La planimetria del tempio
p. 22-25
Texte intégral
Le misure dello stereobate
1Le misure dello stereobate sulla linea di euthynteria possono essere calcolate con notevole approssimazione in base alle linee incise sui blocchi della fronte Est e del lato Sud (riportate anche sul nostro rilievo), mentre mancano simili indicazioni sugli opposti lati Ovest e Nord. Ciò lascia quindi un certo margine di incertezza, peraltro non molto rilevante.
2Il D’Angelo pertanto giungerebbe sugli assi del tempio alle misure di m. 18,30 x 39,50 circa. Alquanto maggiori sono ovviamente le misure dei tagli della viva roccia, che, misurate sui vari lati, risultano le seguenti: sulla fronte Est m. 19,60; sulla fronte Ovest m. 19,10; sul lato Sud m. 40,40; sul lato lungo Nord m. 40,50. La lunghezza del taglio sul lato Est è peraltro poco sicura perché le tracce nell’angolo SE non sono chiare.
3Queste misure corrisponderebbero quasi esattamente a quelle teoriche di 60 piedi per 130 che, calcolando il piede acrense in cm. 30,48, risulterebbe di M. 18,24 x 39,52, con uno scarto cioè rispettivamente di soli cm. — 6 e + 2 rispetto a quelle reali rilevate dal D’Angelo.
4Si trattava dunque di un tempio di dimensioni molto minori di quelli siracusani. Infatti, applicando la stessa unità di misura di cm. 30,4, l’Apollonion risulterebbe di piedi 70 x 180; l’Olympieion di piedi 73 (o 74) x 206 e l’Athenaion di piedi 72 x 180.
Le misure dello stilobate
5Supponendo che vi fossero stati nello stereobate due gradini all’incirca di un piede e mezzo ciascuno, come nell’Olympieion e nell’Athenaion, e cioè complessivamente di tre piedi (cm. 91,2) per ciascun lato, le misure dello stilobate verrebbero a risultare di circa piedi 54 x 124 e cioè di m. 16,416 x 37,696 (in pratica m. 16,4 x 37,70).
6Date le piccole dimensioni del tempio appare meno probabile che i gradini dello stereobate fossero tre, come nell’Apollonion, nel tempio della Vittoria di Himera, nel tempio di Segesta ecc.
7In questo caso si dovrebbe calcolare complessivamente altri tre piedi in meno nelle misure dello stilobate, che risulterebbero di piedi 51 x 121 e cioè circa m. 15,50 x 36,78 Ci rendiamo conto da queste misure che il tempio doveva essere periptero con sei colonne sulla fronte e tredici sui lati lunghi. Questo rapporto è molto diverso da quello dell’Olympieion e dell’Apollonion di Siracusa, che hanno sei colonne per diciassette, ed è più vicino a quello dell’Athenaion (e del contemporaneo tempio della Vittoria di Himera) che è di sei per quattordici colonne.
8Se l’interasse fra le colonne era esattamente di 10 piedi, avremmo sulla fronte cinque interassi di m. 3,04 = m. 15,20. Se a ciò aggiungiamo i due mezzi diametri delle colonne angolari (calcolate di circa m. 1 di diametro) e una fascia di cm. 10 su ciascun lato fra la colonna e il margine del gradino, e cioè altri m. 1,20 arriveremmo alla misura dello stilobate di m. 16,40.
9Sui lati lunghi avremmo avuto:
12 interassi di m. 3,04 = m. 36,48;
più i detti m. 1,20 = m. 37,68;
10Misure cioè pressoché identiche a quelle di m. 16,42 x 37,70 a cui eravamo arrivati nell’ipotesi dei due gradini dello stereobate.
La planimetria del sekòs
11Per ricostruire idealmente la planimetria del sekòs e cioè di quella parte del tempio, comprendente la cella e i suoi annessi, che è all’interno della peristasis, dobbiamo partire dai tagli di fondazione esistenti all’interno della peristasis. Sono qui evidenti nella metà anteriore del tempio cinque spianamenti di fondazione trasversali, da noi numerati da I a V, mentre nella metà posteriore sono evidenti gli spianamenti di fondazione per i muri della cella vera e propria.
12Notiamo che tutti gli spianamenti in senso trasversale, non solo i cinque della metà anteriore, ma anche il sesto corrispondente al muro di fondo della cella, si prolungano fino a incontrare i tagli di fondazione della peristasis e ciò al fine di dare, almeno a livello di fondazioni, un maggior concatenamento strutturale ai singoli elementi dell’edificio, anche se questi si sarebbero limitati poi nell’elevato alla sola larghezza della cella.
13Notiamo ancora che i tagli di fondazione dei muri laterali della cella si prolungano fino al secondo dei cinque spianamenti trasversali della metà anteriore e quindi questo spianamento II corrispondeva evidentemente alla fronte del pronao con le due colonne in antis.
