Appendice. Catalogo dei frammenti di elementi architettonici riferibili al tempio
p. 37-42
Texte intégral
Colonne
1Tutti i frammenti, assai sminuzzati, appartenenti al fusto delle colonne sono stati raccolti nello scavo 1953.
21) - 14) Piccole schegge delle colonne, conservanti solo parte della superficie incurvata di una scanalatura ο parte dello spigolo fra due scanalature (nessuna supera come lunghezza massima i cm. 30 e molte non raggiungono i cm. 15) (Fig. 19).
315) Scheggia del fusto di colonna conservante parte di una scanalatura con gli spigoli laterali e l’inizio delle scanalature successive. Uno degli spigoli è fortemente corroso.
4A. fr. 31; la. 32; spess. scheggia 12.
5La larghezza della scanalatura risulterebbe di circa cm. 14,5.
616) Scheggia della sommità di una colonna, con piccola parte del piano superiore e parte della superficie incurvata di due scanalature con lo spigolo vivo che le divide. Un solco profondo largo cm 1 corre poco sotto (cm. 1,5) la sommità del fusto, formando un collarino. Questo frammento ci permette di riconoscere la rastremazione della colonna verso la sommità (Fig. 20).
7Mis. frammento sul piano superiore cm. 18 x 12; A. scheggia 11.
Capitelli
8Alle quattro schegge di capitelli rinvenute in precedenza1 se ne sono aggiunte altre due dai nuovi scavi.
91) - 2) Due frammenti di capitelli dorici, uno dei quali, il minore, è solamente una scheggia della parte inferiore dell’echino, l’altro invece conserva tutto il profilo dell’echino stesso fino alla sua unione con l’abaco, del quale peraltro nessun avanzo rimane (Figg. 21-22-23).Non sappiamo pertanto se, come assai frequentemente si riscontra nei capitelli dorici arcaici sicelioti, anche in questo caso l’abaco aggettasse lievemente oltre l’estremo limite della espansione dell’echino ο terminasse verticalmente in coincidenza di questo. L’echino è fortemente espanso e schiacciato, elemento questo che indica un notevole arcaismo. Il profilo infatti è quasi identico a quello dei più arcaici capitelli dorici che ci siano noti nella regione siracusana e cioè di quelli dell’Apollonion2 e dell’Olympieion3 di Siracusa, di quelli ritrovati dal Cavallari e dall’Orsi intorno all’Athenaion di Siracusa4 e di quelli, infine, del tempio di Megara Hyblaea5.
10Ma se a questo gruppo di capitelli arcaicissimi si ravvicina la sagoma dell’echino, assai diversa si presenta invece la forma delle armille.
11Nei capitelli ricordati le armille sono divise fra loro da solchi, ora a sezione rettangolare (Athenaion) ora a sezione triangolare (Apollonion, Megara Hyblaea), ma sempre molto profondamente intagliati e penetranti direttamente nel senso radiale rispetto alla curva dell’echino. La fascia delle armille presenta quindi un forte contrasto di luci e di ombre. Nei capitelli acrensi invece le armille, larghe e poco sporgenti, sono divise da solchi superficiali che non interessano in profondità nulla di più che la sporgenza stessa dell’armilla, senza penetrare in alcun modo entro la curva del profilo dell’echino. Le armille poi hanno un profilo trapezoidale, a dente di sega con un lato nel senso radiale rispetto alla curva dell’echino e quello opposto fortemente obliquo ad essa.
12La somiglianza è in questo caso piuttosto con i capitelli dell’Athenaion siracusano6 (primi decenni del V sec. a.C.) e con quelli dei templi di Hera Lacinia e della Concordia di Agrigento7 e più ancora con quelli dell’Heraion (tempio E) di Selinunte8, tutti dell’inoltrato V secolo.
13Notiamo però che un tipo di armille non dissimili presentano anche i capitelli dei più vecchi templi selinuntini (C e D)9. Nel 1956 ponevamo quindi il problema se la straordinaria espansione dell’echino dei capitelli acrensi non fosse da interpretare come un attardamento di un tipo arcaico in una età in cui altrove esso era ormai scomparso, ma data l’analogia con i capitelli dei templi C e D di Selinunte, propendevamo ad attribuire ad essi una rilevante antichità pur considerandoli alquanto seriori rispetto a quelli del gruppo siracusano più arcaico e datarli alla seconda metà del VI sec. a.C. Il complesso delle osservazioni fatte anche rispetto agli altri elementi della planimetria e dell’elevato del tempio ci conferma questa datazione.
