Prefazione
p. 5-6
Texte intégral
1L’edizione della monografia sulla necropoli di Cassibile a cura di Maria Turco segue, a pochi mesi di distanza, la pubblicazione del lavoro di Marco Pacciarelli sulla necropoli di Torre Galli (Torre Galli. La necropoli della prima età del ferro: scavi Paolo Orsi 1922-23, Soveria Mannelli, 1999 [IRACEB]). Questi due lavori, nati come tesi di laurea e successivamente approfonditi presso l’Università di Roma “La Sapienza”, ripropongono importanti complessi funerari esplorati all’inizio del secolo da Paolo Orsi, l’eminente archeologo trentino cui si devono innumerevoli scoperte tuttora fondamentali nel campo dell’archeologia siciliana e calabrese. L’impegno sul campo profuso dall’Orsi, allora Soprintendente alle Antichità per la Sicilia e il Bruzio, si evidenzia anche nell’osservare la coincidenza dei due periodi di scavo; è addirittura nello stesso anno (il 1923) che l’Orsi completò l’esplorazione delle tombe di Cassibile e fini di indagare il sepolcreto di Torre Galli. Le esplorazioni in questi due siti, tranne un brevissimo intervento di scavo da parte di Claudio Sabbione nell’area del sepolcreto e nell’abitato a Torre Galli nel 1976, da allora non sono state mai più riprese.
2Compito di ambedue i giovani studiosi è stato di ricostruire filologicamente, per quanta hanno potato, la ricomposizione dei corredi anche avvalendosi di documenti inediti; da questo compito, indubbiamente ingrato quando si tratta di complessi di vecchia acquisizione, sono venuti fuori dati importanti per la definizione di un quadro più compiuto delle società della prima età del Ferro nel Meridione italiano.
3Maggiore fortuna ha avuto la ricognizione sui dati d’archivio nel caso del sepolcreto di Torre Galli dove si è potato ricostruire la composizione dei corredi e utilizzare alcune piante e sezioni, nonché schizzi planimetrici descrittivi della disposizione del corredo e di manufatti oggi non più conservati. La documentazione originale di Cassibile è stata invece in gran parte dispersa nella distruzione dell’Archivio storico della Soprintendenza di Siracusa durante gli ultimi eventi bellici e il tentativo di ritrovare l’esatta ubicazione dei singoli gruppi di tombe nel comprensorio roccioso, ora che le indicazioni topografiche sono mutate, è risultato vano.
4La necropoli di Cassibile, vista oggi nella sua interezza – è una delle rare necropoli siciliane integralmente pubblicata –, evidenzia in rapporto al panorama isolano caratteristiche proprie, in parte originali, permeate da elementi e tratti di tipo ausonio, come nel caso dei manufatti metallici, mentre per alcuni aspetti la tipologia della ceramica sembra collegarsi (è il caso ad esempio del piattello su alto piede, una delle forme ceramiche più frequenti di questo complesso, con evidente funzione rituale) alla più antica facies di Thapsos e di Pantalica nord. Più che ad importazioni, frutto di rapporti economici con il mondo ausonio, è stata proposta, proprio sulla base dei caratteri misti, una possibile integrazione di due entità culturali e verosimilmente etniche diverse come i gruppi ausoni e quelli tipo Pantalica, alla stregua di situazioni che sembrano attestate anche in altre evidenze come per esempio le necropoli di Carcarella e di Cozzo San Giuseppe di Calascibetta, non lontano da Morgantina.
5Questa complessità socio-culturale riflessa nella necropoli – da un verso con l’uso della tradizionale tomba ad inumazione generalmente con deposizioni singole, corpo con gambe rannicchiate o distese entro grotticelle artificiali, propria dei gruppi indigeni, e dall’altro verso con la presenza di manufatti ceramici che sembrano originali della facies ausonia – non può purtroppo essere confermata dai dati degli abitati collegati ai sepolcreti, per ora ancora inesplorati. L’apparente omogeneità dei corredi funerari porterebbe a pensare “ad una società alquanto indifferenziata” come scrive la Turco, ad una stratificazione sociale non marcata o per lo meno ad un accesso più omogeneo alle risorse primarie. Infatti, anche se non si conosce la posizione funzionale degli arredi, non sembra di poter riconoscere sostanziali differenze di ricchezza e di prestigio fra i diversi gruppi familiari. Tuttavia, alcuni particolari delle strutture funerarie (soprattutto la presenza di più camere e di alcune rifiniture dell’architettura), e certe caratteristiche del corredo (maggior quantità di oggetti o alta percentuale, in questi ultimi, di elementi in bronzo) indicano una qualche emergenza sociale di alcuni gruppi parentali con ostentazione del ruolo o del rango attraverso la connotazione di certi individui, principalmente di sesso femminile o di età infantile (anello d’oro nella t. CS54 che potrebbe riflettere la trasmissione ereditaria dello status, acquisito alla nascita), anche se l'impossibilità di distinguere oggi le deposizioni femminili da quelle maschili rende difficile valutare l'entità di tali differenze.
6Tra i pregi del lavoro della Turco va indubbiamente rilevato il tentativo di offrire una nuova periodizzazione della necropoli, compito difficile a causa della scarsità dei metalli presenti e delle poche associazioni nei corredi tombali. Essa coprirebbe un lungo periodo (1050-750) – più lungo di oltre un centinaio di anni rispetto a quanto proposto da Bernabò Brea (1000-850) in gran parte parallelo alla facies di Pantalica II (1050-850), così come definita dalla Bietti Sestieri, ovvero alle fasi Cassibile 1/Molino della Badia 2 e Cassibile 2/Torre Galli 1A-1B della più recente distinzione di Marco Pacciarelli e di Andrea Cardarelli (XIII Convegno U.I.S.P.P., Forlì 1996). Ha infatti il suo momento più antico nell’avanzato bronzo finale 3 (fase I della Turco), purtroppo scarsamente documentato, mentre la fase II si sviluppa soprattutto durante i due periodi iniziali del primo ferro. Per l’Autrice raggiungerebbe, con la fase III, quasi la colonizzazione greca, anche se materiale così tardo non appare significativamente rappresentato.
7Questa pubblicazione, attesa da tempo, riporta giustamente l’attenzione su una facies tra le più interessanti della tarda protostoria siciliana, la cui importanza, certamente maggiore di quella che solitamente le si attribuisce, si evince dalla sua esistenza, già nel momento precedente, e dal suo perdurare nel periodo successivo a quello della facies che dal centro prende il nome.
8Vogliamo auspicare che la miglior conoscenza di questo sepolcreto costituisca il presupposto per la ripresa delle indagini sul campo attraverso un programma di ricognizioni utile a ritrovare l’esatta ubicazione delle tombe e soprattutto ad individuare l’area dell’abitato (o degli abitati) relativo alla duratura frequentazione.
Auteur
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Recherches sur les cultes grecs et l’Occident, 2
Ettore Lepore, Jean-Pierre Vernant, Françoise Frontisi-Ducroux et al.
1984
Nouvelle contribution à l’étude de la société et de la colonisation eubéennes
Centre Jean Bérard (dir.)
1982
La céramique grecque ou de tradition grecque au VIIIe siècle en Italie centrale et méridionale
Centre Jean Bérard (dir.)
1982
Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 1
Pier Giovanni Guzzo, Renato Peroni, Giovanna Bergonzi et al.
1982
Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, 2
Giovanna Bergonzi, Vittoria Buffa, Andrea Cardarelli et al.
1982
Il tempio di Afrodite di Akrai
Recherches sur les cultes grecs et l'Occident, 3
Luigi Bernabò Brea
1986