L’aristocrazia fondiaria nella Sardegna dei secoli XI-XII
Cum voluntate et consilio de sos majorales et fideles meos
p. 145-206
Résumés
Il saggio analizza l’aristocrazia fondiaria nella Sardegna dei secoli XI-XII, i cui componenti (i cosiddetti majorales) appaiono pienamente partecipi delle scelte dei detentori del potere, in quanto essi stessi legati da rapporti parentelari alle dinastie regnanti e in virtù del fatto che comune era la base economica del potere: la grande proprietà fondiaria. Il peso sociale, economico e politico di questa aristocrazia è indagato attraverso l’esempio della casata dei de Athen, una delle più eminenti del Giudicato di Torres e, soprattutto, tra le più contigue al potere dei giudici, mettendo a fuoco una serie di elementi fondamentali, quali strutture e strategie familiari, struttura della proprietà fondiaria, dinamiche politiche, forme di rappresentazione e autorappresentazione, tentando, quando possibile, di osservarne il destino sul lungo periodo, dopo il crollo, intorno alla metà del Duecento, di tre dei quattro Giudicati.
The essay analyzes the landed aristocracy of Sardinia in the XI-XII centuries. Members of this kind of aristocracy (majorales) appear to be fully involved in the choices of the rulers: they were linked by parental relations with the ruling dynasties and they had a common economic basis of power: the large landed property. The weight of social, economic and political aristocracy is being investigated by the example of the family de Athen, one of the most eminent lineages of the Giudicato of Torres and the most contiguous to the power of judges (judges were the rulers of Sardinia). Focusing on family structures and strategies, structure of land ownership, political dynamics, forms of representation and self-representation it is also possible to observe the long-term social evolution, after the collapse of three of the four Giudicati (around the middle of the XIIIth century).
Texte intégral
1Sul tema dell’aristocrazia fondiaria nella Sardegna dei secoli XI-XII si nota l’assenza di una trattazione specifica1, per quanto non siano mancate in storiografia riflessioni anche ampie2, soprattutto nell’ambito dei contributi dedicati alla penetrazione monastica3 e alle forme di dipendenza servile4. Dagli studi emerge il ruolo di primo piano di questa élite, i cui componenti, definiti nelle fonti majorales, appaiono pienamente partecipi delle scelte dei detentori del potere5, in quanto essi stessi legati da rapporti parentelari alle dinastie regnanti e in virtù del fatto che comune era la base economica del potere: la grande proprietà fondiaria.
2Se sono dunque chiare le linee generali, è obiettivo di questo contributo verificare puntualmente e precisare meglio il reale peso sociale, economico e politico di questa aristocrazia, attraverso la messa a fuoco di una serie di elementi fondamentali, quali strutture e strategie familiari, struttura della proprietà fondiaria, dinamiche politiche, forme di rappresentazione e autorappresentazione, tentando, quando possibile, di osservarne il destino sul lungo periodo, dopo il crollo a metà Duecento di tre dei quattro regni giudicali6. All’interno di questo quadro, l’indagine si focalizzerà sul giudicato di Torres (o Logudoro) e sulla casata dei De Athen (pron. Athèn)7, una delle più eminenti del regno e, soprattutto, tra le più contigue al potere dei giudici, e proprio per questo assunta a caso paradigmatico8.
L’aristocrazia fondiaria nella Sardegna altomedievale
3Al di là dell’intuibile discendenza dalle élites funzionariali di età bizantina9, non è possibile determinare l’origine geografica e sociale delle famiglie aristocratiche sarde, comprese quelle regnanti. I De Athen non fanno eccezione.
4I quadri della società e dell’economia della Sardegna bizantina sono stati ricostruiti con sufficiente chiarezza, giovandosi la storiografia dei recenti lavori di sintesi di Salvatore Cosentino e Pier Giorgio Spanu. L’epistolario di Gregorio Magno rivela l’esistenza di nobiles et possessores, definiti anche maiores, di estrazione militare10, caratterizzati, come scrive Cosentino, «non tanto da un peculiare stato di agiatezza economica» – si tratta infatti di un’aristocrazia medio-bassa – «quanto da un’attitudine psicologica al comando e alla sopraffazione sociale »11. I possessores laici dispongono di strutture produttive (villae, praedia, fundi) dotate di servi12, ma non mancano chiese, monasteri e xenodochia titolari di proprietà fondiarie13.
5Relativamente ai secoli successivi, pur nella ristrettezza delle fonti, è ipotizzabile che anche in Sardegna, che pure non divenne un thema dell’impero, si sia verificato un «processo di penetrazione dei militari nel possesso fondiario »14. I sigilli greci e latini venuti alla luce a S. Giorgio di Sinis (nell’Oristanese) sono infatti in prevalenza di «personaggi appartenenti ai livelli medi dell’esercito e della burocrazia bizantina »15.
