Ercolano, Cava Montone: villa rustica romana distrutta dal Vesuvio
p. 95-106
Note de l’éditeur
(pl. LV-LXVI)
Texte intégral
1Il 9 giugno 1983 è stata segnalata all’Ufficio Scavi la presenza di ruderi romani in una cava nel Comune di Ercolano posta a circa metà strada fra la città moderna e la sommità del Vesuvio. Vi si accede da Via Viola, oltrepassando l’edificio dell’ex-Orfanotrofio Francescano; sul versante est, ovvero quello verso il vulcano, essa è delimitata dalla Via Comunale Novelle Castelluccio (cfr. I.G.M. foglio 184 II N.E.; qui fig. 1). La località, posta a m. 200 di altitudine, dista circa Km. 3,50 dall’antica Herculaneum e Km. 5 dall’attuale cratere (alt. m. 1281). Sul posto si sono subito individuati i resti di una villa rustica romana, resti in parte ulteriormente scavati ed evidenziati nel corso del gennaio 19841.
2La parete di cava, alta circa m. 20 sul versante est (fig. 2), appare composta da due colate sovrapposte: una inferiore di m. 6-8 di tufo grigio-giallino (eruzione del 79 d.C.) ed una superiore di m. 8-10 di lava color grigio-bruno (eruzione del 1872)2.
3Resti della villa sono stati individuati in diversi punti della cava, ma le parti più consistenti appaiono nella parete est ed al centro dello sbancamento. I resti inglobati nella parete est sono costituiti da un confuso crollo di fabbrica nel quale si distingue uno spigolo interno di muro rivestito da intonaco bianco (fig. 3). Da questo andito provengono residui di una sega in ferro con manico di legno e tutti i reperti bronzei della villa, eccetto il nr. 31 del catalogo (figg. 15-24). Più consistenti appaiono i resti superstiti al centro, i quali insistono su di una montagnola trapezoidale emergente come un isolotto nello sbancamento generale (fig. 4); la loro preservazione è dovuta al fatto che al disopra poggiavano macchinari di cava.
4Quanto resta del complesso (figg. 5-10) è costituito da un corridoio largo m. 1,50 e lungo circa m. 7, con pavimento in cocciopesto ed una soglia in basalto lavico sul lato est alta m. 0,20, conservatasi per la lunghezza di circa un metro (fig. 6). Tale corridoio separa due gruppi di ambienti. Sul lato nord insisteva un grande ambiente con muri lunghi rispettivamente m. 6,50 e m. 4,30 almeno. A sud del corridoio è disposto un corpo essenzialmente simmetrico rispetto a quello nord, ma diviso in due ambienti, uno ad est di m. 3,50 x 3,20 ed uno ad ovest di almeno m. 3,50 x 2,70. Più a sud si apriva un altro ambiente individuabile grazie a due monconi di muri disposti ad angolo retto, lunghi rispettivamente m. 1,46 e m. 2. Sul versante est sporgono tre muri di contrafforte di m. 1,30 di lunghezza che vengono a creare almeno tre incassi rettangolari, dei quali uno costituisce la fauce di accesso al corridoio.
5I muri hanno una larghezza che varia da m. 0,40 a 0,50, quelli di contrafforte raggiungono invece una lunghezza di m. 0,55.
6Lo sbancamento di cava ha abbassato la quota attuale di circa un metro rispetto al piano di calpestio dell’edificio antico, mettendo in luce le sue fondazioni in opera incerta alte circa m. 0,60 e poggianti su ceneri compatte grigie-giallognole anteriori al 79 d.C., ovvero quelle prodotte verosimilmente dall’eruzione di Avellino (fig. 7). Sulle fondazioni si ergono i muri con le due facce a vista in opera reticolata composte con tufelli piramidali di m. 0,08 di lato alla base. Pilastri e parti angolari dei muri sono rinforzati da blocchi di tufo oppure opera vittata a blocchi di tufo e duplice filare di mattoni (fig. 8).
7I muri si ergono in sito per un’altezza media di m. 1, mentre le parti superiori appaiono tutte violentemente abbattute verso nord-ovest dal flusso piroclastico del 79 d.C. Tale osservazione sembra importante per determinare la direzione di spinta del flusso oltre che la sua forza, che appare maggiore quanto più si è vicini al cratere3.
8Sui frammenti di muro appartenenti agli ambienti disposti a sud e crollati all’interno del corridoio si può notare un foro triangolare nel quale veniva ad incastrarsi un palo della carpenteria edilizia e due finestre strombate aprentisi verso l’interno degli ambienti (fig. 9).