143) - 4) Due frammenti di capitelli dorici di profilo identico ai precedenti, ma nei quali, sotto le armille corre un astragalo di cui si conservano 13 elementi. Sotto ad esso vengono a terminare, con margine rettilineo, le scanalature del fusto, che dovevano essere nel numero regolare di venti (Lu. fr. ca cm. 37; La. 32 circa e cm. 12,5 x 18 circa) (Figg. 24-25,26). Questo elemento richiama il confronto con i capitelli della «Basilica» e del tempio detto di Cerere di Paestum10 e anche con un capitello arcaico di Corcira11.
15Anche il modo con cui le scanalature del fusto terminano superiormente in un marcato hypotrachelion trova confronti in un capitello di Tirinto12 e in quelli delle «tavole Palatine» di Metaponto13.
165) - 6) Dei due frammenti rinvenuti nel 1953 uno è una larga scheggia della parte inferiore dell’echino con le tre armille e breve tratto della corona di astragali, alquanto consunto, Lu. fr. ca cm. 37; La. 30 (Figg. 27-28).
17L’altro è una piccola scheggia (Lu. cm. 16; La. cm. 12) in cui si conserva breve tratto delle tre armille e solo una traccia dell’astragalo corroso.
Triglifi
18Nessun nuovo frammento è venuto ad aggiungersi ai tre pubblicati nel 195614.
19Di questi triglifi abbiamo già a lungo esaminato le caratteristiche e le singolarità costituite dal margine obliquo della fascia superiore e dalla decorazione in rilievo con un motivo a spirali ricorrenti stilizzate in tale fascia e con palmette a tre foglie nella parte superiore dei listelli che separano i glifi. Abbiamo detto anche come questa decorazione appaia più elaborata in due frammenti (1 e 2), più semplificata nel terzo.
Frammento comprendente la parte superiore sinistra di un triglifo di cui si può ricostruire la larghezza (circa cm. 60), ma non l’altezza. Conserva due degli elementi di spirale e una delle palmette (A. fr. 44; La. 26,5) (Fig. 29).
Piccolo frammento dell’angolo superiore sinistro di altro triglifo identico conservante un elemento di spirale nella fascia superiore e traccia della palmetta del listello verticale. (A. fr. cm. 15; La. 12,5) (Fig. 30).
Frammento comprendente l’angolo superiore destro di altro triglifo che, a differenza dei precedenti, era lavorato non su un blocco di forte spessore, ma su una lastra piuttosto sottile comprendente non solo il triglifo, ma anche la metopa adiacente, della quale si conserva solo un angoletto. Manca la decorazione a palmette sul listello, mentre quella a spirale ricorrente della fascia superiore è formata da nastro piano e non incavato come nei frammenti precedenti. È perfettamente conservato peraltro il margine obliquo di questa fascia superiore. (A. fr. 24,5; La. 25,5) (Figg. 31-32).
Geison
20Al geison del tempio appartengono tre pezzi, uno completo e piccole schegge di altri due, tutti dallo scavo 1953.
Blocco completo del geison, rinvenuto in una delle trincee di saggio che hanno portato alla scoperta del tempio, a m. 17 dalla sua fronte Ovest, riutilizzato in murature di età tarda. Nella riutilizzazione è stato scalpellato sul lato frontale, ma per il rimanente, salvo corrosioni e piccole scheggiature, si può considerare integro. Delle gocce, spezzate, una sola si conservava al momento del rinvenimento. Comprende due mutuli della larghezza di cm. 40 e due intervalli fra i mutuli di cm. 10. Ciascun mutulo aveva al di sotto 15 gocce in tre file di 5 ciascuna. Alla base del pezzo, là dove il geison posava sul sottostante fregio a triglifi e metope, correva un astragalo (Figg. 33-34-35).
21Su ciascuno dei tagli laterali del blocco è un incavo quadrangolare (di cm. 6,5 x 6,5, prof, cm. 9,5) per una grappa ο meglio un perno che lo fissava al blocco adiacente.
Frammento di altro blocco tagliato in modo da ricavarne un concio più ο meno parallelepipedo da riutilizzare nella muratura. Nonostante le grosse scheggiature si riconoscono le linee fondamentali del profilo, identico a quello del blocco maggiore.
22Resta nel blocco il margine di un mutulo che peraltro differisce alquanto da tale blocco in quantoché le gocce, invece di essere collocate come in esso proprio sul margine del mutulo, qui se ne distaccano alquanto (Figg. 36-37).
Kymatia e astragali
23Mentre per i frammenti precedentemente esaminati l’appartenenza al tempio è sicura, non altrettanto può dirsi per alcuni frammenti di kymathia di tipi e di misure diversi rinvenuti in passato15 e di cui non conosciamo la zona di rinvenimento. Ma abbiamo supposto che uno di essi potesse correre alla sommità dell’epistilio, alla base cioè del fregio dorico, come nel tempio di Cerere di Paestum. Altri avrebbero potuto decorare parti interne del tempio ο l’altare.
