4G//Legami inediti
p. 49-62
Texte intégral
Vagabondi digitali
Avevo infatti, e colla massima sincerità di spirito, assunto l’impegno di restituirlo al suo stato primitivo di figlio di figlio del Sole – ed erravamo nutriti del vino delle caverne e del biscotto della strada, io ansioso di trovare il luogo e la formula1.
1Jacques Lacan invita gli psicoanalisti a non deporre le armi di fronte alle «impasse crescenti della nostra civiltà»2, disagio della civiltà che già Freud aveva annunciato. Non ci resta che volgere lo sguardo alle nuove generazioni, specchio di un nuovo mondo. In un istante scorgiamo una profonda mutazione antropologica. L’ordine che un tempo garantiva la morale civile si è sciolto come neve al sole. La tradizione cede il posto all’innovazione, la gerarchia alla rete3. Siamo in un nuovo tempo dominato dal discorso della scienza e dal capitalismo finanziario. Il progresso sfrenato della scienza ha modificato profondamente le strutture sociali. Niente è più quel che era. Gli ideali cadono, gli oggetti comandano. Il disordine regna sovrano. «I soggetti contemporanei sono disinibiti, smarriti, hanno perso la bussola»4. Una sorta di smarrimento generalizzato dilaga. Lacan ci insegna che «Ogni formazione umana ha per essenza e non per accidente di porre freno al godimento»5. Oggi sembra che non sia più così, anzi assistiamo al contrario. La spinta al godimento senza limite la fa da padrone. Niente più pudore, niente più vergogna. Genitori in difficoltà, insegnanti alla deriva, educatori e operatori del mondo psi in cerca di risposte preconfezionate. La macchina della valutazione produce senza sosta etichette diagnostiche e “linee guida” per stabilire protocolli standardizzati utili a eliminare le molteplici forme di disturbo. Fobie sociali, disturbi dell’apprendimento, disturbi del comportamento, disturbi alimentari, dipendenza da smartphone, da internet, da videogioco, ciberbullying, shopping compulsivo, comportamenti autolesivi e eterolesivi. I giovani d’oggi sono costantemente connessi, sempre in chat, non possono più fare a meno del loro oggetto e del wifi. Non solo i genitori si disperano e non riescono a regolarne l’uso, ma domandano con insistenza di fare in modo che lascino il loro oggetto oppure chiedono di indicare loro strategie per far smettere i figli. Sembrano drogati! Vanno in astinenza! E se gli togli l’oggetto reagiscono con violenza. La parola dei genitori e degli insegnanti non fa presa, gira a vuoto, non introduce alcun limite. Parole vuote che si disperdono, punizioni e restrizioni che non producono alcun effetto.
2Occorre inventare, caso per caso, un modo singolare di risposta, in particolare tener conto che dietro l’agire di un bambino o di un ragazzo c’è sempre un dire. E gli adulti spesso non colgono il dire dei bambini e dei ragazzi le cui parole non hanno alcun peso. Forse è arrivato il tempo di educare non solo i minori, ma anche gli adulti ad ascoltare il dire stringato e fugace dei minori. Parole preziose di cui fare tesoro. Forse, però, non è sufficiente, è necessario indicare che riconoscere il minore-soggetto nella sua differenza assoluta6, differenza spesso impossibile da sopportare, produce effetti sorprendenti.
3Il padre di un ragazzo viene al consultorio per le difficoltà di rapporto con il figlio. Il ragazzo non ha amici, non studia, non ha interesse per le ragazze e si siede a tavola con il Pc. Come può starci tutto il giorno attaccato, anche quando mangia? I tentativi irruenti di dissuaderlo o di far sì che rispetti le regole della buona educazione provocano solo scontri accesi, talvolta violenti. Durante gli incontri emerge che il Pc e i videogiochi hanno la stessa funzione che un tempo avevano le macchinine. Il bambino non poteva mai lasciarle. Ultimamente il padre mostra interesse per il mondo virtuale del figlio e si fa insegnare piccoli trucchi per imparare a giocare. Qualche volta passano del tempo insieme davanti al computer, il ragazzo non lo porta più a tavola e gli scontri sono sempre più rari. Il padre ha iniziato a riconoscere il figlio per quello che è. Pian piano è riuscito a elaborare il lutto del figlio ideale, modello che faceva da ostacolo al loro rapporto.
4L’adolescenza è un momento di passaggio dall’infanzia all’età adulta. Nella civiltà contemporanea assistiamo a uno slittamento del tempo, vale a dire a una anticipazione-procrastinazione. Il tempo dell’infanzia si riduce sempre di più, il tempo dell’adolescenza si dilata. L’accelerazione che contraddistingue la nostra epoca tocca anche il corpo. La pubertà ha anticipato i tempi. Le ragazze diventano donne tra i nove e i dodici anni, i ragazzi già a dieci anni sono prepuberi. Il risveglio del corpo e l’incontro con l’Altro sesso provocano nell’essere parlante una condizione di esilio e di erranza, condizione che il poeta Arthur Rimbaud descrive con delicatezza e precisione – l’essere parlante sarà costretto «a trovare il luogo e la formula». Per dirla con Lacan è necessario iscriversi nel legame con l’Altro e trovare l’invenzione singolare per far fronte al «non c’è rapporto sessuale»7.
