Capitolo 7. Posizione culturale e cronologica del repertorio degli oggetti di corredo
p. 81-95
Texte intégral
I. Ceramica
1Il repertorio vascolare è limitato a poche forme che si rifanno in parte a tipi già in uso in facies culturali più antiche della Sicilia orientale.
2Fra i materiali più antichi della necropoli è da annoverarsi la pisside 5 A (tav. XXV) con corpo cilindrico a pareti inflesse, probabilmente derivata da un tipo già in uso nella facies di Thapsos1. Trova un confronto abbastanza preciso in un esemplare della necropoli di Pantalica Nord2 e in uno della Montagna di Caltagirone3 che pero presenta la parte superiore meno espansa del nostro. Esemplari di pisside a pareti diritte provengono dalla necropoli del Dessueri dove sono presenti anche esemplari con anse e coperchio ed altri gemini4. Il nostro esemplare proviene da una tomba, la SP 59, che non contiene altri elementi di corredo e, in teoria, non si potrebbe escludere che il tipo, proprio della facies di Pantalica Nord, perduri in quella di Cassibile, anche se, al momento, non abbiamo dati in proposito. In periodo successivo la forma continua in Italia meridionale nella necropoli di Canale5.
3La pisside tipo 5 Β (tav. XXV) presenta una carenatura nella parte inferiore del corpo in modo da formare un basso fondo troncoconico a base piatta. Trova un confronto abbastanza puntuale, per la forma, con un esemplare rinvenuto all’esterno della tomba 12 Alessandro della necropoli della Montagna di Caltagirone che presenta però due prese forate per la chiusura di un coperchio. La tomba di Caltagirone non ha restituito altri elementi di corredo6. Gli unici elementi datanti sono forniti dall’associazione del nostro esemplare con due fibule del tipo 15 F (tav. XXVIII) e una del tipo 14 A (tav. XXVI): sarebbe quindi da assegnare ad una fase matura di Cassibile.
4La pisside tipo 5 C (tav. XXV), frammentaria, più che un esemplare più sviluppato del secchiello tipo 5 Ε è, probabilmente, un esemplare più evoluto della pisside 5 B. Trova confronti con il bicchiere, di maggiori dimensioni e non decorato, della tomba 72 della necropoli di M. Canalotto, associato a materiali del periodo di Pantalica II7 e con un altro, sempre della necropoli del Dessueri, con due incisioni lineari sulla spalla8 il tipo pare continuare a S. Angelo Muxaro con vari esemplari a corpo carenato, a volte con pareti molto inflesse e decorazione a linee orizzontali incise9.
5La forma di gran lunga più diffusa a Cassibile è il piattello su alto piede, sempre lavorato al tornio e di accurata esecuzione. Il tipo può farsi certamente risalire alle forme di impasto grigio a decorazione incisa (e ansa a nastro) dell’età di Thapsos10 che avrebbero a loro volta come modello i bacini su piede della prima età dei metalli, di derivazione egeo-orientale11. Il vaso pare continuarsi, nella facies di Pantalica Nord, nei bacini a vernice rossa lustrata, sempre su alto piede, ma a vasca profonda con pareti svasate e labbro rientrante; il tipo, che trova riscontro anche al Dessueri12, è rappresentato nella nostra necropoli da un unico esemplare (tipo 1 H) (tav. XXI) che è però decorato con motivo cosiddetto a piume nella parte esterna della vasca e pennellature verticali sul piede. Un bacino a vernice rossa lucida assai vicino al nostro è stato rinvenuto nella tomba 241 della necropoli sud-centrale del vallone meridionale di Pantalica, riferita da Peroni alla II fase13, un altro proviene dalla tomba a forno della necropoli di S. Ciro14 e uno da S. Angelo Muxaro15.
6Gli esemplari di piattello ritrovati a Cassibile, specie quelli con vasca piccola e piede molto alto (tipo 1 G) (tav. XVI-XX), mantengono ancora le dimensioni e il rapporta proporzionale vasca-gambo di quelli dell’età di Thapsos16.
7Scelto tradizionalmente per il rituale funerario, il vaso su alto piede ha, proprio per questo, lunga durata (giungono fino all’età di Pantalica III)17; è rappresentato in un unico esemplare a Pantalica18 e al Dessueri19 e, in gran numero di esemplari, nell’area occidentale della Sicilia: da S. Angelo Muxaro provengono alcuni piattelli riferiti alla facies di Cassibile, vicini al tipo 1 C20 (tav. XIII-XIV); da una delle sessanta tombe della Mokarta, in territorio di Salemi, altri due piattelli che si riportano al tipo 1 Ε (tav. XVI) per la vasca a pareti arrotondate e la forma del piede (l’ansa è invece impostata fra l’estremità inferiore della vasca e il piede stesso)21; e ancora a S. Angelo Muxaro si è rinvenuto un piattello che si richiama al tipo 1 F (tav. XVI) per la particolare carenatura della vasca22.
8Un caso particolare, fra i vasi a piattello, è rappresentato dal tipo 8, a vasca semisferica, di piccolissime dimensioni (tav. XXV); ad esso si riportano un esemplare dalla tomba 166 della necropoli SO di Pantalica23 e un altro della tomba 32 della necropoli Palombara del Dessueri24, entrambe riferibili alla facies di Cassibile. In contesti più antichi il nostro esemplare si ricollega alla coppa su piede della grotta La Porta I di Barriera25, mentre in contesti più recenti si ricollegano al nostro gli esemplari di coppe su piede di S. Angelo Muxaro, di varie dimensioni, decorate a solcature orizzontali sotto l’orlo26.
9Bisogna a questo punto far presente che, nonostante sia grandissimo il numero di vasi su piede recuperati a Cassibile e pressoché costante la loro presenza nelle singole tombe della necropoli, non è stata possibile la seriazione cronologica dei tipi per mancanza di associazioni sicure.
10Per quanto attiene la decorazione a flabelli che, come sottolinea Bernabò Brea, appare in Sicilia proprio nella facies di Cassibile e sulla cui origine si è molto discusso27, diremo solo che essa, nella nostra necropoli, compare sulle ollette biconiche e sulla brocca a corpo globulare, sotto forma di pennellature orizzontali e oblique in vernice diluita, sotto forma di tratti verticali che si trasformano in piume all’estremità superiore, sugli altissimi piedi di alcuni piattelli, come vero e proprio motivo a piume nella metà superiore esterna di alcuni altri; infine, come motivo a girandola, all’interno della vasca dei piattelli28.
11L’evoluzione per cui dalla decorazione a stralucido rosso della facies di Pantalica Nord si sarebbe passati ad una a pennellature trascurate, poi appena arcuate, evolutesi infine in veri e propri flabelli o girandole, non è riscontrabile a Cassibile, dove le diverse tecniche coesistono; non si può dunque affermare, sulla base delle nostre conoscenze, che il motivo decorativo a pennellature discontinue sia anteriore a quello a piume o a girandola29.
12Alla facies di Cassibile, di cui è considerata tipica, si riporta la brocca 4 A, a corpo globulare, basso eolio, ansa sormontante, decorazione piumata (tav. XXIV). Il tipo, derivato probabilmente dalle brocche a stralucido rosso di Pantalica Nord30, età cui potrebbe appartenere il tipo 4 Β (tav. XXIV), è presente nella necropoli di Molino della Badia31, a Valsavoia32 e negli strati dell’Ausonio II a Lipari33 e trova anche confronto in. due esemplari di provenienza sconosciuta della collezione Collisani34. Un esemplare di brocca definita dello “stile di Cassibile” si è rinvenuta nella Grotta della Chiusazza negli strati superiori35 e vari frammenti di brocche riferite al nostro tipo segnala Frasca nella capanna sicula di Ortigia36.