241) Frammento di cornice con grande kymation a foglie linguiformi rivolte verso il basso di un tipo che, presente già nell’architettura arcaica (Megara Hyblaea) ritorna frequentemente anche nell’architettura siceliota del tempo di Ierone II, per es. nel tempio adiacente al minore teatro di Tauromenion. Al di sopra corre un piccolo astragalo. Del kymation si conservano due foglie intere. A. cm. 19; lu. fr. cm. 32; spess. cm. 32 (Fig. 38).
252) Frammento di cornice comprendente un’ampia gola, un kymation a grandi foglie linguiformi, analogo a quello del frammento precedente e un astragalo. A. cm. 21; lu. fr. 27; spess. 0,14 (Fig. 38).
263) Frammento di cornice comprendente una gola, un kymation a grandi foglie linguiformi e un secondo kymation a foglie più rigide convesse, di tipo dorico. A. cm. 26; Lu. fr. cm. 30,5; spess. 20 (Fig. 38).
274) Frammento di grande astragalo ad elementi molto allungati. Sulla faccia superiore del blocco tre cerchietti incisi (Fig. 39).
28Si è aggiunto negli scavi del 1953
295) Un frammento di lastra marmorea (cm. 20 x 23) recante in rilievo un astragalo di cui si conservano due elementi (Fig. 40).
Terrecotte architettoniche
301) Più di una trentina di frammenti di astragali plastici, di tre diverse misure che dovevano decorare i margini e lo spigolo di «cassette» (o geisa) fittili e che senza dubbio erano stati spezzati intenzionalmente per meglio riutilizzare, come lastre ο come canali, gli elementi a cui erano applicati (Fig. 41). Il confronto che abbiamo fatto a suo luogo con una «cassetta» analoga rinvenuta dall’Orsi a Siracusa (Fig. 42) ci dimostra che queste tre serie di astragali, nonostante le loro diverse misure, dovevano decorare gli elementi di un solo fregio fittile e che l’astragalo maggiore doveva correre sullo spigolo fra la fronte e la risvolta inferiore, entrambe dipinte, di ciascun elemento, mentre quelli delle altre due misure correvano sullo spigolo superiore ο sul margine della risvolta inferiore. Delia superficie dipinta di cassette ο geisa e di sime restano solo briciole di scarso significato, troppo minuscole perché si possa da esse ricostruire graficamente il motivo decorativo.
312) In un frammentucolo (A. 107; cm. 5 x 3,2) avremmo una piccola parte di un motivo a meandri in nero su bianco, come quello che compare sulla risvolta della già menzionata cassetta siracusana ad astragali. Gli altri si riportano tutti al motivo della doppia treccia, anche se possono corrispondere a particolari varianti di esso.
323) Una piccola scheggia allungata (55 Τ II; lu; 7,5; la. 1,2 a 3) conserva un piccolo tratto dell’intersezione di due occhi della volute.
334) Di un altro (A 130; misure fr. 8 x 7,3; id. della superficie dipinta conservata 6,7 x 5,9) appartenente ad una lastra di forte spessore (cm. 3,6) resta parte di uno degli occhi di una treccia doppia e all’esterno di essa una foglia (rossa) della palmetta mediana (Fig. 43,e).
345) In un terzo (A 106; cm. 4,2 x 2,5) si riconoscono le linee curve che costituiscono il margine di una palmetta della quale restano piccole parti di due foglie l’una nera l’altra rossa (Fig. 43,d).
356) Un quarto (A 129; mis. fr. 3,8 x 4,5; della sup. dipinta 2,2 x 4,5) appartiene probabilmente anch’esso ad una delle palmette mediane della doppia treccia, ma è meno facilmente ricollegabile allo schema di essi (Fig. 43,c).
36A elementi di sima possono essere riferiti due frammentucoli presentanti la superficie incurvata, tutti e due assai singolari.
377) L’uno di essi presenta il motivo a foglie arrotondate circondate da un sottile listello che compare con grande frequenza nelle terrecotte architettoniche siceliote. Vi si riconosce la base di una foglia rossa e i due listelli di contorno della medesima e dell’altra foglia adiacente non conservata. Ma queste foglie dovrebbero nascere normalmente al di sopra di un cordone orizzontale a toro che divide la base della sima (quella che negli elementi corrispondenti ai lati lunghi porta i gocciolatoi) e la parte superiore concava, a foglie. Qui invece si ha alla base un taglio che non è di frattura, ma è il margine originario della lastra, della quale pertanto è difficile capire il significato. (A. 43; mis. fr. 5,7 x 5,9; sup. dipinta 3,5 x 5. spess. lastra 2,7; Fig. 43,b).
