Le scritture egee come strumento della burocrazia palaziale
p. 157-167
Résumés
L’apparition du premier système d’écriture en Méditerranée est naturellement liée à l’idée de progrès culturel, économique et technologique. La Crète, en raison de sa position géographique privilégiée, est le lieu de naissance du premier système d’écriture égéenne à la fin du 3e millénaire. Au cours de leur développement historique, les civilisations égéennes ont connu trois systèmes d’écriture : le hiéroglyphique minoen, le linéaire A et le linéaire B. Dans la seconde moitié du 2e millénaire, ces systèmes d’écriture ont traversé les frontières de la Crète et de la Grèce pour arriver même au Proche Orient. Les découvertes récentes sur les îles de la mer Égée (telles que les Cyclades, Samothrace et Cythère), sur la côte ouest de l’Anatolie (à Milet), en Palestine, en Bulgarie et en Bavière offrent, en effet, une confirmation documentée de la propagation des populations égéennes autour de la Méditerranée et à l’intérieur du continent européen. En fait, ces découvertes témoignent de l’élargissement des horizons géographiques mais aussi chronologiques des Égéens au-delà de leurs frontières indigènes.
The earliest appearance of the first writing system in the Mediterranean is naturally connected with the idea of culture, economic and technological progress. Crete, because of its privileged geographical location, became the birthplace of the first Aegean writing system at the end of the 3rd millennium BC. During its historical development, the Aegean Civilizations experienced the spread of three writing systems: Minoan hieroglyphic, Linear A and Linear B. In the second half of the 2nd millennium BC, these writing systems crossed the borders of Crete and Greece to land also in the Near East. Recent discoveries on the Aegean Islands (such as Cyclades, Samothrace and Kythira), on the western coast of Anatolia at Miletus, in Palestine, in Bulgaria and even in Bavaria, offer, indeed, a documented confirmation of the spread of Aegean writing in the West. As matter of fact, these discoveries witnessed the widening of the geographical but also chronological horizons of the Aegeans beyond their natives boundaries.
Texte intégral
1Come nel Vicino Oriente così anche in Occidente la scrittura è legata all’idea di civiltà, di progresso economico e tecnologico, e non a caso Creta, per la sua privilegiata posizione geografica, divenne la culla della prima scrittura europea alla fine del III millennio. In un primo momento, infatti, la sua invenzione fu dettata da criteri pratici e fu uno strumento amministrativo utilizzato dal gruppo dominante attraverso un processo che andò dal Chiefdom al proto-stato. Solo successivamente la scrittura riuscì a modificare le potenzialità della mente umana influenzando il modo di produzione, di organizzazione sociale e di comunicazione tra gli uomini attraverso un linguaggio che in partenza si articolò su base ideografica ossia fortemente iconica, ma poi si evolse gradualmente verso la elaborazione di segnari più complessi.
2Attraverso un lento, lungo e naturale processo evolutivo si sviluppò una contabilità prima empirica, affidata a documenti non iscritti, fino a raggiungere una burocrazia più complessa affidata alle iscrizioni su tavolette fittili. I primi strumenti amministrativi prescrittori a Creta sono dunque le cretulae di argilla che servivano a sigillare vasi, panieri o porte che, posseduti e utilizzati da un numero limitato di individui, costituivano una traccia “scritta” di un’avvenuta transazione di beni consegnati o prelevati dal luogo in cui erano custoditi. Cretulae di argilla di aspetto simile e con funzioni identiche a quelle scoperte a Creta si ritrovano in una vastissima area geografica che comprende il continente greco (Lerna) ma anche l’Anatolia, la Mesopotamia e l’Egitto estendendosi fino alla valle dell’Indo a dimostrazione di come i processi che porteranno alle scritture siano intuitivi e comuni, ma al tempo stesso connessi a un preciso contesto sociale.
3Le diverse fasi attraverso le quali si giunse all’invenzione e all’uso di veri e propri sistemi grafici sono in misura diversa documentate nell’Egeo attraverso un percorso cronologico che occupa circa un millennio, strettamente contenuto dal MM I fino al TM IIIB, cioè al tramonto delle civiltà minoica e micenea. La connessione molto stretta tra scrittura e burocrazia è dunque oggettivamente evidente mentre manca – o meglio gli ultimi ritrovamenti archeologici incominciano a portarla alla luce – la naturale evoluzione dell’uso della scrittura anche in testi “letterari”, svincolata da intenti puramente economici.