13L’olla 2 (tav. XXIII), frammentaria, sembra appartenere al tipo, diffuso nella fase di Pantalica II, derivante da quello in uso nella fase precedente37 e presente già a Thapsos38. Esemplari simili al nostro si sono rinvenuti nella necropoli della Calcarella39, uno nella capanna “sicula” di Ortigia40, al Dessueri41, a Cozzo Pantano negli strati di riutilizzo della fase di Pantalica II del sepolcro IX42, alla Metapiccola43 e a Butera44.
14L’olletta tipo 3 D (tav. XXIII), quadriansata, plasmata a mano e rappresentata in un unico esemplare, trova un preciso confronto con un’olletta di una delle sessanta tombe della necropoli della Mokarta presso Salemi il cui corredo sembra riferibile alla facies di Cassibile per la presenza di due piattelli su piede del nostro tipo E45. La forma richiama quella della facies di Pantalica Nord, in particolare, quella del tipo dell'olletta proveniente da una tomba del gruppo Di Bernardo della necropoli della Montagna Alta di Caltagirone46 o a quello dell’olla con breve collarino della Fastucheria del Dessueri, necropoli in cui è rappresentata da più esemplari, a volte bi-o triansati o senza anse e a volte dipinti in rosso47.
15L’olletta tipo 3 A (tav. XXIII) a corpo biconico con due o quattro anse alla massima espansione, si ritrova nella necropoli del Dessueri in tombe riferibili alla facies di Cassibile, talvolta di grandi dimensioni e con decorazione a linee orizzontali incise nella metà superiore del corpo48. Un esemplare con decorazione a linee orizzontali si è rinvenuto a Realmese49, mentre un altro, quadriansato, con decorazione a pennellature verticali, datato al X-IX secolo, proviene da Manfria50. Dalla tomba a grotticella di Viale P. Orsi a Siracusa proviene un esemplare a corpo biconico e labbro «decisamente estroflesso» nel quale la decorazione dipinta piumata è associata a decorazione geometrica51.
16Sono da mettere in stretto rapporto col nostra, l’esemplare di olletta del Dessueri52 e quello della collezione Collisani53 che presentano lo stesso tipo di anse, ma corpo a pareti rettilinee nella parte superiore.
17L’olletta tipo 3 Β (tav. XXIII) costituisce probabilmente una forma contemporanea a quella del tipo 3 A: mancano comunque confronti precisi.
18Eseguita a mano, è l’olletta tipo 3 C, a corpo globulare, labbro svasato all’esterno e due (?) anse appuntite sotto l’orlo (tav. XXIII). L’esemplare, per il quale non è stato possibile stabilire confronti precisi, si avvicina alle olle tipo 3 A e 3 Β, con corpo più allungato e di più raffinata esecuzione, ampiamente attestati nella stessa necropoli di Cassibile. La lavorazione a mano non ci autorizza comunque ad ascrivere questo esemplare fra i materiali più antichi: potrebbe trattarsi piuttosto di una variante grossolana dei tipi suddetti.
19L’olletta su piede tipo 11 (tav. XXV) sembra un esemplare, in forma ridotta, dei bacini su piede della facies di Pantalica Nord, di dimensioni piccole o molto grandi, basso colletto, anse a punta54. È confrontabile con un esemplare dalla tomba 32 della necropoli della Palombara (associato a materiali assegnabili alla fase II di Pantalica)55. Per la forma si richiama in qualche modo alle pissidi su alto piede cilindrico svasato, basso colletto e anse acuminate, di piccole dimensioni, diffuse nell’età del bronzo finale (fase di Pantalica II), continuazione del tipo, diffusissimo nella fase precedente, di dimensioni molto grandi o piccole, dipinto in vernice rossa, che a sua volta ha il prototipo nella pisside a decorazione incisa della facies di Thapsos56. Da tale forma derivano esemplari dell’area centro-occidentale quali quello della tomba Mosso di S. Angelo Muxaro57 e vari altri dalla necropoli di Polizzello, decorati con motivo ad incisione58.
20Il vaso a secchiello tipo 5 Ε (tav. XXV) sembra essere la versione più recente del bicchiere a pareti inflesse tipo 5 A (tav. XXV) a cui è stata applicata un’ansa a ponticello trasversalmente sulla bocca: trova confronti con due esemplari restituiti dalla tomba 168 della necropoli di Piano della Fiera di Butera, decorati a fasce in vernice, entrambi provenienti dal I strato di scavo, datato al IX-VIII secolo a.C.59. Al secchiello di Cassibile si riconducono anche l’esemplare della tomba a grotticella artificiale di Viale P. Orsi associato a materiali di II e III fase, i due esemplari della necropoli della Calcarella a fondo leggermente convesso60 e altri due esemplari da Polizzello con fondo carenato distinto dal corpo e decorazione a linee orizzontali incise, giudicati «sviluppo snellito e sveltito» del nostro61.
21La pisside su piede tipo 5 D (tav. XXV) trova confronto con l’esemplare della tomba 5 di S. Angelo Muxaro, con piccolo piede e decorazione a solcature e triangoli62, con un esemplare frammentario sempre da S. Angelo Muxaro63 e con quello della tomba A di Polizzello (datata all’VI II-VII secolo a.C.) con corpo a pareti inflesse e largo piede e con tipica decorazione a solcature e triangoli64. Tale datazione è confermata, almeno per il suo limite superiore, dal contesto del nostra esemplare.
22L’anforetta miniaturistica tipo 6 sembra avere il suo prototipo nei grandi esemplari a corpo cuoriforme a volte con fasci di linee verticali incise della facies di Pantalica I65. Trova un confronto preciso con l’esemplare di Realmese riferito alla fase I A, di transizione tra Pantalica II e III, con collo indistinto e corpo meno rastremato nella parte bassa rispetto al nostra66. L’anforetta pare continuarsi nel tipo, ascrivibile alla fase III, cui si può riferire quella della tomba 170 di Butera 67. A tale periodo si può riferire anche il nostro esemplare per il contesto tombale.
23In un unico esemplare è stata restituita la brocchetta con bocca appena trilobata formante beccuccio (tipo 4 D) (tav. XXIV) (la cui apparizione, già nel X secolo, è concordemente considerata apporto del commercio fenicio)68; trova confronto con il tipo riferibile alla facies del Finocchito con collo ben distinto, alto e stretto e bocca trilobata69, ed è vicino agli esemplari della necropoli della Palombara del Dessueri, di dimensioni analoghe o molto più grandi70 e alla brocchetta della tomba 67 della necropoli SO di Pantalica, datata all’XI-IX secolo a.C.71.
24La coppetta tipo 9 (tav. XXV) non trova confronti precisi; ricorda vagamente un esemplare di Pantalica più sagomato, con orlo e piede ben distinti e corpo emisferico72.
25Lo scodellino tipo 7 (tav. XXV) è databile, per associazione, alla fase III di Pantalica. Il tipo è molto diffuso nelle necropoli siciliane, sia cronologicamente sia topograficamente: un esemplare è stato restituito dalla tomba 193 della necropoli SO di Pantalica (I fase Peroni)73 mentre, in tombe riferibili alla facies di Cassibile, trova confronto con due esemplari semisferici dalla tomba 72 di Canalotto, con tre esemplari della tomba 32 della necropoli Palombara74, e con uno della tomba 102 della necropoli SE di Pantalica75.
26Per l'olletta tipo 12 (tav. XXV) non è invece possibile trovare confronti precisi: la forma potrebbe derivare dagli esemplari di Pantalica (tomba 46 della necropoli Nord), con anse verticali forate e linee verticali incise76.
