Lepore, Vernant, Vidal-Naquet: un proficuo reciproco confronto**
p. 33-40
Texte intégral
1Poche parole per ricordare che la ricezione dell’importante esperienza storiografica sul mondo antico (e non solo) di Jean-Pierre Vernant e Pierre Vidal-Naquet, la si deve tra i primi1 in Italia, a Napoli, soprattutto ad Ettore Lepore, che subito dagli inizî degli anni Sessanta ne ha, in termini critici, accolta e discussa la lezione2.
2Del resto, tale più ampio fervore metodologico rifluiva anche nella sua didattica dalle ricche e stimolanti introduzioni storiografiche adeguate al tema del corso previsto3 in cui Lepore, tracciando lo stato degli studî, presentava criticamente agli studenti – non solo giovani aspiranti antichisti e per lo più ignari di tale rilevanza teorica in gioco – figure nodali del panorama italiano e straniero della cultura moderna e contemporanea. Egli, riguardo al Novecento francese – segnato dal nuovo “fare storia” delle Annales di Marc Bloch e Lucien Fevbre – indicava, come protagonisti e responsabili di grandi trasformazioni interpretative nel sapere storico, anche studiosi spesso “di confine” o “di frontiera” tra sociologia, antropologia, linguistica e psicologia. Si trattava di discipline e studiosi del calibro di Émile Durkheim, Max Weber, di Marcel Mauss, di Henri Jeanmaire, di Édouard Will, dello strutturalismo di Claude Lévi-Strauss e di Georges Dumézil, “responsabili” dell’impasse con la diacronia di un certo marxismo critico, dell’antropologia storica di Louis Gernet, della psicologia storica di Ignace Meyerson.
3Questa importante riflessione metodologica era tutta in qualche modo conseguenza ed erede del dibattito ottocentesco sull’economia, proprio alle cui spalle si era sviluppato4. Sono infatti quelli gli anni in cui si raggiunge un profondo cambiamento rispetto alla controversia relativa allo studio dell’economico che, per dirla in breve, arenatosi nella disputa tra cosiddetti “primitivisti” (un nome per tutti: Karl Bücher) e “modernisti” (Eduard Meyer), trovò lungo il secolo scorso una vera e propria svolta verso la storia economico-sociale, soprattutto grazie ai successivi apporti di Max Weber e poi, di Karl Polanyi e Moses Finley, di Louis Gernet fino ad arrivare all’importante contributo degli studiosi, da altri definiti, della cosiddetta “scuola di Parigi”5. Così aveva auspicato Arnaldo Momigliano: «“decolonizzare” gli studî antichi dalla precedente tradizione filologica tedesca»6 e aprire ad una consapevole sana interdiciplinarietà tra saperi e discipline specialistiche (archeologia, numismatica, epigrafia, ecc.) mirata alla comprensione dell’insieme storico-sociale7.
4Di questo fervore metodologico, ideologicamente orientato prevalentemente verso la storia sociale di tradizione marxiana, Lepore, Vernant e Vidal-Naquet sono stati significativa parte8.
5Sicuramente nel 1965, a Monaco di Baviera, al Congresso degli storici, in occasione della Conferenza internazionale di storia economica e sociale, Pierre Vidal-Naquet incontra, presentatogli da Moses Finley, Ettore Lepore, che resterà nel suo ricordo ‘korythaiolos Ektor, “il grande Ettore dall’elmo abbagliante”) che con suo stupore in quel momento già «conosceva ed apprezzava tutti i suoi scritti e, come Jean-Pierre Vernant, possedeva la rara qualità di dare all’interlocutore la sensazione di sentirsi pienamente compreso, ma anche addirittura di aver detto più di quanto non credesse, di essere stato più acuto di quanto non pensasse…, con cui nacque un’amicizia che durò fino alla sua prematura morte»9.
