Herakleia e Metaponto
Herakleia e Metaponto. Trasformazioni urbanistiche e produzione agricola tra tarda repubblica e primo impero : i nuovi dati archeologici
p. 177-196
Résumés
La sconfitta di Pirroe la sua partenza dall’Italia determinano un rapido processo di romanizzazione che interessa anche la fascia ionica. Le colonie greche di Metaponto ed Herakleia subiscono profonde trasformazioni all’interno delle aree urbanee nei loro rispettivi territori. Metaponto sembra soffrire una maggiore crisi demograficae riduzione degli spazi urbani, mentre Herakleia non presenta sostanziali cesure urbanistiche con il periodo precedente. Il territorio compreso tra le due colonie, specialmente nel corso del II sec. a. C., propone a livello archeologico più presenze rurali, ubicate lungo la grande viabilità. La fattoria greca con il suo lotto diviso ed a conduzione unifamiliare viene sostituita dalla villa rustica, nella quale le dimensioni della struttura sottendono l’appropriazione di una notevole estensione di terrenoe l’avvio di monocolture cerealicole ed arboree. Il porto metapontino costituisce l’unico polo dinamico di un territorio sfruttato, ma non occupato intensamente.
The defeat of Pyrrhus and his departure from Italy determine a rapid Romanization which also interests the Ionic coastal strip. The Greek colonies of Metaponto and Heraclea undergo profound transformations within their urban areas and their respective territories. Metaponto seems to suffer a greater demographic crisis and reduction of urban spaces, while Heraclea does not present substantial urbanistic discontinuity with the preceding period. The territory between the two colonies, particularly during the course of the second century A. D., archaeologically presents more rural settlements, located along the great road network. The Greek farm with its divided lots and its one-family tenancy is substituted by the villa rustica, in which the dimensions of the structure imply the appropriation of a notable extension of land and the start of a single-crop system of cereal and orchard cultivation. The Metapontine port constitutes the only dynamic pole of an exploited but not intensely inhabited territory.
Texte intégral
11. Il presente studio vuole offrire un contributo al tema del Convegno attraverso una lettura dei dati archeologici più recenti relativi alla fascia costiera ionica compresa tra le città italiote di Herakleia e Metaponto. Le ricostruzioni storiche finora proposte per quest’area sono state sempre condizionate dal concorrere di tre fattori diversi : l’esiguità delladocumentazione archeologica di età repubblicana ed imperiale1, l’atteggiamento ideologico, spesso retrospettivo, delle fonti letterarie2 ; e, in maniera più determinante, i due passi di Livio e di Varrone relativi al trasferimento nel Bruzio ad opera di Annibale di circa 5 000 metapontini (XXV, 11. 10), e alla menzione dei metapontinos saltus et Heracleae emporium (RR, 2, 9, 6). Conseguentemente, il quadro insediativo ed economico proposto per l’età romana è stato quasi sempre di segno negativo ed impostato su una progressiva ed irreversibile desertificazione di tutta l’area (Russi 1973, 1901-1902 ; Ghinatti 1985,6-8 ; Toynbee 1983 ; Sartori 1976. 83-137).
2I dati archeologici che sono alla base della nuova lettura qui proposta sono di recente acquisizione ed in gran parte inediti. Essi provengono da interventi, programmati ο di tutela, effettuati dalla Soprintendenza Archeologica della Basilicata,e da attività di scavo svolte nell’ambito di un programma di ricerca sulla romanizzazione della Basilicata sudoccidentale, promosso dalla cattedra di Topografia antica dell’Università di Lecce3.Èquindi evidente che non tutti i siti presi in esame hanno un medesimo livello di documentazione ; alcune aree, quali quelle urbane di Herakleiae di Metapontoe la villa di Termitito, sono state oggetto di unaricerca sistematica ; altre, invece, quali le strutture agricole di contr. Recoletae di propr. Di Leo, sono il risultato di sollecitazioni casuali, prodotte da lavori per l’emergenza idrica, ο dal rifacimentoe potenziamento delle reti irrigue4.
3Per la contigua fascia territoriale compresa tra i fiumi Biadanoe Basento, si fa ovvio riferimento alla lungae proficua attività di’survey’condotta da J. C. Carter, integrata da interventi di scavoe da esami paleobotanicie faunistici (Carter 1987 ; Carter 1990).