9All’interno del grande ambiente a settentrione, nel suo tratto nord-ovest, si è rinvenuto un crollo di mattoni al disopra di una struttura a conci triangolari di tufo sovrapposti a secco, forse reimpiegati da un preesistente colonnato (fig. 10).
10Poco si può ricostruire da questi miseri avanzi di quello che fu senza dubbio un ben più vasto complesso. I contrafforti sul lato est devono indicarci l’esterno dell’edificio, come ci insegna - fra gli altri - l’esempio nella Villa di Diomede a Pompei, dove erano posti all’esterno del muro di recinzione del peristilio4. La soglia in basalto lavico posta all’ingresso del corridoio fa escludere che qui vi fosse un passaggio di carri agricoli, in quanto mancano i tipici solchi di consunzione prodotti dalle ruote5; questo ingresso doveva essere quindi adibito al solo accesso delle persone. Le finestre strombate negli ambienti a sud sembrano per la loro angustia feritoie di magazzini.
11A circa m. 100 a nord da questo nucleo principale delle rovine, il flusso piroclastico del 79 d.C. ingloba grossi tronchi di albero carbonizzati dal diametro medio di m. 0,25 (fig. 11). Non essendo stati rinvenuti accanto tegole o altro materiale edilizio che possa far pensare al crollo di un tetto, si deve supporre che tali alberi abbiano fatto parte di un boschetto nella campagna che circondava la masseria6.
12I locali si tramandano la notizia del rinvenimento di enormi ziri e di una gigantesca pietra circolare (evidentemente dei dolii ed una macina), avvenuto nella precedente generazione.
13Per quanto concerne la cronologia, ci soccorrono le strutture murarie ed ancor più i rinvenimenti. I muri in opera reticolata ci consentono una datazione della costruzione dalla seconda metà del I sec. a.C.7. Questo dato collima bene con quello fornito da un frammento di cornice in stucco della decorazione parietale dipinta (Cat. nr. 40), che pare eseguito nello stile dell’ultima moda decorativa nell’area vesuviana, il c.d. ’quarto stile’8.
14La maggioranza dei rinvenimenti ceramici datano al I sec. d.C. I punti estremi di riferimento cronologico sono costituiti da frammenti di ceramica a vernice nera risalenti alla metà del II sec. a.C. (Cat. nr. 1-5) e da frammenti di un tipo di piatto ad orlo annerito, la cui datazione in area vesuviana è degli anni immediatamente precedenti il 79 d.C. (Cat. nr. 23).
15A questi ultimi si aggiungano alcuni frammenti di anfore vinarie in argilla pompeiana tipo Dressel 2-4 (Cat. nr. 25), adibite al consumo domestico di vino pompeiano, le quali datano al I sec. d.C.
16Dall’insieme dei dati raccolti si ricava l’immagine di una masseria di considerevoli dimensioni posta sulle pendici del Vesuvio nel territorio dell’antica Herculaneum. Particolare rilievo assume il dato di una sua presenza a decorrere dal II sec. a.C.
17Anche alcune delle grandi ville pompeiane sembra siano preesistite almeno dal II secolo a.C. (Villa dei Misteri, Villa di Diomede e Villa delle Colonne a mosaico)9 e F. Zevi ha dimostrato che già da quel tempo vi doveva essere una divisione agraria regolare, che partiva da quella dei suoli in città, divisione precorritrice della centuriazione coloniale romana10.
18J. D’Arms ha dimostrato invece come alcune ville rustiche campane a partire dal II secolo a.C. - con l’aumento della ricchezza privata e pubblica derivante dalle conquiste romane nel Mediterraneo - siano venute sempre più trasformandosi in ville di otium11. Ciò significa che queste ville, conquistate dai soldati sillani neil’89 a.C. non furono distrutte, ma continuarono a servire all’uso dei nuovi padroni12.
19Anche dallo sbancamento di una villa rustica recentemente scoperta a Torre del Greco si sono recuperati frammenti ceramici databili al II sec. a.C., ma sia in quella che in questa nella Cava Montone non si hanno tracce di trasformazioni pretenziose.
20Evidentemente la fertile campagna nella fascia pedemontana del Vesuvio fu suddivisa anch’essa parcellarmente in epoca preromana e con la colonizzazione romana solo alcune ville si saranno conformate all’otium, mentre le altre saranno andate probabilmente ampliandosi fino a livelli ’industriali’, migliorandosi nelle dotazioni, per soddisfare un mercato che è ormai quello di un impero.
21Di tali ville l’agro vesuviano, proprio per la fertilità della sua terra, dovette essere densamente costellato; finora ne sono state calcolate circa un centinaio13.