6Lepore stesso10 indicava gli anni intorno al 1965 come l’avvio di una serie di “coincidenze” significative per la storia economicosociale a partire dal II Congresso internazionale di storia economica ad Aix-en-Provence del 1962 (i cui Atti furono pubblicati nel 1965, con la sezione di storia economica, non a caso, affidata a M. I. Finley), e la pubblicazione del contributo di J.-P. Vernant, «Remarques de la lutte de classe dans la Grèce ancienne» al Convegno del Centro di studî e di ricerche marxiste di Parigi11.
7Negli stessi anni segna un’altra tappa decisiva il Convegno Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, Parigi 1968, a cura di J.-P. Vernant, sulla cui tematica già dal 1964 il Centre de Recherches Comparées sur les Sociétés Anciennes, in una prospettiva di ampia comparazione lavorava. Già l’importante «Introduction»12 di J.-P. Vernant indicava i criterî metodologici della ricerca: comparazione tra contesti storicamente e spazialmente individuati nella loro specificità culturale, e diacronicamente calati nelle dinamiche proprie del tessuto socio-politico istituzionale. Questi i principî interpretativi attraverso cui leggere categorie storiche come l’economico, il politico, il religioso, lo psicologico, relative alla tematica scelta. In detto insieme di studiosi di alto profilo, responsabili di modelli di indubbio interesse per la storia antica, spiccava il giovane Pierre Vidal-Naquet per l’acutezza interpretativa del suo contributo «La tra dition de l’hoplite athénien»13, pubblicato contemporaneamente all’altro, ugualmente pre gevole, «Le chasseur noir et l’origine de l’éphébie athénienne»14.
8Nel successivo incontro di Royaumont del 1969, M. I. Finley, già attiva e brillante presenza nel Convegno Problèmes de la guerre…, con il suo contributo «Sparta»15, sarà pro motore e curatore del Convegno Problèmes de la terre…, i cui lavori si chiuderanno nel 1970. Anche in questa occasione l’«Introduction»16 di M. I. Finley indica gli intenti metodologici della ricerca che, orientata su altra tematica, La terre..., conserva i criterî metodici del precedente La guerre…. Così questo volume, già nella sua articolazione: I Le Monde colonial; II Espace rural et la cité; III Trois études athéniennes; IV Les Grecs en Égypte hellénistique et romaine; V Représentations religieuses et mythiques de la terre (a cui partecipa Vidal-Naquet, con una relazione su «Valeurs religieuses et mythiques de la terre et du sacrifice dans l’Odyssée»17), rivela la pluralità di prospettive disciplinari (strut turali, storiche, ideali, religiose…) da cui co noscere l’oggetto dato.
9Non diversamente Lepore, presente nella sezione I. Le Monde colonial, nelle conclusioni del suo contributo «Problemi dell’organizzazione della chora coloniale», registra positivamente il fatto che «dopo la molteplicità di problemi che le ‘strutture’ storiche della chora coloniale ci hanno posto per l’organizzazione della chora coloniale greca, è necessario affrontare – nel moderno dibattito – alcune più recenti interpretazioni, che hanno fornito ‘modelli’ ideali per i problemi dello spazio della polis come della chora arcaiche, con evidenti riflessi anche in area coloniale. Esse hanno il merito di aver ristabilito il rapporto–e non a senso unico – tra i fatti materiali, la realtà economico-sociale, le istituzioni da una parte e le funzioni psicologiche, ‘strutture mentali’ e forme razionali dall’altra…»18.
10Del resto, Lepore anche in Economia antica e storiografia moderna, Napoli, 1970 – e successivamente nel convegno di Arezzo del 1986 dedicato a Finley e Momigliano – in una relazione dal titolo «La storia economica nel mondo antico» aveva auspicato che: «Per quanto riguarda il metodo della storia economica nell’antichità si evidenziassero tre elementi: 1) l’avanzato superamento della controversia tra primitivisti e modernizzanti; 2) la necessità che, per un’analisi dell’economia antica, non si rifugga da un’attrezzatura filologica totale, investendo le tecniche più disparate, e testimonianze altrettanto molteplici; 3) che si approfondiscano i problemi della coscienza antica sui fenomeni economici»19.