4Nel complesso, questa nuova documentazione archeologica inverte la tendenza generalee propone, per il territorio, una continuità di frequentazionee di produzione agricola anche dopo il III sec. a. C., sia pure con modie forme differenti rispetto al periodo precedente ; e per le aree urbane, una sostanziale diversità nell’evoluzione urbanistica ed economica delle due colonie.
1.1. Metaponto
5La sconfitta di Pirroe la partenza dall’Italia dell’esercito epirota producono come effetto immediato anche l’intervento politico-militare di Roma a Tarantoe a Metaponto. Come recentemente proposto sulla base di nuove acquisizioni archeologiche (De Siena 1990), la collocazione di una guarnigione stabilee la realizzazione del c. d. castrum all’interno della città vanno datate, in perfetta sintonia con quanto già intuitoe proposto da E. Lepore sulla base di considerazioni di tipo storico-letterario (Lepore 1974, 323-324), nella prima metà del III sec. a. C. La scelta dell’area destinata al praesidium provoca un’evidente alterazione del tessuto urbano, che si esemplifica immediatamente nella perdita di funzione dell’agorà, sia sotto l’aspetto urbanistico che dal punto di vista politico (fig. 1). L’ubicazione della nuova organizzazione militare, inoltre, è determinata dalla necessità di mantenere un contatto rapidoe diretto con la struttura portuale, sviluppatasi tra un’ansa del fiume Basentoe la linea di costa (De Siena 1990, 303-306e tavv. III-IV). La consistente crescita di livello della falda freatica, ben documentata dai numerosi interventi di drenaggio che vengono realizzati nell’area urbana a partire dalla seconda metà del IV sec. a. C.,e la successiva assenza di continue opere di bonifica devono aver causato il progressivo impaludamento della fascia costiera. Da qui la necessità di un taglio nel cordone delle dune sabbiose, con la conseguente formazione di un bacino portuale retrodunale, tra la costa ed il lato orientale del castrum (fig. 1). Lo stretto rapporto topograficoe cronologico tra i due interventi costruttivi (castrumbacino), già suggerito dalle esigenze di difesae di approvvigionamento di un presidio militare, è confermato da significativi dati archeologici : la distruzione, nella prima metà del III sec. a. C., della necropoli monumentale presente sulle dune costiere ; la cronologia dei materiali ritrovati ; l’utilizzazione di alcuni ambienti della stoà come luogo di forte concentramentoe di deposito di derrate alimentari5 ; la esatta corrispondenza tra il taglio del cordone dunalee l’asse della grande plateia E-W, la stessa che margina il settore meridionale del santuario di Apollo Lykaios (De Siena 1990, 304). A partire da questo momento, l’arteria conservae accentua la propria funzionalità, costituendo un importante elemento di congiunzione tra il nucleo del castrum-porto ed il territorio (fig. 1).
6Nel corso di tutto il III sec. a. C. una gran parte dell’abitato metapontino manifesta innegabili segni di regressoe di crisi profonda : interi quartieri produttivie abitativi sono completamente abbandonati. L’agorà viene divisa quasi a metà dalla costruzione del fossatoe di altri accorgimenti difensivi, chiaramente connessi con l’impianto militare del castrum. Le architetture più monumentalie rappresentative del santuario, minacciate dalla crescita della falda, non ricevono i necessari interventi di manutenzionee di ricostruzione.
7L’atteggiamento dei metapontini durante la seconda guerra punica è noto. La partenza di una parte della guarnigione romana, la rivolta ed il passaggio ad Annibale sono episodi che ben illustrano il comportamento della città nei confronti di Roma. Dopo la sconfitta di Annibale si ha, verosimilmente, la confisca del territorio di Metaponto al pari di quelli di Crotonee Taranto (Livio, XXII, 6L 11-12). È importante notare, tuttavia, che nell’area non si registrano deduzioni coloniali ο assegnazioni di ager publicus, nè si manifesta un impegno politico capace di ricostituiree mantenere le forme della tradizionale economia contadina, legata alla piccola proprietà ed alla fattoria.