22La loro serie, sulle pendici del Vesuvio, è venuta arricchendosi con i rinvenimenti fatti negli ultimi decenni, basti citare quelle di S. Anastasia14, di San Sebastiano15, di Torre del Greco (Cupa Falanga)16, di Boscoreale (Villa Regina)17 e di Terzigno (Cava Ranieri)18.
23Con questa evidenza acquista luce la descrizione diretta che ci ha reso il greco Strabone (64/63 a.C. - 23 d.C.) nella sua Geografia (V 246): ”... Sovrasta questi luoghi il monte Vesuvio, ricoperto di bellissimi campi, tranne che in cima...”.
24Contrasta con la tranquilla descrizione di Strabone la dura realtà di oggi, di un Vesuvio martoriato da ogni tipo di speculazione (cave, scarichi, costruzioni abusive etc.).
25Benché questo paesaggio, visto da lontano, sembri resistere agli scempi, chi lo conosce dal di dentro ne conosce anche la mortificazione. Si sarebbe potuto parlare infatti degli splendidi scavi di Ercolano, ma di proposito abbiamo voluto presentare invece i miseri resti di quella che fu una ben più cospicua villa romana a Cava Montone, perché testimonianza rappresentativa anche delle condizioni in cui opera oggi chi si occupa della tutela del paesaggio e del patrimonio culturale.
26Ovviamente non interessa soltanto un puro e semplice recupero storico, ma un programma più ampio di salvaguardia dell’ambiente - comprensivo degli sviluppi economici e sociali complessivi - nel quale ognuno possa inserire il proprio intervento di competenza19. In tal senso appare indispensabile che venga istituzionalizzata, proprio in una tale area, la collaborazione fra geologi, vulcanologi ed archeologi.
I MATERIALI
27L’insieme dei materiali rinvenuti nello scavo della villa rustica a Cava Montone, sebbene scarsi e molto frammentari, e per lo stato di distruzione del complesso senza esatta provenienza da punti precisi della villa, sembra offrire fortunatamente un campione abbastanza significativo del quadro delle classi di materiali originariamente presenti sulla cui base avanzare, almeno tentativamente, delle ipotesi sullo sviluppo e sulla vita del complesso fino alla sua improvvisa e violenta fine.
28Notevole è anzitutto la presenza di un buon numero di frammenti di ceramica a vernice nera (tredici), alcuni dei quali identificabili e databili con sicurezza dalla metà del II secolo a.C. alla metà del I secolo a.C. (Cat. nr. 1.2.4). Essi, anche se non possono testimoniare con certezza l’epoca dell’impianto della villa, documentano senza dubbio una frequentazione del sito già dal II secolo a.C.
29La maggior parte dei frammenti rinvenuti è peraltro da collegare alla vita del complesso fino al momento dell’eruzione; così per la terra sigillata, la ceramica comune (soprattutto da cucina), le anfore e gli oggetti in bronzo. Si tratta certamente di materiali correnti, di scarso valore artistico, ma se si pensa che nella villa rustica in località Villa Regina a Boscoreale, scavata regolarmente e per intero, si sono rinvenuti due soli oggetti in bronzo (una secchia ed una brocca)20, risulterà evidente come nove oggetti in bronzo - tra cui vasi da mensa, come un’oinochoe, una patera ed un bacile - rappresentino una messe abbondante e conferiscano alla villa rustica un certo tono di ricchezza.
30I ventuno frammenti di vasi in terra sigillata si riferiscono a piatti, coppe e tazze (forse con un solo esempio di vaso chiuso) e sono attribuibili per lo più alla produzione italica e tardo-italica.
31Sono anche presenti tre frammenti di vasetti a pareti sottili (non compresi in catalogo), uno dei quali presenta una decorazione a due fasce di colore rispettivamente arancio e beige-camoscio, mentre l’altro è decorato da gruppi di solcature parallele disposte a distanze regolari.
32Come è ovvio la classe più rappresentata è la ceramica comune da cucina. Le fogge attestate sono le olle, le pentole, i coperchi, con forme tutte databili al I secolo d.C.
33Le anfore sono testimoniate da frammenti di orli e di pareti, per lo più di argilla diversa fra loro, al punto che se ne possono ipotizzare non meno di quattro forme. Frammenti di anfore tipo Dressel 2-4 in argilla pompeiana attestano l’uso di queste anfore vinarie per eccellenza che potrebbero tanto aver contenuto vino pompeiano per il consumo domestico quanto essere state riutilizzate in dispensa per altri liquidi.
CATALOGO
CERAMICA21
Vernice nera
1) Coppa (ECM/84/42) (fig. 12, 1).
Argilla compatta rossa con inclusi neri di piccole e medie dimensioni.
Vernice nera iridescente compatta, ma poco omogenea.
