Capitolo 6. Analisi antropologica
p. 125-140
Texte intégral
1Lo studio antropologico del campione proveniente dall’area Colucci ha preso in considerazione 60 individui, di cui 17 inumati e 43 cremati.
Metodi
2La serie Pontecagnano-Colucci è stata in primo luogo analizzata per la definizione dei seguenti parametri: numero minimo degli individui; grado di rappresentatività e dello stato di conservazione degli scheletri e delle sue singole componenti; sesso ed età alla morte di ciascun soggetto. Per il sottocampione degli incinerati sono stati inoltre rilevati i pattern di frammentazione, alterazione e colorizzazione degli elementi ossei1, evidenze in grado di fornire informazioni circa le procedure rituali e funzionali della cremazione. In particolare, le variazioni di forma e colore possono fornire indicazioni circa l’efficienza e le modalità di combustione, come ad esempio la temperatura raggiunta, la durata del rogo, la disponibilità di ossigeno, e, in ultimo, se il processo sia avvenuta in flesh (ossa circondate da i tessuti molli)2. Sono state anche registrate eventuali differenze cromatiche tra porzioni dello scheletro come possibile indicazione della disomogeneità dell’azione del fuoco e del posizionamento del corpo sulla pira. Infine, si è proceduti alla misurazione ponderale dello scheletro e dei suoi diversi distretti (cranio, elementi delle ossa lunghe, elementi dello scheletro assile), finalizzata alla valutazione quantitativa della rappresentatività degli individui, come anche alla individuazione di una possibile raccolta differenziale dei resti cremati.
3Come è noto, le profonde modifiche dimensionali e morfologiche a cui vengono sottoposti i reperti osteodentari durante il rito, limitano la potenzialità e l’affidabilità delle analisi antropologiche di base3. Per quanto riguarda la determinazione del sesso, ad esempio, l’estrema frammentazione e la riduzione dimensionale degli elementi ossei indeboliscono l’applicazione sia dei criteri morfologici che di quelli morfometrici. Per tale ragione lo studio antropologico della serie Colucci ha dedicato molta cura all’analisi e definizione dei caratteri sessuali secondari del cranio e del bacino, adottando un ampio spettro di standard di riferimento proposti dalla letteratura antropologica4. Inoltre, per i rilevamenti metrici, accanto alle misure utilizzate di routine (diametri e larghezze delle epifisi prossimali e distali delle ossa lunghe), sono state prese in considerazione variabili metriche riferibili ad elementi ossei minori, che tendono a conservarsi (e a mantenere le loro dimensioni iniziali inalterate) con maggiore frequenza rispetto ad elementi di più grandi dimensioni. L’intero campione è stato misurato dunque secondo le variabili metriche proposte da Gejvall5, con l’aggiunta di ulteriori 26 misure del cranio e del postcranio6.
4Per la determinazione dell’età alla morte degli individui adulti sono stati rilevati gli indicatori più comunemente utilizzati nella ricerca antropologica7. Ad integrazione, si è ricorso al rilevamento dei cambiamenti a carico dell’acetabolo8, dell’estremità sternale della clavicola9 e della trama trabecolare delle vertebre lombari10. Le osservazioni condotte su base morfologica, sono state integrate, ove possibile, dalle stime istologiche ottenute dalla conta degli osteoni secondari dalle sezioni diafisarie di femore, secondo la procedura proposta da Kerley11. Per i subadulti sono stati presi in considerazione: le fasi di fusione delle epifisi; i valori dimensionali delle ossa lunghe; e gli stadi di formazione ed eruzione dei denti12.
