I principi dell’Italia centro-tirrenica in epoca orientalizzante
p. 81-88
Texte intégral
1Come avremo modo di vedere in seguito, le “tombe principesche" non rispondono a un model-lo unitario; ciò non toglie che esse emergano-come espressioni di comportamenti eccezionali-in gran parte della penisola. Nell’ambito che qui ci intéressa,e che comprende l’Etruria, il Lazioe la Campania, il fenomeno è contenuto tra la fine dell’VIII e la metà del VII sec., ma raggiunge una sorta di esplosione nel secondo quarto del VII sec. Poco dopo, questi personaggi sembrano aver esau-rito la loro funzione.
2In termini di cronologia relativa, il fenomeno insorge dunque alla transizione dalla prima Età del Ferro al Periodo Orientalizzante: un momento di straordinaria apertura verso la Greciae verso l’Oriente, tale da trasformare profondamente la fisionomia delle popolazioni locali. Naturalmente la profondità della trasformazione dipese dal grado di complessità raggiunto dai diversi gruppi cultura-li. In tutta l’area considerata, dal Po al Sele, nell’ambito delle comunità "proto-etrusche" portatrici della cultura "villanoviana", il fenomeno era stato preparato da un lungo processo, iniziato nell’Età del Ferro, che aveva determinato l’instaurarsi di una gerarchia socialee l’emergere di un’élite domi- nantenante; questa era composta dagli adulti liberi con-notati come guerrieri.
3Le comunità avevano raggiunto qui forme poli-ticamente più strutturate, dando origine a grandi concentrazioni insediative1 Nelle aree non etru-schizzate della Campaniae nel Lazio si era mante-nuta invece una rete di piccoli insediamenti parita-ri, situati a breve distanza l’uno dall’altro, legati tra loro da vincoli sacrali di carattere federativo.
4L’apporto greco agisce su queste comunità in misura diversa. Esso funziona infatti come stimo-latore di processi già in atto, a condizione che il dislivello con la cultura locale non sia troppo pro-nunciato.
5Purtroppo la ricerca archeologica-anche in anni recenti-ha dato ampio spazio alia pubblica- zione delle tombe di élite, rinviando lo studio delle necropoli come contesti unitari. In questa situazio-ne è molto difficile procedere ad una analisi strut-turale dei comportamenti sociali: l’estrapolazione dei casi più significativi rischia di indurre a gene-ralizzazioni ingiustificate. Io mi propongo di dimo-strare come sia grande questo rischio attraverso l’e-same di un caso (quello di Pontecagnano); passerò quindi brevemente in rassegna alcuni modelli di comportamento, esasperandone di proposito le dif-ferenze. Nel corso dell’esposizione cercherò di porre il problema del loro significato.
1. I Principi Eroi
6Io stesso sono responsabile di aver adoperato la definizione di "tombe principesche" per due sepol-ture dell’Orientalizzante medio da Pontecagnano2. Queste giacevano affiancatee relativamente isolate, al margine di un’area di necropoli; presentavano una tipologia inusitata, poiché lo spazio della tomba era chiaramente diviso in due parti: un recinto ed un thalamos, sorta di loculo incavato al centro del piano di deposizionee accuratamente ricoperto. Altri elementi le distaccavano dalle centi-naia di tombe coeve:
- l’adozione eccezionale dell’incinerazione in un momento in cui ormai domina l’inumazione;
- la deposizione delle ossa cremate in un lebete di bronzo sistemato, insieme ad altri oggetti pre-ziosi, nel
- la presenza delle armi, anche se in posizione accessoria;
- la presenza del servizio di arnesi per il focola-re (alari, spiedi, machaira, scure);
- il carattere eccezionale del corredo, composto attraverso una particolare selezione di oggetti eso-tici ο comunque preziosi;
- il rifiuto per la ceramica greca ο di tipo greco, normalmente présente negli altri corredi coevi. A questi elementi, già indicati a suo tempo, bisogna aggiungere la presenza di un carro, di cui si sono riconosciuti in seguito pochi elementi tra gli oggetti in ferro già pubblicati3
7L’immagine di questi personaggi, quale emerge dalle due tombe di Pontecagnano, li rivela corne gli eredi di un mondo più antico, in cui-corne già si è accennato-l’adulto maschio di rango è connotato corne guerriero. La presenza delle armi tuttavia sembra avere ora un valore simbolico: esse concor-rono a creare intorno al defunto quell’atmosfera "epica", che è suggerita dal rito dell’incinerazionee dalla sepoltura entro un lebete di bronzo. Ciò che più conta, sembra essere la connotazione del morto corne garante délia continuità del lignaggio, segna-lata dal complesso degli oggetti legati alla hestia domestica. Ma il defunto è anche il depositario dei keimelia, del patrimonio di oggetti preziosi nei quali si esprime la sua personalità ed il prestigio del suo gruppo di parentela. Tutti questi elementi ren-dono plausibile l’ipotesi che i due "principi" avesse-ro un ruolo di responsabilità politica nella Pontecagnano dell’epoca.