11Questa sua posizione, dal forte valore paradigmatico, presupposto di un proficuo confronto dialogante tra scuole, l’assumo pienamente accostandola per differenza, alle conclusioni di Jean-Pierre Vernant, nel confronto di diverso segno con la scuola storico-religiosa di Angelo Brelich, al convegno di Urbino del 1973 su Il mito greco. Innanzitutto – secondo lo studioso francese – i “Parisiens” nascono dal dibattito con i colleghi ad Urbino, per lo più gli interlocutori italiani della Scuola di Brelich, che considerano una “scuola francese” “l’apporto di studiosi autonomamente dialoganti”. «Noi non pretendiamo–continuava Vernant – di legiferare per una sorta di mitologia in generale né per strutture elementari del pensiero mitico, ma lavoriamo su documenti scritti e datati, di forma letteraria, la cui intelligibilità suppone che li si sia preventivamente collocati in un contesto storico e culturale. […] Ci hanno battezzato ‘strutturalisti’ senza che io sappia esattamente, quando ci si applica questa etichetta, che cosa si intenda con questo termine. Lo strutturalismo non è per noi una teoria tutta compiuta, una verità già costituita e che noi andremmo a cercare altrove per applicarla successivamente ai fatti greci. Noi teniamo certo conto dei cambiamenti di prospettiva che gli studî mitologici come quelli di Lévi-Strauss hanno apportato in questi ultimi anni. Ne testiamo la validità nel nostro ambito, senza mai perdere di vista lo specifico del materiale su cui lavoriamo. Noi non dimentichiamo in particolare tutto quello che separa le tradizioni orali dai documenti scritti come quelli di cui dispongono gli ellenisti. È perché eravamo pienamente coscienti di questa differenza che sottolineiamo l’importanza che abbiamo tutti presentato dell’analisi dei miti a partire da testi molto attentamente circoscritti. La linea guida della nostra ricerca non consisteva nel mettere in evidenza l’armatura comune di una molteplicità di versioni, ma nello spingere quanto più lontano possibile la decifrazione di un testo particolare, cercando di rendere conto di tutti gli elementi del racconto senza eccezione e prestando un’attenzione speciale alla struttura narrativa…, perché l’ordinamento sistematico non è costruzione arbitraria o assunzione di schemi preconcetti che vanno a discapito della lettura del testo…»20.
12Diverso successivo momento di fruttuoso confronto–anche se non privo di dialettica discussione tra “approccio strutturalista e analisi storica”, tra diacronia e metodo strutturale–si vive, nel convegno su Ideologia funeraria nel mondo antico21, organizzato dall’Istituto Orientale di Napoli, ad Ischia nel 1977, che mise a confronto storici e antropologi, Oriente e Occidente, e soprattutto aprì un importante e vivace dibattito tra lo storicismo marxista italiano e la sociologia francese del gruppo di J.-P. Vernant, come è ben raccontato dall’amico Bruno d’Agostino, responsabile con P. Vidal-Naquet dell’idea dell’iniziativa stessa.
13In definitiva, Vernant, che in Francia veniva considerato uno “storicista” (si pensi alla polemica con Lévi-Strauss), nella ricezione di Lepore e quindi anche dei suoi allievi (in senso lato) era considerato uno “strutturalista” compatibile con le istanze di rinnovamento che una tradizione di studî di antichistica di marca storicista, come quella italiana, avanzava.