27Infine, per quanto riguarda la coppa tipo 10 (tav. XXV), si può dire che la forma, molto semplice, è un tipo di lunga durata e larga diffusione; invece per la sua particolarità peculiare, le bugne sotto l’orlo con nucleo in bronzo, non trova confronto. Il nostro esemplare è databile all’età di Pantalica III per l’associazione con le fibule ad ardiglione ricurvo.
28Il coperchietto conico apicato (tipo 13) (tav. XXV) ci riconduce alla tradizione di Pantalica I; sembra continuare il tipo di forma più convessa e con orlo piatto proveniente, tra l'altro, dalla tomba 68 della necropoli Nord di Pantalica e dalla tomba 35 della Fastucheria del Dessueri (dove faceva da coperchio a un’olla quadriansata). Inoltre, a Lipari negli strati datati all’Ausonio II della capanna della trincea AG77 e a Manfria era presente come coperchio di un’olla quadriansata tipo A (X-IX secolo)78.
II. Metalli
Bronzi
29Tra i materiali bronzei della nostra necropoli, i più rappresentati sono le fibule79. Esse compaiono in Sicilia nella fase di Pantalica I col tipo ad arco semplice a sezione circolare molto sottile80, talvolta con noduli, anche di notevoli dimensioni81.
30A Cassibile la fibula ad arco semplice, di riconosciuta derivazione egea82, è presente in un solo esemplare con arco a sezione circolare uniforme dall’arco alla molla (tipo 14 A) (tav. XXVI). Il tipo, che è il più antico attestato nella necropoli, si ritrova a Madonna del Piano83, a Molino della Badia84, a Pantalica85, al Dessueri86 e a Piazza Monfalcone di Lipari negli strati dell’Ausonio II87.
31Sono presenti inoltre a Cassibile quattro esemplari di fibula con arco di medio spessore (tipo 14 B) (tav. XXVI) che trovano confronto nella necropoli di Molino della BadiaMadonna del Piano, dove il tipo è però quantitativamente più diffuso88. Presente al Dessueri89 e alla Calcarella90, esso è pure attestato nel ripostiglio dei Tre Canali di Vizzini91 e in quello di Modica92.
32Il tipo 14 C (tav. XXVI) di fibula a sezione circolare nell’arco, di medio spessore, e romboidale alla molla, trova confronto a Molino della Badia93, al Realmese94, alla Montagna di Noto95 e negli strati dell’Ausonio II della necropoli di Piazza Monfalcone96.
33Le fibule dei tipi 14 E1, 14 F1 e 14 G (tav. XXVII), sono tutte attestate in contesti siciliani di II fase, quali Molino della Badia97, Madonna del Piano98, Dessueri99, Calcarella100, Realmese101.
34Il tipo 14 F2 (tav. XXVII), infine, trova confronto per la decorazione a Piazza Monfalcone102 e nella necropoli di Torre Galli dove pero il motivo a puntini si dispone su doppia fila103.
35I tipi sopraelencati (14 B, 14 C, 14 E1, 14 F1, 14 G), inquadrabili tutti nell’ambito del X secolo a.C., possono riferirsi ad un momento iniziale della facies. Sono indubbiamente più antichi rispetto alle fibule ad arco a sezione circolare molto ingrossato, ribassato, decorato a fitte incisioni (tipo 14 D) (tav. XXVI), attestate al Dessueri (in tombe di II fase)104, alla Calcarella105, a Realmese106 e negli strati dell’Ausonio II di Lipari107.
36Tale tipo, che fra le fibule ad arco semplice è il più comune nella nostra necropoli, si trova, come altrove, associato alle fibule a gomito108, cosa che conferma una sua collocazione intorno alla metà del IX secolo a.C.
37In questo stesso momento “centrale” della fase possono inquadrarsi cronologicamente le fibule a sezione quadra, tipo 14 E2 (tav. XXVII), che si ritrovano al Dessueri (sempre in tombe di II fase)109, alla Calcarella110, a Realmese111, a Molino della Badia112.
38Una cronologia recenziore può assegnarsi invece alla fibula tipo 14 Al (tav. XXVI), di dimensioni minori, con arco a sezione circolare filiforme, tipo che pare essere stato utilizzato per tutto il corso del IX secolo. Trova confronti con il tipo 1 A2 di Realmese (riferibile al momento di passaggio tra il periodo I A e I Β della necropoli)113 e con gli esemplari rinvenuti al Dessueri114 e con quelli della Rocca di Caltagirone115 e di Pantalica116, assegnati alla prima età del ferro.
39Nell’area siciliana occidentale è da ricordare la presenza della fibula ad arco semplice nelle tombe più antiche di S. Angelo Muxaro117.
40La fibula a gomito e ardiglione rettilineo, di derivazione orientale118 è, insieme alla fibula ad arco semplice ingrossato, quella rappresentata dal maggior numero di esemplari in contesti di II fase, tanto da essere denominata “fibula di Cassibile”.
41Nella nostra necropoli sono di essa distinguibili il tipo 15 F (tav. XXVIII), a sezione quadra, costituito da una forma ancora rigida con gomito molto aperto e staffa breve; i tipi 15 D e 15 Ε tav. XXVIII), riferibili alle fasi arcaiche della cultura e databili entro il X secolo; i tipi 15 A, 15 Β e 15 C (tav. XXVIII) con la parte anteriore fra gomito e staffa sempre obliqua e la parte fra gomito e molla ingrossata e sinuosa.
42Se non è stato possibile trovare risconti precisi per le fibule dei tipi 15D, 15Ee 15 F, esemplari simili ai tipi 15 A, 15 B e 15 C sono presenti a Molino della Badia-Madonna del Piano119, al Dessueri120, alla Calcarella121, a Valsavoia122, a Cugno Carrubbe123, nonché nei ripostigli di Tre Canali124, di Modica125 e di Lentini126 e negli strati della distruzione che segna la fine dell’Ausonio II a Lipari127.
43In area occidentale la fibula a gomito è attestata a S. Margherita Belice128.
44Coeve alle fibule a gomito sono quelle ad occhio e ardiglione rettilineo, attestate in soli tre esemplari. Presentano le stesse caratteristiche tecniche del tipo a gomito e si ritrovano spesso associate nello stesso contesto tombale129 ; sono diffuse nella stessa area delle fibule a gomito, ma risultano meno comuni. Il tipo 16 A (tav. XXIX), a staffa breve, presenta rigidità nella forma, vicina in questo al tipo 15 F delle fibule a gomito.
45Forma abbastanza pesante presenta anche il tipo 16 Β (tav. XXIX) documentato, nel X secolo a.C., alla Calcarella130, a Madonna del Piano131, a Dessueri132, nella tomba di Viale P. Orsi a Siracusa133, nell’abitato di Thapsos, presso le strutture dell’età del bronzo finale134.
46La fibula tipo 18 A (tav. XXIX) ad occhio, con ardiglione leggermente ricurvo, pare, proprio per questa tendenza all’incurvamento dell’ago, segnare il passaggio dalle fibule ad occhio e ardiglione rettilineo, proprie della fase più antica dell’età di Cassibile, a quelle a doppio occhiello e ardiglione ricurvo che saranno tipiche della successiva facies di Pantalica Sud.
47Se possiamo considerare elementi validi per una seriazione cronologica delle fibule la lunghezza della staffa, il rapporto arco/ardiglione, nonché l’alleggerimento della struttura e la maggiore o minore obliquità del tratto di arco tra occhio e staffa135, dobbiamo collocare il tipo 18 C (tav. XXIX) fra gli esemplari più antichi di fibula con ardiglione ricurvo136. Tale datazione trova conferma nel confronto con il tipo 2 di Realmese, riferito al momento finale del primo periodo (A) della necropoli, di passaggio al secondo (B), cioè intorno alla metà del IX secolo a.C.137.
