1 R. Bultmann, Jesus (1926), München-Hamburg, Siebenstern, 1964, pp. 10, 143 (trad. it. di I. Mancini, Gesù, Brescia, Queriniana, 19843, pp. 9, 168).
2 I. Breuer e S. Freud, Studien über Hysterie, 1895, Frankfurt a. M., Fischer, 1991, p. 167 (trad. it. a cura di C.F. Piazza, Studi sull’isteria, in S. Freud, Opere, 1886-1895, I, Torino, Boringhieri, 1967, p. 302).
3 Vedi per esempio A. Drews, Die Christusmythe, Jena, Diederichs, 19243.
4 E. Käsemann, Das Problem des historischen Jesu, in Exegetische Versuche und Besinnungen, Erster Band, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1964, p. 205 (trad. it. Saggi esegetici, Casale Monferrato, Marietti, 1985, p. 48).
5 Nel frattempo i neotestamentaristi hanno suddiviso il criterio di Käsemann in un’intera serie di criteri. Lüdemann ne elenca sei: il criterio dell’imbarazzo, il criterio della differenza, il criterio dell’ampliamento, il criterio della rarità, il criterio della molteplice attestazione, il criterio della coerenza (G. Lüdemann, Jesus nach 2000 Jahren, Lüneburg, zu Klampen, 2004, pp. 15 sgg.). Non è che così si guadagni un granché. I primi quattro criteri, esaminati da vicino, non sono che aspetti diversi di un unico criterio. Dove Gesù è fonte di imbarazzo, differisce dall’ambiente primo-cristiano-giudaico; dove differisce da esso, è fonte di imbarazzo. Dove una delle sue scarne parole viene ricoperta da molte altre (questo è ciò che si intende con «ampliamento») lì si è tentato di mitigare il suo carattere imbarazzante. La rarità non è che un caso più debole e meno chiaro di differenza. E i due ultimi criteri sono senz’altro secondari. Solo se già molti elementi parlano a favore del fatto che abbiamo a che fare con un autentico patrimonio gesuano la «molteplice attestazione» o la sua «coerenza» con altri passi conferiscono un peso aggiuntivo a questa impressione. Scomposto in criteri particolari il criterio di Käsemann perde ogni vigore. Mentre merita di essere sviluppato, evidenziando la logica degli elementi di disturbo e del loro superamento mai completamente riuscito.
6 S. Freud, Die Traumdeutung, Studienausgabe, vol. II, Frankfurt a. M., Fischer, 1972, p. 531 (trad. it. di C.L. Musatti, L’interpretazione dei sogni, in Id., Opere 1899, Torino, Boringhieri, 1978, p. 506).
7 Ibidem, p. 158 (trad. it. cit., p. 137).
8 Ibidem, p. 240 (trad. it. cit., p. 218).
9 Ibidem, p. 307 (trad. it. cit., p. 284).
10 Ibidem, p. 178 (trad. it. cit., p. 156).
11 Ibidem, p. 470 (trad. it. cit., p. 447).
12 Ovviamente intendiamo qui quest’espressione in modo metaforico. Il «giorno prima», da cui provengono questi resti, è la vita che precede il cristianesimo.
13 Flavio Giuseppe, La guerra giudaica (I, 22, 1), Milano, Fondazione Valla - Arnoldo Mondadori, 2005, vol. 1, p. 175.
14 Questa generalizzazione al più tardi fu confutata clamorosamente dall’islam. Al pari del falegname Gesù, anche il mercante Mohammed dovette lasciare la sua città natale senza prima aver acquistato alcuna fama. Ma il suo ritorno a La Mecca fu trionfale: niente meno che l’instaurazione dell’islam che fece di lui il profeta supremo.
15 Quei modernizzatori del cristianesimo che vorrebbero cancellare dal Credo il «nato da Maria Vergine», per conservare tranquillamente tutto il resto, fanno i conti senza l’oste.
16 Così anche G. Lüdemann, Jesus nach 2000 Jahren, cit., pp. 58 sgg., 879 sgg.
17 Vedi E. Lohse (a cura di), Die Texte aus Qumran, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1981.
18 Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, cit., II (16, 4), p. 381.
19 Ibidem (10, 4), p. 329.
20 La seconda parte della proposizione «convertitevi e credete nel vangelo» naturalmente è già una tipica espressione cristiana retroproiettata sul Gesù storico, come se già Gesù, in qualche modo missionario di se stesso, avesse annunciato «il vangelo» che solo altri annunceranno di lui dopo la sua morte.
21 M. Hengel, Gewalt und Gewaltlosigkeit. Zur «politischen Theologie» in neutestamentlicher Zeit, Stuttgart, Calwer, 1971, p. 13.
22 G. Lüdemann, Jesus nach 2000 Jahren, cit., p. 32.
23 La «risposta» di Gesù (vv. 4-6) si trova quasi con le stesse parole in Luca (7, 22 sg.). Circolava nella comunità cristiana come una formula fissa.
24 Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVIII (5, 2), Torino, Utet, 2000, p. 1126.