14Infatti, sempre sulla polarità diacronia/sincronia si misura il positivo confronto e reciproco scambio, pur nelle consapevoli differenze, con la metodologia della scuola francese nel convegno napoletano del 1983, come si sottolineava bene nella Prefazione di Lepore22: «Il tipo di analisi strutturale e sincronica ch’esso contiene e realizza cancella intanto ogni residuo – purtroppo ancora presente in una parte della storiografia, anche italiana e anche dedita allo studio della religioni antiche – di evoluzionismo contrabbandato da storicismo. […] Tutti questi contributi ci insegnano che lo “studio comparato”, non solo degli aspetti religiosi ma anche delle società e le loro strutture le più spesse, si fonda su di una classificazione differenziale che nella convergenza, complementarietà e opposizione definisce le potenze divine come altre realtà sui vari piani. Di questa comparazione, senza pure analogie o estrinseche polarità, l’odierna storiografia ritrova l’indispensabile pratica e metodo. […] Se questi contributi italiani differiscono per metodo ed intenti da quelli dei colleghi francesi, essi testimoniano tuttavia quanto debbano all’incontro con tradizione di studio diversa, mentre modestamente vogliono – in certa accentuata critica delle fonti e storicizzazione “genealogica” delle situazioni reali e delle ideologie o forme ideali che le accompagnano sempre come loro “immagini” – recuperare alcuni strati di tradizione antica. Essi aspirano – nella speranza che confronto e dibat tito non riescano stimolanti e fruttuosi solo per i loro autori – ad adoperare ed articolare tranches sincroniche con una diacronia che ne aumenti lo spessore nel richiamo a situazioni concrete spazio-temporali, senza sacrificarne il significato unitario ma senza trascurare la dinamica che la polverizzazione delle testimonianze in certi casi cela rispetto a tradizioni mitiche o rituali più organiche».
15In definitiva, nella sua metodologia Lepore assume i concetti di “spazialità”/“comparazione non combinatoria”, nella “prospettiva antropologica” non evoluzionistico-storicistica e rivolge una particolare considerazione al parametro diacronico e ad una sistematizzazione sincronica di tipo strutturale, alla mentalità, al modello antropologico della frontier history23.
16Esiti di questo complesso apparato metodologico sono stati gli studî sulla colonizzazione e di storia cultuale di Lepore24 e della sua scuola25.
17Da questo positivo confrontarsi sono derivati scambievoli e reciproci inviti per alcuni di noi a Besançon, da parte di Pierre Lévêque e della sua scuola, nonché dalla cosiddetta “scuola di Parigi”.
18Nel 1982 Lepore è invitato da Vernant al Collège de France, per un ciclo conferenze su «La Grande Grèce. Aspects et problèmes d’une ‘colonisation’ ancienne»26.
19Dopo il convegno napoletano del 198327, Vernant torna a Napoli nel 1986, su invito di Lepore con l’importante conferenza «L’individuo nella città»28.
20Nel 1989, l’ultima partecipazione di Lepore ad una occasione di confronto con partners stranieri, come ben segnala l’«Introduction» di J. Scheid29, è stata il convegno su Les bois sacrés, in occasione del centenario della pubblicazione del Ramo d’oro di J. Frazer, organizzato a Napoli dal Centre Jean Bérard.
21Dopo la morte di Lepore i contatti con Pierre Lévêque e la scuola di Besançon nei convegni GIREA e gli studiosi della scuola di Parigi sono continuati fertili e produttivi.
22Penso alle conferenze di Vidal-Naquet del 1993 all’Università di Napoli su «Chi sono gli assassini della memoria?»30, «Note sulla posizione e lo statuto degli stranieri nella tragedia ateniese»31 e «Il canto del cigno di Antigone»32.
23Vernant e Françoise Frontisi hanno poi parte cipato nel 1999 a una Tavola rotonda su «Ulysse, Pénélope et le miroir, autour de l’identité grecque» nel corso dell’iniziativa “Incontri italo-francesi di storia”. Poco dopo si è tenuta una “giornata di studio”, organizzata dall’Università di Napoli “Federico II” su «Tra passato e presente. L’impegno di J.-P. Vernant», con il coinvolgimento di Vernant stesso33.
24L’ultima volta di Vernant a Napoli è stata nel 2003 in occasione del Convegno, organizzato dal Dipartimento di Filologia Classica dell’Università di Napoli “Federico II” su «Il personaggio e la maschera». Vernant tenne le conclusioni della giornata in cui Fr. Frontisi presentava il suo bel contributo «L’impossibile prosopon delle Erinni»34.
25Da ultimo, a conclusione di questa forse troppo sintetica riflessione, torno alla mia esperienza di lavoro, partita da Lepore e dal culto di Artemis Brauronia35, in cui ho incontrato metodologicamente decisivi e amici per sempre, Vernant e Vidal-Naquet36.
