2. Broglio di Trebisacce
p. 35-152
Texte intégral
2.1. L’abitato di Broglio: topografia ed ambiente1
1Il sito archeologico di Broglio, nei pressi di Trebisacce (Cosenza), è situato immediatamente a nord della pianura di Sibari, alla confluenza del canale Marzuca con la fiumara del Saraceno, a circa km. 1 dal mare (figg. 13; 21, 1). In questa località durante le prime esplorazioni, nell’autunno 1978, sono stati recuperati frammenti ceramici appartenenti ad un periodo compreso tra la media età del bronzo e la prima età del ferro1, cronologia confermata più tardi dai risultati della campagna di scavo del 19792.
2Subito a Nord della Piana di Sibari, delimitata a settentrione dalla fiumara del Saraceno, le alture più prossime al mare sono terrazzi di origine marina, orientati generalmente Est-Ovest, distanti dal mare circa 1 chilometro, alti all’incirca da 80-100 a 200 m. s.l.m. e separati tra loro da profonde forre. Questo susseguirsi di terrazzi, formando una sorta di cordone più ο meno largo ma in genere quasi pianeggiante, interrompe con un declivio più dolce, tanto da essere coltivabile, le forti pendenze degli ultimi rilievi del massiccio del Pollino, per scendere poi verso la linea di costa con pendii sempre molto scoscesi e spesso precipiti.
3Il terrazzo di Broglio, più alto dei terrazzi vicini, si raccorda ai rilievi retrostartti mediante una stretta sella, larga appena 50 ο 60 m., praticamente l’unico punto in cui il terrazzo non è naturalmente delimitato da dirupi ο pendii scoscesi. Immediatamente ad Est di quella sella il terrazzo si allarga e assume una fisionomia ampia e frastagliata, caratterizzata da larghi spazi pianeggianti ο in leggero declivio. Verso Settentrione è situata la parte più elevata di tutto il terrazzo, a m. 181 s.l.m. Si tratta di un pianoro lungo e stretto (m. 300 x 50 circa), delimitato a Nord e ad Est da pendii molto scoscesi ο da dirupi, mentre verso Sud e Ovest i contorni appaiono egualmente delimitati pur degradando più dolcemente. Il terrazzo scende poi piuttosto bruscamente verso il mare, sia con veri e propri dirupi, sia con pendii scoscesi, fino alla confluenza del canale Marzuca con la fiumara del Saraceno, dove si eleva di nuovo con un piccolo ma ripido colle, denominato Castello (fig. 13, a) alto 113 metri s.l.m. e delimitato tutt’intorno da dirupi ο ripidissimi pendii3, nei pressi del quale è stata di recente scoperta una sepoltura dell’età del bronzo (fig. 13, b)4.
4Nel corso delle prime ricerche nell’ottobre 1978 e nei mesi di settembre, ottobre, novembre del 19795 sono state compiute alcune osservazioni di carattere topografico di due ordini diversi. Le prime, cui verrà dedicata una sezione specifica6, riguardano le relazioni di Broglio con i centri vicini ed il territorio inteso come entità sociale e politica definita ο in via di definizione, e quindi problemi relativi soprattutto ad aspetti sovrastrutturali legati alla formazione di abitati a carattere protourbano, di società via via più complesse e all’emergere di ceti sociali differenziati. Le seconde, esposte qui di seguito, in una prospettiva più legata al singolo insediamento, concernono il rapporto con l’ambiente naturale e le possibilità della sua utilizzazione, tenendo conto dell’economia primaria e del modo di produzione propri dell’abitato.
5In una economia preindustriale e soprattutto in una società preistorica ο protostorica, infatti, il rapporto con l’ambiente naturale, che implica da una parte l’adattamento del gruppo umano, dall’altra la modifica dell’ambiente stesso, è alla base dell’equilibrio economico e dell’assetto sociale delle comunità. Perciò le possibilità di sfruttamento dell’ambiente circostante, concretamente traducibili in terreno coltivabile, pascoli, zone di caccia, approdi, viabilità, ecc., insieme all’esigenza del loro controllo, fanno si che il rapporto che la comunità umana ha con l’ambiente naturale, inteso come proiezione della comunità stessa, rappresenti la premessa dell’instaurarsi di una forma politica più ο meno definita di organizzazione territoriale.
6A Broglio, della vasta superficie del terrazzo, compreso tra la sella e la confluenza del canale Marzuca con la fiumara Saraceno, solamente una parte, intorno ai 10-15 ha, risulta teoricamente abitabile e/o coltivabile. Su questa superficie si è raccolto in vari punti materiale archeologico databile fra la media età del bronzo e la prima età del ferro. A prescindere dal pianoro, circa 1, 5 ha, certo densamente abitato fin dal Bronzo medio, la parte superiore del terrazzo, che è anche la più pianeggiante, è caratterizzata da piccole concentrazioni di materiali di età protostorica che, in mancanza di frammenti tipici, non sono databili in modo più preciso, ma andranno genericamente riferite ad un lasso di tempo corrispondente a quello dell’occupazione del pianoro.
7Verso valle sono presenti pochi frammenti sporadici e, allo stato attuale delle ricerche, non si conoscono concentrazioni particolari, se si escludono la tomba e la ripida altura del Castello, dove sono stati recuperati materiali riferibili alla media età del bronzo (tav. 12, 5-7) e all’età del ferro (tav. 37, 2). Per le sue caratteristiche morfologiche e per la sua posizione topografica, l’altura del Castello sembra poter essere stata, almeno in certi momenti, un avamposto più avanzato verso il mare. Non si conosce la linea di costa durante l’età del bronzo, linea che non dovrebbe però essere stata molto differente da quella attuale intorno al V sec. a.C.7, anche se è verosimile che la fiumara abbia depositato una certa quantità di detriti proprio a valle del Castello, ed è quindi probabile che il mare in quel punto fosse ancora più vicino all’abitato di Broglio di quanto non lo sia oggi.
8Il territorio circostante l’abitato è caratterizzato ad Ovest da rilievi anche molto alti che formano vasti altipiani: immediatamente al di sopra di Broglio il M. Mostarico è alto 774 m. s.l.m.; a circa 7 km. in linea di aria si raggiungono i 1025 metri del M. S. Elia ed intorno ai 15 km. i rilievi superano già i 1500 m. s.l.m. (fig. 14); quindi ottimi e ampi pascoli estivi sono raggiungibili in poche ore di cammino, mentre i terreni più prossimi alla linea di costa sono utilizzabili come pascoli invernali8.
9Anche la caccia doveva essere praticata nei dintorni di Broglio, considerando l’incidenza limitata ma costante nel tempo della fauna selvatica9.
10Alla luce di queste considerazioni è ipotizzabile quindi che nel terrazzo, e cioè nell’ambito stesso dell’area abitata, larga parte del terreno fosse adibita a scopi agricoli e forse anche a recinti per animali domestici, mentre il territorio circostante anche solo entro i 10-15 km. poteva essere stato sfruttato come pascolo e zona di caccia. L’economia primaria doveva però essere integrata da attività collaterali.
11La posizione topografica di Broglio, che domina da Settentrione tutta la piana di Sibari ed un largo tratto di mare prospicente, fino a far intravedere nelle giornate più limpide le coste ioniche pugliesi, oltre che strategica, e rispondente quindi a precise esigenze difensive e di controllo10, è chiaramente dovuta anche al preciso interesse di controllare i traffici terrestri che seguivano la via costiera, più agevole delle vie interne, e la navigazione lungo la costa.
12La dislocazione dell’abitato di Broglio, situato molto più vicino al mare che ai pascoli montani, permetteva dunque allo stesso tempo, sia di inserirsi nei traffici terrestri e marittimi, sia di utilizzare nel modo migliore le possibilità economiche specifiche dell’ambiente circostante (che verrebbe così a rappresentare un probabile «territorio naturale» su cui è possibile che si esercitasse almeno in forma embrionale un qualche tipo di controllo economico-politico). Questa posizione, che sembrerebbe geograficamente eccentrica è invece economicamente centrale se si considera quali dovevano essere le attività economiche principali (agricolo-pastorali e «commerciali»).
13Broglio si troverebbe ad essere così il baricentro di un equilibrio economico fondato sullo sfruttamento ottimale dell’ambiente e delle risorse naturali del territorio circostante, territorio di cui era probabilmente l’abitato più importante, ma non necessariamente egemone, concetto che viene in genere riferito ad una entità politicamente definita e riconosciuta, sovraordinata ad un territorio in qualche modo codificato e non semplicemente riconosciuto dalla comunità come proprio.
14Ovviamente, prima di arrivare ad una organizzazione del territorio come entità politica definita, le società protostoriche saranno passate attraverso tutta una serie di situazioni estremamente significative sul piano storico, anche se non sempre misurabili attraverso la lettura dei dati archeologici con gli strumenti in genere disponibili oggi.
15Questi dislivelli culturali e storici non rappresentano altrettante tappe di un unico sviluppo in senso unilineare, come potrebbe sembrare se si adotta un livello di generalizzazione che privilegia una visione evoluzionistica, rischiando di trasferire automaticamente da una realtà ad un’altra modelli interpretativi non sempre correttamente applicabili a situazioni differenti. In questo senso un’analisi che cerchi di tener conto delle diverse realtà economiche e culturali legate all’ambiente naturale, alle basi sussistenza e alle potenzialità economiche, andrà affiancata ad una prospettiva principalmente diacronica. [GB, AC]
2.2. La campagna di scavo 19792
16Sul pianoro di Broglio nel settembre 1979 sono stati aperti tre settori di scavo: due, A e C sulla sommità del pianoro (fig. 13, A, C), il terzo, Β (fig. 13, Β) lungo il bordo del pianoro, perpendicolarmente ad una sezione già in vista sul lato Sud-Ovest, che lasciava intravedere un deposito ricco di materiali archeologici11.
17I settori situati sulla sommità hanno permesso di accertare che il pianoro doveva essere stato interessato da fenomeni di dilavamento, le cui tracce sono risultate evidenti soprattutto nei settori A e C. In questi settori, al di sotto della superficie arata, che conteneva, assieme a frammenti di ceramica di impasto, frammenti di tegole, di ceramica figulina, di ceramica grossolana lavorata al tornio e rari frammenti di ceramica a vernice nera e invetriata, un terreno bruno compatto con numerose pietre (e pochi frammenti ceramici dall’aspetto dilavato) copriva un pietrisco sterile, simile a quello visibile alla base del deposito archeologico nella sezione in vista lungo il lato Sud-Ovest (dove è stato impiantato il settore B). Uno dei pochi frammenti significativi proveniente dal settore A, appartiene ad una fusaiola di impasto dell’età del ferro (tav. 35, 1).
18Il terzo settore di scavo, di m. 3 x 8, (settore B) è stato aperto lungo il bordo del pianoro. In precedenza è stata ripulita ed in parte rettificata, per evitare inquinamenti dall’alto, la sezione in vista, eseguendo, al di sotto della superficie arata e dell’humus non arato, cinque tagli di cm 10 di spessore (che corrispondono rispettivamente al livello inferiore dell’humus non arato - H - e allo strato 1 W - tagli 1-2; allo strato 2 - tagli 2-4; ai livelli superiori dello strato 3 - taglio 5). Poi, formando un gradino per lasciare in posto la maggior parte dello strato 3 e lo strato 4, è stata rettificata la parete per un’altezza di cm. 50 circa (taglio 6 che corrisponde agli strati 3 - livelli inferiori - e 4 W).
19Sono stati così individuati gli strati polverosi 1-4, molto ricchi di materiali archeologici, al di sotto dei quali affiorava un terreno ormai sterile, bruno rossiccio, estremamente compatto, con abbondante pietrisco. In sezione, al di sotto del terreno arato e dell’humus non arato, bruno, con numerose piccole pietre, lo strato 1, bruno grigio, si presentava piuttosto sottile, spesso in media una decina di centimetri. Spessore decisamente maggiore avevano invece lo strato 2, che in sezione appariva grigio cenere scuro, e lo strato 3, color grigio chiaro, alto in media cm. 40-50. Di nuovo molto sottile, una decina di centimetri, sembrava lo strato 4, beige rosato, subito al di sopra del pietrisco sterile di base.
20Nel settore B, asportata in 5 tagli la superficie arata (denominata S), con scarsi frammenti di ceramica di impasto e di ceramica figulina, tra cui un frammento di biconico dipinto a fasce (tav. 36, 11) e frammenti di tegole, tutti molto fluitati, si è messa in luce una formazione di terreno bruno più compatto, pure con numerose pietrine chiare, che presentava a tratti, specie nella parte a valle (Sud-Ovest) del settore di scavo, chiazze di terreno molto scuro. Questa formazione, interpretata come humus non arato (= H) si presentava molto più ricca di materiali, soprattutto nella parte inferiore (materiali distinti con la denominazione H inferiore) (fig. 15, 1).
21Il livello H era ancora in qualche punto inquinato da pochi frammenti di ceramica moderna ο medioevale; nel tratto Nord-Est del settore di scavo si è individuata una buca (m. 1, 20 x 1 circa) scavata nell’humus recente, ma che interessava, oltre al livello H, anche gi strati sottostanti (1-3 E), fino a raggiungere il terreno vergine.
22Anche i materiali provenienti dal livello H e, in misura leggermente minore, quelli del livello H inferiore, appaiono fluitati e sembrano essere stati a lungo esposti alle intemperie. È possibile che questi livelli siano in parte formati da materiali in giacitura secondaria, dilavati dal pendio soprastante. A partire dal livello H tutta la terra è stata vagliata usando un setaccio con maglie di cm. 1.
23Dal livello H provengono frammenti di ceramica figulina (tav. 36, 1-10, 12), alcuni dei quali di color giallo grigio forse dovuto ad una cottura mal riuscita, altri dipinti, di cui un frammento decorato forse con motivo a festoni pendenti (tav. 36, 12), un’ansa a maniglia semicircolare dipinta con una linea dentellata (tav. 36, 8)12. Tra i frammenti d’impasto ciotolette carenate (tav. 32, 5, 9-11, 14), in parte databili al Bronzo finale, una scodella ad orlo rientrante (tav. 32, 13), olle ed ollette di cui una a cordoni (tav. 32, 12), frammenti decorati a solcature (tav. 32, 6-7) ed uno decorato a costolature oblique, motivi tipici del Bronzo finale (tav. 32, 4)13. Sono presenti inoltre alcuni frammenti di dolii con alte fasce a rilievo, di grandi dimensioni, fino a cm. 50 di diametro alla bocca per un’altezza che doveva essere intorno al metro (tavv. 20, 3-4; 22, 5)14.
24Nel suo complesso, la maggior parte dei materiali provenienti dal livello H sembrerebbe tipica dell’età del bronzo finale e della prima età del ferro15.
25Nel livello «H inferiore», caratterizzato da ampie chiazze di terreno organico, sembrano assenti materiali inquinanti di età recente. È sempre presente la ceramica figulina (tav. 35, 4-6, 8, 10, 11): alcuni frammenti sono dispinti (tav. 35, 4, 6, 10) e un fondo presenta tracce di tornio (tav. 35, 6)16. Tra la ceramica di impasto, ciotole e tazze carenate (tav. 29, 1, 2, 4, 6), scodelle ad orlo rientrante (tav. 29, 3, 14), olle e ollette cordonate (tav. 30, 4-7, 9, 10), anse a nastro verticale tricostolato (tav. 29, 12, 13), anse a maniglia semicircolare con costolature (tav. 29, 9, 10), un’ansa verticale decorata con solcature e cuppelle (tav. 29, 5). Tra le decorazioni un frammento con due solcature verticali (tav. 29, 7), un secondo con bande irregolari campite da punti riempiti di pasta bianca (tav. 29, 8)17. Anche qui sono presenti vari frammenti di parete ed un fondo di dolio con alte fasce a rilievo (tav. 22, 1-4, 8)18.
26Al di sotto del livello H, nel tratto Nord-Est, cioè a monte della trincea, è stato individuato un livello bruno chiaro polveroso, spesso al massimo una decina di centimetri, a tratti discontinuo, denominato 1 E (= Est), che non sembrava continuare a valle di una fila irregolare di piccole pietre, posta perpendicolarmente rispetto al pendio. Oltre la fila di pietre, nel tratto Sud-Ovest del settore di scavo, si è incontrato uno strato bruno grigio che si è denominato 1 W (= Ovest).
27Le denominazioni Ε (= Est) e W (= Ovest) sono state usate anche negli strati sottostanti per distinguere i tratti del settore di scavo rispettivamente a monte e a valle della fila di pietre.
28Nel livello 1 E erano ancora presenti frammenti di ceramica figulina19, tra cui un’olletta dipinta con un fascio di linee subito sotto l’orlo (tav. 35, 7) e un orletto di colore grigio chiaro (tav. 17, 12), come pure dolii con alta fascia a rilievo (tav. 21, 6-9)20. Tra la ceramica d’impasto, frammenti di ollette a cordoni (tav. 28, 7, 10) simili a quelle presenti nei livelli H e H inferiore, una delle quali con decorazione a ruota (tav. 28, 7), un frammento di sopraelevazione di ansa a brevi corna di. lumaca (tav. 28, 12), una ciotola carenata con orlo svasato ed alta parete rettilinea inclinata verso l’interno (tav. 28, 9), forma probabilmente attribuibile al Bronzo medio21.
29La situazione non sembra molto diversa da quella dei livelli H ed H inferiore: prevalenza di materiale attribuibile al Bronzo finale e, in misura minore, all’età del ferro, qualche elemento presumibilmente più antico che potrebbe forse trovarsi in giacitura secondaria22. All’altezza della fila di pietre, dove si incontravano gli strati 1E e 1W e, come si è visto poi, venivano ad appoggiarsi gli strati sottostanti lo strato 1W, la situazione stratigrafica è risultata poco chiara. Parte dei materiali dello strato 1W sono stati distinti con l’indicazione «tra le pietre»: tra questi una sopraelevazione di ansa con corna a mezzaluna ed un frammento di ceramica micenea23. Parte dei materiali degli strati 1 e 2W sono stati asportati insieme: i materiali relativi portano l’indicazione «1/2 W».
30A valle della fila di pietre lo strato 1W, di color grigio bruno, ha restituito materiali non molto diversi da quelli dell’1E: frammenti di olle ed ollette cordonate (tav. 27, 3, 6), ο con prese (tav. 27, 7, 10), di scodella, forse ad orlo rientrante (tav. 27, 8), di tazza carenata (tav. 27, 9), di ciotola con profilo ad S (tav. 28, 1), di dolii ad alta fascia a rilievo (tav. 21, 3, 5); un frammento decorato a solcature (tav. 27, 4), un frammento di sopraelevazione di ansa a brevi corna di lumaca (tav. 28, 5)24. Particolarmente significativi alcuni frammenti, in parte dipinti, di produzione micenea ο miceneizzante (tavv. 23, 1-4; 25, 1-2, 4-5)25 ai quali si accompagna anche qualche frammento di ceramica figulina.
31Al di sotto dello strato 1 nei tratti Nord-Ovest e Sud-Est del settore di scavo la stratigrafia si differenzia in modo ancora più netto (fig. 15, 1).
32Nel tratto Nord-Est (cioè a monte), al di sotto del livello polveroso bruno giallino denominato 1Ε si è individuato un piano di occupazione unitaria chiamato 2Ε e databile al Bronzo recente (fig. 15, 2), forse in relazione ad una struttura che non si è colta a causa della superficie relativamente limitata del settore di scavo. Su un terreno di color bruno chiaro, estremamente duro e compatto, con tratti anche notevoli di terra concotta e numerosi frammenti ceramici, in parte posti orizzontalmente sul terreno vi erano tra l’altro una porzione di dolio od olla di impasto coricato ed incassato nel terreno e, subito a monte della fila di pietrine, dove il pendio diventata più ripido, aleune ciotole ricostruibili (tavv. 9, 4; 10, 1-3; 11, 1).
33Quattro di queste, di cui due con ansa a nastro verticale sopraelevata (tavv. 9, 4; 10, 3) ed una con ansa a nastro verticale con sopraelevazione a bastoncello ed appendice cornuta (tav. 10, 1), sono state trovate l’una dentro l’altra, ed evidentemente in origine dovevano essere sovrapposte (fig. 15, 2 n. 10). Notevole un frammento di dolio ad alta fascia a rilievo (tav. 20, 1), che peraltro era appoggiato al di sopra del piano e quindi potrebbe non appartenere a questo26. Al di sotto dello strato 2Ε lo strato 3Ε, pure estremamente compatto, bruno con abbondante pietrisco, ha dato materiali molto scarsi ed estremamente fluitati. Tra questi un frammento di scodella con orlo a tesa (tav. 3, 4) ed uno decorato da un meandro inciso (tav. 3, 3), attribuibili al Bronzo medio; una ansa che poteva avere in origine spuntoni laterali ο un doppio anello (tav. 3, 6) riferibile nel primo caso con certezza al Bronzo medio, nel secondo al Bronzo medio ο al Bronzo recente27.
34Dallo strato 3E provengono pure un orletto svasato di forma aperta di ceramica grigia molto fine e con pochi inclusi (tav. 17, 1)28 ed un frammento di vaso chiuso di ceramica micenea (tavv. 24, 5; 25, 9)29.
35Lo strato 3E dovrebbe rappresentare quanto resta di una occupazione che ha preceduto quella del 2E, e i cui materiali sembrerebbero esser stati a lungo esposti alle intemperie, quindi presumibilmente in gran parte dilavati verso valle.
36Nel tratto Sud-Ovest del settore di scavo, cioè a valle della fila di pietre, invece, una serie di strati polverosi, 2-4 W, si apriva a ventaglio verso il basso (fig. 15, 1), presentando una situazione più complessa di quanto non apparisse nella sezione già in vista ripulita prima dello scavo.
37Gli strati 2 e 3W, con marcate differenziazioni interne ed un andamento irregolare, sembrerebbero rappresentare livelli di accumulo formatisi a valle del piano di occupazione, forse contro un ostacolo le cui tracce sono andate perdute.
38Lo strato 2W, che in sezione appariva uniformemente grigio cenere polveroso, ma che presentava al suo interno una serie di sfumature di tonalità diverse, è sembrato distinguibile in un livello superiore (2a: grigio bruno con chiazze gialline, che verso monte assume una tonalità più bruna) e in un livello inferiore (2b: bruno, che verso monte assume una tonalità più giallina).
39Nel livello 2a W non sono più presenti i dolii ad alta fascia a rilievo; c’è invece un frammento di ceramica grigia depurata con tracce di lavorazione al tornio30 e frammenti di ceramica micenea (tavv. 23, 6-9; 25, 6, 10-12)31. Tra le forme d’impasto ciotole e tazze carenate (tav. 8, 2, 3, 5), olle ad orlo svasato con spigolo interno (tav. 8, 4, 6), un vaso situliforme cordonato (tav. 8, 7)32.
40Pur non essendo presenti materiali molto tipici, nel suo complesso lo strato sembrerebbe databile nell’ambito del Bronzo recente.
41Anche nel livello 2b W sono presenti alcuni frammenti di ceramica grigia depurata, tra cui un orletto di forma chiusa (tav. 17, 9), parte del collo e della spalla di un vaso chiuso (tav. 17, 7), l’orlo di una scodellina di colore tendente al nocciola (tav. 17, 6)33, e frammenti di ceramica micenea ο miceneizzante (tav. 23, 10, 11; 25, 7, 8), tra cui un frammento di alabastron per il quale Lucia Vagnetti propone una datazione al Miceneo IIIA ο Β34. Tra la ceramica d’impasto frammenti di ciotole e tazze carenate (tav. 7, 3, 4, 8), di scodella a calotta con orlo ingrossato (tav. 7, 2), di scodellone carenato (tav. 7, 1), di anse a nastro verticale tricostolato (tav. 7, 13) ο con costolatura mediana (tav. 7, 10), di sopraelevazione a bastoncello con appendici a corna di lumaca (tav. 7, 7) ed un apice revoluto di manico a nastro (tav. 7, 9)35.
42Un frammento miceneo (tavv. 23, 5; 25, 3), che secondo Lucia Vagnetti potrebbe venir datato al Miceneo IIIA, proviene dallo strato 1/2 W «tra le pietre»36.
43I materiali sembrerebbero nel loro complesso ancora riferibili al Bronzo recente, ma il frammento di apice revoluto (tav. 7, 9) e un frammento di tazza carenata (tav. 8, 8) (che presenta l’indicazione 2W «tra le pietre») sembrerebbero piuttosto riferibili alla media età del bronzo37.
44Lo strato 3W, che in sezione appariva grigio molto chiaro, verso monte assumeva una tonalità più giallina. Nel suo ambito è sembrato possibile distinguere un livello superiore più grigio, con consistenza analoga a quella del 2b W, cioè polverosa, da un livello inferiore più sassoso, tendente al bruno giallo.
45Nel livello superiore dello strato è ancora presente ceramica grigia (tra cui il collo di una forma chiusa con tracce di tornio - tav. 17, 3)38. Tra la ceramica di impasto frammenti di ciotole e tazze carenate (tavv. 5, 9; 6, 1-2), un frammento di scodella a calotta con orlo ingrossato (tav. 5, 10), di scodellone con orlo ingrossato e accenno di carena (tav. 5, 8), di vaso situliforme con cordone (tav. 6, 4), di olletta decorata a file di cuppelle (tav. 6, 9), di manico a nastro (tav. 6, 7)39. Dallo strato 3W, livello superiore, proviene anche uno dei pochi esempi di osso lavorato, un punteruolo ricavato da una diafisi spaccata di metacarpo ο metatarso di pecora.
46Si tratta per lo più di materiali non molto tipici, che presentano strette analogie con quelli dello strato 2b W.
47Diversa è la situazione nel livello inferiore dello strato 3W, a partire dal quale la ceramica grigia sembra assente, mentre vi sono ancora alcuni frammenti micenei (tavv. 24, 1-2, 4; 26, 2-4)40. Da questo livello provengono frammenti di una tazza carenata con ansa a nastro verticale sopraelevato lievemente insellata (tav. 4, 1), olle con orlo svasato e spigolo interno ο a tesa (tav. 4, 3-6), anse verticali a rocchetto (tav. 5, 6), e a nastro angolare (tav. 5, 3), manici a nastro con foro quadrato e triangolare (tav. 5, 1-2) ed apici revoluti di altri manici (tav. 5, 4)41.
48I materiali del livello inferiore dello strato 3W sembrano attribuibili ad un orizzonte del Bronzo medio che presenta moite caratteristiche analoghe a quello documentato nel vicino sito di S. Maria di Anglona42.
49Nell’ambito dello strato 3, al di sotto della fila di pietrine perpendicolari alla trincea a partire dalla quale il settore di scavo è stato diviso in E (= Nord-Est) e W (= Sud-Ovest), sono state individuate alcune pietre di dimensioni maggiori, in parte rozzamente squadrate e sovrapposte, in parte crollate a valle (figg. 16, 1; 15, 2). Le pietre di grandi dimensioni ancora in situ erano appoggiate sulla superficie dello strato 4W ed immerse (come pure quelle crollate più a valle) nello strato 3W. Questo «muretto» sarebbe quindi stato costruito, e con ogni probabilità sarebbe anche crollato, durante il Bronzo medio.
50Sui resti di questo «muro» si appoggiavano, assottigliandosi molto, gli strati 2a W e 2b W e i livelli superiori dello strato 3W. In quel tratto la situazione degli strati risultava poco chiara; perciò i materiali raccolti in questa zona sono stati attribuiti genericamente allo strato 2W ο allo strato 3W (in qualche caso con l’ulteriore specificazione della loro posizione «tra le pietre»).
51Dal livello di contatto tra lo strato 3W e il successivo strato 4W proviene un frammento di vaso miceneo di piccole dimensioni databile al Miceneo IIIA (tavv. 24, 3; 26, 1)43 che sembrerebbe confermare l’attribuzione degli strati 3W inferiore e 4W alla media età del bronzo.
52Meno friabile e più omogeneo si presentava lo strato 4W, che non è stato interamente asportato durante la campagna di scavo 1979; al di sotto di una formazione beige rosata è affiorata una formazione più scura, giallo bruna, non visibile in sezione prima dello scavo, che sembrava avere una potenza notevole ma che non è stato possibile scavare integralmente.
53I materiali provenienti dallo strato 4W, in buono stato di conservazione, comprendevano ciotole e scodelloni a corpo arrotondato (tav. 1, 1, 2) ed anse ad anello, in un caso con apofisi ο spuntoni (tav. 2, 3), ma anche manici a nastro forato ed espansioni «ad orecchia» (tav. 2, 4-5); olle con larghe anse verticali a nastro (tavv. 2, 1; 3, 1), un pendaglietto formato da un dente di suino forato (tav. 3, 2)44.
54Nel loro complesso i materiali provenienti dallo strato 4W sembrerebbero anch’essi riferibili al Bronzo medio e strettamente affini a quelli di S. Maria di Anglona. [GB, AC]
2.3. L’età del bronzo media e recente a Broglio: risultati della campagna 1979
55I materiali provenienti dagli strati del Bronzo medio e recente (strati 1/2 - 4W e 2-3 E) sono stati classificati qui di seguito, ordinati per forme; sono stati inclusi anche materiali cronologicamente parallelizzabili provenienti dagli strati superiori oppure sporadici, in parte raccolti durante le ricerche di superficie del 197845.
56La loro distribuzione, negli strati del settore D12, nei tagli della scarpata e nella tomba, è stata riassunta nella tavola fig. 16, 2, nella quale compaiono tutti i pezzi presenti anche una sola volta negli strati, ordinati in base all’affinità reciproca.
57Per comodità, di esposizione i materiali sono stati raccolti nei seguenti gruppi:
scodelloni e scodelle
ciotole, tazze e boccali
olle, vasi situliformi, dolii
manici, anse, prese
motivi decorativi.
SCODELLONI
58A1- Scodellone troncoconico con orlo leggermente svasato e cordone plastico ad andamento curvilineo: sporadico, tav. 13, 1.
59A2 - Scodelloni probabilmente monoansati con orlo a tesa, vasca arrotondata; un esemplare con ansa verticale a nastro impostata obliquamente sull’orlo: sporadici, tav. 13, 2, 3.
60A3 - Scodellone con orlo quasi a tesa, corpo globulare compresso: 4W, tav. 1, 1.
61A4 - Scodellone con ansa a doppio anello, orlo molto svasato e spigolo interno, corpo arrotondato: sporadico, tav. 13, 4.