4I documenti cretesi, prevalentemente amministrativi, ma in misura minore anche non amministrativi, sono stati trovati sull’isola, disseminati lungo tutta la sua estensione a dimostrazione della larga diffusione della scrittura nell’età del bronzo. I documenti in lineare B, invece, sono stati ritrovati (oltre che a Cnosso e Chanià, a Creta) pure sul continente greco a Pilo, Micene, Tirinto e Tebe, e, con le ultime scoperte, in Tessaglia, Attica, Focide, Laconia.
5Non si può infatti parlare di civiltà micenea senza collegarla a quella minoica, poiché i rapporti con Creta furono determinanti nella formazione e nello sviluppo della civiltà micenea e nella organizzazione dell’unico sistema scrittorio fino ad ora decifrato, la lineare B. Non mi soffermerò sulla storia della scoperta di Cnosso che ormai rientra nell’immaginario collettivo, ma vorrei solo sottolineare l’intuizione geniale dell’Evans di sospettare che quegli oggetti di pietra, le famose galopetres, fino a quel momento (inizi del ‘900) distrattamente visti come semplici amuleti, fossero invece il primo supporto in assoluto per l’Occidente su cui erano incisi segni (e non disegni) di una scrittura ignota.
6Tutto il resto è storia… le prime tavolette e i resti architettonici del palazzo di Minosse e, in strati di distruzione differenti, la scoperta di tre diverse forme di scrittura che dalla più antica alla più recente furono da lui nominate: geroglifica, per la somiglianza formale dei segni cretesi con quelli del geroglifico egiziano (errore iniziale dell’Evans, poi corretto) e “lineari” A e B per l’aspetto più corsivo e codificato dei tratti.
7La prima scrittura, ritrovata nel “deposito geroglifico” del primo palazzo di Cnosso, fu dall’Evans datata al 2000 a.C. ca., era incisa inizialmente su sigilli – il 53 % della documentazione –, un supporto in pietra dura o tenera con impressioni di pochi segni che indicavano presumibilmente un nome, un titolo, un etnico, spesso hapax o ripetitivi dunque non significativi (in tutto 164 parole differenti). Nella fase finale tale scrittura fu utilizzata anche per i testi di archivio, ossia le barre e le tavolette – il 47 % della documentazione –, che presentano qualche gruppo di segni in più (262) su cui lavorare anche se per il momento rimangono troppo pochi per una decifrazione.
8Le altre due scritture furono da Evans ritenute legate da un rapporto di filiazione, ipotesi valida per il sito di Cnosso, che si rivelò fallace all’indomani delle nuove scoperte epigrafiche nei vari scavi che si susseguirono a Creta, che avviarono uno studio delle scritture cretesi su base non sincronica ma diacronica, e in più individuarono gli archetipi che avevano portato alla loro creazione prima dello sviluppo delle burocrazie palatine cretesi e continentali.
9Bisognerà aspettare gli scavi condotti alla fine del secolo scorso nella necropoli di Arkhanes, nella Creta centrale, per poter cogliere l’anello di collegamento dalle cretulae sigillate figurative ai sigilli con segni scrittori e le implicazioni storiche derivanti da tale scoperta. Senza scendere nel dettaglio interpretativo dei segni, i tre sigilli in avorio presentano una formula di cinque segni attribuiti in un primo momento dagli studiosi al segnario geroglifico, non solo per il confronto epigrafico ma anche per il tipo di supporto, il sigillo appunto, fino a quel momento prerogativa dei maestri del geroglifico. Inoltre la cronologia così alta, 2300-2100 a.C., prima cioè delle costruzioni dei palazzi, rappresentava un unicum rispetto alla datazione degli altri documenti. Un esame successivo più attento e un confronto con la formula iscritta su questi sigilli di Arkhanes e, in maniera pressoché identica sulle tavole di libagione in lineare A provenienti da diversi santuari cretesi, ha permesso di affermare con un buon margine di sicurezza che quei primi documenti di Arkhanes del Medio Minoico IA fossero inscritti in una forma di lineare A molto arcaica.