26Sono felice di essere stata presso di loro, e anche orgogliosa che la mia raccolta Lo spazio del margine, potesse rientrare in quei libri che Pierre Vidal-Naquet definiva «figli del cacciatore nero»37. Sono felice di aver conosciuto Nicole Loraux, che mi ha avviato alla prospettiva di studî di genere invitandomi a partecipare al volume, La Grecia al femminile38.
27Con tutti, a partire da Jean-Pierre Vernant e Pierre Vidal-Naquet certo, ma anche tra gli altri, segnatamente Nicole Loraux, Françoise Frontisi, Stella Georgoudi e Pauline Schmitt-Pantel, Alain Schnapp, François Lissarrague, Jean-Louis Durand e Pierre Ellinger sono consapevole di avere intessuto uno scambio umanamente e scientificamente importante.
28In realtà, nei miei studî sul culto di Artemis Brauronia (e altre Artemides) ho cercato di acquisire e mettere a frutto i risultati della meto dologia della scuola francese e di Ettore Lepore. In particolare ho tenuto presente il ruolo svolto dalla spazialità secondo la simbologia di certe categorie topologiche quali “centro”, “periferia”, “margine”. In questo modo ho letto lo “spazio artemideo” come cifra di particolari contraddizioni del sistema della πóλις attraverso la categoria del femminile, e segno della transizione regolata, del passaggio normato, di un’integrazione funzionale alla crescita del sistema con cui era in relazione e che vedeva nel rapporto con tale spazio la possibilità di convertire i fattori disgreganti (la στάσις) in fattori di sviluppo di una coscienza sociale capace di elaborare ed assorbire le contraddizioni al proprio interno. In particolare i concetti di “astuzie” e “strategie” della ragione hanno consentito di individuare elementi di collegamento tra ambiti diversi e sono stati un valido strumento per interpretare le modalità di riti di iniziazione negli spazî artemidei, così come lo sfondo di “psicologia storica” mi ha consentito di impiegare una comparazione che non si esponesse ai rischî e alle inevitabili contingenze del “metodo combinatorio”.
29È proprio a partire da tali nodi problematici che, a mio giudizio, può riprendere la discussione39.
Notes de bas de page
1 Cf. A. Momigliano che, in Prospettiva 1967 della storia greca (Rivista Storica italiana, 80, 1968, p. 5 sqq.), segnalava: «tra i più importanti esperimenti emerge oggi quello di Jean-Pierre Vernant e della sua scuola parigina, che in Italia non ha destato molta attenzione…». Cf. pure E. Sereni, rappresentante della tradizione marxista italiana, in Strutture e “blocco storico”. Città e campagna nell’Italia preromana (Critica marxista, 4, 1966, p. 73-100), in cui sostenendo la discutibile prevalenza della città nella dialettica polis-chora, manifesta interesse verso studiosi francesi esponenti di un certo marxismo critico quali Vernant, Vidal-Naquet, Lévêque, cit. in E. Lepore, Problemi dell’organizzazione della chora coloniale, in: M. I. Finley (sous la direction de), Problèmes de la terre en Grèce ancienne. Paris, 1973, p. 38 sqq. e in E. Lepore, Per una fenomenologia storica del rapporto città-territorio in Magna Grecia, in : La città e il territorio, Atti del VII Convegno di studî sulla Magna Grecia (Taranto 1967). Napoli, 1968, p. 38 sqq.
2 Cf. i Convegni di studî sulla Magna Grecia a Taranto che dal 1961 diventano un luogo significativamente fervido di discussioni e confronti tra aree disciplinarî contigue, archeologia, storia in senso lato, storia cultuale, e relative metodologie, occasioni in cui la tradizione italiana di studî sul mondo antico si misura inevitabilmente con approcci di altri ambiti culturali, quali ad es. la scuola francese di Jean-Pierre Vernant (cf. il brillante contributo di M. Detienne, Les chemins de la déviance: Orphisme, Dionysisme et Pythagorisme, in: Orfismo in Magna Grecia, Atti del XIV Convegno di studî sulla Magna Grecia (Taranto 1974). Napoli, 1975, p. 49-79). A tale vivacità intellettuale Lepore fornisce un significativo apporto. Riguardo a qualche riserva verso rischî di formalismo geometrizzante che egli riteneva ravvisare nell’approccio metodologico degli studiosi francesi: cf. E. Lepore, Per una fenomenologia…, cit., p. 29-55 (spec. p. 30; 38 sqq.) e p. 56-66 (spec. p. 56-57; 59), che in definitiva si dichiarava favorevole alle impostazioni sociologiche degli eredi della scuola di Max Weber, perché modelli di sociologia storicizzante e non astratta, discendente diretta del metodo antiquario…; cf. E. Lepore, Intervento, p. 359-367 (spec. p. 361).