5L’avanzare della tecnologia, la connessione costante, gli scambi immediati hanno introdotto nuove forme di legame sociale e di legame tra la parola e il corpo. Sempre di più gli adolescenti navigano nel mare della rete in cerca di un’identità. Le identità prét-à-porter prendono il posto che un tempo occupavano gli ideali e le identificazioni. Vagano alla ricerca dei loro idoli, cantanti, attori, attrici, veline e calciatori, spiano il loro look, guardano dove vanno in vacanza, collezionano le foto postate che diventano il vademecum per costruirsi un’immagine glamour. Errano nella rete alla ricerca di un modello di donna o di uomo e del look giusto per sedurre. Nella vita reale nessuna relazione amorosa, nessun interesse per l’altro sesso e le relazioni fugaci prendono il posto che una volta occupava l’amore. In rete ci si incontra, ma al tempo stesso ci si perde.
6I genitori di una ragazza di 16 anni, inviati al consultorio dal pronto soccorso, vogliono mostrare la foto dei tagli profondi che la ragazza si è fatta con le forbici durane la notte: «Guardi dottoressa!». Con delicatezza, la dottoressa evita di guardare la foto del cellulare e domanda ai genitori che cosa sia successo. La ragazza, con lo sguardo basso, spento, giace sulla sedia inerme, inanimata. I genitori affermano: «È già successo un anno fa, poi dopo la diagnosi di dislessia le cose sono andate un po’ meglio, la ragazza ha fatto qualche incontro con una psicologa, ma non ha voluto più continuare! Ora è necessario che faccia un percorso». La dottoressa ribadisce che al consultorio non si riceve nessuno senza assenso e aggiunge che non è detto che la ragazza abbia voglia di incontrare qualcuno. Niente è scontato! La ragazza tace. La dottoressa le chiede se vuole dire qualcosa, la ragazza si rianima: «Non ricordo che cosa sia successo, non lo so, è accaduto durante la notte, dormivo!» e con voce bassa aggiunge: «La psicologa mi era antipatica, insisteva, voleva sapere perché lo faccio, ma non lo so!». La dottoressa non insiste e chiede se c’è qualcosa che la interessa, la ragazza sorride e tira fuori dalla tasca un sacchetto che contiene i suoi oggetti preziosi: una pietra dura, un teschio, una moneta. Adora gli scheletri e i racconti horror sin da piccola. Ama i gatti! Non sopporta il fratello, dormono nella stessa stanza. Ha creato una sorta di separazione con la scrivania, ma non basta, vuole una stanza solo per lei. Alla fine dell’incontro, la dottoressa propone due orari possibili, invita la ragazza a prendersi il suo tempo per decidere se vorrà tornare o meno. Tornerà. Look dimesso, jeans stretti, scarpe da ginnastica, maglietta nera larga con un teschio, un po’ sovrappeso. Timida, riservata, un eloquio povero e scarno, isolata e senza amici passa il tempo a navigare in rete alla ricerca di creepypasta8, ascolta musica dark, punk, heavy-metal, come gli “Emo”. «Faccio schifo, nessuno mi vuole». Emarginata, oggetto di bullismo, si isola. «Non sono come gli altri, sono diversa». La dottoressa esclama: «Viva la differenza, Lacan è il sostenitore della differenza assoluta». La ragazza sorride e inizia a raccontare i suoi tormenti. I tagli profondi si inscrivono sulla superficie del corpo, una scrittura che si fa segno privo di senso. Scrittura che in un primo tempo si tramuta in incisione sul foglio bianco. La ragazza inscrive tagli ripetuti sulla pagina bianca come le Attese di Lucio Fontana, poi i segni si faranno lettere. Di lì a poco inventerà il suo alfabeto, la sua lingua, una lingua illeggibile per gli altri. Lingua della luna, dirà. Qualche mese più tardi incontrerà l’amore.
7Alla porta dei luoghi di consultazione busseranno giovani in cerca di un nome, di un’identità.
8Gli adolescenti errano in cerca «di un luogo e di una formula»9, chi li accoglie non può che farsi destinatario, creare un Luogo Alfa10, quel luogo dove ciascuno può trovare la sua di formula; dove il destinatario si fa lettore della lingua privata, straniera, di chi arriva a bussare alla porta; dove non ci sono risposte standard che si appoggiano a protocolli e linee guida, ma ci sono laboratori di soluzioni possibili, laboratori per intrecciare legami sociali inediti. «La psicoanalisi come installazione portatile e lo psicoanalista come oggetto nomade»11 inscrivono nell’istituzione un buco nel sapere, un impossibile vitale che riconosce il diritto di cittadinanza alla singolarità. Dunque non deporremo le armi. Saremo pronti a accogliere la sofferenza di coloro che domandano di inventare e reinventare risposte per far fronte al disagio della civiltà e alle sempre crescenti forme di segregazione. Le acque extraterritoriali ci aspettano per navigare, ma sempre orientati dalla bussola dell’etica della psicoanalisi.