Si conserva un frammento di parete con orlo.
Alt. max. cons. 4,2 Larg. max. cons. 10
Vasca leggermente carenata, poco profonda, orlo estroflesso con labbro arrotondato e leggermente rialzato. Sul fondo interno dovevano essere delle solcature concentriche di cui restano tracce nella parte bassa del frammento.
La coppa è vicina alla serie Morel 1440 in particolare alla 1443-1 e databile tra il 150 e il 100 a.C.; per le caratteristiche di argilla e di vernice attribuibile alla produzione Campana A.
2) Coppa (ECM/84/45) (fig. 12, 2).
Argilla rosso-mattone compatta a frattura irregolare.
Vernice nera omogenea e compatta.
Si conserva un frammento di orlo e parete.
Alt. max. cons. 3,2 Larg. max. cons. 2,9
Parete con andamento obliquo leggermente convessa, orlo diritto arrotondato.
La coppa è vicina alla serie Morel 2615 databile intorno alla metà del II sec. a.C.
3) Piatto (ECM/84/43) (fig. 12, 3).
Argilla molto compatta, rosso mattone a frattura regolare.
Vernice nera opaca all’interno e brillante all’esterno, compatta ed omogenea.
Resta un frammento di orlo e parete.
Alt. max. cons. 2,9 Larg. max. cons. 4,4
Vasca appena convessa, orlo estroflesso con labbro arrotondato e pendente.
L’esiguità del frammento rende impossibile l’identificazione della forma.
4) Coppetta (ECM/84/54) (fig. 12, 4).
Argilla beige-rosata porosa, con piccolissimi inclusi neri e lucenti.
Vernice mal cotta, ruvida porosa e poco compatta, disomogenea di colore marrone-rossastro.
Si conserva un frammento di parete ed orlo.
Alt. max. cons. 4,5 Larg. max. 6,7
Parete convessa liscia, orlo diritto leggermente rientrante e assottigliato.
La coppetta è vicina alla serie Morel 2974 in particolare 2974bl databile al 3° quarto del II sec. a.C.
5) Piede di vaso chiuso (ECM/84/52) (fig. 12, 5).
Argilla rossa, compatta, con piccolissimi inclusi bianchi.
Vernice nera brillante, disomogenea con chiazze rossastre.
Alt. max. cons. 2,1 Larg. max. 5,4
Piede ad anello distinto dalla parete da una solcatura, superficie di appoggio piana.
Sigillata
6) Piatto (ECM/84/74) (fig. 12, 6).
Argilla beige-rosata a frattura irregolare.
Vernice rosso-arancio omogenea e compatta, ruvida al tatto.
Alt. max. cons. 3 Larg. max.8
Resta un frammento di orlo e vasca.
Vasca carenata, orlo verticale distinto da una sola solcatura all’esterno, labbro arrotondato. Ascrivibile al tipo Goudineau 28 databile alla 1a metà del I sec. d.C.
7) Coppa carenata (ECM/84/78) (fig. 12, 7).
Argilla rosso-arancio compatta.
Vernice rosso-arancio omogenea, ruvida, porosa.
Resta un frammento di orlo e parete.
Parete diritta, orlo estroflesso ed appiattito: nonostante l’esiguità del frammento è possibile riconoscervi una parte di coppa carenata del tipo Goudineau 41, databile nella 1a metà del I sec. d.C.
8) Coppa o piatto (ECM/84/64) (fig. 12, 8).
Argilla arancio compatta.
Vernice rosso-arancio, sottile, porosa e disomogenea all’esterno, più compatta all’interno.
Resta un frammento di orlo e parete.
Alt. max. cons. 3,5 Larg. max. cons. 4,5
Parete convessa, orlo indistinto con labbro leggermente arrotondato. Per l’esiguità del frammento non è possibile stabilire il tipo cui appartiene.
9) Piede di coppetta (ECM/84/67) (fig. 12, 9).
Argilla arancio chiaro, ben depurata e compatta.
Vernice arancio chiaro, polverosa, opaca e porosa.
Alt. max. cons. 1,3 Larg. max. cons. 3,2
Piccolo piede ad anello basso con superficie in appoggio ad unghia.
10) Fondo di coppetta (ECM/84/77) (fig. 12, 10).
Argilla beige-rosata compatta, a frattura regolare.
Vernice arancio-chiaro, sottile e compatta, lucente all’interno, disomogenea all’esterno.
Resta un frammento di fondo con attacco di parete.
Alt. max. cons. 1,4 Larg. max. cons. 5,6
Basso piede ad anello con piccola superficie di appoggio. Sul fondo interno si notano tracce di un cartiglio (rettangolare?) per il bollo circondato da una solcatura.