3 Lepore, docente di storia greca e romana (corsi di storia greca e storia romana con rotazione a bienni alterni), dal 1973 in poi anche docente del corso di storia della storiografia, articolato in forma seminariale in storia della storiografia antica, storia della storiografia moderna, storia del metodo storico. I suoi “famosi” taccuini, relativi a ogni studioso o scuola storiografica affrontata, solido supporto per la didattica, ma non solo, testimoniano sicuramente il progetto di un lavoro storiografico che intendeva realizzare, di cui lamentiamo ancora l’assenza.
4 E. Lepore, Economia antica e storiografia moderna. (Appunti per un bilancio di generazioni), in: Ricerche storiche ed economiche in memoria di Corrado Barbagallo. Napoli, 1970, p. 3-33.
5 B. Gentili e G. Paione (a cura di), Il mito greco. Urbino, 1973, p. 397.
6 A. Momigliano, art. cit., p. 52-53.
7 Riguardo al clima di rinnovamento negli studî archeologici, cf. la bella relazione di B. d’Agostino (J.-P. Vernant, P. Vidal-Naquet e l’“Orientale”), in questo volume.
8 E. Lepore, La storia economica del mondo antico, in: L. De Rosa (a cura di), La storiografia italiana degli ultimi venti anni. Roma-Bari, 1989, p. 167-184.
9 P. Vidal-Naquet, Prefazione, in: C. Montepaone, Lo spazio del margine. Roma, 1999, p. VII. Pierre Vidal-Naquet fa riferimento all’improvvisa morte di Ettore Lepore avvenuta il 24 marzo 1990, all’età di quasi sessantasei anni.
10 Cf. E. Lepore, La storia economica del mondo antico…, cit., p. 167-184.
11 J.-P. Vernant, Remarques de la lutte de classe dans la Grèce ancienne, Eirene, 4, 1965, p. 5-18.
12 J.-P. Vernant, Introduction, in: J.-P. Vernant (sous la direction de), Problèmes de la guerre en Grèce ancienne. Paris, 1968, p. 9 sqq.
13 P. Vidal-Naquet, La tradition de l’hoplite athénien, in: Problèmes de la guerre…, cit., p. 161-181.
14 P. Vidal-Naquet, Le chasseur noir et l’origine de l’éphébie athénienne, Annales. E. S. C., 23, 1968, p. 947-964.
15 M. I. Finley, Sparta, in: Problèmes de la guerre…, cit., p. 143-159.
16 M. I. Finley, Introduction, in: M. I. Finley (sous la direction de), Problèmes de la terre en Grèce ancienne, Paris, 1973, p. 9-12.
17 In: Problèmes de la terre…, cit., p. 269-292. Innovativi anche nella stessa sezione, M. Detienne, L’olivier: un mythe politico-religieux, p. 293-306 e A. Schnapp, Représentation du territoire de guerre et du territoire de chasse dans l’œuvre de Xénophon, p. 307-321.
18 E. Lepore, Problemi dell’organizzazione della chora coloniale, in: Problèmes de la terre…, cit., p. 15-47.
19 E. Lepore, La storia economica del mondo antico…, cit., p. 168.
20 J.-P. Vernant, Intervento conclusivo, in: B. Gentili e G. Paione (a cura di), Il mito greco…, cit., p. 397-400.
21 G. Gnoli et J.-P. Vernant (sous la direction de), La mort, les morts dans les sociétés anciennes. Cambridge, 1982. B. d’Agostino, J.-P. Vernant, P. Vidal-Naquet e l’“Orientale”, in questo volume.