8Il confronto con la tomba 104 del fondo Artiaco di Cumae con le tombe délia necropoli presso la porta Occidentale di Eretria4 mi portava a indivi-duare nell’epica omerica il modello per il rituale prescelto; questo modello aveva subito un drastico adattamento, contaminando il rigore del costume funerario eroico con la nozione del thalamos e dei keimelia,5, anch’essa di ascendenza omericae tuttavia estranea in Grecia all’ambito funerario.
9Mi colpì, a suo tempo, la constatazione che gli elementi caratteristici delle due tombe "principe-sche" ritornavano-anche se in misura variabile-in sepolture coeve, tutte databili al secondo quarto del VII sec., in altri centri délia costa tirrenica, al di là di ogni distinzione tra Greci, Latini ed Etruschi.
10Dalla tomba di Cuma già ricordata, aile tombe Bernardinie Barberini di Palestrina, alla Regolini-Galassi di Caere, alla tomba del Duce di Vetulonia, la scelta accurata dello stesso insieme di oggetti mi sembrava confermare una volontà di omologazione politica da parte dei diversi gruppi dominanti.
11Questo modello mi convince ancora, anche se le nuove scoperte hanno introdotto alcuni elementi di novitàe di complessità nell’ambito stesso di Pontecagnano.
12In primo luogo la t. 4461, scoperta nel 1983 da L. Cerchiai6, con lo straordinario corredo di bron-zi, dimostra che, anche a Pontecagnano, il modello funerario del principe-eroe era in corso di elabora-zione già dalla fine deH’VIII sec., negli stessi anni delle tombe di Ere triae délia 1. 104 di Cuma.
13Inoltre lo scavo continuo delle necropoli délia prima Età del Ferro ha permesso di scorgere più chiaramente corne l’affermarsi di queste figure rap-presenti il momento finale di un processo lunga-mente maturato nella società indigena, a partire dalla seconda metà del IX sec. : l’incontro con il mondo greco era stato soltanto l’ultimo, più importante sviluppo di una serie di rapportie di scambi, radi ma vivaci, con altre comunità indigene délia penisolae delle isole; nei contatti con la Sardegna avevano avuto un ruolo importante anche interme-diari fenici7. L’emergere di una élite gentilizia al volgere dell’VIII sec., lungi dall’essere un inizio, rappresentava piuttosto la naturale conclusione di questo lungo processo.
14Se questa è la linea di tendenza, che unifica la situazione delle genti del medio versante Tirrenico, lo studio sistematico di un centro permette di cogliere la notevole varietà delle situazioni concrete, dimostrando quanto sia forte il particolarismo che anima i singoli gruppi gentilizi. Infatti, nella stessa Pontecagnano, quello del principe-eroe non è l’unico modello di comportamento adottato dalla élite locale.
2. La donna depositario dei simboli di status
15A questa constatazione si è giunti di recente-ad opera di M. A. Cuozzo-grazie all’esame sistematico di una vasta area di necropoli, distinta da quella dove erano state rinvenute le tombe principesche. Le considerazioni che seguono sono tratte da un bilancio preliminare di questa ricerca, in corso di pubblicazione8.
16Si è potuto in primo luogo osservare che, all’in-terno délia necropoli le tombe si raccolgono fin dal-l’inizio in aree discrete, riservate a singoli gruppi; questi continuano ad utilizzarle per oltre due seco-li, dall’ultimo quarto dell’VIII fino agli inizi del V sec. a. C. Al contrario di quanto avveniva nell’Età del Ferro, la sepoltura formale è ora estesa anche ai bambini. Sembra dunque di cogliere un rapporto tra l’articolazione della necropoli in lotti riservati a gruppi di parentela, le regole di trasmissione eredi-taria all’interno di questi gruppi,e l’emergere di una stratificazione sociale stabile.