Risultati e discussione
Incinerati
5Il campione degli incinerati comprende 43 individui, abbastanza ben rappresentati in tutte le loro componenti scheletriche, di cui 38 adulti (88,4%). La serie restituisce anche 3 subadulti e due individui di età giovanile. Tra gli incinerati l’individuo più giovane ha un’età stimata di 4-5 anni e proviene dalla T. 6541; la sepoltura si caratterizza archeologicamente come maschile. Un secondo bambino proviene dalla T. 6241, che presenta due distinti ossuari coperti da elmo di impasto e contenenti l’uno, i resti di un maschio adulto, l’altro i resti di un infante di 6-8 anni. La T. 6474, contiene anch’essa un’urna sormontata da elmo fittile e si riferisce ad un subadulto ben rappresentato in tutti i suoi distretti, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Un corredo funerario connotativo del genere maschile accompagna anche l’individuo dalla T. 6523, che risulta all’analisi antropologica di età compresa tra i 15 e i 17 anni (in base allo stadio di fusione delle epifisi delle ossa lunghe) e di sesso maschile, per la robustezza degli elementi craniali e postcraniali. L’individuo denominato come X (in quanto privo di riferimento di scavo) ha un’età di 15-16 anni e presenta una morfologia gracile; questa osservazione, unitamente al ritrovamento di un frammento di osso lavorato suggerirebbe l’appartenenza del defunto al sesso femminile.
Determinazione del sesso e dell’età alla morte
6La ricostruzione delle caratteristiche biologiche e culturali di un’antica comunità richiede, come primo passo dell’analisi antropologica, la determinazione delle informazioni biologiche fondamentali di ciascun individuo, ovvero il sesso e l’età alla morte. La necessità di estrapolare tali caratteristiche risiede infatti nella loro propedeuticità ad una più approfondita comprensione degli aspetti demografici e delle condizioni di vita, sia a livello individuale che popolazionistico. Inoltre, la determinazione del sesso e dell’età alla morte risultano fondamentali ai fini della ricostruzione delle organizzazioni sociali e dei sistemi di pensiero del passato, permettendo anche di mettere in relazione le caratteristiche biologiche dell’individuo con il rituale funerario ad esso associato.
7Generalmente, come già affermato, l’estrazione dei dati demografici a partire dai resti cremati presenta maggiori difficoltà procedurali e certamente un livello di affidabilità inferiore, rispetto alle analisi di reperti provenienti da inumazioni. Come è noto, anche per gli inumati vi sono una serie di limiti intrinseci a tali procedure. In primo luogo, esiste una variabilità individuale e popolazionistica nella manifestazione dei caratteri sessuali secondari dello scheletro. Una variabilità ben più ampia è quella legata ai processi di accrescimento ed invecchiamento13. Allo stesso tempo, la maggior parte dei criteri utilizzati è di tipo morfologico e le valutazioni vengono dunque condotte su base visiva, queste risultando suscettibili al giudizio soggettivo dell’osservatore, con una limitata concordanza tra operatori diversi14. Nel caso specifico di analisi su resti cremati vi si aggiungono una serie di fattori che limitano ulteriormente la fattibilità delle determinazioni e l’affidabilità della stime. Tra questi, l’incompletezza e la frammentarietà dei reperti, la frequente mancanza dei distretti scheletrici più dimorfici, quali il cranio e il bacino, come anche degli elementi generalmente utilizzati come indicatori di età (corone dentarie, sinfisi pubica, costole etc). Inoltre, anche nel caso di una loro conservazione, la combustione del corpo comporta ingenti fenomeni di frammentazione, riduzione volumetrica e deformazione.
Diagnosi di sesso
8Le determinazione di sesso del campione incinerato di Pontecagnano-Colucci, sono state effettuate senza conoscere a priori (procedura a “cieco semplice”) le caratterizzazioni dei corredi funerari che mostrano una netta distinzione tra genere maschile e genere femminile. Data la frammentarietà del campione e la disomogenea conservazione degli individui, il numero e la natura dei criteri adottati hanno variato di caso in caso. La tabella 5 riporta un quadro riassuntivo delle osservazioni effettuate. Dall’analisi sono stati esclusi i subadulti in quanto i pochi criteri proposti in letteratura vertono per lo più su standard morfologici o morfometrici osservabili su mandibola e bacino. La loro affidabilità, anche nel caso di individui completi, è comunque molto bassa15.
