Introduzione al dibattito
p. 9-14
Texte intégral
1“Tra Oriente e Occidente”, palesiamo ambizioni “gigantesche” e, a quanto pare, ecumeniche. La modestia ci dovrebbe richiamare al senso delle giuste proporzioni. Ora, non di ambizioni si tratta, ma di speranze, motivate da importanti scoperte, da Aleria ai confini dell’India, dall’Apulia all’Asia Minore1, senza dimenticare Atene dove le ricerche di Manolis Korres permettono ora di ricostruire l’ex-voto attalide dell’acropoli2, senza dimenticare Pergamo illustrata da un florilegio di esposizioni, convegni e libri3.
2Ci sentiamo perciò confortati nel riproporre un dibattito sulla gigantomachia tra Oriente e Occidente, nel tentare di aggiungere la nostra pietra all’edificio costruito da Maximilian Mayer e Francis Vian4. Il tema ci sembra, infatti, più che mai attuale, per le sue varie implicazioni, storiche, antropologiche, morali e scientifiche.
3Come nasce l’idea di una gigantomachia, di una contestazione dell’ordine stabilito che, prossima al successo, è tuttavia disfatta per la sua incapacità di affermarsi pienamente come nuovo ordine, oltre la violenza e il caos che sembrano le sue uniche prerogative?
4I Giganti, Tifeo, i mostri nati dalla Terra vengono forse all’esistenza per ricordarci che l’ordine della natura è il risultato di antichi sconvolgimenti, mai del tutto conclusi, e l’ordine della polis, una conquista che travalica orizzonti instabili, oscuri conflitti nei quali la nostra strada incrocia esseri diversi che rivendicano un loro posto nel mondo quando non una loro egemonia su di esso?
5Migrazioni di popoli e affermazioni di poteri di tipo orientale si riflettono nelle prime teogonie greche5, dimostrando la presenza del diverso in un mondo anteriore agli Eraclidi, nel quale, tuttavia, Eracle afferma presto la sua insostituibile, umana mediazione. La prima spedizione contro Troia dell’eroe6, la sua lotta contro le Amazzoni7, il suo combattimento contro i Giganti pelasgi o tirreni di Cizico8, oppure la sua lotta contro Alcioneo9, ci riconducono, forse già allora alla Calcidica e al campo di Flegra? E l’avventura di Gerione, fornisce forse, a sua volta, un punto di partenza per gigantomachie d’Occidente10, quando non di estremo Occidente, verso le colonne di Briareo, note all’erudizione ellenistica di Licofrone11 o Euforione di Calcide12?
6Esiodo, nella cui opera approdano alcuni di questi miti, ci confronta inoltre con una verità scomoda poiché accanto al genos degli dei e a quello degli uomini, esiste per lui un terzo genos, quello dei Giganti13. Ma vi è posto per questo terzo termine nella polis?
7Trasportiamoci allora in Occidente, nella prima polis coloniale greca, Cuma. Quale è il ruolo della città e della zona flegrea nello sviluppo e la comprensione del mito? Esso appare, come già dimostrato dalla nostra compianta collega Nazarena Valenza Mele, di una grande complessità14. Sono da mettere in evidenza connessioni con l’Eubea e con la Beozia, da sottolineare l’importanza della via eraclea, ma forse anche, aggiungiamo, di Cuma eolica. Quale è infatti l’incidenza delle tradizioni connesse con la patria familiare di Esiodo nel concepimento di teogonie, titanomachie o forse anche gigantomachie15? E v’è forse una specie di causalità circolare delle tradizioni sulle gigantomachie tra l’Oriente e l’Occidente, omologa a quanto constatiamo per Tifeo, da una parte ancorato all’Oriente, come dimostrato da Louis Robert16, e dall’altra, simbolo occidentale che spazia dalla zona flegrea all’Etna?