10In conclusione, alla luce di studi recenti, la prima scrittura usata a Creta è, in età prepalaziale, la protolineare A di Arkhanes, attestata su sigilli, cui faranno seguito nell’età dei Primi Palazzi il geroglifico e la lineare A (in contemporanea e non in filiazione), due scritture che convivono perché usate con finalità differenti da scribi di formazione professionale differente: la prima a vocazione diplomatica e particolarmente curata nella realizzazione dei segni, mentre la seconda più corrente, di uso quotidiano destinata principalmente all’amministrazione.
11I supporti delle prime forme di scrittura in lineare A sono infatti le tavolette di argilla che compaiono a Festo nello strato del MM II in una forma molto semplice e schematica che rappresenta il passaggio dalla cretula alla tavoletta, ossia dalla registrazione di conti e quindi di numeri all’aggiunta di elementi ideografici (un uomo, un paniere, un bue), un modo dunque più evoluto dell’antica sigillatura della merce. Nasce un sillabario ben articolato con circa un’ottantina di segni atti a redigere con proprietà e ampiezza di contenuti documenti di carattere amministrativo in una scrittura lineare, destrorsa, registrante nomi espressi in sillabe e articoli vari definiti dagli ideogrammi e quantizzati dalle cifre. Il supporto amministrativo è l’argilla mentre la forma è preferibilmente la tavoletta, ma all’occorrenza anche noduli e dischetti. Il supporto della lineare A cambia in relazione all’uso e alla sua destinazione: argilla per la contabilità, pietra o metallo per uso cultuale, metallo prezioso per la gioielleria. Il numero insufficiente dei documenti, come per il geroglifico, rende il sillabario lineare A ancora indecifrato: su un migliaio e mezzo circa di testi, il 90 % sono di archivio mentre il 10 % sono di natura non amministrativa.
12Sulla lineare B, scoperta a Creta e nella Grecia continentale, mi soffermerò solo di passaggio prima di arrivare alla trattazione di altre iscrizioni più recenti e più collegate all’area geografica su cui si concentra questo convegno, ma anche perché la terza e ultima scrittura egea è la più conosciuta, essendo l’unica ad essere stata decifrata. Ciò premesso, farò un breve excursus sulla documentazione, i supporti e le finalità delle iscrizioni nella lineare B della madre patria per potere successivamente operare un confronto con quelle ritrovate in aree extra-egee.
13Da Creta alle cittadelle micenee sono venuti alla luce documenti di archivio che hanno mostrato una lineare B diffusa e utilizzata dagli scribi palatini secondo regole e schemi che si ripetevano identici in siti diversi, rivelando una burocrazia standardizzata che sceglieva come supporto per la contabilità le tavolette di argilla cruda, solo casualmente cotte alla fine del XIII secolo. La documentazione comprendeva oltre ai testi di archivio anche iscrizioni vascolari, incise o dipinte prima della cottura dei vasi che, in quanto contenitori di derrate alimentari, registravano un passaggio di beni e quindi finivano per rientrare nella stessa sfera economica delle tavolette.
14In una prima visione di insieme da parte degli studiosi che hanno esaminato il materiale egeo e in una messa a punto della documentazione sopraggiunta in geroglifico, lineare A e B, quest’ultima appariva, per la limitatezza del supporto (l’argilla) e l’unicità del contenuto (contabile) una scrittura di serie B di nome e di fatto, rispetto al materiale monumentale del geroglifico o alla varietà del supporto di incisione e dell’ampia diffusione geografica della lineare A.
15Invece, a partire dalla fine del secolo scorso, sono venuti alla luce documenti in lineare B su supporti diversi dall’argilla che hanno mostrato quello che il ductus di tale scrittura già lasciava sospettare; l’andamento dei segni, infatti, mostra una grafia più adatta ad essere dipinta con un pennello sul papiro o la pergamena che non incisa su tavolette fittili sulle quali si sarebbe prestato meglio lo strumento tipico della scrittura cuneiforme. Oggi i nuovi reperti in lineare B di natura non contabile incominciano ad avvalorare questi sospetti, in particolare il ritrovamento nel 1994 di un sasso di fiume levigato, probabilmente un ex-voto, in un contesto santuariale della fine del ME III in località Kafkania, vicino Olimpia1. Su una faccia dell’oggetto si incontra un nome di persona (ka-ro-qo, corrispondente al greco Káropos o Károps) e sull’altra, tra due sillabogrammi, il segno della doppia ascia, un elemento ad impatto fortemente cultuale nell’iconografia minoica. La datazione alta dell’oggetto (XVII secolo), il supporto (la pietra) e l’iscrizione (presumibilmente una dedica) inquadrano il ritrovamento su un piano diverso sia cronologico che contenutistico rispetto alle tavolette con cui siamo abituati a confrontarci. Inoltre l’intensificarsi delle scoperte in questa direzione di una lineare B incisa non solo sull’argilla ma anche sull’avorio (sigillo del Medeon, Focide – Elladico Recente III2), sull’ambra (da Bernstorf-Monaco di Baviera, di cui parleremo), e ancora una volta sulla pietra, su un peso (da Dimini, Tessaglia – Elladico Recente III), nonché su un frammento di kylix da quest’ultimo sito3, evidenziano un ampliamento dei siti di rinvenimento all’interno e oltre i confini della Grecia stessa a prova di un commercio miceneo rivolto verso le diverse sponde del Mediterraneo.