Social network e legami a-social
9Al ristorante: i ragazzini giocano, tutti insieme allo stesso gioco, ognuno con il suo schermo; le mamme si mostrano a vicenda i post con le foto dell’ultima vacanza; i papà condividono video postati da loro o da altri. Con gli smartphone passano il tempo allegramente.
10Nella stanza di un ragazzo di 15 anni, lo psicologo, chiamato dalla madre per aiutarlo a studiare, trova tre schermi accesi in contemporanea: il ragazzo, con cuffie e microfono, sta parlando e giocando in multiplayer con la Playstation, chatta su Whatsapp con un gruppo di altri amici e intanto controlla i compiti sul Pc perché la sua scuola ormai carica online i compiti a casa, il diario non si usa più.
11Durante una riunione a scuola, genitori e insegnanti si lamentano dei ragazzi di una terza media: «Sono sempre attaccati ai telefonini!», «Si insultano sui social!», «Giocano tutto il tempo ai videogame!», «Alla loro età eravamo fuori con gli amici, sono tutti isolati, asociali!».
12Il campo dei social network è uno spazio ormai “normale”: quasi tutti12, dai bambini agli anziani, vi trascorrono molto tempo, ogni giorno. Ci si tiene in collegamento – a distanza e in presenza – linkati gli uni agli altri nella rete. In particolare gli adolescenti, dopo essere stati “piazzati” – da bambini – davanti a una moltitudine di schermi, sono accusati dalla società di passare tutto il tempo in un altrove che gli ruba il tempo, sono “esclusi”, “sdraiati”13, “asociali”, «vittime di un’informazione strumentalizzata e distorta, di messaggi mediatici devianti»14.
Chi c’è in rete? Esistono almeno tre macro-tipi di user
13C’è un primo gruppo che si può superficialmente ripartire secondo una gradazione di esclusione sociale: dai geek (fissati), ai nerd (sfigati, maniaci), ai neet – not in education, employment or training (in italiano sono i “né-né” – né studio né lavoro), fino ai veri e propri reclusi in casa, ossia gli hikikomori (anche se solo una piccola parte di loro sono collegati ai social). Gli “esclusi”, però, sono molto inclusi nel digitale, abilissimi al computer, si individuano tra loro e hanno persino una scrittura, il “l33t” (leet), che deriva dal termine in cui si identificano: un élite.
14Il termine corretto non è dunque esclusione sociale perché, riconoscendosi in un gruppo o in gruppi di cui fanno parte, questi user si includono nel mondo – nel grande Altro – dandosi un nome e un “valore” di cui si soddisfano.
15C’è poi il campo dei “divi”, i followed, seguiti da milioni di utenti: blogger, youtuber, social model. Al contrario, questi leader possono sembrare molto “inclusi”, non mancano ai migliori party o ai principali eventi pubblici anche se in realtà sono irraggiungibili, ricchissimi, ammirati, imitati. Sono un’altra élite: segregati, all’opposto, dal lato cool, campioni della “desiderabilità sociale”.
16Cosa dire dei miliardi di utenti “normali”, i cosiddetti follower? Non fanno parte di élites, non sono leader, ma seguono, commentano, imitano, desiderano, amano e odiano: sono esclusi?
17Cosa c’è in rete? I social network sono gli strumenti di questi raggruppamenti, di queste “segregazioni”15: come funzionano?
18Facebook, già considerato “vecchio”, propone una memoria delle identificazioni giorno dopo giorno e le foto possono subire la censura: quindi è un vecchio, i vecchi ricordano e sono “moralisti”. È stato uno dei primi social a produrre dei gruppi e dei divi.
19Snapchat funziona solo tra “amici”, collega direttamente con foto, video e “storie” non censurate. Tutto dura in genere ventiquattro ore, poi i contenuti vengono “rimossi” automaticamente. È senza memoria, è “giovane”, funziona in una logica di gruppo chiuso.
20Pinterest è una collezione di oggetti, un catalogo; vi si trovano infiniti possibili modi di “essere” o di “avere”, è privato: si vede ma non ci si mostra. Con Pinterest si può studiare il modo di far parte di un gruppo, nei minimi dettagli.
21Twitter è la bacheca degli slogan, dai politici al papa, dalle pornostar ai calciatori. Qui si “sparano” al mondo le proprie frasi in 140 caratteri o in 140 secondi di audio/video, il tutto senza censura. Seguendo i vari personaggi, e il loro dire, si sceglie, senza accorgersi, di riconoscersi in ciò che vi si trova.