22 E. Lepore, Prefazione, in: L. Breglia, P. Ellinger, Fr. Frontisi, E. Lepore, C. Montepaone, J.-P. Vernant, Recherches sur les cultes grecs et l’Occident, 2. Naples, 1984 (Cahiers CJB, 9), p. 10-11. Non è forse inutile ricordare i temi delle belle relazioni degli studiosi francesi come di quelli italiani: J.-P. Vernant, Une divinité des marges; Fr. Frontisi, La Bomolochia: autour de l’embuscade à l’autel; P. Ellinger, Les ruses de guerre d’Artémis; L. Breglia, Demetra in Eubea e Beozia e i suoi rapporti con Artemis; C. Montepaone, A proposito di Artemis Phakelitis: preliminari alla tradizione e realtà cultuale; E. Lepore, Artemis Laphria dall’Etolia al Veneto.
Anche nel precedente Recherches sur le cultes grecs et l’Occident, 1. Naples, 1979 (Cahiers CJB, 5), come indicava la Prefazione di E. Lepore e R. Martin, si continuava una direzione di contributi italo-fracesi su culti greci e ambiti coloniali: R. Martin, Introduction à l’étude du culte d’Héraclès en Sicile; N. Valenza Mele, Eracle euboico a Cuma. La Gigantomachia e la via Heraclea; L. Breglia, Le Thesmoforie eretriesi; C. Montepaone, Mito di fondazione del rituale munichio.
23 Sulla frontier history, cf. E. Lepore, Per una fenomenologia…, cit., p. 60, 64, 361.
24 Cf. gli importanti contributi nella raccolta di studî E. Lepore, Colonie greche dell’Occidente antico. Roma, 1989; E. Lepore, Rapporti ed analogie di colonizzazione tra Sicilia e Magna Grecia, Kokalos, 14-15, 1969, p. 60-85; Id., Problemi di storia metapontina, in: Metaponto, Atti del XIII Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto 1973). Napoli, 1974, p. 307-328; M. I. Finley e E. Lepore, Le colonie degli antichi e dei moderni. Roma, 2000; E. Lepore, Intervento, in: Santuarî di Magna Grecia, Atti del IV Convegno di studî sulla Magna Grecia (Taranto-Reggio Calabria 1964). Napoli, 1966, p. 85-88, primo testo su tematiche di storia cultuale.
25 Dei suoi primi allievi napoletani, cf. A. Mele, Società e lavoro servile nei poemi omerici. Napoli, 1968 e Il commercio greco arcaico. Prexis ed emporie. Napoli, 1979 (Cahiers CJB, 4); C. Talamo, La Lidia arcaica. Bologna, 1979.
26 J.-P. Vernant, Préface. Ettore Lepore, Le Mezzo giorno et l’Antiquité; J. Andreau e A. Schnapp, Introduction. Ettore Lepore, La colonisation et l’écriture de l’histoire ancienne, in: E. Lepore, La Grande Grèce. Aspects et problèmes d’une ‘colonisation’ ancienne. Quatre conférences au Collège de France, (Paris 1982), (textes reunis par Cl. Livadie, J. Andreau, M. Bats, L. Breglia, C. Montepaone, C. Talamo), Napoli, 2000 (postumo).
27 Cf. Recherches sur les cultes grecs..., 2, cit.
28 J.-P. Vernant, L’individuo nella città (tr. it. C. Montepaone), Archivio di storia della cultura, 1, Napoli, 1988, p. 137-149.
29 J. Scheid, Introduction, in: Les bois sacrés, Actes du colloque (Naples 1989). Naples, 1993 (Coll. CJB, 10), p. 13-20.
30 P. Vidal-Naquet, Chi sono gli assassini della memoria? (tr. it. C. Montepaone), Archivio di storia della cultura, 7, 1994, p. 245-257.
31 P. Vidal-Naquet, Note sulla posizione e lo statuto degli stranieri nella tragedia ateniese, (tr. it. C. Montepaone), Studi storici, 34, 1993, p. 13-25.