8Cuma desta certamente la nostra attenzione, anche se, nonostante i sogni dei viaggiatori del Settecento, non ha ancora restituito nessuna gigantomachia a ornamento di un edificio pubblico. Non è da escludere, tuttavia, che dai recenti scavi possano sorgere, per esempio, e un tempio di Atena e una gigantomachia oppure una gigantomachia come ornamento del tempio di Zeus17. La storia della città arcaica è fertile, infatti, in avvenimenti che potrebbero farlo sperare. La spedizione del 525 contro la città che raggruppa popoli italici dell’Adriatico ed etruschi dell’interno non darà forse materia alla storia dei Giganti di Leuterna18 che finiscono la loro vita nel Salento in grotte che infettano con il loro sangue19? E quella del 475, degli Etruschi marittimi, non ispirerà forse a Pindaro versi che magnificano il tema politico del Tifeo etrusco vinto nelle acque flegree20?
9Quando, del resto, cresce l’interesse degli Etruschi per il tema della gigantomachia? Tra la fine del VI e l’inizio del V secolo, Cuma non è del tutto estranea a quanto capiamo delle particolarità di alcune gigantomachie con Eracle e Atena, come quelle che compaiono sulle lastre di tipo Bomarzo21. Dal fanum Voltumnae proviene un mostruoso triformis che forse non è Gerione, bensì un Tifeo trisomatos22. E sempre a Volsinii il tempio di Vigna Grande, forse di Minerva, è ornato di lastre con la gigantomachia di questa dea23. Questi monumenti, tutti dall’Etruria interna, lasciano trasparire l’apertura di questa regione in direzione del paese latino e della Campania in questo periodo. Apertura che s’impersona nella famiglia di Porsenna e che, tra la caduta dei Tarquinii e il foedus Cassianum, genera lotte e rovesciamenti di alleanze su uno sfondo di rapporti con la Cuma di Aristodemo. La gigantomachia del tempio tardoarcaico di Satricum è il più chiaro testimone di questa epoca24.
10Spostiamo ora il nostro interesse verso la Ionia e Atene, verso i santuari panellenici di Delfie Olimpia25. Come giocano questi vari termini nella promozione della gigantomachia a tema politico, laddove, oramai, i Giganti sono armati come opliti e della polis sembrano imitare il modo di combattere. Ma veramente in falange o non piuttosto in meno definite, animali, selvagge phyla? Questi mezzi-cittadini non saranno forse allora anche l’incarnazione metaforica delle dissensioni civili, tali da suscitare l’esecrazione di Senofane di Colofone26 contro il costume vigente nelle eterie di cantare versi che evocano l’hybris dei Giganti, quasi a dire dei tiranni?
11In questo contesto il ruolo di Atene appare originale sin dall’epoca di Pisistrato, specialmente attraverso il rituale delle Panatenee27. La città sembra, infatti, al centro di una doppia operazione politica: da una parte incorporare al proprio patrimonio mitico la gigantomachia di Pallene28 nota ad alcune sue cerchie aristocratiche attraverso interessi commerciali che si sostituiscono a quelli euboici e corinzi in Tracia e Calcidica, dall’altra trascendere gli aspetti eversivi del mito in un rituale poliade. Disegno questo ultimo che ci conduce forse dall’Atene di Pisistrato alla Delfidegli Alcmeonidi.
12Un ordine è nato che può considerare i Giganti attraverso i riti del tempio poliade, attraverso il teatro e l’agone, attraverso lo scudo protettore di Atena Promachos. E Atene proietta fino nei porti dell’Adriatico, come Spina, fino alle città campane e della Magna Grecia, la grandiosità dei suoi mitici combattimenti. Fino a quando? Se l’annuncio della disfatta di Sicilia, nel 413, non distoglie neppure i cittadini dalla rappresentazione teatrale che inscenava una gigantomachia satirica29?
13Dall’abbassamento di Atene si distende un legame, nasce una qualche cesura tra Oriente e Occidente. I Giganti e Tifeo ne escono forse rafforzati nei loro significati morali, diventando argomenti di una riflessione retorica sull’hybris opposta all’ordine del cosmos. Qualche volta l’interpretazione, di stampo orfico, procede ad una omologazione tra Giganti e Titani insediati nel cuore umano30. E Platone non è da meno quando denuncia l’antico carattere “titanico” degli uomini31 o quando coglie il tema dei Giganti per raccordarlo alla logica dell’essere32.