22Instagram è una vetrina delle “viste” che si mostrano all’Altro e delle “viste” dell’Altro che si sceglie di “seguire”. Ogni utente carica le immagini che vuole mostrare, grazie anche a filtri e effetti si riesce a alterare la realtà delle foto mostrando ciò che si vuole mostrare proprio come si intende mostrarlo; funziona come uno specchio, uno “specchio delle brame” che realizza lo slogan: «reflect your vision»16.
23Esistono poi i “mondi” dei forum, dei blog, degli image bulletins, dei mondi molto vasti. Ci sono anche i general tubes, di cui il più famoso è YouTube, e infine i più cliccati al mondo, ossia i porno tubes. Qui l’aspetto di soddisfazione (per Lacan godimento) è senza dubbio in primo piano ma, a ben guardare, lo è in tutti gli altri social.
24Nel legame che i parlesseri17 costruiscono nei social, si evidenziano dunque aspetti di soddisfazione (godimento) e di identificazione (inclusione nel gruppo, cioè autosegregazione) in particolare per quanto riguarda gli adolescenti. Circa il godimento, basti pensare alla quantità di ore trascorse al giorno (tra i 30 e i 90 minuti al giorno per utente come media in Italia nel 2016) per comprendere quanto l’aspetto del soddisfacimento, cioè della ripetizione, sia cruciale nell’uso dei dispositivi social.
25La psicoanalisi, in effetti, può “illuminare” la riflessione su questi argomenti. J.-A. Miller, per esempio, in un suo intervento del 201518, individua la caduta di una tradizione19 (che faceva da supporto alla costruzione dei riferimenti simbolici e immaginari in cui riconoscersi per ritrovarsi nella vita) come causa del trionfo dei social e del loro uso di massa20.
Videogame e YouTube
26Negli studi e nei luoghi di cura capita spesso di accogliere degli adolescenti contrariati che non avrebbero voluto incontrarci se non fossero stati costretti dai loro genitori. Una volta accolti, si fa fatica a credere che tornino, eppure l’esperienza testimonia il contrario. La sorpresa degli operatori nel vederli tornare opera già un movimento: sono loro gli autori di qualcosa che l’adulto non si aspetterebbe. Che cosa si è riusciti a provocare per scoprirli puntuali la volta successiva?
27Oggi è il tempo delle non garanzie, delle regole fittizie, degli ordini precari e degli ideali in frantumi. Alla contestazione di un tempo, l’adolescente oppone il rifiuto dell’altro, un rifiuto senza ritorni e senza nostalgie. Come potrebbe rimpiangere l’epoca, a lui sconosciuta, del padre potente e saggio, del padre che punisce e pacifica, che vieta e orienta?
28Il ragazzo che arriva in seduta parla altre lingue, porta con sé dell’intraducibile, almeno per chi deve fare i conti con le insegne delle nuove generazioni e con lo statuto degli oggetti in uso. Amuleti, teschi, carte, foto nello smartphone e poi le chat che, in tempo reale, indicano una connessione continua con l’altro, un altro che non è mai lì in carne e ossa e che si preferisce tenere a debita distanza. Un Altro, quindi, che si tiene come appiglio residuale di un debole legame.
29Un giorno, un adolescente che non vuole saperne della scuola, dei compagni e di uscire di casa, arriva in seduta manifestando un insolito entusiasmo: aveva provato un nuovo gioco alla play, in realtà nuovo solo per lui. Da tempo, ormai, i videogame sono il suo unico interesse e l’unica cosa di cui parla nel dettaglio. Ha iniziato con Dark Souls, poi Bloodborne, entrambi videogiochi di ruolo e d’azione dark fantasy dove, in terza persona, chi gioca s’imbatte ripetutamente in mostri da uccidere. La vittoria contro il mostro consente di equipaggiarsi con armi di massima precisione e con i cosìddetti “punti d’intuizione” in grado di aprire ad altri piani del gioco. Il ragazzo per mesi parlerà dei suoi progressi a Bloodborne, delle sue prodezze e dei suoi trofei, di qualcosa che in casa nessuno vuole ascoltare. Le ore passate da solo a praticare ininterrottamente lo stesso gioco trovano nella seduta l’occasione per un’alternanza, alternanza che sembra provochi un nuovo movimento. Il ragazzo comincia, infatti, a parlare di un altro gioco, Call of Duty, un gameplay di guerra dove si uccide in prima persona con la variante, se si vuole, di giocare in multiplayer. La novità che si profila è che ci si possa far supportare nelle missioni di guerra da altri giocatori, in alcuni casi nella modalità multiplayer si può scegliere il contatto via chat o via webcam, sempre che ci si voglia vedere e/o parlare.
