significato di un saluto confidenziale, ma vi è anche un’intenzione che può apparire confusa, specialmente se il contesto comunicativo non fornisce sufficienti elementi per chiarificare il significato, e tanto più se un soggetto è carente negli strumenti che gli sarebbero necessari a circoscrivere quel messaggio per riportarlo a un senso più o meno condiviso.
5In questo caso anche un semplice «Ciao» potrebbe assumere un significato ambiguo, in quanto per la persona potrebbe volere dire qualunque cosa e, di conseguenza, aprire a una ricerca di significato quasi senza fine, per esempio: «Mi ha salutato dopo il litigio di ieri, vorrà riappacificarsi o prendermi in giro? E quel sorriso, cosa significava?». L’incertezza si amplia quando si affievoliscono fattori che contribuiscono a una chiara e rapida circoscrizione di senso, che in questo testo definisco “limitatori”, elementi simbolici che contribuiscono a arginare il processo di interpretazione. Per alcuni soggetti la delimitazione di un significato diviene problematica per la complessità nell’usufruire di ciò che si definisce «fantasma», strumento che generalmente consente di porre un limite al processo di interpretazione del messaggio. Infatti, laddove alcune funzioni psichiche sono precarie e il soggetto non possiede una versione fantasmatica (e dunque inconscia) che fornisca una risposta a domande quali «Cosa vuole da me?», si troverà più facilmente smarrito e esposto a scivolare in un mondo di pensieri, preoccupazioni, pregiudizi, che egli stesso mette in gioco per limitare l’enigmaticità del messaggio e trovare un significato definito.
6L’interazione telematica risulta infatti priva di diversi fattori di “riempimento”, come per esempio, il tono di voce, il linguaggio non verbale, la possibilità di approfondire e dare corpo al dialogo, fino alla mera presenza fisica.
Esempio 1
7Giulio è un giovane con diagnosi di psicosi che frequenta il Centro diurno. Tra le principali difficoltà che il ragazzo riporta vi è un senso di persecuzione, soprattutto da parte di ex compagni di scuola (con cui non ha più molti contatti). Queste relazioni per lui così problematiche sono veicolate prevalentemente attraverso i social network.
8Osserviamo alcuni differenti episodi.
9Giulio racconta di essere perseguitato da un suo ex compagno di scuola e afferma che quest’ultimo gli scrive in continuazione su WhatsApp. L’operatore chiede di vedere la chat e risulta che vi è solo un breve scambio da cui non emerge nulla che possa confermare l’accanimento dichiarato. Si rilegge insieme la conversazione cercando di capire se le considerazioni del ragazzo abbiano un’effettiva connessione con il mero contenuto della comunicazione. Viene chiesto a Giulio di esprimere il nesso tra gli elementi in questione e quando il ragazzo si accorge che ciò non è davvero afferrabile, si acquieta e rasserena, giungendo a un altro significato, non più persecutorio.
10Giulio arriva al Centro sconsolato e arrabbiato con un altro ospite, Luca. I due si erano messi d’accordo per andare al cinema insieme durante il weekend. Luca sarebbe già dovuto andare a vedere un film con la madre e il fratello, e Giulio avrebbe dovuto aggiungersi al gruppo. Giulio scrive a Luca avvisando che i suoi genitori non lo avrebbero fatto uscire quella sera. L’amico va quindi al cinema solo con i familiari e informa Giulio con un messaggio. Al Centro quest’ultimo afferma che Luca non lo vuole come amico perché è andato al cinema senza di lui. Luca poi spiega a parole ciò che ha detto via chat, riuscendo a esprimere con più chiarezza le sue intenzioni. Giulio comprende e si rasserena.