14Altri avvenimenti, tuttavia, segnano e l’Oriente e l’Occidente, commentati nelle opere storiche degli allievi di Isocrate, da Eforo a Teopompo, oppure affidati al racconto di Timeo che rivalorizza la sponda occidentale del mondo. Le gigantomachie accompagnano l’ultima fioritura delle poleis coloniali d’Occidente che devono fronteggiare la crescita in potenza dei popoli italici, e ben presto di Roma. Non a caso il ruolo di Taranto e dell’Apulia acquisisce centralità: la polis crea gigantomachie nuove33, nel contesto del proprio teatro, che rispecchiano le lotte dei condottieri chiamati per combattere i suoi nemici, e così facendo diventa una cerniera verso la più orientale avventura di Alessandro macedone.
15Alessandro, nuovo Eracle che media tra i popoli conquistati. Quanti mostri, quanti Giganti egli non avrà fronteggiati34? Dalla Troade a Priene e da Priene fino all’Indus, il mondo si allarga sotto i suoi passi, ma il raggiungimento di confini prima inaccessibili, l’esperienza del diverso e della diversità sconvolge di nuovo. I Giganti non sono più solo opliti, non solo umani dai tratti ferini, ma la loro mostruosità anguipede accompagna i conflitti di un mondo colpito da battaglie epocali tra imperi o da nuove migrazioni di popoli. Ecco che alcune tribù Celte, progenitura tardiva della terra35, assaltano Delfie da lì all’Asia Minore turbano l’ordine macedonico dei successori di Alessandro.
16Il mondo degli dei e il suo antico antagonista si riflettono di nuovo in un medio termine umano. L’ordine del mondo trova a rispecchiarsi nelle filosofie dell’oikoumene, come lo stoicismo. La gigan tomachia di Pergamo è la pura testimonianza di questo momento come la concreta traduzione delle guerre sostenute dalla città contro i suoi nemici dove presto subentra la potenza romana36.
17Opera e modello difficile da seguire per il suo livello artistico, la gigantomachia pergamena non di meno propaga la sua aura in Asia Minore. Attraverso i santuari controllati dalla città si insedia una visione del mondo che, di poco anteriore all’organizzazione della provincia romana, offrirà, all’Hekateion di Lagina un ordine fatto di trattati, di alleanze, di identità segnale da antiche syngeneiai37, alle quali il disordine dei Giganti servirà di faire valoir38. Da allora il mito sta per connotare l’ideologia e l’ordine imperiale. Tanto che ogni gigantomachia sotto l’im- pero di Roma rimanderà a luoghi segnali dal potere: santuari, palazzi, teatri39, ville imperiali o appartenenti ad alti amministratori dell’impero40. Fino ai poemi di Claudiano41 le spoglie dei Barbari vinti saranno assimilate a spoglie di Giganti.
***
18Le implicazioni storiche, archeologiche, antropologiche del nostro tema, evocate, come abbiamo fatto, a grandi tratti, sono le premesse del dibattito che i vostri contributi illustreranno, arricchiranno e approfondiranno. Prima di rivolgere a tutti un rituale “buon lavoro”, mi si permetta di tornare un istante su Napoli e la zona llegrea. Mi riferisco alla testimonianza raccolta da Lina Wertmuller nel suo filmato sul ter- remoto del 1980 in Irpinia, Basilicata e Campania. Interrogato sulla terribile scossa che aveva annientalo il suo piccolo paese, un abitante rispose: «Era come se la schiena di un Gigante si fosse sollevala». Il paragone sarà stato tratto da qualche lettura? O risorgerà da immemoriali credenze e rappresentazioni culturali? Non lo sapremo, naturalmente, mai!
Bibliographie
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Notes de bas de page
1 V. in questo volume.
2 Stewart & Korres 2004.
3 Ci limitiamo a citare la bibliografia più recente: Queyrel 2005; Massa-Pairault 2007; Massa-Pairault 2010; Pergamon Panorama 2011; Gloria dei vinti 2014.