62A5 - Scodelloni con orlo svasato, breve parete lievemente rientrante, carena appena accennata, vasca molto profonda: 3W superiore, tav. 5, 8; 2bW, tav. 7, 1.
63A6 - Scodellone probabilmente monoansato, con bordo appiattito, parete quasi rettilinea, accenno di carena, vasca molto profonda; ansa a nastro verticale impostata tra l’orlo e la carena: Novità, fig. 2, 9.
SCODELLE
64A7 - Scodelle a calotta con orlo ingrossato: 3W superiore, tav. 5, 10; 2bW, tav. 7, 2.
65A8 - Scodella con orlo a tesa, vasca profonda arrotondata: 3E, tav. 3, 4.
CIOTOLE
66B1 - Ciotole a corpo arrotondato ed orlo svasato: 4W, tav. 1, 2; sporadico, tav. 14, 1; Novità, fig. 2, 4.
67B2 - Ciotola carenata con alta parete concava, vasca molto bassa; diametro dell’orlo superiore a quello della carena: Novità, fig. 2, 8.
68B3 - Ciotola carenata con parete concava, vasca poco profonda; diametro dell’orlo inferiore a quello della carena: 1/2 W. tav. 11, 3.
69B4 - Ciotole carenate con parete concava, vasca poco profonda; diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali: sporadici, tavv. 14, 2; 12, 4.
70B5 - Ciotole carenate con parete concava, vasca poco profonda, diametro all’orlo superiore a quello della carena; uno degli esemplari con attacco di ansa verticale a nastro: 2E n. 10, tav. 9, 4; scarpata t. 4, tav. 9, 3.
71Un frammento di incerta attribuzione con fila di piccole cuppelle sulla carena da 2bW, tav. 7, 3.
72B6 - Ciotola carenata con orlo sagomato, parete concava, vasca poco profonda; diametro dell’orlo superiore a quello della carena: sporadico, tav. 14, 3.
73B7 - Ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello con appendice cornuta; parete concava, vasca profonda, diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali: 2E n. 10, tav. 10, 1.
74B8 - Ciotole carenate con parete concava, vasca profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena: 2aW, tav. 8, 5; scarpata t. 4, tav. 9, 2; sporadico, tav. 14, 4; Novità, fig. 2, 6.
75Di attribuzione incerta un esemplare sporadico dalla scarpata, tav. 14, 5.
76B9 - Ciotole carenate con orlo leggermente svasato, parete concava, vasca poco profonda; diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali: sporadici, tavv. 14, 6; 12, 3.
77B10 - Ciotole carenate ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea lievemente inclinata verso l’esterno, vasca poco profonda; diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Novità, fig. 2, 2-3.
78B11 - Ciotola carenata con orlo svasato, breve parete rettilinea, vasca poco profonda; diametro dell’orlo superiore a quello della carena; 2aW, tav. 8, 2.
79B12 - Ciotole carenate con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello; orlo lievemente svasato, parete quasi rettilinea appena inclinata verso l’interno, vasca poco profonda; diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali: 3W, tav. 6, 10; sporadici, tav. 15, 1, 4.
80Altre ciotole carenate con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello: sporadici, tav. 15, 2, 3.
81B13 - Ciotole carenate ad orlo svasato con spigolo interno, breve parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca non molto profonda; diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali: 3W superiore, tav. 5, 9; 2bW, tav. 7, 4.
82B14 - Ciotole carenate ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea leggermente inclinata verso l’interno, vasca profonda; diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali: 2E n. 12, tav. 11, 1 e n. 10, tav. 10, 2; sporadico, tav. 16, 1.
83B15 - Ciotola carenata con larga ansa sopraelevata a nastro verticale, orlo svasato, parete rettilinea inclinata verso l’esterno, vasca molto profonda; diametro dell’orlo superiore a quello della carena: 2E n. 10, tav. 10, 3.
84B16 - Ciotola carenata ad orlo svasato con spigolo interno, parete convessa, vasca non molto profonda; diametro dell’orlo superiore a quello della carena: Novità, fig. 2, 1.
85B17 - Ciotola carenata con orlo svasato, parete convessa inclinata verso l’interno, vasca molto profonda: 2W ‘tra le pietre’, tav. 8, 8.
86Altre probabili ciotole carenate: un frammento con orlo svasato, parete quasi rettilinea inclinata verso l’interno, da 3W superiore, tav. 6, 2; un frammento con orlo ingrossato ed appiattito, parete concava, decorata da un motivo meandroide riempito con una fila di punti, probabilmente con manico a nastro, sporadico, tav. 16, 2.
TAZZE
87B18 - Tazzina con profilo ad S ed orlo lievemente svasato, ansa a bastoncello probabilmente sopraelevata: 2bW, tav. 7, 5.
88B19 - Tazza probabilmente monoansata, con profilo ad S, orlo molto svasato con accenno di spigolo interno, vasca profonda; ansa verticale a nastro impostata obliquamente sull’orlo: Novità, fig. 2, 5.
89B20 - Tazza carenata con ansa à nastro verticale sopraelevata, orlo con accenno di spigolo interno, parete concava, vasca profonda e arrotondata; ansa lievemente insellata impostata obliquamente della carena all’orlo; diametro della carena e dell’orlo pressappoco eguali: 3W inferiore, tav. 4, 1.
90B21 - Tazze carenate con parete marcatamente concava, ingrossata all’altezza della carena, vasca profonda: 3W superiore, tav. 5, 11; 2b W, tav. 7, 8.
91B22 - Tazza carenata con parete marcatamente concava, vasca molto profonda, arrotondata: 2a W, tav. 8, 3.
92B23 - Tazze carenate ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca profonda; diametro della carena superiore a quello dell’orlo; 3W superiore, tav. 6, 1; sporadico dal Castello, tav. 12, 7.
93B24 - Boccale attingitoio con ansa sopraelevata, orlo svasato e distinto da una risega, corpo ovoide rastremato verso il fondo, alta ansa a nastro insellata impostata obliquamente tra l’orlo e la spalla: tomba ad inumazione.
94Attribuibile il frammento ad orlo svasato con spigolo interno, non distinto, corpo ovoide: scarpata t. 6, tav. 3, 5.
OLLE- VASI - DOLII
95C1 - Olletta ad imboccatura stretta con orlo appiattito e leggermente svasato: 3W inferiore, tav. 4, 2.
96C2 - Olle ad imboccatura stretta ed orlo leggermente svasato, corpo probabilmente ovoide: 3W, tav. 6, 8; sporadico, tav. 16, 3.
97C3 - Olla ad orlo svasato con spigolo interno, collo forse troncoconico: 2a W, tav. 8, 6.
98C4 - Olle ad orlo molto svasato, con spigolo interno, spalla arrotondata: 3W inferiore, tav. 4, 3-4.
99C5 - Olla ad orlo svasato con spigolo interno, corpo globulare lievemente compresso: 3W inferiore, tav. 4, 5.
100C6 - Olle con orlo quasi a tesa, corpo molto schiacciato, probabilmente quasi biconvesso: 3W inferiore, tav. 4, 6; scarpata t. 6, tav. 3, 7.
101C7 - Olla probabilmente biansata, orlo appiattito, parete superiormente quasi rettilinea, corpo probabilmente cilindrico; ansa a nastro verticale impostata al di sotto dell’orlo: sporadico tav. 16, 6.
102C8 - Olletta a colletto lievemente svasato, corpo ovoide: scarpata t. 6, tav. 3, 8.
103C9 - Olla probabilmente biansata, colletto lievemente svasato, spalla arrotondata; ansa a nastro verticale impostata tra l’orlo e la spalla: sporadico, tav. 16, 4.
104C10 - Vasi situliformi a corpo cilindrico con, al di sotto dell’orlo, un cordone liscio su cui è impostata una presa: 3W superiore, tav. 6, 4; 3W, tav. 6, 6; 2a W, tav. 8, 7.
105Attribuibile il frammento privo di cordone e presa da 3W superiore, tav. 6, 3.
106C11 - Vasi situliformi con corpo a botticella e cordone liscio al di sotto dell’orlo; 1/2W, tav. 11, 2, 4; scarpata t. 4, tav. 9, 1.
107C12 - Vaso situliforme con listello interno e decorazione a file di bugnette; il listello interno presenta un’espansione triangolare: 1/2W, tav. 12, 1.
108C13 - Dolio probabilmente biansato con corpo a botte; ansa a nastro verticale impostata sull’orlo: 4W tav. 1, 3.
109C14 - Dolio probabilmente biansato con collo cilindrico; ansa a nastro verticale impostata sull’orlo e sulla spalla: 4W, tav. 2, 1.
110C15- Dolio con collo cilindrico distinto: 4W, tav. 2, 2.
BASE
111Base ad alto sostegno conico: 2W, tav. 8, 9.
MANICI
112D1 - Manico a nastro forato con alta appendice nastriforme: 4W, tav. 2, 5.
113Attribuibile il frammento da 3W superiore, tav. 6, 7.
114D2 - Manico a nastro con foro circolare: scarpata, t. 6, tav. 3, 9.
115D3 - Manico a nastro con margini lievemente rialzati e foro triangolare: 3W inferiore, tav. 5, 1.
116D4 - Manici a nastro forato con margini rialzati, ed apici «ad orecchie» ο revoluti relativi a questa classe di manici.
117Frammenti di manici: 3W inferiore, tav. 5, 2; sporadico dal Castello, tav. 12, 6.
118Frammenti di apici: 4W, tav. 2, 4; 3W inferiore, tav. 5, 4; 2b W, tav. 7, 9.
ANSE
119D5 - Appendice a cornetto con espansione a bottone, probabilmente pertinente ad ansa a maniglia quadrangolare: sporadico dal Castello, tav. 12, 5.
120D6 - Sopraelevazioni di anse, con appendici a corna di lumaca: 2bW, tav. 7, 7; sporadico tav. 12, 2.
121D7 - Brevi appendici a corna di lumaca, di ansa con sopraelevazione: 1W, tav. 28, 5; 1E, tav. 28, 12.
122D8 - Anse verticali a nastro, con sopraelevazione e appendice con corna a mezzaluna: su ciotola carenata B7, 2E, tav. 10, 1; 1W, tav. 28, 2; Novità, fig. 2, 11.
123Altre anse verticali a nastro con sopraelevazione (fratturate all’estremità superiore): su ciotola carenata B12: 3W, tav. 6, 10 e sporadici, tav. 15, 1, 4; su altre ciotole carenate: sporadici, tav. 15, 2, 3.
124D9 - Frammento di appendice zoomorfa a testa di papera: sporadico, tav. 16, 5.
125D10 - Ansa a doppio anello: su scodellone A4, sporadico, tav. 13, 4.
126D11 - Anse a nastro verticale, probabilmente con appendici a spuntoni laterali: 4W, tav. 2, 3; 3E, tav. 3, 6.
127D12 - Ansa a nastro verticale sopraelevato: 2b W, tav. 7, 6.
128D13 - Frammento di ansa a nastro verticale tricostolato: 2b W, tav. 7, 13.
129D14 - Anse a largo nastro verticale assai sopraelevato: su ciotola carenata B15, 2E n. 10, tav. 10, 3.
130D15 - Anse a nastro verticale insellate e sopraelevate, impostate obliquamente: su tazza B20, 3W inferiore, tav. 4, 1; su boccale attingitoio B24, tomba.
131D16 - Ansa a nastro verticale con costolatura mediana: 2b W, tav. 7, 10.
132Altre anse a nastro verticale impostate sull’orlo: su dolio C13, 4W tav. 1, 3; su dolio C14, 4W, tav. 2, 1; su olla C7, sporadico, tav. 16, 6; su olla C9, sporadico, tav. 16, 4; su scodellone A6, Novità, fig. 2, 9.
133D17 - Ansa a nastro verticale angolare: 3W inferiore, tav. 5, 3.
134D18 - Anse a nastro verticale insellato ed ispessito superiormente, impostate obliquamente sull’orlo e immediatamente al di sotto: su scodellone A2, sporadico, tav. 13, 2; su tazza Β19. Novità, fig. 2, 5.
135D19 - Anse a largo nastro verticale impostate sul corpo del vaso: 4W, tav. 3, 1; 3W inferiore, tav. 5, 7; 2bW, tav. 7, 11.
136D20 - Ansa a rocchetto: 3W inferiore, tav. 5, 6.
137D21 - Presa semilunata: 2b W, tav. 7, 12.
138D22 - Presa a contorno quadrangolare: 3W superiore, tav. 6, 5.
MOTIVI DECORATIVI
139E1 - Solcature a motivo angolare: 1/2W, tav. 11, 5.
140E2 - Due ο più linee incise parallele: 3W inferiore, tav. 5, 5; scarpata t. 6, tav. 3, 10.
141E3 - Due linee incise formanti fasce a motivo meandroide, in un caso riempito da una fila di punti: 3E, tav. 3, 3; sporadico, su ciotola probabilmente carenata, tav. 16, 2.
142E4 - Fila di piccole cuppelle sulla carena: su ciotola carenata attribuibile a B5, 2b W, tav. 7, 3.
143E5 - File di cuppelle ovali; 3W superiore, tav. 6, 9.
144E6 - Bugna appiattita: 2bW, tav. 8, 1.
145E7 - Costolature verticali: scarpata t. 6, tav. 3, 11.
OGGETTO D’ORNAMENTO
146Pendaglio di zanna di suino forata: 4W, tav. 3, 2.
147La base statistica sulla quale è stata costruita la tabella alla fig. 16, 2 è certamente limitata, tuttavia ci è sembrato utile ordinarla correlando la successione degli strati con il mutare delle forme, in modo che risulti più chiara una lettura in senso diacronico e allo stesso tempo si visualizzi meglio la fisionomia complessiva. In tabella compaiono 55 fogge ο tipi diversi, di cui solo 15 più di una volta. Evidente è la contrapposizione tra due raggruppamenti di forme: da una parte quelle presenti negli strati 4W, 3E, 3W inferiore, nel taglio 6 della scarpata e nella tomba; dall’altra quelli provenienti dagli strati 2aW e 2E, dal livello 1/2W e dal taglio 4 della scarpata. Le fogge provenienti da questi due gruppi non si associano mai tra loro.
148In un altro gruppo di materiali, quelli provenienti dagli strati 3W superiore e 2bW, vi sono fogge comuni ad entrambi ο presenti in uno solo degli strati, ma anche due forme che ricorrono negli strati inferiori ed un’altra che invece compare nello strato 2aW.
149L’aspetto complessivo di questi gruppi risulta piuttosto diversificato; va tenuto presente però che il campione statistico sul quale sono basate queste osservazioni è molto limitato. Le osservazioni sulle variazioni dell’aspetto globale dei materiali dei tre complessi, così come si sono raggruppati nella tabella, andranno verificate in futuro su una base statistica più ampia. Per questo, ovviamente, la mancanza di alcune classi ο la presenza di determinati tipi ο fogge anziché altri, non può essere interpretata in termini schematici. Solo relativamente indicative saranno perciò evidenze quali ad esempio la totale mancanza delle ciotole carenate nel primo gruppo, l’assenza quasi altrettanto totale delle forme chiuse negli strati 3W superiore e 2b W, ο anche la scomparsa delle scodelle nel terzo gruppo, fatti che possono anche dipendere delle vicende dalla formazione degli strati. Nonostante ciò, considerando complessivamente le variazioni (comparsa di nuove forme e soprattutto la sostituzione di tipi e di fogge all’interno delle stesse classi di materiali, come si può notare per quel che riguarda ad esempio le forme chiuse e le anse), sembra di poter cogliere fra i tre gruppi di complessi una chiara differenziazione, interpretabile in senso cronologico anche sulla base di confronti con altri siti.
150Nei limiti del possibile si è tentato di considerare globalmente le variazioni nell’ambito dello strumentario domestico, in questo caso del vasellame, che rappresenta praticamente la totalità dei materiali archeologici recuperati in questi complessi. Naturalmente queste variazioni possono rispecchiare sia fatti cronologici e aspetti stilistici e di gusto, che fatti funzionali, in senso lato «culturali», legati alle tecniche di lavorazione; nel caso di contenitori, al limite diversità nella conservazione, preparazione e consumazione degli alimenti.
151La contrapposizione di complessi archeologici diversi, soprattutto quando la base statistica è abbastanza ampia, e la qualità dei dati lo permette, può servire ai fini di un’analisi sincronica di variabili funzionali, in relazione a precisi fatti economici e/o culturali, e quindi permettere di cogliere aspetti della struttura economica e sociale, che potranno poi venir riconsiderati in una prospettiva diacronica nel loro svolgersi nel tempo.
152Per comodità di esposizione chiameremo «gruppo I» i complessi di materiali provenienti dagli strati 4W, 3E, 3W inferiore, dal taglio 6 della scarpata e dalla tomba; «gruppo II» i materiali provenienti dagli strati 3W superiore e 2b W; «gruppo III» i complessi degli strati 2a W, 2E, il livello 1/2W e il taglio 4 della scarpata; compariranno in nota di volta in volta i confronti con altri siti dell’età del bronzo, soprattutto dell’Italia meridionale.
153Nel primo gruppo, databile al Bronzo medio, le classi tipologiche A e Β (scodelloni - scodelle e ciotole - tazze - boccali) e cioè le forme utilizzate verosimilmente come vasellame da tavola, sono costituite da scodelloni, scodelle e ciotole A3 (tav. 1, 1)46, A8 (tav. 3, 4)47, B1 (tavv. 1, 2; 14, 1)48, con orlo a tesa ο svasato e corpo profondo arrotondato ο globulare. La tazza B20 (tav. 4, 1), che è l’unica forma carenata appartenente a questo primo gruppo, ed il boccale attingitoio B2449 sono forniti ambedue di un’alta ansa a nastro verticale, impostato obliquamente sull’orlo, (D15), che permetteva di usarli anche per attingere.
154Tra le forme probabilmente destinate a contenere e a conservere cibi e liquidi, le olle sono sia del tipo di piccole dimensioni ad imboccatura stretta, C1 (tav. 4, 2)50, che dei tipi ad orlo svasato quasi a tesa e spigolo interno con corpo arrotondato globulare compresso ο schiacciato, C6 (tavv. 3, 7; 4, 6), C5 (tav. 4, 5)51, C4 (tav. 4, 3-4). I dolii sono sia del tipo a botte privo di collo, C13 (tav. 1, 3), sia con spalla arrotondata e collo cilindrico a volte distinto, C14 (tav. 2, 1)52, C15 (tav. 2, 2)53. Oltre ai manici a nastro sopraelevato, D1 (tav. 2, 5)54, D2 (tav. 3, 9)55, D3 (tav. 5, 1) e D4 (tavv. 5, 2; 12, 6)56, le anse che caratterizzano questo primo gruppo sono a rocchetto, D20 (tav. 5, 6)57, a nastro verticale con appendice a spuntoni, Dll (tavv. 2, 3; 3, 6)58, ο a profilo angolare, D17 (tav. 5, 3)59.
155Anche le decorazioni E2 (tavv. 5, 5; 3, 10), E3 (taw. 3, 3; 16, 2) ed E7 (tav. 3, 11), incise ο a costolature verticali sembrano peculiari di questo gruppo60. Dallo strato 4W proviene inoltre una zanna di suino perforata, usata come pendaglio (tav. 3, 2)61.
156Nel secondo gruppo (Bronzo medio e Bronzo recente) sono presenti sia due forme già attestate nel gruppo I, D4 (tav. 7, 9) e D19 (tav. 7, 11), che un’altra, C10 (tav. 6, 4, 6) che invece comparirà nel gruppo III; per queste ragioni i materiali degli strati 3W superiore e 2b W non appaiono in tabella nettamente separati dagli altri due gruppi.
157Gli scodelloni A5 (tavv. 5, 8; 7, 1) non hanno più il corpo arrotondato come quelli del raggruppamento precedente, ma invece una profonda vasca troncoconica ed un accenno di carena subito sotto l’orlo62. Le scodelle sono del tipo a calotta, A7 (tavv. 5, 10; 7, 2), foggia che non compariva nel gruppo I63. Le tazze carenate B21 (tavv. 5, 11; 7, 8) e B23 (tavv. 6, 1; 12, 7)64, con pareti rientranti concave ο diritte e vasca profonda, differiscono dal tipo di tazza presente negli strati inferiori, mentre compare in questo gruppo anche la tazza con profilo ad S, B18 (tav. 7, 5). Sono presenti anche le ciotole carenate B13 (tavv. 5, 9; 7, 4)65.
158Anche le anse sono di tipi completamente differenti da quelle del primo raggruppamento, sono anse a nastro verticali sopraelevate, anche dei tipi a costolatura mediana e tricostolato, D12 (tav. 7, 6), D13 (tav. 7, 13), D16 (tav. 7, 10).
159In questo gruppo compare anche una sopraelevazione a bastoncello con appendice a corna di lumaca D6 (tav. 7, 7)66 e prese sia a contorno rettangolare che semicircolare, D21 (tav. 7, 12), D22 (tav. 6, 5), assenti entrambi nel gruppo I.
160I motivi decorativi, E5 (tav. 6, 9)67, E4 (tav. 7, 3)68, E6 (tav. 8, 1), sono differenti da quelli degli strati inferiori.
161Non compaiono forme chiuse se si esclude il vaso situliforme. C10 (tavv. 6, 4, 6; 8, 7), presente anche nello strato 2a W, e che non ricorda minimamente le forme degli strati inferiori.
162Nel gruppo III (strati 2a W, 2E, livello 1/2W, scarpata taglio 4), le forme aperte sono rappresentate soprattutto da ciotole carenate, di cui qui compaiono ben 7 diverse fogge, B3 (tav. 11, 3)69, B5 (tav. 9, 3-4)70, B7 (tav. 10, 1)71, B8 (tavv. 8, 5; 9, 2)72, B11 (tav. 8, 2)73, Β14 (tavv. 10, 2; 11, 1)74, Β15 (tav. 10, 3)75, mentre negli strati inferiori non ne compariva nessuna e nel gruppo II una sola.
163È presente anche una tazza a pareti rientranti e vasca profonda Β22 (tav. 8, 3), mentre sono assenti scodelle e scodelloni come anche i boccali, presenti solamente negli strati inferiori. Le forme chiuse sono di due fogge diverse, da una parte l’olla C3 (tav. 8.6), e dall’altra i vasi situliformi C10 (tav. 8, 7)76, C11 (tavv. 9.1; 11, 2.4)77, C12 (tav. 12, 1), quest’ultimo con listello interno e file di bugnette coniche sulla parete esterna78. Le anse sono del tipo con sopraelevazione a bastoncello ed appendici cornute, D8 (tav. 10, 1)79 e a largo nastro sopraelevato, D14 (tav. 10, 3)80. In questo gruppo è presente anche un motivo decorativo con ornato a solcature El (tav. 11, 5).
164Il primo gruppo che appare in tabella è databile alla media età del bronzo piena in base ai numerosi confronti che si sono potuti stabilire con complessi che presentano esclusivamente materiale della facies «appenninica» ad es. Grotta della Manca81, Grotta del Noglio82, cella della tomba 1 di Murgia Timone83, Castiglione d’Ischia, livello dell’età del bronzo84, La Starza (Ariano Irpino), «fasi» Β e C85, Petrella Tifernina86 ο con complessi coevi con presenza di ceramica appenninica, come i siti della facies eoliana del Milazzese87. A questo momento possono egualmente essere riferiti parte dei materiali del secondo gruppo; come ad esempio gli scodelloni A5, la ciotola carenata B13, la tazza carenata B23, il frammento di base di alto sostegno conico (tav. 8, 9)88 proveniente dallo strato 2W non distinto, e parte del materiale rinvenuto fuori contesto come gli scodelloni A189 e A290 (tav. 13, 1-3), le ciotole carenate B6 (tav. 14, 3)91, B1092, Β1693, oltreché naturalmente il frammento di probabile ciotola carenata decorato con un motivo a meandro riempito a punteggio (tav. 16, 2)94. Lo scodellone A4 (tav. 13, 4) con orlo molto svasato, corpo arrotondato ed ansa a doppio anello, rientra per la forma generale nella famiglia degli scodelloni A2 ed A3, riferibili probabilmente, come si è visto, alla media età del bronzo. L’ansa a doppio anello, considerata a volte tipica dell’età del bronzo recente95, ma altrove sicuramente associata con materiale appenninico96, non contraddice necessariamente per questa foggia una datazione al Bronzo medio.
165Dal punto di vista della cronologia relativa, l’orizzonte appenninico si collocherebbe nella media età del bronzo, dopo un momento caratterizzato dall’aspetto definito dal Lo Porto «protoappenninico B»97.
166La sistemazione cronologica della facies appenninica ed in genere di tutta l’età del bronzo dal XVI sec. a.C. in poi, è però legata al problema delle importazioni egee98.
167In termini di cronologia assoluta, mentre la data finale dell’orizzonte appenninico è fissata, generalmente, prendendo come punto di riferimento cronologico la successione a Lipari, Milazzese – Ausonio I nel corso del Miceneo III Β99, cronologia confermata da ritrovamenti di ceramica egea anche nei siti della penisola100, maggiori problemi crea l’inizio dello stesso orizzonte.
168A Punta le Terrare101 e a Giovinazzo102, il «protoappenninico Β» sarebbe associato con ceramica del Miceneo I-II, e quindi, a rigor di logica, almeno in parte sincronizzabile con la fase più tarda dell’aspetto eoliano di Capo Graziano103, che precede le facies Milazzese ed Ausonia.
169Il materiale appenninico, cioè quello caratterizzato dalla tipica decorazione ad intaglio ο a fasce riempite a punteggio, è, come è noto, associato nelle isole Eolie all’aspetto culturale del Milazzese, databile al Miceneo III A e solo in parte al Miceneo III Β104. In Italia meridionale questa cronologia assoluta è in parte confermata, ad esempio, dal ritrovamento di ceramica del Miceneo III A a Castiglione d’Ischia105 e a Punta le Terrare, in Puglia, dove materiale tipicamente appenninico associato con il Miceneo III A e Β seguirebbe stratigraficamente un orizzonte «protoappeninico B» con ceramica del Miceneo I-II106. D’altra parte dallo strato «e» di Porto Perone (sul piano della capanna alfa), provengono, insieme a ceramica appenninica, due piccoli frammenti appartenenti, secondo il Lo Porto, ad una tazza databile al Miceneo I107. Se la tazza di Porto Perone è effettivamente databile al Miceneo I, si delineerebbe una seriazione interna al Bronzo medio, nella quale un primissimo momento sarebbe ancora occupato dall’orizzonte «protoappenninico Β», mentre il periodo di tempo compreso tra il 1550-1500 a.C. ed almeno l’inizio del Miceneo III B, sarebbe interessato dall’aspetto appenninico, che quindi avrebbe una durata grosso modo di due secoli108. In buona parte perciò, sarebbe ancora sincronizzabile con la fase più evoluta di Capo Graziano109.
170Tuttavia alcuni autori suggeriscono in modo convincente una datazione più generica al Miceneo I-II per i frammenti dello strato «e» di Porto Perone110. In questo caso il passaggio all’orizzonte appenninico avverrebbe in un momento meno precisabile, compreso cioè tra la seconda metà del XVI e la fine del XV sec. a.C. Il fatto che, almeno in parte, questo lasso di tempo sia ancora occupato da aspetti che precedono l’orizzonte appenninico («protoappenninico B»)111, sembrerebbe confermato, come si è visto, dalla presenza di frammenti attribuiti al Miceneo I-II nel dolmen di Giovinazzo, contesto tipico del «protoappeninico B»112, e nei livelli protoappenninici dell’abitato, ancora inedito, di Punta le Terrare113 (mentre nei livelli appenninici sono presenti frammenti del Miceneo III A). Alla luce di questi dati è pensabile che l’aspetto appenninico si formi non molto prima dell’inizio del Miceneo III A, e cioè in un momento avanzato del XV sec. a.C., venendo in questo modo ad avere una durata non molto diversa da quella della facies di Thapsos e del Milazzese. Ο meglio si può pensare ad un inizio di pochissimo precedente, dato che in un momento molto tardo di Capo Graziano sarebbe presente ceramica del Miceneo III Al114, e che scodelloni assimilati a quelli di Capo Graziano sono presenti in contesti appenninici ritenuti arcaici115. Se dunque l’aspetto appenninico ha una durata di poco più di un secolo, forse di un secolo e mezzo, la possibilità di operare al suo interno ulteriori suddivisioni cronologiche, basate sull’insieme dei materiali e non solo su un numero ristretto di tipi, dipende dal riconoscimento di puntuali sequenze locali e dalla loro successiva correlazione.
171A Broglio, dal livello di contatto fra 3W inferiore e 4W proviene un frammento del Miceneo III A116, che daterebbe almeno parte degli strati inferiori nell’ambito del XIV sec. a.C. Questi strati sarebbero quindi contemporanei ai siti della facies del Milazzese, con i quali sono stati fatti anche alcuni confronti, e del pieno orizzonte appenninico.
172Tuttavia un certo numero di confronti potrebbero forse riferirsi ad un momento arcaico dell’appenninico. Si tratta di paralleli istituiti con complessi appenninici generalmente ritenuti arcaici, come ad esempio la Grotta del Noglio117, e con la facies siciliana di Rodì - Tindari - Vallelunga118 che viene datatà ad un momento precedente le facies di Thapsos e del Milazzese.
173Questi contatti con la Sicilia settentrionale ed orientale, che a Broglio si intravvedono appena, continuano anche più tardi, durante il successivo orizzonte di Thapsos, soprattutto con la Calabria centro-meridionale tirrenica119.
174A Broglio non è possibile, invece, almeno finora, cogliere un orizzonte caratterizzato da tipi propri del «protoappenninico B», aspetto che invece sembra rappresentare il momento iniziale di tutta una serie di abitati come ad esempio Porto Perone, Scoglio del Tonno, forse Torre Castelluccia, Punta le Terrare, Ariano Irpino etc.120.
175Un’altra difficoltà, che si frappone all’inquadramento di Broglio nell’ambito delle concezioni oggi correnti sulla media età del bronzo appenninica, è l’estrema scarsità proprio dei tipici frammenti decorati.