16Incomincia così a perdere credito l’ipotesi di una lineare B più modesta rispetto alle altre due scritture che l’hanno preceduta, come una sorta di “parente povera”, mentre si allarga l’arco cronologico della sua estensione dal XVII al XIII secolo a.C, come pure la sua diffusione geografica, proiettata verso le Cicladi e le aree extra-egee, e infine, cosa molto importante, la sua idoneità (anche se su base solo ipotetica) a redigere documenti diplomatici, giuridici, religiosi, etc.
17A questo punto, dopo avere dato un quadro spero organico delle scritture egee, mi sembra giunto il momento di approfondire, in questo convegno che riguarda il Mediterraneo antico, l’incidenza della presenza egea in terra vicino-orientale attraverso i ritrovamenti di iscrizioni di diversa natura nelle lineari A e B. Senz’altro le scritture egee sono nate e hanno avuto la loro massima diffusione, come abbiamo visto, sul versante occidentale del Mediterraneo, tuttavia la presenza di documentazione in scrittura sia minoica che micenea in altre isole dell’Egeo, ma soprattutto sulla costa anatolica e siro-palestinese, lascerebbe propendere per un allargamento delle frontiere da parte degli abitanti di Creta e della Grecia continentale. L’obiettivo sarà individuato nella ricerca di nuovi sbocchi commerciali ed insediamenti più o meno stabili sull’altra sponda del Mediterraneo. C’è da fare però un distiguo tra le scoperte avvenute nelle isole dell’Egeo (quali le Cicladi, Samotracia e Citera) e le testimonianze al di fuori del comprensorio egeo; le prime hanno una ragion d’essere nell’ottica del loro popolamento da parte di gruppi di emigranti minoici che vi fondarono vere e proprie colonie; basti pensare all’insediamento di Akrotiri, genuinamente “minoico” dal punto di vista della cultura materiale e con un’amministrazione in lineare A. Nel secondo caso, la presenza minoica e micenea si giustifica ai fini di una politica commerciale volta a guadagnare l’accesso a fonti di approvvigionamento di materie prime assenti sul suolo cretese e continentale (quali, soprattutto, i metalli) attraverso la fissazione di “teste di ponte” o, in casi più complessi, di empori o vere e proprie “colonie”, in precisi punti di snodo lungo le rotte commerciali: il caso più strutturato, in questo senso, è certamente quello di Mileto. Com’è da immaginarsi, le testimonianze extra-egee sono assai limitate per la scrittura geroglifica cretese, trattandosi della più antica, già meno attestata nella stessa Creta, mentre più significative per la lineare A, paradossalmente più della lineare B, per il rapporto più lungo ma anche più intenso che i Minoici intrattennero con i loro partners orientali.
18Passiamo al gruppo, seppur sporadico, delle recenti iscrizioni ritrovate in aree extra-egee.
19Durante la campagna del 1994 a Mileto è stata rinvenuta la prima sicura iscrizione in lineare A scoperta sul continente anatolico (MIL Zb1; fig. 1)4. La datazione attribuita al contesto di rinvenimento è il TM IB finale o la transizione tra TM IB/II (max. 1490/70 ; min. 1425 ca.). L’iscrizione, estremamente frammentaria, presenta tre segni preservati, incisi sulla pancia di un grosso vaso di forma indefinibile, la cui sequenza rappresenta un hapax (*56-*41-*47). Tuttavia, il fatto che questi segni siano stati vergati su ceramica milesia di uso quotidiano prodotta con argilla locale e che siano stati incisi prima della cottura, inducono a pensare ad un uso attivo della lineare A a Mileto e, in particolare, visto che il terzo segno era già raro a Creta, mostrano anche una conoscenza tutt’altro che superficiale del sistema scrittorio minoico da parte dell’incisore. Inoltre questi frammenti del vaso sono stati ritrovati nello stesso strato di distruzione di centinaia di frammenti di ceramica da cucina, insieme ad esemplari decorati e a resti di intonaco affrescato.