11Le scene riportate mostrano in modo semplice come messaggi rimasti enigmatici espongano con grande facilità a completare con l’immaginazione il senso opaco, tanto che la fantasia può sovrastare l’intenzione comunicativa, influenzando drasticamente il significato a cui si perviene. L’ambiguità che la comunicazione telematica aggiunge alle più tradizionali forme di interazione favorisce questo processo. Un ragazzo come Giulio, che ha maggiore difficoltà a utilizzare strumenti che lo agevolerebbero nel raggiungere una definita interpretazione fantasmatica, può facilmente trovarsi più esposto al dubbio circa quello che gli altri vogliono da lui, tendendo a colmare ciò che non riesce a cogliere e a chiarirsi con pensieri e paure che già albergano nella sua mente. Un qualunque soggetto, infatti, di fronte alla comunicazione che gli giunge dal mondo, pone una propria interpretazione ai messaggi, per il fatto che, come accennato, è presente un’ambiguità già a partire dall’emittente stesso; tuttavia, rimane qualcosa che sfugge all’interpretazione, qualcosa a cui il soggetto non trova un significato definito e ciò, come indica nel suo grafo Jacques Lacan, corrisponde al desiderio inconscio dell’altro che ci parla1. Questo è l’elemento in gioco nell’esempio di Giulio; il ragazzo si trova inondato da tale intenzione enigmatica, sconosciuta, che lo conduce a una ricerca di significato senza limite. Ciò che riesce a frenare questo processo, a sgretolare l’enigmaticità, è la ripresa del messaggio, veicolato da una comunicazione verbale che permette a Giulio di dare al desiderio di Luca un’interpretazione non più persecutoria.
Il canale sempre aperto
12I social network hanno la caratteristica di essere sempre accessibili e usufruibili, dando l’illusione che ci sia la possibilità costante di rimanere in contatto. Questo elemento riconduce alla dimensione dell’attesa, che si ritrova anche nelle comunicazioni telefoniche e, soprattutto in passato, in quelle epistolari, che porta un soggetto a attendere anche per diverso tempo la comunicazione da parte dell’altro, senza considerare eventuali impedimenti di quest’ultimo. Nell’odierna comunicazione virtuale questo fattore è presente con ancora più forza, per via di alcune particolarità che rinforzano l’idea della continua apertura del canale comunicativo. Tra queste vi è in primis la rapidità nello scrivere o inviare altri tipi di contenuto multimediale, tale da richiedere un così basso dispendio di tempo e energie che molte persone pensano: «Potrei/potrebbe scrivere un messaggio, non mi/gli costa niente». Inoltre vi è l’opzione della visibilità della connessione di un utente, presente in diversi programmi di messaggistica, che contribuisce a enfatizzare l’illusione della perenne apertura. Infatti può capitare che un soggetto utilizzi una app solo per pochi secondi, ma ciò fa sì che un altro utente, vedendo la presenza online, creda che il primo sia disponibile a iniziare una conversazione. Questo elemento è peculiare dei nuovi programmi di comunicazione via internet e, per esempio, si possono osservare situazioni in cui una persona pensa rispetto a un’altra: «Mi ha detto che nel pomeriggio non era disponibile per una riunione, ora invece lo vedo online, mi ha mentito?», quando magari quest’ultima ha effettuato un accesso solo per leggere velocemente una notifica arrivatagli. I nuovi strumenti di comunicazione risultano così dei potenziali facilitatori nello sfuggire, nel non considerare, l’incontro col limite, con l’impossibilità che può manifestarsi nell’interazione con l’altro, facendo emergere, quando tale incontro diviene inevitabile, domande come: «Perché non mi risponde?» o «Potrebbe scrivermi e non lo sta facendo, perché?». Il soggetto cerca quindi delle risposte, trovando soluzioni che possono anche discostarsi dall’intenzione dell’altro e divenire causa di sofferenza.
Esempio 2
13Enzo è un giovane adulto che dopo un lungo lavoro terapeutico, avendo attraversato una grave sofferenza inizia a frequentare il Centro Diurno. Il ragazzo partecipa con serenità alle attività, sapendo instaurare nuove amicizie con gli altri ospiti. Questi legami sono coltivati anche fuori dai tempi e dagli spazi del Centro, in particolare attraverso i social network.
14Dopo un anno di frequenza, Enzo inizia a manifestare sempre più angoscia, tale da necessitare di un massiccio intervento del medico psichiatra. Il malessere del ragazzo è legato soprattutto a dinamiche che intercorrono via chat.
15Attraverso l’osservazione di due differenti situazioni è possibile cogliere l’effetto che la comunicazione virtuale ha avuto in questo quadro.