11) Fondo di coppa (ECM/84/55) (fig. 12, 11).
Argilla beige-rosata, compatta a frattura regolare.
Vernice rosso-arancio, omogenea e lucente all’interno, disomogenea e opaca all’esterno.
Alt. max. cons. 1,9 Larg. max. cons. 8,4
Piede ad anello con superficie di appoggio ad unghia, fondo interno ed esterno piano. Sul fondo interno sono due solcature concentriche.
La forma del piede e la leggera curva che si intravvede all’attacco della parete suggeriscono l’attribuzione di questo piede ad una coppa di tipo Goudineau 43 databile tra il 2° quarto del I sec. d.C. ed il 79.
Lucerne
12) Lucerna a volute (?) (ECM/84/38) (fig. 13).
Argilla beige ben depurata.
Vernice bruna lucente.
Larg. max. 2 Lung. max. 4,7
Resta un frammento di disco.
Disco distinto da due anelli a rilievo con tracce di decorazione e di una voluta.
13) Lucerna tipo ”Vogelkopflampe” (?) (ECM/84/75) (fig. 14).
Argilla beige chiara ben depurata.
Alt. max. 5,5 Larg. max. 6,5
Resta un frammento di vasca con attacco del fondo e tracce dell’attacco dell’ansa orizzontale.
Le caratteristiche dell’argilla, l’attacco dell’ansa e la forma generale del frammento sembrano attribuibili ad una lucerna del tipo c.d. ”Vogelkopflampe” databile dall’età tiberiana in poi.
Ceramica comune
14) Olla (ECM/84/19) (fig. 12, 14).
Argilla arancio rossiccia con molti inclusi neri e bianchi di piccole dimensioni, poco compatta, probabilmente locale.
Tracce di bruciatura sulle pareti.
Alt. max. 5,9 Larg. max. 4,4
Resta un frammento di parete con orlo.
Orlo svasato concavo arrotondato superiormente. L’olla trova confronto nel frammento CE407 in Ricerche a Pompei, tav. 100, n.l, p. 164 la cui datazione è compresa tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.
15) Olla (ECM/84/18) (fig. 12, 15).
Argilla arancio rossiccia con molti inclusi neri e bianchi di piccole dimensioni, probabilmente locale. Parte esterna e superiore dell’orlo annerita dall’uso.
Alt. max. 5,5 Diam. orlo ric. 12,1
Corpo probabilmente ovoidale, orlo estroflesso con incavo all’interno, arrotondato superiormente. L’olla è riconducibile allo stesso tipo della precedente, al quale appartiene anche il frammento ECM/84/115.
16) Olletta (ECM/84/20) (fig. 12, 16).
Argilla arancio con inclusi bianchi e neri di piccole dimensioni.
Orlo annerito dall’uso.
Alt. max. 3 Larg. max. 5,2
Resta un frammento di orlo con attacco di parete.
Orlo estroflesso concavo all’interno e appiattito superiormente. L’olla trova confronto in esemplari attribuiti alla variante 3a del tipo 3 delle olle in Ricerche a Pompei, tav. 98,7-10 e 99,1. I sec. d.C.
17) Olla (ECM/84/22) (fig. 12, 17).
Argilla arancio chiaro con pochi inclusi neri di piccole dimensioni, resti di ingubbiatura giallina sulla parete esterna.
Alt. max. 2,5 Larg. max. 2,4
Resta un frammento di orlo con attacco di parete.
Orlo estroflesso ed arrotondato. Nonostante l’esiguità del frammento sembra possibile attribuire l’olla al tipo 4 delle olle nella variante 4c in Ricerche a Pompei, tav. 101,2, p. 165.
18) Pentola (ECM/84/25 e 27) (fig. 12, 18).
Argilla arancio rossiccio con inclusi neri e bianchi di piccole dimensioni.
Larg. max. 2,8 Lung. max. 10,5
Resta un frammento di orlo.
Orlo a tesa orizzontale arrotondato all’estremità. Pertinente a pentola la cui forma, date le ridotte dimensioni del frammento, non è identificabile.
19) Pentola (ECM/84/26) (fig. 12, 19).
Argilla arancio rossiccio con inclusi neri di piccole dimensioni.
Larg. max. 2,2 Lung. max. 4
Resta un frammento di orlo.
Orlo a tesa orizzontale inspessito ed arrotondato all’estremità. Pertinente ad una pentola carenata la cui forma non è meglio definibile data l’esiguità del frammento; cfr. Ricerche a Pompei, pp. 151-152.
20) Coperchio (ECM/84/29) (fig. 12, 20).