TOMBA | Morfologia cranio | Morfologia bacino | Postcranio | Diagnosi di sesso |
6241A | maschile | maschile | robusto | M |
6321 | robusto | M | ||
6322 | femminile | gracile | F | |
6323 | femminile | F? | ||
6324 | femminile | femminile | gracile | F |
6325 | N.D. | |||
6326 | femminile | gracile | F | |
6328 | intermedia | intermedio | N.D. | |
6329 | femminile | gracile | F | |
6353 | robusto | M? | ||
6354 | gracile | F | ||
6358 | femminile | N.D. | ||
6360 | robusto | M | ||
6372 | robusto | M | ||
6379 | femminile | femminile | gracile | F |
6412 | maschile | robusto | M | |
6469 | robusto | M?? | ||
6470 | femminile | femminile | gracile | F |
6498 | intermedia | maschile | M? | |
6499 | maschile | robusto | M | |
6504 | robusto | F | ||
6506 | gracile | F? | ||
6509 | maschile | M | ||
6523 | robusto | M? | ||
6524 | maschile | robusto | M | |
6525 | gracile | N.D. | ||
6545 | robusto | M | ||
6546 | femminile | femminile | gracile | F? |
6547 | femminile | gracile | N.D. | |
6548 | gracile | N.D. | ||
6563 | gracile | F | ||
6566 | maschile | maschile | robusto | F |
6567 | femminile | gracile | F | |
6568 | maschile | robusto | M?? | |
6569 | robusto | M? | ||
6570 | intermedio | N.D. | ||
6542A | gracile | F | ||
X | gracile | F ? | ||
Y | femminile | femminile | gracile | F |
Z | gracile | F |
9Al termine dell’analisi antropologica per la determinazione del sesso, i dati sono stati messi a confronto con le indicazioni di genere desunte dalla tipologia dei corredi (tabella 6). Sono stati presi in esame tutti gli individui al di sopra dei 15 anni di età (N = 40). Come osservabile dalla tabella 5, le analisi morfologiche hanno permesso di determinare il sesso di 33 individui, mentre il corredo presentava elementi connotativi di genere in tutti i casi, permettendo il riconoscimento di 19 sepolture maschili e 21 femminili. Tralasciando i casi in cui la mancanza degli indicatori biologici non ha permesso la comparazione del dato, si osservano due soli casi di discordanza rispetto ai 33 confronti effettuabili. Il grado di concordanza tra i due criteri raggiunge un livello superiore al 90%, ed è spiegabile alla luce del discreto stato di conservazione dei reperti ossei e all’estrema cura rivolta a questa fase di analisi, che ha visto impegnati tutti gli autori.
10Ai fini delle successive analisi demografiche gli individui, morfologicamente attribuiti al sesso femminile, verranno considerati maschili, come indicato dal corredo.
Determinazione dell’età alla morte
11Per quanto riguarda le età di morte, data la scarsità degli elementi diagnostici e il diverso grado di accuratezza raggiungibile in base all’età dei soggetti, si è stabilito di presentare i dati per classi di età quinquennali per gli individui in età di accrescimento e ventennali (20-40 e 40+) per gli adulti; per molti di questi, inoltre, non è stato possibile dare indicazioni più precise rispetto ad una generica definizione di “adulto” (20+ anni). La tabella 7 riporta il quadro riassuntivo dei rilevamenti effettuati per l’attribuzione degli individui alle classi di età. Per i subadulti le attribuzioni sono state effettuate principalmente sulla base dello stadio di maturazione dentaria e del pattern di fusione delle epifisi e di altri elementi ossei. Come riportato in tabella, per gli adulti gli indicatori odontoscheletrici maggiormente utilizzati in letteratura sono stati rilevati di rado: la sinfisi pubica è stata osservata in un solo caso, la superficie auricolare in due. Le attribuzioni, dunque, poggiano su parametri inconsueti, certamente meno precisi e meno affidabili, ma che hanno il vantaggio di conservarsi più frequentemente nei resti sottoposti ad incinerazione. Ad esempio, i frammenti di cranio, anche se dimensionalmente molto ridotti, sono invariabilmente riconoscibili. Analogamente riconoscibili, e classificabili per tipologia, sono le