20Successivamente sono venuti alla luce due ulteriori frammenti di iscrizioni in lineare A, anche questi incisi su ceramica locale prima della cottura, ancora in corso di pubblicazione. Se dunque da una parte sarebbe arbitrario sostenere un uso quotidiano della lineare A su suolo milesio a scopi amministrativi, data la mancanza di tavolette iscritte, unico supporto per tali registrazioni, tuttavia, l’esistenza di sigilli, di cretulae sigillate e di vasi iscritti, nonché il ritrovamento di un peso di marmo dello standard minoico, suggeriscono l’adozione, da parte della popolazione di Mileto, di almeno alcuni aspetti del sistema amministrativo minoico nonché dell’uso del sistema di pesi e misure cretese, evidentemente a scopo commerciale.
21Continuando l’analisi dei documenti egei su territorio milesio, si segnala il rinvenimento di due frammenti di pithoi di produzione locale che recano traccia di due segni incisi prima della cottura (fig. 2); la loro interpretazione come segni della lineare B5, comunque, resta altamente ipotetica perché essi sono poco diagnostici per una attribuzione certa.
22Passando a Tel Haror, nel deserto del Negev, in Palestina, è stato rinvenuto un frammento di pithos (fig. 3) con caratteri incisi prima della cottura, datato6 al MM III (o IIC), ovvero alla fine del XVII secolo o all’inizio del XVI. Il frammento è pertinente a un pithos fatto a mano, già rotto in antico, di cui non sono stati trovati altri frammenti sul sito. Questa circostanza ha spinto lo scopritore del pezzo, Eliezen Oren, a chiedersi se il frammento in questione non fosse un ex-voto offerto nella struttura interpretata come tempio nel luogo di Tel Haror. L’oggetto vi sarebbe stato portato dal sito di Myrtos/Pyrgos, nel sud di Creta, come dimostrano le analisi petrografiche, a testimonianza di un contatto, quanto meno commerciale, tra le due aree. Il frammento reca tre segni (rython a forma di testa di toro, TELA+TE e ideogramma del fico) che fanno parte del sillabario sia del geroglifico che della lineare A. J.-P. Olivier considera l’iscrizione un graffito, poiché i segni tra loro non sono della stessa dimensione, non sono allineati e non hanno lo stesso orientamento. Per questo motivo, lo studioso ipotizza che siano ideogrammi (raffiguranti forse dei beni) e, osservando l’iscrizione da egeista, fa notare la stranissima circostanza che il logogramma TELA+TE può essere interpretato correttamente solo in base a confronti con la lineare B, perché assente nelle altre due scritture, ma la datazione troppo alta dell’iscrizione (fine del XVII-inizio del XVI secolo) esclude che possa essere stata iscritta in lineare B. Quindi l’unica possibilità è ipotizzare che il segno in questione, poi passato alla lineare B, fosse già attestato in lineare A, ma così scarsamente che non ce n’è giunta traccia su nessun documento. Di parere diverso Artemis Karnava7, che, convinta dell’appartenenza dei segni dell’iscrizione al sillabario della lineare A, ne individua un confronto con una sequenza di segni attestati su un sigillo di Arkhanes (Phourni, Creta, di cui abbiamo già parlato) in cui, oltre alla nota formula di libagione, ricorre la sequenza in oggetto, sebbene non nello stesso ordine. Tale confronto spiegherebbe anche il motivo per il quale il frammento di Tel Haror sia stato trovato in un santuario e ne confermerebbe la natura di ex-voto esattamente come i sigilli di Arkhanes, che appartengono con certezza a un contesto cultuale. Il personaggio che a Tel Haror avrebbe deposto il frammento nel santuario, lo avrebbe fatto a ragion veduta, non soltanto offrendo alla divinità un oggetto “esotico” o bello “in sé”, ma appropriato a quel preciso contesto.
23In conclusione, se l’enigma non può essere sciolto, è importante contestualizzare il rinvenimento di un frammento iscritto in una delle due scritture cretesi del II millennio nel panorama storico e geografico della costa siro-palestinese coeva.
