La production de céramique commune à Pompéi. Studio petrografico sui reperti ceramici
p. 105-107
Texte intégral
1. Premessa
1Nell’ambito delle ricerche condotte dal Centre Jean Bérard, undici frammenti di scarti di fornace (da LCP1 a LCP 11) sono stati analizzati al fine di una caratterizzazione mineralogica, petrografica e chimica. In questo contributo sono riportati, in via preliminare, solo i risultati delle osservazioni in microscopia ottica eseguite su sezioni sottili con microscopio ottico polarizzatore (Leitz Laborlux 12 POL ingrandimenti 20x, 40x e 100x).
2Le tessiture sono descritte seguendo la terminologia proposta da maggetti (Maggetti 1992) e la stima del grado di addensamento (espresso in% di superficie) degli inclusi è stata eseguita con l’ausilio delle tabelle di comparazione (Terry, Chilingar 1955).
3Le forme analizzate sono quelle descritte nel testo precedente, i precisi riferimenti archeologici sono riportati nella tabella (tab. 1).
2. Descrizione degli impasti
LCP1
4Il campione mostra una matrice di colore marrone, otticamente isotropa, con pori e fratture allungati secondo il verso della lavorazione.
5L’impasto evidenzia una tessitura seriata con granulometria del degrassante compresa fra 150 e 400µm, la percentuale di degrassante è pari al 20%. Si denota l’assenza di inclusi residuali dell’argilla (scheletro), gli inclusi non plastici sono infatti rappresentati solo dal degrassante vulcanico costituito da cliropirosseni, sanidino, biotite e una ulteriore componente vulcanica di scorie e piccoli frammenti di lava.
LCP2
6L’impasto è composto da una matrice marrone scuro con una leggera zonatura cromatica, che individua una porzione centrale dalle tonalità più scure. Ai nicols incrociati la matrice non mostra attività ottica; la porosità è scarsa.
7Gli inclusi non plastici (presenti per il 25% della superficie totale) si organizzano in una tessitura bimodale con una porzione residuale in cristalli di quarzo e feldspati dalle piccole dimensioni (circa 50 µm) ed una più grossolana porzione di degrassante (150-400 µm).
8Anche per questo campione il degrassante è rappresentato da materiale vulcanico cristallino (clinopirosseno, sanidino e biotite) e non cristallino (scorie).
LCP3
9Il frammento mostra in sezione sottile una matrice di colore marrone debolmente anisotropa ed una scarsa porosità. La tessitura bimodale evidenzia una frazione di inclusi più fine con cristalli di quarzo e feldspati ed un degrassante subangolare ben classato (150-400 µm) composto da clinopirosseni, scorie e pomici. L’addensamento totale degli inclusi è del 25%.
LCP4
10Questo campione mostra una particolare colorazione della matrice ed organizzazione degli inclusi non plastici a bande. La matrice presenta delle bande più chiare con abbondante presenza di inclusi microcristallini di quarzo, feldspati e muscovite. Si contrappongono a queste delle bande di colore più scuro in cui si concentra il degrassante vulcanico, subangolare e ben calibrato (100-200 µm).
11Questo particolare tipo di struttura potrebbe rilevare l’utilizzo di due differenti argille miscelate in differenti proporzioni (mixing) per migliorarne le caratteristiche di plasticità e quindi lavorabilità.
LCP5
12La matrice è di colore rosso-arancio leggermente zonata ed isotropa; l’impasto presenta una tessitura bimodale degli inclusi con un addensamento del 20%. I minerali residuali dalle dimensioni di circa 20 µm sono costituiti da quarzo e feldspati, il degrassante ancora da clinopirosseno, scorie, sanidino ed in aggiunta piccoli cristalli di granato.
LCP6
13Questo frammento mostra una matrice di colore marrone scuro, inattiva ed una struttura seriata con assenza di inclusi residuali. La porzione non plastica è infatti rappresentata solo dai cristalli dalle dimensioni variabili tra 50 e 200 µm di clinopirosseno, sanidino, granato, biotite e scorie.
LCP7
14L’impasto mostra una matrice di colore marrone scuro otticamente isotropa, una tessitura bimodale con addensamento degli inclusi del 20%. Cristalli di quarzo, feldspati e rare lamelle di muscovite sono relegati nella porzione più fine dell’impasto, mentre il degrassante più grossolano, ben classato e subangolare (50-200 µm) in cristalli di clinopirosseno e sanidino con piccole scorie.
LCP8
15Questo campione mostra un impasto molto depurato con una matrice di colore marrone chiaro, otticamente inattiva. La tessitura è ancora bimodale ma l’addensamento degli inclusi è inferiore rispetto ai campioni in precedenza descritti (circa il 2%).