14Lo spianamento I, di larghezza molto maggiore e superiore anche a quella della peristasis, corrispondeva dunque ovviamente ad un portico, ad un raddoppiamento del colonnato della fronte, come quello che si riscontra nei più antichi templi siracusani, l’Apollonion e l’Olympieion.
15Fino a questo punto l’interpretazione degli elementi planimetrici risultanti dai tagli di fondazione non lascia adito a dubbi. E neppure lascia adito a dubbi l’interpretazione dello spianamento V, che corrisponde evidentemente alla porta della cella vera e propria.
16Incertezze interpretative si potrebbero avere per gli altri due spianamenti, e cioè il III e il IV.
17Notiamo che di questi il III ha larghezza identica al V, che, come abbiamo visto, corrisponde alla porta della cella, mentre il IV, alquanto più largo, è identico al II e cioè a quello della fronte del pronao con le due colonne in antis.
18Se su fondazioni di identica larghezza avessimo avuto elementi similari dovremmo supporre sullo spianamento III la porta di un’anticella, la quale anticella avrebbe avuto all’interno, sullo spianamento IV, una coppia di colonne come quelle in antis.
19In realtà il D’Angelo mi fa giustamente osservare che queste due ipotetiche colonne nell’anticella ο vestibolo non sarebbero strutturalmente necessarie e sarebbero state piuttosto ingombranti e tali da ostacolare il passaggio. Tanto più che proprio al centro di questo spianamento IV gli scavi hanno rivelato l’esistenza di una grande buca più ο meno tondeggiante, del diametro di circa m. 2,20 che ha sezionato gli stessi filari di blocchi delle fondazioni impostate sullo spianamento addentrandosi nella viva roccia. La posizione rigorosamente assiale di questa escavazione dimostra che essa non è qualche cosa di accidentale e successivo, ma che è connessa funzionalmente col tempio stesso.
20Si tratterebbe quindi di un bothros ο fossa votiva, forse in rapporto solo con la fondazione del tempio, più probabilmente rimasta in funzione durante la vita di questo per scopi rituali, forse per ricevere offerte ο libagioni che vi erano versate. Se ad essa corrispondeva qualche elemento, come un altare ο una specie di vera da pozzo, al di sopra del suolo della cella, veramente questo elemento fra le due supposte colonne avrebbe impedito il passaggio. Comunque è da escludere che proprio qui, sul vuoto, fosse basato l’àgalma della dea.
21Certo è peraltro che questo spianamento IV una funzione rispetto alla planimetria dell’elevato del tempio deve averla avuta. Ε che vi fosse un profondissimo pronao con tre coppie di colonne, sembra assolutamente da escludere, perché si sarebbero create fondazioni di dimensioni diverse per sostenere elementi fra loro identici.
22La planimetria dell’Aphrodision che possiamo ricostruire dalle fondazioni, presenta particolarità che non si ritrovano in alcun altro tempio della Grecia d’Occidente.
23Infatti se è frequente in Sicilia una suddivisione della cella in due ambienti, una cella vera e propria, destinata a contenere l’àgalma della divinità, e un vano retrostante, un adyton, destinato invece a contenere gli ex voto e i tesori del tempio, sempre il primo ambiente, la cella, è di dimensioni molto maggiori del secondo, l’adyton. Qui invece il secondo ambiente è di gran lunga il più vasto e senza dubbio quello più importante. Il minore vano antistante interposto fra esso e il pronao deve quindi essere interpretato come un vestibolo ο anticella, cosa che non trova confronti nell’architettura della Grecia arcaica.
24Se davvero in esso trovava posto una coppia di colonne esso apparirebbe come un raddoppiamento del motivo architettonico del pronao, cosi come il portico antistante al pronao poteva apparire come un raddoppiamento della fronte del tempio.
25Senza dubbio questa anticella doveva avere una funzione nel culto della dea, ma, come già abbiamo detto, la grande fossa mediana scavata nella IV fondazione esclude che qui potesse trovar posto la sua statua.
26A meno che non si volesse pensare ed un tempio duplice costituito da due parti indipendenti non comunicanti fra loro, una delle quali accessibile dalla fronte orientale, l’altra da quella occidentale ο opistodomo, cosi come sono il Partenone e il tempio di Apollo a Corinto, nel quale si ha non due, ma quattro colonne all’interno della cella orientale accessibile dal pronaos e che di tutti i templi arcaici è forse dal punto di vista della planimetria il più simile al nostro.
27Ma la mancanza di un vero opistodomo, se non con due colonne in antis come il pronaos, almeno con due ante accennanti ad un vestibolo, rende poco probabile questa ipotesi.
28Il muro di fondo semplice sembra meglio addirsi ad un adyton.
Notes de bas de page
8 L’unità di misura di cm. 30,4 mi è stata gentilmente suggerita dal Prof. Jos de Waele in una lettera del luglio 1982, scrittami dopo una visita del monumento e alcune misurazioni provvisorie.
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