176In realtà, il fatto stesso che la cultura appenninica sia stata praticamente identificata con la ceramica decorata e con altri pochi tipi ceramici ben definiti, ha fatto si che i termini del problema si appiattissero e si focalizzassero intorno alla definizione di determinati fossili guida di larga diffusione; il che, se da una parte è più volte servito a datare i complessi archeologici, dall’altra non ha permesso di cogliere, accanto a fatti dovuti soprattutto al gusto ο a nuove mode stilistiche, tutto il repertorio della «cultura materiale» e quindi anche quei tipi di diffusione più limitata che sarebbero potuti servire a riconoscere in modo più preciso la fisionomia complessiva delle diverse facies archeologiche. Tanto più che gran parte dei problemi cronologici della media età del bronzo si intersecano, come si è visto, proprio con quelli relativi alla distinzione di aree diverse e di gruppi contraddistinti da una serie di caratteristiche in comune, sui quali costruire sequenze locali più puntuali.
177Tenendo presenti i materiali di Broglio riferibili al Bronzo medio, ci è sembrato di poter intravvedere, nell’alto Jonio occidentale, anche se in maniera ancora non precisa e definibile in modo rigoroso, un gruppo di siti della media età del bronzo, contigui geograficamente che presentano una serie di caratteristiche simili.
178Si tratta di abitati situati in un territorio compreso fra il fiume Agri ed il limite meridionale della pianura di Sibari; elencandoli da Nord a Sud sono: S. Maria d’Anglona presso Policoro, il cui materiale appartiene soprattutto al Bronzo medio121, Tarianne presso Amendolara, Broglio, Villapiana, Timpone della Motta di Francavilla e di un altro sito, scoperto di recente, Rosa Russa presso Corigliano (fig. 18, nn. 9, 7, 1, 2, 3, 6)122.
179Non è possibile per ora affrontare la problematica dell’organizzazione economica di questi abitati, né verificare se le somiglianze riscontrate sui materiali, possano corrispondere ad affinità ο addirittura a legami di interdipenderiza sul piano delle attività produttive e delle strutture socio-economiche. Un’analisi in tal senso andrebbe condotta su un tipo di dati che non si ha attualmente a disposizione; per questa ragione le osservazioni che seguiranno interessano solo gli aspetti riguardanti la topografia e l’evidenza dei dati archeologici.
180Da un punto di vista topografico questi abitati hanno in comune le caratteristiche di non essere molto distanti dal mare (al massimo 14 chilometri nel caso di Anglona), di essere situati su terrazzi naturalmente fortificati ο comunque difendibili e, nel caso dei siti più grandi, abitati anche in seguito (Broglio, Anglona e forse Timpone della Motta) su pianori difesi naturalmente posti in posizione strategica, a dominio di larghe porzioni di territorio123.
181I materiali archeologici comuni a questi siti sono quelli che caratterizzano il Bronzo medio di Broglio: scodelloni e scodelle A1, A2, A3, A5, A8 con orlo molto svasato, a volte quasi a tesa, e corpo arrotondato ο a vasca troncoconica, ciotole e tazze carenate con pareti rientranti ο rigonfie (B16, B17, B23), olle con corpo arrotondato ed orlo molto svasato C1, C2, C4, C5, ο del tipo C6, C7, C8, dolii a collo distinto C15, manici del tipo D3 e D4124, e soprattutto la scarsità di ceramica decorata appenninica. Anche ad Anglona, che è il sito con più frammenti decorati (intorno alla decina), la percentuale è del tutto irrilevante, al contrario di altri siti, soprattutto dell’interno, come ad esempio Petrella Tifernina (Molise), dove l’incidenza della decorazione appenninica è invece molto alta (c. il 12% di tutta la ceramica fine)125.
182Queste forme, pure presenti anche in altri siti come la Grotta del Noglio e quella della Manca, ricorrono assai più frequentemente e con una certa costanza in questi centri.
183Per quel che riguarda l’aspetto cronologico, anche a prescindere da un’eventuale distinzione interna all’orizzonte appenninico, si può notare che, come a Broglio, in tutti questi abitati sembra finora assente materiale caratteristico del «protoappeninico B», mentre nella località S. Marco, presso Metaponto, quindi relativamente vicino all’area in questione, un abitato con materiali tipici del «protoappenninico B», sembra essere stato abbandonato prima dell’inizio delle manifestazioni «appenniniche»126. Da questo punto di vista quindi, sembrerebbe che gli abitati in questa zona, anche quelli di maggiori dimensioni e che sono situati in posizione dominante (Broglio, Anglona, Timpone della Motta), non siano assimilabili a quei centri della costa ionica tarentina (Scoglio del Tonno, Porto Perone, Torre Castelluccia) e dell’Italia centrale e meridionale (per esempio Punta le Terrare, Ariano Irpino, e probabilmente anche Luni sul Mignone)127, già abitati durante il momento iniziale della media età del bronzo.
184In altri termini quel processo che in abitati stabili pone i presupposti di forme di produzione e di organizzazione socioeconomiche via via più articolate, e che in alcune aree d’ltalia sembrerebbe iniziare con l’inizio del Bronzo medio, potrebbe avvenire qui in ritardo rispetto a quanto accade nella vicina zona tarentina128.
185I siti della costa ionica nord-occidentale rappresentano dunque un gruppo omogeneo dal punto di vista della «cultura materiale» e della topografia degli abitati. Va tenuto presente però che, se è vero che finora solo due di questi, Anglona e Broglio, sono stati scavati (ed in modo parziale), per ora soltanto da Broglio si conoscono importazioni provenienti dall’area egea, fatto questo che accomuna Broglio agli abitati della zona di Taranto.
186Come si è visto129, i materiali provenienti dagli strati superiori (2a W, 2E, 1/2W e taglio 4 della scarpata: gruppo III della tabella alla figura 16, 2), costituiscono un complesso che in base ai confronti stabiliti con siti subappeninici può globalmente essere riferito all’età del bronzo recente.
187A questo periodo sono anche attribuibili alcuni dei materiali provenienti dagli strati 3W superiore e 2b W, come ad esempio l’ansa con appendice a corna di lumaca (tav. 7, 7)130. Tra il materiale sporadico, oltre al frammento di appendice zoomorfa a testa di papera D9 (tav. 16, 5)131, sono riferibili a questo momento sia la ciotola carenata B2132, che i frammenti di ciotole carenate con anse a sopraelevazione cilindro retta ο con appendici cornute (B12), di cui un esemplare proviene anche dallo strato 3W non distinto (tavv. 6, 10; 15, 1, 4).
188La distinzione cronologica fra appenninico e subappenninico è stata evidenziata dal Peroni133 e in precedenza colta stratigraficamente dal Bernabò Brea e dalla Cavalier, fin dalla metà degli anni’50, sull’acropoli di Lipari, dove gli strati dell’Ausonio I, cronologicamente parallelo al subappenninico, si sovrappongono alle rovine del villaggio del Milazzese134.
189Paradossalmente, ancor oggi il complesso più unitario e caratteristico, a cui si fa riferimento per la datazione e l’inquadramento dell’orizzonte subappenninico, è proprio l’Ausonio I di Lipari, cioè un ambiente insulare, un’area geografica in cui le manifestazioni dell’aspetto appenninico erano precedentemente giunte solo come elemento aggiuntivo.
190Tuttavia i raffronti fra Ausonio I ed il subappenninico sono talmente precisi ed assoluti, che già nel 1956, portarono il Bernabò Brea e la Cavalier a ritenere l’aspetto dell’Ausonio I, identificato con un momento tardo dell’età del bronzo, successivo a quello documentato nella facies del Milazzese, come dovuto alla colonizzazione di Lipari, da parte di gente proveniente dalla penisola Italiana135.
191In Italia meridionale, mentre sono numerosi i siti dell’età del bronzo in cui accanto ad altri aspetti è presente l’orizzonte subappenninico, i contesti dove a quest’ultimo non si aggiungono altri momenti si ridurrebbero al solo complesso di Terlizzi di cui peraltro non è chiaro se si tratti di materiale da sepolture ο da abitato136.
192In Calabria, materiali del Bronzo recente, oltre quelli considerati subappenninici dalla Grotta di S. Angelo III137, provengono da Torre del Mordillo138 e da S. Domenica di Ricadi presso Τropea, sul versante tirrenico, dove è stata di recente esplorata una necropoli di tombe a grotticella, utilizzata già durante l’orizzonte di Rodì-Tindari-Vallelunga139. In una di queste, la tomba numero 4, sono stati recuperati materiali che, a prescindere da un frammento decorato a spirali incise, sono di tipo subappenninico. Fra l’altro è presente l’ansa a maniglia con appendici a cornetti del tipo presente nell’Ausonio I140, ed un frammento di ansa a corna di lumaca.
193Fondamentali per lo studio dell’età del bronzo recente in Italia meridionale, sono le stratigrafie di Porto Perone e Satyrion. Le capanne «a» e «b» degli strati «a-c» di Porto Perone, hanno restituito materiali prevalentemente subappenninici, anche se un manico a margini rialzati ed apici revoluti appartiene verosimilmente ancora al Bronzo medio141.
194Nello strato «f» di Satyrion, anch’esso prevalentemente del Bronzo recente, è pure presente un nucleo di materiali che sarebbero riferibili ancora alla media età del bronzo142, ed un frammento di ansa sopraelevata a bastoncello decorata da larghe solcature, probabilmente databile al Bronzo finale143.
195In termini di cronologia assoluta, l’orizzonte subappenninico sarebbe databile, in base a ceramiche importate di Lipari, di Porto Perone e di Satyrion, da un momento del Miceneo III B, evidentemente posteriore all’abbandono dei villaggi del Milazzese144, al Miceneo C early, presente nella capanna «a» di Porto Perone e nello strato «f» di Satyrion145.
196A Broglio, se si prescinde dal frammento tavv. 23, 5; 25, 3 (str. 1/2W), proveniente da un punto del settore di scavo in cui la stratigrafia risultava poco chiara ed attribuito con qualche incertezza al Miceneo III A, dato che i frammenti di ceramica micenea provenienti dallo strato 2a W non sono databili146, non è possibile controllare se, in termini di cronologia egea, la durata dell’orizzonte subappenninico di Broglio corrisponda esattamente a quello di Lipari, di Porto Perone, di Satyrion.
197Alla base dello strato 2E è stato rinvenuto un piano di occupazione con in situ vari vasi frammentati, di cui alcuni parzialmente ricostruibili147. I confronti che sono stati istituiti per questo complesso, in particolare con l’Ausonio I e con Terlizzi, permettono di affermare che il complesso nella sua totalità è riferibile al Bronzo recente148.
198Anche i materiali dello strato 2a W trovano confronti in complessi del Bronzo recente; sembrerebbe quindi che anch’esso sia databile a questo momento149.
199Nella tabella alla fig. 16, 2, si nota però che nessuna forma dello strato 2a W trova rispondenza diretta nello strato 2E, tuttavia un interpretazione di questo fatto in chiave cronologica andrebbe verificata su una base statistica più ampia, in quanto potrebbe solamente dipendere dalle vicende di formazione degli strati.
200Nel livello di contatto fra lo strato 1 e il 2W, invece, anche se le fogge subappenniniche prevalgono nell’ambito della ceramica di impasto, è presente un frammento decorato a solcature, che dovrebbe esser già attribuibile al bronzo finale. Negli strati 1W e 1E sono presenti elementi riferibili sia all’età del bronzo recente che a quella del bronzo finale150.
201Come è noto, anche nei livelli superiori dell’Ausonio I151, è presente ceramica decorata di stile protovillanoviano: i rapporti tra Bronzo recente e Bronzo finale, che in più parti della penisola non sembrano essere ancora del tutto chiariti, soprattutto per quanto riguarda i momenti più antichi dell’età del bronzo finale, andrebbero quindi riesaminati.
202D’altra parte, come si è visto, il gruppo II della tabella alla fig. 16, 2 (strati 3W superiore e 2b W), presenta materiali riferibili tipologicamente sia all’età del bronzo medio che a quella del bronzo recente, ed un certo numero di materiali che invece sembrano esclusivi di questo gruppo, oltre a frammenti di ceramica micenea di cui uno datato al Miceneo III A/B152. Questo fatto ripropone il problema della formazione del subappenninico e dei rapporti fra Bronzo medio e Bronzo recente in Italia meridionale, tanto più che anche a Satyrion e Porto Perone, come si è visto, potrebbero esser presenti alcuni frammenti della media età del bronzo in strati databili nel loro complesso al Bronzo recente153.
203La possibilità di precisare meglio questi aspetti, come anche quella di cogliere più di un orizzonte cronologico nell’ambito del subappenninico, dipende dalla disponibilità di stratigrafie leggibili e di complessi puri in cui sia rappresentato un orizzonte unitario, come a Terlizzi e negli strati 2E e 2a W di Broglio, anche per poter cogliere meglio le tappe fondamentali delle variazioni che intervengono nell’assetto socioeconomico delle comunità interessate dai rapporti con il mondo egeo, e valutare meglio l’impatto culturale rappresentato da questo fenomeno. Infatti, se da una parte il contatto con un modello sociale più complesso, come quello dei centri micenei, soprattutto in un primo momento, può aver avuto un ruolo limitato, che quindi si inserisce in una struttura sociale già formata (si pensi, ad esempio, a vincoli di ospitalità che non abbiano un’immediata traduzione in termini politici), dall’altra a lungo termine la presenza micenea può aver contribuito ο addirittura in parte causato, un profondo mutamento dell’assetto sociale delle comunità, provocando l’emergere di gruppi dominanti legati a precisi ruoli sociali, ad esempio quello del portatore di armi154.
204Durante la media età del bronzo in Italia meridionale l’uso di deporre spade nel corredo funebre sembra, se si prescinde dalle inumazioni di grotta Manaccore, a proposito delle quali sono stati sottolineati i legami transadriatici155, una costumanza quasi sconosciuta alle comunità «appenniniche», mentre è raramente attestata nelle tombe (Trinitapoli e Murgia Timone tomba 1)156, la presenza di pugnaletti, che, pur potendo aver avuto funzione di armi, non permettono di ipotizzare per quest’età la vera e propria esistenza di un ruolo sociale contraddistinto dal possesso di armi.
205Verso la fine di questo periodo, e soprattutto durante il Bronzo recente, questa situazione sembra mutare. A partire da un momento avanzato della media età del bronzo, infatti, è documentata sia la deposizione di spade in alcune tombe, sia la produzione di una spada, tipo Pertosa, con circolazione concentrata in Italia centro-meridionale e Sicilia orientale, presente, oltre che nelle inumazioni di Grotta Manaccore, anche nelle probabili sepolture di Venosa e di Gallipoli e nel ripostiglio di Lipari157. Per questo momento, ma anche per il successivo periodo del Bronzo recente, i dati archeologici disponibili non permettono di ricostruire l’esistenza, all’interno di singole comunità, di gruppi contraddistinti dal possesso di armi, che sembrerebbero piuttosto possesso di singoli individui. È pensabile perciò che il privilegio di esser sepolti con le proprie armi fosse riservato solo a determinati personaggi eminenti nell’ambito del gruppo, mentre altri membri della comunità potevano assumere occasionalmente il ruolo di armati. Durante il Bronzo recente questa situazione non sembra modificarsi in modo vistoso; in Calabria, nella tomba 4 di S. Domenica di Ricadi è presente, assieme a materiale subappenninico, un frammento di spada a lingua da presa158 e, poco distante, a Vibo Valentia, è indiziata, come ha osservato Renato Peroni, una sepoltura con spada tipo Cetona e pugnale, databile al Bronzo recente159.
206Queste evidenze, certamente legate alla presenza di individui con ruoli eminenti, si colgono, come si è visto, verso la fine della media età del bronzo, proprio in un momento in cui cominciano a farsi particolarmente intensi i contatti con il mondo egeo, contatti che, come può far pensare ad esempio la «tomba del capo» con vasellame miceneo e coltello al centro del tumulo di S. Sabina in Puglia160, potrebbero esser stati gestiti da personaggi di rango sociale elevato nell’ambito delle comunità locali.
207Allo stato attuale delle nostre conoscenze è difficile misurare in quale modo, fino a che punto e se ovunque in modo simile l’apporto del modello sociale, economico e politico dei centri micenei abbia modificato la struttura delle comunità dell’età del bronzo medio e recente dell’Italia meridionale. È indubbio però, anche prescindendo dai fenomeni sociali e culturali che si manifestano in questo momento in Sicilia orientale, che dal XIV sec. a.C. in poi, il mutato panorama sociale, evidenziato non soltanto dalle tombe di armati ma anche dalla struttura stessa degli abitati e da edifici come la grande casa di Scoglio del Tonno, è in qualche modo influenzato dai contatti con il mondo egeo, di cui alcune comunità tardoappenniniche e subappenniniche, ο almeno i personaggi eminenti di questi gruppi, sembrano apprezzare particolarmente i prodotti.
Strato 4W
208Tav. 1, 1. Framm. di scodellone con orlo quasi a tesa, corpo globulare compresso. Impasto bruno e grigio con inclusi, superficie bruna lisciata.
209Tav. 1, 2. Framm. di ciotola a corpo arrotondato ed orlo svasato. Impasto rosso e nero con inclusi, superficie lisciata bruna.
210Tav. 1, 3. Framm. di dolio, probabilmente biansato, con corpo a botte; ansa a nastro verticale impostata sull’orlo. Impasto grigio con inclusi, superficie rossiccia e bruna, lisciata all’esterno.
211Tav. 2, 1. Framm. di dolio, probabilmente biansato, con collo cilindrico; ansa a nastro verticale impostata tra l’orlo e la spalla. Impasto rosso-bruno con inclusi, superficie rosso-bruna lisciata.
212Tav. 2, 2. Framm. di dolio con collo cilindrico distinto. Impasto grigio con inclusi, superficie rossiccia lisciata.
213Tav. 2, 3. Framm. di ansa a nastro verticale, probabilmente con appendici a spuntoni. Impasto nero con inclusi, superficie nera.
214Tav. 2, 4. Framm. di apice ad «orecchia» di manico a nastro. Impasto nero con inclusi, superficie brunorossiccia lucidata.
215Tav. 2, 5. Framm. di manico a nastro forato con alta appendice nastriforme. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigio scura, lisciata.
216Tav. 3, 1. Framm. con ansa a largo nastro verticale impostata sul corpo del vaso. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie lisciata grigia all’esterno e bruna all’interno.
217Tav. 3, 2. Dente di suino forato, usato come pendaglio.
Strato 3E
218Tav. 3, 4. Scodella con orlo a tesa. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigio-bruna lisciata.
219Tav. 3, 6. Framm. di ansa a nastro verticale, probabilmente con appendici a spuntoni. Impasto color mattone, superficie bruna lisciata.
220Tav. 3, 3. Framm. decorato da due linee incise formanti fascia a meandro obliquo. Impasto nero con piccoli inclusi, superficie nera.
Rettifica della scarpata, taglio 6
221Tav. 3, 5. Framm. ad orlo svasato con spigolo inferno esternamente non distinto, corpo ovoide; probabilmente pertinente ad un boccale-attingitoio. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie esterna grigia lisciata, interna bruna.
222Tav. 3, 7. Framm. di olla con orlo quasi a tesa, corpo molto schiacciato. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
223Tav. 3, 8. Framm. di olletta a colletto lievemente svasato, corpo ovoide. Impasto grigio con inclusi, superficie bruno-rossastra.
224Tav. 3, 9. Framm. di manico a nastro con foro circolare. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna lisciata.
225Tav. 3, 10. Framm. con due linee incise formanti fascia. Impasto bruno-rossiccio, superficie bruno-rossiccia lisciata.
226Tav. 3, 11. Framm. con costolature verticali. Impasto grigio con piccoli inclusi, superficie bruno-chiara lisciata.
Strato 3W inferiore
227Tav. 4, 1. Framm. di tazza carenata con ansa a nastro verticale sopraelevata, lievemente insellata ed impostata obliquamente dalla carena all’orlo. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-grigia lisciata.
228Tav. 4, 2. Framm. di olletta ad imboccatura stretta. Impasto nero e rossiccio, superficie bruno-nera.
229Tav. 4, 4. Framm. di olla ad orlo molto svasato con spigolo interno, spalla arrotondata. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie esterna grigia, interna bruno-rossiccia.
230Tav. 4, 3. Framm. di olla ad orlo molto svasato con spigolo interno, spalla arrotondata. Impasto grigio con inclusi, superficie nera e bruna lisciata.
231Tav. 4, 5. Framm. di olla ad orlo svasato con spigolo interno, corpo globulare lievemente compresso. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna.
232Tav. 4, 6. Framm. di olla con orlo quasi a tesa, corpo molto schiacciato. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna lisciata.
233Tav. 5, 1. Framm. di manico a nastro con margini lievemente rialzati e foro triangolare. Impasto grigio con piccoli inclusi, superficie grigia lisciata.
234Tav. 5, 2. Framm. di manico a nastro forato con margini rialzati. Impasto grigio con piccoli inclusi, superficie bruno-grigia lisciata.
235Tav. 5, 4. Apice revoluto di manico a nastro. Impasto bruno-grigio con inclusi, superficie bruna e grigio scura.
236Tav. 5, 3. Ansa a nastro verticale con profilo angolare. Impasto grigio con inclusi, superficie esterna bruno-rossiccia, superficie interna rossiccia.
237Tav. 5, 7. Ansa a largo nastro verticale impostata sul corpo del vaso. Impasto rossiccio e grigio con inclusi, superficie bruna-grigia lisciata.
238Tav. 5, 6. Framm. di ansa a rocchetto. Impasto grigio-rossiccio con inclusi, superficie grigio-rossiccia, lisciata.
239Tav. 5, 5. Framm. decorato da tre linee incise formanti motivo angolare. Impasto nero e rossiccio con inclusi, superficie bruna, lisciata.
3W superiore
240Tav. 5, 8. Framm. di scodellone con orlo svasato ed ingrossato, breve parete lievemente rientrante, carena appena accennata. Impasto rossiccio con piccoli inclusi, superficie bruna lisciata.
241Tav. 5, 10. Framm. di scodella a calotta con orlo ingrossato. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera lisciata.
242Tav. 5, 9. Framm. di ciotola carenata ad orlo svasato con spigolo interno, breve parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca non molto profonda; diametro dell’orlo e della carena simili. Impasto nero çon inclusi, superficie nera.
243Tav. 5, 11. Framm. di tazza carenata con parete marcatamente concava, ingrossata all’altezza della carena. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera, lisciata.
244Tav. 6, 1. Framm. di tazza carenata ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca profonda; diametro della carena superiore a quello dell’orlo. Impasto nero con inclusi, superficie grigia.
245Tav. 6, 2. Framm. di ciotola carenata con orlo svasato, parete leggermente ingrossata verso la carena. Impasto bruno e grigio con inclusi, superficie bruna lisciata.
246Tav. 6, 4. Framm. di vaso situliforme a corpo cilindrico, con, al di sotto dell’orlo, un cordone liscio su cui è impostata una presa. Impasto rossiccio con inclusi, superficie esterna rossiccia, interna bruna.
247Tav. 6, 3. Framm. di vaso situliforme a corpo cilindrico. Impasto beige con inclusi, superficie esterna bruna e nera lisciata, interna nera.
248Tav. 6, 7. Framm. di manico probabilmente con alto prolungamento nastriforme. Impasto grigio con inclusi, superficie grigia.
249Tav. 6, 5. Framm. con presa a contorno quadrangolare. Impasto grigio-bruno con inclusi, superficie interna bruna, esterna bruno-rossiccia.
250Tav. 6, 9. Framm. decorato con file di cuppelle ovali. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigia.
Strato 3W non distinto
251Tav. 6, 10. Framm. di ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
252Tav. 6, 8. Framm. di olla ad imboccatura stretta e orlo leggermcnte svasato. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruno-nera lisciata.
253Tav. 6, 6. Framm. di vaso situliforme a corpo cilindrico, con al di sotto dell’orlo, un cordone liscio su cui è impostata una presa. Impasto rosso e nero con inclusi, superficie rossiccia e grigia, lisciata.
Strato 2b W
254Tav. 7, 1. Framm. di scodellone con orlo svasato, breve parete lievemente rientrante, carena appena accennata. Impasto bruno con piccoli inclusi, superficie bruna e grigia, lisciata.
255Tav. 7, 2. Framm. di scodella a calotta con orlo ingrossato. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera, lisciata.
256Tav. 7, 3. Framm. di ciotola carenata a pareti concave e vasca poco profonda. Decorata sulla carena da una fila di piccole cuppelle. Impasto grigio con piccoli inclusi, superficie nera, lisciata.
257Tav. 7, 4. Framm. di ciotola carenata ad orlo svasato con spigolo interno, breve parete rettilinea inclinata verso l’interno, diametri dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
258Tav. 7, 5. Framm. di tazza con profilo ad S ed orlo lievemente svasato, attacco di ansa a bastoncello probabilmente sopraelevata. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera lisciata.
259Tav. 7, 8. Framm. di tazza carenata con pareti marcatamente concave, ingrossate all’altezza della carena. Impasto grigio con inclusi, superficie nera e bruna lisciata.
260Tav. 7, 9. Framm. di apice ad «orecchia» di manico a nastro. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna e grigio scura lisciata.
261Tav. 7, 7. Framm. di appendice di ansa con sopraelevazione a corna di lumaca. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
262Tav. 7, 6. Framm. di ansa a nastro verticale sopraelevata. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna-nera lisciata.
263Tav. 7, 13. Framm. di ansa sopraelevata a nastro verticale tricostolato. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera lisciata.
264Tav. 7, 10. Framm. di ansa a nastro verticale con costolatura mediana. Impasto brunoe grigio con inclusi, superficie bruna e nera lisciata.
265Tav. 7, 11. Framm. con ansa a largo nastro verticale impostata sul corpo del vaso. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-rossiccia con chiazze grigie.
266Tav. 7, 12. Framm. con presa semicircolare. Impasto rossiccio con inclusi, superficie rossiccia lisciata.
267Tav. 8, 1. Framm. con bugna appiattita. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
Strato 2a W
268Tav. 8, 5. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
269Tav. 8, 2. Framm. di ciotola carenata ad orlo svasato con spigolo interno, breve parete rettilinea, diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
270Tav. 8, 3. Framm. di tazza carenata, con parete marcatamente concava, vasca molto profonda e arrotondata. Impasto grigio-bruno con inclusi, superficie bruna lisciata.
271Tav. 8, 6, Framm. di olla ad orlo svasato con spigolo interno, collo forse troncoconico. Impasto beige con inclusi, superficie esterna grigia, lisciata, interna bruna chiara e grigia.
272Tav. 8, 4. Framm. di olla ad orlo svasato con spigolo interno. Impasto grigio-bruno con inclusi, superficie bruno-rossiccia lisciata.
273Tav. 8, 7. Framm. di vaso situliforme a corpo cilindrico, con, al di sotto dell’orlo, un cordone liscio. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna scura lisciata.
Strato 2W fra le pietre
274Tav. 8, 8. Framm. di ciotola carenata con orlo svasato, parete convessa inclinata verso l’interno, vasca molto profonda. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigia scura lisciata.
Strato 2W non distinto
275Tav. 8, 9. Framm. di base ad alto sostegno conico. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera.
Rettifica della scarpata, taglio 4
276Tav. 9, 3. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca poco profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto rossiccio e grigio scuro con inclusi, superficie esterna bruna scura, interna bruna chiara.
277Tav. 9, 2. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto bruno con inclusi, superficie bruna e grigia scura, lisciata.
278Tav. 9, 1. Framm. di vaso situliforme con corpo a botticella e cordone liscio al di sotto dell’orlo. Impasto grigio con inclusi, superficie nera lisciata.
Strato 2E, punto n. 10
279Tav. 9, 4. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca poco profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena; attacco di ansa sopraelevata a nastro verticale. Impasto nero con inclusi, superficie grigia scura lisciata.
280Tav. 10, 1. Framm. di ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello con appendice cornuta; parete concava, vasca profonda, diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna scura lisciata.
281Tav. 10, 2. Framm. di ciotola carenata ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca profonda; diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
282Tav. 10, 3. Framm. di ciotola carenata con larga ansa sopraelevata a nastro verticale, orlo svasato, parete rettilinea, vasca molto profonda; diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna lisciata.
Strato 2E, punto n. 12
283Tav. 11, 1. Ciotola carenata frammentaria ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca profonde; diametro dell’orlo e della carena pressapoco eguali. Impasto rossiccio e grigio con inclusi, superficie bruno-rossiccia lisciata.
Livello di contatto 1/2W
284Tav. 11, 3. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca poco profonda; diametro dell’orlo inferiore a quello della carena. Impasto grigio scuro con piccoli inclusi, superficie nera lisciata.
285Tav. 11, 2. Framm. di vaso situliforme con corpo a botticella e cordone liscio al di sotto dell’orlo. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie esterna lisciata bruno-rossiccia, interna grigia scura.
286Tav. 11, 4. Framm. di vaso situliforme con corpo a botticella e cordone liscio al di sotto dell’orlo. Impasto rosso e nero con inclusi, superficie esterna lisciata bruno-rossiccia, interna bruna.
287Tav. 12, 1. Framm. di vaso situliforme con listello interno e decorazione a fila di bugnette; il listello interno prsenta un’espansione triangolare. Impasto nero con inclusi, superficie bruno-rossiccia e nera.
288Tav. 11, 5. Framm. con solcature che formano motivo angolare. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie esterna nera con chiazze brune, superficie interna rossiccia.
Strato lW
289Tav. 28, 1. Framm. di ciotola con profilo ad S, orlo svasato e leggermente ingrossato. Impasto bruno con inclusi, superficie esterna bruna chiara, interna bruno-grigia.
290Tav. 28, 5. Framm. di breve appendice di ansa con sopraelevazione a corna di lumaca. Impasto brunorossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
291Tav. 28, 2. Appendice con corna a mezzaluna di ansa plastica sopraelevata. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
Strato 1E
292Tav. 28, 12. Framm. di breve appendice di ansa con sopraelevazione a corna di lumaca. Impasto bruno con inclusi, superficie bruna lisciata.
Sporadici
293Tav. 13, 1. Framm. di scodellone troncoconico con orlo leggermente svasato e cordone plastico ad andameto curvilineo. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna e nera lisciata.
294Tav. 13, 2. Framm. di scodellone probabilmente monoansato con orlo a tesa, vasca arrotondata; ansa verticale a nastro impostata obliquamente sull’orlo. Impasto rosso-bruno con inclusi, superficie bruna.
295Tav. 15, 2. Framm. di ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello. Impasto bruno-rossiccio, con inclusi, superficie bruna lisciata.
296Tav. 15, 3. Framm. di ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello. Impasto bruno scuro con inclusi, superficie bruna lisciata.
297Tav. 16, 1. Framm. di ciotola carenata ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea leggermente inclinata verso l’interno, diametri dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna e grigia lisciata.