suture craniche, il cui pattern di fusione costituisce uno degli indicatori maggiormente adottati per la diagnosi di età. Va comunque sottolineato che si tratta di un metodo che, per quanto comunemente adottato, è comunque ritenuto poco preciso e scarsamente affidabile16. A ciò si aggiunga inoltre la tendenza delle suture parzialmente obliterate a separarsi sotto l’azione del calore17. Per tali motivi, solo le osservazioni relative a suture chiuse hanno rivestito una qualche utilità nella stime demografiche di Pontecagnano-Colucci. L’osservazione dell’aspetto trabecolare dei corpi vertebrali e la presenza ed entità di cambiamenti degenerativi a carico delle epifisi hanno dato generiche indicazioni di età. Il metodo della conta osteonica è stato applicato a 22 individui. Da questo campione iniziale, solo 7 individui hanno reso sezioni istologiche leggibili e utili alla stima dell’età alla morte18 Come si evince dalla tabella 7, sono molti i casi in cui le uniche osservazioni effettuabili riguardavano lo stadio di maturazione dentaria e scheletrica, parametri che hanno permesso la sola distinzione tra adulti e subadulti.
12La composizione per sesso ed età del campione degli incinerati è riportata al Grafico 1. Occorre ricordare che le diagnosi di sesso poggiano su una sintesi tra il dato antropologico e quello archeologico. A tale proposito si sottolinea inoltre che le attribuzioni di sesso del segmento infantile sono state condotte unicamente sulla base del corredo funebre.
13L’esiguità numerica del campione, l’alto numero di adulti generici (20+ anni), unitamente alle potenziali influenze culturali (scelte di inclusione od esclusione dal sepolcreto o dal rito di specifici segmenti demografici o sociali della comunità di riferimento) non consentono un’interpretazione in chiave strettamente demografica del profilo di mortalità osservato. A riprova di ciò, si sottolinea la sottorappresentazione degli individui infantili: la serie non annovera alcun individuo al di sotto di un anno di età, mentre il segmento 1-15 anni rappresenta appena il 7% della serie scheletrica, con una proporzione di mortalità che si discosta di molto dai valori attesi per una popolazione antica. La presenza di subadulti tra le incinerazioni, se pur numericamente ridotta, attesta che la cremazione non fosse strettamente riservata agli adulti, ma che occasionalmente, potesse includere anche bambini di sesso maschile. Si tratta comunque di scelte eccezionali poiché la norma, come si vedrà in seguito con l’analisi degli inumati, sembra chiaramente indicare un diverso trattamento rituale degli adulti (prevalentemente cremati) rispetto ai subadulti (prevalentemente inumati).
14Il rapporto numerico tra i sessi negli individui adulti appare prossimo all’unità nelle sepolture ad incinerazione, denotando, in questo caso, un trattamento indifferenziato per genere.
Rappresentazione e conservazione dei resti cremati
15L’analisi ha riguardato sia la consistenza dell’individuo nel suo insieme, che la conservazione dei singoli distretti scheletrici. Data la natura dei reperti si è stabilito di ricorrere ad un criterio oggettivo basato sul peso totale dello scheletro e delle sue principali componenti. La tabella 8 riporta i dati individuali per la serie femminile ordinata per valori ponderali crescenti.
16La consistenza del campione femminile, espressa dai valori ponderali, è altamente variabile: 2 individui pesano meno di 500 grammi; 6 individui tra 500 e 1000 grammi; 8 individui tra 1000 e 1500 grammi; 5 individui oltre i 1500 grammi. Il peso medio della serie è di 1126± 401 gr. A maggiori valori corrisponde, come era da attendersi, anche una maggiore rappresentatività di tutti gli elementi scheletrici. Nel complesso i meno conservati risultano la mandibola e il perone (non registrati in 5 individui), seguiti da ulna e patella (non registrati in 3 individui).