16La prima: Enzo informa che è rimasto sveglio fino a tarda notte cercando di contattare via WhatsApp un compagno, rimanendo «attaccato al telefono» in attesa di risposta. Ha poi lamentato il fatto che nessuno gli abbia scritto, mostrato preoccupazione, e chiesto perché non sia venuto al Centro il giorno precedente. Infine afferma di essere solamente «usato» dagli altri ospiti.
17La seconda: Enzo ha passato tutta la notte in giro per la città, scrivendo e dichiarando il suo malessere nel gruppo WhatsApp (che condivide con altri ospiti). Alcuni ragazzi hanno tentato di tranquillizzarlo e di convincerlo a tornare a casa. Tra questi però non vi è Marco, forse vero destinatario dei messaggi del ragazzo. Enzo continua a camminare fino a minacciare di compiere azioni molte pericolose. L’ora è tarda e nessuno risponderà più a questi appelli di Enzo, che a quel punto decide di tornare a casa. Marco si attiva in aiuto dell’amico il mattino seguente, dopo aver letto i vari messaggi che non era riuscito a ricevere, in quanto aveva deciso di spegnere il telefono.
18In queste situazioni è osservabile quanto la percezione di una possibilità di contatto senza limite sia causa del malessere di Enzo, per il fatto che in quel momento non può simbolizzare, invaso com’è dall’angoscia, tutti quei limiti che impedirebbero a una persona di dedicarsi alla messaggistica come, per esempio, dover andare a dormire, a scuola, al lavoro… Enzo non riesce così a separarsi, rimanendo, come dice lui stesso, «attaccato al telefono», anche a scapito del sonno. Il giovane, anche per via delle sue difficoltà, non è in grado di simbolizzare una spiegazione condivisibile, e che potrebbe essere pacificante, dell’assenza di comunicazione da parte dell’altro, così che in lui sorgono continue domande alla ricerca di una spiegazione.
19La risposta a cui Enzo giunge, dopo un lungo travaglio e un doloroso rimuginare, è fra le più devastanti, ossia che i suoi compagni non hanno un vero interesse per lui e che questo sia limitato solo al loro tornaconto. Il ragazzo diventa in quel momento realmente un oggetto che viene solamente usato dagli altri. Qui fa differenza la struttura psichica del ragazzo, per cui Enzo, avendo incontrato l’impossibilità, ha una domanda che non riesce a essere frenata e schermata attraverso una risposta fantasmatica, ma che invece continua a farsi strada fino a toccare i più alti punti di angoscia.
20Enzo, ancora una volta tramite il mezzo virtuale, cerca di elaborare la sua risposta provando a confutarla tramite i disperati appelli che mette in scena durante la notte. Il ragazzo mette quindi alla prova l’interesse dei compagni cercandoli in una fascia della giornata particolare, la notte, tempo in cui, per diversi fattori come stanchezza, sonno e convenzioni sociali, le comunicazioni via via si annullano. Enzo si trova quindi a cercare di smentire l’idea che gli altri non abbiano interesse per lui all’interno di un tempo in cui non può che trovarne conferma.
Virtualità, rappresentazioni e inibizioni
21Nella comunicazione virtuale si è proiettati in una versione di ciò che definiremmo dimensione immaginaria, nella quale l’altro con cui si interagisce non si vede, come in uno scambio vis-à-vis, e non si sente, come durante una conversazione telefonica, ma lo si rappresenta mentalmente, aldilà dello schermo del telefono o del computer. Tale operazione si verifica anche per quel che riguarda il contesto, qui mancante di una solida e definita cornice di riferimento e di quella fisicità che generalmente ne dà una presenza palpabile. Tra gli effetti che possono prodursi vi è l’evanescenza del limite e la maggiore indeterminatezza con cui viene rappresentato.
22Questo può tradursi, a seconda della posizione soggettiva di ciascuno, in un aumento delle inibizioni o in un’esplosione estrema di condotte fuori controllo, con atteggiamenti che mai emergerebbero in altre condizioni.