17Tuttavia in quest’area l’ostentazione della "ric-chezza" si concentra nelle tombe femminili; queste sopravanzano di gran lunga le corrispondenti tombe maschili,e toccano il loro vertice nella tomba 2465, che contiene-oltre aile oreficerie-alcuni dei keimelia tipici delle tombe principesche. Gli stessi indicatori di status, come ad esempio il sistema di oggetti legati alia hestia domestica, divengono appannaggio della donna, che viene cost a connotarsi come il garante della continuità del lignaggio.
18Questa differenza di comportamento si accompagna, nel gruppo di parentela meglio definito, ad una particolare apertura verso l’ambiente laziale; diverse tombe contengono infatti vasi d’impasto fine a superficie bruna, tipici di una classe diffusa nel Lazioe nell’area veientee falisca. A questa stes-sa classe appartengono anche le anforette con deco-razione a spirale che si trovano in qualche tomba di Pitecusa9. Altri gruppi sembrano avere rapporti preferenziali con altre comunità esterne, come quella della cultura di Cairano-Oliveto Citra, che accomuna le alte valli dell’Ofantoe del Sele.
19A Pontecagnano, il modello del principe-eroee quello della donna come depositario dei simboli di status sembrano alternativi; come si è già accenna-to, essi lasciano intravvedere una società articolata per gruppi gentilizi, gelosi delle proprie tradizionie dotati di rapporti preferenziali con diversi referen-ti esterai. Essi non sono però sullo stesso piano,e infatti quello del principe-eroe sembra capace di inserirsi in maniera competitiva nel confronta con le altre compagini etnico-politiche, greche, latine ed etrusche.
20Invece l’altro modello, quello che affida alia donna la funzione di depositario dei segni di status familiare, è più arretratoe trova riscontro in società più semplici, come ad esempio il mondo contadino della Valle del Sarno10.
3. Il dominus, la domina, il convivio
21Un altro elemento unificante delle tombe di élite, al di là di ogni distinzione etnicae culturale, divie- ne l’ostentazione del servizio destinato al consumo sociale del vino.
22A questo proposito occorre rammentare che i vasi destinati a questa funzione non compaiono ora per la prima volta nel quadro dei rapporti tra Grecie comunità locali. Già agli inizi dell’VIII sec. essi erano stati usati come doni cerimoniali dai primi naviganti euboici per avviare rapporti con le élites tirreniche. Per il loro tramite il costume aristocrati-co del consumo del vino era stato adottato da queste élites come segno di status e di omologazione con il mondo greco,e le coppe di tipo medio-geo-metrico, decorate in genere con chevrons, erano entrate a far parte dei corredi tombali, a Veio come a Capuae a Pontecagnano.
23Con la nascita dei primi insediamenti stabili nel golfo di Napoli, a Pitecusae a Cuma, nelle necropoli proto-etrusche i vasi d’importazione vengono sostituiti quasi completamente da quelli di imitazione locale. Ormai è cessata infatti la fase dei doni cerimonialie i rapporti tra Greci ed Etruschi si sta-biliscono sul piano politico. Forme di scambio cerimoniale, con vasi di ispirazione corinzia del Geometrico Recente I, si instaurano per un breve periodo tra gli Euboici di Pitecusae di Cumae le popolazioni contadine della Valle del Sarno; ma in questo caso il dislivello culturale è troppo forte,e il rapporto, legato unicamente al bisogno di risorse agricole, dura per il breve periodo che occorre agli insediamenti euboici per rendersi autosufficienti,e non sarà fecondo di sviluppi11.
24Con il volgere dell’VIII sec., il livello di integra-zione delle élites tirreniche nella cultura orientalizzante, che ormai domina tutto il Mediterraneo elle-nizzato, è elevatissimo. Il costume del simposio, sti-molato forse non soltanto dall’apporto greco12, è ormai radicato. Esso è ben évidente anche nelle due tombe principesche di Pontecagnano. Il servizio personale per bere, in argento, composto qui dalla oinochoe, la kotylee lo skvphos, era già présente nella 1. 104 del fondo Artiaco di Cuma,e si ritrova, in forma più ο meno compléta nelle altre tombe dei principi eroi; la sua influenza si estende anche al difuori di questa cerchia ristretta, nelle città latine intorno a Roma, dove comunque l’ideologia del convivio assume, dallo scorcio dell’VIII sec., una straordinaria importanza.