32 P. Vidal-Naquet, Il canto del cigno di Antigone. A proposito dei versi 883-884 della tragedia di Sofocle, (tr. it. C. Montepaone), Annali dell’Istituto Orientale di Napoli, 5, 1993, p. 245-256.
33 In occasione del seminario Tra passato e presente. L’impegno di Jean-Pierre Vernant (Napoli 25 maggio 1999), relazioni di R. Di Donato, Un percorso intellettuale, p. 9-15; F. Barbagallo, Un intellettuale comunista e libertario, p. 16-22; L. Canfora, Utopia e comunismo, p. 23-27; J.-P. Vernant, Autoritratto, p. 28-30 (Studi storici, 1, 2000).
34 Fr. Frontisi, L’impossibile prosopon delle Erinni, (tr. it. C. Montepaone), in: R. Grisolia e G. Rispoli (a cura di), Il personaggio e la maschera (Napoli 19-21 giugno 2003). Napoli, 2005, p. 37-42.
35 C. Montepaone, L’arkteia a Brauron, Studi Storico-Religiosi, III. 2, 1979, p. 341-362. Cf. anche C. Montepaone, Ifigenia a Brauron, in: B. Gentili, F. Perusino (a cura di), Le orse di Brauron. Pisa, 2002, p. 65-72.
36 Nel 1985 sono stata invitata da J.-P. Vernant a Parigi per una conferenza poi pubblicata (cf., di chi scrive, L’apologia di Alexidamos: “l’avventura del cavaliere”, Metis, I. 2, 1986, p. 219-235); da P. Lévêque a Besançon, per una conferenza sui culti artemidei. Nel 1997 sono stata nuovamente invitata a Parigi da Pierre Vidal-Naquet per una conferenza sulle filosofie pitagoriche e una su Bernhard Laum, che è stata pubblicata con il titolo: Où l’on revient sur la monnaie de fer spartiate, Metis n. s., 2, 2004, p. 149-179; cf. Ancora intorno al denaro di ferro spartano, in: N. Parise (a cura di), Bernhard Laum. Origine della moneta e teoria del sacrificio, Atti dell’incontro di studio (Roma 1995), Annali Istituto Italiano di Numismatica, Roma, 1997 (Studi e materiali, 5), p. 71-92. Soprattutto segnalo l’introduzione di Nicola Parise, “Segni premonetarî”, Strumenti del sacrificio. Per una discussione sulle origini religiose del denaro, p. 3-5.
37 P. Vidal-Naquet, Prefazione, in: C. Montepaone, Lo spazio…, cit., p. VIII.
38 C. Montepaone, Théanô la pythagoricienne, in: N. Loraux (sous la direction de), La Grèce au féminin, Paris, 2003, p. 77-111 [ed. it. Roma-Bari, 1993].
39 Il bel libro di P. Ellinger, La légende nationale phocidienne (Paris, 1993), risponde sicuramente a quei modelli ricostruttivi di cui siamo debitori.
Notes de fin
** Ringrazio l’amico Alain Schnapp di avermi sollecitata a ripensare ad una stagione importante in cui, giovani, “crescevamo” con Ettore Lepore, Jean-Pierre Vernant e Pierre Vidal-Naquet, maestri e amici.
Auteur
Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
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Recherches sur les cultes grecs et l’Occident, 2
Ettore Lepore, Jean-Pierre Vernant, Françoise Frontisi-Ducroux et al.
1984
Nouvelle contribution à l’étude de la société et de la colonisation eubéennes
Centre Jean Bérard (dir.)
1982
La céramique grecque ou de tradition grecque au VIIIe siècle en Italie centrale et méridionale
Centre Jean Bérard (dir.)
1982
Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 1
Pier Giovanni Guzzo, Renato Peroni, Giovanna Bergonzi et al.
1982
Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 2
Giovanna Bergonzi, Vittoria Buffa, Andrea Cardarelli et al.
1982
Il tempio di Afrodite di Akrai
Recherches sur les cultes grecs et l'Occident, 3
Luigi Bernabò Brea
1986