Esempio 3
23Lara è una giovane ragazza che da diverso tempo frequenta il Centro Diurno a seguito di alcune difficoltà scolastiche e episodi di aggressività emersi esclusivamente nel contesto famigliare. Questi non compaiono durante la frequenza al Centro, in cui solitamente tiene un comportamento pacato e rispettoso verso tutti. Un’ulteriore differenza riguarda la relazionalità: se infatti Lara è generalmente timida e chiusa con le altre persone, qui è in grado di interagire e instaurare legami con gli altri ospiti. Anche in questo caso i social network, da Lara molto usati, facilitano inizialmente la costruzione di tali relazioni, e qui, con sorpresa, emerge una loquacità solitamente piuttosto inibita.
24Negli episodi seguenti, che riprendono momenti diversi, si può osservare il cambiamento radicale che Lara, con stupore degli operatori, esplicita via chat, manifestando curiosamente un’aggressività analoga a quella presente in famiglia, oltre a una deriva amorosa estrema mai affiorata in altre situazioni.
25Al Centro Diurno un ospite urla addosso a Lara perché la sera precedente lei lo avrebbe insultato via WhatsApp. Lara non risponde e ignora le urla del ragazzo, mentre si viene a sapere che, attraverso i messaggi, c’è stata una accesa discussione corredata da reciproci insulti.
26Un’ospite del Centro comunica che Lara l’ha insultata in chat accusandola di non averle dato le attenzioni che quest’ultima si aspettava.
27Lara passa diversi pomeriggi a chattare con Rebecca, in quei giorni assente dal Centro. Lara le scrive anche quando l’altra ragazza smette di risponderle, fino a dichiarare di amarla. Questi messaggi stupiscono molto Rebecca che chiede sostegno agli operatori.
28Lara scrive dei messaggi a un altro ospite perché gelosa del suo rapporto con Rebecca, dicendogli di allontanarsi da quest’ultima. Quando poi si incontrano al Centro, Lara non riprende il tema anche se il ragazzo si mostra disponibile. La ragazza si comporta facendo finta di nulla.
29Dall’esame di questi episodi si evidenzia il superamento del limite che Lara opera all’interno del canale telematico. Elementi quali insulti, dichiarazioni e estreme prese di posizione non compaiono durante i pomeriggi al Centro a contatto con gli altri ospiti, tanto che anche alcuni di questi, come Rebecca, rimangono stupiti e estraniati dai messaggi di Lara, decisamente in contrasto col comportamento che generalmente mantiene. Risulta inoltre interessante come questi exploit siano confinati al canale virtuale. L’eccessiva inibizione di Lara sembra liberata in quei momenti in cui non ha l’altro di fronte a sé, ma solamente uno schermo. Qui Lara costruisce una rappresentazione dell’altro, del suo contesto, e della sua reazione, differente da quando si trova in presenza dei compagni. Il limite, per lei normalmente rigido e perentorio, in chat si sgretola e la porta a esternare senza filtri aggressività e spinte amorose abitualmente inibite. La percezione di pochi elementi simbolici nell’interazione virtuale lascia ampio spazio all’immaginario che in questo caso non include la concezione di limiti e conseguenze.
Mondo virtuale e senso di appartenenza
30Si può osservare sempre più quanto le persone, i giovani in particolare, percepiscano un forte senso di appartenenza alla dimensione immaginaria creata dai social network. Questo spazio può considerarsi specifico a tal punto da divenire distinto da quello reale. Infatti il gruppo virtuale di cui si desidera far parte non sempre trova una corrispondenza fisica, e per esempio si osserva questo quando si vuole appartenere alla stessa community di uomini e donne con cui generalmente vengono evitati rapporti. L’impulso a appartenere al gruppo per alcuni è tale da sovrastare la sua funzione, ovvero garantire il contatto tra i membri, cosicché l’inserimento in un gruppo, in un campo virtuale, avviene col mero e unico obiettivo di esserci, di esistere in questo spazio.
31Tale spinta può avere la forza necessaria per portare un soggetto a ricercare l’uso di social network anche quando è, consapevolmente, oggetto di dinamiche spiacevoli, come malintesi e litigi. Il senso di appartenenza alla rete sociale virtuale diviene così un elemento distintivo e particolarmente rilevante. Su questo piano si traspone anche una nuova forma di esclusione che prende corpo a partire dalla possibilità di bloccare un contatto all’interno della rete virtuale. Il soggetto estromesso può vivere con sofferenza il fatto di essere stato allontanato dalla rete, anche se non interessato a avere contatti con chi lo ha escluso, semplicemente per il concetto in sé di non far più parte del gruppo (virtuale).
