1 Per la critica della teologia «kerigmatica» di Bultmann e la ripresa degli studi sul Gesù storico, tra i suoi allievi, si veda E. Käsemann, Das Problem des historischen Jesus (1953), trad. it. Il problema del Gesù storico in Saggi esegetici, Casale Monferrato, Marietti, 1985; E. Fuchs, Zur Frage nach dem historischen Jesus, in Gesammelte Aufsätze, II, Tubingen, Mohr, 1960; G. Ebeling, Kerygma und historischer Jesus in Theologie und Verkündigung, trad. it. Teologia e annuncio, Roma, Città Nuova, 1972. Per una sintetica presentazione della ricerca storica su Gesù negli ultimi duecentocinquant’anni si veda il saggio di G. Gaeta, Il Gesù moderno, Torino, Einaudi, 2009. Sui vangeli come «primo passo verso la cristianizzazione di Gesù» e «primo distacco dal Gesù storico» vedi il fondamentale contributo di M. Pesce, Introduzione a Le parole dimenticate di Gesù, Milano, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, 20066, p. XXIII.
2 Per la determinazione del «criterio di imbarazzo», vedi infra § La ricerca storico-critica (cap. II).
3 La traduzione di Cases comparve con il titolo Filosofia come genialità e filosofia come penitenza, in “Belfagor”, XLIII, n. 6, 1988, pp. 718-724. Quanto la sua immersione nell’opera di Türcke fosse profonda lo testimonia non solo il felicissimo excursus sull’intera opera fino ad allora pubblicata, a partire dalla tesi dedicata alle epistole paoline sino alla monografia nietzscheana, ma anche la circostanza che Cases ricorda esplicitamente il nome di Türcke e la sua definizione dei mala tempora correnti come epoca della neue Geschäftigkeit (moderna alacrità), in una sua lettera a Sebastiano Timpanaro del 24 dicembre 1990, vedi C. Cases e S. Timpanaro, Un lapsus di Marx. Carteggio 1956-1990, Pisa, Edizioni della Normale, 2004, p. 317.
4 C. Cases, Introduzione a C. Türcke, Violenza e tabù. Percorsi filosofici di confine, Milano, Garzanti, 1991, p. 7.
5 Per la posizione critica timpanariana nei confronti di Freud si veda S. Timpanaro, Il lapsus freudiano. Psicanalisi e critica testuale, Firenze, La Nuova Italia, 1974. Per la vivace discussione sul tema con Francesco Orlando si veda S. Timpanaro e F. Orlando, Carteggio su Freud (1971-1977), Pisa, Edizioni della Normale, 2001.
6 C. Türcke, Zurück zum Geräusch. Die sakrale Hypothek der Musik, in “Merkur”, 2001 (6), pp. 509-519.
7 C. Türcke, Erregte Gesellschaft. Philosophie der Sensation, München, Beck, 2002, trad. it. La società eccitata. Filosofia della sensazione, Torino, Bollati Boringhieri, 2012; Id., Vom Kainszeichen zum genetischen Code. Kritische Theorie der Schrift, München, Beck, 2005; Id., Philosophie des Traums, München, Beck, 2008.
8 Su questo «incontro con Freud» si veda il discorso pronunciato a Bad Homburg dall’autore in occasione del ricevimento del primo Freudkulturpreis il 19 novembre 2009, Ein Seitenweg zu Freud, e la laudatio pronunciata nella stessa occasione da W. Balzer, «Denn das Denken ist nichts als des Schrecklichen Wandlung». Zu Christoph Türckes Genealogie des Mentalen im Zeitalter seiner medialen Selbstzersetzung, in “Psychoanalyse. Texte zur Sozialforschung”, 25, 2010 (2/3), pp. 203-215.
9 Cfr. infra § Il Discorso della montagna (cap. II): «In termini di teoria musicale, si potrebbe definire ciò che è riuscito a Gesù nella parabola del figliol prodigo e nel Padre nostro come una trasposizione in una tonalità più alta, in cui non è più avvertibile la profondità terribile da cui promana. Tuttavia, quella profondità non cessa di comunicarsi come una vibrazione che realizza un’imprimitura sul testo, caricandolo di un’intensità unica».
10 Su tale teoria si veda la recensione a Philosophie des Traums di B. Müller, Die Umarmung des Schreckens, in “Süddeutsche Zeitung”, 2 gennaio 2009, e i saggi di S. Asmus Trauma und Religion. Die Religionstheorie Christoph Türckes und ihre Bedeutung für die Theologie, in “Ökumenische Rundschau” 58 (2009), pp. 354-372; T. Nagel, «Gott inexistent, aber unabweisbar». Die Religionstheorie Christoph Türckes als Anfrage an die Theologie (http://www.uni-marburg.de/hosting/ks/personal/negel/gottinkor.pdf) e, più in generale, l’ampia raccolta di saggi raccolti nel volume a cura di O. Decker e T. Grave, Kritische Theorie zur Zeit, Für Christoph Türcke zum sechzigsten Geburtstag, Lüneburg, zu Klampen, 2008.
11 «La morte sulla croce è il contrario della mediazione riuscita: manifesta anzi la violenza con cui essa viene impedita. Presentare l’impedimento come riuscita, proprio questo è quanto fa disperatamente e disinvoltamente il pensiero cristiano del sacrificio espiatorio: il peccato originale della teologia cristiana. In quanto esalta la crocifissione di Gesù come atto redentore, come volontaria morte “per i nostri peccati” essa ripete ancora una volta sul piano teorico la violenza fatta alla persona storica e, al contempo, rivela la natura dell’idealismo filosofico: il riconoscimento come verità assoluta della sottomissione del singolo all’universale» (C. Türcke, Vermittlung als Gott. Metaphysische Grillen und theologische Mucken didaktisierter Wissenschaft, Lüneburg, zu Klampen, 1986, p. 73).