298Tav. 16, 2. Framm. di ciotola probabilmente carenata, con orlo ingrossato ed appiattito, decorato a meandro complesso campito da una fila di punti. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigio-bruna lisciata.
299Tav. 16, 3. Framm. di olla ad imboccatura stretta ed orlo leggermente svasato. Impasto rosso-nero con inclusi, superficie rosso-nera lisciata.
300Tav. 16, 6. Framm. di olla probabilmente biansata con orlo appiattito, parete superiormente quasi rettilinea; ansa a nastro verticale impostata al di sotto dell’orlo. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna lisciata.
301Tav. 16, 4. Framm. di olla probabilmente biansata, colletto lievemente svasato, spalla arrotondata; ansa a nastro verticale impostata tra l’orlo e la spalla. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-rossiccia lisciata.
302Tav. 16, 5. Framm. di appendice zoomorfa a testa di papera. Impasto grigio con inclusi, superficie nerobruna lisciata.
303Tav. 12, 2. Framm. di sopraelevazione a bastoncello con appendice a corna di lumaca. Impasto bruno con inclusi, superficie bruna lisciata.
304Tav. 13, 3. Framm. di scodellone con orlo a tesa, vasca arrotondata. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-rossiccia e grigia.
305Tav. 13, 4. Framm. di scodellone con ansa a doppio anello, orlo molto svasato con spigolo interno, corpo arrotondato. Impasto bruno scuro e rossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
306Tav. 14, 1. Framm. di ciotola a corpo arrotondato ed orlo svasato. Impasto bruno-rossiccio e grigio con inclusi, superficie bruna lisciata.
307Tav. 14, 2. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca poco profonda, diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto grigio con inclusi, superficie bruno-grigia lisciata.
308Tav. 12, 4. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca poco profonda, diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali, fondo leggermente rientrante. Impasto grigio con inclusi, superficie nera e grigia lisciata.
309Tav. 14, 3. Framm. di ciotola carenata con orlo sagomato, parete concava, vasca poco profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto bruno con inclusi, superficie bruna.
310Tav. 14, 4. Framm. di ciotola carenata con parete concava, vasca profonda, diametro dell’orlo superiore a quello della carena. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-grigia lisciata.
311Tav. 14, 5. Frafnm. di ciotola carenata con orlo svasato, parete concava, carena leggermente ingrossata. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigia scura con chiazze brune.
312Tav. 14, 6. Framm. di ciotola carenata con orlo leggermente svasato, parete concava, diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigia scura lisciata.
313Tav. 12, 3. Framm. di ciotola carenata con orlo leggermente svasato, parete concava, vasca poco profonda, diametro dell’orlo e della carena pressappoco eguali. Impasto nero con inclusi, superficie bruna e nera.
314Tav. 15, 1. Framm. di ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna.
315Tav. 15, 4. Framm. di ciotola carenata con ansa a nastro verticale e sopraelevazione a bastoncello. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
Sporadici della località Castello
316Tav. 12, 7. Framm. di tazza carenata ad orlo svasato con spigolo interno, parete rettilinea inclinata verso l’interno, vasca profonda; diametro della carena superiore a quello dell’orlo. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna e grigia, lisciata.
317Tav. 12, 6. Framm. di manico con margini rialzati. Impasto grigio con inclusi, superficie grigia e rossiccia.
318Tav. 12, 5. Framm. di appendice a cometto con espansione a bottone, probabilmente pertinente ad un’ansa a maniglia quadrangolare. Impasto nero e bruno con inclusi, superficie bruna lisciata. [GB, AC]
2.4. Due produzioni dell’artigianato specializzato
319Negli abitati dell’Italia meridionale si conosce molto meglio l’aspetto dell’economia che riguarda le produzioni artigianali (soprattutto bronzi ed in misura minore ceramica) di quanto non si conoscano aspetti della economia primaria, della produzione e distribuzione dei beni, dell’organizzazione interna dell’abitato.
320Finora, perciò, i dati che riguardano le produzioni artigianali, oltre naturalmente quelli relativi alle importazioni, sono stati utilizzati anche per deduzioni generali sulla struttura economica e sociale di questi gruppi.
321Se questo tipo di approccio risulta inevitabilmente parziale, tuttavia lo studio di determinati prodotti permette di formulare ipotesi intorno al modo in cui la produzione artigianale si articola e si distribuisce all’interno del sistema di relazioni sociali.
322In Italia meridionale, se si prescinde dalla possibilità di produzioni miceneizzanti161, la ceramica protogeometrica iapigia viene considerata la prima ceramica specializzata sicuramente locale, anche se non è possibile precisare con certezza in che momento abbia inizio questa produzione.
323Infatti, se sul continente il cosìddetto protogeometrico iapigio sembrerebbe aver inizio in un momento abbastanza avanzato del Bronzo finale162, non va dimenticato che a Lipari i primi frammenti dipinti simili al protogeometrico iapigio compaiono, come ha recentemente ribadito Bernabò Brea, già in livelli dell’Ausonio I, e che, contemporaneamente, nella Sicilia orientale è attestato l’uso del tornio per una produzione ceramica in parte ricollegabile a forme micenee163.
324Ora, a Broglio, oltre ai frammenti di ceramica di produzione micenea ο miceneizzante e a quelli di tipo protogeometrico, sono state rinvenute altre due classi di ceramica la cui produzione è certamente specializzata. La prima comprende vasellame fine, da tavola, in ceramica grigia ingubbiata e lavorata al tornio, nota nella letteratura come ceramica «monocroma al tornio»164, ovvero ceramica «minia» e considerata in genere di origine egea165. La seconda comprende grandi dolii, alti con ogni probabilità fino a più di un metro, con una imboccatura larga più di 50 centimetri.
325Entrambe queste produzioni sembrano dipendere in modo più ο meno evidente da modelli egei, anche se per l’una e per l’altra è possibile pensare a manifatture locali.
326Frammenti di ceramica di colore grigio, estremamente depurata e fine, lavorata al tornio, sono presenti negli strati 3E, 3W superiore, 2b W, 1/2W ed in misura minore anche nei livelli superiori (1W, 1E, H inferiore ed H), come pure nei tagli 4-6 della scarpata.
327Finora in Italia questa classe ceramica era nota solo da un numero limitato di siti, per lo più della zona di Taranto, dove compare anche ceramica micenea: Scoglio del Tonno, Porto Perone/Satyrion, Torre Castelluccia, forse anche Coppa Nevigata166, cui adesso si può aggiungere Broglio, dove finora sono stati recuperati 44 tra frammenti e forme parzialmente ricostruibili.
328Un primo tentativo di classificazione dell’argilla dei frammenti rinvenuti a Broglio ha permesso di distinguere tra una produzione con argilla molto depurata, in genere ingub-. biata, somigliante alla cosìddetta ceramica «minia», ed alcuni frammenti pure grigi ma non ingubbiati. Tra questi alcuni, con inclusi e fratture non nette, sono da considerare piuttosto ceramica di impasto di buona qualità, mentre altri di colore grigio azzurro, polverosi al tatto, rappresentano una variante della ceramica figulina. I frammenti appartenenti agli ultimi due gruppi provengono dai livelli superiori (strati 1W e 1E, livello H), per lo più non presentano forme ricostruibili e non verranno ulteriormente esaminati in questa sede.
329La ceramica grigia al tornio del primo gruppo, come si è detto, è ben rifinita e lisciata, saponosa al tatto, l’argilla è in genere depurata, in qualche caso con l’aggiunta di piccoli inclusi; talvolta presenta in sezione uno ο più strati bruno-rossicci. L’aspetto è omogeneo, compatto e duro, le fratture sono nette e presentano spigoli vivi167.
330Nel suo ambito si possono operare ulteriori distinzioni, soprattutto in base alle caratteristiche dell’ingubbiatura.
331In un gruppo di frammenti (A1), pertinenti a vasi di piccole dimensioni, l’ingubbiatura, sovente spessa, color grigio topo, leggermente più scura dell’argilla, tende a venir via a scaglie168.
332In un altro gruppo di frammenti (A2) pure per lo più di vasi di piccole dimensioni, l’ingubbiatura, color grigio perla, che spesso presenta sfumature gialline, leggermente più chiara dell’argilla, fa corpo unico con il vaso e non tende a venir via a scaglie169.
333Altri due gruppetti sono costituiti da un minor numero di esemplari. All’uno (A3) sono attribuibili numerosi frammenti pertinenti però probabilmente a 2 soli vasi di medie dimensioni, che hanno caratteristiche affini a quelle di A1 ma presentano inclusi minerali visibili attraverso l’ingubbiatura170. L’altro (A4) è composto di due soli frammenti di piccole dimensioni con una ingubbiatura di colore tra il beige chiaro ed il tortora, su cui le tracce di tornio non sono chiaramente visibili171.
334Com’è naturale la produzione di ceramiche con queste caratteristiche avrà richiesto un’alta temperatura, una cottura omogenea, ed in genere un particolare processo di lavorazione.
335Nell’ambito di questa classe ceramica sembrerebbe presente soprattutto vasellame che, per le forme e le dimensioni può essere considerato da tavola. Si tratta di scodelle ad orlo diritto (cat. n. 7; tav. 17, 6)172 ο ad orlo rientrante con ansa a maniglia semicircolare (cat. n. 14; tav. 18, 1), una possibile coppa (cat. n. 1; tav. 17, 1)173, una tazza a collo distinto e spalla arrotondata (cat. n. 12; tav. 17, 11) e tazze carenate (cat. nn. 2, 3, 10, 15-19; tavv. 17, 2, 4, 10; 18, 2, 6)174. A tazze carenate dovevano con ogni probabilità appartenere il frammento di ansa a bastoncello sopraelevato (cat. n. 5; tav. 17, 5) e forse anche le anse a nastro (cat. nn. 13, 26, 27; tavv. 17, 13; 18, 5)175 che però, rispetto agli altri frammenti, hanno un’ingubbiatura più sottile e meno levigata.
336Tra le forme chiuse sono presenti un’olletta con orlo svasato (cat. n. 20; tav. 18, 4) ed olle ad orlo svasato (cat. nn. 8, 9, 11, 21, 22; tavv. 17, 9, 7, 12; 18, 3, 7)176.
337Rappresentano una novità, rispetto alle forme conosciute finora in Italia meridionale nell’ambito di questa classe, i vasi di medie dimensioni a collo stretto e distinto (cat. nn. 4, 23; tavv. 17, 3; 19, 1) che presentano affinità abbastanza precise con tutta una serie di forme documentate a Troia VI e VII177.
338Solo una parte relativamente piccola di questa ceramica proviene dallo scavo ed è quindi databile in modo più ο meno preciso in base alla stratigrafia. Il frammento di possibile coppa (cat. n. 1; tav. 17, 1) è stato rinvenuto nello strato 3E, databile al Bronzo medio; la maggior parte degli altri frammenti, però, proviene dagli strati 3W superiore e 2b W in cui sono presenti sia elementi databili al Bronzo recente che elementi riferibili al Bronzo medio178.
339Dagli strati databili esclusivamente all’età del bronzo recente (2E e 2a W) provengono solo pochi frammenti informi. Pochi sono anche quelli provenienti dagli strati superiori: un orlo di olla, ipercotto e deformato, dallo strato 1E (cat. n. 11; tav. 17, 12), la tazza a collo distinto e spalla arrotondata (cat. n. 12; tav. 17, 11) ed un’ansa verticale a nastro (cat. n. 13; tav. 17, 13), rispettivamente dal livello H inferiore e dal livello H. A Broglio non è quindi ancora possibile seguire un’evoluzione delle forme basata sulla sequenza stratigrafica.
340I confronti migliori per alcune delle forme di Broglio sono, a Porto Perone, frammenti provenienti dai pavimenti della capanna «a» e dai livelli inferiori dello strato «a»179.
341Sopra il pavimento della capanna «a» cioè assieme a ceramica del Miceneo III C early sono stati rinvenuti: una tazza carenata con alta parete concava di ceramica grigia che, come si è visto, è abbastanza simile alla tazza cat. n. 2 (tav. 17, 2)180 di Broglio, due orli svasati di olle, confrontabili con esemplari sporadici di Broglio (cat. n. 21, 22; tav. 18, 3, 7)181 e un fondo appena distinto pure confrontabile con un esemplare analogo da Broglio (cat. n. 19; tav. 18, 6)182. Un esiguo frammento di tazza, che non sembra confrontabile con quelli di Broglio, proviene invece dal pavimento della capanna «b» insieme a frammenti di ceramica del Miceneo III Β183.
342Le forme di ceramica grigia presenti nello strato «f» di Satyrion, cioè in uno strato dove materiali databili prevalentemente al Bronzo recente sono associati anche ad elementi riferibili ad un Bronzo finale verosimilmente antico184 e nel quale sono presenti anche frammenti di ceramica del Miceneo III C185 invece, non presentano molte analogie con quelle di Broglio186, e neppure con quelle di Porto Perone.
343Le tazze carenate di Satyrion, a gala187 ο a parete rettilinea188, hanno la parete più breve e la vasca più profonda degli esemplari di Broglio e di Porto Perone; le olle hanno l’orlo svasato ma con spigolo interno189.
344A Porto Perone e Satyrion sembrerebbe quindi documentata un’evoluzione nell’ambito della produzione di ceramica grigia durante un lasso di tempo che dovrebbe corrispondere al Miceneo III C190.
345Questa evoluzione non è del tutto priva di rapporto con il modificarsi delle forme locali d’impasto. Ad esempio la tazza carenata cat. n. 2 (tav. 17, 2) di Broglio e gli analoghi esemplari di Porto Perone, trovano un confronto più convincente nell’ambito della ceramica d’impasto di Satyrion strato «f»191 che in quella grigia depurata.
346La tazza carenata di ceramica grigia di Satyrion strato «f», con parete rettilinea e vasca profonda192 sembrerebbe molto vicina ad una foggia d’impasto abbastanza frequente durante il Bronzo recente, forse avanzato, ed il Bronzo finale, e documentata anche a Broglio (tav. 11, 1) nello strato 2E, complesso subappenninico tipico.
347Le analogie riguardano anche i particolari costruttivi di queste fogge carenate, soprattutto le anse, ad es. l’ansa sopraelevata a bastoncello193, quelle a nastro largo194 ο tricostolato195 e sono particolarmente evidenti in alcuni esemplari196.
348Il problema dei rapporti tra ceramica grigia e ceramica di impasto non è altro che l’annosa questione delle influenze «troiane» sull’età del bronzo dell’Italia meridionale, già dibattuta ai tempi del Pigorini e dello Schliemann197 e più recentemente ripresa da Säflund198 e da Trump199. Ma ancora oggi lo stato delle nostre conoscenze (e delle edizioni di materiali), non permette di valutare pienamente l’influenza, per altro indubbia, di modelli egei sulla formazione di quell’insieme di fogge che caratterizza in particolare il Bronzo recente dell’Italia meridionale, e tanto meno di porre il problema in termini quantitativi.
349Per quel riguarda il rapporto fra ceramica grigia e artigianato locale è suggestiva l’ipotesi, a suo tempo avanzata dal Taylour200 che, in un periodo di tempo corrispondente al Miceneo III C avanzato, in un eentro come Scoglio del Tonno venisse prodotta localmente ceramica grigia.
350Naturalmente la questione dell’esistenza ο meno di una produzione locale di ceramica grigia non può essere affrontata e tanto meno risolta solo sulla base delle caratteristiche tecniche della ceramica stessa descritte empiricamente; tra l’altro si dovrebbero conoscere meglio anche le diverse produzioni di ceramica grigia del mondo miceneo ed egeoanatolico.
351A Broglio si hanno due lievi indizi che si possono anche interpretare in senso favorevole a questa ipotesi: la quantità stessa della ceramica grigia, più del doppio dei frammenti micenei, e la presenza nell’ambito di questa classe ceramica, di gruppi di frammenti con caratteristiche leggermente differenziate. Fatti entrambi che potrebbero venir interpretati come indizi di una produzione in centri dell’Italia meridionale di almeno parte di questa ceramica.
352Ma prima di poter prospettare in modo più preciso una interpretazione di questo tipo, che comunque non potrebbe fondarsi soltanto su di una analisi macroscopica delle caratteristiche tecniche della ceramica, la validità di queste osservazioni andrebbe verificata su di una base statistica più ampia, sia a Broglio, su di una documentazione che potrebbe ampliarsi in seguito a nuove campagne di scavo, sia sui frammenti provenienti dai siti pugliesi della Costa ionica, su cui ancor oggi sappiamo tanto poco201.
353Uno degli aspetti più singolari della presenza di ceramica grigia depurata in Italia meridionale è proprio la sua distribuzione, in un numero limitato di siti della costa ionica, mentre la ceramica micenea, soprattutto quella del Miceneo III Β e III C, ha una distribuzione molto più ampia202. Al di fuori dei siti della cosa ionica ceramica grigia depurata è forse presente a Coppa Nevigata203.
354Nelle Eolie, dove come si sa la ceramica del Miceneo III A/B è abbondantemente documentata, sembrerebbero presenti due soli frammenti di ceramica grigia. Uno ha un aspetto molto dilavato e la sua attribuzione a questa classe ceramica è perciò dubbia204; un frammento di olla a collo distinto e spalla arrotondata proviene da livelli dell’Ausonio I205.
355Sulla base dei dati finora disponibili, che riguardano essenzialmente Porto Perone/Satyrion e Broglio, sembrerebbe comunque che la ceramica grigia sia documentata soprattutto in complessi i cui elementi sono in prevalenza riferibili al Bronzo recente, e, in misura decisamente minore, in complessi riferibili al Bronzo medio206.
356Per quel che riguarda il rapporto quantitativo fra presenza di ceramica micenea e di ceramica grigia, neanche i siti della costa ionica si comportano in modo omogeneo.
357A Broglio, durante la campagna di scavo 1979 e le esplorazioni che l’hanno preceduta e seguita, come si è detto, sono stati rinvenuti 44 tra frammenti e forme ricostruibili di ceramica grigia e solo 17 frammenti di ceramica micenea, datati, quando ciò è stato possibile, al Miceneo IIIA/B207.
358A Porto Perone208 e Satyrion209 le proporzioni sembrano rovesciate, ma potrebbe trattarsi di un fenomeno dovuto ad uno sfasamento cronologico, in quanto la maggior parte della ceramica rinvenuta in queste località risalirebbe al Miceneo III C, che finora non sembra documentato a Broglio210.
359Naturalmente è probabile che questi siti della costa ionica, avessero rapporti particolari con determinate aree, che producevano ceramica grigia depurata211, rapporti la cui natura è difficile mettere a fuoco sulla base della documentazione attualmente disponibile, ma che in prospettiva potrebbero aver comportato l’instaurarsi di una manifattura locale in uno ο più centri. Questi fatti andranno riconsiderati, quando si disporrà di una documentazione più omogenea, anche dal punto di vista del singolo abitato, tenendo conto dell’incidenza che il fenomeno delle importazioni egee e/o dell’eventuale instaurarsi di manifatture locali può aver avuto sulla struttura economica del singolo centro, introducendo un bene di prestigio come il vasellame di lusso, che poteva assurgere a status symbol per determinati gruppi sociali.
360Altro aspetto che andrà considerato è se e come la circolazione di determinati beni di prestigio può aver avuto una particolare incidenza sui rapporti tra i diversi abitati contemporanei in questa zona. Ma, come si è già detto, si conosce ancora troppo poco ed in modo troppo lacunoso la fisionomia di molti di questi siti e del territorio circostante per poter affrontare sistematicamente il discorso su basi archeologiche. Finora la ceramica grigia sembrerebbe presente in siti con caratteri particolari dal punto di vista della situazione topografica e delle dimensioni212, ma sarebbe forse azzardato considerarla un indizio dell’esistenza di una struttura sociale più differenziata negli abitati di maggiori dimensioni che in quelli «minori».
361Anche su questo punto si possono fare delle considerazioni generali, in via del tutto preliminare. Negli ultimi anni le strutture socio-economiche delle società protostoriche sono state interpretate sia secondo modelli derivati dall’economia classica213, sia secondo modelli che si propongono di tener conto in primo luogo delle caratteristiche peculiari della struttura economica di quelle società, quali quelli sostantivisti214.
362Ora è verosimile che in queste comunità coesistessero, a livelli diversi, sia aspetti già in qualche modo avvicinabili a modelli derivati dall’economia classica e tratti da società in cui vige già un’economia di mercato, sia aspetti different!, riconducibili piuttosto ai concetti di «economia di dono» ο di reciprocità, oppure di redistribuzione.
363Riuscire ad individuare il momento in cui è presumibile che, nell’ambito delle relazioni sociali, prevalga il primo di questi modelli, e se in Italia ciò avvenga già durante un momento avanzato dell’età del bronzo ο solo nel corso dell’età del ferro, in epoca ormai «coloniale», è uno dei nodi cruciali degli odierni studi di protostoria.
364In questo senso lo studio di determinate produzioni specializzate e del loro comportamento potrebbe funzionare da cartina di tornasole per mettere in evidenza determinati fenomeni economici215. Da questo punto di vista la ceramica grigia appare per ora contraddittoria. Se nelle comunità locali veniva recepita soprattutto come bene di prestigio, poteva circolare prevalentemente nell’ambito di un sistema di «doni» strettamente connesso con le relazioni sociali di singoli e di gruppi. D’altra parte la sua quantità stessa e la sua concentrazione geografica in una determinata area fanno pensare a contatti sistematici che non possono non aver avuto una notevole incidenza sulle strutture sociali ed economiche.
Strato 3E
3651) Orlo leggermente svasato (di coppa?). Argilla A1, tav. 17, 1.
Strato 3W superiore
366(2) Framm. di tazza carenata con orlo leggermente ingrossato, carena sottolineata da una solcatura. Argilla A2, tav. 17, 2.
367(3) Framm. di tazza carenata. Argilla A2, tav. 17, 4.
368(4) Framm. di alto collo di vaso di medie dimensioni. Argilla A1, tav. 17, 3.
369(5) Framm. di ansa a bastoncello sopraelevata. Argilla A1, tav. 17, 5.
370Altri 4 frammenti di parete, argilla A1.
Rettifica della scarpata t. 6
371(6) Framm. di scodella carenata. Argilla A1, tav. 17, 8.
Strato 2bW
372(7) Framm. di scodella a calotta. Argilla A4, tav. 17, 6.
373(8) Framm. di olletta ad imboccatura stretta, con l’orlo sottolineato da una coppia di solcature. Argilla A1, tav. 17, 9.
374(9) Framm. di olla ad imboccatura stretta e collo distinto. Argilla A2, tav. 17, 7.
375Altri frammenti di parete, di cui due A1, uno A2, il quarto A4.
Livello di contatto 1/2W
376(10) Framm. di tazza carenata. Argilla A1, tav. 17, 10.
Strato 1E
377(11) Orlo svasato di olla, con bordo ingrossato e rilevato. Argilla non classificabile, ipercotto e deformato, tav. 17, 12.
Livello H inferiore
378(12) Framm. di tazza a collo distinto e spalla arrotondata, orlo leggermente svasato. Argilla vicina ad A1, tav. 17, 11.
Livello H
379(13) Framm. di ansa verticale a nastro. Argilla non classificabile, tav. 17, 13.
Sporadici
380(14) Scodella ad orlo rientrante, ansa a maniglia semicircolare impostata obliquamente sull’orlo, sottolineato da una solcatura. Argilla A2, tav. 18, 1.
381(15) Framm. di tazza carenata con ansa verticale a nastro. Argilla A1, tav. 18, 2.
382(16) Framm. di tazza carenata. Alt. cm. 5, largh. max. cm. 4. Argilla A1.
383(17) Framm. di tazza carenata. Alt. cm. 3,8, larg. max. cm. 5, 2. Argilla non classificabile.
384(18) Framm. di tazza carenata. Alt. cm. 2,4, larg. max. cm. 3, 7. Argilla A2.
385(19) Framm. di fondo di tazza carenata. Argilla A1, tav. 18, 6.
386(20) Orlo svasato e sagomato di olla. Argilla A1, tav. 18, 4.
387(21) Orlo svasato di olla con bordo ingrossato. Argilla non classificabile, tav. 18, 3.
388(22) Orlo svasato di olla. Argilla vicina ad A2, tav. 18, 7.
389(23) Framm. di vaso di medie dimensioni a collo distinto, corpo ovoide, fondo distinto. Argilla A3, tav. 19, 1. Verosimilmente pertinente un framm. di ansa a maniglia semicircolare. Argilla A3, tav. 19, 2.
390(24) Framm. di vaso di medie dimensioni a collo distinto, fondo distinto. Argilla A3.
391(25) Framm. di vaso di medie dimensioni a corpo ovoide, ansa a maniglia semicircolare impostata obliquamente sulla spalla. Argilla vicina ad A2, tav. 18, 8.
392(26) Framm. di ansa a nastro verticale. Argilla Attribuibile ad A1, tav. 18, 5.
393(27) Framm. di ansa a nastro verticale. Argilla A1, Novità, fig. 2, 10.
394Tra i materiali provenienti dagli strati superiori (livelli H e H inferiore, strati 1E, 1W, 2E, livello di contatto 1/2W) vi sono numerosi frammenti di contenitori di grandi dimensioni, in buona parte di ceramica relativamente depurata.
395Questi grandi dolii hanno in genere l’orlo appiattito, ο a tesa, più ο meno aggettante (tavv. 21, 7; 27, 10; 21, 1; 20, 3); il fondo, nell’unico caso che si conosce con certezza, è piano (tav. 22, 1). Sui frammenti di parete sono spesso presenti alte fasce lisce ο scanalate che non compaiono su altri tipi di vaso, e più raramente cordoni, così classificabili:
396fascia tricostolata = a
397fascia liscia alta (cm. 2, 3-3, 5 di alt.) = b
398cordone liscio (cm. 1-1, 7 di alt.) = c
399cordone a tacche = d
400cordone a fune ritorta = e
401fascia decorata a spina di pesce = f
402Se si osservano le caratteristiche tecniche dei dolii con questi tipi di fasce ο cordoni, si nota che la differenza principale è tra ceramica depurata (classe A), talvolta ingubbiata, in cui spesso sono stati aggiunti intenzionalmente inclusi a scaglie, e ceramica non depurata (classe B), con le stesse caratteristiche della ceramica d’impasto, a cui qualche volta sono aggiunti anche inclusi a scaglie.
403Nell’ambito di queste due classi si possono osservare ulteriori caratteristiche che abbiamo così classificato:
superficie ingubbiata, spigoli netti in frattura, colore da beige a nocciola rosato.
superficie non ingubbiata, polverosa, spigoli meno netti in frattura, colore beige/nocciola/grigio.
superficie polverosa, argilla Arancione con parte centrale a volte grigiastra.
argilla non depurata con numerosi inclusi.
argilla non depurata con inclusi ed aggiunta di tritumi.
404Nei pochi casi in cui è stato possibile tentare di ricostruire i diametri degli orli, questi hanno dimensioni varianti da c. 26 cm. (nel caso di un piccolo dolio — tav. 21, 7 — le cui pareti subito sotto l’orlo hanno uno spessore di poco superiore ad 1 cm.) ai 40/50 cm. circa (tavv. 21, 1; 22, 10; 20, 3). L’unico fondo sicuramente appartenente a questa classe di dolii, in ceramica depurata, avrebbe un diametro di circa 45 cm (tav. 22, 1).
405È possibile ricostruire in modo approssimativo la forma generale anche grazie ad un esemplare molto simile proveniente da Torre del Mordillo (fig. 17), di cui si conserva una notevole porzione della parte superiore.
406Questi dolii dovevano avere una forma grosso modo piriforme, con, almeno in qualche caso, 3 ο 4 anse verticali impostate tra l’orlo e la spalla al di sopra della prima fascia di cordoni. Se il frammento di fondo (tav. 22, 1) può essere considerato rappresentativo, dovevano essere un po’meno rastremati nella parte inferiore di quanto non siano ad esempio i pithoi della necropoli di Piazza Monfalcone216, a cui quelli di Broglio dovevano essere vicini per dimensioni e forma generale, pur discostandosene nei dettagli tipologici.
407In alto sulla spalla e in basso al di sopra del fondo, dovevano esservi più fasce che, con ogni probabilità, servivano a rafforzare la parete del dolio nei punti in cui, durante la lavorazione, venivano uniti i diversi segmenti del vaso217.
408Sull’orlo appiattito del dolio doveva posare un coperchio piatto, tale da permettere una chiusura quasi ermetica. Non si sono rinvenuti finora frammenti attribuibili a coperchi di ceramica ο lastre di pietra che potessero aver servito da copertura; è possibile che i coperchi fossero fatti di materiale deperibile, ad esempio di legno.
409La fabbricazione di grandi dolii di ceramica depurata presuppone la decantazione dell’argilla, cui venivano poi aggiunti intenzionalmente inclusi per rendere più omogenea la cottura, la possibilità di cottura regolare a temperatura abbastanza alta, probabilmente sui 700/900 gradi, il che, per vasi di queste dimensioni, sembrerebbe implicare l’uso di un forno con caratteristiche tecniche adeguate, l’uso ausiliario della ruota per rifinire la parte superiore del vaso218: in breve un artigianato specializzato.
410A questa classe di dolii depurati si affianca, in misura minore219 una produzione simile in impasto (classe Β).
411Non sembra per ora possibile distinguere in modo chiaro su basi stratigrafiche queste due produzioni; i frammenti della classe Β sembrano presenti soprattutto nello strato 1W (ma si tratta di soli tre frammenti, di cui due potrebbero appartenere, allo stesso dolio) mentre sono assenti nel livello Η220.
412Un frammento particolare tra quelli della classe Β, con fascia decorata a spina di pesce (= f) proveniente dallo strato 1Ε (tav. 21, 9), sembra trovare un confronto abbastanza puntuale a Torre del Mordillo221, in uno strato che però non sembrerebbe databile in modo preciso.
413Dal punto di vista tecnico si può osservare che i dolii d’impasto hanno, all’altezza dei cordoni, uno spessore che va all’incirca dai cm. 1,2 a cm. 2 (tav. 21, 3, 4), con uno spessore medio di circa cm. 1, 5, mentre i dolii di ceramica depurata raggiungono anche, in qualche caso, cm. 2,5/2,7 di spessore (ad. es. tav. 21, 8) in esemplari provenienti dai livelli H e H inferiore, e molto spesso hanno uno spessore intorno ai cm. 2. Data una sia pur lata relazione tra spessore delle pareti e dimensioni, ne consegue che, accanto ad una produzione standard, di dimensioni comuni sia ai dolii di ceramica depurata che a quelli d’impasto, fosse possibile fabbricare dolii di ceramica depurata di dimensioni maggiori.