4 Mayer 1887; Vian 1951; Vian 1952; Vian & Moore 1988; Alanyali, Linant de Bellefont & Joannitis 2009.
5 Burkert 1992; Burkert 1999.
6 Pour les sources, v. en particulier Il. V, 640 sq.; XX, 146 et Schol. ad loc.; Pind., Isthm., 38 sq.; Soph., Aj., 1299 sq.; Diod. Sic., IV, 32; 42; Apd., Bibl., II. 5.9; 6, 4; Tzetz., ad Lyc., 34; Chil., II 443, sq.; Ov., Met., XI, 211 sq.; XIII, 22 sq.; Hyg., Fab., 89. Cette première expédition contre Troie est souvent liée au combat d’Héraclès contre les Amazones de Thémiscyra: v. n. 7 infra.
7 Blok 1995, p. 149-150.
8 A. R., I, 940-946; 989-1002; cf. Erodoro (31 F 7 Jacoby), Eforo (70 F 61 Jacoby), Deioco (471 F 7-8 Jacoby), Conone (26 F 1 XLI Jacoby).
9 V. il rapporto tra la lotta di Eracle contro Alcioneo, il suo ritorno da Erytheia e la guerra contro i Giganti: Schol. Pind. Isthm. VI 33 (47); cf. Apd., I, 6; Mayer 1887, p. 176-178. Cf. le integrazioni di Vian: n. seguente.
10 Sui rapporti tra gigantomachia e lotta contro Gerione: Mayer 1897, p. 181 sqq.; Vian 1952, p. 217-221; per il poema su Gerione scritto da Stesicoro: Schade 2003; Lazzeri 2008; Curtis 2011.
11 Massa-Pairault 2009.
12 Euforione, F. 205 Cusset Acosta = Schol. Pind Nem., 3, 23, III p. 48, 13 Drachmann; cf. F. 88 Cusset Acosta = Schol. Dion. Perieg., 64; cf. Mayer 1887, p. 121.
13 Esiodo, Teog., 43-52. Il passo è interessante in quanto sono le Muse ispiratrici del poeta a cantare prima la stirpe degli Dei, poi Zeus, e ancora la stirpe degli uomini e dei forti Giganti, infine di nuovo Zeus: come se non ci fosse una opposizione irrimediabile tra dei, uomini e Giganti; quasi, ancora, come se le Muse delineassero il programma poetico di Esiodo: vedi n. 15 infra. Per i “forti Giganti” cf. Esiodo, Teog., 185.
14 Valenza Mele 1984; Mele 2009.
15 Se Esiodo abbia composto o no una gigantomachia è tuttora sub judicio: v. da ultimo Massa-Pairault 2014.
16 Robert 1962; Robert 1982.
17 Per questi templi e le recenti indagini a Cuma: Gasparri e Greco 2009; Cuma 2009; Rescigno 2010; Rescigno 2012.
18 V. Mele 2009 che ricorda come l’assalto del 524 sia stato sferrato dal Nord. Su quest’assalto v. anche Colonna 1991, p. 32.
19 Massa-Pairault 2009.
20 Pind., Pyth., I, 18.
21 V. il Gigante smembrato da Atena. Massa-Pairault 2009a.
22 Così Euripide: HF 1271: cf. Plut., De Alex. Fort. 10 (341 E); cf. Mayer 1887, p. 217 e n. 145 ibid.; Kästner 2010, fig. 3.12, p. 38; Roncalli 2013 (con bibliografia anteriore).
23 Colonna 1993.
24 Massa-Pairault 1996.
25 Rinviamo a Vian & Moore 1988; inoltre per le novità sulla possibile gigantomachia del tesoro di Marsiglia a Delfi, cf. Trésor des Marseillais 2013.