8Alla fine del IIIe nel II sec. a. C., però, si assiste alla rioccupazione parziale di alcuni spazi urbani (fig. 2). L’abitato si ripropone con forme organizzative nuove rispetto al precedente assetto di IV sec. a. C. Intorno al nucleo del castrum, e quindi del porto fluviale, si sviluppano numerose attività produttive di tipo artigianale, provate dalle numerose tracce di fornacie scorie di lavorazione, ed accompagnate da consistenti ed estesi interventi di edilizia privatae pubblica (De Siena c. s.). Il santuario viene ristrutturato nel settore più vicino all’agorà, e si ripropongono porticati leggeri a definizione dello spazio sacro. Anche ilteatro, pur non manifestando interventi per un suo recupero architettonico e funzionale, presenta tracce di una ripresa di frequentazione, specialmente in prossimità dell’edificio scenico.
9La conferma di un notevole cambiamento politico ed economico rispetto alla fase della seconda metà del IV sec. a. C. si ha comunque nella contrazione dell’area pubblica, nell’abbandono definitivo di interi settori urbani, e nell’occupazione della parte terminale della plateia E-W, nel punto di immissione nell’agorà, con lacostruzione di un impianto artigianale-abitativo di notevoli proporzioni (fig. 2) ; oltre a evidenti considerazioni di tipo urbanistico, esso denuncia l’affermarsi di nuove classi agiate, dotate di particolari risorse economiche (De Siena 1992).
10La grande stoà ellenistica, che nella polis della fine del IV sec. a. C. costituiva la monumentale chiusura architettonica del lato orientale dell’agorà (fig. l), e che già con la costruzione de lcastrum aveva ricevuto una sostanziale trasformazione di funzione, nel corso del II sec. a. C. sembra conservare la destinazione a magazzino pubblico. Del resto, non è da dimenticare lo stretto rapport topografico che tutta l’area continua ad avere con l’impianto portuale (fig. 1). Il tipo di anfora presente nei livelli di distruzione della stoà, probabilmente collocabili nella parte iniziale del I sec. a. C., non rientra nelle classificazioni già note (fig. 3). Oltre che a Metaponto, essa è frequentemente attestata nei livelli di II e I sec. a. C. di Herakleia e in tutti gli impianti agricoli coevi finora individuati nel territorio compreso tra i due centri6. L’esemplare mal cotto rinvenuto da Carter nel complesso della Pizzica (Carter 1983, 40) documenta la produzione locale di questo tipo di contenitore,e ne giustifica la proposta definizione come “anfora metapontina”. Allo stato attuale della documentazione mancano dati relativi al probabile contenuto,e la sua area di distribuzione non sembra superare i limiti prima indicati, anche se alcuni esemplari, finora isolati, provengono dal Salento e dall’area siracusana7.
11La ripresa avvertita nel santuarioe nell’agorà s’interrompe con la prima metà del I sec. a. C.,e non è da escludere un rapporto di causa-effetto con le vicende della guerra socialee del successivo passaggio di Spartaco. Livelli di distruzione violenta, accompagnati da una consistente crescita stratigrafica, sono stati osservati in più punti all’interno della stoà ; in particolare, il crollo del tetto ha sigillato un terreno ricco di nuclei carboniosi, contenente prevalentemente anfore commerciali, vasi a pasta grigiaecoppe megaresi, mentre i nuovie sovrastanti livelli di frequentazione presentano materiali di prima età imperiale (ceramica aretinae a pareti sottili). In questo stesso periodo i monumenti principali del santuario urbano diventano cave di pietra, mentre l’abitato si riduce nei ristretti limiti del castrimi.
12Tra la fine del I e il II sec. d. C. si assiste ad una ulteriore trasformazione. Gruppi di sepolture occupano vasti settori dell’agorà e della grande piatela E-W (fig. 4) ; l’edificazione di modesti monumenti funerari, aggreganti piccoli complessi familiari, sottolinea la persistente funzione di questa arteria come asse di collegamento diretto tra il nucleo abitato-porto e il territorio, ma anche l’avvenuta trasformazione dell’agorà, fulcro centrale della precedente polis greca, in un’area extraurbana (Giardino c. s.)8.