17La tabella 9 riporta i valori ponderali calcolati per il campione maschile. Questo presenta valori decisamente più elevati e una variabilità interindividuale più bassa rispetto alla serie femminile (vedi anche grafico 2). La media è infatti 1491± 331 gr. Un solo individuo pesa meno di 1000 grammi; 9 individui tra i 1000 e i 1500 grammi; 7 individui tra i 1500 e i 2000 grammi; e, infine due individui superano i 2000 grammi di peso. Anche nel caso della serie maschile si registra una maggiore mancanza dei singoli elementi ossei negli individui sottopeso. Gli elementi meno rappresentati sono la mandibola, che manca in 5 individui, l’ulna e la patella, che mancano invece in 4 casi. I valori presentati dalla serie di Pontecagnano risultano infine notevolmente più bassi rispetto ai pesi ottenuti nelle cremazioni moderne. A titolo di esempio, Bass e Jantz (2004) riportano valori medi di 3379,7 gr per i maschi e di 2350,2 gr per le femmine; Warren e Maples (1997) 2898,7 gr e 1829,4 gr; mentre notevolmente più bassi (2288 gr e 1550 gr) sono i valori registrati da Mays (2010).
Tabella 10 - Pesi totali e percentuali dei distretti scheletrici degli individui incinerati.
18A partire dai pesi delle singole ossa sono stati ottenuti i valori relativi alle tre principali porzioni scheletriche: cranio, scheletro assile e ossa lunghe. La loro rappresentatività percentuale è stata confrontata con quella riportata nel caso di studio di Lawrence e Latimer (in Krogman 1978). In base a questo studio, in un individuo cremato, la proporzione dei frammenti cranici è, in media, il 20,4% del peso totale dell’individuo, mentre le percentuali relative alle ossa lunghe e allo scheletro assile sono del 50,31% e del 28,3% rispettivamente. I valori riportati in tabella 10 mostrano, con poche eccezioni, che gli individui di Pontecagnano sono sufficientemente rappresentati, sia relativamente al cranio che alle ossa lunghe, mentre risultano caratterizzati da una costante sottostima dello scheletro assile. Tale dato è da rapportarsi alla frammentarietà del materiale osteologico che ha impedito la corretta attribuzione anatomica di gran parte di questo segmento e non ad una pratica di raccoltadifferenziale dei resti cremati dalla pira. Non sono da trascurare infine gli effetti tafonomici postdeposizionali che hanno probabilmente comportato un’ulteriore frammentazione e perdita di materiale osseo di questa specifica porzione scheletrica.
19Una considerazione finale sulla serie di Pontecagnano riguarda la totale omogeneità nella rappresentazione proporzionale delle porzioni scheletriche sia nel confronto tra i sessi che in rapporto al grado di completezza degli individui (grafico 3).
Il processo di cremazione
20Come specificato nel paragrafo dei Metodi, diverse osservazioni ed analisi possono concorrere alla ricostruzione dei principali aspetti del processo di cremazione e successivo trattamento dei resti.
21Tra questi, il colore degli elementi ossei e i pattern di alterazione volumetrica e morfologica sono rapportabili al grado di temperatura raggiunto dal rogo, ma anche dei tempi effettivi di combustione e dell’apporto di ossigeno19. Andrebbe inoltre ricordato che l’azione del fuoco non è mai omogenea e dunque, è possibile osservare ampie variazioni di colore tra reperti provenienti dallo stesso individuo. In tabella 11 si riportano il livello di frammentazione degli elementi ossei e le osservazioni colorimetriche effettuate per ciascun individuo con la relativa temperatura di combustione, come indicata nella scala di Holk (1986).
22In base alle colorazioni rilevate, le temperature raggiunte più frequentemente nella serie di Pontecagnano sono comprese tra 300 e 700 °C (grafico 4), indicando un processo di combustione non particolarmente “efficiente”, come del resto attestato anche dalla bassa frammentazione dei reperti rinvenuti nei cinerari.