30Il ragazzo torna così a ristabilire dei contatti garantito dalla prerogativa di uscire dal gioco in qualunque momento l’altro lo metta in difficoltà. Velocità e destrezza lo rendono presto uno dei più bravi tra i giocatori del suo gruppo, ha imparato a potenziare le armi e a centrare l’obiettivo con estrema precisione, sparare in movimento alla testa del nemico ha ben altro valore che colpirlo al cuore. La sua prontezza è insuperabile, la capacità sul piano della coordinazione è inimitabile, riesce a seguire una mappa sullo schermo e contemporaneamente prendere il bersaglio che a stento si riesce a vedere.
31È così, forse, che l’atavica logica edipica di far fuori l’altro entra in un circuito di ripetizioni senza arresto. I genitori del ragazzo lamentano disperati che il figlio passa dalle dieci alle dodici ore alla play e a volte non interromperebbe se non staccassero loro la connessione tirando via la spina, con tutto quello che ne consegue.
32Jacques-Alain Miller, sull’onda di quanto Lacan lasciava presagire, mostra come il discorso della scienza e il capitalismo consumistico abbiano concorso a perturbare l’ordine simbolico e a rendere precari e inconsistenti gli ideali.
33Al cospetto di un mondo che cambia, si coglie come «disincanto, brutalizzazione, banalizzazione»21 attraversino le nuove generazioni. Sono cambiati i modi di trattare la pulsione e in adolescenza entrano in scena nuovi patti con i propri sensi e con il proprio corpo. Se per Freud l’arrivo della pubertà costituiva l’incontro con una nuova pulsione e con la metamorfosi del corpo, oggi a turbare sono piuttosto le attitudini che la pulsione può assumere nel tentativo di auto-trattarsi, attitudini di solito estreme nelle loro forme e nelle loro pratiche capaci di trasformarsi talvolta in agiti pericolosi. Il ragazzo che gioca alla play fatica a sostenere l’impatto con le offerte della scuola, matura un atteggiamento fobico: «In matematica non so dove mettere le mani» e aggiunge: «Proprio non capisco cosa scrivono alla lavagna». Scarno e precario, il Simbolico non fa presa, le capacità cognitive sembrano non essersi strutturate per rispondere alle richieste della programmazione didattica, eppure è sorprendente l’abilità che il ragazzo mostra nel gioco, non si riesce a seguirlo, è come se noi fossimo maldestri e incapaci e lui, invece, in grado di un altro e alto funzionamento che, in solitudine e al riparo dalla domanda di prestazione dell’Altro, ha potuto sviluppare. «Quando gioco non penso, e la testa mi diventa più leggera».
34La psicoanalisi, con Lacan, sceglie di lasciarsi insegnare dalle giovani generazioni e di farsi partner delle soluzioni che sanno trovare. La clinica di Lacan lavora affinché il soggetto produca la sua invenzione.
35Capita spesso che l’adolescente arrivi con la sua soluzione, quella che, seppure con i suoi aspetti più inquietanti, gli ha permesso di arrivare a dire qualcosa. Lungi dal voler valutare, correggere e/o rieducare per riadattare, lo psicoanalista può offrire uno spazio di ascolto a quella parola che, se sostenuta e valorizzata nella sua portata operativa, permette al soggetto di iniziare a affrancarsi dalla sofferenza.
36Causa del desiderio che spinge gli user, «Viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’Io per raggiungere il suo ideale»22. La facilità d’uso e la conseguente iperdiffusione dei social è data anche dall’illusione di verità (la logica del Reality) che questi strumenti inducono: tutti, indistintamente, lasciano il corpo, con il suo reale, cioè con i suoi imbarazzi, con la sua verità, fuori dalla relazione con l’Altro.
37Dunque, tutti connessi e tutti a-sociali23.
Disturbi dell’apprendimento o “anoressia del desiderio”?
38Con ritmo crescente si rivolgono al consultorio genitori preoccupati, se non addirittura angosciati dalle difficoltà scolastiche dei propri figli, siano essi all’inizio del percorso scolastico o più avanti nel corso degli studi. Il consultorio offre una sezione24 che accoglie inizialmente i genitori e, se possibile, attiva un operatore orientato dalla psicoanalisi che si pone a fianco del bambino e/o dell’adolescente, il così detto “compagno di passo”25 il cui lavoro spesso si svolge a domicilio.
39Le difficoltà scolastiche vengono trattate dalla psichiatria nell’ambito dei Disturbi del Neurosviluppo compresi nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5)26, in particolare nel capitolo intitolato Disturbo Specifico dell’Apprendimento (Dsa)27. Per disturbi dell’apprendimento s’intendono alcune difficoltà che riguardano le abilità specifiche che servono alla trasmissione della cultura, come per esempio la lettura, la scrittura, il far di conto, eccetera. Tali difficoltà non permettono la completa autonomia nello studio.
40Sempre di più, in questi anni, il DSM si occupa dei disturbi relativi all’età evolutiva: detto in altri termini, sempre di più i comportamenti di bambini e di ragazzi sono enumerati, classificati e misurati come disturbi mentali e/o del comportamento e su questa base si stabiliscono i parametri di patologia più o meno grave.