6Almeno un accenno merita la vexata quæstio dei kaballàrioi. La presenza in Sardegna di «cavalieri» assegnatari di lotti di terra è stata supposta sulla base di elementi di carattere linguistico e toponomastico, ossia l’attestazione del vocabolo caballares16. Tuttavia, gli studi più recenti ritengono improbabile l’installazione di truppe di limitanei, «perché – scrive Cosentino – non risulta che esse fossero composte da cavalleria», mentre trovano più plausibile l’ipotesi che si trattasse di «reparti trasferiti sull’isola dopo l’invasione araba dell’Egitto o dell’Africa »17, che comportò probabilmente una migrazione di personale bizantino verso la Sardegna18.
7In realtà, occorre sottolineare come, al di là dei dati toponomastici (desunti peraltro da fonti di età moderna, quali catasti e carte dell’Istituto Geografico Militare), le attestazioni presenti nelle fonti medievali siano piuttosto esigue e si collochino cronologicamente nel XII secolo: Caballare o Cavallare ricorre in un documento come soprannome di due individui e come elemento toponimico in altre tre fonti. Il primo caso riguarda Pietro de Serra Cavallare, la cui qualifica di donnu lo iscrive di diritto alla schiera dell’aristocrazia, autore di alcune donazioni di terre e servi al monastero benedettino femminile di S. Pietro di Silki19. Di lui è nota anche una permuta con un esponente dei De Athen20. Un caso analogo è quello di Mariano de Thori Cavallare, autore di un’ampia donazione in favore sempre di S. Pietro di Silki21. I due individui appartengono ad altrettante casate di majorales, i De Serra e i De Thori, circostanza che conferma il loro alto rango, ma ciò non vale a spiegare il significato di caballare, che non può essere tradotto automaticamente «cavaliere».
8Non soccorrono neanche le altre attestazioni di cui si è fatto cenno, di carattere toponomastico: Bau Cavallare ( «guado del cavallare»)22, Monticlu de Cavallares/Caballares ( «monticello dei caballares» )23 e Contra de Cavallares ( «altura dei cavallares»)24. Vi è da dire però che in uno dei tre documenti25, in cui ricorrono entrambi i toponimi, ne è presente un terzo, Contra de Agasones ( «altura dei cavallari»), che invita ad alcune considerazioni: il termine sardo agasone, di evidente origine latina, indicava il guardiano delle cavalle condotte al pascolo26, da cui si deduce che cavallare potesse essere il termine tecnico riservato al guardiano dei cavalli (maschi), come sembra suggerire, nel documento citato, il contesto orografico e le relative funzioni. Del resto, l’allevamento e il commercio di cavalli costituiva un capitolo fondamentale dell’economia giudicale, come testimoniano numerose fonti che ne attestano anche l’esportazione fuori dall’isola lungo tutto il medioevo27. In quest’ottica il soprannome Cavallare recato da Pietro de Serra non può certo spiegarsi, trattandosi di un donnu, con il mestiere di guardiano28, ma riferirsi piuttosto al ruolo di proprietario di cavalli. Altrettanto può dirsi per Mariano de Thori.
9Ciò non esclude che potessero esserci negli eserciti giudicali dei soldati a cavallo, anzi non mancano pallidi riferimenti nelle fonti che si fanno più numerosi nei secoli XIII-XIV. Sono i cosiddetti liberi ab equo o liberos de covallu29, ma non erano questi gli eredi di kaballàrioi altomedievali, almeno a giudicare da quanto appena osservato30.
L’aristocrazia fondiaria nella Sardegna giudicale: i De Athen
10Il cognome, attestato in una serie di varianti grafiche e tuttora molto diffuso nell’isola31, si presta a facili quanto fantasiose congetture rispetto ad una origine greca per eccellenza o dall’Italia meridionale (vedi Àtena Lucana, in provincia di Salerno). Per quanto non vada aprioristicamente scartata l’ipotesi di contatti non solo commerciali con il sud-Italia tra X e XI secolo32, va detto che in Sardegna, nella regione della Marmilla (centro-sud dell’isola), è documentato, dal XIV secolo alla metà del XVIII, il villaggio di Atzèni33, una delle varianti grafiche di cui si è detto. Mi pare questa una circostanza non casuale, che trova una significativa analogia con il caso del vicino villaggio di Làconi, tuttora esistente (situato nel distretto arborense di Parti Àlenza)34, che la storiografia ipotizza possa essere il luogo d’origine della dinastia giudicale dei De Làcon, attestata a Cagliari e Torres35.