48Il tipo 18 C1 (tav. XXIX) trova invece confronti, anche per il medesimo tipo di decorazione, con l’esemplare della tomba 94 della necropoli di Pantalica138. Le fibule con arco a sezione ottagonale (tipo 18 B) (tav. XXIX) trovano riscontro nell’esemplare della tomba 7 di Pantalica139 e nella necropoli di Torre Galli140.
49Nella necropoli è rappresentata pure la fibula con arco a gomito formante una ‛U ’e ardiglione ricurvo (tipo 17 A) (tav. XXIX). Tale tipo di fibula si può considerare derivazione di quella a gomito e ardiglione rettilineo (per lo stesso processo per cui dal tipo ad occhio e ardiglione rettilineo si sviluppa quello ad occhio e ardiglione ricurvo tipico della facies di Pantalica Sud)141.
50Anche tale tipo di fibula (tipo 17 A) è da riferire ad un momento di passaggio dall’età di Cassibile alla successiva di Pantalica Sud142 (mentre per la sezione laminare è forse da riferire ad un momento leggermente più tardo il tipo 17 B) (tav. XXIX). Vari esemplari si sono rinvenuti nella necropoli di Pantalica143, in alcune tombe con deposizioni più recenti della necropoli di Cozzo del Pantano144, nella tomba a grotticella di Viale P. Orsi145.
51Un tipo bronzeo abbastanza diffuso nella nostra necropoli è il coltello a fiamma tipo 19 (tav. XXX), a base trapezoidale o rettangolare con chiodetto. Comparso nella facies di Pantalica Nord nella foggia con dorso dritto e punta ricurva (numerosi esemplari provengono dalle necropoli di Pantalica)146, si ritrova con la lama diritta o modificata a fiamma, in tombe di seconda fase nella stessa necropoli147 e al Dessueri148. Esso è presente anche in ambiente italico, nelle tombe della necropoli di Torre Galli, dove è associato alla fibula ad arco semplice149.
52Pure presente il coltello tipo 20 (tav. XXX) con lama a fiamma e manichetto terminante ad occhio fusi in un solo pezzo150, che si diffonde nel periodo di Pantalica II e si ritrova infatti a Cugno Carrubbe151, a Molino della Badia-Madonna del Piano di Grammichele (dove peraltro è molto più diffuso che a Cassibile)152, alla Calcarella153, nel ripostiglio di Modica154, negli strati finali dell’Ausonio II nell’abitato di Lipari155. In Italia, trova confronti con esemplari che si accostano al tipo Ronzano156.
53Tra gli utensili, è da annoverare ancora il rasoio tipo 22 (cosiddetto siciliano) (tav. XXXI), con lama a nastro e incavo nel contorno superiore, diffuso a partire dalla fase I di Pantalica col tipo trapezoidale con margini rettilinei e lama rastremantesi verso la base157. La variante A di esso, a base trapezia e margini rialzati, si ritrova nella necropoli della Rocca Alta di Caltagirone158 ; la variante Β trova confronti con un esemplare di Pantalica159. Al Dessueri160 e nel ripostiglio di Niscemi161 è presente un tipo a margini rettilinei e, sempre al Dessueri e a Pantalica, un altro a margini più inflessi del nostro e contorno superiore concavo (diversità si notano anche nella base)162. Ricordano il nostro tipo, pur differenziandosi da esso, i rasoi a lama stretta e allungata dell’Ausonio II di Lipari163 ; in area occidentale il tipo è presente nelle tombe più antiche di S. Angelo Muxaro164. È forse un rasoio l’esemplare che costituisce la variante C, che trova un confronto preciso al Dessueri165.
54I rasoi a lamina quadrangolare tipo 23 (tav. XXX) non sembrano diffondersi in Sicilia prima del X secolo a.C.166: si ritrovano nella necropoli di Molino della Badia (con manichetto terminante ad occhio o in verga bronzea applicato alla base)167, in una delle riutilizzazioni tardive delle tombe di Valsavoia168, nella necropoli di Piazza Monfalcone a Lipari negli strati dell’Ausonio II con manichetto in verga bronzea169; e ancora, seppure alquanto differenti, a Milazzo170 e, in periodo successivo, al Finocchito171, nel ripostiglio di Modica172, nonché in parecchie necropoli “protovillanoviane”173. Bernabò Brea nota affinità con alcuni rasoi di Huerta de Arriba, e le spiega con la diffusione del commercio fenicio nel Mediterraneo in questo periodo174.
55Infine, il pugnale tipo 21 A (tav. XXX) trova confronti, seppure vaghi, per le dimensioni e la forma della lama, con un esemplare della tomba 63 della Fastucheria175 e con un altro della necropoli SE di Pantalica senza codolo e con tre chiodetti176.
56In quanto all’ago con testa appiattita della tomba CS 62 (tipo 24) (tav. XXXI), esso non trova riscontri nelle altre necropoli se non a Pantalica, nella tomba 91 dei gruppi di SudEst177 e a Molino della Badia178.
57Difficile e incerto risulta l’inquadramento degli oggetti di ornamento restituiti dalla necropoli, tutti bronzei ad eccezione di un anellino d’oro in sottilissima lamina e di due perle di corniola.
58Forma di lunga durata è l’accettina miniaturistica tipo 25 (tav. XXXI) che, derivata dalle grandi accette ad occhio diffuse in ambiente italico nel bronzo recente e finale179, si ritrova abbondante in tutta la Sicilia180, spesso inserita nell’ardiglione delle fibule, con probabile valore apotropaico181, «continuando la tradizione dell’accettina litica dell’antica età del bronzo usata con la medesima funzione»182. All’età di Cassibile possono riferirsi le accettine di Molino della Badia183, Dessueri184, Realmese185, del ripostiglio di Modica186. In ambiente italico, l’accettina senza bottone è presente a Torre Galli187.
59Il bottoncino a calotta con anellino interno (tipo 27) (tav. XXXI) rappresenta un tipo bronzeo diffusissimo in Sicilia e in Italia. Bernabò Brea lo fa risalire agli esemplari in oro di Troia II e di Poliochni188. Oltre che a Cassibile, bottoni di questo tipo si trovano a Pantalica189, Molino della Badia190, nel ripostiglio di Modica191, a Calascibetta192, a Milazzo193, a Lipari negli strati dell’Ausonio I e II194. In ambiente italico esso è presente nella necropoli di Torre Galli e, nella successive età del ferro, a Canale195.
60Come oggetto ornamentale (probabilmente elemento di collana) è da interpretare la perla ovoidale allungata bronzea tipo 28196 (tav. XXXI), peraltro assai diffusa nelle necropoli protostoriche siciliane e peninsulari. La funzione dev’essere simile a quella delle spiraline di filo bronzeo a cui il nostro esemplare si richiama per le sottili solcature incise lungo il corpo197.
61La necropoli di Cassibile ha restituito tre soli esemplari di anello bronzeo a sezione circolare (tipo 26) (tav. XXXI) che, diffuso a Molino della Badia, perdura nelle necropoli di III e IV fase. Deve interpretarsi come ornamento della persona o ornamento del vestiario, avendo in genere l’anello digitale forma prevalentemente nastriforme198.
62Il fermaglio per cintura della tomba CS 10 (tipo 29) (tav. XXXI) trova preciso confronto con un esemplare frammentario di Molino della Badia e con un altro, dotato di quattro fori agli angoli, proveniente dalla stessa necropoli199. Un fermaglio con costolatura centrale e gancetti, di ipotetica forma ovale, proviene dalla tomba 108 di Canale200, di epoca più recente.
63Impossibile definire con sicurezza la funzione del dischetto-borchia frammentario restituito dalla tomba CS 17 (tipo 30) (tav. XXXI) per il suo pessimo stato di conservazione. Probabilmente si tratta di una cappelletta conica, come quelle delle tombe 29 e 108 di Canale o della 49 di Ianchina201. Può però vagamente accostarsi anche al disco con verga cilindrica di Molino della Badia202.
