Il segreto dell’immagine è la castrazione
p. 179-182
Texte intégral
«Perché mai ci siamo impegnati a seguirlo nella difficile ultima parte del suo insegnamento? C’entra, sicuramente, il gusto del deciframento.
Personalmente, ho questo gusto, e noi lo abbiamo nella misura in cui siamo analisti»1.
1L’immagine del corpo è – per la psicoanalisi a orientamento lacaniano – una categoria clinica di vitale importanza, non per ciò che si vede o si mostra, ma per questa immagine che è prima di tutto, un mistero. Basta prendere in esame i riferimenti di Lacan agli affreschi della Villa dei Misteri a Pompei, per rileggere il mistero del corpo-parlante che risulta, per ciascuno, dall’unione della parola e del corpo, in quanto è l’immagine allo specchio a conferire un Io, in quanto statuto, all’Io ideale e all’Ideale dell’Io.
Lampi che di per sé illuminano
2C’è un segreto sostanziale della nostra pratica analitica che, come i «lampi che bucano le scure nubi del discorso di Lacan»2, ci orienta nel tragitto di ciò che ogni volta si va svelando, in ciascun caso e secondo l’immagine di ciascun corpo che, per la psicoanalisi, non è un concetto né banale, né triviale, né inconsistente.
3Al contrario, c’è una sostanza di godimento che l’analista – nella formazione permanente – saprà ascoltare nella diversità delle immagini e nella materialità clinica che essa ci insegna.
4Così come insegna anche l’osservazione del campo visivo di un neonato disteso che, sensibile alle risate e alle smorfie dei suoi genitori, introduce un godimento tramite l’immagine del corpo, che però non è ancora la “sua” propria immagine, ma quella degli altri. Questa mancanza d’interesse del neonato per la propria immagine è illuminante per comprendere la precarietà del “se stesso” in alcuni soggetti che non sono arrivati a riconoscere la propria immagine allo specchio. Un’immagine che – sebbene non sia mai esaustiva –, servirà da supporto I-S di fronte al reale.
Dignità dell’immagine // Pregiudizio immaginario
5Le immagini, gli ideali e le identificazioni sono importanti supporti soggettivi, specie di fronte alle disregolazioni tra i(a) e (-φ), com’è accaduto in particolar modo durante la pandemia.
6È in quanto supporto fondamentale, così come lo è la Metafora Paterna, che la psicoanalisi intende dare dignità all’immagine del corpo proprio e a quello degli altri, principalmente quando il simbolico non è più ciò che era.
7Rispetto ai pregiudizi immaginari la pratica analitica dà priorità alla sua clinica, dato che di fronte alla precarietà dei casi carenti di quel supporto che è l’immagine non ci sarà consistenza della realtà, né di ciò che un soggetto percepisce, e quindi non ci sarà nemmeno un luogo dove situare ciascuna parola, ciascuna immagine, ciascuna cosa. È grazie a questo supporto che un soggetto si situa, si colloca. È grazie a questo supporto che ciò che sta intorno ha una forma per sostenersi. È grazie a queste forme che – a differenza delle psicosi – la percezione è regolata e pertanto collocabile.
La Parabola dei ciechi e la libido
8Come insegna la clinica delle psicosi, a volte questa disregolazione dell’immagine si precipita in sfortunati passaggi all’atto che portano il paziente a estremi insostenibili. L’invasione della libido può andare da un estremo narcisista al suo rovescio, in un eccesso delibidinizzato, vale a dire che la libido o invade l’immagine, o si ritira dal mondo.
9Sono casi che insegnano in merito all’estrema solitudine e alla rottura del legame, fino al punto di percepire soltanto – come nel caso di Schreber –, un mondo popolato di «uomini fatti fugacemente»3.
10L’analista/analizzante è avvertito – dalla sua analisi – del fatto che il segreto dell’immagine, che è la castrazione, ha effetti nella singolarità del proprio caso, così come nelle cure che dirige. È quanto mi ha insegnato il controllo di un difficile caso di melanconia che mi ha fatto pensare alla Parabola dei ciechi 4, ascoltandomi nel dire all’analista ciò che «non avevo visto».
11In effetti, ciò che si ascolta in ciascuna seduta analitica, richiede di specificare quello che in spagnolo permette di distinguere tra: una sesión, una seduta, con la “s” e una cesión, una cessione, con la “c”. Cedere il godimento nella seduta analitica richiede di passare per l’immagine che parla, che sia tramite il corpo che gode perché parla (bla bla), o tramite il corpo che gode perché c’è l’imperativo superegoico che spinge al «godi!»
Come dispone ciascun essere parlante, a differenza degli animali, di un tratto preminentemente privilegiato del corpo proprio?
12È certo che alcuni animali abbiano la necessità di vedere un simile, per esempio, per lo sviluppo del proprio organismo o per individuare il proprio nemico, ma ciò che questi animali non hanno è l’immagine del corpo proprio. Questa immagine per la psicoanalisi è vitale quando si tratta di ascoltare – senza pregiudizi, né preconcetti culturali, organici, razziali o affettivi – ciò che psicoanaliticamente si legge nella preminenza dell’immagine del corpo proprio, che nel caso degli esseri umani ha a che vedere con la supposizione di una mancanza, di un buco che l’immagine del nostro corpo verrebbe – lo dico al condizionale – a colmare. Questa mancanza essenzialmente tappata, che si costruisce nel fantasma (S⁄ <> a) di un analizzante in analisi è, per la nostra pratica, una bussola clinica che non si potrebbe seguire senza le coordinate di ciò che insegna la casistica di ciascun corpo rispetto all’immagine dell’altro, Io ideale i(a), che in qualche modo va a tappare questa mancanza essenzialmente umana.
Il segreto della mia castrazione
13Quando Lacan riprende la tesi dell’anatomista olandese Louis Bolk, sulla «fetalizzazione» 5, lo fa per spiegare che il neonato umano di fatto è, fin dall’origine, fin dalla nascita: un prematuro fisiologicamente incompiuto. Del momento che precede lo stadio dello specchio è stato interessante, almeno per il mio caso, rivelare un segreto nascosto per 25 anni della mia analisi. Segreto che si è svelato con un «salto» – come ho trasmesso nella mia prima testimonianza di AE6 – durante la settimana della conclusione della mia analisi, mentre mi muovevo da Roma a Parigi in un anno bisestile, ormai senza le coordinate della mia nascita ho «saltato» con leggera allegria per «uscire» dalle carceri del godimento (I-S) della mia «posizione fetale».
Notes de bas de page
1 J.-A. Miller, L’inconscio e il corpo parlante [2014], in Aa. Vv., Scilicet. Il Corpo Parlante. Sull’inconscio nel secolo xxi, Roma, Alpes, 2016, p. xxiv.
2 Ibidem.
3 D.P. Schreber, Memorie di un malato di nervi [1903], Milano, Adelphi, 1974, p. 138.
4 https://it.wikipedia.org/wiki/Parabola_dei_ciechi
5 J. Lacan, Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io [1949], in Scritti, Torino, Einaudi, 1974 e 2002, vol. I, p. 91.
6 Cfr. R. Cors Ulloa, 27 - 28 - Uno. Prima Testimonianza [2018], “attualità Lacaniana”, 25, 2019, p. 219.
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