1. 2. Herakleia
13Del tutto differente si presenta la situazione dell’altra colonia greca della costa ionica (fig. 5). Il significato ed i vantaggi collegati con la stipula del prope singolare foedus con Roma dopo il 280 a. C. sembrano persistere inalterati anche nel corso del secolo successivo, nonostante la defezione nel momento annibalico (Sartori 1967, 78-85). Pochi ma significativi sono gli episodi relativi ad alcuni suoi cittadini, interessati da attività commerciali a Delo, ο legati ai Luculli, probabilmente presenti con proprietà nel territorio herakleota (Sartori 1967,85-89).
14Il generale calo demografico che coinvolge tutta la regione dopo Pirro sembra avere ad Herakleia una ripercussione solo parziale : alla sensibile contrazione del numero di sepolture, sottolineata di recente per la necropoli meridionale (Pianu 1990), probabilmente non corrisponde un identico momento di crisi diffusa nella contigua città bassa, dove un gruppo di fornaci sembra operare con continuità per tutto il III sec. a. C. (Giardino 1992)9. Anche la parte di abitato che impegna, in maniera continua ed uniforme, tutto il lungo terrazzo corrispondente alla "collina del Castello" (fig. 5) presenta nel III sec. a. C. una notevole abbondanza di documentazione materiale,e rivela intensità di frequentazionee forte varietà di produzione artigianale (Adame-steanu 1974, 98 sgg ; Giardino 1991 b).
15Il generale benessere goduto dal centro nel II sec. a. C., già suggerito da alcuni documenti epigrafici (Sartori 1967, 85-86) ed evidenziato dalla intensa utilizzazione dei quartieri abitativi (Giardino 1976, 559), è ulteriormente confermato dal numero delle sepolture individuate nelle necropoli occidentalee meridionale (fig. 5). Tra queste ultime risulta particolarmente significativa quella di un artigiano-orafo, operante ad Herakleia nel II sec. a. C. e probabile autore, tra l’altro, di una produzione di ganci per collane a protome animale (Giardino 1992). Inoltre, la presenza in alcuni corredi di materiali di provenienza medio-adriatica (Giardino 1990, 81-82) sembra anticipare almeno alla seconda metà del secolo quella attività economica connessa con l’allevamento delle pecore, già attestata dalle fonti letterarie, ed ipoteticamente riferita da Sartori alla prima metà del I sec. a. C. (Sartori 1967, 93). I recenti scavi condotti dall’Istituto di Archeologia dell’Università di Perugia nella vallata che separa la "collina del Castello" dalla c. d. città bassa (fig. 5) hanno evidenziato come in questo stesso II sec. a. C. si assista anche ad una riorganizzazione del santuario di Dioniso intorno al c. d. tempio arcaico, con una persistenza di frequentazione fino all’età augustea, anche se le strutture messe in luce si caratterizzano per una marcata povertà dei materiali ed una scarsa valenza monumentale (Pianu 1988-1989, 132-133).
16Le cronologie proposte per l’in-tetramente dei tesoretti monetali ritrovati durante gli scavi sulla "collina del Castello" si concentrano significativamente tra l’ultimo quarto del II sec. a. C. e il 45 a. C. (Siciliano 1985, 119-124), ed evidenziano, al pari dei dati provenienti dall’abitatoe dalle necropoli, una accentuata crisi economicae demografica solo nel corso del I sec. a. C., analoga a quella sofferta da Metaponto. Nei decenni iniziali del I sec. d. C. si registrano il completo abbandono del quartiere abitativo ubicato nella parte occidentale della "collina del Castello" (Giardino 1976, 559-560)e del santuario di Dioniso (Pianu 1988-1989. 133), nonchè la cessazione d’uso della necropoli meridionale (Giardino 1990, 73-74 ; Giardino 1992). Alcuni limitati settori della parte centrale della collina continuano tuttavia ad essere utilizzati almeno fino al IV-V sec. d. C., senza apparenti soluzioni di continuità cronologica ed urbanistica con il periodo re-pubblicano (Adamesteanu 1969, 3-45). Ad essi vanno molto probabilmente riferiti i nuclei di sepolture di età protoimperiale della necropoli occidentale (Adamesteanu 1974, 115)e dell’area del tempio arcaico (Adamesteanu 1971, 448),e quello tardoimperiale sorto ai margini dell’antico quartiere occidentale (Giardino 1976, 560 ; Giardino c. s.).