41Spesso i genitori arrivano con indicazioni diagnostiche28 talvolta davvero fantasiose, in alcuni casi anche con prescrizioni farmacologiche.
42Si tratta di dare un posto ai loro detti, di accogliere la loro angoscia, in un certo senso di «interpretare i genitori»29. Non certo nel senso tradizionale del termine, ossia tradurre o decriptare ciò che vengono a dire, ma piuttosto nel senso di «conferire un po’ di dignità [offrendo un luogo ai loro enunciati], esaminando seriamente il posto che accordiamo loro»30.
43Si tratta di un preliminare indispensabile per poter lavorare con il bambino o l’adolescente. Ma lavorare in che modo? Innanzitutto, esaminando le difficoltà del bambino, ovviamente ribadendo che l’approccio psicoanalitico è sempre basato sull’uno per uno e mira alla singolarità di ciascuno, il che vuol dire sovvertire l’approccio che vuole bambini e ragazzi tutti uguali.
44Prendiamo in esame la difficoltà nella lettura ad alta voce, fenomeno molto diffuso. Una ricerca statunitense in questo ambito e dalla quale discende il Progetto Reading Education Assistance Dog (Read), applicato anche in alcune scuole italiane nella provincia di Milano31, ha dimostrato che se un bambino con difficoltà nella lettura viene invitato a leggere in presenza di un cane, ottiene risultati sorprendenti. Il bambino, interrogato su come mai davanti al cane non abbia le stesse difficoltà, candidamente risponde: «Lui non mi sgrida quando sbaglio e poi non ridacchia prendendomi in giro, come fanno i miei compagni, lui ha sempre voglia di giocare con me».
45Queste parole esprimono bene quello che già Freud aveva individuato, ovvero che per i bambini il gioco è alla base del processo di apprendimento, il gioco inteso come spazio simbolico per poter dire e mettere in discorso la propria storia e il proprio disagio32. Ciascun bambino, infatti, possiede un sapere singolare, una autobiografia, ed è importante poter fare posto e conferire dignità a tale sapere affinché il desiderio, unico vero volano del processo di apprendimento, possa circolare.
46Siamo tuttavia consapevoli di agire in un contesto dove si tende a universalizzare il processo di apprendimento e ad abolire le diversità imponendo una “valutazione uguale per tutti”, la cui conseguenza non potrà che essere l’aumento dei bambini in difficoltà, quei bambini che fanno eccezione alle medie statistiche.
47Noi accogliamo sempre con gioia le “eccezioni” e stando accanto a loro, senza anticiparli e senza rincorrerli troppo, ma ponendoci come “compagni di passo”, paradossalmente li anticipiamo seguendoli nella costruzione del loro sapere e nella ricerca della loro singolare soluzione.
48L’acquisizione del sapere è altra cosa dall’addestramento e possiamo affermare, senza il timore di essere smentiti, che un bambino con difficoltà di apprendimento è un bambino occupato e/o preoccupato di trovare risposte alle sue domande.
49F., nove anni, arriva al consultorio accompagnata dai genitori i quali, piuttosto allarmati dagli scarsi risultati scolastici, su consiglio delle insegnanti decidono di effettuare una valutazione psico-attitudinale presso il Dipartimento materno infantile della Asl di riferimento. La batteria di test dà “risultati entro la norma”.
50Chiedo a F. cosa pensi delle preoccupazioni che i genitori esprimono riguardo al suo rendimento scolastico. F. sembra distante e poco interessata all’argomento, disponibile tuttavia a tornare al consultorio. Negli incontri successivi dice di voler fare la stilista e riferisce che la nonna materna, presso la quale vive con i genitori, è una sarta. Ben presto il suo discorso si sposta sulle questioni familiari e su ciò che nella coppia genitoriale la interroga. Un giorno dirà: «Mio padre non ascolta mai ciò che dico, sta sempre al lavoro e quando è a casa gioca solo con mio fratello. Mio padre e mio fratello sono una coppia e io faccio coppia con mamma». «Che confusione!», esclamo con enfasi.
51Ovviamente, se questa appare come la cornice di eventuali difficoltà nell’apprendimento per un bambino, non sarà lo stesso se tali difficoltà si manifestano in età adolescenziale.
È sugli adolescenti che si fanno sentire con maggiore intensità gli effetti del cambiamento dell’ordine simbolico […] e tra queste mutazioni dell’ordine simbolico, innanzi tutto la principale, cioè la decadenza del patriarcato33.
52Nelle società ipermoderne, caratterizzate dalla caduta degli ideali e dal consumo senza limite degli oggetti, ciò che è in crisi è la figura paterna e con essa ogni forma di autorità e rispetto. La domanda che sorge, dunque, è: quali ripercussioni produce tale crisi sul rapporto dei giovani adolescenti con il sapere?