25Anche in queste città si détermina, a partire da questo momento, una grande trasformazione. All’interno délia élite guerriera, che aveva raggiunto in quegli anni il massimo délia visibilità funeraria, si instaura una chiara gerarchia: si distinguono ora i portatori di lancia, con corredo modesto, dai per-sonaggi con lanciae spada, che hanno tombe ric-che, con ornamenti personali, vasellame metallicoe il carro’13e tuttavia, secondo F. Zevi, nelle tombe délia élite, a Castel di Décima14 «la dignità del capo non viene più evidenziata dall’esibizione délia panoplia del guerriero; l’aristocrazia trova ora la sua espressione sociale nella pratica ellenizzante del banchetto». Agli inizi di questo processo si pone la 1. 15, che mostra alcune significative affinità con le sepolture del principe-eroe. Databile ancora alio scorcio dell’VIII sec., come dimostrano un aryballos globulare protocorinzioe tre coppe importate da Pitecusa, essa appartiene ad un maschio adulto, portatore di lancee di spada,e dotato di un carro in ferro. La sua parure, composta di fibule d’argento, è simile a quella délia 1. 104 di Cuma, cosi corne lo skyphos d’argento trovato presso le mani del defunto. Al consumo del vino si riferisce anche l’anfora da trasporto, fenicia, mentre il corredo comprende tra l’altro un vasto assortimento di vasi in bronzo.
26Nello stesso tempo, qui come in altri centri lazia-li coevi, emergono sepolture femminili di grande impegno, ispirate alla medesima ideologia delle tombe maschili,e da un corredo ancor più ricco di ornamenti personali,e altrettanto ricco di vasellame metallico. In qualche caso sono presenti anche il carro, gli scudi,e gli accessori per la hestia domestica15. Il particolare rapporta délia domina con il consumo del vino16 è indicato non soltanto dalle anfo-re, spesso di origine fenicia17, e dal normale servi-zio di vasi: solo aile donne adulte è riservato, a Décima, il servizio composto dall’holmos d’impasto, simile ai sostegni orientali in bronzo dalle tombe principesche di Caeree di Palestrina, che sorregge una grande coppa d’impasto con decorazione a bugne. É probabile-corne sostiene F. Zevi -, che questo insieme avesse la stessa funzione del cratere.
27Queste tombe rappresentano le élites di gruppi di parentela, a carattere gentilizio, che, nel corso del VII sec., sono resi evidenti anche dalla disposi-zione delle tombe all’interno délia necropoli. Il fenomeno tuttavia sembra maturare in momenti scalati nel tempo. La necropoli dell’Acqua Acetosa Laurentina, di cui dobbiamo la conoscenza a A. Bedini18, présenta questo genere di disposizione fin dal primo quarto del VII sec. Le tombe più eminen-ti sono a semicamera con coppia di pilastri che regge una copertura lignea «protetta da un tumulo esterno di scheggioni di tufo». Non sempre queste tombe "monumentali" sono le più antiche del grup-po, esse ne segnano piuttosto l’akme. Ed è signifi-cativo che esse, come pure le tombe dei capostipiti, possano essere sia maschili che femminili: si con-ferma anche in questo modo la compléta parità rag-giunta dalla donna nella société del tempo.
28Nonostante la ricchezza dei corredi, queste città latine non eguagliano nel lusso le tombe di Palestrina ο dell’Etruria19 gli athyrmata esotici, le parures in métallo prezioso sono infatti più rare ed anche la ceramica di tipo greco non è fréquente.
4. La pluralità dei modelli
29I due modelli prima individuati, quello "maschi-le"e quello "femminile", non sembrano distribuirsi in centri ed aree distinti: al contrario, essi convivo-no all’interno degli stessi centri, come espressioni del particolarismo gentilizio.
30Il modello del principe-eroe sembra configurar-si, con la sua fisionomia fortemente strutturata, come un comportamento comune aile élites delle comunità latine. Ad esempio a Palestrina20 esso è documentato, al massimo livello, dalle tombe Barberinie Bernardini; ma purtroppo solo per que-st’ultima sepoltura si conoscono, sia pur somma-riamente, le circostanze del rinvenimento,e il confronta con Pontecagnanoe con Cuma può essere meglio circostanziato. Rimane l’incertezza sul rito, che forse era quello dell’inumazione,e quindi diver-so da quello di tipo eroico testimoniato dalle altre sepolture.