414Sarebbe suggestivo, anche se azzardato sulla base della evidenza disponibile, collegare i due fatti ed ipotizzare che una produzione di dolii d’impasto si affianchi alla produzione di ceramica depurata di dimensioni standard nei livelli inferiori (1/2W, 1W, 1E) e tenda a scomparire nei livelli superiori (un solo esemplare da H inferiore) quando sono richieste dimensioni che la produzione d’impasto non può raggiungere per motivi tecnici (probabilmente dolii d’impasto di quelle dimensioni non resistevano alla cottura). Questa possibilità andrà esaminata su una base statistica più ampia.
415Sembra verosimile che la manifattura dei dolii avvenisse a Broglio. Non solo per la banale considerazione che il trasporto di vasi di quella forma e dimensioni sarebbe stato complicato e poco conveniente, ma anche per la citata presenza di inclusi a scaglie che non si ritrovano ad esempio nei dolii di Torre del Mordillo, che dista da Broglio meno di 30 chilometri.
416A Torre del Mordillo sono documentati dolii di ceramica depurata con alta fascia tricostolata che rappresentano un preciso confronto anche formale per i dolii con analoga fascia di Broglio (fig. 17).
417Anche qui la ceramica è depurata, beige ο beige giallino ed ha inclusi di piccole dimensioni (fino a 4 millimetri circa) con l’aspetto di sassolini ad angoli smussati, la superficie è lisciata ma non ingubbiata.
418Pur trattandosi quindi della stessa forma, con lo stesso tipo di cordone, le diverse caratteristiche dell’argilla e degli inclusi di Broglio e di Torre del Mordillo permettono di escludere, anche solo in base ad un esame macroscopico, l’esistenza di un centro di produzione unica. Ma allo stesso tempo l’identità di forma sottolinea gli stretti rapporti esistenti fra i due centri nell’ambito di questa produzione artigianale.
419Stratigraficamente la posizione di questi dolii a Broglio non è chiarissima: essi sono presenti in numero notevole in livelli come H ed H inferiore, con materiali sia del Bronzo finale che dell’età del ferro, come pure negli strati 1W e 1E e nel livello 1/2W dove compaiono anche, in misura maggiore ο minore, frammenti databili al Bronzo recente.
420Un unico frammento proviene dallo strato 2Ε (tav. 20, 1), cioè da un livello puro del Bronzo recente, ma sembrava appoggiato al di sopra del piano di occupazione222.
421Sulla base dell’evidenza di Broglio, se è indubbio che questo tipo di dolii venisse prodotto almeno fino dal Bronzo finale e probabilmente anche nell’età del ferro, non è ancora possibile dire con certezza se la sua produzione abbia avuto inizio durante il Bronzo recente.
422A Torre del Mordillo i frammenti di dolii di ceramica depurata con cordone a fascia tricostolata (fascia a) provengono dall’area del «focolare dell’età del ferro» della trincea 13223. In quest’area che chiaramente doveva rappresentare, almeno in parte, un complesso unitario, sono stati distinti lo strato 8, dell’età del ferro, e lo strato 9 del Bronzo finale, i cui materiali sono stati pubblicati solo in parte. Il grande frammento di dolio a fig. 17 secondo le indicazioni trovate sul pezzo sarebbe stato rinvenuto nello strato 8224.
423In Museo però una certa quantità di materiale inedito, tra cui un’ansa a costolature oblique di ceramica depurata che dovrebbe appartenere ad un dolio del tipo di quello a fig. 17, porta l’indicazione strato 8 ο 9. Di questo gruppo di materiali fa parte perfino uno dei pochi frammenti databili al Bronzo recente provenienti dagli scavi americani a Torre del Mordillo, cioè un’ansa di cui resta la sopraelevazione a corna di lumaca225; la posizione cronologica dei dolii di Torre del Mordillo sembrerebbe quindi non molto diversa da quella dei frammenti di Broglio, compresa cioè almeno tra il Bronzo finale e l’età del ferro.
424A Porto Perone un frammento di dolio, dello spessore di cm. 1-1, 5 presenta una fascia liscia alta c. 3,5 cm. (ossia del tipo della fascia b di Broglio)226. Questo frammento proviene dai livelli medi dello strato «a», con materiale protovillanoviano, che ha un aspetto classico, ma ancora piuttosto arcaico, e ceramica micenea III C2 (submicenea), databili perciò, in termini di cronologia tradizionale, all’XI sec. a.C.227.
425L’esistenza di una produzione specializzata di grandi contenitori, e più in generale di determinate classi ceramiche, presenta delle ovvie implicazioni relative all’organizzazione della società, che sono state più volte sottolineate228, ed è naturalmente fondamentale sapere in che momento si verifichi questo fenomeno in Italia meridionale.
426Si è visto più sopra che, per ipotizzare l’esistenza di manifatture locali di ceramica grigia, praticamente gli unici elementi su cui oggi ci si può basare sono da una parte le caratteristiche tecniche della ceramica stessa che andranno studiate in modo più approfondito, dall’altra considerazioni generali sulla struttura sociale ed economica delle comunità. Ε si tratta di elementi piuttosto labili in assenza di studi sistematici su questa classe ceramica che tengono conto in particolare dell’aspetto tecnico come pure di dati archeologici concernenti gli aspetti strutturali e l’economia primaria degli abitati.
427Su considerazioni analoghe si fonda l’ipotesi dell’esistenza di una produzione locale di ceramica dipinta miceneizzante, avanzata da W. Taylour229.
428Finora la ceramica dipinta protogeometrica è stata considerata la prima produzione specializzata di ceramica sulla cui localizzazione in Italia meridionale non esistevano dubbi230. Questa produzione che, come si è detto, risale almeno all’XI sec. a.C., in linea generale sembrerebbe fatta a mano e comprende vasi di dimensioni anche notevoli, rappresenta indubbiamente già un tipo di artigianato specializzato, in quanto la preparazione della ceramica e della pittura implica fasi di lavorazione piuttosto complesse. Ma non si hanno indizi incontrovertibili che la sua produzione richiedesse un’attrezzatura molto particolare, come sembrerebbe nel caso dei dolii di ceramica depurata di Broglio e Torre del Mordillo e anche di quelli della necropoli di Piazza Monfalcone, datata all’Ausonio II e comunque almeno in parte nell’ambito dell’XI sec. a.C.231.
429L’uso di grandi contenitori standardizzati in ultima analisi è di origine egea, dove erano di uso corrente già durante la prima età del bronzo. In Italia meridionale durante la media età del bronzo sono naturalmente noti contenitori anche di grandi dimensioni, ma che non sembrano discostarsi, come caratteristiche tecniche, dal resto della produzione d’impasto.
430Solo nella facies eoliana del Milazzese sono frequenti pithoi di grandi dimensioni232, che ricordano modelli egei ma che sembrerebbero avere caratteristiche tecniche nettamente diverse da quelli, più tardi, documentati a Piazza Monfalcone. Questi ultimi per alcune caratteristiche (ceramica relativamente depurata, forma generale, costolatura sul labbro) presentano analogie con quelli di Broglio.
431D’altronde nelle Eolie, anche a prescindere dal significato dei ben noti «contrassegni di vasaio»233, già nell’età di Capo Graziano la produzione ceramica sarebbe stata organizzata e forse parzialmente specializzata234.
432L’uso (e la committenza) di grandi contenitori standardizzati non può non esser connesso all’esigenza di una conservazione a lungo termine di alcuni prodotti, legata probabilmente all’adozione di determinate tecniche agricole e di immagazzinamento235.
433Un artigianato specializzato di questo tipo, che riguarda cioè la produzione di contenitori per prodotti agricoli, è pensabile soprattutto ο in una comunità dove tale attività è controllata da una qualche forma di potere centrale più ο meno istituzionalizzata che commissiona il prodotto e presiede alla sua redistribuzione, oppure in una società in cui questi oggetti vengono commissionati ed acquisiti come «merci», anche se le stesse scarse possibilità di trasporto dei dolii fanno pensare, come si è detto, che luogo di produzione e luogo di utilizzazione coincidessero. Ragion per cui questi dolii, anche se sono indizi di un’organizzazione specialistica della produzione artigianale, si prestano meno ad una circolazione a lunga distanza nel corso della quale oggetti di facile trasporto (quali ceramica di piccole dimensioni e oggetti di bronzo) potrebbero anche, in alcune circostanze, aver assunto la funzione di «merce»236.
Strato 2E
434Tav. 20, 1. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla A1.
Livello 1/2W
435Tav. 21, 1. Framm. di dolio con orlo a tesa aggettante all’esterno. Argilla A2.
436Tav. 21, 4. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla B.
437Tav. 20, 2. Framm. di dolio con alta fascia liscia. Argilla A2.
438Tav. 21, 2. Framm. di dolio a cordone liscio. Argilla A2.
Strato 1W
439Tav. 21, 5. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla B.
440Tav. 21, 3. Framm. di dolio, probabilmente a fascia tricostolata. Argilla B.
441Altri tre frammenti, di cui il primo con fascia tricostolata, argilla A2; il secondo con alta fascia liscia, argilla A2; il terzo forse con fascia tricostolata, argilla B1.
Strato 1E
442Tav. 21, 7. Framm. di dolio con orlo appiattito, lievemente aggettante verso l’esterno. Argilla A2.
443Tav. 21, 8. Framm. di dolio con alta fascia liscia. Argilla A2.
444Tav. 21, 6. Framm. di dolio con cordone doppio a fune ritorta. Argilla A2.
445Tav. 21, 9. Framm. di dolio con alta fascia decorata a spina di pesce. Argilla simile a B, con molti inclusi.
Livello H inferiore
446Tav. 22, 2. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla A3.
447Tav. 22, 8. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla B.
448Tav. 22, 3. Framm. di dolio a fascia liscia. Argilla A3.
449Tav. 22, 4. Framm. di dolio a fascia liscia. Argilla A3.
450Tav. 22, 1. Framm. di fondo piano. Argilla A2.
451Un altro frammento con alta fascia liscia, argilla A3.
Livello H
452Tav. 20, 3. Framm. di dolio con orlo a tesa aggettante verso l’esterno. Argilla A3.
453Tav. 22, 5. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla A2.
454Tav. 20, 4. Framm. con cordone a tacche. Argilla A2.
455Altri frammenti di cui uno con cordone liscio ed argilla A3, gli altri di argilla A2.
Rettifica della scarpata t. 2
456Tav. 22, 6. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla A1.
457Tav. 22, 7. Framm. di dolio con cordone liscio. Argilla A2.
458Un frammento di argilla A2.
Sporadici
459Tav. 22, 10. Framm. di dolio con orlo a tesa aggettante verso l’interno. Argilla A2.
460Tav. 20, 5. Framm. di dolio a fascia tricostolata. Argilla A1.
461Tav. 22, 9. Framm. di ansa verticale a sezione pressoché circolare. Argilla A1.
462Altri frammenti, tre con fascia tricostolata e argilla rispettivamente A2, A3, B2; un quarto frammento, di fondo di argilla B. [GB, AC]
2.5. I frammenti micenei
Settore Β
Strato 1W
4631) Frammento di orlo di vaso di forma aperta. Argilla rosa ben depurata, porosa. Tracce di una banda rossa opaca e scrostata sia all’esterno che all’interno dell’orlo (tavv. 23, 1; 25, 5).
h. 1,7; l. 2,9; sp. 0,7.
4642) Frammento di orlo di vaso aperto con parete svasata ed orlo ingrossato ed arrotondato. Argilla Beige depurata, ingubbiatura color crema tendente al verdastro, sia all’interno che all’esterno. L’orlo è sottolineatoesternamente ed internamente da una banda di pittura nera, opaca, piuttosto scrostata. All’esterno è visibile parte di una seconda banda parallela alla prima (tavv. 23, 2; 25, 4).
h. 3; l. 3,7; sp. 0,5.
4653) Frammento di labbro di vaso con spalla distinta. Argilla ben depurata, rosea, con minuscoli inclusi. Ingubbiatura color crema solamente sulla superficie esterna. La decorazione consiste di una fascia di colore nero opaco che sottolinea la congiunzione fra labbro e spalla e di una fascia più spessa, sagomata, dipinta direttamente sulla superficie del vaso all’interno del labbro (tavv. 23, 3; 25, 2).
h. 1,7; l. 2,8; sp. 0,4-0,6.
4664) Frammento di parete di vaso di forma indeterminabile. Argilla rosea, ben depurata, ben lisciata all’esterno e scabra all’interno. Sono ben visibili le linee del tornio. Nessuna decorazione (tav. 23, 4; 25, 1).
h. 2,7; l. 3,7; sp. 0,8-0,9.
Strato 1/2W (fra le pietre)
4675)Frammento di parete di vaso chiuso. Argilla rosa ben depurata color camoscio lucente. La decorazione, tracciata in colore bruno diluito, consiste in due tratti curvilinei che si intersecano e che potrebbero forse appartenere ad un motivo floreale. All’interno sono ben visibili le linee del tornio (tavv. 23, 5; 25, 3).
h. 1,9; l. 1,8; sp. 0,4.
Strato 2a W
4686) Frammento di orlo di vaso aperto. Argilla rosea ben depurata con ingubbiatura color crema. Orlo decorato internamente ed esternamente da una banda di colore roseo, sfumato fino al bruno chiaro verso l’interno (tavv. 23, 6; 25, 6).
h. 2; l. 2,8; sp. 0,3.
4697) Frammento di parete di vaso chiuso di grandi dimensioni. Argilla rosea con minuscoli inclusi, leggermente porosa. Esternamente presenta un’ingubbiatura grigiastra molto chiara, ben lisciata, con qualche incluso affiorante. Internamente si notano deboli tracce di tornio (tavv. 23, 7; 25, 11).
h. 4,9; l. 6,1; sp. 0,6-0,7.
4708) Frammento di spalla di vaso di grandi dimensioni. Argilla rosea, compatta, depurata, con qualche minuscolo incluso micaceo. Ingubbiatura color beige-rosato, lucida e omogenea con tracce di stecca. Due sottili bande di pittura rosso-bruna un po’scrostata e opaca presso la frattura superiore. L’interno presenta evidenti tracce di tornio (tavv. 23, 8; 25, 12).
h. 4; l. 4,7; sp. 0,35-0,9.
4719) Frammento di vaso chiuso di piccole dimensioni. Argilla rosa con minuscoli inclusi micacei ed altri nerastri di maggiori dimensioni. Ingubbiatura rosea. È decorato da due bande di pittura rosso-bruna, un po’scrostata e con un motivo curvilineo del quale si intravvede una piccola porzione presso la frattura inferiore. Internamente presenta un’ampia scheggiatura. La parte interna è ben lisciata e sono visibili le linee del tornio (tavv. 23, 9; 25, 10).
h. 3,2; l. 2,7; sp. 0,5-0,6.
Strato 2b W
47210) Frammento di parete di vaso di forma indeterminabile. Argilla bruno-chiara con inclusi micacei e nerastri, piuttosto porosa. Banda di colore nerastro leggermente scrostata. La superficie interna irregolare denuncia la fattura non al tornio. All’interno si notano tracce di pittura grigiastra semilucida (tavv. 23, 10; 25, 8).
h. 3; l. 2,8; sp. 0,4-0,6.
47311) Frammento probabilmente pertinente alla spalla di un alabastron a parete dritta. Argilla rosea ben depurata, ingubbiatura beige chiaro, lucida. È decorato con un motivo a semicerchi concentrici irregolari ed incompleti, tracciati in color bruno rossiccio, molto diluito in alcuni tratti. Internamente sono ben visibili le linee di tornio (tavv. 23, 11; 25, 7).
h. 3; l. 2,9; sp. 0,3-0,5.
Strato 3W inferiore
47412) Frammento di orlo di vaso aperto. Argilla beige con nucleo grigiastro, con minuscoli inclusi. Ingubbiatura bruno-chiara, quasi completamente scomparsa sulla faccia esterna. L’orlo presenta una fascia di pittura bruno-nerastra sia all’esterno che all’interno. Tale fascia è molto scrostata all’esterno e piuttosto diluita all’interno (tavv. 24, 1; 26, 2).
h. 2,6; l. 3,1; sp. 0,4-0,6.
47513) Frammento di grande vaso chiuso. Argilla rosea, compatta, con qualche piccolo incluso. All’esterno ha un’ingubbiatura color camoscio ed è decorato da bande di pittura nera scrostata in più punti. All’interno sono molto visibili le tracce del tornio (tavv. 24, 4; 26, 4).
h. 3,1; l. 8,5; sp. 0,7-0,9.
47614) Frammentino di parete di vaso chiuso. Argilla rosa intenso con nucleo grigiastro, ben depurata. Ingubbiatura color camoscio chiaro, lucida. Sulla superficie sono visibili due sottili bande oblique di pittura bruna (tavv. 24, 2; 26, 3).
h. 2,4; l. 1,7; sp. 0,4.
Strato 3E
47715) Frammento di vaso chiuso. Argilla rosa, ben depurata con superficie farinosa. Deboli tracce di ingubbiatura color crema. Τracce di due bande verticali. Linee di tornio ben visibili all’interno (tavv. 24, 5; 25, 9).
h. 2,9; l. 2,7; sp. 0,3.
Strato 3W inferiore/4W
47816) Frammento di vaso di piccole dimensioni, comprendente un breve labbro distinto e svasato, con orlo arrotondato e l’inizio della spalla. Argilla rosa ben depurata, con ingubbiatura color crema. Tutto il labbro esternamente e in parte internamente è dipinto in rosso brillante con sfumature brune sul margine inferiore. Una seconda fascia rossa è visibile in minima parte all’inizio della spalla (tavv. 24, 3; 26, 1).
h. 1,8; l. 4; sp. 0,3-0,4; diam. ca. 5,5.
Pendio Est
Sporadico
47917) Frammento di vaso di forma chiusa di dimensioni medie. Argilla depurata con qualche piccolo irrcluso nella zona di massimo spessore. Colore grigiastro probabilmente dovuto ad eccesso di cottura. Anche l’ingubbiatura ha assunto un colore grigio. L’esterno è decorato da due bande di pittura nerastra e da una linea più sottile dello stesso colore ad andamento curvilineo (forse sottolinea l’attacco di un’ansa). All’interno sono evidenti le linee del tornio (tavv. 24, 6; 26, 5).
h. 4; l. 4,6; sp. 0,3-0,5.
480I frammenti di ceramica dipinta, ο semplicemente figulina e tornita, rinvenuti negli strati dell’età del bronzo, sono abbastanza numerosi in proporzione alle limitate dimensioni dello scavo, ma purtroppo di difficile classificazione ed interpretazione a causa della loro esiguità e genericità. È comunque possibile tentare una valutazione tipologica e cronologica di alcuni di essi, tenendo anche conto del contesto nel quale sono stati rinvenuti237.
481Alcuni frammenti si possono immediatamente classificare come micenei di fattura ottima (nn. 5, 6, 11, 13, 14, 16) o buona (nn. 8, 12, 15, 17) mentre altri presentano maggiori difficoltà di inquadramento. Fra i frammenti del primo gruppo il n. 11 appartiene alla spalla di un alabastron della forma FS 93 ο 94 (Miceneo III A e III B) ed è decorato con un motivo a fascio di linee curve che si avvicina al motivo a semicerchi concentrici, intermedio quindi fra FM 19/26-31 e FM 43. Il confronto migliore sembra essere un alabastron da Prosymna databile probabilmente ancora nei limiti del Miceneo III A ο agli inizi del III Β238. Allo stesso III A è probabilmente databile il frammento n. 16, appartenente ad un vaso di piccole dimensioni, forse un alabastron della forma FS 85 (Miceneo III A2-III B) oppure un vasetto globulare della forma FS 77 che non dovrebbe essere più recente del Miceneo III A1. Pur nell’impossibilità di stabilire a quale forma di vaso appartenga il frammento, una datazione nel Miceneo III A sembra ragionevolmente proponibile239.
482Il frammento n. 5 è purtroppo molto esiguo ma di grande interesse. Infatti la decorazione potrebbe appartenere ad un motivo floreale; se così fosse il frammento non dovrebbe essere più tardo del Miceneo III Α. Il frammento n. 13 appartiene ad un vaso di grandi dimensioni (anfora? anfora a staffa?) non databile con precisione a causa della genericità della decorazione, ma molto probabilmente non più antico del Miceneo III A.
483Fra gli altri frammenti attribuibili a fabbricazione sicuramente micenea nessuno offre elementi di datazione. I nn. 6 e 12 appartengono ad orli di vasi aperti, probabilmente coppe ο crateri, comuni in tutto 1’arco del Miceneo III; il n. 8 potrebbe appartenere alla spalla di un’anfora a staffa, mentre l’ingrossamento della parete del n. 17 fa ritenere che si tratti di un vaso provvisto di ansa (o anse) il cui attacco sarebbe sottolineato dalla sottile linea curva visibile presso la rottura. Inoltre il colore grigio della superficie ed anche della sezione è probabilmente dovuto ad eccesso di cottura.
484I due frammenti acromi nn. 4 e 7 appartengono a vasi di grandi dimensioni ed usati come contenitori240. Alcuni frammenti si discostano per le loro caratteristiche tecniche dalla ceramica micenea propriamente detta ed immediatamente identificabile come tale. I frammenti nn. 1, 2 e 9 sono molto opachi ed hanno inclusi micacei; potrebbero essere attribuiti a fabbriche provinciali nell’ambito del mondo miceneo ο anche a fabbricazione locale. Propenderei decisamente per la fabbricazione locale per i frammenti nn. 3 e 10241.
485Il primo, appartenente ad un vaso di piccole dimensioni, presenta all’esterno un’ingubbiatura biancastra piuttosto farinosa sulla quale è tracciata una linea di colore nero opaco che tende a scrostarsi. All’interno una banda dello stesso colore è applicata direttamente sull’argilla senza ingubbiatura. Questi caratteri avvicinano il frammento a ceramiche rinvenute in centri protostorici della Puglia, classificabili forse come «micenee di fabbricazione locale»242. Tali ceramiche sono generalmente tornite e si discostano per forme e repertorio decorativo dalla ceramica dipinta detta «protogeometrica iapigia»243. Il frammento n. 10 sembra invece fatto a mano e presenta la superficie interna dipinta in colore grigiastro semilucido, altro elemento che lo discosta dalla produzione micenea.
486Dopo aver tentato di classificare i frammenti dipinti in base alle caratteristiche loro proprie, bisogna confrontare quanto detto con la loro posizione stratigrafica relativa e con il contesto locale. Gli unici tre frammenti per i quali abbiamo proposta una cronologia sono i nn. 5, 11 e 16 che sembrano assegnabili al Miceneo III A e forse agli inizi del III Β. Tale datazione sembra abbastanza coerente con la posizione dei frammenti 11 e 16 in contesti ο puramente del Bronzo medio (n. 16) ο del Bronzo recente con presenza di materiali del Bronzo medio (n. 11). Ricordiamo infatti che il passaggio fra la media e la tarda età del bronzo si suole porre in un momento non ben definito del Miceneo III B, sia in base ai dati della stratigrafia di Lipari, sia in base a quelli di Porto Perone244.
487Meno chiara è la situazione del frammento n. 5, rinvenuto in un punto dove la stratigrafia non è molto netta. Infatti l’indicazione 1W-2W (fra le pietre) indica un punto dove confluiscono praticamente tre strati (1W, 2a e 2b). La prevalenza del materiale è in ogni caso del Bronzo recente con qualche frammento del Bronzo medio in 2b. Abbiamo comunque precisato come l’attribuzione del frammento al Miceneo III A sia da considerare assai incerta; essa è resa ancor più problematica dalla sua posizione stratigrafica, anche se la fattura particolarmente pregevole del vaso potrebbe ovviamente aver provocato una sua lunga conservazione.
488Molto interessante è la posizione dei frammenti che abbiamo definito di produzione locale. La datazione al Bronzo recente dello strato 2b, al quale appartiene il frammento n. 10, designa quest’ultimo come uno dei più antichi tentativi di produrre localmente ceramica dipinta245. Il frammento n. 3 invece, rinvenuto in un contesto attribuibile ad una fase avanzata del Bronzo recente e, forse, al Bronzo finale, è più coerente con quanto già sappiamo sull’inizio della produzione indigena di ceramica dipinta.
489Nel concludere queste brevi considerazioni preliminari sui frammenti di Broglio sembra opportuno sottolineare, pur nei limiti imposti dallo stato dei frammenti, la notevole varietà delle ceramiche di importazione rappresentate. Accanto a forme chiuse di piccole dimensioni, generalmente collegate al trasporto di olii profumati e di sostanze pregiate, notiamo anche frammenti di grandi contenitori, forse in un caso di tipologia levantina, e frammenti di vasi aperti per bere. È invece purtroppo impossibile stabilire le specifiche provenienze dei frammenti da diverse regioni del mondo egeo.
490Il sito di Broglio quindi, grazie alla sua posizione non troppo distante dal golfo di Taranto, può avere rappresentato un attracco opportuno per le navi che percorrevano la rotta dalle stazioni pugliesi a quelle siciliane ed eoliane e si qualifica come un nuovo punto saldo per lo studio delle relazioni fra Egeo ed Italia nell’età del bronzo. [LV]
2.6. I materiali del Bronzo finale e della prima età del ferro
491I livelli superiori hanno restituito, per lo più in associazione tra loro, frammenti di ceramica d’impasto e frammenti di ceramica figulina, solitamente dipinta, oltre ai frammenti di ceramica grigia e di dolii cordonati di cui si è già trattato (pp. 94 ss., 103 ss.).
492CERAMICA D’IMPASTO - Appare contraddistinta dal ricorrere di un certo numero di fogge, elementi formali e decorativi, ed altre caratteristiche, che costituiscono un insieme tipologicamente abbastanza ben definito. Non mancano però anche elementi isolati. Ad una gamma di varietà di impasti che va via via da un vasellame relativamente più fine ad uno più rozzo sono da riferire:
493Frammenti con decorazione a fasci di solcature. Pertinenti a quanto pare alla spalla ο anche al collo di vasi non piccoli, panciuti ο biconici, presentano quasi costantemente un impasto da grigio-scuro a nero, con superficie esterna lisciata, ma a colorazione variabile dal bruno al grigio al nero. Le solcature sono per lo più orizzontali (tavv. 27, 4; 32, 6, 7), in un caso in combinazione con solcature oblique (tav. 28, 6), forse un motivo a zig-zag od analogo; un frammento reca larghe solcature ο scanalature verticali (tav. 29, 7), che suggeriscono un ornato ad andamento metopale; un altro, infine, diverso anche per impasto e superficie, presenta fasci di solcature obliqui e contrapposti, probabilmente un motivo a triangoli con tratteggio alterno intrecciato246 (tav. 34, 7): la sua giacitura stratigrafica è alquanto più alta di quella del restò degli esemplari.
494Frammento con decorazione a bande punteggiate (tav. 29, 8): forse un motivo con banda a festone al di sotto di bande orizzontali alternativamente campite e vuote. I punti impressi sono riempiti di pasta bianca. Il punteggio disordinato e l’incongruità della sintassi impediscono un inquadramento tipologico convincente.
495Tazze cοn carena molto accentuata. Un solo esemplare (tav. 32, 10) documenta la forma complessiva, biconica schiacciata con carena alta a spigolo molto vivo, parete fortemente rientrante a profilo concavo, imboccatura stretta. L’impasto presenta caratteri piuttosto costanti, in particolare la superficie esterna, quasi sempre non lisciata. Ad alcuni frammenti inomati (tavv. 27, 9; 29, 4) se ne accompagnano altri, in cui la carena è sottolineata da una coppia di solcature orizzontali tracciata immediatamente al di sopra (tav. 32, 10), ο da una serie di costolature oblique (tav. 34, 4), ο infine — probabile schematizzazione del motivo precedente — da una serie di tacche oblique (tav. 32, 5).
496È interessante rilevare che solcature orizzontali e tacche oblique si associano tra loro su di un frammento da Torre Guaceto247 pertinente a questa stessa foggia vascolare, e proveniente da un livello con materiali almeno in parte riferibili all’età del bronzo finale, di cui torneremo a far cenno più avanti. Alquanto diversi da quelli descritti per dimensioni, spessore delle pareti ed alcuni dettagli del profilo sono due frammenti (tav. 29, 1, 6), uno dei quali presenta, immediatamente al di sopra della carena, l’attacco inferiore di un’ansa verticale a nastro. Ad una di queste tazze può forse avere appartenuto un frammento di fondo umbilicato (tav. 29, 11).
497Ciotole carenate di varia forma (tav. 28, 9; 29, 2; 32, 9, 11, 14). Un gruppo del tutto eterogeneo per forma complessiva, dettagli del profilo e caratteristiche degli impasti. Non è da escludere che si tratti in realtà, almeno in parte, di frammenti in giacitura secondaria, pertinenti in origine ad orizzonti più antichi.
498Scodelle ad orlo rientrante. Sono rappresentate sia la varietà a profilo angolare, con orlo distinto dalla vasca mediante uno spigolo (tav. 34, 2), sia quella a profilo convesso; dei frammenti pertinenti a quest’ultima, uno presenta, immediatamente al di sotto del labbro, l’attacco di un’ansa a maniglia semicircolare (tav. 29, 3), gli altri due recano una bugnetta in corrispondenza del punto di massima espansione (tavv. 29, 14; 32, 13). L’impasto, da grigio a nero, e con superficie solo a volte lisciata, è abbastanza uniforme.
499Scodelle ad orlo rientrante con costolature oblique. Si tratta di due esemplari estremamente diversi tra loro. Nell’uno (tav. 34, 1) l’orlo, distinto dalla vasca mediante uno spigoloe interessato dalla decorazione a costolature oblique, rientra in modo estremamente accentuato, pur presentando un profilo lievemente concavo immediatamente al di sotto del labbro. Nell’altro (tav. 34, 3) la forma complessiva è di gran lunga più aperta, e l’orlo con le costolature oblique, anche qui distinto dalla vasca mediante uno spigolo, non accenna a rientrare se non in corrispondenza del labbro, ed in modo appena sensibile; l’ansa a maniglia semicircolare (o triangolare?) è impostata direttamente sul labbro, e rivolta verso l’alto, quasi in verticale. La stessa decorazione a costolature oblique ricorre su di un frammento (tav. 32, 4) pertinente, piuttosto che ad una scodella, alla spalla di un vaso biconico.