53Il sapere è sempre stato nel luogo dell’Altro, inteso come luogo del Codice, ma anche come luogo del Simbolico; l’avvento del mondo virtuale, nel quale gli adolescenti sono perennemente immersi, dà loro l’idea che per accedere al sapere non serva più relazionarsi con gli adulti, insegnati o genitori che siano, dapprima considerati i detentori del sapere. L’uso di internet fa sì che «il sapere lo si ha in tasca, non è più l’oggetto dell’Altro»34.
54Possiamo supporre che questo sia alla base del rifiuto nei confronti dello studio e della scuola che assume spesso la forma di una vera e propria “fobia scolastica”. La scuola non rappresenta più il luogo del sapere ma, dal momento che la rifiuta, l’adolescente perde anche il legame sociale e si rifugia sempre di più nel legame virtuale che esclude la presenza del corpo.
55Se pensiamo all’adolescenza come al periodo del disordine, non possiamo non tener conto dello statuto del soggetto al giorno d’oggi, ossia quello di un soggetto «senza bussola»35. E se questo disordine non è né localizzato né momentaneo ma ha a che fare con il soggetto di questa epoca, dovremmo forse pensare a una società di eterni adolescenti?
Notes de bas de page
1 A. Rimbaud, Vagabondi, in Opere, Milano, Feltrinelli, 2006, p. 279.
2 J. Lacan, La psicoanalisi ragione di uno scacco [1967], in Altri scritti, Torino, Einaudi, 2013, p. 349.
3 J.-A. Miller, quarta di copertina dal Seminario VI di J. Lacan ed. francese, Le desir et l’interpretation, Paris, La Martiniér, 2013, trad. nostra.
4 Id., Una fantasia, “La Psicoanalisi”, 38, p. 17.
5 J. Lacan, Allocuzione sulle psicosi infantili [1969], in Altri scritti, Torino, Einaudi, 2013, pp. 359-360.
6 Id., Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi [1964], Torino, Einaudi, 2003, p. 271.
7 J. Lacan, Il Seminario, Libro XX, Ancora [1972-1973], Torino, Einaudi, 2011, p. 33. Il rapporto tra i sessi per gli esseri parlanti non è dato dalla biologia, non è scritto. Altro accade per gli animali dove tutto è scritto nell’ordine della specie. Con Freud e Lacan possiamo dire che per gli esseri parlanti l’incontro con l’Altro sesso è sempre problematico. Il malinteso strutturale tra i sessi nasce proprio dal linguaggio.
8 Le creepypasta (Copypasta, copy and paste, il nostro copia-incolla) sono racconti brevi, originali, anonimi che mirano a provocare shock e terrore nel lettore. Le creepypasta sono una delle ultime tendenze prodotte dal web.
9 P. Lacadée, La crisi dell’adolescenza. Risveglio ed esilio della più delicata delle transizioni, “La Psicoanalisi”, 45, pp. 163-175.
10 J.-A. Miller, Verso PIPOL IV, “La Psicoanalisi”, 42, p. 220: «Un Luogo Alfa non è un luogo di ascolto. Un Luogo Alfa è un luogo di risposta, un luogo in cui la chiacchiera prende il risvolto dell’interrogativo, e l’interrogativo stesso prende il risvolto della risposta».
11 Ibidem.
12
Dati globali del 2017 tratti da: https://wearesocial.com/it/blog/2017/01/digital-in-2017-in-italia-e-nel-mondo:
– 3,77 miliardi di utenti internet;
– 2,80 miliardi di utenti di social media;
– 4,92 miliardi di utenti mobile.
13 M. Serra, Gli sdraiati, Milano, Feltrinelli, 2013.
14 In generale i testi psico-sociali contemporanei presentano gli adolescenti come “vittime” dei sistemi di comunicazione; il brano è tratto dalla presentazione del libro di M. Manca, Generazione Hashtag, Roma, Alpes Italia, 2016, quarta di copertina.
15 Manuel Fernández Blanco, psicoanalista spagnolo, in una conferenza tenutasi a Roma il 9 giugno 2017, riferiva per esempio che Facebook-Argentina individua 50 diverse possibili identificazioni di genere, ognuna delle quali produce un gruppo che, distinguendosi dall’Altro, si autosegrega.
16 Slogan che si incontra dovunque: dalle scuole di fotografia, alle aziende di robotica. Indica la possibilità di “realizzare” le proprie fantasie.
17 Parlessere è la definizione che Lacan dà degli esseri umani, esseri abitati, “infettati” dal linguaggio.
18 J.-A. Miller, En direction de l’adolescence, in Interpreter l’enfant. Travaux de l’Institut psychoanalytique de l’enfant, Paris, Navarin, 2015, pp. 191-204.
19 «I registri tradizionali, che insegnavano cosa bisogna essere e fare per essere un uomo, o per essere una donna, recedono; intimiditi di fronte al dispositivo sociale della comunicazione, vengono destituiti. […] Prima, un discorso […], diceva quel che si doveva fare per essere un “bravo ragazzo” e “una brava ragazza”». Ivi, p. 199.