Argilla rossiccia con inclusi bianchi e neri di piccole dimensioni.
Dim. max. 5 x 9,9
Resta l’orlo con parte della parete.
Parete obliqua, orlo diritto arrotondato. tipo la in Ricerche a Pompei, tav. 110,1 p. 174, I sec. d.C.
21) Coperchio (ECM/84/28) (fig. 12, 21).
Argilla rossiccia con inclusi bianchi e neri di piccole dimensioni.
Dim. max. 2,6 x 6,5
Resta un frammento di orlo e parete.
Orlo estroflesso leggermente volto verso l’alto. Tipo 1b in Ricerche a Pompei, tav. 110,4, pp. 174-175. I sec. d.C.
22) Coperchio (ECM/84/30) (fig. 12, 22).
Argilla marrone mal cotta, con inclusi bianchi e neri di piccole dimensioni.
Dim. max. 4,5 x 3
Resta un frammento di orlo e parete.
Parete leggermente convessa, orlo estroflesso, leggermente rivolto verso l’alto. Tipo 1b in Ricerche a Pompei, tav. 110, 5, pp. 174-175.
23) Scodella ad orlo annerito. (ECM/84/23) (fig. 12, 23).
Argilla arancio con inclusi neri e bianchi di piccole dimensioni, ingubbiatura arancio all’interno e all’esterno limitatamente ai cm. 2 al di sotto dell’orlo; sull’orlo ingubbiatura bruna.
Resta un frammento di orlo e parete.
Dim. max. 4,4 = 3,5
Parete convessa, orlo diritto, appiattito con solcatura.
Anfore
24) Anfora (ECM/84/14) (fig. 12, 24).
Argilla arancio chiaro fine con piccoli inclusi bianchi e neri.
Dim. max. 5,5 = 4
Resta un frammento di orlo e parete.
Collo troncoconico orlo ad anello appiattito alla sommità. Il frammento trova confronto in un esemplare in Ricerche a Pompei, tav. 156, 5, p. 294 il cui diametro dell’orlo è però minore. Alla stessa anfora potrebbero appartenere, per le caratteristiche dell’argilla, i frammenti ECM/84/15, ECM/84/16, ECM/84/36, ECM/84/2. Quest’ultimo è un frammento di ansa costolata con attacco di parete.
25) Anfora (ECM/84/1)
Argilla rossiccia-violacea con molti inclusi neri e bianchi di piccole dimensioni, a frattura irregolare. Ingubbiatura biancastra all’esterno.
Dim. Max. 6 x 9
Resta un frammento di ansa con attacco di parete.
Ansa a doppio bastone impostata sul collo cilindrico. Per la forma dell’ansa e per l’argilla tipica l’anfora è attribuibile alla forma Dressel 2-4 e ad officina pompeiana. I sec. d.C.
BRONZI
Vasi da mensa
26) Oinochoe trilobata con collo breve e largo (ECM/84/91) (fig. 15).
Resta l’orlo con parte del collo e della parete.
Alt. max. cons. 11; orlo 7,8 x 7,3
27) Oinochoe trilobata con collo svasato breve e stretto (ECM/84/96) (fig. 16).
Molto incrostata e lesionata, manca il fondo e gran parte della parte bassa del corpo. Sull’orlo restano frammenti di una catenella fatta con fascette di bronzo larghe cm. 5 circa e infilate direttamente nel collo mediante due fori passanti.
Alt. max. cons. 22; larg. max. orlo 6
28) Bacile con orlo orizzontale introflesso (ECM/84/92) (fig. 17).
Restano n. 3 frammenti.
Fr A cm. 32 x 9; fr. B cm. 22,7 x 8; fr. C 22 x 12
29) (Diletta con orlo estroflesso ingrossato ed arrotondato all’estremità (ECM/84/94) (fig. 18).
Resta la parte superiore con metà dell’orlo; molto incrostata e corrosa.
Alt. max. cons. 15; diam. orlo 9,2
30) Patera con parete convessa, orlo estroflesso ed appiattito, piede ad anello con solcature concentriche sul fondo esterno (ECM/84/95) (fig. 19).
Manca gran parte della parete, schiacciata e molto corrosa. Si notano tracce dell’attacco dell’ansa.
31) Anforetta a corpo panciuto, collo stretto ed orlo estroflesso (ECM/84/103) (fig. 20).
Alt. 12; diam. orlo 2,6
Vasi da cucina
32) Caldaia con orlo ripiegato all’interno (ECM/84/93) (fig. 21).
Completamente schiacciata. Presenta rattoppi antichi sulle pareti.
Alt. max. 12 Larg. max. 25
33) Pentola troncoconica con orlo orizzontale ripiegato; parete obliqua e fondo piano (ECM/84/97) (fig. 22).
