1. Prospettive
p. 1-4
Texte intégral
1L’impostazione dei problemi relativi alle vicende dell’insediamento protostorico nella Sibaritide, quale si era enunciata introducendo la precedente relazione, Ricerche 11 non aveva avuto ancora modo di subire una evoluzione molto sensibile al momento della stesura di questa puntata, anteriore alla campagna di scavo 1981.
2Da una parte infatti lo scavo 1980 a Broglio, pur incominciando ad evidenziare alcuni fatti nuovi, non aveva ancora affrontato obiettivi diversi da quelli inizialmente prefissi; dall’altra le ricognizioni di altri siti nella Sibaritide avevano proceduto secondo il disegno a suo tempo previsto.
3Ci si limita pertanto a segnalare qui quelle che paiono le più significative tra le questioni sollevate, per lo più in modo imprevisto, dalle evidenze emerse nell’ambito della nostra indagine; interrogativi che, a loro volta, hanno contribuito ad aprire alla ricerca nuove prospettive, che in questa sede possono essere solo sommariamente accennate.
1. Stratigrafia di Broglio e sequenza culturale protostorica nella Sibaritide
4La serie stratigrafica rilevata a Broglio nel settore Β durante la campagna 1979 si presentava incompleta: alla sua estremità inferiore perché lo scavo non aveva raggiunto il terreno vergine, alla sua estremità superiore perché i livelli più alti apparivano alquanto disturbati. Nella campagna 1980 sono stati messi in luce i livelli basali, e si è così riproposto il problema di determinare in quale momento, nell’ambito della media età del bronzo, vada collocato l’impianto dell’insediamento a Broglio, e nella Sibaritide in genere, se, come alcuni elementi indurrebbero a supporre, esso va letto come un fenomeno complessivo di sistemazione territoriale. Altri elementi significativi ai fini di tale problema sono stati offerti dagli abbondanti materiali di superficie raccolti a Rosa Russa. In poche parole, l’interrogativo è se l’assenza nei siti della Sibaritide di una serie univoca di elementi organicamente riferibili ad una facies analoga a quella del cosiddetto “Protoappenninico B” della Puglia sia di per sé sufficiente ad attestare una loro cronologia più recente, ο se invece esistano dati adeguati per congetturare l’esistenza in Calabria di una facies diversa, ma altrettanto arcaica nell’ambito della media età del bronzo. Non del tutto ininfluente per tale questione potrebbe forse essere la presenza tra i materiali egei di Broglio di frammenti databili al XV secolo.
5Incidentalmente, va osservato che un altro aspetto in cui cronologia relativa e cronologia assoluta possono risultare tra loro intrecciate interessa il passaggio tra età del bronzo recente e finale. Nelle campagne 1979 e 1980 a Broglio non sono venuti in luce da contesti “puri” del Bronzo recente e finale frammenti egei databili in modo univoco. Tuttavia, nel caso di uno dei livelli attribuibili al Bronzo recente (lo strato IB del settore D), la presenza relativamente accentuata di ceramiche figuline dipinte verosimilmente di fabbrica locale sembra potersi valutare come indizio di tendenziale recenziorità rispetto ai normali contesti subappenninici con ceramica del Miceneo III Β di altri siti dell’Italia centro-meridionale.
6Per quanto riguarda i livelli più alti della stratigrafia del settore B, nell’ampliamento operato durante la campagna 1980 essi sono stati rinvenuti in condizioni migliori, meno gravemente disturbati. Ciò ha consentito di intravvedere una distinzione in due orizzonti, rispettivamente corrispondenti ad una fase iniziale e ad una fase avanzata della prima età del ferro, in cui il dato macroscopicamente più evidente era rappresentato dalla relativa abbondanza nel livello superiore e scarsità in quello inferiore della ceramica figulina, sia inornata, sia a pittura geometrica. Questa contrapposizione richiama certo alla mente, sia pure in forma attenuata, quella tra le necropoli calabresi con sola ceramica d’impasto, come Torre Galli e Castiglione di Paludi, e quelle caratterizzate da abbondante ceramica a pittura geometrica, come Torre del Mordillo, Canale, ecc.: distinzione in cui resta peraltro incerto quale peso abbia il fattore cronologico, quale quello geografico.
2. Topografia dell’insediamento di Broglio e sua natura
7Fin dalle prime osservazioni fatte in concomitanza con la scoperta del sito, e più ancora in seguito, si notò che a Broglio l’insediamento protostorico, già nella sua fase più antica, non interessava solamente il pianoro superiore, ma anche diverse altre zone del vasto e frastagliato terrazzo, e in particolare l’altura del Castello. Questi dati non consentono però in alcun modo di rispondere al quesito se quello di Broglio sia da leggere come uno stanziamento unitario - vuoi compatto, vuoi sparso ma comunque esteso in modo organico all’intero terrazzo - anche se certo articolato al suo interno, ο invece come l’insieme di più nuclei abitativi in qualche modo indipendenti, eventualmente concresciuti ad unità in un secondo tempo. Alcune considerazioni scaturite dall’esame comparato delle caratteristiche topografiche dei siti protostorici della Sibaritide e dallo studio dell’assetto territoriale complessivo sembrano infatti suggerire per la fase più antica una approssimativa equivalenza demografica tra centri ‘minori’(la cui area teoricamente abitabile naturalmente delimitata è cioè più ristretta) e centri ‘maggiori’(con area teoricamente abitabile più estesa), il che necessariamente comporta per questi ultimi un’occupazione solo parziale. Nel quadro dell’una come dell’altra ipotesi, andrebbe poi verificata la congettura, suggerita in modo quasi immediato dalla posizione e dall’aspetto del pianoro superiore, che ad esso sia da attribuire la funzione di una sorta di acropoli.