2. Il territorio
17La crisi avvertita nei centri urbani tra le vicende di Pirroe quelle di Annibale ha un perfetto parallelismo nei relativi territori. Con la prima metà del III sec. a. C. si conclude l’esperienza della fattoria greca inserita entro i limites della divisione agraria, di sicura tradizione arcaica, fondata sul possesso della terra, sulla residenza stabile dei suoi conduttori,e su una produzione finalizzata principalmente all’autosussistenza (Adamesteanu 1973, 49-61 ; Uggeri 1969, 57-71). L’alto numero di fattorie di IV sec. a. C., distribuite uniformemente su tutto il comprensorio territoriale,e le ridotte dimensioni delle piante ne sono una evidente conferma (Carter 1987, 205-212 ; Carter 1990, 19-24). I risultati dei numerosi interventi di scavoe le recenti ricognizioni condotte da J. C. Carter,e da lui presentate in questo Convegno, documentano il successivo abbandono di queste fattorie, che avevano segnato il paesaggioe l’economia agraria di Metaponto.
18Nel II sec. a. C., in perfetta sincronia con quanto già evidenziato per entrambi i centri urbani, si possono apprezzare i segni di una diffusa rioccupazione del territorioe di una consistente ripresa produttiva. La documentazione archeologica si distribuisce lungo le invitanti vallate fluviali ed a ridosso della via costiera antica (fig. 6), il cui tracciato viene quasi a coincidere con quello dell’attuale SS 106 ionica (Quilici 1967) ; quest’ultima ripropone a sua voltati percorso del c. d. tratturo regio, tradendo significative ed interessanti forme di continuità d’uso. Altre presenze si attestano verso l’interno, a ridosso di segmenti viari paralleli all’asse costiero (fig. 6). È difficile poter stabilire se questi tracciati siano preesistenti,e quindi riferibili all’occupazione del territorio da parte dei coloni greci, oppure appartengano ad una diversa riorganizzazione della viabilità rurale in funzione delle nuove presenze. La prima ipotesi appare tuttavia più credibile, per effetto della persistenza generalmente mostrata da un sistema viario a lunga percorrenza.
19I nuovi impianti rurali, comunque, non sembrano subire particolari condizionamenti dalle strutture territoriali precedenti. È il caso del complesso di propr. Durante (fig. 6), costruito in funzione dell’asse viario costiero, in prossimità del santuario extraurbano di Hera (c. d. delle Tavole Palatine), ma nell’area di una delle necropoli urbane metapontine. In altri casi, invece, la scelta del nuovo insediamento sembra suggerita da esigenze di approvvigionamento idrico (La Cappella), ο da una preferenza per posizioni dominantie panoramiche (villa di Termitito) (fig. 6).
20Talvolta sono presenti, nei livelli inferiori, le tracce materiali di una frequentazione rurale precedente, che ripropone concreti elementi di continuità, se non d’impiantoe di strutture, sicuramente di occupazione. È difficile poter chiarire se si tratti dei medesimi possessores, della medesima struttura che si trasforma per esigenze produttivee per l’adozione di nuovi modelli edilizi, oppure di scelte imposte dalle favorevoli condizioni geofisiche. L’abbandonoe la crisi del III sec. a. C. sembrano far escludere una diretta continuità tra le due fasi, anche se risulta seducente l’ipotesi che un ristretto numero di proprietari-contadini abbiano potuto rioccupare le proprie terre. Interessanti, a questo proposito, la successione stratigrafica riscontrata in loc. S. Angelo Grieco da J. C. Carter (Carter 1983, 16-18),e le testimonianze provenienti da propr. Di Leo a Scanzanoe da propr. Rinaldi, in loc. Recoleta, a Policoro (fig. 6)10 in tutti questi casi sono stati ritrovati materialie livelli archeologici databili a partire dalla metà del VI sec. a. C., momento in cui era stata avviata la generale occupazione in forme stabili del territorio coloniale.
21Per quanto riguarda le caratteristiche planimetriche di questi nuovi complessi agricoli, si possono riconoscere due tipologie principali, aventi la stessa cronologia di impiantoe spesso anche le medesime fasi di vita : una di maggior prestigioe dimensioni, l’altra di tonoe di estensione più dimessi.
