Premessa
p. 7-9
Texte intégral
1La ristampa di questo nostro volume su Kant, avviene nella nuova bella collana di filosofia “Phýsis” diretta da Emilio Carlo Corriero e Jain Hamilton Grant, che ringrazio cordialmente per il rilancio che ciò comporta per l’opera, oltre il riconoscimento che essa non ha perduto con il tempo la sua attualità e la sua portata scientifica. Uscita nel 1997, l’opera ha ricevuto ampi e concordi apprezzamenti dalla critica sia in Italia, da parte di illustri studiosi di Kant come P. Faggiotto, M. Barale, V. Melchiorre, sia all’estero, come nell’ampia favorevole recensione di Y. S. Hoffmann in «Kant-Studien», 91(2000) e nella decisione di accoglierla in traduzione francese nella prestigiosa collana “Philosophie & Théologie” diretta da Ph. Capelle (cfr. G. Ferretti, Ontologie et théologie chez Kant, Du Cerf, Paris 2001). Questa traduzione mi è valso, tra l’altro, l’invito a presentare e discutere l’opera al Xe Congrès international de la Société d’Etudes Kantiennes de Langue Française, tenutosi nei giorni 5-8 ottobre 2011 in Luxemburgo sul tema “Kant: Théologie et Religion” (cfr. gli Atti del convegno Kant. Théologie et religion, sous la dir. de Robert Theis, Vrin, Paris 2013).
2L’originalità dell’impostazione dell’opera consiste soprattutto nell’aver riletto Kant dopo le critiche di Heidegger e Levinas all’ontoteologia, ovvero dopo la nuova impostazione della problematica dei rapporti tra ontologia e teologia data dai due illustri filosofi nel Novecento. Tra i risultati principali, l’aver messo in discussione l’interpretazione dominante che ha visto nella filosofia di Kant la dichiarazione della fine della metafisica e la presa di distanza da ogni forma di ontologia e di “ontoteologia”. Inventore di questo termine, Kant in verità considera l’“ontoteologia” come il frutto supremo della conoscenza umana e le attribuisce un importante compito anche nei confronti della teologia. E quanto alla metafisica e ai suoi rapporti con la teologia nelle sue varie forme, egli ha una posizione particolarmente complessa, che l’opera cerca di dipanare sulla base di una lettura attenta di alcuni testi chiave. In particolare essa mette in luce come in Kant operi un singolare modello di metafisica, capace di portare la ragione fino ai suoi “confini/limiti” (Grenze), aprendola così a ciò che la oltrepassa. Questo modello di “ragione ai confini” costituisce la chiave di volta di tutta la riflessione kantiana concernente la problematica metafisico-teologica. Rileggere Kant alla luce dei rapporti tra ontologia e teologia risulta così una condizione preliminare indispensabile per la comprensione del suo intero pensiero critico, compresa la sua posizione sui limiti del sapere scientifico.
3La ristampa riproduce il testo originale, limitandosi ad apportare la correzione di alcuni refusi che sono stati individuati nella prima edizione e a dare una nuova impaginazione. La bibliografia rimane ferma al 1996, anno di chiusura dell’opera. Ma non mi consta che la letteratura uscita in seguito ne abbia messo in discussione l’impianto e le conclusioni. Mi preme però segnalare tra i volumi che allora non riuscii a vedere, il poderoso volume di Robert Theis (Gott. Untersuchung zur Entwicklung des theologischen Discurses in Kants Schriften zur theoretischen Philosophie bis hin zur Erscheinen der Kritik der reinen Vernunft, Frommann - Holzboog, Stuttgard - Bad Cannstatt 1994), da cui avrei potuto avere significative precisazioni sulla maturazione del pensiero di Kant a proposito della teologia. E tra i volumi più recenti il volume di Gerardo Cunico (La speranza e il senso. Metafisica ed ermeneutica in Kant, Mimesis, Milano-Udine 2018) che oltre a condividere l’interpretazione “metafisica” di Kant, sia pur di una metafisica profondamente trasformata, avvalora la mia posizione sull’importanza del momento della libertà nella concezione non solo della fede religiosa ma anche dell’atto metafisico. Confrontandomi con quest’opera (v. il saggio La libertà dell’atto metafisico della “fede” nel pensiero di Kant, elaborato per la Festschrift in onore di Gerardo Cunico nel 2021 e in corso di edizione) ho avuto modo di ulteriormente documentare la mia interpretazione di questo punto che ritengo costituisca uno dei contributi fondamentali dati da Kant alla metafisica, non sempre sufficientemente messo in luce dalla critica nella sua esatta portata. Quanto ad altri punti dell’opera che in seguito ho approfondito, vorrei ricordare quello del male radicale, strettamente connesso con il tema della libertà (cfr. il saggio Il male radicale e la sua redenzione, in D. Venturelli e A. Pirni (a cura di), Immanuel Kant. Filosofia e religione, Impressioni Grafiche, Acqui Terme 2003, pp. 93-128; e Immanuel Kant (1724-1804), in G. Riconda - M. Ravera - C. Ciancio - G. L. Cuozzo (eds.), Il peccato originale nel pensiero moderno, Morcelliana, Brescia 2009, pp. 543-567).
4Mi auguro che questa ristampa nella nuova collana sia di aiuto a quanti desiderano meglio conoscere Kant, a cui è sempre filosoficamente illuminante ritornare con nuove domande per andare anche oggi “con Kant oltre Kant”.
Torino, 8 ottobre 2022.

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