23Il tipo di fratture ed alterazioni volumetriche e morfologiche (deformazione e grado di curvatura) rilevate attestano come tutte le cremazioni siano avvenute in flesh20, cioè con i tessuti molli ancora presenti. Le ossa prive di tessuto molle al momento della combustione non presentano, infatti, gli stessi effetti di torsione (“twisting”, dovuti alla trazione esercitata da tendini e muscoli esposti all’effetto del calore), contrazione (“shrinkage”), indurimento (“hardening”), con conseguente fragilità e imbiancamento (“whitening”); bensì presentano per lo più alterazioni longitudinali e fessurazioni superficiali21.
24Sui resti di numerosi individui sono state rilevate tracce di colorazione legate alla presenza di elementi di corredo in bronzo all’interno dei cinerari, questi sono: T. 6326; T. 6328; T. 6358; T. 6379; T. 6412; T. 6499; T. 6509; T. 6523; T. 6525; T. 6542A; Ind. Y.
Osservazioni anatomiche e paleopatologiche
25Data la frammentarietà e basso grado di rappresentazione degli elementi osteodentari cremati, non è stato possibile effettuare rilevamenti sistematici relativi alle caratteristiche morfologiche e allo stato di salute della serie. A titolo documentativo si riportano comunque le osservazioni più rilevanti.
- Patologie dentarie. Diversi individui presentano carie, di perdita antemortem di denti e relativo riassorbimento alveolare. T. 6241B (M; 40+ anni); T. 6324 (M: 20-40); T. 6470 (F, 20-40); T. 6570 (M, 40+); T. 6569 (M, 20+); T. 6570 (M, 40+); T. 6499 (M, 20+).
- Entesopatie. Alterazioni dei siti di attacco dei muscoli e dei legamenti sono state rilevate nei seguenti individui: T. 6241B (M, 40+ anni; a carico dell’ischio e del calcagno); T. 6570 (M, 40+; a carico del femore e del radio); T. 6498 (M, 20+ a carico della rotula).
- Osteoartrite. T. 6360 (M, 40+; a carico della clavicola e della scapola). T. 6470 (F, 20-40; a carico delle vertebre). T. 6547 (M, 20-40, a carico delle vertebre); T. 6509 (M, 40+, a carico delle vertebre).
- Erniazioni di Schmorl. Presenti a carico dell’individuo della T. 6547 (M, 20-40).
- Periostiti. Una forte reazione del periosteo è osservata a carico della fibula sinistra dell’individuo della T. 6324 (M, 20-40).
- Traumi. L’individuo della tomba 6322 (F, 20-40 anni) mostra alterazione morfologica, rimodellamento osseo e periostite a carico del tratto distale della tibia e perone di destra, di probabile origine traumatica.
- Tumori. L’individuo della T. 6566 (F, 40+) presenza di un tumore osseo benigno sulla mastoide sinistra, di dimensioni 17,6x16,4 mm.
- Osteolisi. L’individuo della T. 6546 presenta un’area di reazione osteolitica a carico di una vertebra toracica.
- Caratteri epigenetici. L’individuo della T. 6323 (F; 20-40 anni) presenta la ritenzione della sutura metopica. L’individuo Y (F, 20+) presenta l’osso incaico.
- Varianti anatomiche minori. T. 6372, presenta vastus notch della rotula.
- Indicatori di stress metabolici. L’individuo della T. 6523 presenta linee di Harris a carico del femore. L’individuo della T. 6504 (M, 20+) presenta iperostosi porotica del cranio, diffusa ma di lieve entità.
- Solco prauricolare. Modificazione legata alla gravidanza e al parto, rilevata a carico dell’individuo della T. 6567 (F, 20-40).
Inumati
26Gli scavi del settore Colucci hanno evidenziato la presenza di 34 fosse destinate all’inumazione di parte della popolazione, di queste solo 17 hanno restituito resti ossei22. Il sottocampione degli inumati consiste per lo più di subadulti (tabella 12). Il 70,6% degli individui ricade infatti nelle seguenti classi di età: 1-5 anni, 6 individui; 5-10 anni, 5 individui; 10-15 anni, 1 individuo. Tra gli adulti vi sono 2 femmine e 3 maschi; in 3 casi è stato possibile ottenere una stima di età alla morte, mentre nei rimanenti due i pochi frammenti presenti non hanno consentito una determinazione di età alla morte più circoscritta rispetto ad una generica indicazione di “età adulta”.