24L’iscrizione di Tel Lachish si presenta incisa sulla spalla di un grosso recipiente in calcare di provenienza locale, probabilmente una coppa profonda di grandi dimensioni o un grosso cratere (fig. 4)8. Di esso è stato rinvenuto solo il frammento recante l’iscrizione, il che rende difficile ricostruirne con certezza la forma del contenitore e la lettura del testo. Il manufatto è stato trovato nel corso della campagna di scavo del 1987 dalla missione diretta da David Ussishkin in una piccola stanza pertinente ad una grossa struttura ubicata nell’area dell’acropoli dell’insediamento. Il contesto cronologico è quello del Livello IV di Tel Lachish e, di conseguenza, l’iscrizione sembra potersi datare all’inizio del XII secolo a.C. Particolarmente significativa è la circostanza che nei livelli della tarda età del bronzo di Tel Lachish sia stata rinvenuta ceramica egea, il che permette una migliore contestualizzazione del pezzo. L’iscrizione, sinistrorsa, si compone di quattro segni sillabici, una sigla ideografica, una frazione. Data la presenza dei segni attestati a Tel Lachish in ambedue i sillabari egei, gli autori della pubblicazione dell’iscrizione hanno proceduto ad un’analisi accurata del loro ductus per accertarne la pertinenza all’uno o all’altro, tenendo anche conto degli aspetti esteriori dell’iscrizione. L’andamento della scrittura da destra verso sinistra, il segno della frazione (JE) e il sillabogramma 10 (-u), elementi identificati solo nel contesto del sillabario A, hanno spinto gli editori a concludere che il frammento di Tel Lachish sia scritto in lineare A. Tuttavia, la datazione piuttosto bassa del ritrovamento (XII secolo) attribuirebbe l’iscrizione al segnario della lineare B, per cui si verificherebbe un caso simile e inverso a quello dell’iscrizione di Tel Haror, cioè un problema di incongruenza tra la datazione del pezzo e la difficoltà di attribuzione ad una scrittura egea coeva.
25In ambedue i casi, dunque, per interpretare le iscrizioni suddette come appartenenti ad una delle lineari egee è necessario ipotizzare che siano stati utilizzati segni molto rari a Creta e sul continente o immaginare una lacuna della nostra documentazione dovuta a pura casualità. Comunque sia, questa serie di difformità fa nascere qualche dubbio sull’effettiva comprensione di queste due scritture da parte di chi le ha vergate non dimenticando il contesto del rinvenimento, il deserto del Negev, un’area geografica presumibilmente illetterata.
26Spostandoci nella Bulgaria sud-orientale, nei pressi del villaggio di Drama, è utile segnalare che anche qui è stato rinvenuto un oggetto che sembra essere iscritto in lineare A9. Si tratta di una spoletta d’argilla scoperta dalla missione archeologica bulgaro-tedesca nel 1996 nella necropoli pertinente a Kajrjaka, a sud-est del villaggio (fig. 5). Il manufatto è stato rinvenuto in un contesto non databile, ma situato in un’area da cui proviene anche ceramica egea del TE IIIB/C. Secondo un caso assai curioso, le analisi condotte sui frammenti ceramici vascolari di età micenea trovati a Drama dimostrano la loro provenienza dalla Ionia e, più specificamente, da Mileto, appena citata per aver fornito ulteriori iscrizioni in lineare A e forse B. La circostanza, tuttavia, non deve stupire, dato che ceramica micenea di produzione milesia è stata rinvenuta anche nel Peloponneso e, verso oriente, a Rodi. Tornando a Drama, gli editori dell’iscrizione non escludono che l’oggetto, rinvenuto in un contesto di deposizione secondaria, possa essere più antico del TE IIIC e costituire un’imitazione locale di un oggetto d’importazione, nello specifico un elemento di una collana. Analizzando i segni incisi, si può infatti essere abbastanza sicuri che si tratti di segni appartenenti alla lineare A, i primi tre più certi, AB01 (da-), AB51 (du-), A301 (? ideogramma), ed i secondi due più incerti. Significativamente, gli autori segnalano che i primi due segni sono attestati nella stessa sequenza sia a Cnosso che ad Haghia Triada, il che confermerebbe ancor di più la plausibilità dell’attribuzione di questa iscrizione al corpus della lineare A. Tuttavia, questo manufatto pone molti problemi di lettura. In primo luogo, la sua ubicazione abbastanza fuori area per i Minoici che al massimo raggiungevano il Nord Egeo e la Tracia. In secondo luogo, la sua datazione lo colloca in una fase in cui la lineare A non era più usata né a Creta né sul continente. Tuttavia, essendo l’oggetto in deposizione secondaria, potrebbe essere considerato più antico e risalire ad un periodo precedente, oppure, come propongono gli autori, essere l’imitazione da parte di un indigeno di un altro oggetto recante segni a lui ignoti che ricopiava pedissequamente o infine essere un oggetto magari “ereditato” e quindi più antico importato in Bulgaria nell’ambito del flusso dei materiali egei che, anche se solo tangenzialmente, l’hanno sfiorata.