25 È vero che Gv. 3, 22 afferma il contrario, ma in modo poco convincente; cfr. G. Lüdemannn, Jesus nach 2000 Jahren, cit., p. 564.
26 Vedi supra, n. 46.
27 E certo in senso materiale, coloro che soffrono fisicamente. Matteo in un certo senso ammette in 11,5 di aver contrabbandato in 5,3 un’aggiunta mitigatrice «i poveri in spirito». Luca fornisce la versione non mitigata, formulata in termini vocativi: «Beati siete voi poveri, poiché vostro è il Regno di Dio» (6, 20).
28 La storia della «legione» di spiriti impuri che Gesù caccia in un branco di porci (Mc. 5, 9 sgg.) non è solo una superfetazione cristiana, dà anche l’impressione che nella comunità cristiana, dopo che il ritorno del Signore continuava vieppiù a tardare, senza che la malvagità scomparisse dal mondo, si sia riproposta in modo nuovo la domanda circa la permanenza dei demoni. Interpretare l’esorcismo come passaggio dei demoni da un corpo ad altri corpi può essere stata una risposta originale. Ma certo rivela la sua insufficienza nel punto decisivo. Allorché il branco di porci si precipitò in mare e annegò (Mc. 5, 13), che accadde ai demoni? Annegarono anch’essi?
29 «Ich löse mich in tönen», in S. George, Der siebente Ring, Gesamt-Ausgabe der Werke, vol. VI-VII, Berlin, Georg Bondi, 1920, p. 122.
30 J. Jeremias, Die Gleichnisse Jesu, München und Hamburg, Siebenstern, 1966, p. 87 (trad. it. G. Capra e M.A. Colao Pelizzari, Le parabole di Gesù, Brescia, Paideia, 1973, p. 158).
31 Da un punto di vista puramente formale il racconto starebbe benissimo in piedi anche se finisse con l’inizio del banchetto festivo. Perciò la scena tra il padre e il figlio maggiore è stata spesso considerata un’aggiunta più tarda. Può essere. Solo che si raccorda così naturalmente, senza alcun bisogno di sutura, che il suo autore non può che essere chi ha narrato la prima parte, dunque Gesù stesso. In tal caso egli avrebbe, per così dire, sviluppato la parabola in due tempi.
32 La terza (Mt. 5, 31-32) è un’aggiunta inventata da Matteo. Cfr. G. Lüdemann, Jesus nach 2000 Jahren, cit., pp. 186 sgg.
33 Anche se l’orizzonte del suo mondo difficilmente oltrepassava i confini della Palestina ed era assolutamente provinciale, se confrontato con l’orizzonte proprio del cosmopolita Paolo.
34 Erodoto, Le storie, vol. 1, Torino, Utet, 2006, p. 629.
35 I. Kant, Kritik der praktischen Vernunft, A 54, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1968, p. 140 (trad. it. di P. Chiodi, Critica della ragion pratica, Torino, Utet, 2006, p. 167).
36 K.-O. Apel, Diskurs und Verantwortung, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1988, p. 130.
37 J. Rawls, Una teoria della giustizia, trad. it. di S. Maffettone, Milano, Feltrinelli, 1986, p. 136.
38 P. Singer, Praktische Ethik, Stuttgart, Reclam, 1994, p. 30.
39 F. Alt, Frieden ist möglich, München, Piper, 1983, p. 10.
40 G. Gutierrez, Teologia della liberazione: prospettive, trad. it. di L. Bianchi, Brescia, Queriniana, 1981, p. 276.
41 F. Nietzsche, Ecce homo, KSA 6, p. 303 (trad. it. di R. Calasso, Ecce homo. Come si diventa ciò che si è, in Opere VI, III, Milano, Adelphi, 1970, p. 312).
42 Ibidem, p. 366 (trad. it. cit., p. 377).
43 Sul duplice significato della sua «passione della ragione» cfr. C. Türcke, Der tolle Mensch. Nietzsche und der Wahnsinn der Vernunft, Lüneburg, zu Klampen, 20004, pp. 64 sgg.
44 F. Nietzsche, Der Antichrist. Fluch auf das Christentum, KSA 6, pp. 206, 204, 199-200 (trad. it. di F. Masini, L’Anticristo. Maledizione del cristianesimo, in Opere VI, III, Milano, Adelphi, 1970, pp. 209, 207, 201-202).
45 Ibidem, p. 219 (trad. it. cit., p. 222).
46 Ibidem, p. 202 (trad. it. cit., p. 204).
47 Ibidem, p. 203 (trad. it. cit., p. 205).
48 J. Jeremias, Die Gleichnisse Jesu, cit., p. 135 (trad. it. cit., p. 248).
49 S. Freud, Erinnern, Wiederholen und Durcharbeiten. Weitere Ratschläge zur Technik der Psychoanalyse II, Studienausgabe, Ergänzungsband, Frankfurt a. M., Fischer, 1989, pp. 205 sgg. (trad. it. di C.L. Musatti, Ricordare, ripetere e rielaborare, in Opere 1912-1914, VII, Torino, Boringhieri, 1975, pp. 353 sgg.).