Préface
p. 8-9
Texte intégral
1Questa ricerca è rivolta solo esternamente alla documentazione archeologica: l'obiettivo finale del lavoro si rivolge alla ricostruzione di un settore della vita socio-economica della Magna Grecia e della Sicilia nel iv e iii secolo a.C.
2Per raggiungere questo obiettivo si utilizzano gli strumenti propri dell'indagine storica: le fonti letterarie e, beninteso, le documentazioni archeologiche.
3Per quanto riguarda le prime, appare che la loro utilizzazione rispetta le più severe regole del metodo, e che le deduzioni che se ne traggono seguono una rigorosa consequenzialità logica.
4Il “filo rosso” che si segue è quello della coltivazione della vite, della produzione e della circolazione del vino: e, quindi, l'attività “economica” generale che si esplica sul territorio.
5Di interesse appare il confronto tra notizie antiche a proposito di vini e vigneti e quelle di periodi più recenti, fino all'oggi. Non a caso si è parlato di confronto e non di parallelismo o di continuità. In quanto l'Autore si è sempre mostrato attento a considerare le singole fonti all'interno del rispettivo contesto storico e culturale. Ma il confronto, appunto, mostra realtà oggettive, costituite dalla composizione dei suoli, dalle inclinazioni del soleggiamento, dalla particolarità dei microclimi che rientrano, a buon diritto, nella categoria delle “evidenze”. In quanto, appunto, oggettive.
6E, nella generale ricostruzione di realtà antiche, delle quali la tradizione letteraria e la documentazione materiale sono, per definizione, lacunose, intermittenti e selettive, non ci si può concedere il lusso di sottovalutare dati oggettivi di natura ambientale. Come, appunto, i confronti con l'agricoltura moderna e come, in altri studi, hanno indicato indagini paleo-pali- nologiche e paleo-naturalistiche.
7Per quanto riguarda le documentazioni archeologiche intese in senso più tradizionale, non si tratta di sole anfore: sono state esaminate officine ceramiche, luoghi di produzione, luoghi di commercio. L'analisi condotta a termine appare sostenuta da un lavoro paziente e tenace, e di gran merito, solo che si rifletta alla grande dispersione delle sedi nelle quali archeologi di numerosi Paesi e delle più diverse scuole pubblicano i risultati dei propri scavi. E ciò quando degli scavi si arriva alla pubblicazione. E, inoltre, quando nelle pubblicazioni ci si occupa anche dei ritrovamenti in impasto non decorato, come sono appunto le anfore.
8Gran parte del lavoro è stato condotto nei magazzini dei musei e delle Soprintendenze. Segno, ci pare, di un'attenzione al dato materiale, quantitativo e reale che, anche ove fosse l'unica caratteristica di questo lavoro, e non lo è, ne rappresenterebbe un titolo di onore.
9L'identificazione tipologica di "gruppi" non è solamente formale, ma è attenta anche alla cronologia documentata per i diversi esemplari. L'intreccio di queste caratteristiche confrontato alle carte di distribuzione permette l'identificazione di aree produttive e commerciali.
10Questa identificazione produttiva e commerciale costituisce un notevole avanzamento nella generale ricostruzione della realtà antica della Magna Grecia e della Sicilia nel corso del iv e del iii secolo a.C. Verso lo stesso scopo si sono rivolti studiosi di storia antica e studiosi di archeologia, per lo più limitando il proprio campo di indagine al proprio specifico. Per quanto riguarda gli archeologi, tralasciando gli studiosi delle generazioni precedenti la nostra, i contemporanei si dibattono fra le secche delle specializzazioni limitanti e la chiusura di campo del proprio esclusivo scavo.
11Ciò è ancora più limitativo se si desidera (e come non si potrebbe, in Magna Grecia?) studiare il rapporto tra Italioti ed Italici: proprio a questo tema si rivolge uno dei più felici filoni di questo studio.
12La netta ed esclusiva separazione tra gli Italioti e gli Italici va lasciata alle ricerche passate; l'interrelazione tra le due sfere non ha riguardato solamente l'attività guerresca; e, proprio su dati archeologici, si può iniziare ad individuare una stratificazione socio-economica, e quindi produttiva, anche all'interno dell'ambiente italico.
13Che nella produzione e nella circolazione del vino, e quindi anche delle anfore, gli Italici fossero ben presenti, se non in maniera quasi assoluta, è una delle ipotesi alle quali giunge, con lucida coerenza, questo studio. È interessante notare la diacronia, da Nord a Sud, dello sviluppo agricolo fra gli Italici, che pare-del tutto interrompersi dopo la seconda punica, come indicano le importazione rodie a Tiriolo. Mentre si riscontra, allo stato attuale delle conoscenze, una mancanza quasi totale di documentazione archeologica, ma non letteraria, al riguardo per quanto concerne l'ambiente italiota.
14Caso emblematico è costituito da Heraclea: ma anche qui la documentazione archeologica è mista, e non solo nella composizione dei corredi sepolcrali, ma anche nei ben più significativi depositi votivi. Così indicano i ganci di cinturoni italici votati nella stipe di Demetra.
15A Poseidonia il territorio circostante la città conquistata dai Lucani è fittamente occupato da fattorie agricole. Ma dove abitavano, e a quali produzioni erano intenti, quei Greci che, annualmente, si riunivano sulla riva del mare a pregare i propri antichi dèi e a ricordare luttuosamente il perduto dominio?
16Presumere una risposta per queste, e per altre, domande da questo lavoro non corrisponde alle premesse: il buon frutto che se ne ricava, e che abbiamo a disposizione, sono proprio le domande che Vandermersch ci costringe a formulare, e per le quali gli dobbiamo esser grati.
Auteur
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