8Queste considerazioni hanno in qualche misura influito sulla conduzione dello scavo, nel senso che questo, pur concentrandosi esclusivamente sull’area del pianoro superiore, si è proposto come obiettivo non secondario quello di cogliere sui suoi margini una supposta delimitazione dell’insediamento, con le eventuali recinzioni ed opere difensive, a verifica del congetturato carattere di acropoli.
9I risultati sono attualmente del tutto negativi sotto questo particolare aspetto. Non solo infatti di eventuali delimitazioni ο fortificazioni non si è trovata la minima traccia, anche se non è del tutto escluso che ciò sia da addebitare all’erosione che ovunque, anche se in diversa misura, ha obliterato i margini del pianoro; ma a valle di esso si sono rinvenuti resti di una struttura - peraltro verosimilmente non abitativa - che attesterebbero un estendersi dell’insediamento anche al pendio sottostante.
3. Strutture abitative e loro possibile differenziazione funzionale
10Lo scavo di Broglio ha messo in luce un certo numero di elementi strutturali, che, pazientemente reintegrati tra loro a costruire degli insiemi, possono interpretarsi come resti frammentari di unità abitative.
11Le tracce osservate nel settore Β sono verosimilmente riferibili a diverse strutture, in parte tra loro coeve, in parte stratigraficamente sovrapposte, che è possibile siano tutte da ricondurre ad uno stesso modello di abitazione con pareti lignee infisse in una cunetta perimetrale e con tetto sorretto da montanti interni. Le due strutture meglio conservate sono entrambe sicuramente databili alla media età del bronzo, tuttavia almeno una di esse dovrebbe essere stata ricostruita durante l’età del bronzo recente, come sembra attestare il sovrapporsi dei “piani di occupazione”.
12Nel settore D è invece stato rinvenuto il piano pavimentale a “battuto”, con i relativi arredi parzialmente in situ, di una casa risalente all’età del bronzo recente, il cui modello strutturale ci è ancora ignoto, ma di cui siamo in grado di affermare che era parzialmente interrata, nel senso che poggiava su di una superficie ricavata almeno in parte mediante l’asportazione del terreno vergine; dunque una abitazione di tipo comunque diverso da quello delle capanne del settore B.
13Ora, alla probabile coesistenza di strutture di modello diverso in una stessa fase cronologica sembra far riscontro una vistosa differenza tra i materiali rinvenuti nei livelli del Bronzo recente nei due settori: proporzionalmente di gran lunga più abbondanti tra quelli raccolti nel settore D sono la ceramica micenea e/o minoica, quella dipinta indigena, la ceramica grigia. Ciò vale però non solo per il livello di abbandono della casa (lo strato 1B), ma anche per il sovrastante livello di riempimento (lo strato 1A), il quale ha restituito anche significativi frammenti egei importati di età più antica, verosimilmente in giacitura secondaria, ma che non possono essere venuti da molto lontano; e tutto questo naturalmente può suggerire l’ipotesi che la differenza di destinazione funzionale tra le due aree, ed eventualmente di status sociale tra i relativi abitanti, risalisse già alla media età del bronzo, e si sia dunque prolungata per diversi secoli.
4. Ruolo delle importazioni ed influenze egee nel quadro culturale indigeno
14I frammenti micenei e/o minoici cronologicamente determinabili rinvenuti a Broglio nel 1979 e 1980 si datano al XV, XIV e XIII secolo, quello raccolto a Torre del Mordillo al XII. In un orizzonte evoluto della media età del bronzo sembra doversi collocare la comparsa nella serie stratigrafica di Broglio della ceramica grigia tornita; nell’età del bronzo recente, anzi verosimilmente in un momento avanzato di essa, quella dei grandi contenitori a cordoni ο fasce cotti in forni ad alta temperatura, certo destinati all’immagazzinamento su larga scala di derrate alimentari.
15Questa progressione di fatti è già di per sé significativa. La ceramica grigia infatti, sia che la si consideri esclusivamente ο prevalentemente come una produzione locale fortemente influenzata da modelli egei, sia che si propenda piuttosto, sotto la spinta di vari motivi, a trattarla esclusivamente ο prevalentemente alla stregua di una ceramica importata, le cui fogge sono però largamente in rapporto con quelle indigene (cosa che davvero non si può dire del vasellame miceneo e/o minoico), costituisce in ogni modo un quid medium tra le importazioni egee ed una manifattura come quella dei dolii cordonati, che, per quanto si avvalga di tecniche introdotte dall’esterno, si radica poi completamente nell’ambito locale. Il processo culturale innescato dai contatti con il mondo del Mediterraneo Orientale va dunque dalla prima circolazione di beni di prestigio al sorgere di una produzione che denota profonde trasformazioni nell’organizzazione economica.
16Parallelamente a tale processo se ne svolge un altro, che concerne la consistenza demografica e la struttura delle comunità, e che archeologicamente ci si manifesta, allo stato attuale delle nostre ricerche, quasi esclusivamente attraverso la morfologia dei siti in cui sorgono gli insediamenti, e l’assetto territoriale. In esso intravvediamo uno sviluppo dominato in modo crescente da esigenze tattico-strategiche, di controllo del territorio, di concentrazione demografica. Solo definendo i tempi e i modi di questi due processi, e raffrontando tra loro quelli dell’uno e dell’altro, si potrà sperare di coglierne l’interazione, e la dinamica - ο meglio la dialettica - complessiva.
Notes de bas de page
1 G. Bergonzi, A. Cardarelli, P.G. Guzzo, R. Peroni, L. Vagnetti, Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 1, Cahiers du Centre J. Berard, VII, Napoli 1982, da ora in poi abbreviato Ricerche 1.
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