64Ugualmente incerta la funzione delle due laminette bronzee della tomba CS 99 (tipo 31) (tav. XXXI): la presenza, in esse, di due fori per chiodetto può far supporre che si tratti di lamine di vasi o di toppe per la riparazione.
Oro
65I materiali aurei della nostra necropoli sono rappresentati da un unico anellino in sottilissima lamina (tipo 32) (tav. IV), analogo a due esemplari provenienti dalle necropoli Nord e Sud di Pantalica203.
III. Altri materiali
66Per quanto attiene le due perle di corniola tipo 33 (tav. XXXII), usate probabilmente come vaghi di collane, diremo infine che presentano stretta analogia con altre ritrovate al Molino della Badia e a Pantalica204.
Notes de bas de page
1 Orsi 1895, 117, sep. 30, fig. 25.
2 Orsi 1899 (Pantalica), 55, sep. 18, tav. X, 11; Peroni 1956, 400 (sep. 18 Nord), fig. 15 (datato alla I fase Peroni).
3 Orsi 1904, 88, sep. 16, fig. 44.
4 Orsi 1912 (Dessueri), 370 (sep. 60 Fastucheria), 372 (sep. 72 Fastucheria), 381 (sep. 33 Palombara), con materiali di I fase ed altri probabilmente riferibili all’età di Cassibile, tav. XX, 53; 383 (sep. 46 Palombara) esemplare gemino cui si riferisce probabilmente un coperchietto a disco, tav. XX, 52; inoltre, esemplare sporadico da Canalotto a pareti diritte, anse e coperchio (inv. 23362).
5 Orsi 1926 (Canale), 235, sep. 19, fig. 161.
6 Orsi 1904, 72, fig. 8.
7 Orsi 1912 (Dessueri), 387 (sep. 72 Canalotto), tav. XXI, 61.
8 Orsi 1912 (Dessueri), 360 (sep. 18 SE), fig. XXV.
9 Materiale inedito esposto al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa. Inoltre: Fatta 1983, 51, tipo Bl, 179, nn. 127/131; 162-163, n. 35, tav. 5.
10 Orsi 1895, 101, sep. 6, tav. IV, 7.
11 Bernabò Brea 1953-54, 194 e 196, 174; Bernabé Brea 1958, 150 e 108 e tav. 38.
12 Orsi 1912 (Dessueri), 386 (sep. 59 Palombara), tav. XIX, 39.
13 Orsi 1912 (Pantalica), 329 (sep. 241 Sud-centrale), tav. VIII, 54.
14 Mannino 1970, 40, fig. 4.
15 Fatta 1983, 48, n. 81 (tipo F5), tav. 8; 170-171.
16 Orsi 1895, 101, sep. 6, tav. IV, 7.
17 Il tipo è di vasta diffusione essendo attestato anche in Italia nell’età del bronzo finale e del ferro ad esempio a Sala Consilina, Veio, Bisenzio, Este: vedi ad esempio Müller Karpe 1959, tav. 101, 1/4.
18 Orsi 1912 (Pantalica), 316 (sep. 70 SE), tav. VIII, 50.
19 Orsi 1912 (Dessueri), 377 (sep. 14 Palombara).
20 Mosso 1908, 428; Orsi 1932, tomba IV, 275, tav. VI, fig. 10 e 282 (nella tomba si rinvennero 23 esemplari di piattello «con lieve bagno rosso chiaro» e, fra l’altro un’accettina bronzea miniaturistica e una «fibula serpeggiante a nodi»); Fatta 1983, 49, n. 95, tipo F 6b, tav. 8, 172-173 (che, in particolare, richiama l’esemplare SP 66.1 di Cassibile). A S. Angelo Muxaro è prevalente il piede a lati diritti rastremantesi verso il basso, proprio del tipo 1 C di Cassibile (Fatta 1983, 171, 173, 175). Per la datazione del tipo del piattello a S. Angelo Muxaro cfr. anche Anagnostou 1979, 47-48, fig. 18 e tav. IX, 59-60-62, tav. VII, 19-20-21-24.
21 Tusa 1972-73, 398, tav. LXXXIII, 3.
22 Mosso 1908, 428 e fig. 16; Orsi 1932, 276, sep. 4, fig. 5.
23 Orsi 1912 (Pantalica), 321 (sep. 166 SO), fig. XII.
24 Orsi 1912 (Dessueri), 380 (sep. 32 Palombara), tav. XIX, 42.
25 Orsi 1907, 85 e fig. 37.
26 Mosso 1908, 428, fig. 15; Fatta 1983, 46, tipo F1, 164 e 165, nn. 40-43, tav. 6; Anagnostou 1979, 44 (tomba A - seconda fase), tav. VIII, 55.
27 Peet 1909, 476-477; Bernabò Brea/Cavalier 1956, 78-79; Mylai, 95; Bernabò Brea 1971, 26-27; Meligunìs Lipára IV, 716; Bernabò Brea 1990, 47; Procelli 1983, 65 e 80.
28 Sulle tesi di Allen, La Rosa, D’Agostino, A.M. Bietti Sestieri vedi Albanese 1982, 593-594.
29 Albanese 1982, 593-594.
30 Orsi 1899 (Pantalica), 46 (sep. 22 NO), 317 (sep. 88 SE); Orsi 1912 (Dessueri), 358 (sep. 5, gruppi Sud di M. Dessueri) a striature verticali tipo fase Pantalica I, 360 (sep. 20, gruppi SE M. Dessueri), con striature verticali, bocca lievemente trilobata, associata ad una fibula ad arco semplice a sezione quadra, 367 (sep. 53 Fastucheria), 377 (sep. 10 Palombara) insieme a materiali della fase Pantalica II, tav. XXI, 57, 387 (sep. 69 Canalotto), associata a materiali della fase II di Pantalica e ad una fibula a gomito, tav. XXI, 59.
31 Orsi 1905, 109, fig. 8 (due esemplari di cui uno con decorazione piumata).
32 Orsi 1902, 110, sep. IV (strato di 2°-3° periodo siculo, insieme ad un rasoio a lama larga), tav. II, 12.
33 Ad esempio: Bernabò Brea/Cavalier 1956, 74 e fig. 48 e; Meligunìs Lipára IV, 610, tav. CCXX, 9, esemplare intero dalla capanna della trincea D; 610, tav. CCLIII, 2a/b (due frammenti); Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 262 (sep. 26), 244 e fig. 25 e (esemplare con superficie «lucidata con la stecca»).
34 Tusa 1990, 37, n. 37, tav. 5 e 11 (l’esemplare è datato dall’editore alla sua I-II fase di Pantalica che riferisce al 1250-1050 a.C.); la variante A’trova confronto, per dimensioni e decorazione, con l’esemplare p. 40, n. 46, tav. 5 e p. 12.
35 Tiné 1965, 245, fig. 19.
36 Frasca 1983, 595 e 580-583.
37 Orsi 1899 (Pantalica), 22, sep. 38; ORSI 1904, 76 (sep. 9 Di Bernardo), fig. 18 (hydria).
38 Orsi 1895, 134-135, sep. 62, fig. 51; 118-119, sep. 32, fig. 29; Orsi 1907, 74 e fig. 16; cfr. anche Albanese 1988-89, 285, nota 339.
39 Albanese 1988-89, 253, tomba A38, n. 9, fig. 40; tomba A6, n. 5.
40 Frasca 1983, 588-590, n. 58, fig. 20-21 e 595.
41 Orsi 1912 (Dessueri), 397, recupero sporadico a Canalotto, tav. XX, 45; 372 (sep. 67 Fastucheria), tav. XX, 4 9 (esemplare di piccole dimensioni).