27Infine, l’ultima iscrizione extra-egea qui presentata è redatta in lineare B e proviene da un insediamento del Bronzo Antico finale-Bronzo Medio avanzato (secondo la cronologia europea: fra il 1600 e il 1350 ca. a.C.) del Sud della Baviera: Bernstorf (fig. 6)10. L’abitato si inquadra nella tipologia degli insediamenti fortificati della zona bavarese. Gli scavi, iniziati dai primi del ‘900 e continuati in maniera discontinua negli anni successivi, non hanno evidenziato una stratificazione molto chiara, per la scarsità di rinvenimenti ceramici effettivamente significativi. L’unica datazione proponibile è stata ottenuta dall’analisi dendrocronologia del legno proveniente dalla distruzione finale dell’opera di fortificazione, che la colloca intorno alla metà del XIV secolo a.C. Durante le ricerche condotte nel 2000, in uno strato disturbato di superficie, furono rinvenuti due oggetti in ambra, un ciondolo/amuleto il primo e un sigillo a stampo il secondo, entrambi recanti una serie di segni incisi sulla superficie. Il primo è una piccola placchetta che nel recto mostra tre segni non attribuibili ad alcun sistema scrittorio noto, mentre nel verso raffigura un volto barbuto. Il secondo, un sigillo, presenta tre segni di dubbia lettura ma attribuibili, secondo Godart e Olivier11, al sillabario della lineare B e un quarto segno, al di sotto, probabilmente figurativo. Il ritrovamento di questi due oggetti, al di là della difficile datazione e lettura, mostra il sito di Bernstorf come una tappa di passaggio delle vie di comunicazione tra la regione baltica, l’area centroeuropea e il versante adriatico dell’Italia per giungere fino all’Egeo. Non deve meravigliare, dunque, che un oggetto in ambra iscritto in lineare B sia stato trovato in area bavarese, senza necessariamente dover pensare che in quella regione ci fosse qualcuno che potesse leggere quell’iscrizione, quanto piuttosto la potesse ammirare come oggetto prezioso e esotico.
28Come risulta da questa rassegna, l’indagine su queste iscrizioni extra-egee è ancora agli inizi, soprattutto per la frammentarietà dei ritrovamenti ad oggi venuti alla luce, ma penso che questo filone debba essere perseguito perché va nella direzione di un allargamento degli orizzonti geografici ma anche cronologici degli Egei in terra d’Oriente, che è un terreno ancora ignoto ma ricco di approfondimenti.
Bibliographie
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Schiering 1979: W. Schiering, Milet. Eine Erweiterung der Grabung östlich des Athenatempels, IstMitt, 29, 1979, p. 77-108.
Notes de bas de page
1 Godart 2002.
2 Olivier 1999.
3 Adrimi-Sismani 1999-2001, p. 84, fig. 5, p. 93, fig. 17; Godart, Adrimi-Sismani 2006.
4 Niemeier 1996; Niemeier, Niemeier 1997, p. 240.
5 Schiering 1979, p. 102-103, tav. 22, 3; Marazzi 2009.
6 Oren et al. 1995, apud Olivier 1999.
7 Karnava 2005.
8 Finkelberg, Uchitel, Ussishkin 1996.
9 Fol, Shmitt 2000.
10 Gebhard, Rieder 2002; Marazzi 2009, p. 142-145.
11 Apud Marazzi 2009, p. 145.
Auteur
Filologia Micenea, Dipartimento di Discipline Storiche Ettore Lepore, Università degli Studi di Napoli «Federico II»; adele.franceschetti@unina.it
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