Manca gran parte dell’orlo e della parete subito sotto l’orlo. Tracce di bruciato all’esterno.
Alt. 18,3; Larg. max. 32; diam. fondo 19.
Frammenti vari
34) Candelabro con fuso a forma di clava e piedi anguiformi (ECM/84/104) (fig. 23-24) Lacunoso della parte superiore.
Alt. max. cons. 68
35) Piede di bacile con fondo esterno a solcature concentriche (ECM/84/98).
Diam. 9,8; alt. 1,9
36) Fondo di vaso (ECM/84/99).
Diam. max. cons. 8,5
37) Nr. 2 frammenti di cerniera (ECM/84/102).
Lung. 10,5 e 9
FERRI
38) Grande chiodo con testa a calotta (ECM/84/100).
Lung. cm. 20
39) Nr. 3 chiodi di piccole dimensioni.
INTONACI
40) Frammento di cornice in stucco dipinta con decorazione a ’Kyma lesbio’ stilizzato costituito da un’infiorescenza iscritta in una duplice voluta (ECM/84/89) (fig. 25).
IV stile (I sec. d.C.).
SOME GEO-VULCANOLOGICAL OBSERVATIONS ON CAVA MONTONE
34Up to 1983, there were no known outcrops of the 79 deposits between Herculaneum and the crater of Vesuvius. During the 1983 field season we discovered a major section through the 79 deposits in Cava Montone near San Giorgio, about half-way between Herculaneum and the Vesuvius crater. The outcrops are important, not only for geologic interpretation, but also because of the ruins of a villa rustica, rich in bronze and other artefacts, which we discovered in the Cava Montone quarry.
35The stratigraphy is shown in Fig. 26. The 79 deposits lie on brown, fertile soil, probably a vineyard. The first layer is 1 to 6 cm thick grey silty ash, very fine grained. It resembles the basal ash-fall at Terzigno and other localities east of the volcano (A-l) and may be product of phreato-magmatic explosions during initial stages of the eruption (cfr. fig. 27).
36There is no sign of a pumice-fall layer here; if deposited it may have been eroded off by the overlying surge. The surge layer is 50 to 100 cm thick and consists of two units. The lower unit is 20 to 25 cm thick, coarse, lithics-rich, poorly sorted and massive deposit, with 3 to 7 cm pumice and lithics fragments. The layer thickens near building ruins and incorporates the building rubble. The matrix is fine yellowish grey ash, which also includes soil clasts. The upper unit is 26 to 60 cm thick pumice-rich sandy surge, normally graded overall. This unit is cross-bedded and contains grey pumices, building fragments in the lower part and charcoal.
37The two units may represent two surges, or two events during the same surge. They are tentatively designated as S-1 and S-2, but correlation with Herculaneum cannot be made with confidence.
38The surge deposits are overlain by a 1 to 3.5 m thick pyroclastic flow. The flow is loose, pumice-rich and fines-depleted. The grey pumices are 2 to 3 cm in diameter - Ca. 200 m further down-hill the flow thickens locally to 6 m and contains a lithics-rich lens in the middle, with up to 70 cm blocks of lava and limestone. A second pyroclastic flow overlies the first one. The second flow is 1 to 2 m thick, with a 12 cm cross-bedded ground surge layer at base. This flow grades laterally into a faintly cross-bedded surge-like layer.
39The Cava Montone section indicates minor ash-fall on the west flank of the volcano in the initial stage of the 79 eruption, followed by intense surge activity. The first surge demolished the villa rustica to ground level and was followed by a second surge. Two pyroclastic flows then buried the site.
Notes de bas de page
1 Alla segnalazione ha fatto seguito l’immediato sopralluogo da parte dello scrivente, del prof. H. Sigurdsson e del restauratore Sig. E. Formigli.
La cava, di proprietà del Sig. Enrico Madonna, è risultata in fitto da parte dei fratelli Biagio e Giovanni Nocerino che si ringraziano per la collaborazione.
I lavori di scavo sono stati condotti dalla Ditta V. Vitiello e diretti dallo scrivente coadiuvato amministrativamente dal Geom. A. Borrelli ed assistito sul campo dal Sig. P. Zichella; le foto dello scavo sono state eseguite dai Sigg. G. D’Auria e N. Orlando, quelle dei reperti dal Sig. A. R. Giugliano; la pianta della villa è stata eseguita dai Sigg. R. Miele ed A. Colantuono; i disegni dei reperti dal Sig. V. Pagano. A tutti vada il più vivo ringraziamento per la collaborazione.
