Presentazione
p. VII-VIII
Texte intégral
1L’idea di questo Convegno viene da lontano: ognuna delle istituzioni che lo hanno organizzato ha accumulato infatti un patrimonio di riflessioni su questo tema: per il Centre Jean Bérard questo precede la sua stessa nascita, trovando la sua origine in Rhégion et Zankle, il libro di un maestro di cui in quest’occasione più che mai abbiamo sentito la mancanza; seguirono poi le due Contributions à l’étude de la société et de la colonisation eubéennes, del 1975 e del 1981; per l’Università di Edinburgo basti pensare alla lungae fruttuosa consuetudine di D. Ridgway con Pithekoussaie con il suo scopritore, G. Buchner. Infine per chi ha curato l’iniziativa per conto dell’I. U. O., sia permesso di rammentare l’Incontro di studi sugli inizi della colonizzazione greca in Occidente del 1968 (pubblicato in DialArch III, 1969, nn. nn. 1 - 2), nel quale E. Leporee G. Vallet esercitarono con pazienza, insieme a J. Board-mane ad altri già affermati studiosi, la loro funzione pedagogica nei confronti di un ardimentoso gruppetto di giovani.
2Se queste sono le “cause remote” dell’iniziativa, le sue “cause prossime” vanno invece ricercate nel volume di Scritti in onore di G. Buchner (ΑΠΟΙΚΙΑ, AION ArchStAnt n. s. 1, 1994): tenuto conto del campo di ricerca più caro all’illustre “festeggiato”, l’ “avventura” euboica non poteva non essere al centro dell’attenzione. In particolare tuttavia due relazioni fecero intendere fin d’allora che l’argomento era ben lungi dall’essere esaurito. I. Malkin, riprendendo un tema a lui caroe condiviso anche da altri studiosi, mostrò come le ἀποιϰίαι avessero avuto un peso determinante, per un effetto che potremmo definire di feed back, nel processo di strutturazione della polis greca. D’altro canto A. Snodgrass imponeva all’attenzione degli studiosi lo straordinario lavoro che in Calcidica stavano svolgendo gli amici Greci, in qualche caso anche con la partecipazione di missioni archeologiche straniere. Come già per l’Epiro (basti ricordare la monumentale edizione di Vitsa), anche per la Macedoniae la Calcidica determinante era il ruolo di I. Vokotopoulou.
3Nella storia degli studi, come in tanti altri casi, la progressione del tempo non è aritmetica:e così nei due anni che dividono ΑΠΟΙΚΙΑ da EUBOICA, le scoperte della Calcidica e, per menzionarne solo alcune altre, quelle di Cuma Euboica, di Oropos, della casa ovale di Pithekoussai, stavano introducendo elementi di novità così eclatanti da imporre una nuova riflessione: una riflessione che, per un raro momento di grazia, ha riunito intorno a un unico tavolo gran parte degli addetti ai lavori, anche se con qualche rilevante assenza.
4Tra tutte, dolorosa è stata quella di I. Vokotopoulou, alla quale avevamo richiesto di svolgere la relazione generale sulla Calcidica. Purtroppo la nostra lettera forse non la raggiunse mai: ella venne infatti a mancare il 25 agosto 1995; per averla ancora con noi in questa iniziativa non restava che dedicarle questo volume, parva res !
5Grazie alla generosità degli amici Greci attivi nelle Soprintendenzee nelle Università, il volume presenta scavi inediti, ο noti ancora soltanto attraverso relazioni preliminari. Lo stesso vale per lo scavo della nuova “capanna ovale” di Punta Chiarito a Pithekoussai. Ci si perdoni l’immodestia se diciamo che questi dati, da soli, giustificherebbero la soddisfazione degli organizzatori. Ma un altro aspetto ci premeva,e fu rammentato nel momento in cui ebbero inizio i lavori del Convegno,e riguardava in particolare i nuovi rinvenimenti della Calcidica.
6Come risultava chiaramente dalle relazioni di scavo,e dalla penetrante sintesi di A. Snodgrass, la presenza euboica in quest’area era di molto anteriore alla scoperta euboica dell’Occidente. Un atteggiamento meccanicistico avrebbe indotto ad anticipare la data del fenomeno coloniale agli inizi del Dark Age. Quest’operazione comportava tuttavia dei rischi enormi. Infatti, come già si è accennato, un rapporto dialettico lega, in modo indissolubile, l’ “avventura coloniale” e la nascita della polis. Come inserire in questo quadro la nuova evidenza? Ma fortunatamente da tempo l’approccio meccanicistico ha ceduto il passo a una nuova consapevolezza critica. Sappiamo bene che non si può interpretare ogni frammento di ceramica greca come il segno dell’arrivo di un Greco dal paese nel quale l’oggetto è stato prodotto;e-anche quando questo arrivo fosse dimostrato-occorre distinguere le frequentazioni occasionali (legate alla prexis? all’emporte?), dai fenomeni stanziali (di pochi meteci, di una comunità greca in un emporio indigeno?). Anche di fronte alla prova dell’esistenza di una comunità etnica greca in suolo indigeno, sarebbe sempre necessario distinguere tra migrazionee ἀποιϰία, anche se i Greci sembrano assimilare i due fenomeni.
7Si tratta certo di distinzioni difficili, ma indispensabili-dicevamo allora. E se non si può chiedere a ciascun archeologo di formulare un modello interpretativo “autarchico” lì dove l’evidenza non lo consente, si può - anzi si deve - sempre chiedere all’archeologo di aver presente l’esistenza, e la pregnanza di queste distinzioni.
8In questo senso il Convegno è stato una occasione unica: esso ha permesso di ragionare su questi problemi davanti a una evidenza variae ricchissima, integrando le competenze degli archeologi con quelle degli storici, degli studiosi della religionee della lingua.
9Se l’occasione sia stata fruttuosa, dirà il lettore. Agli organizzatori sia consentito di ricordare lo spirito di fraterna operosità che ha improntato i lavori, il generoso aiuto delle istituzioni: il CNR, che ha sostenuto il Convegnoe la pubblicazione degli Atti con un suo contributo; la Soprintendenza Archeologica di Napolie Caserta, che ha ospitato la prima parte delle sedute allestendo per l’occasione una piccola mostra di ceramiche da alcuni dei siti presi in esame; la Fondazione Paestum, che ha voluto esser partecipe degli oneri organizzativi.
10Hanno voluto mostrare consenso all’iniziativa, aderendo al Comitato d’Onore, il prof. Iannis Tzedakis, Direttore Generale delle Antichità Preistorichee Classiche della Grecia, il prof. Mario Serio, Direttore Generale dell’Ufficio Centrale per i BAAAS del Ministero per Beni Culturali, il prof. Antonino di Vita, Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atenee il prof. Roland Etienne, Direttore della Ecole Française d’Athènes.
11A tutti va il nostro caloroso ringraziamento,
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