42 Orsi 1893, 12, sep. IX, tav. I, 3.
43 Rizza 1962, 9, capanna F, tav. II, 4; Voza 1980, tav. XVII, 83.
44 Adamesteanu 1958, 546, fig. 214 (rinvenimento sporadico riferibile al I strato).
45 Esemplare analogo a quelli di Caltagirone citati (vedi nota 1), in Tusa 1972-73, 398, tav. LXXXIII, 3.
46 Orsi 1904, 75, fig. 15 (tomba 2). Esemplare analogo in Tusa 1972-73, 398, tav. LXXXIII, fig. 3.
47 Orsi 1912 (Dessueri), tav. XIX, 41, 359 (sep. 5 M. Dessueri), 361 (sep. 28 M. Dessueri), due esemplari; 363 (sep. 4 Fastucheria); 372 (sep. 72 Fastucheria); 378 (sep. 18 Palombara); 382 (sep. 43 Palombara); 383 (sep. 44 Palombara) due esemplari; 385 (sep. 54 Palombara): vasi tutti associati a materiali di fase I.
48 Orsi 1912 (Dessueri), tav. XX, 46, 29 (sep. 29 M. Dessueri), 384 (sep. 47 Palombara)(due esempl.): la tomba, che ha restituito materiali riferibili alla fase di Pantalica II, conteneva la suddetta olla biconica quadriansata di grandi dimensioni e una più piccola biansata ed altre due ollette in frantumi, 387 (sep. 72 Canalotto) con materiale della fase di Pantalica II; 385 (sep. 53 Palombara), tav. XIX, 40 (con solcature orizzontali), associato a materiali probabilmente di II fase. Inoltre sep. 50 Fastucheria (inv. 23043), sep. 52 Fastucheria (inv. 23050), inedite.
49 Albanese 1982, 444, tomba B2, fig. 18/3 (insieme ad un’anforetta miniaturistica della fase II di Pantalica) è riferita (p. 573) alla fase IA della necropoli, quindi fase Pantalica II.
50 La Rosa 1989, fig. 19.
51 Voza 1973b, 82, tomba a grotticella artificiale di Viale P. Orsi, tav. XVIII, n. 286 (sepoltura a cinque deposizioni che l’editore inquadra alla facies di Cassibile, riferita al IX secolo, che conteneva, tra l’altro, fibule ad ardiglione ricurvo e un vaso «a secchiello».
52 Orsi 1912 (Dessueri), 381 (sep. 32 Palombara), tav. XX, 54; nella tomba il bicchiere ä associato a materiali di I e II fase. Sep.6 Dessueri (inv.22008), insieme ad una brocchetta di I fase; sep. 5 Fastucheria (inv.25030); sep. 73 Canalotto (inv.22136), insieme a materiali di I fase.
53 Tusa 1990, 38, n. 42, tav. 5 e 12.
54 Orsi 1899 (Pantalica), tav. IX, 1, 46 (sep. 21 NO), 51 (sep. 38 NO) due esemplari di cm. 28 e 34 e uno di cm. 13, 5; 56 (sep. 37 N); tav. IX, 3, 65 (sep. 124 N) alto cm. 14.
55 Orsi 1912 (Dessueri), 381 (sep. 32 Palombara), tav. XIX, 43. L’esemplare presenta tracce di vernice rossa.
56 Cfr. Albanese 1988-89, 286 e 232, tomba A 6, n. 8, fig.40, 8.
57 Mosso 1908, 428.
58 Materiale inedito (?) esposto al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.
59 Adamesteanu 1958, 479 (sep. 168), fig. 176. Gli esemplari sono lavorati a mano; uno è decorato a fasce parallele e trattini in colore bruno sul labbro, l’altro a fasce verticali.
60 Albanese 1988-89, 233, tomba A6, n. 4, 246-247, tomba A29, n. 2, fig. 37, 2.
61 Palermo 1981, 127 e 115, sep. A, tav. XLIII, 167. Per la diffusione del tipo in Italia confronta Albanese 1988-89, 285, nota 337.
62 Materiale inedito esposto al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.
63 Fatta 1983, 209, n. 302 e 52 e 67.
64 Palermo 1981, 115 (sep. A), tav. XLIII.166 e 126.
65 Per il tipo cfr. Orsi 1899 (Pantalica), 46, tav. IX, 6 e 7, necropoli NO, 46 (sep. 21 e 22), 50, sep. 38, 65, sep. 129.
66 Albanese 1982, 444, tomba B2, fig.18, 2 e 19, 2.
67 Adamesteanu 1958, 472 e fig. 172, (tomba 166, necropoli di Piano della Fiera, I strato), 484, tomba 170, fig. 170, già citato in Albanese 1982, 573, nota 71.
68 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 214, citano a tal proposito un esemplare della necropoli di Madonna del Piano relativo, appunto, al X secolo a.C.; Bernabé Brea 1979, 592. Vedi inoltre Albanese 1982, 590, a proposito del momento iniziale del tipo e della sua continuazione.
69 Orsi 1897b, 171, tav. VI, 23-24, dalla tomba 62 del gruppo nord; uno dei due esemplari, tra l’altro «presentata tracce di un color rosso piceo, applicato a larghe pennellature non continue, di una tecnica molto ovvia a Pantalica e Cassibile, rara nel terzo periodo». Frasca 1982, 24, tav. VI.73, dalla tomba 3 della necropoli ovest, una fra le più antiche tombe della necropoli.
70 Materiali inediti esposti al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.
71 Orsi 1912, 315 (sep. 67 SE); Peroni 1956, 396 e 422, fig. 11.
72 Orsi 1899 (Pantalica), tav. XI, 9.
73 Orsi 1912 (Pantalica), 325 (sep. 193 SC), due esemplari. Peroni 1956, 422, fig. 11 e 425, fig. 14.
74 Orsi 1912 (Dessueri), 387 (sep. 72 Canalotto) (due esemplari), 381 (sep. 32 Palombara).
75 Orsi 1912 (Pantalica), 318 (sep. 102 SE).
76 Orsi 1899 (Pantalica), tav. X, 3, 57 (sep. 46 NO); tav. IX, 9.
77 Meligunìs Lipára IV, tav. CCXXV, 8.
78 La Rosa 1989, 17, f. 19.
79 Per uno studio dettagliato sulle fibule di Cassibile si rimanda a Lo Schiavo (in preparazione). Per lo sviluppo delle fibule in Italia vedi: Peroni 1959, 174, gruppo B; D’Agostino 1974a, 30-31, fig. 2, 10-11-12; Trump 1978, 164 e fig. 57-42.
80 Peroni 1956, 392, tipo Β.
81 Cfr. Albanese 1988-89, 269.
82 Peroni 1956, 392 e 406; Bernabò Brea 1958, 151, fig. 32 a, b; Bietti Sestieri 1979a, 610, fig. 1-2.
83 Orsi 1905, 103, sep. 8, fig. 3.
84 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 274, sep. 46, fig. 15.
85 Orsi 1899 (Pantalica), col. 46 (sep. 42 NO), col. 55 (sep. 28 N), col. 60 (sep. 62 N) - tav. VIII, 19. Tali tombe sono riferite da Peroni alla sua II-III fase (Peroni 1956, 400).
86 Orsi 1912 (Dessueri), 388 (sep. 73 Canalotto), tav. XVIII, 27.
87 Meligunìs Lipára IV, 639, f. 126 i; Meligunìs Lipára I, 120, tomba 33, tav. XLI, 6.
88 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 254-256, sep. 6, fig. 15 h; 268-269, sep. 38, fig. 15 i, 273-274, sep. 46, fig. 15 n; Müller Karpe 1959, tav. 5, 1-17.