11Se queste teorie fossero confermate, i cognomi De Lacon e De Athen rinvierebbero ad una zona fortemente militarizzata già in epoca bizantina perché di confine tra le aree produttive del Campidano e le turbolente Barbagie: un’area segnata dal limes che da Forum Traiani, dove risiedeva il dux Sardiniae, correva lungo i castelli di Medusa (Asuni-Samugheo), Funtana Menta (Senis), Barumele (Ales)36, rivelando pertanto un chiaro nesso tra le nascenti élites aristocratiche giudicali e il potere militare, in continuità con quanto documentato nella piena età bizantina37. Una vocazione che deve essersi consolidata nei primi dell’XI secolo in conseguenza dell’offensiva musulmana proveniente dalle coste valenzane e dalle Baleari. Va però sottolineato che le nostre conoscenze sulle strutture istituzionali dei giudicati partono da un periodo in cui è ormai giunto a compimento il processo di formazione delle quattro entità politico-territoriali, al cui interno la giurisdizione militare sembra essere nell’esclusiva disponibilità dei giudici e della loro più ristretta cerchia familiare38.
12Il dossier documentario sui De Athen, la cui cronologia va dal 1065 circa ai primi del Duecento, è costituito da 171 fra documenti sciolti (27)39, su registro40 e alcune cronache41 (cfr. infra Documenti). Tra gli autori figurano gli stessi De Athen42, i giudici di Torres43, alcuni majorales44, vescovi e abati, sardi e non45, il pontefice Eugenio III46.
Genealogia e struttura familiare dei De Athen
13La frammentarietà dei dati unitamente ai frequenti casi di omonimia e alla difficoltà di datare con precisione le schede dei condaghes impediscono di elaborare una sicura genealogia47.
14I nomi richiamano spesso quelli dei membri della casa regnante48. Quelli maschili ricorrenti sono Costantino49, Ithoccor, Mabrikellu/ Mauriquellu, Mariano (Mariane), Pietro (Petru), Gitilesu50, Orzocco (Orçocco), Barisone (Barusone), Comita, Gonnario (Gunnari), Giovanni; quelli femminili Gispina, Giusta (Justa), Vera/Bera, Anna, Giorgia (Jorgia), Maria, Preziosa (Pretiosa), Susanna51, Seguzana52.
15L’attestazione di casi di secondo cognome o soprannome53 – legato ad età54, vocazione religiosa55, caratteristiche fisiche56 o altro57 –, può essere attribuita all’esistenza di rami familiari distinti o semplicemente alla necessità di differenziare individui omonimi, o ancora alla volontà di segnalare tratti somatici inconfondibili di singoli esponenti della casata. Resta comunque problematico stabilire le diverse fattispecie, dato che le attestazioni sono tutt’altro che stabili58. Difficile è anche capire se esistessero due differenti ceppi nei giudicati di Torres e Arborea, anche alla luce di quanto ipotizzato sull’origine geografica della casata59.
16In taluni casi è invece indicata esplicitamente la provenienza di singoli membri. In Logudoro, dai villaggi di Amendalas60, Bonorva61, Cortinas62, Pozzomaggiore63, Urgeghe64, Usini65 ; in Arborea, da quelli di Sia66, S. Michele67 e Urasara68.
17La solidarietà di ceto è testimoniata dai legami matrimoniali imbastiti con la dinastia regnante turritana69 e con altre importanti casate locali70, mentre le nozze di Susanna con Cane di Ugo Ebriaci testimoniano di una strategia di più ampio raggio, sul solco della politica intrapresa dal giudice Gonnario, che sposò la figlia dello stesso Ugo, Maria.
18È la struttura orizzontale, di tipo cognatizio, a caratterizzare i De Athen, al cui interno vi è la più vasta compartecipazione alle scelte strategiche, economiche e politiche della casata: mogli, figli, maschi e femmine, fratelli e sorelle, cugini gestiscono ed esprimono il loro consenso alle alienazioni del patrimonio comune71. La partecipazione è però allargata oltre i vincoli di sangue ed include i membri di altre famiglie di majorales72, conferendo ai De Athen la fisionomia di un autentico clan73, i cui componenti talvolta sono significativamente definiti fratres74.
19Ciò non esclude che vi potessero essere autonome iniziative di singoli membri della casata, con il consenso o meno dei parenti più stretti. Il discorso vale sia per gli uomini, con l’avallo delle proprie mogli75, di figli76 o figlie77, fratelli e sorelle78, sia per le donne, sposate o meno, con o senza la compartecipazione del marito o dei parenti79. Solo in un caso il marito compie una donazione in vece della moglie, forse perché malata80, in un contesto generale che vede le esponenti dei De Athen in una posizione tutt’altro che subordinata81. D’altronde, le nozze a sa sardisca prevedevano la comunione dei soli acquisti e guadagni conseguiti dai coniugi durante il matrimonio, mantenendosi distinti i beni originari di moglie e marito82.
20Le norme successorie affiorano sporadicamente dai documenti in occasione di liti per donazioni a monasteri impugnate dal clan, anche in presenza di precise disposizioni testamentarie, delle quali – occorre precisarlo – fanno fede gli stessi condaghes monastici. È il caso di Costantino de Athen Maturu, che contesta un lascito della sorella, morta senza eredi (enia) a S. Nicola di Trullas83. Analogamente, un gruppo familiare legato ai De Athen – quello dei Morroccu – contesta a Barisone II di Torres la donazione che Mariano de Athen aveva fatto allo stesso giudice dei propri beni e di quelli del figlio Costantino, morto senza eredi84.