31Tuttavia nella stessa Palestrina queste due tombe trovano un chiaro pendant in due tombe femminili (Castellanie Galeassi) per quel che riguarda la ricchezza del corredo, la presenza di oggetti esoticie di ornamenti preziosi,e perfino degli scudi in lamina di bronzo con decorazione a sbalzo. A queste si possono accostare altre sepoltu-re femminili di straordinario livello come quella recentemente rinvenuta a Rocca di Papa21.
32Caratteri analoghi a quelli dei "principi" di Pa-lestrina dovevano avere i signori di Satricum22, in quello che in seguito diverrà il territorio dei Volsci. Questo è un rarissimo caso in cui l’ambito funera-rio può essere messo a confronto con quello della vita quotidiana: è possibile cosi constatare come gli oggetti esoticie preziosi che si rinvengono nelle tombe avevano fatto parte dellarredo, in una archi-tettura domestica costituita da semplici capanne.
33Non si puô non menzionare infine la tomba del cd. Hereon di Enea a Lavinio23, anch’essa databile al secondo quarto del VII sec.,e oggetto di culto eroico a partire dal VI. Circondata da un tumulo, essa somigliava nella struttura alia t. 104 del fondo Artiaco: si compone infatti di un cassone inserito in una fossa più vasta, con una distribuzione del corredo in entrambi gli spazi. Come a Ponteca-gnano ed a Cuma, lo spazio al difuori del thalamos era riservato agli oggetti in ferro: il carro, l’arredo per il focolare domestico, le armi-la spadae le cuspidi di lancia. Anche qui, come a Pontecagnano, l’unico vaso di tipo greco è l’oinochoe di tipo proto-corinzio.
34Traendo le fila del discorso, nel mondo latino, verso la fine dell’VIII sec., sembra giungere a con-clusione il processo di gerarchizzazione che aveva portato, nel corso del secolo, all’emergere di una élite di guerrieri. Il nuovo ceto dominante è erede di questa élite, ed è costituito da principes delle diverse gentes. Questi hanno una cultura comune, fon-data sul superamento della funzione guerriera, divenuta ormai un segno di status, sull’omologazio- sull’omologazio-ne sociale della donna, sull’adozione della ideologia del convivio come supremo simbolo del prestigio raggiunto. In particolari situazioni ambientali, da questa élite emerge la figura del principe-eroe, che sembra denunciare una più marcata personalizza-zione della funzione dominante ed una accentuata distanza dal resto della società.
35In questo quadro, le gentes assicurano l’espleta-mento delle funzioni socialmente utili, come la costruzione degli aggerie dei fossati, che ora inco-minciano ad apparire a difesa degli abitati24. Anche il controllo del territorio viene esercitato dalla comunità attraverso le gentes che vi sono inse-diate: quest’aspetto è stato messo bene in evidenza dalle recenti ricerche di A. Bedini nella marca di confine con Veio25 la presenza, tra la fine dell’VIII e la prima metà del VII sec. di nuclei gentilizi atte-stati di fronte al Tevere, nel territorio dell’Acqua Acetosa Laurentina ma anche in quello di Cru-stumerium aveva certamente anche una funzione politico-militare, come quella che svolgeranno i Fabii all’inizio del V sec.
5. Il Principe invisibile
36Nell’Etruria méridionale tirrenica, il grado di complessità sociale raggiunto già nella prima metà dell’VIII è molto più elevato che nel Lazio,e pari a quello della Campania etrusca.
37Su questo retroterra, al volgere dell’VIII sec., si costruisce il nuovo assetto gentilizio. A questo momento di passaggio risalgono alcune tombe dai corredi eccezionali, per lo sfarzo delle oreficerie ο per il carattere esotico degli oggetti di corredo, come, per limitarsi a Tarquinia, la tomba di Bocchoris26.
38Da questo momento in poi, nell’Etruria méridionale tirrenica, diventa molto difficile parlare di tombe principesche. Scompare nello stesso tempo, dalle sepolture, ogni accenno-sia pur simbolico-alia funzione militare. Le poche eccezioni più significative, come la tomba Avvolta di Tarquinia ο la Regolini Galassi di Caere27 sono purtroppo d’inter-pretazione assai discussa.