Rappresentazione e conservazione degli inumati
27La tabella 13 riporta i dati individuali relativi al sesso all’età alla morte e al grado di rappresentazione dello scheletro generale e dei suoi singoli distretti, secondo la seguente scala valutativa: * = meno del <25% dell’elemento presente; ** = tra il 25% e il 50%; *** = tra il 50% e il 75%; **** = oltre il 75 dell’elemento, o dell’intero scheletro, presente.
28Il grado di rappresentazione degli inumati è tendenzialmente basso, oltre il 60% di essi presenta pochi frammenti scheletrici, come nei casi della T. 6565, relativa ad un infante di 6-7 anni che conserva solo il cranio e della T. 6549 (infante di 3-4 anni) da cui sono stati recuperati unicamente un incisivo permanente superiore sinistro, in associazione a pochi frammenti di cranio di dimensioni non superiori ai 2-3 cm. Altamente rappresentato in tutti i suoi distretti appare invece l’individuo proveniente dalla T. 6564, che si riferisce ad un maschio adulto di età compresa tra 40 e 45 anni. Analogamente ben rappresentato in tutti i suoi distretti appare l’individuo della T. 6543, individuo infantile di 4-5 anni.
29Per quanto riguarda lo stato di conservazione delle ossa, vi sono fenomeni di forte diagenesi, accompagnata da estrema corrosione delle superfici ossee. Non mancano osservazioni di elementi deformati ed inglobati da concrezioni, come ad esempio nel caso della T. 6500, riferibile ad un infante di età stimata tra i 4 e i 5 anni.
classi di età | sesso ND | sesso F | sesso M |
1-5 | 6 | ||
5-10 | 5 | ||
10-15 | 1 | ||
15-20 | 1 | ||
20-40 | 1 | ||
40 + | 1 | ||
adulto generico | 2 | ||
TOTALE | 12 | 2 | 3 |
Note paleopatologiche
30Tra gli inumati, l’individuo della T. 6564 presenta carie a carico del secondo premolare inferiore di destra e perdita antemortem dei due primi molari inferiori e del primo molare superiore di sinistra. L’individuo femminile della T. 6327 presenta un unico dente (canino superiore di sinistra) su cui si rilevano tre sottili linee ipoplasiche.
31L’integrazione dei dati antropologici con quelli archeologici offre la possibilità di approfondire alcuni aspetti del rituale dell’inumazione. In primo luogo, la presenza e la caratterizzazione del corredo ha permesso di attribuire al genere femminile 3 degli 11 individui subadulti analizzati, pertinenti alle TT. 6473 (6-7 anni), 6527 (7-10 anni) e 6359 (12 anni).
32In secondo luogo, è stata ricercata una possibile correlazione tra età scheletrica del defunto e dimensione della fossa. Come evidenziato nel grafico 5, questa appare positiva ed elevata (r2 = 0,927), indicando come all’aumentare dell’età aumenta la lunghezza della fossa. Gli Infanti I (che nel nostro caso hanno tra i 3 e i 5 anni di età) sono deposti in tombe che misurano in media 1,53± 0,11; le tombe degli Infanti II (che nel nostro caso vanno tra 7 e il 12 anni) sono lunghe 2,20± 0,28; ed infine quelle degli adulti misurano 3,32± 0,08.