22Il primo tipo trova la sua esemplificazione più evidente nella villa di Termitito (figg. 6-8), caratterizzata da due settori fisicamente distinti, corrispondenti alla pars rustica e a quella dominica. Quest’ultima si sviluppa nel settore orientale del pianoro, dominante la vallata del Cavonee la fascia costiera,e presenta pavimenti in signinum, spicatum, cocciopesto ed a mosaico, con tessere bianchee nere. Le strutture murarie sono realizzate con l’uso di malta,e conservano tracce di intonaci dipinti. L’organizzazione dei vari ambienti si sviluppa intorno ad un grande atrio-impluvio tetrastilo, con alae e tablino (fig. 8). Una vasca per la raccolta dell’acqua piovana ed un ambiente-cantina completano il sistema base della villa. Verso la fine del periodo repubblicano si ha l’adozione di un secondo atrio-impluvioe del complesso termale posti sul lato meridionale della villa (fig. 7). Tracce di un violento incendio sono riferibili all’età traianea, ma la frequentazione sembra protrarsi fino al III-inizi IV sec. d. C. (De Siena 1986, 41 ; Bottini 1989, 536-537).
23Le linee di sviluppoe le considerazioni proposte per Termitito sono ugualmente valide per gli impianti di loc. La Cappella, Bivio Franchie Recoleta (fig. 6). In quest’ultimo caso si dispone di elementi più significativi per la fase di abbandono : un’anfora africana di tipo II C dai livelli di crollo (fig. 9), ed alcune sepolture che invadono la sede dell’asse viario presente a ridosso del complesso. Tra i corredi recuperati si cita un piccolo tesoretto di antoniniani di Proboe Carino, rinvenuti nella mano del defunto (fig. 10).
24Il secondo tipo di impianto rurale tardo-repubblicano è caratterizzato da dimensioni indubbiamente più ridotte. Le strutture hanno fondazioni di ciottoli a secco ed elevato in mattoni crudi, ed i vari ambient ruotano intorno ad uno spazio centrale, sul modello della grande fattoria ellenistica (fig. 11). Non si notano ambienti di rappresentanza ο di particolare rilevanza architettonica. L’esemplificazione migliore di questo secondo tipo è fornita dai due complessi di propr. Durantee propr. Di Leo (fig. 6).
25In alcuni dei siti citati per il primo tipo si trovano impianti artigianali di grandi dimensioni, destinati alla produzione industriale di tegole, doli ed anfore commerciali dello stesso tipo di quelle attestate nei livelli di distruzione di I sec. a. C. della stoà di Metaponto. Alla documentazione già nota di loc. Pizzica (Carter 1987, 203-205)11, si deve ora aggiungere quella di loc. La Cappella, sulla destra del Basento (fig. 6) (Bottini 1983, 470-471). Si tratta quindi di grossi complessi rurali, con connesse strutture artigianali capaci di produrre per le esigenze interne, del centro urbano e per l’esportazione.
26Per il noto complesso di Cugno dei Vagni (Quilici 1967, 123-132), attestato sulla destra del fiume Sinni (fig. 6), non si può parlare di impianto rustico, ma piuttosto di un pagus sviluppatosi intorno ad una statio (Giardino 1989, 5). Elementi significativi per tale ipotesi sono costituiti dalla tipologia delle strutture termali conservate (fig. 12), delle quali mancano tuttavia uno scavoe uno studio analitici ; dalla presenza di tracce di abitazioni a nuclei sparsie di una estesae ricca necropoli, rispettivamente sulla sommitàe sulle pendici del pianoro restrostante ; ed in modo particolare dal rapporto topografico diretto tra asse viario costieroe complesso. La cronologia d’impianto di Cugno dei Vagni, posta in età augustea sulla base delle tecniche costruttive impiegate (Quilici 1967, 132), viene a coincidere con il momento iniziale del declino di Herakleia. Questo rapporto cronologico è alla base dell’ipotesi che l’insediamento di Cugno dei Vagni possa essersi sviluppato a seguito della perdi ta d’importanza di Herakleia, della vicinanza della strada litoranea ionica,e della persistente funzionalità dell’antico porto sul Sinni (Giardino 1985, 118). La continuità di frequentazione dell’area almeno fino al IV sec. d. C. è attestata con evidenza da alcuni corredi funerari, il cui tono agiato si distacca notevolmente da quello dimesso delle poche sepolture coeve di Herakleia (Giardino c. s.).