39Meglio dunque far riferimento a un esempio che conosciamo compiutamente, quello della tomba di Montemichele a Veio, scavata da F. Boitani nel 198028 Essa comprendeva, nella camera principale, due deposizioni di sesso diverso. Delia defunta si conserva soltanto il corredo. Si è invece conservato il defunto, il cui corpo è stato sottoposto ad un trat-tamento eccezionale: dopo essere stato cremato altrove, le sue ossa sono state raccoltee ricomposte in una sorta di connessione naturale, in un’urna di bronzo collocata sulla cassa lignea di un carro a quattro ruote, foderata con lamine di bronzo. Alcune cuspidi di lancia evocano lo status di guer-riero del defunto, al quale sembrano da attribuire anche gli alari in ferro.
40Anche la presenza del carro, che è uno degli ele-menti che rendono chiaramente visibili le tombe di rango, nell’Etruria Méridionale Tirrenica del VII secolo non è molto diffusa29. Dopo i numerosi esempli rinvenuti a Veio nelle tombe deH’VIII sec., essa resta circoscritta a poche tombe (Vulci, t. Avvolta, I tumulo délia Doganaccia da Tarquinia, t. Regolini Galassi da Caere)e incontra invece mag-gior fortuna in aree marginali, corne quella falisco-capenate (ma vedi ora il catalogo citato alla n. 3). Si deve forse supporre che in questo momento l’esibi-zione dei segni di status viene rifiutata in genere dalle élites urbane?
41In ogni modo, la condizione délia élite, che emerge con minore evidenza dalla composizione dei cor-redi per quanto riguarda le parures in métallo pre-zioso ο il vasellame metallico, si manifesta nell’a-spetto delle sepolture, con una scelta analoga a quel la che, negli stessi anni, si verifica ad Atene. I grandi tumuli30, che ricoprono diverse tombe a camera rimaste in uso su un arco di circa tre secoli, sono l’immagine monumentale délia struttura gentilizia. Essi si raccolgono nelle necropoli urbane in aggre-gati disordinati, ο anche, sparsi nella campagna, sono il segno del controllo gentilizio sul territorio.
42All’interno delle tombe a camera, l’immagine dell’individuo si dissimula, la funzione politica non appare: cio che conta è l’abbondanzae la qualité degli oggetti di corredo, nei quali si esprime l’opu-lenza del gruppo di parentela nel suo insieme.
43Dall’insieme dei dati, si ricava l’immagine di una société che considéra l’esercizio délia politica corne il risultato delle scelte operate dalle singole gentes, e riconduce in quest’ambito la stessa gestione délia guerra. L’esercito infatti non è l’insieme dei cittadi-ni in armi; esso è formato, al momento del bisogno, dall’insieme dei clientes e dei servi31 questi com-battono, in schiere ordinate a guisa délia falange oplitica, sotto la guida dei loro patroni.
6. I Principi-Guerrieri
44Diversa è la situazione nell’Etruria settentriona-le, dove particolarmente significativo è l’esempio di Vetulonia. Qui le tombe principesche délia prime metà del VII sec. sono caratterizzate dalla dominante presenza delle armi: elmi, schinieri, cuspidi di lancia di bronzoe di ferro. La fréquente presenza dei carri indica l’adesione ad una concezione délia guerra di tipo eroico, che del resto trova ampio riscontro nel repertorio iconografico dell’e-poca. Tutti questi elementi, che servono ad espri-mere la funzione politico-militare del defunto, si accompagnano a corredi di eccezionale ricchezza, nei quali ricorrono oggetti esotici, oreficerie, ricche suppellettili in bronzoe in altro materiale pregiato. Il carattere eccezionale dei corredi sta ad indicare che questi guerrieri sono collocati ai vertici délia gerarchia sociale; essi sono quindi verie propri principi-guerrieri, i condottieri di quegli eserciti gentilizi che conoscevamo dalle notizie délia tradi-zione antica ed ora anche-per un periodo più recente-dall’iscrizione di Satricum.