21A volte poteva essere invece il monastero a reclamare il rispetto delle volontà del donatore: Giorgia de Athen dispone di donare a S. Nicola di Trullas metà dei suoi beni se fosse morta essendo ancora in vita la figlia, e l’intero patrimonio se fosse premorta la figlia. Tuttavia dopo la morte di Giorgia e poi anche della figlia, il patrimonio di quest’ultima rimase privo di eredi (torrait sa parçone ad enia) ed i «fratelli» di Giorgia se ne appropriarono85.
22Se a qualificare i membri dell’aristocrazia, a partire dagli stessi giudici, è il titolo di donnu86, la consapevolezza e il senso di appartenenza familiare emergono da labili ma preziosissime tracce, come quella lasciata in una scheda del condaghe di S. Nicola di Trullas87, in cui, nel contesto di una lite per un terreno tra il monastero e gli stessi De Athen, questi esortano un loro parente (Comita), in quel momento dalla parte di S. Nicola, a stimare il valore del detto terreno precedentemente donato al monastero, ricordandogli che era appartenuto a ssa domo nostra, cioè alla loro casata88. Ancora più interessante è l’inciso successivo: Comita, infatti – scrive il condaghe – , c’omine bonu et ki ’nce amavat in sa domo co et issos ( «come uomo buono, che amava la casata quanto loro»)89, si reca con i suoi parenti presso il suddetto fondo, risarcendoli.
23La tonalità aristocratica si avverte anche nella donazione che donna Seguzana de Athen effettua in favore di un presbitero, in ragione del «grande servizio» che questi aveva prestato ai figli della stessa Seguzana (pro meta servizu ki lis feki, «per il grande servizio che feci loro»), alludendo forse all’istruzione religiosa dei figli90. Altrettanto può dirsi per il controdono che il priore di S. Nicola di Trullas fa a donnu Mariano de Athen: un pulletru de domare per il figlio91.
Struttura della proprietà fondiaria dei De Athen
24Per quanto rimanga nell’ombra la modalità di formazione dell’immenso patrimonio fondiario delle dinastie al potere e più in generale delle aristocrazie giudicali92, ciò che appare chiaro è che furono mantenuti almeno formalmente i confini tra demanio pubblico (di ascendenza bizantina), anche a livello di villaggio, e patrimoni privati dei giudici93. Certamente, i latifondi, pubblici e privati, furono incrementati sia attraverso una politica di donazioni da parte dei giudici di matrice familistica e clientelare, sia attraverso l’erosione (usurpazione) dei patrimoni ecclesiastici.
25Rispetto ai De Athen, un quadro approssimativo delle loro proprietà si ricava dagli atti relativi a donazioni, compravendite, permute e liti giudiziarie; ma anche l’indicazione dei luoghi di residenza di alcuni esponenti della casata potrebbe indirettamente attestare l’esistenza di beni in quei territori94. Il patrimonio fondiario (71 proprietà rilevate in totale) è distribuito un po’ in tutto il giudicato di Torres95, con una prevalente concentrazione nei distretti centro-occidentali e meridionali96, anche se non mancano beni nella parte nord-occidentale97, spesso in coincidenza non casuale con le curatorìas di cui sono amministratori98 (cfr. fig. 1 e tab. 1).
26Si tratta di aziende articolate, definite in sardo domos o in latino curtes, che fanno o meno riferimento a chiese private della casata99. Nel primo caso rientrano S. Michele di Ferrucesos100, S. Maria di Iscala101, S. Nicola di Trullas102, S. Michele di Thericellu103, S. Giorgio di Barake104 e forse S. Antipatre105 e S. Pietro di Valles106. Talvolta non si specifica quale sia la dotazione delle aziende107 o, al contrario, vengono effettuate donazioni di servi senza specificarne la domo di provenienza108.
27Un gruppo di documenti offre un quadro più o meno dettagliato di quello che doveva essere il patrimonio delle domos oggetto di donazioni o di altri negozi (cfr. tab. 2), variabile a seconda della ricchezza dell’azienda o della particolare vocazione economica della stessa, senza che tuttavia venga quasi mai quantificata l’entità precisa dei beni109.
28Così, se le informazioni fornite dalle fonti riguardano quasi sempre in modo generico terre, bestiame110 e servi (uomini e donne)111, all’interno di questo trinomio emerge in realtà una grande varietà112, che comprende saltos113, seminativi114, anche quotizzati (sono le cosiddette terras de fune)115, terre incolte116 e spazi pascolativi117 ; non mancano colture specializzate, con anche l’uso di recinzioni118, quali vigne119 e orti120 ; in certi casi la vocazione della domo è dettata dalla vicinanza a corsi d’acqua (da cui la presenza di vincheti, palmeti e canneti)121 o saline122. Si segnala infine il riferimento a edifici123 e cortili (cortes)124, mentre alcune carte precisano come le pertinenze dovessero intendersi sia all’interno che all’esterno delle domos125.