Un ringraziamento particolare va alla dott.ssa M.G. Cerulli Irelli, Soprintendente Archeologo di Pompei, per il continuo e diretto interessamento sia amministrativo che scientifico al corso degli scavi.
Del rinvenimento è stata data un breve notizia preliminare da parte dello scrivente nel Bollettino dell’Associazione Internazionale ’Amici di Pompei’, Pompeii-Herculaneum-Stabiae, 1, 1983, p. 351, fig. 28.
2 I locali raccontano che fra le due colate sia rimasto inglobato un villaggio ottocentesco con la c.d. Chiesa di S. Michele. Non sono riuscito a trovarne riscontro e non è da escludere che l’attività di cava abbia eliminato anche questi resti.
3 Un’analoga violenza distruttiva appare in una villa romana recentemente scoperta nella Cupa Falanga a Torre del Greco, posta a m. 200 circa di altitudine e ad una distanza di Km. 4 dal cratere: cfr. F. Formicola, Nuova scoperta archeologica a Torre del Greco. Villa romana in Contrada Scappi, in Atti III Conv. Gruppi Archeologici Campania, Nola 1983 (preprint), in partic. fig. 4; U. Pappalardo, in Pompeii-Herculaneum-Stabiae, 1, 1983, p. 351; F. Formicola - U. Pappalardo - G. Rolandi - F. Russo, Archeologia, Geologia e Vulcanologia nel territorio di Torre del Greco, in Atti I Conv. Naz. Gruppi Archeologi d’Italia (Colleferro, 2-3.XI.1985) (in stampa).
4 A. Maiuri - R. Pane, La Casa di Loreio Tiburtino e la Villa di Diomede in Pompei, Roma 1947.
5 Come ad esempio nella villa scoperta a Boscoreale in località Villa Regina: S. De Caro, in Pompeii-Herculaneum-Stabiae, 1, 1983, pp. 328-331.
6 Analoghi rinvenimenti sono stati effettuati presso la villa rustica romana di recente scoperta a Terzigno: E. M. Menotti, Pompeii-Herculaneum-Stabiae, 1, 1983, pp. 334-337, in partic. p. 336.
7 G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957.
8 Cfr. A. Allroggen Bedel, La pittura, in: F. Zevi, Pompei 79, Napoli 1979, p. 130ss.
9 A. Maiuri, La Villa dei Misteri, Roma 1960, p. 44s.; A. Maiuri - R. Pane, La Casa di Loreio Tiburtino e la Villa di Diomede in Pompei, Roma 1947; V. Kockel, Die Villa delle Colonne a Mosaico in Pompeji, RömMitt, 90, 1983, pp. 51-89, in partic. p. 60ss.
10 F. Zevi, Urbanistica di Pompei, in: La regione sotterrata dal Vesuvio. Atti Conv. Internaz. 11-15.XI.1979, Napoli 1982, pp. 353-365.
11 J. D’arms, Ville rustiche e ville di ’otium’, in F. Zevi, Pompei 79, Napoli 1979, pp. 65-86.
12 Le uniche eccezioni che conosca sono costituite da due ville rustiche a Stabia risalenti al II secolo a.C. rase al suolo da Siila nell’89 a.C. per ragioni strategiche: P. Miniero, Ricerche sull’ ”ager stabianus”, in Scritti in onore di W. Jashemski (in stampa), schede nr. 8 (Gragnano) e n. 26 (Casola).
13 Zevi, op. cit. (supra nota 10), p. 353.
14 V. Sampaolo, in questo stesso volume p. 117.
15 M. G. Cerulli Irelli, Not. Scavi, 1965, suppl., pp. 161-178.
16 Cfr. supra nota 3.
17 De Caro, op. cit. (supra nota 5).
18 Menotti, op. cit. (supra nota 6).
19 Tale tema è stato oggetto del Convegno ”Per il parco naturale del Vesuvio-Monte Somma”, Trecase 17-18.III.1984; cfr.”Quaderni Vesuviani” 4, 1985.
20 La pubblicazione della villa di Boscoreale è in corso di stampa da parte del dott. Stefano De Caro, cui si devono le informazioni sui materiali.
21 Per la tipologia delle varie forme si rimanda a: J. P. Morel, Céramique campanienne: Les Formes, Roma, 1981; Ch. Goudineau, La céramique arétine lisse. Fouilles de l’Ecole Française de Rome à Bolsena (Poggio Moscini) 1962-67 (Mél. Suppl. 6) Paris, 1968; AA.VV., Ricerche a Pompei. L’insula 5 della Regio VI dalle origini al 79 d.C., Roma 1984.
Auteurs
Direttore degli Scavi di Ercolano
Assistente archeologo, Ercolano
Rhode Island University
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