500Scodella ad orlo rientrante con cordone applicato (tav. 28, 8). L’orlo, distinto dalla vasca mediante uno spigolo, reca un cordone ad andamento angolare, che confronti da contesti della prima età del ferro248 ci consentono forse di integrare in una finta presa a W.
501Anse con costolature ο scanalature oblique. Due frammenti sono riferibili ad anse verticali a bastoncello con attacchi nastriformi: l’uno, decorato a scanalature e pertinente ad un’ansa sopraelevata, (tav. 29, 5) conserva l’attacco superiore, con sulla faccia interna il caratteristico motivo delle due scanalature poste a V con una cuppella al centro; l’altro, a costolature come tutti gli esemplari restanti (tav. 34, 6), l’attacco inferiore. Altri tre (tavv. 29, 9, 10; 34, 8) vanno verosimilmente riferiti ad anse a maniglia semicircolare. Caratteri abbastanza costanti in questo gruppo sono l’impasto bruno-rossiccio e la superficie bruna lisciata.
502Anse tricostolate. Si tratta di due frammenti di anse verticali a nastro (tav. 29, 12, 13). Vale la pena di richiamare un parallelo da Torre Guaceto249, proveniente da un livello sovrastante quello ricordato più sopra, e caratterizzato soprattutto da ceramica del geometrico japigio.
503Frammento con decorazione a costolature orizzontali (tav. 30, 2). Le costolature sembrano accostate a coppie.
504Vaso biconico con collo fortemente rigonfio (tav. 34, 9). La foggia, tipica della prima età del ferro meridionale250, e per la quale ritroveremo qualche analogia anche nella ceramica figulina di questo sito, è qui particolarmente enfatizzata.
505Anse a maniglia semicircolare. Due esemplari (tav. 30, 1, 3) sembrano doversi riferire ad olle più ο meno panciute; gli altri due (tavv. 27, 11; 28, 3), il primo dei quali presenta una cuppella a lato dell’attacco, potrebbero invece essere pertinenti a biconici ο anche a scodelle con orlo rientrante. Caratteri piuttosto costanti sono in questo gruppo l’impasto da grigio a nero e la superficie bruna ο bruno-grigia, lisciata.
506Fusaiole. I tre esemplari appartengono a tre fogge diverse: biconico-lenticolare la prima (tav. 27, 5), biconica con probabili tracce di leggere sfaccettature la seconda (tav. 28, 11), poligonale a corpo schiacciato (tav. 35, 1) la terza.
507Ollette ad orlo rientrante con ornato a cordoni. La forma complessiva è globulare schiacciata — peraltro alquanto rastremata verso il fondo (tavv. 27, 6; 30, 9) — con l’orlo che rientra in modo estremamente accentuato (tavv. 28, 7, 10; 30, 4). Tra due cordoni orizzontali, posti l’uno al di sotto dell’orlo (tavv. 28, 7, 10; 30, 4) e l’altro al di sopra del fondo (tav. 27, 6), si inserisce la decorazione, anch’essa a cordoni applicati, a unghiate ο ditate, ο anche lisci, disposti a formare motivi piuttosto complessi: chiaramente leggibile è la ruota raggiata ovvero disco solare (tav. 28, 7), la quale probabilmente ricorre in due frammenti più piccoli (tav. 30, 5, 6), che sono pertanto verosimilmente anch’essi da attribuire alla foggia in questione; meno decifrabili sono i due riquadri tangenti per un vertice, uno dei quali con diagonale, di un altro frammento (tav. 30, 9). Assai peculiari ed uniformi sono i caratteri dell’impasto, per lο più bruno-rossiccio, con superficie spesso a chiazze rosse e nere.
508Altri vasi con ornato a cordoni. Analoghi a quello del gruppo precedente per la decorazione a cordoni e per le caratteristiche dell’impasto e delle superfici, ma da essi ben diversi per il profilo rettilineo ο comunque poco convesso (tavv. 30, 10; 35, 2), sono alcuni frammenti, per uno solo dei quali (tav. 27, 3) è individuabile la forma complessiva, che è quella di un’olla con pareti rastremate verso l’alto, ad andamento forse ovoide, ο invece, come sembra indicare un altro frammento, a profilo angolare (tav. 32, 12), biconico ovvero cilindro-conico.
509Frammenti con prese a bugna impostate su cordoni. Non è improbabile, come suggeriscono fra l’altro i caratteri dell’impasto e delle superfici, che almeno una parte di queste prese appartenessero a vasi della categoria appena descritta, ο eventualmente anche di quella precedente (tavv. 27, 7, 10; 30, 7, 8; 32, 8).
510Frammenti con bugnette. Solo due esemplari, analoghi per impasto e superfici, sicuramente non pertinenti a scodelle ad orlo rientrante (tavv. 27, 8; 32, 3).
511Olle ad orlo svasato di varia forma (tavv. 27, 1, 2; 30, 11; 32, 1, 2). Anche in questo caso si tratta di un gruppo assai eterogeneo per forma complessiva e dettagli del profilo, mentre per quanto riguarda l’impasto si hanno alcune caratteristiche relativamente costanti, in particolare le tonalità rossicce ο bruno-rossicce della superficie, in genere lisciata.
512Olla con orlo ad imbuto con spigolo interno (tav. 33, 5). Anche questa foggia trova riscontro nella ceramica figulina del sito.
513Olle con colletto. Foggia nota alla prima età del ferro meridionale251, qui assai variabile per dimensioni, per sviluppo del colletto e forma complessiva del corpo, che passa dall’ovoide (tav. 33, 2) al globulare (tav. 33, 1). Un esemplare (tav. 35, 3), la cui pertinenza a questo gruppo è incerta non potendosi escludere la presenza di un vero e proprio collo, reca sulla spalla l’attacco di un’ansa a maniglia e una bugnetta. Comune ai tre frammenti è l’impasto a superficie bruna lisciata.
514Dolii tronco-conici con cordone, ad orlo svasato. I due esemplari, entrambi con cordone liscio al di sotto dell’orlo (tav. 31, 1, 2), sono analoghi per l’impasto grigio.
515Vasi tronco-conici con cordone, ad orlo diritto. I due esemplari, entrambi con cordone liscio al di sotto dell’orlo, e di impasto bruno-rossiccio, appartengono a vasi di dimensioni alquanto diverse: l’uno (tav. 31, 3) ad un dolio, l’altro (tav. 31, 4) piuttosto ad un poculo.
516Fornello (?). Frammento probabilmente pertinente al diaframma di un fornello (tav. 34, 5).
Strato 1W
517Tav. 27, 4. Framm. con decorazione a fasci di solcature. Impasto nero con inclusi, superficie nera all’esterno, bruna all’interno.
518Tav. 27, 9. Framm. di tazza con carena molto accentuata. Impasto nerastro con inclusi, superficie lisciata, a tratti leggermente abrasa.
519Tav. 27, 11. Framm. con attacco di ansa a maniglia semicircolare, con a lato una cuppella poco profonda. Impasto da grigio scuro a nero con inclusi chiari, superficie bruna lisciata.
520Tav. 27, 5. Framm. di fusaiola biconico-lenticolare. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
521Tav. 27, 6. Framm., appartenente alla parte inferiore col fondo, di un’olletta con ornato a cordoni. Cordoni a unghiate. Impasto bruno, superficie bruna e nera all’esterno, rossiccia all’interno.
522Tav. 27, 3. Framm. di orlo e parete, appartenente ad un’olla a corpo rastremato verso l’alto, con ornato a cordoni. Cordone liscio. Impasto da grigio scuro a bruno-rossiccio con grossi inclusi, superficie da grigia scura a bruna, lisciata.
523Tav. 27, 7. Framm. con presa a bugna impostata su cordone liscio. Impasto grigio scuro con inclusi chiari; superficie bruno-rossiccia con chiazze scure lisciata all’esterno, da grigia scura a nera con tracce di steccatura all’interno.
524Tav. 27, 10. Framm. con presa a bugna impostata su cordone liscio. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie rossiccia con chiazze scure, lisciata.
525Tav. 27, 8. Framm. di orlo con bugnetta. Impasto da grigio a bruno-rossiccio con inclusi, superficie da bruna a grigia, lisciata.
526Tav. 27, 2. Framm. di olletta (?) con orlo svasato e labbro assottigliato. Impasto grigio con inclusi, superficie grigia all’esterno, bruno-rossiccia, levigata, all’interno.
527Tav. 27, 1. Framm. di olla ovoide con orlo svasato e breve gola, segnata inferiormente da uno spigolo che tende a perdersi, forse in prossimità di un’ansa. Impasto scuro con inclusi, superficie da grigia a bruno-rossiccia all’esterno, grigia lisciata all’interno.
528Cfr. anche le tavv. 28, 1, 2, 5 (ceramica d’impasto del Bronzo medio e recente), 21, 3, 5 (dolii cordonati), 23, 1-4 (ceramica micenea).
Strato 1W, in corrispondenza della rettifica della scarpata – Taglio 2
529Tav. 28, 6. Framm. con decorazione a fasci orizzontali e obliqui di solcature. Impasto nero con inclusi, superficie bruna e grigia, lisciata.
530Tav. 28, 8. Framm. di scodella ad orlo rientrante con cordone angolare applicato. Impasto grigio con inclusi, superficie lisciata, bruna all’esterno, nera all’interno.
Taglio 3
531Tav. 28, 3. Framm. di ansa a maniglia semicircolare. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna e grigia, lisciata.
532Tav. 28, 4. Framm. di ansa verticale a bastoncello con sezione quadrangolare. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna e grigia.
533Cfr. anche le tavv. 22, 6, 7 (dolii cordonati), 35, 9 (ceramica figulina).
Strato 1E
534Tav. 28, 9. Framm. di ciotola carenata. Al di sopra della carena alta parete rettilinea rientrante; orlo svasato, il cui diametro sembra inferiore a quello alla carena. Impasto nero con inclusi, superficie nera parzialmente lisciata.
535Tav. 28, 11. Fusaiola biconica, con probabili tracce di leggere sfaccettature. Impasto rosso-nero con numerosi piccoli inclusi, superficie lisciata, a tratti abrasa.
536Tav. 28, 7. Framm. di orlo e parete, appartenente ad un’olletta ad orlo rientrante con ornato a cordoni. Cordoni a unghiate, motivo a ruota raggiata. Impasto bruno con inclusi in parte grossolani, superficie rossa e nera all’esterno.
537Tav. 28, 10. Framm. di orlo e parete, appartenente ad un’olletta ad orlo rientrante con ornato a cordoni. Cordone a unghiate. Impasto rosso-nero con inclusi minuti, in parte micacei, superficie rossa e nera lisciata all’esterno, rossiccia all’interno.
538Cfr. anche le tavv. 28, 12 (ceramica d’impasto del Bronzo medio e recente), 17, 12 (ceramica grigia), 21, 6-9 (dolii cordonati), 37, 7, 8 (ceramica figulina).
Livello H inferiore
539Tav. 29, 7. Framm. con fascio verticale di larghe solcature. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigia, lisciata, all’esterno, bruna chiara, abrasa, all’interno.
540Tav. 29, 8. Framm. con decorazione a bande punteggiate. I punti impressi sono riempiti di pasta bianca. Impasto rossiccio con inclusi, superficie rossiccia.
541Tav. 29, 4. Framm. di tazza con carena molto accentuata. Impasto nero con inclusi, superficie rossiccia lisciata all’esterno, nera all’interno.
542Tav. 29, 1. Framm. di tazza, vicina alla foggia con carena molto accentuata. Presenta, immediatamente al di sopra della carena, l’attacco inferiore di un’ansa verticale a nastro. Impasto da nero a bruno scuro con inclusi, superficie nera lisciata.
543Tav. 29, 6. Framm. di tazzetta, vicina alla foggia con carena molto accentuata, a pareti molto sottili. Impasto grigio scuro con inclusi grossolani, superficie lisciata, chiazzata di scuro e con un’impronta di polpastrello, all’esterno, nera all’interno.
544Tav. 29, 11. Framm. di fondo umbilicato, appartenente forse ad una tazza carenata. Impasto rosso-nero con inclusi grossolani, superficie nera lisciata.
545Tav. 29, 2. Framm. di ciotola carenata. Al di sopra della carena parete lievemente concava ed inclinata verso l’esterno, con labbro appena prominente. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie lisciata.
546Tav. 29, 3. Framm. di scodella ad orlo rientrante con profilo convesso. Presenta, immediatamente al di sotto del labbro, l’attacco di un’ansa a maniglia semicircolare. Impasto grigio con inclusi, superficie grigia scura.
547Tav. 29, 14. Framm. di scodella ad orlo rientrante con profilo convesso, con bugnetta sotto il labbro. Impasto nero con piccoli inclusi, superficie nera lisciata.
548Tav. 29, 5. Framm. di ansa verticale sopraelevata a bastoncello con attacchi nastriformi, a scanalature oblique. Internamente, in corrispondenza dell’attacco superiore, due scanalature a V delimitanti uno spazio triangolare con cuppella al centra. Impasto rossiccio e bruno con inclusi, superficie bruno-rossiccia e grigia, lisciata.
549Tav. 29, 10. Framm. probabilmente di ansa a maniglia semicircolare, a costolature oblique. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
550Tav. 29, 9. Framm. probabilmente di ansa a maniglia semicircolare, a costolature oblique. Impasto brunorossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
551Tav. 29, 13. Framm. di ansa verticale a nastro tricostolato. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata.
552Tav. 29, 12. Framm. di ansa verticale a nastro tricostolato. Impasto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
553Tav. 30, 2 Framm. con decorazione a costolature orizzontali accoppiate. Impasto nerastro con inclusi chiari, in parte micacei, superficie lisciata all’esterno.
554Tav. 30, 1. Framm. di parete con ansa a maniglia semicircolare a sezione quadrangolare, appartenente probabilmente ad un’olla. Impasto rosso con nucleo nero ed inclusi grossolani, superficie bruno-grigia lisciata.
555Tav. 30, 3. Framm. di parete con ansa a maniglia semicircolare, appartenente probabilmente ad un’olla panciuta. Impasto nero con inclusi, superficie bruna chiara lisciata.
556Tav. 30, 4. Framm. di orlo e parete, appartenente ad un’olletta ad orlo rientrante con ornato a cordoni. Cordone a ditate. Impasto bruno-grigio con inclusi, superficie bruno-grigia all’esterno, bruno-rossiccia all’interno.
557Tav. 30, 9. Framm. di parete, appartenente ad un’olleta ad orlo rientrante con ornato a cordoni. Cordoni lisci, motivo a riquadri tangenti. Impasto rossiccio con inclusi, superficie rossiccia.
558Tav. 30, 5. Framm. di parete, appartenente forse ad un’olletta con ornato a cordoni. Cordoni a unghiate, motivo a ruota raggiata. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna lisciata all’esterno, rossiccia all’interno.
559Tav. 30, 6. Framm. di parete, appartenente forse ad un’olletta con ornato a cordoni. Cordoni a unghiate ο tacche, motivo a ruota (raggiata?). Impasto grigio scuro con inclusi, superficie grigia scura all’esterno, rossiccia all’interno.
560Tav. 30, 10. Framm. di parete, appartenente ad un vaso a profilo rettilineo con ornato a cordoni. Cordone liscio. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna.
561Tav. 30, 7. Framm. con presa a bugna impostata su cordone a unghiate. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-rossiccia.
562Tav. 30, 8. Framm. con grossa presa a bugna. Impasto bruno con inclusi, superficie rossiccia all’esterno, bruna all’interno.
563Tav. 30, 11. Framm. di olla con orlo svasato in misura appena sensibile. Impasto rossiccio con inclusi, superficie rossiccia.
564Tav. 31, 1. Framm. di dolio tronco-conico con cordone liscio, ad orlo svasato. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruno-rossiccia parzialmente lucidata all’esterno, grigia all’interno.
565Tav. 31, 2. Framm. di dolio tronco-conico con cordone liscio, ad orlo appena svasato. Impasto grigio con inclusi, superficie bruno-grigia.
566Tav. 31, 3. Framm. di dolio tronco-conico con cordone liscio, ad orlo diritto. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruna all’esterno, rossiccia all’interno.
567Tav. 31, 4. Framm. di poculo tronco-conico con cordone liscio, ad orlo diritto. Impasto bruno-rossiccio, superficie bruno-rossiccia con chiazze scure all’esterno, bruna scura all’interno.
568Tav. 31, 5. Framm. di fondo con piede ad anello appena accennato. Impasto nero e bruno-rossiccio «biscotto» con inclusi, superficie bruno-rossiccia.
569Cfr. anche le tavv. 17, 11 (ceramica grigia), 22, 1-4, 8 (dolii cordonati), 35, 4-6, 10, 11 (ceramica figulina).
Livello H
570Tav. 32, 6. Framm. con con decorazione a fasci di solcature. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie lisciata.
571Tav. 32, 7. Framm. con decorazione a fasci di solcature. Impasto nerastro con numerosi piccoli inclusi, in parte micacei, superficie bruno-rossiccia lisciata all’esterno, nera, molto abrasa, all’interno.
572Tav. 32, 10. Framm. di orlo e parete, appartenente ad una tazza biconica con carena alta molto accentuata, con coppia di solcature orizzontali immediatamente al di sopra della carena stessa. Impasto grigio e rossiccio con inclusi, superficie nera lisciata, esternamente abrasa al di sotto della carena.
573Tav. 32, 5. Framm. di tazza con carena molto accentuata, con serie di tacche oblique in corrispondenza della carena stessa. Impsto nero con inclusi, superficie nera lisciata.
574Tav. 32, 11. Framm. di ciotola carenata a gola, con diametro all’orlo superiore a quello alla carena. Impasto nero con inclusi, superficie bruna all’esterno, grigia scura all’interno.
575Tav. 32, 9. Framm. di ciotola carenata. Al di sopra della carena parete lievemente concava; orlo svasato, il cui diametro sembra superiore a quello della carena. Impasto nero con inclusi, superficie bruno-grigia, lisciata, all’esterno, nera all’interno.
576Tav. 32, 14. Framm. di ciotolina carenata (o poculo?). Al di sopra dell’alta carena parete lievemente concava; labbro superiormente appiattito, obliquo. Impasto bruno con inclusi, superficie nera lisciata.
577Tav. 32, 13. Framm. di scodella ad orlo rientrante con profilo convesso, con bugnetta sotto il labbro. Impasto nerastro con inclsi, superficie rossa e nera, lisciata, all’esterno, nera all’interno.
578Tav. 32, 4. Framm. di parete con decorazione a costolature oblique, forse pertinente alla spalla di un vaso biconico. Impasto nero con inclusi, superficie nera, un po’abrasa.
579Tav. 32, 12. Framm. di parete, appartenente ad un vaso con ornato a cordoni, a profilo rettilineo angolare, dunque biconico ovvero cilindro-conico. Cordoni a unghiate. Impasto bruno-rossiccio a chiazze nere con inclusi grossolani; superficie rossiccia con chiazze nere all’esterno, rossiccia all’interno.
580Tav. 32, 8. Framm. con presa a bugna, impostata su cordone a unghiate. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna e grigia.
581Tav. 32, 3. Framm. di parete con bugnetta. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna e grigia all’esterno, bruna chiara all’interno.
582Tav. 32, 2. Framm. di olla con orlo appena svasato e labbro assottigliato. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie lucidata.
583Tav. 32, 1. Framm. di olla con orlo fortemente svasato e gola. Impasto rosso e nero, «biscotto», con inclusi, superficie bruno-rossiccia lisciata, aspetto fluitato.
584Tav. 33, 5. Framm. di olla con orlo ad imbuto con spigolo interno. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna.
585Tav. 33, 1. Framm. di olla con colletto. Impasto bruno con numerosi inclusi grossolani, chiari; superficie bruna, lisciata esternamente.
586Tav. 33, 2. Framm. di olla con colletto. Da un lato l’andamento della superficie indica la prossimità di un’ansa. Impasto bruno-rossiccio con inclusi di piccole dimensioni, superficie bruna lisciata, aspetto alquanto fluitato.
587Tav. 33, 3. Framm. di orlo, forse pertinente ad una scodella tronco-conica. Labbro superiormente appiattito. Impasto bruno-rossiccio con inclusi, superficie bruno-grigia all’esterno, rossicia all’interno.
588Tav. 33, 4. Framm. di orlo, forse pertinente ad una scodella a calotta. Labbro superiormente appiattito. Impasto grigio scuro con inclusi chiari, anche grossi, superficie nera lisciata.
589Tav. 33, 7. Framm. di ansa verticale a nastro. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie nera con chiazze brune, lisciata.
590Tav. 33, 6. Framm. di stretto fondo a spigolo vivo con piede ad anello appenna accennato. Impasto rosso-bruno con inclusi, superficie bruna.
591Tav. 34, 5. Framm. probabilmente pertinente al diaframma di un fornello. Impasto rossiccio con inclusi grossolani, in parte a scaglie, superficie bruno rossiccia.
592Cfr. anche le tavv. 17, 13 (ceramica grigia), 20, 3, 4; 22, 5 (dolii cordonati), 36, 1-10, 12 (ceramica figulina).
Livello S
593Tav. 34, 7. Framm. con decorazione a fasci di solcature. Fasci obliqui e contrapposti, probabilmente triangoli con tratteggio alterno. Impasto bruno-grigio con inclusi, superficie grigia scura all’esterno, rossiccia all’interno.
594Cfr. anche la tav. 36, 11 (ceramica figulina).
Sporadici
595Tav. 34, 4. Framm. di tazza con carena molto accentuata, con serie di costolature oblique in corrispondenza della carena stessa. Impasto nero con inclusi chiari, superficie nera lucidata.
596Tav. 34, 2. Framm. di scodella ad orlo rientrante con profilo angolare. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna all’esterno, nera all’interno.
597Tav. 34, 1. Framm. di scodella ad orlo rientrante con profilo angolare e costolature oblique. Impasto grigio con inclusi, superficie grigia, abrasa.
598Tav. 34, 3. Framm. di scodella ad orlo rientrante in misura appena sensibile, con profilo angolare e costolature oblique. Ansa a maniglia impostata sul labbro, rivolta fortemente verso l’alto. Impasto grigio con inclusi, superficie bruna chiara e rossiccia.
599Tav. 34, 6. Framm. di ansa verticale a bastoncello con attacchi nastriformi, a costolature oblique. Impasto grigio con inclusi, superficie grigia e bruna, lisciata.
600Tav. 34, 8. Framm. di ansa a maniglia semicircolare con costolature oblique. Impasto nero con inclusi, superficie bruno-grigia scura, lisciata.
601Tav. 34, 9. Framm. di vaso biconico con collo fortemente rigonfio. Impasto grigio quasi depurato, superficie rossastra e bruna, lucidata all’esterno.
602Tav. 35, 1. Fram. di fusaiola poligonale acorpo schiacciato. Impasto bruno scuro con inclusi chiari, superficie nera lisciata.
603Tav. 35, 2. Framm. di parete, appartenente ad un vaso a profilo rettilineo con ornato a cordoni. Cordoni lisci e a ditate. Impasto bruno-rossiccio e grigio «biscotto» con numerosi inclusi, superficie bruno-rossiccia lisciata all’esterno, rossiccia all’interno.
604Tav. 35, 3. Framm. di olla con colletto (o vaso a collo distinto?). Sulla spalla attacco di ansa a maniglia e bugnetta. Impasto grigio scuro con inclusi, superficie bruna e grigia, lisciata.
605CERAMICA FIGULINA - Sembra suscettibile di una distinzione per categorie definita sulla base dei caratteri della pasta e della pittura; mentre le fogge e gli elementi formali e decorativi presenti nelle varie categorie non è dato stabilire fino a che punto siano significativi di una diversità reale, per l’irrilevanza statistica dei dati.
606Ceramica a pittura nera su fondo giallino ο giallo-rosato. È rappresentata solamente da un fondo, probabilmente di vaso di forma aperta, dipinto esternamente ed internamente con ornati, di non facile decifrazione, a bande rettilinee e curvilinee (tav. 35, 6); e da un frammento di tazza ad ansa verticale sopraelevata con profilo ad S, decorata con un fascio orizzontale di linee al di sotto dell’orlo (tav. 35, 7). Tazze con profilo simile, ma di proporzioni alquanto diverse, più strette252, ο invece assai più larghe253, sono documentate in contesti del geometrico japigio ed eventualmente anche più antichi.
607Ceramica a pittura rossa su fondo rosa. Buona parte dei frammenti di questo gruppo presenta un aspetto assai specifico: sia la pasta che la pittura danno sull’arancio. Ciò suggerisce l’attribuzione a questa categoria anche di alcuni esemplari privi di tracce di pittura, ma con pasta della stessa colorazione (tavv. 35, 5; 36, 3, 6, 7). Una forma qui documentata è l’olla (o altro vaso di forma chiusa; ma l’ipotesi è meno probabile) con orlo ad imbuto con spigolo interno, in due versioni lievemente differenziate nel profilo. La prima (tav. 35, 10) trova riscontro in materiali attribuibili al protogeometrico japigio254; il seconde esemplare (tav. 37, 1), decorato con due file di grossi punti sulla faccia interna dell’orlo, e all’esterno, al di sotto del labbro, con una zona a strisce oblique contrapposte (ovvero a zig-zag con i vertici troncati) ha parallel!, per quest’ultimo ornato, in contesti dello stessoorizzonte255. Orli simili, sempre a spigolo interno, ma con labbro poco espanso, appena prominente, possono essere pertinenti a vasididimensioni maggiori (tav. 36, 6)ο minori (tav. 36, 3); inquest’ultimocaso, si ha un buon confronto in un frammento protogeometrico japigio di Satyrion con spalla distinta dal collo mediante una semplice risega, non molto marcata256: peculiarità documentata anche tra i nostri materiali (tav. 36, 9), oltre che in altri contesti contemporanei257. Ad un vera e proprio vaso biconico con spalla nettamente distinta e arrotondata appartiene invece un frammento con pittura a bande parallele orizzontali (tav. 36, 11): la forma è tipica del geometrico japigio258, ma è già attestata in complessi più antichi259. Un frammento di vaso a parete convessa reca tracce di ornato, in cui è probabilmente da riconoscere una banda a zig-zag corsivo (tav. 37, 3), elemento che ben s’inquadra nel medesimo ambiente stilistico; un altro presenta forse invece un motivo che sembrerebbe più recente, quello a festoni al di sopra di una ο più strisce orizzontali (tav. 35, 9).
608Frammenti di ceramica a pasta rosa con pittura rossa, in particolare con tonalità arancioni nell’una e/o nell’altra, non sono infrequenti tra i materiali attribuibili al protogeometrico japigio: a Satyrion260, a Cavallino261, a Torre Castelluccia, nella Class Β del Taylour262, a Torre Guaceto, nei livelli più profondi con ceramica dipinta, accompagnata da materiali tipici del Bronzo finale263.
609Ceramica a pittura bruna su fondo rosa. L’esemplare più significativo è un frammento di olla con orlo a spigolo interno estremamente accentuato (tav. 37, 2), ben diverso nel profilo dalle fogge ricordate poco più sopra che invece trova riscontri puntuali nel geometrico japigio pienamente sviluppato264, anche per la decorazione, ed in particolare per l’ornato a triangoli campiti sulla faccia interna dell’orlo265. Ad un’olla del genere, ovvero ad una scodella ad orlo rientrante, può invece essere appartenuto un frammento di ansa a maniglia semicircolare con ornato a scaletta (tav. 36, 8): ma in entrambi i casi il contesto stilistico è quello del geometrico enotrio-japigio266. Di non facile decifrazione è l’ornato dipinto su di un frammento di parete (tav. 36, 12): una lettura più peregrina, suggerita da un biconico del geomerico japigio da Satyrion267 vi potrebbe scorgere un elemento angolare curvilineo raccordante in obliquo tra loro due fasci di bande orizzontali; mentre, capovolgendo il frammento, si avrebbe il più ovvio motivo a festoni tangente inferiormente una coppia di bande orizzontali; ornato documentato, sempre nel geometrico enotrio-japigio, specialmente sulla faccia interna di orli di olle268; ma anche sulla parete esterna delle medesime269. Ad ambiente protogeometrico270 ci riporterebbe invece un altro frammento (tav. 36, 13), se, come sembrerebbe, esso reca una serie di bande verticali a tremolo, pendenti da una banda rettilinea orizzontale.
610Ceramica a pasta giallo-grigia. Questa categoria, per la quale non sono per ora attestate tracce di pittura, è rappresentata da tre soli frammenti, pertinenti il primo (tav. 35, 8) ad una coppa ο tazza, gli altri due (tav. 36, 4, 5) ad una stessa foggia di olla con orlo ad imbuto con spigolo interno, chiaramente distinta, per I’orlo particolarmente espanso con labbro assottigliato, sia da quelle a pittura rossa (tav. 35, 10; 36, 3, 6; 37, 1), sia da quella a pittura bruna (tav. 37, 2). I paralleli indicano univocamente, anche in questo caso, il geometrico enotrio-japigio271.
Strato 1W, in corrispondenza della rettifica della scarpata – Taglio 2
611Tav. 35, 9. Framm. dipinto con striscia rettilinea orizzontale e altra curvilinea obliqua (motivo a festoni?). Pasta abbastanza depurata rosa arancio con rari inclusi, superficie esterna beige, pittura rossa scura.
612Cfr. anche le tavv. 28, 3, 4, 6, 8 (ceramica d’impasto), 22, 6, 7 (dolii cordonati).
Strato 1E
613Tav. 35, 7. Framm. di tazza con profilo ad S, con diametro all’orlo decisamente inferiore a quello della carena, ed attacco di ansa verticale sopraelevata impostata sull’orlo; decorato al di sotto di questo con un fascio orizzontale di linee. Pasta depurata rosa con minuscoli inclusi, superficie giallo-rosata, pittura nera. Le incrostazioni non consentono di riconoscere eventuali tracce di tornio.
614Tav. 35, 8. Framm. di coppa ο tazza a corpo arrotondato, con parete lievemente concava al di sopra della vasca. Pasta quasi completamente depurata, giallo-grigia, con piccoli inclusi.
615Cfr. anche le tavv. 28, 12 (ceramica d’impasto del Bronzo medio e recente), 28, 7, 9-11 (ceramica d’impasto), 17, 12 (ceramica grigia), 21, 6-9 (dolii cordonati).