12 C. Türcke, Zum ideologiekritischen Potential der Theologie. Konsequenzen einer materialistischen Paulus-Interpretation Lüneburg, zu Klampen, 19903, p. 123.
13 J. Moltmann, Der gekreuzigte Gott. Das Kreuz Christi als Grund und Kritik christlicher Theologie, München, Kaiser, 1972, p. 126, trad. it. Il Dio crocifisso. La croce di Cristo, fondamento e critica della teologia cristiana, Brescia, Queriniana, 19904, p. 157.
14 Ricordando la sconvolgente analogia proposta da sant’Agostino in un suo sermone, secondo cui Cristo sarebbe come un tamburo, la cui pelle è tesa sulla croce e il suo corpo torturato lo strumento che trasforma il rumore del mondo in un canto di grazia – «in ligno…caro extenditur, ut tympanum fiat et ex cruce iscant suavem sonum gratiae confiteri» – Türcke aveva già scritto (Zurück zum Geräusch, cit., p. 516): «La morte di Gesù di Nazareth fu la tremenda esecuzione di un uomo che i suoi discepoli, per poterla sopportare, interpretarono successivamente come un sacrificio voluto da Dio. Per questo, un Gesù che, in punto di morte, lancia un alto grido doveva colpire un nervo scoperto. Il vangelo più antico, il vangelo di Marco, documenta ancora chiaramente il grido di Gesù prima di morire, un grido sconvolgente. In Luca, Gesù muore già con le parole devote del salmo 31,6: “Nelle tue mani consegno lo spirito mio” e in Giovanni si dice solo “Tutto è compiuto!”. Non si impone qui il sospetto che la rimozione di questo grido, che procede come seguisse un piano dal vangelo di Marco fino al vangelo di Giovanni, costituisca il principio segreto della musica cristiana? Che il canto della grazia che, secondo Agostino, si leva dal corpo martirizzato di Cristo, sia destinato a coprire il suo grido così da renderlo inudibile, facendo sì che esso non disturbi la concezione secondo cui la sua morte era gradita a Dio e da lui voluta? Che reprimere questo grido non significava meno che reprimere il demone del dubbio e che questo demone è in agguato ovunque sia all’opera il rumore, dunque qualcosa di simile a un grido?».
15 C. Türcke, Zum ideologiekritischen Potential der Theologie, cit., p. 127; E. Bloch, Experimentum mundi. Frage, Kategorien des Herausbringens, Praxis, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1975, trad. it. Experimentum mundi. La domanda centrale, le categorie del portar fuori, la prassi, Brescia, Queriniana, 1980, p. 62.
16 F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Milano, Adelphi, 1976, p. 393. Nel sospiro di Nietzsche, Türcke scorge «la più sintetica e forse più geniale formula per il nesso tra ricambio organico e ultime cose, tra vita pulsionale ed eternità. Qui gli estremi si toccano. La metafisica ha una base naturale. La creatura non lo sa: il nesso tra la sua vita pulsionale e l’eternità le è nascosto, ma a istituirlo è il suo sospiro. Una ragione che anziché aiutare questo sospiro a farsi eloquente, lo ignora del tutto, è una ragione scarsamente consapevole e della natura e di se stessa. È questa l’insufficienza di cui soffre il progetto di un pensiero postmetafisico» (C. Türcke, Kassensturz. Zur Lage der Theologie, Lüneburg, zu Klampen, 19972, p. 139).
17 P. Sloterdijk, Du mußt dein Leben ändern, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 2009, trad. it. Devi cambiare la tua vita. Sull’antropotecnica, Milano, Cortina, 2010, p. 547: «L’unica autorità che oggi può dire: “devi cambiare la tua vita!” è la crisi globale, la quale, come chiunque avverte da un po’ di tempo, ha iniziato a inviare il suo apostolo. […] Non serve avere una particolare inclinazione musical-religiosa per capire che la Grande Catastrofe diventerà la dea del secolo. Poiché essa possiede l’aura dell’evento immane, le spettano quei connotati essenziali che finora erano stati attribuiti alle potenze trascendenti».
18 «Chi oggi parla di “Dio” intendendo il dio monoteistico e facendolo come se per la sua esistenza si dessero all’incirca tanti motivi pro come motivi contra, e come se scientificamente fosse altrettanto serio sia “interpretarlo” che metterlo in dubbio, non solo non prende in considerazione la questione della teodicea come se, insolubile per gli uomini, in Dio fosse però risolta, ignora anche quel cammino faticoso e crudele dal primo degli dèi sino al monoteismo che dovrebbe comunque pur sempre costituire il 90 per cento della storia della religione nel suo complesso. In breve, parla a vanvera, anche se esistono ancor sempre apposite facoltà per le quali un simile parlare a vanvera costituisce addirittura il requisito indispensabile per l’assunzione» (C. Türcke, Gott inexistent, aber unabweisbar, in “Merkur”, 53 (1999) 9/10, p. 825).
19 Vedi C. Türcke, Religionskritik zweiten Grades, in I.U. Dalferth (a cura di), Kritik der Religion, Tübingen, Mohr Siebeck, 2006, pp. 319-328.
20 F. Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, Milano, Adelphi, 19863, p. 73.
21 C. Türcke, La società eccitata, cit., Torino, Bollati Boringhieri, 2012, pp. 153, 161.
22 T.W. Adorno, Minima Moralia, Torino, Einaudi, 2005, p. 142.
23 W. Benjamin, Sul concetto di storia, Torino, Einaudi, 1997, p. 85.