89 Orsi 1912 (Dessueri), 377 (sep. 12 Palombara), tav. XVIII, 32; Bernabò Brea 1958, 187, fig. 43 f.
90 Albanese 1988-89, 270, varietà A, fig. 24-25; 256, sep. A 52:3; 235, sep. A 7:2, fig. 24-25; 256, A 52:3, fig. 33 e 46; 257, sep. A 53:1, fig. 33 e 47a; 256, sep. A 52:2, fig. 33 e 46.
91 Cafici 1888, 170, tav. XIV, 1.
92 Orsi 1901, 173, nn. 24-26, tav. XII, 4.
93 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 256, sep. 6, fig. 15 h, 13 g.
94 Albanese 1982, 527, tomba Ε 64, fig. 92-103, 569, tipo IB.
95 Bernabò Brea 1958, 200.
96 Meligunìs Lipára I, 107, tav. XLII, 4, t.1.
97 Müller Karpe 1959, taf. 5:23 e 24.
98 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 260, sep. 17, fig. 12 i.
99 Materiale inedito esposto al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.
100 Albanese 1988-89, 246, sep. A 22:1, fig. 25 e 34b.
101 Albanese 1982, 490, t. D 26, fig. 59, 62; 504, t. Ε 34, fig. 76, 115.
102 Meligunìs Lipára I, 118, η. 8, t. 31, tav. XLI, 5.
103 Orsi 1926 (Torre Galli), sep. 162, 91, fig. 79; Peroni/Lo Schiavo 1979, 556, fig. 6:7.
104 Orsi 1912 (Dessueri), 384 (sep. 47 Palomb.), tav. XVIII, 31.
105 Albanese 1988-89, 269; 253, A 39:1, fig. 25-42; 246, A 22:2, fig. 25-34b; 257, A 54:1, fig. 25-47b; 259, Β 4:1-2, fig. 33-45-48.
106 Albanese 1982, 470, fig. 42-43, tomba C 30; 552, tipo 1E; 570.
107 Meligunìs Lipára IV, 639, 27 a.
108 Cassibile, tombe CS 8 e CS 17.
109 Orsi 1912 (Dessueri), 387 (sep. 72 Canalotto), tav. XVIII, 30.
110 Albanese 1988-89, 244, sep. A 15:1, fig. 33-34a; 269.
111 Albanese 1982, 522, sep. Ε 61, fig. 97.
112 Orsi 1905, 114, fig. 13-14.
113 Albanese 1982, 570-571 cita l’esemplare di Cassibile come confronto con il tipo 1 A2 della necropoli il quale trova riscontri, oltre che al Dessueri (Orsi 1912, 385, sep. 57 Palombara, 387, sep. 72 Canalotto), anche a Pantalica e alla Rocca di Caltagirone in sepolture della prima età del ferro (Orsi 1912, 311, sep. 32 SC, 326, sep. 199 SC; Orsi 1904, 90, sep. A 41 Rocca).
114 Orsi 1912 (Dessueri), 385 (sep. 57 Palombara), 387 (sep. 72 Canalotto).
115 Orsi 1904, 90 (sep. 41 Rocca Alta).
116 Orsi 1912 (Pantalica), 311 (sep. 32 SC), 326 (sep. 119 SC), tav. VI, 20.
117 Orsi 1932, 11, sep. V.
118 Sull’origine orientale della “fibula di Cassibile” vedi Bernabò Brea 1958, 154-156. Sulle ipotesi di origine diversa vedi Albanese 1988-89, 272, nota 250.
119 Orsi 1905, 112, fig. 11-12; Bernabò Brea 1958, fig. 41, a; Müller Karpe 1959, taf. 6:2-17; Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 252, fig. 21 c, 35; Bernabò Brea 1973, 69, tomba 148, n. 269, tav. XV; Bietti Sestieri 1979a, 617, fig. 6, 14; Voza 1980, tav. XXVII, fig. 80.
120 Orsi 1912 (Dessueri), 385 (sep. 57 Palombara), tav. XIX, 34; 387 (sep. 69 Canalotto), tav. XIX, 33; 388 (sep. 74 Canalotto); Millier Karpe 1959, taf. 3 E 1.
121 Albanese 1988-89, 271-273.
122 Orsi 1902, 112, sep. IX, tav. II, fig.9 (tomba riutilizzata nella II fase).
123 Spigo 1980-81, 790, tomba 25.
124 Cafici 1888, 170-172, tav. XIV, 3-4.
125 Orsi 1901, 174, nn. 27.29, tav. XII, 2-9; Bernabò Brea 1958, 187, fig. 43 g.
126 Bernabò Brea 1958, 193.
127 Meligunìs Lipára IV, 638-639, fig. 126, b/f (suolo sottostante la capanna alfa II), fig. 127, f (capanna alfa II), fig. 129, h.
128 Camerata Scovazzo 1978, 135-148, n. 79, tav. XXII, 1 (esemplare a sezione quadra).
129 Così nella nostra necropoli, tomba CS 17.
130 Albanese 1988-89, 256, tombe A 51:2, fig. 25-44e, A 52:1, fig. 33 e 46.
131 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 235, fig. 20 g, sep. 27.
132 Orsi 1912 (Dessueri), 384 (sep. 35 Palombara), tav. XIX, 35.
133 Voza 1973b, 80 e 86, tav. XVIII, 291.
134 Voza 1972, 136.
135 D’Agostino 1970, 590; La Genière 1960, 125, tipi D e F; La Genière 1968, 23, pl. 31, 5, 29, 31, 38.
136 Cfr. Albanese 1982, 574.
137 Albanese 1982, 571 e 552 porta a confronto l’esemplare analogo della tomba 167 di Butera associato a materiali riferibili all’età di Cassibile ed altri pertinenti alla prima età del ferro (Adamesteanu 1958, 475, fig. 173, sep. 167).
138 Orsi 1912 (Pantalica), 317 (sep. 94 SE), tav. VII, 31.
139 Orsi 1912 (Pantalica), 309 (sep. 7 Sc), tav. VII, 27.
140 Orsi 1926 (Torre Galli), 83, sep. 148, fig. 71.
141 Albanese 1982, 579.
142 Per gli sviluppi successivi di tale tipo di fibula e il suo perdurare nell’età successiva cfr. Albanese 1982, 580.
143 Orsi 1912 (Pantalica), 313 (sep. 55 SE), tav. VII, 30.
144 Orsi 1893, 14, sep. 9, tav. I, 7; 17, sep. 13; 26, sep. 23, tav. II, 11.
145 Voza 1973b, 87, n. 292, tav. XVIII.
146 Orsi 1899 (Pantalica), 46 (sep. 23 NO), 55 (sep. 28 NO), tav. VII, 19. Vedi anche Müller Karpe 1959, taf. 1 F 2.
147 Orsi 1912 (Pantalica), 321 (sep. 165 SO), tav. VI, 16; Peroni 1956, 399 riferisce la tomba alla sua fase III.
148 Orsi 1912 (Dessueri), 384 (sep. 47 Palombara), tav. XVII, 14, associato a materiali di II fase.
149 Orsi 1926, 39 (sep. 37), fig. 24; 40 (sep. 41), fig. 25; 64 (sep. 92), fig. 47.
150 Il coltello a fiamma con manichetto ad occhio farebbe rilevare la stessa evoluzione dei coltelli a fiamma a base semplice: da una forma con manichetto ad occhio a dorso dritto e punta accentuatamente ricurva, forma propria di alcuni esemplari di Molino della Badia (Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 253-254, sep. 5, fig. 21, 1, 258, sep. 11, fig. 15, b e 18, i), si passa alla forma con lama serpeggiante propria dei due esemplari di Cassibile. Per la derivazione e la funzione del tipo cfr. Albanese 1988-89, 275-276.