Livello H inferiore
616Tav. 35, 6. Framm. difondo, probabilmente pertinente ad un vaso di forma aperta, dipinto esternamente con una banda rettilinea orizzontale intersecantesi con una banda curvilinea (ondulata ο a festoni), internamente con un cerchio ο disco centrale fiancheggiato da una banda rettilinea ο leggermente curvilinea (raggera?). Pasta depurata giallina, pittura nera.
617Tav. 35, 10. Framm. di olla con orlo ad imbuto con spigolo interno, con fasce dipinte sull’orlo, sia esternamente sia sulla faccia interna. Pasta depurata rosa arancio, pittura rosso arancio.
618Tav. 35, 5. Framm. di olla (?) con orlo svasato a profilo curvilineo. Pasta depurata color arancione.
619Tav. 35, 4. Framm. di parete con fascia dipinta. Pasta depurata giallina, pittura rossastra.
620Tav. 35, 11. Framm. di fondo con piede ad anello appena accennato. Pasta depurata grigia con qualche incluso, superficie interna abrasa, sul fondo tracce di tornio.
621Cfr. anche le tavv. 29-31 (ceramica d’impasto.), 17, 11 (ceramica grigia), 22, 1-4, 8 (dolii cordonati).
Livello H
622Tav. 36, 6. Framm. di olla (?) con orlo a spigolo interno e labbro poco espanso, appena prominente. Pasta depurata giallo-arancio.
623Tav. 36, 3. Framm. di olletta (?) con orlo a spigolo interno e labbro poco espanso, appena prominente. Pasta depurata rosa-arancio.
624Tav. 36, 9. Framm. di olla (?) con spalla spiovente distinta dal collo od orlo mediante una semplice risega, non molto marcata; con fascia dipinta. Pasta depurata rosa arancio, pittura rosso arancio.
625Tav. 36, 7. Framm. di brocca od anfora (biconica?) con spalla assai prominente, ed attacco inferiore di ansa verticale nastriforme. Pasta depurata color arancione chiaro.
626Tav. 36, 8. Framm. di ansa a maniglia semicircolare con ornato dipinto a scaletta. Pasta depurata rosata, pittura bruna.
627Tav. 36, 12. Framm. di parete dipinto con una coppia di bande rettilinee orizzontali tangenti una banda curvilinea obliqua. Pasta depurata rosa-giallina, pittura bruna. Mancano tracce evidenti di tornio.
628Tav. 36, 5. Framm. di olletta con orlo ad imbuto, espanso, con spigolo interno e labbro assottigliato. Pasta depurata giallo-grigia con piccolissimi inclusi.
629Tav. 36, 4. Framm. di olla con orlo ad imbuto, espanso, con spigolo interno e labbro assottigliato. Pasta quasi completamente depurata, giallo-grigia.
630Tav. 36, 2. Framm. di olla con orlo ad imbuto, espanso, con spigolo interno e labbro assottigliato. Pasta depurata color grigio polvere, con qualche incluso minuto; sull’orlo qualche traccia forse di tornio.
631Tav. 36, 1. Framm. di orlo, forse di olla di foggia analoga alla precedente. Pasta depurata color grigio polvere a chiazze giallo-arancioni con pochi inclusi; superficie esterna abrasa al di sotto dell’orlo.
632Tav. 36, 10. Peso conico con foro al di sotto dell’apice, frammentario. Pasta depurata rosa-giallina con qualche incluso, superficie incrostata.
633Cfr. anche le tavv. 32; 33; 34, 5 (ceramica d’impasto), 17, 13(ceramica grigia), 20, 3, 4; 22, 5 (dolii cordonati).
Livelli H ed S, non distinti
634Tav. 36, 13. Framm. di parete dipinto con banda rettilinea orizzontale, da cui pende una serie di bande verticali, a quanto pare a tremolo. Pasta depurata color arancio chiaro, pittura bruna.
Livello S
635Tav. 36, 11. Framm. di vaso biconico con spalla arrotondata nettamente distinta, dipinto con bande orizzontali parallele sul collo, ed elemento indefinibile sulla spalla. Pasta depurata rossa, pittura rosso arancio. Tracce incerte di tornio.
636Cfr. anche la tav. 34, 7 (ceramica d’impasto).
Sporadici
637Tav. 37, 1. Framm. di olla con orlo ad imbuto con spigolo interno, dipinto sotto l’orlo con una striscia rettilinea orizzontale, da cui pendono strisce oblique contrapposte, e sulla faccia interna dell’orlo con due file di grossi punti. Pasta depurata rosa arancio con qualche raro incluso, pittura rossa chiara. Mancano tracce evidenti di tornio.
638Tav. 37, 3. Framm. di parete dipinto con banda, probabilmente a zig-zag corsivo. Pasta depurata rosa mattone, superficie esterna ingubbiata e lisciata, pittura rossa. Tornito.
Altura del Castello
639Tav, 37, 2. Framm. di olla con orlo a spigolo interno estremamente accentuato, dipinto con bande orizzontali parallele sull’orlo, banda ondulata ο a zig-zag corsivo sulla spalla, triangoli campiti sulla faccia interna dell’orlo. Pasta quasi completamente depurata, rosa, con piccoli inclusi, pittura bruna. Tornito.
640Nell’ambito dei materiali dei livelli superiori si possono distinguere due diverse associazioni di fogge ed elementi formait e decorativi, rispettivamente definibili in base all’insieme di quanto è stato restituito dallo strato 1 ovest (a prescindere dalla porzione interessata dalla scarpata, in cui è assai probabile si siano verificati degli inquinamenti dall’alto), e, con qualche riserva, allo strato 1 est, anche qualora ricorra altresì nei livelli sovrastanti, e in base alle caratteristiche proprie ed esclusive dei livelli H ed S.
641Questa difformità di criteri trova la sua giustificazione nel sospetto, avvalorato da diversi indizi, tra i quali lo stato di conservazione di parecchi frammenti, che i livelli H inferiore, H ed S contenessero non pochi materiali in giacitura secondaria, riferibili ad orizzonti più antichi.
642La prima associazione è composta da frammenti con decorazione a fasci di solcature, tazze con carena molto accentuata, anse a maniglia semicircolare, ollette ad orlo rientrante con ornato a cordoni, altri vasi con ornato a cordoni, frammenti con prese a bugna impostate su cordoni, frammenti con bugnette, e forse anche dalla ceramica figulina a pittura nera su fondo giallino ο giallo-rosato. Questo insieme di peculiarità, chiaramente riferibile all’età del bronzo finale, può essere senz’altro integrato con alcuni elementi, comuni in contesti pugliesi di questa fase272, come le scodelle ad orlo rientrante con costolature oblique (od altre fogge vascolari con lo stesso ornato) e le anse con costolature ο scanalature oblique; elementi la cui assenza tra i materiali dello strato 1 può ritenersi casuale, e che sono invece documentati nel livello H inferiore e tra i reperti sporadici.
643Della seconda associazione fanno parte la ceramica figulina a pittura bruna su fondo rosa e quella a pasta giallo-grigia, il frammento con fasci di solcature obliqui e contrapposti, e l’olla con orlo ad imbuto con spigolo interno, tutte cose riferibili alla prima età del ferro; vi si possono aggiungere alcuni elementi chiaramente attribuibili alla stessa fase, attestati solo tra i materiali dei livelli intermedi ο tra quelli sporadici, ovvero evidentemente intrusi nello strato 1 in corrispondenza della scarpata, come la scodella ad orlo rientrante con cordone applicato, il vaso biconico con collo fortemente rigonfio, le olle con colletto.
644I dati stratigrafici, ed in particolare quelli relativi al livello H inferiore, non ci offrono praticamente alcun appiglio per verificare se, tra queste due associazioni, si inserisca a Broglio un orizzonte intermedio, in altre parole se sia possibile cogliere anche qui, come nei siti pugliesi, un momento evoluto del Bronzo finale contraddistinto da ceramica dipinta; tuttavia, alcune considerazioni di carattere tipologico, fatte soprattutto a proposito della ceramica figulina a pittura rossa su fondo rosa, vista nel contesto della produzione protogeometrica japigio-enotria, sembrano andare in tal senso. [RP]
Notes de bas de page
1 Cfr. la segnalazione alla Soprintendenza Archeologica della Calabria in data 31-10-1978 di R. Peroni e A. Cardarelli; Iid., Novità.
2 Cfr. p. 42 sgg.
3 Cfr. I.G.M. F. 222IV SO, in cui il toponimo Castello sta ad indicare tutto il terrazzo; nell’uso locale invece Castello viene denominato questo piccolo colle e Broglio tutto il resto del terrazzo.
4 Cfr. verbale a firma P.G. Guzzo in data 2-5-1980; materiali in corso di studio.
5 Cfr. la segnalazione cit. alla nota 1. Ulteriori frammenti sono stati raccolti, anche nella zona del Castello (tavv. 12, 2-7; 37, 2), durante e subito dopo la campagna di scavo 1979.
6 Cfr. R. Peroni, infra, p. 153 sgg.
7 Cfr. P.G. Guzzo in Klearchos 18, 1976, p. 48 nn. 3-7, figg. 10-12. Secondo informazioni raccolte in paese la necropoli si sarebbe trovata dove sorge l’odierna scuola elementare, ad una distanza di circa 200 m. dal mare.
8 Per quel che riguarda l’utilizzazione attuale dei terreni v. la Carta dell’utilizzazione del suolo della Calabria, Foglio 19, Milano, 1956 e F. Milone, Memoria illustrativa della carta dell’utilizzazione del suolo della Calabria. Napoli, 1956.
9 In particolare resti di cervo. La fauna è attualmente in corso di studio da parte di Piero Cassoli dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana.
10 Il fatto che almeno finora la ceramica di importazione sembra presente solo in alcuni centri con caratteri particolari e dimensioni maggiori, come Broglio e Torre del Mordillo, potrebbe venir interpretata come un indizio del carattere «egemonico» di questi. Ma va tenuto presente che i centri minori sono noti finora quasi soltanto attraverso le ricerche di superficie, ragion per cui l’assenza di ceramica di importazione potrebbe essere solo apparente.
11 I materiali provenienti dallo scavo sono discussi in modo più sistematico nei capitoli loro dedicati, cfr. pp. 51 sgg.
12 Cfr. p. 143 sgg.
13 Cfr. p. 129 sgg.
14 Cfr. p. 107 sgg.
15 Cfr. p. 151 sg.
16 Cfr. p. 143 sgg.
17 Cfr. p. 129 sgg.
18 Cfr. p. 107 sgg.
19 Cfr. p. 143 sgg.
20 Cfr. p. 107 sgg.
21 Cfr. p. 76, 129 sgg.
22 Cfr. nota precedente.
23 Cfr. L. Vagnetti, infra, p. 119 cat. n. 5, p. 125.
24 Cfr. p. 129 sgg., 107 sgg., 55 sgg.
25 Cfr. p. 119 sgg., cat. nn. 2-4.
26 Cfr. p. 107 sgg.
27 Cfr. p. 55 sgg.
28 Cfr. p. 94 sgg., cat. n. 1
29 Cfr. p. 119 sgg., cat. n. 15.
30 Cfr. p. 94 sgg.
31 Cfr. p. 119 sgg., cat. nn. 6-9.
32 Cfr. p. 51 sgg.
33 Cfr. p. 94, cat. nn. 6-8.
34 Cfr. p. 121, cat. nn. 10-11.
35 Cfr. p. 51 sgg.
36 Cfr. p. 125, cat. n. 5.
37 Cfr. p. 56 sgg.
38 Cfr. p. 102, cat. nn. 2-5.
39 Cfr. p. 51 sgg.
40 Cfr. p. 121, cat. nn. 12-14.
41 Cfr. p. 51 sgg.
42 D. Whitehouse, R. Whitehouse, Excavations at Anglona, in Papers Br. School Rome 37, 1969 (= Anglona), soprattutto p. 42 sgg.
43 L. Vagnetti, infra, p. 122, cat. n. 16.
44 Cfr. p. 51 sgg.
45 Novità, fig. 2.
46 S. Maria d’Anglona, Anglona, fig. 9, 2; Timpone della Motta, Novità, fig. 3, 1.
47 Gratta del Noglio, Noglio, fig. 4, 7 e 5.
48 Promontorio del Milazzese, Meligunìs III, fig. 42, c, p. 190; v. anche Id. et Ead., Meligunìs IV, tav. 148, 18 e tav. 149 n.
49 Assimilabile ad alcuni esemplari di tazza attingitoio da Tindari, M. Cavalier, La stazione preistorica di Tindari, in BPI79, 1970, fig. 11, ed ansa fig. 10, b.
50 Ollette di questa forma sono presenti ad es. a S. Maria d’Anglona, Anglona, fig. 10, 5.
51 Noglio, fig. 4, 11.
52 Forma genericamente confrontabile con Anglona, fig. 10, 3-6; Noglio, fig. 5, 6; più puntualmente con la Grotta del Diavolo, Leuca, U. Botti, La Grotta del Diavolo, Bologna, 1871, tav. V, 9.
53 Anglona, fig. 11, 1; questa forma presenta però in genere l’orlo svasato: Anglona, fig. 11, 4-7; Noglio, figg. 5, 3-4; 7, 1; Grotta della Manca, livello inferiore, S. Tinè, La Grotta della Manca nella contrada Romito di Papasidero, in RSP, 1965, fig. 4, b.
54 Forse confrontabile con Vivara, Punta d’Alaca, Vivara II, fig. 16, 7 ο anche con Thapsos, tomba A1 - scavi 1970, G. Voza, Thapsos, in Archeologia nella Sicilia Sud-orientale, Napoli, 1973, tav. 8, 122.
55 Cfr. un frammento inedito dagli scavi Whitehouse di S. Maria d’Anglona, dalla trincea 1, pozzo 1; San Marco, S. Bianco, in Atti XX Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost., fig. 3, 12; Grotta del Noglio fig. 12, 6; Grotta Pertosa, v. ad es. P. Carucci, La grotta preistorica della Pertosa, Napoli 1906, taw. 22, 6; 21, 7; Porto Perone, trincea, 5 strati «e-i», Porto Perone fig. 45, 19.
56 Forme tipiche dei complessi appenninici presenti un po’ovunque (cfr. Per una definizione, anse a nastro a-c-g, tavv. X-XI) e tra l’altro nella seguenti località: Villapiana, infra, p. 155 e tavv. 38, 3-6; Tarianne, infra, p. 154 sg. e tav. 37, 7-8) Timpone della Motta, M. Maaskant-Kleibrink, in AMemMG 15-17, 1974-76, fig. 3, 12; Anglona, fig. 13, 11 e 12; Latronico 2, E. Ingravallo, in Atti XX Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1976), 1978, fig. 2, 7; Noglio, fig. 12, 3 e 11, 2; Grotta della Manca, livello inferiore, S. Tinè, cit. a nota 9, fig. 5, A, D-F; Portella, Meligunìs III, tav. 96, 20; Promontorio del Milazzese, Meligunìs III, tav. 36, 1-10; Porto Perone, capanne «a e b», Porto Perone, fig. 20, 9; ibidem strato «e», figg. 25, 9; 28, 7-9; 31, 1-2; Satyrion strato «f», Satyrion, fig. 14, 10; La Starza, D. Trump, in Papers Br. School Rome 31, 1963, fig. 17; Petrella, G. Barker, in Papers Br. School Rome, 44, 1976, fig. 10, 5, 9.
57 Cfr. ad es., Grotta del Diavolo, U. Botti, cit. a nota 52, tav. V, 4.
58 Cfr. ad es. Timpone della Motta, Novità, fig. 3, 1; Noglio, fig. 13, 1; Egnazia, F. Biancofiore in NSc, 1965, fig. 10, 22231; Grotta del Diavolo, Botti, cit. a nota 52, tav. V, 7; Leuca taglio 5, G. Cremonesi in Leuca, Galatina, 1978, tav. 13, 5.
59 Cfr. Anglona, fig. 12, 2.
60 Decorazioni incise tipicamente appenniniche per cui cfr. ad esempio, Anglona fig. 14, 1-4; Grotta della Manca, livello inferiore, Tinè, cit. a nota 53, fig. 5, Β; più in generale Per una definizione, motivi disegnativi 15 B, 16-17, 20, tavv. XIV-XV.
61 Cfr. Murgia Timone tomba 1, cella, G. Patroni in MAL VIII, 1898, fig. 66.
62 Cfr. Anglona fig. 8, 9; Noglio fig. 4, 10; Promontorio del Milazzese, Meligunìs III, fig. 42, d; Leuca, taglio 7, Cremonesi, cit. a nota 58, tav. 14, 1.
63 Cfr. Leuca, Cremonesi, cit. a nota 58, tav. 13, 7.
64 Questa foggia è affine a tipi di ciotole e tazze carenate della media età del bronzo, in genere pert) di dimensioni maggiori e con parete più alta, cfr. ad. es. Anglona, fig. 8, 16-19; Vivara, Punta Capitiello, Vivara III, fig. 19, 1; Satyrion strato «f», Satyrion, fig. 13, 11; v. anche la ciotola carenata tipi 12 e 13 di M. Fugazzola Delpino, Testimonianze di cultura appenninica nel Lazio, Firenze, 1976, fig. 72, 2-3.
65 Cfr. Anglona, fig. 8, 22; Grotta della Manca, S. Tinè, cit. a nota 53, figg. 3, F; 5, E; Satyrion strato «f». Satyrion, fig. 13, 13.
66 Cfr. Per una definizione, tav. IX, m 3, ed anche ad es. Porto Perone, capanne «a e b», Porto Perone, fig. 20, 2; Satyrion strato «f», Satyrion, fig. 14, 3; Coppa Nevigata, S.M. Puglisi, in Atti Colloquio internaz. preist. protost. Daunia, (1973), 1975, tavv. 56, 10 e 59.
67 Cfr. ad es. Luni sul Mignone in Fugazzola Delpino, cit. a nota 64, figg. 37, 5, 9; 39, 9.
68 Cfr. ad es. Luni sul Mignone in Fugazzola Delpino, cit. a nota 64, figg. 34, 10 e 42, 1.
69 Cfr. Vivara, Punta d’Alaca, Vivara I, fig. 5, a.
70 Foggia accostabile alle ciotole carenate dell’Acropoli di Lipari, L. Bernabò Brea, M. Cavalier, Civiltà preistoriche delle Isole Eolie e del territorio di Milazzo, in BPI, 1956, figg. 44, a; 45, e.
71 Cfr. la ciotola dall’Acropoli di Lipari, trincea B, capanna dell’Ausonio I, Inv. 602, Meligunìs IV, tav. CXCVI, 2.
72 Cfr. ad es. l’Acropoli di Lipari, L. Bernabò Brea, M. Cavalier, Il Castello di Lipari ed il Museo Archeologico Eoliano, Palermo, 1977, fig. 37, fila in alto a sin.; Colle S. Magno, M. Pacciarelli, in Archeologia Laziale II, Roma 1979, fig. 1, 7; Narce, «fase II», T.W. Potter, A Faliscan town in South Etruria, Londra, 1976, figg. 74, 184 e 186; 75, 212.
73 Porto Perone, capanne «a» e «b», Porto Perone, fig. 20, 25 e trincea 5, strato b, op. cit., fig. 45, 3; v. anche Fugazzola Delpino, cit. alla nota 64, tipo 2, fig. 70, 3.
74 Cfr. Terlizzi, M. Gervasio, I Dolmen e la civiltà del bronzo nelle Puglie, Bari, 1913, figg. 50, 51, 52 (con ansa a bastoncello e piccole appendici cornute); Satyrion strato «f», Satyrion, fig. 13, 14, 15; Acropoli di Lipari, Bernabò Brea, Cavalier, cit. a nota 70, fig. 44, g.; Id. et Ead., cit. a nota 72, fig. 37, prima fila a d.
75 Confrontabile per il profilo con un esemplare dell’Acropoli di Lipari Bernabò Brea, Cavalier, cit. a nota 64, fig. 44, c e per l’ansa con uno da Terlizzi, Gervasio, cit. a nota 74, fig. 61.
76 Cfr. Porto Perone, capanne «a» e «b», Porto Perone, fig. 20, 12; Satyrion strato «h», Satyrion, fig. 12, 17.
77 Cfr. Porto Perone, capanna «a», Porto Perone, fig. 18; Satyrion strato «h», Satyrion, fig. 12, 6-7.
78 Cfr. Bachero di Cingoli, D. Lollini, Appenninici, protovillanoviani e piceni nella realtà culturale delle Marche, in Atti del II Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Firenze 1959, fig. 1, 7.
79 Cfr. Per una definizione, tav. IX, ansa a bastoncello cornuto b; Acropoli di Lipari, Bernabò Brea, Cavalier, cit. a nota 72, fig. 37 al centro; un confronte puntuale a M. Rovello, Fugazzola Delpino, cit. a nota 20 fig. 69, 8-9.
80 Cfr. la nota 74.
81 Tinè cit. a nota 53.
82 Noglio, cit.
83 Patroni, cit. a nota 61.
84 G. Buchner, in BPI, n.s. I, 1936-37, p. 65 sgg.
85 Trump, cit. a nota 56.
86 Barker, cit. a nota 56.
87 Bernabò Brea, Cavalier, cit. a nota 70, p. 56 sgg.; Villaggio del Milazzese, Meligunìs III, p. 50 sgg.; Portella, ibidem, p. 144 sgg.
88 Cfr. le note 62, 65, 64 e per il frammento di base ad alto sostegno conico cfr. Anglona, fig. 15, 3.
89 Cfr. Anglona, fig. 9, 7 ed un altro frammento con cordone simile all’esemplare di Broglio con l’indicazione «Trench 1, ditch», inedito al Museo Nazionale della Siritide, Policoro; Tindari, Cavalier, cit. alla nota 49, figg. 4 e 5, a.
90 Cfr. Villapiana, R. Peroni infra, p. 155 tav. 38, 1; Anglona, fig. 8, 11-12 e per l’ansa fig. 9, 7; è avvicinabile anche un esemplare dalla Grotta del Noglio, Noglio, fig. 4, 5.
91 Cfr. Grotta della Manca, livello inferiore, Tinè, cit. a nota 53, fig. 3, c; Tindari, Cavalier, cit. a nota 49, fig. 14a.
92 Cfr. Praia a Mare, livello c, L. Cardini in BPI, 79, 1970, fig. 1; Promontorio del Milazzese, Meligunìs III, fig. 42, e, j.
93 Cfr. Tarianne, R. Peroni, infra, p. 154, tav. 37, 5-6; S. Maria d’Anglona, un frammento con 1’indicazione «Trench 2, layer 3», inedito al Museo Nazionale della Siritide, Policoro; Promontorio del Milazzese, Meligunìs III, fig. 42, f; Castiglione d’Ischia, Buchner, cit. alla nota 84, p. 73, fig. 1.
94 Cfr. ad es. Anglona, figg. 14, 2; 3, 1.
95 Fugazzola Delpino, cit. a nota 64, p. 26 e fig. 98.
96 Cfr. Per una definizione, p. 86; U. Rellini, in MAL XXXIV, 1932, tav. 1, 22: l’ansa a doppio anello è presente su di una ciotola con decorazione appenninica; M.O. Acanfora, Saggio di scavo a Ponzano, Cittaducale, in BPI 69-70, 1960-61, fig. 3, 3, complesso nel quale non sembrano comparire tipi subappenninici.
97 F.G. Lo Porto, Porto Perone, Id., La tomba di S. Vito dei Normanni e il protoappenninico Β della Puglia, in BPI, 73, 1964, p. 128 sgg.
98 W. Taylour, Mycenean pottery in Italy and adjacent areas, Cambridge, 1958; F. Biancofiore, La civiltà Micenea in Italia meridionale, I: la ceramica, Roma, 1967. Più recentemente, L. Vagnetti, I micenei in Italia, la documentazione archeologica, in La Parola del Passato 25, 1970; M. Marazzi, S. Tusa, Die mykenische Penetration im westlichen Mittelmeerraum, in Klio 61, 1979.
99 L. Bernabò Brea, L’età del bronzo tarda e finale nelle Isole Eolie, in Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1977), 1979, p. 578 e nota 25.
100 Cfr. nota 98.
101 F.G. Lo Porto, in Atti IX Conv. Magna Grecia (1969), 1970, p. 247 sgg.
102 F.G. Lo Porto, Il dolmen a galleria di Giovinazzo, in BPI 76, 1967, fig. 27, p. 162.
103 L. Bernabò Brea, Eolie, Sicilia e Malta nell’età del bronzo, in Kokalos 22-23, 1976-77, p. 35 sgg.
104 Cfr. nota 99. Va tenuto presente che attualmente molti autori ritengono che il Miceneo III Β abbia avuto una durata maggiore (all’incirca 1330-1190 a.C.) di quella attribuitagli a suo tempo dal Furumark, v. ad es. G. Cadogan, in Archaeometry 20, 1978, p. 210.
105 Buchner, cit. a nota 84.
106 Cfr. nota 101.
107 Porto Perone, p. 333 sg. e fig. 49.
108 R. Peroni, Archeologia della Puglia preistorica, Roma, s.d. (1967), p. 92 attribuisce all’appenninico, di cui il protoappenninico Β rappresenterebbe un momento iniziale, una durata di almeno tre secoli (dal XVI a parte del XIII); una datazione simile propone, per le evidenze laziali, Fugazzola Delpino, cit. a nota 64, p. 278 sg.; Vagnetti cit. a nota 98, p. 365, attribuisce all’appenninico una durata di circa tre secoli. Riprendendo la cronologia di Peroni, Marazzi e Tusa, cit. a nota 54, p. 335 e nota 25, prospettano la possibilità che il protoappenninico occupi parte del XVI sec. (e quindi che l’appenninico abbia una durata inferiore ai tre secoli).
Una datazione alta dell’aspetto appenninico è giustificata dalla presenza alla base dello strato «e» di Porto Perone di ceramica «mesoelladica», presente anche nel «battuto superiore» della capanna «alfa» (strato «e»), da dove provengono tuttavia anche i due frammenti di tazza Miceneo I ο I-II (strato «e» capanna «alfa», piano pavimentale), Porto Perone, pp. 308, 330, 333. Per quel che riguarda invece la ceramica cosiddetta «minia» trovata nello strato «e» di Porto Perone cfr. infra, nota 206.
109 Cfr. Bernabò Brea, cit. a nota 99, p. 576 sg.
110 Vagnetti, cit. alla nota 99, p. 365; Marazzi, Tusa, cit. alla nota 98, p. 335 e nota 25.
111 Cfr. a proposito della contemporaneità tra Capo Graziano e «Protoappenninico B» Bernabò Brea, Cavalier, cit. alla nota 72, p. 54 sgg., p. 59.
112 Cfr. nota 102.
113 Cfr. nota 101.
114 Bernabò Brea, cit. a nota 99, p. 576 e nota 16.
115 Noglio, figg. 6, 1; 8, 2.
116 L. Vagnetti, infra, p. 125, cat. n. 16, tav. 24, 3; 26, 1.
117 Cfr. le note 47, 51, 52, 55, 56, 58, 62, 90.
118 Cfr. le note 49, 89, 91.
119 Cfr. ad es. la tomba di Cannitello, P. Orsi, in BPI, 1890, p. 49, fig. in alto; inoltre frammenti di anse tipiche della cultura di Thapsos provengono da raccolte di superficie effettuate nella zona di Gioia Tauro e sono conserved nel Museo Civico di Nicotera. Dobbiamo l’informazione alla cortesia del direttore del Museo Civico di Nicotera Achille Solano.
120 Porto Perone, Porto Perone; Scoglio del Tonno, G. Säflund, Punta del Tonno, in Dragma M.P. Nilsson, Lund, 1939, v. anche H. Müller Karpe, Beiträge z. Chronologie d. Umenfelderzeit nördlich u. südlich d. Alpen, Berlin, 1959, p. 30 sgg., con bibliografia preced. e Biancofiore, cit. a nota 98; Torre Castelluccia, M. Marazzi, S. Tusa, in Sicilia Archeologica IX, 1976, p. 82 n. 12, con bibl. preced.; Punta le Terrare, v. nota 101; Ariano Irpino (La Starza), v. nota 56.
121 Anglona; Novità, p. 121 nota 36.
122 Tarianne, R. Peroni, infra, p. 154, tav. 37, 4-8; Villapiana, R. Peroni, infra, p. 155, tav. 38, 1-6; Timpone della Motta, Maaskant-Kleibrink, cit. a nota 56, vedi anche Novità, fig. 3; Rosa Russa: scoperto durante la campagna di ricerche sul terreno dell’Aprile 1980, cfr. Segnalazione alla Sopr. Arch, della Calabria di M. Angle, F. di Gennaro, A. Gianni, R.P. Guerzoni.
123 Cfr. R. Peroni, infra p. 160 sgg.
124 Cfr. p. 57 sgg.
125 Barker, cit. a nota 56, p. 139, figg. 8-10.
126 S. Bianco cit. a nota 55.
127 Cfr. le note 110 e 112; per Luni sul Mignone, A. Cardarelli in Archeologia Laziale II, Roma, 1979, p. 140 e nota 33.
128 Cfr. nota 120; R. Peroni, Kulturverhältnisse auf der Apenninhälbinsel am Ende der Altbronzezeit, in Jahresb. Inst. Vorgesch. Frankfurt, 1977, pp. 185 sgg.
129 Cfr. p. 47.
130 Cfr. nota 79.
131 Cfr. Fugazzola Delpino, cit. a nota 64, tipo 81, p. 193, figg. 81, 3; 98, 4-8.
132 Cfr. Terlizzi, Gervasio, cit. a nota 74, figg. 53, 54.
133 Per una definizione; una diversa impostazione del rapporta appenninico-subappenninico, è data da S.M. Puglisi, La civiltà appenninica, Firenze, 1959, pp. 79 sgg., che ne sottolinea soprattutto gli aspetti economici e «culturali».
134 L. Bernabò Brea, M. Cavalier, cit. a nota 70.
135 Cfr. nota precedente, p. 68.
136 Gervasio, cit. a nota 74, p. 95 sgg.
137 S. Tinè, La Grotta di S. Angelo III a Cassano Jonio, in AMemMG, n.s. 5, 1964, considerava subappenninici i materiali dello strato I, illustrati alla fig. 10; in realtà non sembra trattarsi di tipi che oggi possano essere riferiti con certezza al Bronzo recente.
138 Si conoscevano finora un’ansa cornuta dalla necropoli, Novità, p. 124 nota 47, e una dagli scavi americani, O.C. Colburn in NSc, 1977, fig. 72; v. ora R. Peroni, infra, p. 157 sg., tavv. 38, 7-10; 39, 1-2.