273. A conclusione dei dati archeologici finora esposti, dopo l’abbandono del territorio lottizzato della fase ellenistica,e dopo le vicende della seconda guerra punica, si assiste nel II sec. a. C. ad una rioccupazione del territorio coloniale secondo modie forme differenti da quelli del periodo precedente : alla piccola fattoria si sostituiscono modelli insediativi più articolati, spesso caratterizzati da una struttura sicuramente più ampiae da un’economia più complessa. Per effetto di un innegabile calo demografico, nel III sec. a. C. si produce in concreto una maggiore disponibilità di terreno libero coltivabile, indipendentemente dal fatto che sia intervenuta ο meno una sua confisca (Gabba 1979, 15 sgg ; Gabba 1982, 373-387). La totale assenza di tracce di centuriazioni nella fascia ionica (Giardino 1985, 1 16)e l’estensione latifondistica delle nuove proprietà portano a ritenere come possibili l’avvio ed il mantenimento di monoculture cerealicole ed arboree, probabilmente integrate con le diverse attività connesse con l’allevamento transumante. Può essere di scarso valore documentario, considerato il suo carattere di argomento ex silentio, ma va sottolineato come, finora, non siano state mai ritrovate tracce di attrezzature ed ambienti direttamente legati alla lavorazione oleariae vinicola. Un ultimo, significativo elemento è costituito dalla documentata utilizzazione, in questo stesso periodo, di un nuovo tipo di anfora (fig. 3), sicuramente prodotto negli impianti rustici del territorio ionico,e quindi connesso con la sua rinnovata attività produttiva.
28Per quanto riguardai due centri coloniali, l’inserimento politico di Roma dopo la partenza di Pirro si presenta con esiti diversi. Herakleia sembra conservare sostanzialmente inalterata la sua dimensione urbana, manifestando i segni di un generale impoverimento soltanto a partire dagli inizi del I sec a. C. L’abitato di Metaponto, invece, dopo la sensibile crisi del III a. C., si riorganizza intorno al polo del castrum, collegato funzionalmente con il porto fluviale, ed ha consistenti ampliamenti urbanistici che interessano gli spazi pubblici dell’agoràe del santuario. La stoà continua ad essere utilizzata come deposito-magazzino, almeno a giudicare dall’alto numero di anfore da trasporto ritrovate al suo interno.
29Un’ulteriore, interessante indicazione proviene dalla documentazione archeological riferibile al territorio metapontino in età tardoantica (IV-VI sec. d. C.). In questo periodo, infatti, le forme di occupazione dell’antica chora rimangono’grosso modo’ inalterate nel tipo di organizzazione produttiva, anche se va sottolineata una loro sensibile flessione numerica. In alcuni casi, come quello di S. Biagio, strutture abbandonate vengono sostituite da nuovi impianti (Carter 1981). Il porto segue gli spostamenti a sud del fiume Basento,e proprio in prossimità del relative bacino retrodunale, in propr. Mele (fig. 1), sono stati ritrovatie scavati alcuni ambienti, costruiti con materiali di reimpiegoe identificabili come magazzini portuali (fig. 13). Sul retro di essi, per nostra fortuna in conseguenza di un incendio, si sono conservati i resti carbonizzati di enormi quantità di grano, contenute entro anfore commerciali stipate al di sotto di tettoie lignee (Giardino 1991a, 827-858, spec. 851-857 ; Giardino 1983, 5-36). Questa documentazione, sebbene più tarda, serve a documentare una delle principali colture del territorio metapontino,e la ripropone come possibile anche per i periodi precedenti. Del resto, la fascia ionica della Basilicata sembra aver sempre manifestato una particolare vocazione per le colture cerealicole, ed a chiusura si ricorda come la spiga di grano abbia costituito il simbolo della monetazione metapontina.