29Oltre che aziende ben organizzate126, i De Athen donano o negoziano singoli saltos (26 in totale), da mettere a coltura o destinare al pascolo127, ma anche alcuni appezzamenti coltivati, quali vigne128, oliveti (oliba)129 e terre non meglio specificate130, paludi131 e fontane132.
30Particolarmente significativa per le implicazioni di tipo giurisdizionale è la documentazione di un saltu (Uras) ceduto dai De Athen a S. Nicola di Trullas e poi rivendicato come terra collettiva (populare) dal villaggio di Puzu Passares133. È un dato che induce a riflettere su un aspetto di difficile lettura, quello del rapporto tra le stesse élites aristocratiche e le comunità rurali, e su quale fosse lo spazio d’azione e la «forza contrattuale» di queste ultime134.
31Le strutture produttive erano distinte da quelle residenziali, chiamate villas, eredi dei choria bizantini135. Nelle prime prestavano la loro opera i servi, la cui condizione era definita in base al numero di giornate lavorative prestate su base settimanale: assimilando la persona a un quadrupede (battor pedia), il servo era detto intregu (intero), quando lavorava per quattro giorni alla settimana; latus o lateratu ( «lato», cioè metà), per due giornate; pede o pedatu ( «piede», cioè un quarto), per una giornata. Le prestazioni servili potevano essere ulteriormente frazionate per dies e utilizzate talvolta come forma di pagamento136.
32Come già detto, i servi figurano quasi sistematicamente nella dotazione delle domos dei De Athen137 (cfr. tab. 1). Tra le mansioni non ordinarie si segnalano un artigiano (homine mastro)138, un portorariu (esattore dei tributi)139 e due confinatori140.
33Il lavoro della manodopera servile era integrato da quello di homines foranios o forianos141, ossia uomini che non risiedevano nelle domos ma che vi prestavano la propria opera (o almeno questa era la pretesa dei signori), costituendo parte integrante della dotazione delle stesse aziende fondiarie142.
34Se i servi erano dunque un elemento imprescindibile dell’economia signorile, essendo oggetto di compravendite e permute e motivo di frequenti liti giudiziarie143, tuttavia la loro condizione non era del tutto negativa. In un caso i De Athen vanno in giudizio contro il giudice di Torres per difendere le ragioni di un loro servo144, oppure chiedono merkede a S. Pietro di Silki affinché affranchi la figlia di un certo Costantino de Muskianu145. Ma soprattutto non mancano informazioni sul peculio146 e sull’autonoma iniziativa dei servi, di cui sono attestate donazioni e compravendite fondiarie con le stesse modalità dei loro donnos147, senza che venga espresso il consenso di questi ultimi148.
35È infine documentata la presenza di terrales, la cui condizione è assimilabile a quella dei «coloni e dei servi che avevano guadagnato una parziale libertà »149. Una terrale femina viene donata a S. Pietro di Monticleta150, due terrales intregos (un uomo e una donna) vengono donati al prebiteru di Usini151.
36Tutte queste informazioni provengono prevalentemente dai condaghes monastici, che insieme ad alcune altre fonti danno testimonianza di un certo dinamismo economico dei De Athen, autori di compravendite e permute (cfr. tab. 3) e mutui152 ; negozi conclusi non solo in contesto sardo153 che vedono la circolazione di beni fondiari, bestiame (cavalli), prodotti delle attività agropastorali, servi, ma anche di denaro, argento e articoli di pregio coerenti con il proprio status aristocratico154, offrendo così indirettamente un quadro delle esigenze contingenti dei De Athen ma anche del loro tenore di vita.
Il rapporto tra aristocrazia e dinastie regnanti
37La suprema autorità dei sovrani sardi non è messa in discussione. Lo si avverte anche nell’elaborazione della documentazione prodotta dai majorales, compresi i De Athen, in quanto ogni atto doveva ricevere l’autorizzazione (assoltura) del giudice, che figura in prima persona in cima alla lista dei testimoni155. I documenti di cui i De Athen sono autori156 vengono emanati in regno qui dicitur Ardar o in luogo ignoto157.
38I De Athen sono compresi tra coloro che il giudice chiama fratres et fideles meos158. Partecipano perciò alle grandi assemblee del regno e ad atti politici di rilievo159, oltre a ricoprire spesso cariche amministrative. Lo stretto legame con i giudici è evidenziato anche dalle donazioni in loro favore da parte di questi ultimi e viceversa160 nonché dalla comproprietà di beni161.