33Dall’analisi è stata esclusa la T. 6454, che denota una forte incongruità tra dimensioni della fossa ed età dell’inumato. I resti scheletrici si riferiscono ad un maschio adulto di età compresa tra i 20 e i 40 anni, rappresentato da pochi frammenti del cranio, clavicola, un femore ed elementi del piede. La fossa a lui destinata presenta dimensioni ridotte (1,88 × 0,98 m; tav. 15), che tipicamente si associano ad individui in età di accrescimento. Dalla tav. 15 si evince che il corpo era deposto all’interno della fossa secondo l’orientamento anatomico tipico della necropoli, ovvero con il vaso del servizio ai piedi, ma, allo stesso tempo, occupava uno spazio limitato rispetto allo spazio utile. La T. 6454 potrebbe rappresentare un caso di deposizione del corpo con le gambe flesse. In alternativa, si tratterebbe invece di una sepoltura secondaria, in una fossa che era stata approntata per un altro defunto. A favore di questa seconda ipotesi il ridotto numero di elementi ossei recuperati. Inoltre questi si riferiscono a diversi segmenti dello scheletro e mostrano un buon grado di conservazione, evidenza che tende a far escludere che la mancanza del resto dello scheletro sia necessariamente legato a fenomeni diagenetici post-deposizionali.
34Alla luce dei dati di correlazione tra dimensioni delle fosse ed età alla morte degli inumati, è possibile inferire le classi di età delle sepolture in cui non si è conservato lo scheletro. In base alle dimensioni delle fosse vuote è ragionevole ipotizzare la presenza iniziale di ulteriori 8 infanti I, 6 infanti II e 2 adulti. Un dato che conferma che il rito dell’inumazione fosse prevalentemente riservato agli individui più giovani della comunità.
35Il dato complessivo della distinzione demografica tra rito di inumazione e incinerazione è riportato nel grafico 6, in cui si evince come, salvo poche eccezioni le cremazioni sono per lo più associate ad individui adulti e le inumazioni ai subadulti.
Conclusioni
36Nel 1930 l’antropologo svedese Furst, fondatore del dipartimento antropologico dell’Anatomical Museum di Lund, e aderente alla visione tipologica-razziale che spingeva gli antropologi a collezionare, misurare e classificare solo crani (e talvolta scheletri) completi, dichiarava: “I would straight away place on record my considered opinion, based on experience, that cremated remains of human bones in burial urns are almost always devoid of any anthropological interest. From an anthropological point of view, therefore, these bones are of no scientific value, and I consider that nothing is lost if they are neither submitted to nor preserved in the Museum”. Oggi, a distanza di quasi cento anni, il valore scientifico dei reperti ossei cremati, unitamente al loro potenziale informativo, è invece universalmente riconosciuto. La prospettiva bioarcheologica, che prevede una forte compenetrazione tra dato culturale e dato biologico, rappresenta inoltre un valido approccio analitico ed interpretativo dei contesti ad incinerazione. In particolare, l’apporto della biologia dello scheletro si configura come essenziale, non solo per la caratterizzazione antropologica della comunità di riferimento, ma anche per una più profonda conoscenza dei loro rituali e “gesti funerari”23.
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Bibliografia
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Notes de bas de page
1 Holck 1986.
2 Ubelaker 1978; Devlin, Herrmann 2008.
3 Lemmers 2012.
4 Krogman, Isçan 1986; Buikstra, Ubelaker 1994; White, Folkens 2005.
5 Gejvall 1963.
6 D’Innocenzo 2013-2014.
7 Si vedano gli standard raccolti in Krogman, Isçan 1986; Buikstra, Ubelaker 1994; White, Folkens 2005.
8 Calce 2012.
9 Falys, Prangle 2015.
10 Macchiarelli et alii 1990.
11 Kerley 1965; 1969; Kerley, Ubelaker 1978.
12 Scheuer, Black 2000; AlQahtani 2009.
13 Nawrocki 2010.
14 Garvin, Passalacqua 2012.
15 Saunders 2000; Lewis 2011.
16 Mays 2010.
17 Lemmers 2012.
18 Di Nicolò 2013-2014.
19 Walker et alii 2008.
20 Reverte Coma 1985.
21 Buikstra, Swegle 1989; Gonçalves et alii 2010; Shipman et al. 1984.
22 Fra queste la T. 6374 quasi interamente asportata dall’attigua T. 6372: sul piano di deposizione, rivestito da un letto di ciottoli, si rinvengono solo i resti di un cranio.
23 Duday et alii 1990.
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