Discussion
30M. BELL : Vorrei rispondere in particolare alla dott. ssa Giardino per quanto riguarda l’agorà di Metaponto, di cui abbiamo visto una bellissima piñata nuova. Abbiamo sentito ieri della trasformazione dell’agricoltura in epoca romana nell’Italia meridionale, ed ora la Dott. ssa Giardino ha accennato ad una trasformazione urbana, testimoniata da cambiamenti nell’agorà, che diviene una zona dedicate più al commercio che alla politica. A Morgantina, nella stessa epoca, è documentato un analogo passaggio. Durante l’epoca tardo-repubblicana gli edifici pubblici furono ridimensionati a scopi commercialie divennero anche centri di produzione. Nell’agorà del II-I sec. a. C., ben cinque botteghe di ceramisti furono inserite in edifici pubblici del primo ellenismo, granai inclusi. Quindi, in alcuni centri urbani c’era evidentemente una trasformazione parallela ai cambiamenti nell’agricoltura che sono stati dimostrati da J. Carter.
Bibliographie
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Notes de bas de page
1 Della precedente e non vasta letteratura archeologica esistente su quest’area si ricordano soprattutto il lavoro di Kahrstedt 1960 ; le ricognizioni topografiche di Quilici 1967, e la recente sintesi bibliografica di Gualandi 1981.
Un ringraziamento è dovuto a quanti con suggerimenti, consigli e critiche hanno contribuito alla preparazione di questo studio, e in particolare a D. Adamesteanu, D. Mertens, S. Bianco, J. C. Carter, M. Lombardo e M. T. Giannotta. La responsabilità, comunque, è di chi scrive. Un grazie affettuoso è esteso anche a tutto il personale dei musei di Policoro e Metaponto che con impegno ha curato la documentazione grafica, fotografica ed il restauro dei materiali. La planimetria delle figure 2 e 4 si deve a D. Mertens.
2 Alla sporadicità di notizie su Herakleia post-annibalica, elencate in Fantasia 1989, 197-202, fa riscontro il costante ed esclusivo riferimento allo splendore della polis greca delle fonti metapontine più recenti, da Pausania fino ad Avieno (Giannotta 1980, 63 sgg. e 69-72).
3 Concordato con la Soprintendenza Archeologica della Basilicata nel 1987 ed affidato a Liliana Giardino, esso interessa soprattutto i centri urbani di Grumentum, Herakleia e Metaponto, e alcune presenze significative neiterritori, quali la villa di Termitito e il complesso di Cugno dei Vagni.
4 Per una prima comunicazione dei dati emersi dai più recenti interventi di tutela nel territorio, si rinvia alle relazioni annualmente presentate dal Soprintendente archeologo della Basilicata ai Convegni di Studi sulla Magna Grecia (Taranto).
5 Il saggio A/80, condotto nell’angolo sudorientale di questo monumento, ha documentato che almeno una parte di esso era destinata, nel corso del III sec. a. C., all’immagazzinamento di anfore commerciali. Queste ultime sono quasi esclusivamente del tipo A della produzione corinzia (il complesso è in corso di studio da parte di L. Giardino).
6 L’esemplare intero della fig. 3 appartiene al momento di abbandono di una casa del quartiere occidentale di Herakleia, mentre il frammento di orlo proviene dai livelli di distruzione della stoà di Metaponto. Gli impianti agricoli ai quali si fa riferimento sono quegli stessi indicati sulla cartografia della fig. 6.
7 Desy 1990, 217-218 (con citazione di altri esemplari editi da Gallipoli, Vaste e Leuca. Un altro, ancora inedito, proviene da Torre dell’Orso, vicino a Rocavecchia) ; Pelagatti 1970, 493-494, fig. 83b : da una cisterna con materiali datati tra la seconda metà del III e la metà del I sec. a. C.
8 Notizie preliminari, già edite, sulla piccola necropoli romana sono in Bottini 1984, 460 ; Bottini 1986, 469 ; Bottini 1988, 678.
9 Cinque fornaci sono state rinvenute nell’area nordoccidentale della città c. d. bassa (fig. 5). Esse producevano principalmente anfore commerciali, ceramica comune (acroma e a fasce), vasellame da cucina e, in quantità minore, vasi a vernice nera.
10 Di questi interventi, effettuati entrambi nell’estate del 1990, è stata data notizia nella relazione annuale del Soprintendente nel convegno di Τaranto (Atti XXX Convegno Studi sulla Magna Grecia (Taranto 1990). Napoli 1991, 559 sgg).
11 La presentazione preliminare piu dettagliata di questo complesso resta ancora quella di Carter 1977.
Auteurs
Soprintendenza Archeologica della Basilicata — Museo di Metaponto
Université di lecce
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