39Il ruolo di ufficiali distrettuali (curatores)162 o di magistrati a livello di villaggio (majores de iscolca)163, con le connesse funzioni giudiziarie, emerge dalle numerose liti (kertos) annotate nei condaghes monastici164, nelle quali i De Athen sono spesso coinvolti come magistrati giudicanti165, parti in causa166, membri del tribunale (corona) o testimoni167.
40La loro autorevolezza è provata anche dal ruolo di testimoni, oltre che delle loro stesse donazioni168, di quelle effettuate dai giudici e da altri majorales169, nonché di compravendite e permute di enti monastici170 o di altri atti quali matrimoni e «conversioni »171.
41Non mancavano tuttavia motivi di contrasto con la casa regnante172 e in questo senso il caso dei De Athen può essere assunto come osservatorio ideale, grazie alla testimonianza della cronaca sarda nota come Libellus iudicum turritanorum173, in cui è descritto il loro tentativo, intorno agli anni trenta del XII secolo, di sovvertire il governo del giudicato di Torres. La vicenda, pur condizionata dall’ottica filo-regia dell’anonimo autore della cronaca, lascia trapelare le strategie e il clima di aspro confronto interno all’aristocrazia sarda per il controllo del potere e il ricorso ad atti dalla forte valenza simbolica che dicono molto e bene in termini di «mentalità».
42Questi, in sintesi, i fatti narrati nel Libellus: dopo la morte del giudice di Torres Costantino I (intorno al 1127), l’erede al trono Gonnario, in età infantile, è fortemente avversato, forse perché figlio illegittimo174, da alcune famiglie – i De Athen Archiados di Pozzomaggiore tra queste – al punto di temere per la propria vita. Con l’appoggio di una parte della «sua» aristocrazia, Gonnario viene condotto a Pisa dove è accolto e cresciuto alla corte di Ugo degli Ebriaci, esponente di una delle più illustri famiglie pisane del tempo. È lo stesso Ugo – che diede a Gonnario in sposa la propria figlia Maria – a propiziare il ritorno in Sardegna del giudice appena raggiunta la maggiore età. Forte dell’appoggio politico e militare dei Pisani, Gonnario prende saldamente in mano le redini del giudicato di Torres175 e si vendica in modo esemplare dei suoi enemigos et contrarios176 : fa giustiziare davanti alla porta del castello di Goceano un suo cugino177, ma soprattutto fa uccidere dentro la chiesa di S. Nicola di Trullas, dietro l’altare, alcuni esponenti dei De Athen Archiados178.
43Il luogo prescelto (non lontano dallo stesso villaggio di Pozzomaggiore) costituisce uno dei monumenti-simbolo della casata179. Tuttavia, la gravità dell’episodio narrato dalla cronaca è in parte smentita dal citato matrimonio di Susanna con Cane degli Ebriaci, a meno che non si voglia vedere in queste nozze l’espressione di una pax pisana, nel senso che Ugo avrebbe imposto una pacificazione accasando i propri figli con gli esponenti di vertice delle due dinastie in lotta per il controllo del giudicato, interpretando nel contempo strategie e aspettative delle due controparti. In ogni caso, il ramo dei De Athen Archiados appare pienamente coinvolto nell’amministrazione civile e giudiziaria giudicale durante tutto il XII secolo, e anche nel XIII180, a testimonianza di una evidente ricucitura dei rapporti tra giudici e parte dell’aristocrazia locale.
Strategie politiche: il rapporto dei De Athen con gli ordini monastici
44Come si è già osservato, la maggiore quantità di informazioni sui De Athen viene dagli intensi rapporti imbastiti con gli enti ecclesiastici e religiosi. La casata è infatti pienamente coinvolta nel clima di generosa apertura dei giudicati sardi all’insediamento dei monaci benedettini. Insieme ai giudici di Torres, sono tra i primi ad aprire la strada alla penetrazione cassinese e camaldolese nel Logudoro, donando ai monaci aziende già ben organizzate e lasciando loro la più ampia libertà di gestione181. D’altra parte, dopo una prima fase di slancio evergetico, non mancano testimonianze di contenziosi con abbazie e monasteri182, che provocano occasionalmente anche l’intervento del pontefice183.
45Le donazioni pro anima sono numerose (cfr. tab. 2)184 e tutte successive a quelle effettuate da uno degli esponenti più carismatici della casata, sul quale occorre soffermarsi: Comita de Athen, detto Mànacu185 perché fattosi monaco cassinese, precedendo il più celebre giudice Gonnario186. Vissuto tra la seconda metà dell’XI secolo e il primo quarto del XII (durante il regno del giudice Costantino I), così è ricordato nella Cronaca cassinese: Comita, Sardorum nobilissimus, tunc temporis ad hoc monasterium veniens, cartam fecit huic loco de ecclesia Sancti Michaelis in Ferrucesi cum attinentiis suis187. Oltre a quella di S. Michele di Ferrucesos188, le donazioni di Comita a Montecassino riguardano le chiese con le relative aziende di S. Maria di Iscala, con la domo di Bosove, donata insieme alla moglie Muscunione189, e di S. Giorgio di Barake190.
