Prefazione
p. 7-8
Texte intégral
1Luigi Bernabò Brea si era già occupato di Akrai con una monografia pubblicata dalla Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale nel 1956. Egli vi aveva lavorato soprattutto nei tempi difficili del periodo bellico, quando impossibilitato a studiare i materiali del Museo Archeologico di Siracusa interamente conservato in casse, non potendo condurre ricerche di alcun genere sul terreno, rivolse la Sua attenzione al complesso monumentale di Akrai. «Mi resi conto, Egli scrive nella premessa alla monografia, di quanto sarebbe stato interessante lavorare intorno ad esso, anche senza nuovi scavi, solo per ripresentare alla luce del progresso scientifico moderno quei monumenti che non erano stati fatti oggetto di uno studio di dettaglio ο che erano stati illustrati dottamente, ma ormai in tempi troppo remoti dall'Iudica, dal Serradifalco, dallo Schubring».
2Ora, in un periodo sereno e particolarmente fecondo della Sua produzione scientifica lo Studioso torna ad occuparsi di un monumento di Akrai per «pagare un debito» come suole dire.
3In effetti questi due avvenimenti sono segno di predilezione, di amore per il sito archeologico di Akrai, al quale Egli certamente avrebbe voluto dedicare più tempo della Sua pure intensissima attività di esploratore e di studioso.
4Ne sono sicuro perché quando più onerosa fu la Sua attività di Soprintendente e vieppiù intensa quella di studioso che lo teneva attento soprattutto alle vicende storiche e preistoriche dell'arcipelago eoliano, non mancò mai di additare ai Suoi più stretti collaboratori scientifici, Akrai, come punto di riferimento primario e ottimale per un'indagine archeologica sistematica e moderna nel territorio di Siracusa. Certo il tipo di sito che, al pari di pochi altri in questa parte della Sicilia, non registra presenze edilizie moderne, tranne qualche raro casolare ο qualche vecchia neviera, la sua importanza particolare nel quadro della politico espansionistica di Siracusa nel VII sec. a.C., la possibilità di lettura e di esplorazione delle aree quasi del tutto incontaminate non solo relative alla zona urbana dell'antica subcolonia siracusana, ma anche al territorio suburbano, le testimonianze cosi ricche e prestigiose portate alla luce già dai tempi di Gabriele Iudica, tutti questi aspetti hanno tenuto e tengono sempre desta l'attenzione di chi vede in essi la premessa più favorevole per una ricerca archeologica.
5Infatti si rivelarono immediatamente preziosi i saggi di scavo che sotto la guida di Paola Pelagatti, la Soprintendenza condusse in quel sito, già nel 1963-1965, saggi che eseguiti nel cuore dell'area urbana antica resero dati di grande importanza non solo per lo studio delle fasi di vita più antiche della città ma anche per l'identificazione del suo principale asse stradale.
6Questi dati furono messi a frutto per le indagini che dal 1969 in poi vi ha condotto in vari periodi chi scrive. E cosi oggi abbiamo idee abbastanza precise circa l'organizzazione e lo sviluppo della maglia stradale urbana di Akrai, ne è stata rilevata la singolarità di impianto, che, al pari di quella presentata dalla seconda subcolonia di Siracusa, Kasmenai, rappresenta uno dei punti di riferimento più significativi nella problematica dell'organizzazione degli impianti urbani di epoca arcaica.
7Ora il lettore si renderà conto della rilevanza di questo lavoro di L. Bernabò Brea sullo scavo dell'Aphrodision da lui eseguito nel 1953 con la collaborazione di Clelia Laviosa, soprattutto per i dati che esso rende agli studi relativi all'architettura templare siceliota in generale, ma, più in particolare, a quella officina architettonica siracusana cui Giorgio Gullini ha di recente dedicato attenti ed acuti contributi. Ma, al di là di questa pur rilevante utilità lo studio che qui si presenta è la premessa migliore e un invito ormai inderogabile a continuare le indagini nell'area praticamente inesplorata immediatamente intorno al tempio, indagini volte alla ricerca di tutti quegli elementi che possano aiutare a definire non solo le caratteristiche architettoniche del monumento ma anche l'organizzazione dell'area sacra di cui esso era epicentro e il culto in esso praticato.
8Sono indagini che ora possono essere affrontate dal momento che si è finalmente pervenuti all'acquisizione al demanio della quasi totalità dell'area urbana antica e in particolare di quella che si aggrega intorno all'area già portata alla luce dagli scavi, finora eseguiti, offrendo cosi le migliori premesse per la costituzione di un parco archeologico di primaria importanza nella Sicilia Orientale.
9Anche in riferimento a questo salutiamo lo scritto di Luigi Bernabò Brea come segno di tempi nuovi per le ricerche archeologiche acrensi.
10SIRACUSA, Gennaio 1986.
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