45L’uso di caratterizzare l’immagine funeraria dei principes con la presenza di elmi, scudi ed altri elementi délia panoplia si diffonde in un breve arco di tempo su un’ampia fascia che attraversa la peniso-la dal Tirreno all’Adriatico, ed intéressa largamente il Piceno. In questa temperie,e in contesti di questo genere, verso la meté del VIT sec. compaiono a Vetuloniae a Populonia elementi délia panoplia oplitica greca,e soprattutto gli elmi di tipo corin-zio, che si affiancano a quelli, più consueti, di tipo etrusco.
46L’immagine dei principi guerrieri dell’Etruria settentrionale è conservata da una stele che provie-ne da una delle tombe orientalizzanti di Vetulonia: la stele di Aule Feluske32. Nell’iscrizione che l’accompagna, insieme al patronimico, è indicato anche il matronimico: ciò sta senza dubbio ad esal-tare, attraverso la nobilté di entrambi i genitori, quella dello stesso guerriero;e tuttavia questo anco-ra una volta è un chiaro indizio délia particolare posizione délia donna nella société etrusca33, cosî corne gié si è visto per quella latina.
47Dunque, all’interno délia stessa Etruria tirrenica, esiste un gran divario nelle forme di autocelebra-zione délia élite tra Caeree Vetulonia. Altre diffe-renze, non meno grandi, dividono queste aree dal-l’area padana ο dalla Etruria interna tiberina. Questo particolarismo dé la misura délia comples-sité dei problemi,e forse spiega perché la nazione etrusca non riuscì mai ad emergere, al disopra delle singole realté cittadine.
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Notes de bas de page
1 Ho avuto modo di esprimere il mio orientamento su questi problemi in d’Agostino 1985, e-ultimamente-in d’Agostino 1995, con bibl. precedente.
2 Cfr. d’Agostino 1977a e 1977b.
3 Carri da Guerra e principi etruschi (catalogo mostra Viterbo 1998), Roma 19911. nn. 9. 10.
4 Su questi argomenti cfr. ora d’Agostino 1996.
5 Sempre fondamentale è l’articolo di Gernet 1976; cfr. inoltre Parise 1988.
6 Cfr. Cerchiai 1984, 1985 et 1988.
7 Gastaldi 1994; d’Agostino/De Natale c. s.
8 Cfr. ora Cuozzo 1994.
9 Buchner/Ridgway 1983.
10 Gastaldi 1979, 50.
11 Su questi problemi cfr. da ultimo d’Agostino c. s.
12 Rathje 1988 e 1995.
13 Bartoloni et al. 1980, 147.
14 Bedini/Cordano 1977; Bartoloni et al. 1982; Zevi 1987, con bibl. (specialm. 73).
15 Cfr. p. es. la tomba 70 dalla necropoli dell’Acqua Acetosa Laurentina: v. infra η. 18.
16 Sulla donna e il vino nella société latina, cfr. Gras 1983; Cazanove 1987; Bettini 1995.
17 Botto 1993, con bibl. precedente.
18 Sull’Acqua Acetosa Laurentina, cfr. Bedini 1984 e 1990, Colonna 1991.
19 Zevi 1987, 74.
20 Sulle tombe di Palestrina, cfr. Lazio primitive 1976, 213-249.
21 Sulla tomba di Rocca di Papa, cfr. Arietti et al. 1987.
22 Su Satricum, cfr. Satricum 1976.
23 Sullo Heroon di Enea a Lavinio, cfr. Sommella 1971-72; Lazio primitivo 1976, 305-311. La vastissima bibliografia su Lavinio è raccolta fino al 1989 in Fenelli 1990, 461 sqq.
24 Bedini 1985, 62 sqq.
25 Tomba di Bocchoris: Hencken 1968, 364 sqq.
26 Tomba Avvolta: Hencken 1968, 397 sqq. Per la tomba Regolini Galassi, si deve ancora ricorrere al volume di Pareti 1947 ma cfr. ora Colonna-Di Paolo 1997.
27 Su Veio cfr. Bartoloni 1984; sulla tomba di Monte Michele: Boitani 1982a e 1982b.
28 Bartoloni/Grottanelli 1984; d’Agostino 1993.
29 Sull’argomento, cfr. Prayon 1975.
30 d’Agostino 1990 in cui è raccolta anche la bibl. relativa al paragrafo seguente.
31 Colonna 1977, specialm. 189-191.
32 d’Agostino 1993, con bibl. precedente.
33 d’Agostino 1993, con bibl. precedente.
Auteur
Istituto Universitario Orientale, Napoli
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