46Un’altra donazione ai Cassinesi ben documentata, stavolta di Costantino de Athen, è quella relativa alla chiesa di S. Michele di Thericellu, appartenuta in precedenza al citato Comita191 ; Costantino restaura la chiesa a proprie spese (ego renovaila ad tottu spendiu meu) e dopo averne fatto richiesta all’arcivescovo di Torres e ai popillares ( «proprietari», ossia i parenti di Comita) la dona a Montecassino, unendola a S. Michele di Ferrucesos e destinandola pro vestimenta de ssos monacos de Sanctu Benedictu. Il documento non specifica la dotazione economica prevista192, mentre informa del fatto che Costantino chiese e ottenne dal giudice Gonnario che la chiesa fosse libera, cioè che i servi che vi sarebbero stati fossero esentati da ogni prestazione, a servizio del fisco o di altri, a meno di un espresso consenso del futuro priore193.
47Ma la donazione certamente più significativa è quella in favore dei Camaldolesi della chiesa di S. Nicola di Trullas, cun omnia causa quam modo habet, mobilibus vel immobilibus, da parte di Pietro de Athen e dei «fratelli »194. La chiesa preesisteva al monastero e svolgeva la cura d’anime, come dimostra tutto l’apparato descritto nel documento195. I De Athen infatti adcomandan i beni in manu et in potestate del priore di Camaldoli Guido e dei suoi successori, affinché la chiesa di Trullas non rimanga sine regimen de clericos ed anzi abbia un numero di chierici a piacimento del priore, i quali svolgano su ministeriu de domine Deum e ci vi stent ad honore (onorevolmente), abbiano cioè quanto loro necessario in vestimenta et calciamenta, et lectos et victu corporale e ci nde faciant honore ad alios homines (diano onorevole ospitalità al prossimo). I De Athen chiedono poi espressamente che la chiesa non rimanga priva di paramentos de missa e che non vengano asportati gli oggetti sacri già presenti, ossia la mensa d’argento dell’altare, una croce d’argento, un calice de cantare missa, un altare vitoriciu ( «portatile, mobile»)196, reliquie e libri197, e che, anzi, eventualmente, i monaci vi possano aggiungere plus thesauru. Infine, i De Athen dispongono di destinare esclusivamente in vestimenta et calciamenta dei domnos heremitas della casa madre di Camaldoli, presenti e futuri, quanto fosse avanzato dalla intica (le rendite) per il regimentu (l’ordinaria gestione) dei chierici che si sarebbero stabiliti a Trullas198.
48La casata non pare aver esercitato un controllo «politico», diretto o indiretto, sul monastero di Trullas199, per quanto non manchino notizie di interventi di protezione200. Questi scarni elementi, insieme a quelli disponibili relativamente alle chiese di Barake e Thericellu201, inducono a classificare solo parzialmente questi enti religiosi come «monasteri privati» nel senso inteso dalla storiografia specialistica202. Ciononostante, si può affermare che il rapporto dei De Athen e più in generale delle aristocrazie giudicali (compresa quella regnante) con gli ordini monastici sia funzionale a una precisa strategia politica, in ottica locale e non solo. L’evergetismo praticato con la fondazione o la ristrutturazione di edifici di culto diventa infatti uno strumento di inquadramento e controllo del territorio, ma soprattutto agisce in termini di propaganda e di legittimazione del potere. Nel caso dei De Athen, l’identità aristocratica e il connesso prestigio si rafforzano e rappresentano attraverso la pietas e le elargizioni da parte dei membri più carismatici della casata, trovando forse una sua più pregnante espressione nel ciclo di affreschi della chiesa di S. Nicola di Trullas (fig. 2-4)203, se dovesse essere provata la loro committenza204.
49In conclusione, il profilo dei De Athen è quello tipico di un’aristocrazia di carattere insieme funzionariale e fondiario, che ha il suo ambito d’azione nelle campagne, stante anche l’assenza nell’isola di consistenti realtà urbane fino alla metà del Duecento205. Se la stessa struttura familiare costituisce di per sé un elemento intrinseco di debolezza, a causa della dispersione patrimoniale indotta dal regime successorio (solo parzialmente compensata dal rientro dei beni alle famiglie di origine in caso di morte senza eredi), è proprio lo sviluppo delle città in connessione con la caduta di tre dei quattro giudicati e la formazione di signorie territoriali (castrensi) di matrice «italiana» ad investire in modo sensibile l’aristocrazia fondiaria giudicale. L’effetto sarà, infatti, quello di creare un solco tra i gruppi che si fanno interpreti del cambiamento, inurbandosi o comunque partecipando dinamicamente ai processi di riorganizzazione dei poteri locali, e quelli che non riescono invece a stare al passo con la nuova realtà, finendo con l’essere marginalizzati o comunque ridimensionati sul piano sociale ed economico. I De Athen rientrano nel primo caso e solo un deficit di informazioni per il XIII secolo206 impedisce di seguire le tappe di un percorso di ascesa sociale che nel Trecento è pienamente visibile, come dimostrano le attestazioni di esponenti della casata nella nobiltà funzionariale arborense e tra i ranghi feudali aragonesi del Regno di Sardegna, con rilevanti interessi patrimoniali nelle ex curatorìas di Gippi, Sarrabus, Sigerro e Sulcis (in un documento sono definiti de melioribus et potentioribus sulcitanarum partium) e nella città di Iglesias in particolare207.
