1 M. Mauss, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche (1950), trad. it. F. Zannino, Torino, Einaudi, 2002.
2 Cfr. E. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee (1969), ed. it. a cura di M. Liborio, Torino, Einaudi, 1976.
3 E. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee cit., pp. 59 e segg.
4 Cfr. M. Mauss, Saggio sul dono cit., pp. 16-20.
5 Cfr. C. Lévi-Strauss, Introduction à l’œuvre de Mauss, in M. Mauss, Sociologie et Anthropologie, Paris, PUF, 1950.
6 Cfr. J.T. Godbout, Lo spirito del dono (1992), in collaborazione con Alain Caillé, trad. it. A. Salsano, Torino, Bollati Boringhieri, 2007, pp. 157 e segg.; cfr. anche M. Aime, Da Mauss al MAUSS, Introduzione a M. Mauss, Saggio sul dono cit., pp. xiv-xvi.
7 Sul ricco tema del riconoscimento rimando agli eccellenti studi di Axel Honnett e in particolare al suo recente Riconoscimento. Storia di un’idea europea, trad. it. F. Cuniberto, Milano, Feltrinelli, 2019.
8 Cfr. A. Fabris, RelAzione: una filosofia performativa, Brescia, Morcelliana, 2016; si veda anche Id., TeorEtica. Filosofia della relazione, Brescia, Morcelliana, 2010.
9 Cfr. R. Bodei, La vita delle cose, Roma-Bari, Laterza, 2014.
10 L’aporia che qui si apre e sostanzialmente rimane aperta nel cristianesimo tra libertà della scelta di ricambiare al dono e alla grazia di Dio costituisce uno degli aspetti critici dell’amore cristiano che Nietzsche mira a superare sin dai suoi primi tentativi filosofici.
11 Come ha messo in luce Cacciari e come vedremo più avanti, l’amore per il prossimo riassume in sé anche e soprattutto l’amore per il nemico, che davvero rende quest’amore ‘impossibile’ e avulso dalle dinamiche classiche della donazione: «Dio ama il plesios fino alla figura del nemico. Dio ama il suo nemico. Noi siamo chiamati ad amare i nostri nemici a Sua immagine. Salta ogni schema compensativo-retributivo. Nulla richiede tale amore, nel suo rivolgersi a ognuno, ma a ognuno nella concretezza inaggirabile del suo apparire, del suo volto proprio, che comunque si oppone a chi viene incontro», M. Cacciari, Drammatica della prossimità, in E. Bianchi e M. Cacciari, Ama il prossimo tuo, Bologna, il Mulino, 2011, p. 95.
12 In ciò si comprende il passaggio dall’imitatio Christi all’imitatio naturae già evidenziato da Löwith e che ho ripreso nel mio Volontà d’amore. L’estremo comando della volontà di potenza, Torino, Rosenberg & Sellier, 2011
13 Cfr. Lucio Anneo Seneca, De Beneficiis (62 d.C.), Sui Benefici, ed. it. a cura di M. Menghi, Roma-Bari, Laterza, 2008.
14 E. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee cit., p. 49. Cfr. anche M. Mauss, Gift-Gift, in M. Granet e M. Mauss, Il linguaggio dei sentimenti, a cura di B. Candian, Milano, Adelphi, 1975, pp. 67-72 e J. Starobinski, A piene mani. Dono fastoso e dono perverso (1994), trad. it. A. Perazzoli Tadini, Torino, Bollati Boringhieri, 1995.
15 Ho sviluppato il tema in E.C. Corriero, Ordo amoris, ordo voluntatis, in Cristalli di Storicità. Saggi in onore di Remo Bodei, a cura di E.C. Corriero e F. Vercellone, Torino, Rosenberg & Sellier, 2019, pp. 62-75.
16 A. Caillé, Il terzo paradigma. Antropologia filosofica del dono, trad. it. A. Cinato, Torino, Bollati Boringhieri, 1998, pp. 23 e segg.
17 Ivi, p. 8.
18 Ivi, p. 10.
19 Ivi, pp. 12-13.
20 Parlando di terzo paradigma, Caillé e i colleghi del Mauss non pretendono in alcun modo di rivelare una scoperta inaudita, «al contrario, tutto ciò che enunciamo è di una grande semplicità ed è già stato formulato, in una forma o nell’altra, infinite volte. Molteplici scuole, filosofiche o sociologiche, girano e hanno girato attorno alle stesse questioni da molto tempo» (ivi, p. 15).
21 Cfr. J.T. Godbout, Lo spirito del dono cit., pp. 220 e segg.
22 Ivi, p. 30; Caillé riprende la medesima definizione ristretta di Godbout come base per la esplicitazione delle dinamiche del terzo paradigma, cfr. A. Caillé, Il terzo paradigma cit., pp. 79 e segg.
23 Cfr. J.T. Godbout, Lo spirito del dono cit., pp. 217-220 per il ‘valore di legame’ e pp. 220-233 per la gratuità del dono.
24 E. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee cit., p. 153.
25 Ibidem.
26 Cfr. D. Vidal, Les trois Grâces ou l’allégorie du Don, “Gradhiva”, n. 9, pp. 13-47.
27 Per Derrida il dono non è, ma c’è, si dà: «Il dono, come l’evento, come evento, deve restare imprevedibile, ma restarlo senza trattenersi. Esso deve lasciarsi strutturare dall’alea […]. Il dono e l’evento non obbediscono a niente, se non a principi di disordine, cioè a principi senza principio», J. Derrida, Donare il tempo. La moneta falsa (1991), trad. it. G. Berto, Milano, Raffaello Cortina, 1996, pp. 122-123; sul tema del dono cfr. anche J. Derrida, Donare la morte (1999), trad. it. L. Berta, Milano, Jaca book, 2002.
28 Ivi, p. 128
29 Cfr. J.-L. Marion, Riduzione e donazione. Ricerche su Husserl, Heidegger e la fenomenologia (1989), trad. it. S. Cazzanelli, Venezia, Marcianum Press, 2010.
30 Cfr. in particolare J.-L. Marion, Dato che. Saggio per una fenomenologia della donazione (1997), trad. it. L. Caldarone, Torino, SEI, 2001; cfr anche Id., Dialogo con l’amore, a cura di U. Perone, Torino, Rosenberg & Sellier, 2007. Per una panoramica generale del ‘dono’ in filosofia si veda A. Tagliapietra, Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia, Torino, Einaudi, 2009.
31 R. Esposito, Communitas. Origine e destino della comunità, Torino, Einaudi, nuova edizione 2006, p. xiii.
32 «Là dove finisce lo stato, guardate, guardate, fratelli! Non lo vedete, l’arcobaleno, e i ponti del superuomo?» (KSA, IV, p. 64), F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Del nuovo idolo.
33 R. Esposito, Communitas cit., pp. 145-162; in particolare p. 148.
34 A tal proposito risultano preziose per la comprensione del modello proposto da Esposito le sue analisi condotte sulle forme dell’identità nell’opera di Remo Bodei, cfr. R. Esposito, Lo stemma e il Blasone, in Cristalli di Storicità. Saggi in onore di Remo Bodei, a cura di E.C. Corriero e F. Vercellone, Rosenberg & Sellier, Torino, 2019, pp. 30 e segg.
35 Cfr. E. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee cit., pp. 64-75.
36 «l’ospitalità si chiarisce con il riferimento al potlatch di cui è una forma attenuata. Essa si basa sull’idea che un uomo è legato a un altro (hostis ha sempre un valore reciproco) dall’obbligo di compensare una certa prestazione di cui è stato beneficiario», E. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee cit., p. 69.