16La scarsa presenza di materiale vulcanico (clinopirosseno, sanidino e scorie, 100-200 µm) dona all’impasto una tessitura molto fine, sono infatti rilevate maggiori quantità finissimi di inclusi residuali (quarzo, feldspato e muscovite) dalle dimensioni di circa 20 µm.
LCP9
17Anche in questo campione si evidenzia un impasto molto depurato, sono visibili inclusi microcristallini di quarzo, feldspati e mica bianca accompagnati da una scarsa presenza di degrassante vulcanico, comunque ben classato (dimensioni 100-200 µm) e subangolare. La matrice di colore marrone chiaro è otticamente isotropa.
LCP10
18Questo frammento di laterizio presenta la maggior percentuale di inclusi vulcanici (fino al 30%) e l’assenza di inclusi residuali dell’argilla. Lo smagrante è composto, insieme a fasi precedentemente descritte (clinopirosseno, sanidino, biotite e granato) anche da scorie a composizione modale leucititica e cristalli di olivina.
19I grani subangolari possono raggiungere dimensioni di circa 1mm con tessitura seriale partendo da dimensioni di 100 µm, la matrice e marrone scuro, otticamente isotropa.
LCP11
20Campione dalle caratteristiche tessiturali e mineralogiche assimilabili al precedente, entrambi rappresentano frammenti di laterizio.
3. Discussioni e conclusioni
21I primi dati ricavati dai frammenti di scarti di fornace di epoca romana hanno permesso di puntualizzare le caratteristiche mineralogiche e tessiturali degli impasti.
22Per tutti i frammenti è riconoscibile l’utilizzo di un degrassante vulcanico di origine locale come testimoniano la presenza di clinopirosseno calcico nelle due varietà incolore (diopside) e verde scuro (salite), sanidino, biotite, talvolta accompagnati da granato ed olivina nei frammenti di laterizio.
23Tutte queste fasi mineralogiche sono riconducibili all’attività del Somma-Vesuvio (es. Joron et al. 1987), insieme alla presenza di scorie a leucite, minerale tipico dell’attività di questo complesso vulcanico non riscontrabile nelle attività degli altri, vicini complessi vulcanici del Golfo di Napoli (Campi Flegrei ed Ischia, es. Melluso et al. 1995 e Vezzoli 1988).
24In via preliminare è possibile, altresì ipotizzare l’utilizzo di differenti argille, un’abbondante presenza di inclusi sialici (LCP2, 3, 5, 7, 8 e 9), l’altra contraddistinta dalla totale assenza degli stessi (LCP1, 6, 10 e 11).
25Dalle osservazioni in sezione sottile sembra che le due tipologie di argille coesistano nel frammento LCP4 in un processo di mixing. Queste osservazioni dovranno comunque essere confermate da un più approfondito riscontro analitico.
26Le analisi petrografiche sugli 11 frammenti analizzati hanno permesso di formare dei gruppi dalle caratteristiche ottiche omogenee.
27Un primo gruppo è formato dai campioni LCP1 e LCP6, dal punto di vista formale e funzionale questi rappresentano un’olla ed un distanziatore (vedi testo precedente) realizzati entrambi con argilla senza inclusi sialici con abbondante degrassante vulcanico (tessitura seriata).
28I tre frammenti di ceramica comune LCP2 (olla) LCP3 (coperchio) ed LCP5 (brocca), insieme al distanziatore circolare LCP7 vanno ad identificare il gruppo 2, questi frammenti presentano un impasto a tessitura bimodale e abbondante (25%) degrassante ancora vulcanico (tessitura bimodale).
29Anche se tutti i frammenti presentano dal punto di vista tessiturale lo stesso impasto è da notare un colore della matrice variabile all’interno del gruppo, dal rosso-arancio per LCP5 al marrone scuro con zonature scure per LCP2.
30I due distanziatori circolari, caratterizzati da un impasto molto depurato con scarsa presenza di inclusi formano il gruppo 3.
31L’impasto a tessitura più grossolana, in cui si rileva anche la presenza di grossi cristalli di olivina e scorie con leucite, è specifico per i due frammenti di laterizio (gruppo 4).
32Ai 4 gruppi descritti non è possibile associare il frammento LCP4 che sembra evidenziare l’utilizzo di due argille diverse.
33Ulteriori analisi di laboratorio permetteranno di definire meglio i gruppi identificati solo in base alle caratteristiche ottiche e inoltre sarà possibile rilevare tutte le altre peculiarità tecnologiche di questi importanti reperti (ad es. temperature di cottura, tipo di argilla utilizzata).
Auteurs
Dipartimento di Studi Geologici ed Ambientali, Università del Sannio, Benevento
Dipartimento Scienze della terra, Università Federico II, Napoli
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