388) L’altro pezzo appartiene alla normale gola concava della sima ed è spezzato in basso, sicché si deve pensare che vi fossero al di sotto il cordolo e lo zoccolo di base. Ma del tutto insolito è questa volta il motivo decorativo mal conservato, in cui peraltro si riconosce una spirale (posta forse alla base di una palmetta) che non ha confronto nelle terracotta templari siciliane fino ad oggi note. Il frammento conserva sul lato destro il margine della lastra. (A 14; Alt. fr. 11; La. 6,5; misure sup. dipinta 8 x 5,5; spess. lastra 2,7 (Fig. 43,a).
399) Ad un geison a superficie incurvata appartiene anche un piccolo frammento in cui si riconosce una sottile fascia curvilinea rossa. (A 28; misure fr. 13 x 7, id. sup. dipinta 8 x 3,7, spess. lastra 3,5)
4010) Si ha anche un frammento del cuscinetto rigonfio che circondava l’attacco di un gocciolatoio tubolare alla lastra di sima.
Kalypteres?
411) Si potrebbe dubitativamente considerare come appartenente ad un kalypter un manufatto incurvato che non è in realtà a mezzo cilindro come dovrebbe essere un kalypter, ma che è piuttosto porzione di un tronco di cono che si va allungando dall’estremità tronca verso il margine frammentato. Il diametro di questo coppo incurvato all’estremità tronca può considerarsi di circa cm. 18-19.
42Anche lo spessore del pezzo che a questa estremità è molto forte, raggiungendo i cm. 4,5, si va assottigliando verso il margine frammentato dove è di soli cm. 2,3.
43La faccia tronca è ben levigata all’intorno per ciò che corrisponde al forte spessore della parete, ma all’interno di questo cerchio si riconosce traccia di un rilievo che doveva formare l’innesto per un elemento successivo. Sulla superficie biancastra dell’argilla si riconoscono forse incerte tracce di una possibile decorazione totalmente scomparsa. Ma non corrisponde ad intenzione decorativa l’annerimento che il pezzo presenta verso il basso. (A 126; Lu. fr. 14,3; La. 17) (Fig. 45b).
442) Un piccolo frammento potrebbe corrispondere al margine inferiore di un elemento simile al precedente. È infatti sensibilmente incurvato (questa volta si direbbe piuttosto che tenda al mezzo cilindro); presenta all’estremità superiore uno spessore di cm. 2,4 e si rastrema con una faccia netta obliqua sul lato interno fino al margine spianato largo circa mm. 5. Sulla superficie esterna è una larga foglia di kymation dorico nera su fondo bianco. (A 26; Lu. fr. cm. 8; Alt. 6) (Fig. 45a).
453) Di significato ignoto è un frammento che si presenta come una robusta tavoletta lunga cm. 9,5 avente due facce levigate e dipinte in colore bianco quella frontale (alta 5,2) e quella superiore ad angolo retto con essa (larga cm. 3,3), mentre la faccia interna obliqua e lo spianamento di base (largo cm. 1,2) non sono dipinti.
46Superfici di frattura lungo il margine superiore interno e nella fascia abbassata dipinta in nero sul lato destro dimostrano che questo elemento faceva parte di un maggiore complesso.
Notes de bas de page
1 Akrai, pp. 126-129, figg. 44-47; cfr. B.A. Barletta, op. cit., pp. 112-113.
2 Koldewey - Puchstein, op. cit., Berlin 1899, I, p. 64, figg. 48 e 49. G. Cultrera, Consolidamento e restauro di due colonne dell’Artemision di Ortigia in Siracusa. Rivista del R. Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, IX, 1943, pp. 54-67.
3 Frammento inedito nel Museo di Siracusa.
4 p. Orsi, Gli scavi intorno all’Athenaion di Siracusa, Monumenti Antichi dei Lincei, XXV, col. 355, fig. 258.
5 p. Orsi, Megara Hyblaea, Villaggio neolitico e tempio greco arcaico, Monumenti Antichi dei Lincei, XXVII, 1921, col. 169, figg. 12 e 13.
6 Koldewey - Puchstein, op. cit., I, pp. 69-70, figg., 51-52.
7 Ivi, p. 168, fig. 148 e p. 173, fig. 153.
8 Ivi, p. 130, fig. 113.
9 Ivi, p. 103, fig. 76 e p. 109, fig. 84.
10 Ivi, p. 14-15, figg. 8-10 e pp. 19-21, figg. 17, 20, 21.
11 Fr. Winter, Kunstgeschichte in Bildern, Lipsia, 1922, tav. 121, 9.
12 Ivi, tav. 121, 5.
13 Koldewey - Puchstein, op. cit., I, p. 37, figg. 35, 36.
14 Akrai, pp. 129-131, figg. 48-50; Barletta, cit., pp. 114-115.
15 Akrai, pp. 133-134, figg. 52-53; Barletta, op. cit., pp. 115-117.
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