32Di seguito alcuni differenti esempi.
33Giulio riporta frequentemente forte angoscia dovuta a continui litigi e prese in giro che afferma di subire tramite Facebook e WhatsApp, strumenti che utilizza perlopiù in casa, da solo. Per far fronte al malessere del ragazzo si costruisce con lui un’attività in cui vi è la possibilità di utilizzare tali applicazioni a fianco di un educatore, senza eliminare l’oggetto, ma mantenendolo con un sostegno e all’interno di una cornice simbolica. Si chiede infatti a Giulio di limitare l’uso di questi strumenti alle attività programmate al Centro Diurno. Giulio non riesce però a seguire sempre tale suggerimento e, dopo l’ennesima discussione nata dal suo uso maldestro di Facebook, decide di eliminare il suo account. Poco tempo dopo, tuttavia, non resistendo alla tentazione, riprende l’utilizzo di Facebook creando un nuovo profilo.
34Enzo contatta tramite WhatsApp l’operatore che lo avvisa di non potere usare questo canale per comunicare con lui. Enzo risponde: «Va bene, non ti scrivo più, basta però che non mi blocchi».
35Francesco, che assiduamente utilizza Facebook, ha un litigio con Luigi e decide di non parlargli più. Questo silenzio viene interrotto quando il ragazzo scopre che Luigi, all’interno del social network, lo ha bloccato e tolto dagli amici. Francesco decide allora di rivolgersi a Luigi ma esclusivamente per chiedergli con insistenza di essere nuovamente ammesso nella sua rete.
36Gli esempi riportati forniscono un’idea di quanto possa essere marcato il desiderio di appartenere al gruppo virtuale. Giulio manifesta un conflitto, tra la consapevolezza che Facebook è per lui una potenziale fonte di malessere e la spinta a ricercarne in continuazione l’uso. Questo è ben mostrato dal tentativo, inefficace, di trovare una soluzione cancellando il profilo, per poi quasi immediatamente crearne uno ex novo. Il ragazzo introduce così un limite forzando una separazione dall’oggetto che lo fa soffrire, ma di cui allo stesso tempo ha anche bisogno.
37Enzo e Francesco, percorrendo questa stessa linea, mettono in luce ancor più la forza del senso di appartenenza alla rete virtuale. Il primo attraverso la richiesta esplicita che pone all’operatore (nonostante gli sia preclusa una reale, ma forse non illusoria, possibilità di contatto); il secondo mostrando un ribaltamento tra il mezzo e l’obiettivo, facendo sì che la possibilità di contatto sia esclusivamente finalizzata a garantire l’inclusione alla rete.
Social network: effetti e accorgimenti
38Attraverso gli esempi descritti si sono osservate caratteristiche e possibili conseguenze dell’uso dei social network, estremizzate in soggetti che risultano maggiormente fragili rispetto alla delicata questione del limite, qui sfumata e indefinita. Tutte le persone sono però esposte a questi rischi, specialmente in alcune situazioni particolari, come quando si è arrabbiati, tristi o emotivamente molto coinvolti, quando, per esempio, sono stimolate preoccupazioni, paure e immaginazioni verso una deriva sentimentale. Nel testo si sono evidenziate alcune radicalizzazioni di queste dinamiche, quali spinte paranoicizzanti (come si è evidenziato nel primo esempio) e erotomaniche (dimensione che si scorge nel terzo). In ogni caso, il fulcro converge verso l’evanescenza del limite che innesca una serie di effetti potenzialmente dannosi all’interno di una deriva immaginaria sempre più gravitazionale.
Notes de bas de page
1 J. Lacan, Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio nell’inconscio freudiano [1962], in Scritti, Torino, Einaudi, 2002, pp. 816-821.
Auteur
Psicologo, specializzando in psicoterapia a orientamento lacaniano, cooperativa sociale Artelier, operatore presso il Centro Diurno di Riabilitazione Psicosociale Antennina di Cerro Maggiore (MI).
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