20 «Tenderei a metterlo in rapporto, insieme ad altri fattori, con l’impatto della tecnologia digitale, con l’impatto del mondo virtuale, che si traduce in una particolare estensione dell’universo dei possibili, dei mondi possibili. L’oggetto attuale inoltre, è un oggetto personalizzato, un oggetto con opzioni molteplici, che richiede quindi sempre un benchmarking, vale a dire, una definizione dei valori di riferimento, per sapere cosa è meglio». Ivi, p. 196.
21 Id., L’inconscio e il corpo parlante, in Scilicet, Il corpo parlante, Roma, Alpes, 2016, p. xxv.
22 S. Freud, Introduzione al narcisismo [1914], in Opere, Torino, Bollati Boringhieri, 1975, vol. 7, p. 471.
23 Impossibile riassumere qui la teorizzazione di Jacques Lacan sull’oggetto a, teorizzazione che ha preso due decenni; mi limito a indicare come l’oggetto a svolga per ciascun soggetto una funzione di relazione con l’Altro, con il mondo, dando una forma simbolizzata – ma inconscia – al proprio rapporto con il godimento. L’espressione a-sociale dunque – condensando la “socialità” (basata su a) che gioca con il termine asociale – vuole indicare come nel rapporto con i social ciascuno sia inconsciamente “orientato” da a (cioè dalla propria modalità di godimento e dalla causa del proprio desiderio), cosa che di fatto lo separa strutturalmente da una possibilità di fusione, di “rapporto”, con l’Altro. L’illusione più diffusa, data dai social, è invece proprio quella di “essere come” o “essere parte” dell’Altro. Ne consegue che è improprio “accusare” gli adolescenti di essere asociali perché, strutturalmente, tutti gli esseri umani – i parlesseri – sono a-sociali.
24 La Sezione S.O.S. Scuola [N. d. A.]
25 È stato coniato questo nome per indicare qualcuno che ha la stessa andatura.
26 American Psychiatric Association, Manuale diagnostico e statistico di disturbi mentale, quinta edizione, DSM-5, Milano, Raffaello Cortina, 2014, pp. 34-100.
27 Ivi, pp. 77-86.
28 Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), Disturbi da deficit di attenzione/ iperattività (Adhd), Disturbo oppositivo (Dop), Disturbo ossessivo compulsivo (Doc), eccetera.
29 J.-A. Miller, Interpréter l’enfant, in Le savoir de l’enfant. Travaux de l’Institut psychanalytique de l’enfant, Paris, Navarin, 2013, p. 24, trad. nostra.
30 Ibidem, trad. nostra.
31 Cfr. www.readitalia.weebly.com.
32 S. Freud, Al di là del principio di piacere [1920], in Opere, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, vol. 9, p. 201.
33 J.-A. Miller, En direction de l’adolescence, in Interpréter l’enfant. Travaux de l’Institut psychanalytique de l’enfant, Paris, Navarin, 2015, p. 200.
34 Ibidem.
35 Id., Una fantasia, “La Psicoanalisi”, 38, p. 17.
Auteurs
Psicologo, specializzando in psicoterapia orientamento lacaniano, opera presso il Consultorio di Psicoanalisi Applicata Il Cortile di Roma.
Psicologa, psicoterapeuta, membro Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e Associazione Mondiale di Psicoanalisi, opera presso il Consultorio di Psicoanalisi Applicata Il Cortile di Roma.
Psicologa, psicoterapeuta, membro Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e Associazione Mondiale di Psicoanalisi, opera presso il Consultorio di Psicoanalisi Applicata Il Cortile di Roma, docente dell’Istituto Freudiano per la clinica, la terapia e la scienza.
Psicologa, psicoterapeuta, membro Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e Associazione Mondiale di Psicoanalisi, opera presso il Consultorio di Psicoanalisi Applicata Il Cortile di Roma.
Psicologa, psicoterapeuta, membro Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e Associazione Mondiale di Psicoanalisi, coordinatrice del Consultorio di Psicoanalisi Applicata Il Cortile di Roma, docente incaricato dell’Istituto Freudiano per la clinica, la terapia e scienza.
Psicologa, psicoterapeuta, membro Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e Associazione Mondiale di Psicoanalisi, Segretaria della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, opera presso il Consultorio di Psicoanalisi Applicata Il Cortile di Roma.

Le texte seul est utilisable sous licence Creative Commons - Attribution - Pas d'Utilisation Commerciale - Pas de Modification 4.0 International - CC BY-NC-ND 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Amore e odio per l’Europa
La psicoanalisi interroga la politica
Domenica Cosenza et Marco Focchi (dir.)
2019
Guerre senza limite
Psicoanalisi, trauma, legame sociale
Marie-Hélène Brousse et Paola Bolgiani (dir.)
2017
Declinazioni del desiderio dello psicoanalista
L’esperienza di Serge Cottet
Adele Succetti (dir.)
2020