Per un’antropologia della modernità
Com'è possibile riconoscere l'unità di qualcosa che è complesso? Com'è possibile una dualità che non sia dualismo? E ancora com'è possibile, dal fatto empirico che esistono uomini buoni, trarre buone regole di condotta, come tenta di fare la morale, e dal fatto che esistono buoni cittadini desumere giuste regole di comportamento politico? Più in generale: immersi come siamo nella modernità, come rappresentarcela, al tempo stesso descrivendola e cercando di comprenderla? La possibilità del conf...
Éditeur : Rosenberg & Sellier
Lieu d’édition : Torino
Publication sur OpenEdition Books : 12 mai 2016
ISBN numérique : 978-88-7885-438-3
DOI : 10.4000/books.res.318
Collection : Scuola di Alta Formazione Filosofica | 5
Année d’édition : 2009
ISBN (Édition imprimée) : 978-88-7885-082-8
Nombre de pages : 132
Ugo Perone
Premessa
Com'è possibile riconoscere l'unità di qualcosa che è complesso? Com'è possibile una dualità che non sia dualismo? E ancora com'è possibile, dal fatto empirico che esistono uomini buoni, trarre buone regole di condotta, come tenta di fare la morale, e dal fatto che esistono buoni cittadini desumere giuste regole di comportamento politico? Più in generale: immersi come siamo nella modernità, come rappresentarcela, al tempo stesso descrivendola e cercando di comprenderla? La possibilità del conflitto, morale, etico, politico, torna a riaffacciarsi. Solo nell'individualità della vita umana quotidiana si potrà tracciare quella linea di separazione che, consentendoci di appartenere alla condizionatezza dell'umano, non sopprime però l'emergere creativo della coscienza; una linea che, in certo modo, separa e congiunge ovvero, come mostra un'accurata fenomenologia, coniuga la fisicità della vergogna e la spiritualità della coscienza. All'individuo il compito di scegliere concretamente il modo di questa coniugazione, ma sapendo che ogni risposta solleva, ancora e ancora, come Heller annota, la domanda. La filosofia non fornisce le risposte, ma può costruire il quadro di riferimento di un'umanità immersa nella modernità, non appiattita però in essa: di qui le linee di un'antropologia della modernità.
Una cosa per certo la filosofia può dire, dopo aver ripercorso i troppo rigidi tentativi di risolvere la dualità corpo/spirito: la risoluzione dei dualismi immanenti alla condizione umana non è mai stata raggiunta. Fortunatamente, potremmo aggiungere, perché la perfetta omogeneità e la completa autonomia «potrebbero trasformare gli esseri umani in mostri».
Ugo Perone (éd.)
Filosofo e uomo politico italiano. Laureatosi in Filosofia teoretica con L. Pareyson nel 1967, ha insegnato presso le università di Torino, Roma “Tor Vergata” e del Piemonte Orientale, dove dal 2005 è direttore del Dipartimento di Studi Umanistici. Dopo aver soggiornato a lungo in Germania (Monaco, Friburgo, Berlino), dal 2001 al 2003 ha diretto l’Istituto italiano di cultura a Berlino. Nel 2006 ha fondato la Scuola di Alta Formazione Filosofica (SdAFF) di cui è direttore. È presidente dell’Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET) e membro del direttivo nazionale della Società Filosofica Italiana (SFI), nonché Senior Fellow del Collegium Budapest. Ha tenuto conferenze nelle principali università italiane e straniere e ha all’attivo numerose pubblicazioni su studi di carattere storiografico, tra queste si ricordano Schiller: la totalita interrotta (1982), Modernità e memoria (1987), Nonostante il soggetto (1995), Il presente possibile (2005), La verità del sentimento (2008). Tra i numerosi libri che ha curato si ricorda Filosofia dell’avvenire (2010).
Nata a Budapest nel 1929, è una delle più autorevoli interpreti della complessità filosofica e storica della modernità. Sfuggita adolescente alle deportazioni naziste, allieva e amica del filosofo György Lukács, ne condivise i tormentati rapporti con il partito comunista anche dopo la rivolta del 1956. Lasciata l’Ungheria, nel 1977 scelse l’Australia per giungere in seguito a New York dove insegna tuttora presso la New School. A seguito della caduta del Muro divide il suo tempo fra Ungheria e Stati Uniti.
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