151 Spigo 1980-81, 791, tomba 24, tav. CCI, fig. 1; 790, tomba 25.
152 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 260, tomba 16, fig. 120, 15 b; 273, tomba 45, f. 16 r; 258, tomba 11, f. 18 i; 253, tomba 5, fig. 21 1; 275 (erratico), fig. 22 1. Inoltre, materiale inedito esposto al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.
153 Albanese 1988-89, 257, A 53:2, fig. 45-47b; 246, A 29:1, fig. 37.
154 Orsi 1900, 171, n. 14, tav. XII, 19.
155 Bernabò Brea/Cavalier 1956, 79 e fig. 49 b; Meligunìs Lipára IV, 643, insula IV, fig. 130 a.
156 Bianco Peroni 1976, 28, n. 83, 84, 87, tav. 9, 83; tav. 10, 84 e 87, datati all’VIII sec. a.C., di provenienza ignota. Cfr. anche Müller Karpe 1959, taf. 7, 1, 3, 5, 7, 9, 11/14, 16/18, 20.
157 Meligunìs Lipára IV, 770; Orsi 1899 (Pantalica), tav. V, 9/13; Orsi 1912 (Dessueri), tav. XVIII, 17/24.
158 Orsi 1904, 88, sep. 16, fig. 45.
159 Orsi 1899 (Pantalica), 317 (sep. 80 SE), tav. V, 13; la tomba è riferita da Peroni alla sua III fase (Peroni 1956, 399).
160 Orsi 1912 (Dessueri), 363 (sep. 2 Fastucheria), tav. XVIII, 23 (a margini rettilinei).
161 Bernabò Brea 1958, 189, fig. 46 e.
162 Orsi 1912 (Dessueri), 383 (sep. 44 Palombara), tav. XVIII, 21 (a margini molto inflessi); Orsi 1912 (Pantalica), 320 (sep. 147 SC), tav. V, 12.
163 Meligunìs Lipára I, 159.
164 Materiale inedito esposto al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa; esemplare con margini rettili nei, tre costolature verticali al centro della lama e piccola base con chiodetto.
165 Orsi 1912 (Dessueri), col. 361 (sep. 23-Dessueri, gruppi sud), tav. XVIII, 19.
166 Meligunìs Lipára I, p.166 e p.157, dove gli autori sostengono che il rasoio a lama larga sostituisce quello a lama stretta: in realtà esso continua anche a Pantalica Sud, dove anzi sembra assente quello a lama larga.
167 Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 241; 259, sep. 14, fig. 12d, 266, sep. 33, fig. 19b, 272, sep. 43 (esemplari con manichetto ad occhio); 261, sep. 18, fig. 20a, 275 (erratico), fig. 17s (esemplari con manichetto costituito da verghetta attaccata alla lama tramite chiodetto). Orsi 1905, 124 e 127, fig. 33.
168 Orsi 1902, 110 (sep. IV, strato di II-III periodo siculo), tav. II, 13 insieme ad una brocca "tipo Cassibile".
169 Meligunìs Lipára I, 110, tomba 12, tav. XLII, 1 e 148 e 159.
170 Mylai, 58, tomba 66, tav. XXXIX, 7 e p. 89.
171 Orsi 1897b, 162 (sep. 22 NO), 169170 (sep. 39 N), 170 (sep. 44 N), tav. VII, 13 e 195-196.
172 Orsi 1900, 173, n. 20, tav. XII, 11.
173 Per il tipo in Italia: Trump 1978, 164, fig. 42; La Genière 1968, 23 e passim·, Millier Karpe 1959, Timmari: taf. 14 A, 8, 9, 10; Cumae: taf. 19 A, 16; Tolfa: taf. 25, 1; Allumiere: taf. 25, 5; Vetulonia: taf. 26 C; Tarquinia: 27 A 2, taf. 30 C 1.
174 Bernabò Brea 1958, 156.
175 Orsi 1912 (Dessueri), 371 (sep. 63 Fastucheria), tav. XVII, 4 (insieme ad un rasoio a lama stretta a margini rettilinei). L’esemplare presenta però base semplice triangolare.
176 Orsi 1912 (Pantalica), 318 (sep. 124 SE), tav. V, 2 (non associato ad alcun materiale).
177 Orsi 1912 (Pantalica), 317 (sep. 91 SE), tav. VII, 39 (insieme a materiali di fase I e II Peroni).
178 Di funzione simile al nostro probabilmente un esemplare di Molino della Badia (Orsi 1905, 122, fig. 24 c). Devoluti a funzione diversa gli aghi con cruna forata sempre di Molino della Badia (Orsi 1905, 122, fig. 24 a) e del Dessueri.
179 Vedi Albanese 1982, 572, nota 66.
180 Orsi 1897c, 118-120.
181 Orsi 1900, 167, nn. 2-3, tav. XII, 6-8; Orsi 1905, 124, fig. 32.
182 Albanese 1982, 572; Orsi 1899 (Pantalica), 57 (sep. 48 NO), tav. VII, 13, segnala la presenza di un’ascia piatta miniaturistica; Meligunìs Lipára IV, 758-761.
Anteriormente al nostro devono invece collocarsi l’esemplare miniaturistico del Plemmirion e quello del ripostiglio di Badia Malvagna datati dagli autori al XIV-XIII secolo a.C.
183 Orsi 1905, 124, f. 32; Millier Karpe, tav. VII, 15-21.
184 Orsi 1912 (Dessueri), 366 (sep. 50 Fastuc.), tav. XVII, 11 e 402-404.
185 Albanese 1982, 557 e 572.
186 Orsi 1900, 167, nn. 2-3, tav. XII, fig. 6-8.
187 Orsi 1926, 98, sep. 185, fig. 87.
188 Meligunìs Lipára I, 170.
189 Orsi 1912 (Pantalica), 311 (sep. 24 SC), 312 (sep. 39 SC), tav. VII, 38.
190 Orsi 1905, 120, f. 21; Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 240, fig. 15 p e 21 g.
191 Orsi 1901, 173, n. 22.
192 Albanese 1982, 517, tomba E56, fig. 91-92; 473, tomba C41, fig. 48 inserita in una fibula in ferro; 480, tomba C45, f. 52 inserita in una fibula di ferro.
193 Bernabò Brea/Cavalier 1956, 83; Mylai, 45, tomba 13, tav. XXXIX, 8; 65, tomba 92, tav. XXXIX, 11.
194 Cfr. Albanese 1982, nota 175; per la diffusione in periodo successivo: nota 176.
195 Orsi 1926, 82, sep. 145 bis, fig. 69; 245, sep. 29, fig. 169.
196 Cfr. Albanese 1982, 558 e 585.
197 Müller Karpe 1959, tav. 17 Β n. 5.
198 Orsi 1905, 117-118; Albanese 1982, 557-558 e 587; Mylai, 95.
199 Orsi 1905, 123, fig. 29; Bernabò Brea/Militello/La Piana 1969, 259, sep. 14, fig. 12 c e 243.
200 Orsi 1926, 307, sep. 108, fig. 129; nella tomba, di periodo comunque successivo al nostro, si rinvenne anche una «cappelletta conica» in bronzo simile al nostro esemplare della tomba 17.
201 Orsi 1926 (Canale), 245, sep. 29, fig. 169; 304, sep. 108, fig. 219; (Ianchina), 259, sep. 49, fig. 182.
202 Orsi 1905, 129, fig. 36 (esemplare interpretato come conocchia o fuso).
203 Orsi 1899 (Pantalica), 60 (sep. 62 N), tav. VIII, 15 (tomba riferita da Peroni alla sua II-III fase: Peroni 1956, 399). Orsi 1912 (Pantalica), 318 (sep. 121 SE), tav. VII, 40 insieme ad una grande anfora rossa; Orsi 1905, 118.
204 Materiali esposti al Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.
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