26 Senofane, F. 1 Diels Kranz = Athen., Deipn., XI, 462c.
27 Vian 1952, p. 246 sgg.
28 Sull’importanza del demo di Pallene e di Atena Pallenis in questa vicenda, Vian 1952, p. 258 (Pisistrato e Atena Pallenis); Vian, ibid., p. 274-277 (Teseo, Pallantides e Atena Pallenis); sul demo di Pallene v. inoltre Milchhöfer 1892. Sui frammenti di ceramica con gigantomachia trovati sull’acropoli, Vian 1952; Moore 1979. Per i riflessi di questi donari nei santuari d’emporia etruschi, come Gravisca, Torelli 2004.
29 Si tratta della Gigantomachia di Hegemon: Chamaileon, ap. Athen. Deipn. IX, 407; Mayer 1887, p. 167-168. Forse la gigantomachia satirica intendeva bersagliare l’hybris degli stessi politici ateniesi che sono bersagliati negli Uccelli di Aristofane (v. 824; cf. Mayer, ibid., p. 168); sempre che non costituisse un’allusione all’hybris dei tiranni di Siracusa. E ciò sarebbe ancora più tragico poiché, mentre gli spettatori ateniesi credevano di irridere i nemici siracusani, nuovi Tifei e Giganti, erano sordi alle notizie della disfatta della loro città per opera degli stessi Siracusani che credevano di essere liberi di schernire.
30 Vedi i termini del problema ad esempio in Kern 1922, F. 29429, F. 63, F. 213; West 1983, p. 71, 122, 130, 134 n. 44, 216, 235, 246 (nascita dei Giganti); ibid. p. 165 sqq. (origine degli uomini a partire dai Giganti).
31 Plat., Leg. 701 c.
32 Plat., Soph. 248 e-249, Massa-Pairault 2007, p. 181-183.
33 V. ad esempio Joannitis 2009, “Gigantes” add. 10; Hurschmann 2012.
34 Plut., De Alex. Fort., II, 10 (341 c).
35 Call., in Del., 26 sqq.
36 Massa-Pairault 2007 e 2010.
37 Sulla Gigantomachia del tempio: Schober 1933.
38 Su Lagina, Stratonikeia e il suo territorio: Çetin Şahin 1981-2010; Colvin 2004; sull’importanza di Stratonikeia nella rivolta di Aristonicos: Coarelli 2004.
39 Sulla Gigantomachia come tema nei teatri d’Asia Minore rinviamo sia a Vian & Moore 1988 sia a Alanvali & Linanl de Bellefonds 2009, con le integrazioni di quest’ultima nel presente volume.
40 Per la villa di Piazza Armerina, cf. Seti is 1975; Filosofiana 1982; Gentili 1999; Cantamessa & Cremona 2013.
41 V. Guipponi-Gineste 2010 ; Garambois Vasquez 2011 ; Müller 2011; Ware 2012. Cf. Eburnea Diptycha 2007, p. 57-58.
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Les bois sacrés
Actes du Colloque International (Naples 1989)
Olivier de Cazanove et John Scheid (dir.)
1993
Énergie hydraulique et machines élévatrices d'eau dans l'Antiquité
Jean-Pierre Brun et Jean-Luc Fiches (dir.)
2007
Euboica
L'Eubea e la presenza euboica in Calcidica e in Occidente
Bruno D'Agostino et Michel Bats (dir.)
1998
La vannerie dans l'Antiquité romaine
Les ateliers de vanniers et les vanneries de Pompéi, Herculanum et Oplontis
Magali Cullin-Mingaud
2010
Le ravitaillement en blé de Rome et des centres urbains des début de la République jusqu'au Haut Empire
Centre Jean Bérard (dir.)
1994
Sanctuaires et sources
Les sources documentaires et leurs limites dans la description des lieux de culte
Olivier de Cazanove et John Scheid (dir.)
2003
Héra. Images, espaces, cultes
Actes du Colloque International du Centre de Recherches Archéologiques de l’Université de Lille III et de l’Association P.R.A.C. Lille, 29-30 novembre 1993
Juliette de La Genière (dir.)
1997
Colloque « Velia et les Phocéens en Occident ». La céramique exposée
Ginette Di Vita Évrard (dir.)
1971