139 A.M. Ardovino, Tombe a grotticella a S. Domenica di Ricadi, in Klearkos 73-76, 1977. A questo orizzonte risale la tomba 5, p. 6 sgg., figg. 1-2.
140 Cfr. nota precedente, fig. 4, 3 con Bernabò Brea, Cavalier, cit. alla nota 72, fig. 37, fila in alto, al centro.
141 Porto Perone fig. 20, 9.
142 Satyrion, fig. 14, 10, 7.
143 Satyrion, fig. 13, 2.
144 Cfr. nota 99.
145 Porto Perone, p. 298 e p. 338 sg.; Satyrion, p. 194 e p. 198 sgg.
146 Cfr. L. Vagnetti, infra, p. 119 sgg., cat. nn. 6-9, tav. 23, 6-9; 25, 6, 10-12.
147 Cfr. p. 45; fig. 15, 2, nn. 10, 12; tavv. 9, 4; 10, 1-3; 11, 1.
148 Cfr. note 70, 71, 74, 75.
149 Cfr. p. 59 sgg.
150 Cfr. R. Peroni, infra, p. 129 sgg. e tavv. 27, 1-3, 7, 10; 28, 1-2, 5, 7, 9-12.
151 Cfr. Bernabò Brea cit. a nota 99, p. 584.
152 L. Vagnetti, infra, p. 123 sgg., cat. n. 11, tav. 23, 14; 25, 7.
153 Cfr. le note 141 e 142.
154 Cfr. A.M. Bietti Sestieri, Contributo allo studio delle forme di scambio della tarda età del bronzo nell’Italia continentale, Dialoghi di Archeologia IX-X, 1976-77, p. 224.
155 Da ultimo v. R. Peroni, Dal «Protoappenninico B» al gruppo dell’Ofanto, relazione tenuta al XIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Manfredonia, Giugno 1980 (in corso di stampa).
156 Trinitapoli, E. De Juliis in Atti colloquio internaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 64, 4; Murgia Timone, Patroni, cit. alla nota 61, fig. 48.
157 Venosa: cfr. V. Bianco Peroni, Le spade nell’Italia continentale, PBFIV, 1, München 1970, p. 24, n. 41; Gallipoli, ibidem, p. 25, n. 46a; Lipari: Bernabò Brea, Cavalier, cit. alla nota 72, fig. G, 11, Meligunìs IV tav. CCXCII, 98.
158 A.M. Ardovino, cit. a nota 139, fig. 4, 2.
159 R. Peroni, supra, p. 12.
160 S. Sabina, tomba 12, F.G. Lo Porto, Sepolcreto tardo-appenninico con ceramica micenea a S. Sabina presso Brindisi, in Boll. Arte 48, 1963.
161 Cfr. infra, nota 229; L. Vagnetti p. 125 sg.
162 Da ultimo M. Cipolloni Sampò, in Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1977), 1979, p. 498.
163 L. Bernabò Brea, in Atti, cit. alla nota 162, p. 584; A.M. Bietti Sestieri, ibidem, p. 608 sgg.
164 G. Säflund, Punta del Tonno, in Dragma M.P. Nilsson, Lund, 1939, p. 472 sgg.
165 Porto Perone, p. 330 sgg.
166 Scoglio del Tonno: Säflund cit. a nota 164; F. Biancofiore, La civiltà micenea in Italia meridionale. I. La ceramica, Roma, 1967, tav. I. Porto Perone, Satyrion: Porto Perone, p. 330 sgg.; Satyrion, p. 195 sgg. Torre Castelluccia: materiali inediti cfr. W. Taylour, Mycenean Pottery in Italy and adjacents areas, Cambridge, 1958, p. 152; Porto Perone, p. 332; M. Marazzi, S. Tusa, in Sicilia Archeologica IX, 1976, p. 84, n. 12. Coppa Nevigata: Marazzi, Tusa, cit., p. 82 n. 15.
167 Cfr. Porto Perone, p. 332 «La ceramica minia di Porto Perone, Scoglio del Tonno e Torre Castelluccia è meno fine e compatta di quella medio-elladica... L’argilla grigiastra è spesso porosa, ricca di minutissimi elementi micacei, rivestita di ingubbiatura lucente ed è quasi sempre «powdery» al tatto come la ceramica Micenea III C». Rispetto a questa descrizione, la ceramica di Broglio sembrerebbe di miglior qualità.
168 Cat. nn. 1.4.5.6.8.10.15.16.19.20.26.27.
169 Cat. nn. 2.3.9.14.18
170 Cat. nn. 23-24.
171 Cat. n. 7 e un frammento di parete dallo strato 2b W.
172 Cfr. per la forma generale, C.W. Blegen, J.L. Caskey, M. Rawson, Troy, vol. III, Cincinnati 1958 (=Troy III), fig. 292b, A73, presente in tutte le fasi di Troia VI e di Troia VII.
173 Interpretabile forse come orlo di una forma del tipo Troy III, cit. a nota 172, fig. 292b, A71, presente a Troia VI tarda e a Troia VII.
174 Tazze carenate, del resto comuni anche a Troia, sembrano essere una delle forme più frequenti nell’ambito di questa produzione, cfr. Scoglio del Tonno (Säflund, cit. a nota 164, figg. 18, 19; Biancofiore, cit. a nota 166, tav. I); Porto Perone/Satyrion (Porto Perone, fig. 48, 5, 6; Satyrion fig. 15, 1.8). I confronti migliori per la tazza cat. n. 2, tav. 17, 2 sembrano rappresentati dagli esemplari di Scoglio del Tonno illustrati dal Biancofiore, (soprattutto tav. I, c) e da alcuni di quelli di Porto Perone (Porto Perone, fig. 48, 5 e Satyrion, fig. 15, 3; Porto Perone, fig. 48, 6 e Satyrion fig. 15, 4). Molto puntuale sembra un confronto da Troia VI tarda (Troy III, cit. a nota 172, fig. 440 n. 14) che presenta anche una scanalatura al di sopra della carena come la tazza di Broglio.
175 Cfr. anche Novità, fig. 2, 10. Anse a nastro sono documentate a Scoglio del Tonno su tazze carenate, Sàflund, cit. a nota 164, fig. 18, Biancofiore, cit., a nota 166, tav. I.
176 Olletta cat. n. 20: cfr. Satyrion strato «f», Satyrion, fig. 15, 3; olle ad orlo svasato cat. n. 21, 22: cfr. Porto Perone, dalla capanna «a», Porto Perone, fig. 48, 3, 4; Satyrion, fig. 15, 1.
177 Cfr. ad es. Troy III, cit. a nota 172, fig. 294, C40 (forma forse rappresentata a Troia VI tarda), C43, C48 (presenti a Troia VIIa), C47 (presente a Troia VIIb).
178 Cfr. p. 47 sg., 59.
179 Complessi che, come i livelli 3W superiore e 2b W di Broglio hanno restituito, oltre ad elementi tipici del Bronzo recente, anche elementi quali il manico Porto Perone fig. 20, 9 ο l’ansa a spuntoni Porto Perone fig. 20, 5 che sembrerebbero piuttosto riferibili al Bronzo medio. Nella capanna «a» c’erano anche frammenti di ceramica del Miceneo III C early e un frammento decorato a solcature, Porto Perone fig. 17, 4; la maggior parte dei frammenti d’impasto è stata pubblicata non distinta, assieme a quelli provenienti dalla capanna «b», con ceramica del Miceneo III B.
180 Cfr. nota 174.
181 Cfr. nota 176.
182 Porto Perone, fig. 48, 8, Satyrion, fig. 15, 9.
183 Porto Perone, figg. 48, 2 e 50, 3.
184 Satyrion, fig. 13, 2.
185 Satyrion, p. 194 e p. 198 sgg.
186 Solo l’esemplare cat. n. 20, tav. 18, 4, può forse venir confrontato con Satyrion, fig. 15, 3.
187 Satyrion, fig. 15, 1.
188 Satyrion, fig. 15, 8.
189 Satyrion, fig. 15, 2.3.
190 Forse anche a partire da un momento più antico, dato che nel pavimento della capanna «b» vi sono frammenti datati al Miceneo III B, cfr. nota 183.
191 Satyrion, fig. 13, 10.
192 Satyrion, fig. 15, 8.
193 Cfr. cat. n. 5, tav. 17, 5, con Per una definizione p. 59 e tav. VI, A1b.
194 Cfr. ad es. tav. 10, 3 con Säflund cit. a nota 164 fig. 18.
195 Cfr. ad es. tav. 7, 13 con Säflund cit. a nota 164 fig. 19.
196 Quale la tazza d’impasto con ansa a nastro e fondo distinto da Porto Perone capanna «d». Porto Perone, fig. 21.
197 L. Pigorini, in ΒΡΙ XV, 1889, p. 65 sgg. in particolare p. 67 sg.
198 Säflund cit. a nota 164.
199 D. Trump, in Proc. Pr. Soc., 1958, p. 180.
200 Taylour, cit. a nota 166; ora anche in Meligunìs IV, p. 815, a proposito del frammento a nota 45.
201 Cfr. nota 166; sulla ceramica grigia cfr. nota 167.
202 Cfr. ad es. la fig. 19 in Marazzi Tusa, cit. a nota 166.
203 Cfr. la nota 166.
204 Lipari, Museo Eoliano, Inv. 8040, insieme con materiali del Milazzese: cfr. ora W. Taylour in Meligunìs IV, p. 804, tavv. 152, 24 e 153, c.
205 Cfr. ora Taylour cit. alla nota precedente p. 815, tavv. 192, a e 193, 9.
206 A Broglio il solo frammento cat. n. 1, tav. 17, 1 proviene da uno strato, 3E, datato al Bronzo medio; vari frammenti provengono dallo strato 3W superiore (cat. nn. 2-5) dallo strato 2b W (cat. nn. 7-9) oltre che dai livelli superiori. A Porto Perone due soli frammenti provengono dallo strato «e» del Bronzo medio (Porto Perone, p. 332 n. 1-2) mentre 16 sono presenti negli strati superiori, strato «a» e capanne «a» e «b» (ibidem, p. 332 sg.).
207 L. Vagnetti, infra, p. 119 sgg.
208 Porto Perone, p. 333 sgg.
209 Satyrion, p. 197 sgg.
210 Cfr. nota 207.
211 In linea generale in Grecia la ceramica grigia depurata «minia» è stata considerata una produzione del Medio Elladico (cfr. ad es. F. Biancofiore cit. a nota 166 p. 37) sopravvissuta all’inizio del Tardo Elladico fino al Tardo Elladico II (A.J.B. Wace, C.W. Blegen, in ABSA 22, 1916-1918, p. 187; C.W. Blegen Korakou. A prehistoric settlement near Korint, New York, Boston, 1921, pp. 44, 59, 72) e, come si è ammesso in seguito, soprattutto sulla base di corredi tombali, fino al Tardo Elladico III, in complessi generalmente datati entro il Miceneo III A (v. ad es. C.W. Blegen, Prosymna, Cambridge, 1937, soprattutto p. 379 sgg.; F. Stubbings, in ABSA 42, 1947, p. 51; V. Hankey, in ABSA 47, 1952, pp. 59; M. Benzi, Ceramica micenea in Attica, Roma, 1975, p. 122, 291).
Le caratteristiche tecniche di queste ceramiche non sono descritte in genere in modo molto analitico. Una delle descrizioni più dettagliate sembra quella del Blegen (Prosymna, cit. p. 379: «It should be noted that the fabric is no longer so good as it was in the best Mynian ware of Middle Helladic time: the clay is more porous in texture and is less fatty and the surface consequentely does not feel so soapy to the touch. The shapes too have changed... All of the shapes can be paralleled in the more ordinary Mycenean fabric»). In sostanza Blegen, pur definendo «minia» questa ceramica grigia, sembra considerarla soltanto una varietà di ceramica grezza non dipinta, le cui caratteristiche sembrano sembrano discostarsi da quelle sopra descritte della ceramica grigia di Broglio, mentre sembrerebbero più vicine a quelle della ceramica grigia di Porto Perone e Torre Castelluccia (cfr. nota 167).
Frammenti di ceramica grigia sono presenti anche in contesti d’abitato d’età più recente, Miceneo III Β e III C ma, quando sono definiti «minii» vengono automaticamente considerati intrusivi e di età medio elladica, insieme ad eventuali frammenti di matt-painted ware (ad es. ad Atene la fontana dell’acropoli, con materiale per lo più III C - O. Broneer in Hesperia 8, 1939; a Micene alcuni ambienti della cittadella con materiali per lo più III Β - Κ.A. Wardle in ABSA 68, 1973, P.A. Mountjoy in ABSA 71, 1976: ma si tratta in genere di vecchi scavi).
La ceramica grezza non dipinta proveniente da complessi del miceneo III Β pieno (ad es. Wardle, Mountjoy, cit.) ο del Miceneo III C (ad es. Broneer cit., K. Kilian, C. Podzuweit, in AA 93, 1978) non è mai descritta come grigia. Grigia invece sarebbe parte della ceramica non dipinta, levigata ed ingubbiata, proveniente dal negozio del vasaio di Zygouries (C.W. Blegen, Zygouries, Cambridge Mass., 1928, p. 151 sgg.) che secondo Wardle (in ABSA 64, 1979, nota 18) sarebbe stato distrutto all’inizio del Tardo Elladico III B1.
A Troia invece ceramica grigia ingubbiata con caratteristiche simili a quelle della ceramica della fase VI tarda è presente anche durante la fase VII a (con ceramica Micenea per lo più III B) e, con caratteristiche leggermente diverse, anche durante la fase VII b (che corrisponderebbe alla fine del Miceneo III Β e al Miceneo III C) cfr. Troy III, p. 15 sgg.
212 Broglio: cfr. figg. 13; 21, 1. Scoglio del Tonno: Marazzi Tusa in Klio 61, 1979, fig. 10b a sin. Porto Perone: Porto Perone, fig. 2.
213 R. Peroni, Per uno studio dell’economia di scambio in Italia nel quadro dell’ambiente culturale nei secoli intorno al mille a.C., in La Parola del Passato 125, 1969.
214 A.M. Bietti Sestieri, Contributo allo studio delle forme di scambio della tarda età del bronzo nell’Italia continentale, Dialoghi di Archeologia IX-X, 1976-77.
215 Cfr. ad es. per la produzione di oggetti in bronzo A.M. Bietti Sestieri in Proc. Pre. Soc. 39, 1973.
216 Meligunìs I, p. 89 sgg.; cfr. ad es. tavv. XXXVII, XXXVIII, 1.3-5.8.9.
217 Sulla tecnica di produzione di vasi di grandi dimensioni cfr. R. Hampe - A. Winter, Bei Töpfern u. Töpferinnen in Kreta, Messenien u. Zypren, Mainz, 1962, p. 27 sgg.; Iid., Bei Töpfern u. Zieglern in Süditalien, Sizilien u. Griechenland, Mainz, 1965 p. 79 sg.
Dolii con fasce ο cordoni, anche se tipologicamente diversi da quelli di Broglio, sono presenti, accanto ad esemplari lisci, sia a Troia VII (Troia VIIa: Tro III, cit. a nota 172 fig. 69 a d.; Troia VIIb2: ibidem fig. 55; v. anche fig. 127) che in contesti tardo micenei del continente (ad es. Tirinto, K. Kilian, C. Podzuweit, T.H. Haevernick, in AA 94, 1979, p. 406 fig. 31, 4.7.8.).
218 Nel dolio da Torre del Mordillo (fig. 17) erano visibili tracce di tornio tra il cordone superiore e la base dell’orlo; forse all’uso del tornio è dovuta la costolatura presente talvolta sull’orlo. In generale cfr. Hampe e Winter cit. a nota precedente.
219 Considerando soltanto i frammenti cordonati (quindi riconoscibili come pertinenti a questa classe di contenitori anche nel caso dei dolii d’impasto della classe Β) si hanno finora 18 frammenti di ceramica depurata contro 8 frammenti d’impasto (due dei quali potrebbero appartenere allo stesso vaso).
220 Cfr. p. 114 sg.
221 O.C.G. Colburn, Torre del Mordillo (Cosenza). Scavi negli anni 1963-1966 e 1967, NSc 1977, fig. 74. p. 8.
222 Cfr. p. 45.
223 Colburn, cit. a nota 221 fig. 38: vicino al n. 16 e tra il n. 14 e il n. 15 sono disegnati frammenti che sembrerebbero pertinenti a dolii a fascia tricostolata. L’ultimo potrebbe corrispondere al dolio della fig. 17, che porta l’indicazione «ex. 13 T. Layer 8, area F:J».
224 Cfr. nota precedente.
225 Inedita, simile al frammento pubblicato da Colburn, cit. a nota 221, fig. 72, ma con accenno di bugnetta centrale.
226 Porto Perone, fig. 16, 10.
227 L’impasto di questo frammento non è descritto, mentre il frammento di dolio fig. 16, 9 è detto «di argilla giallastra granulosa» (Porto Perone, p. 287).
228 R. Peroni, Archeologia della Puglia preistorica, Roma, s.d. (1967), p. 120.
229 Taylour cit. a nota 166 p. 136; v. ora anche L. Vagnetti, infra, p. 125 sg.
230 Cfr. ad es. Peroni, cit. a nota 228, p. 119.
231 Cfr. ad es. A.M. Bietti Sestieri, in Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. e Protost. (1977), 1978, p. 611, nota 22 bis.
232 Meligunìs III, p. 197 sgg.; sporadicamente presenti anche sul continente, v. ad es. l’esemplare da Trani, P. Gambassini, in RSP XX, 1978, fig. 3, 1 (associato con materiali del Bronzo medio, anche se, secondo l’autore, lo strato C. sarebbe suscettibile di ulteriori suddivisioni).
233 Meligunis III, p. 219 sgg.
234 Dato che l’argilla sarebbe stata importata dalla Sicilia: v. L. Bernabò Brea, in Sicilia Archeologica XI, 1978, p. 36 sgg.
235 Cfr. ad es. C. Renfrew, The Emergence of Civilisation, London, 1972, p. 280 sgg., 288, sgg., in particolare p. 287 sg. 291 sgg.
236 Cfr. ad. es. C. Renfrew, cit. alla nota precedente. p. 470 sg.
237 È opportuno ricordare agli studiosi di protostoria italiana che la classificazione dei frammenti micenei rinvenuti in contesti italiani è spesso difficile se non impossibile. A questo proposito giova riportare le parole sempre attuali di Elizabeth French, una delle maggiori conoscitrici della ceramica micenea (in ABSA 58, 1962, p. 44): «The very considerable quantity of Mycenaean pottery which has been discovered in the Mediterranean area and the studies of it which have been published in the last twenty-five years have produced the impression that Mycenaean pottery is “well known”. Indeed such pottery is, on the whole, easily recognized but there is often great difficulty in dating it».
Non deve pertanto destare meraviglia il fatto che, qualora esista una successione stratigrafica chiara e ben definibile in termini di cronolgia relative locale, i frammenti micenei di più difficile inquadramento vengano classificati anche tenendo conto di tale aspetto.
Per i consigli ricevuti nella stesura di questa nota ringrazio vivamente gli amici e colleghi V. Aravandinos, E. French, V. Hankey, V. Karageorghis, Y. Tzedakis. La responsabilità delle opinioni espresse è comunque esclusivamente della scrivente.
238 C.W. Blegen, Prosymna. The Helladic Settlement preceding the Argive Heraeum, Cambridge, 1937, tav. 125, 501 (50), 185, 713.
239 Una buona scelta di esemplari di quest’ultima forma in Th.J. Papadopoulos, Mycenaean Achaea, Göteborg, 1978, figg. 124-126.
240 Il frammento n. 7 in particolare potrebbe essere avvicinato per colore e finitura della superficie ed anche per I’andamento del profilo, ad una categoria di vasi noti nel mondo miceneo come «ani’ore cananee» e largamente rappresentati in contesti micenei di varie epoche: cf. V. Grace, The Canaanite Jar, in The Aegean and the Near East. Studies presented to Hetty Goldman, Locust Valley, 1956, pp. 80-109; A. Akerström, More Canaanite Jars from Greece, in OAth, 11, 1975, pp. 185-192. Il frammento da Broglio è anche molto simile per caratteristiche tecniche ad un frammento di grande vaso rinvenuto a Fondo Paviani insieme ad un frammento miceneo databile nel Miceneo III C inoltrato; L. Vagnetti, Un frammento di ceramica micenea da Fondo Paviani (Legnago), in Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 6, 1979, p. 607. II frammento acromo, che potrebbe anch’esso appartenere ad un’anfora cananea, è solo citato e non pubblicato provenendo da una raccolta di superficie.
241 Con il termine «locale» si intende un non meglio definito centra dell’Italia meridionale e non necessariamente Broglio.
242 W. Taylour, Mycenaean Pottery in Italy and adjacent Areas, Cambridge, 1958, p. 164 ss.
243 Satyrion, p. 210 ss.; E. De Juliis, Centri di produzione ed aree di diffusione commerciale della ceramica daunia di stile geometrico, in Archivio storico pugliese, 31, 1978, pp. 3-23; M. Cipolloni Sampò, Il Bronzo Finale in Basilicata, in Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1977), 1979, p. 496 ss.
244 Porto Perone, p. 344: L. Bernabò Brea, L’età del bronzo tarda e finale nelle Isole Eolie, Atti XXI Riunione, cit., p. 584.
245 Qualche precoce apparizione è nota anche a Lipari, cf. Bernabò Brea, art. cit. in nota precedente, p. 584.
246 Cfr. K. Kilian, Früheisenzeitliche Funde aus der Südostnekropole von Sala Consilina, Heidelberg, 1970, Beil. 18, 32.
247 Memorie Mus. Civ. St. Nat. Verona XIV, 1966, p. 274, fig. 5, 14.
248 Gravina: Papers Br. School Rome XLIV, 1976, p. 132, fig. 24, 197 (ivi altri paralleli); Sala Consilina: Kilian, op. cit., tav. 222, I1a.
249 Memorie Mus. Civ. St. Nat. Verona XIV, 1966, p. 273, fig. 5, 10.
250 Salapia: Atti colloquio internaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 67, 2, riquadro inferiore, in alto a destra; Sala Consilina: Kilian, op. cit., tav. 27, IV2; 47, III1; 64, 12; 76, II2, e numerosissimi altri esempi.
251 Salapia: Atti colloquio intemaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 67, 2, riquadro inferiore, in alto al centro. In ceramica figulina dipinta: ibidem, tav. 67, 1, in basso a destra; Satyrion, p. 216, fig. 33, 14.
252 Salapia: Atti colloquio internaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 67, 1, a sinistra a metà altezza.
253 Gravina: Papers Br. School Rome XLIV, 1976, p. 94, fig. 15, 12. La decorazione potrebbe forse suggerire un orizzonte più antico (protogeometrico?). Una fase della tarda età del bronzo è chiaramente attestata nella ceramica d’impasto di Gravina: cfr. ibidem, fig. 23, 176-179.
254 Torre Guaceto: Memorie Mus. Civ. St. Nat. Verona, XIV, 1966, p. 256 s., fig. 4, 10; Torre Castelluccia: Taylour, Mycenaean Pottery in Italy, cit., p. 154 s., fig. 22, 53 (anche per la fascia dipinta sull’orlo esternamente).
255 Torre del Mordillo: NSc. 1977, p. 491, fig. 73, P2; Timmari, Lama Campana: Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1977), 1979, p. 510, fig. 6, 4 (forse anche per la forma).
256 Satyrion, p. 211, fig. 30, 1.
257 Torre Guaceto: Memorie Mus. Civ. St. Nat. Verona XIV, 1966, p. 250, fig. 3, 16 (da un livello con materiali tipici del Bronzo finale).
258 Gravina: Papers Br. School Rome XLIV, 1976, p. 91, fig. 14, 4. Leporano: Taylour, Mycenaean Pottery in Italy, cit., p. 142, fig. 20, 19 (forse anche per la sintassi).
259 Toppo Daguzzo: Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1977), 1979, p. 499, fig. 3, 5, 9.
260 Satyrion, p. 211, nn. 1-3, 5-7.
261 O. Pancrazzi, Cavallino I, 1979, p. 135 s. (nr. 5).
262 Mycenaean Pottery in Italy, cit., p. 157, nn. 66, 67, 80.
263 Memorie Mus. Civ. St. Nat. Verona, XIV, 1966, p. 250 s., 263.
264 Salapia: Atti colloquio internaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 67, 1, verso l’alto a sinistra; a destra a metà altezza; verso il basso al centro.
265 Gravina: Papers Br. School Rome XLIV, 1976, p. 91, fig. 14, 4.
266 Cozzo Presepe: MEFRA 82, 1970, p. 88, fig. 16, 12, 14; Gravina: Papers Br. School Rome, XLIV, 1976, pp. 95, 99, figg. 16, 16;18, 24.
267 Satyrion, p. 213, fig. 31.
268 Cozzo Presepe: MEFRA 82, 1970, p. 89, fig. 16, 1, 3, 6-9.
269 Scoglio del Tonno: Taylour, Mycenaean Pottery in Italy, cit., p. 120, fig. 14, 172; Salapia: Atti colloquio internaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 67.1, in basso a sinistra.
270 Toppo Daguzzo: Atti XXI Riun. Scient. Ist. Ital. Preist. Protost. (1977), 1979, p. 499, fig. 3, 9.
271 Cozzo Presepe: MEFRA, 82, 1970, p. 88, fig. 15, 19; Torre Castelluccia: Taylour, Mycenaean Pottery in Italy, cit., p. 154, fig. 22, 47; Salapia: Atti colloquio internaz. preist. protost. Daunia (1973), 1975, tav. 67, 1, in basso a sinistra.
272 Satyrion, p. 205, fig. 21, 19, 21; Porto Perone, p. 289, fig. 17, 2, 5-9; Torre Guaceto: Memorie Mus. Civ. St. Nat. Verona, XIV, 1966, p. 276, fig. 6, 3, 5.
Notes de fin
1 La stesura della nostra parte del lavoro, licenziata per la stampa nel dicembre 1980, è stata resa possibile dall’estrema cortesia incontrata nei musei visitati, dove ci è stato permesso di prendere visione diretta di materiali parzialmente editi ο ancora inediti.
Ci è gradito ringraziare la Soprintendenza Archeologica della Calabria, in particolare Giuseppe Foti, Pier Giovanni Guzzo e Roberto Spadea; la Soprintendenza Archeologica della Basilicata, in particolare Elena Lattanzi e Salvatore Bianco.
Ringraziamo Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, del Museo Eoliano, anche per il permesso di citare le tavole di Meligunìs Lipára IV, ancora in corso di stampa al momento della stesura di questo lavoro.
Siamo grati inoltre al gruppo di studio sull’isola di Vivara che ci ha messo a disposizione il suo terzo resoconto: A. Cazzella, I. Damiani, F. di Gennaro. M. Marazzi, M. Pacciarelli, P. Petitti, A. Saltini, S. Tusa, Vivara. Terza campagna di ricerche sull’isola, in corso di stampa sul Bullettino di Paletnologia Italiana.
I disegni originali a matita delle tavole 1-22 e 27-39 sono stati eseguiti dai sottoscritti; la realizzazione grafica di tutte le tavole e delle figg. 15, 17, 18 è dovuta ad Alessandra Fonzo.
Abbreviazioni usate:
Anglona - D. Whitehouse, R. Whitehouse, Excavations at Anglona, in Papers Br. School Rome 37, 1969.
Meligunis I - L. Bernabò Brea, M. Cavalier, Meligunìs-Lipàra I, Palermo, 1960.
Meligunis III - L. Bernabò Brea, M. Cavalier, Meligunìs Lipàra III, Palermo, 1968.
Meligunis IV - L. Bernabò Brea, M. Cavalier, Meligunìs Lipàra IV, Palermo 1980.
Noglio - A. Vigliardi, II bronzo «appenninico» della Grotta del Noglio (Marina di Camerota, Salerno), in Rivista di Scienze Preistoriche, 1975.
Novità - R. Peroni, A. Cardarelli, Novità sull’età del bronzo della Calabria, in Atti e Memorie Società Magna Grecia n.s. XVIII-XX, 1977 (1980).
Per una definizione - R. Peroni, Per una definizione dell’aspetto culturale subappeninico come fase cronologica a sé stante, Memorie dell’Accademia dei Lincei, Classe di Scienze Morali, Serie VIII, vol. IX, 1959.
Porto Perone - F.G. Lo Porto, Leporano (Taranto). La stazione protostorica di Porto Perone, in NSc, 1963.
Satyrion - F.G. Lo Porto, Satyrion. Scavi e ricerche nel luogo del più antico insediamento laconico in Puglia, in NSc, 1964.
Vivara I - M. Marazzi, S. Tusa, Testimonianze micenee da Vivara, in La Parola del Passato 171, 1976.
Vivara II - G. Buchner, M. Marazzi, S. Tusa, A. Cazzella, F. di Gennaro, A. Zarattini, L’Isola di Vivara. Nuove ricerche, in La Parola del Passato 180, 1978.
Vivara III - A. Cazzella, I. Damiani, F. di Gennaro, M. Marazzi, M. Pacciarelli, P. Petitti, A. Saltini, S. Τusa, Vivara. Terza campagna di ricerche sull’isola, in corso di stampa sul Bullettino di Paletnologia Italiana.
2 Alla campagna di scavo oltre agli scriventi ha preso parte per un periodo Renato Peroni. Hanno partecipato inoltre Michaela Angle, Clarissa Belardelli, Angiola Boiardi, Beatrice Capoferri, Isabella Damiani, Nicola De Feo, Adolfo Gianni, Loretta Filippi, Anselmo Malizia, Federica Marcucci, Paola Pascucci, Fabio Ramacci, Teresa Renzi, Annachiara Saltini, Fabio Vannini, Silvana Vitagliano.
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Recherches sur les cultes grecs et l’Occident, 2
Ettore Lepore, Jean-Pierre Vernant, Françoise Frontisi-Ducroux et al.
1984
Nouvelle contribution à l’étude de la société et de la colonisation eubéennes
Centre Jean Bérard (dir.)
1982
La céramique grecque ou de tradition grecque au VIIIe siècle en Italie centrale et méridionale
Centre Jean Bérard (dir.)
1982
Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 1
Pier Giovanni Guzzo, Renato Peroni, Giovanna Bergonzi et al.
1982
Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 2
Giovanna Bergonzi, Vittoria Buffa, Andrea Cardarelli et al.
1982
Il tempio di Afrodite di Akrai
Recherches sur les cultes grecs et l'Occident, 3
Luigi Bernabò Brea
1986