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Pistarino 1981 = G. Pistarino, Genova e la Sardegna nel secolo XII, in P. Brandis, M. Brigaglia (a cura di), La Sardegna nel mondo mediterraneo [Atti del primo convegno internazionale di studi geografico-storici, Sassari 7-9 aprile 1978], I-II, Sassari, 1981, p. 33-125.
Pittau 1990 = M. Pittau, I cognomi della Sardegna, Sassari, 1990.
Pittau 2011 = M. Pittau, I Giddilitani della Sardegna romana e il villaggio medioevale di Gitil, in Quaderni bolotanesi, 37, 2011, p. 111-114.
Puncuh 1962 = D. Puncuh, Liber privilegiorum Ecclesiae Ianuensis, Genova, 1962.
Ravegnani 2008 = G. Ravegnani, Organizzazione militare dell’Italia bizantina nel VI secolo, in L. Casula, A. M. Corda, A. Piras (a cura di), Orientis radiata fulgore: la Sardegna nel contesto storico e culturale bizantino [Atti del convegno di studi, Cagliari 30 novembre-1° dicembre 2007], Cagliari, 2008, p. 299-312.
Ricci 2007 = L. G. G. Ricci (a cura di), Gregorio Magno e la Sardegna [Atti del convegno internazionale di studio, Sassari 15-16 aprile 2005], Firenze, 2007.
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Rowland 1985 = R. J. Rowland Jr., I Condaghi sardi: testimonianza dimenticata sui rapporti numerici fra i sessi nel Medioevo, in Quaderni bolotanesi, 11, 1985, p. 37-41.
Rowland 1986 = R. J. Rowland Jr., Donne proprietarie terriere nella Sardegna medievale, in Quaderni bolotanesi, 12, 1986, p. 131-137.
Saba 1927 = A. Saba, Montecassino e la Sardegna medievale, Montecassino, 1927 (Miscellanea Cassinese, 4).
Sanna 2007 = M. G. Sanna, Osservazioni cronotattiche e storiche su alcuni documenti relativi all’espansione cassinese nella diocesi di Ampurias fino alla metà del XII secolo, in A. Mattone, A. Soddu (a cura di), Castelsardo. Novecento anni di storia, Roma, 2007, p. 215-234.
Sanna – Boscolo 1957 = A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957.
Satta 1989 = M. C. Satta, Cossoine, Località Santa Maria Iscalas, Chiesa preromanica, in Il suburbio delle città in Sardegna: persistenze e trasformazioni [Atti del III convegno di studi sull’archeologia tardoromana e altomedievale in Sardegna], Taranto, 1989, p. 41-44.
Schena 2009 = O. Schena, Città e tradizioni normative nella Sardegna medievale: alcune linee di ricerca, in Bibliografia statutaria italiana, II, Roma, 2009, p. 189-207.
Schirru 1999 = V. Schirru, Le pergamene camaldolesi relative alla Sardegna nell’Archivio di Stato di Firenze, in Archivio storico sardo, XL, 1999, p. 9-223.
Sergi 1994 = G. Sergi, L’aristocrazia della preghiera: politica e scelte religiose nel Medioevo italiano, Roma, 1994.
Serra 2002 = R. Serra, Gli affreschi romanici della chiesa di San Nicola di Trullas a Semestene, in Medioevo: i modelli [Atti del convegno internazionale], Milano, 2002, p. 581-591.
Simbula – Spanu 2012 = P. F. Simbula, P. G. Spanu, Paesaggi rurali della Sardegna tra tardo antico ed età giudicale, in P. Galetti, A. Malpica (a cura di), Villaggi, comunità, paesaggi medievali, Spoleto, 2012, p. 565-598.
Soddu 2001 = A. Soddu, I Doria in Anglona: potere e territorio, in E. Basso, A. Soddu, L’Anglona negli atti del notaio Francesco Da Silva (1320-1326), Perfugas (SS), 2001, p. 20-74.
Soddu 2008 = A. Soddu, I páperos ( “poveri”) nella Sardegna giudicale (XI-XII secolo): eredità bizantine, echi carolingi, peculiarità locali, in Acta historica archaeologica mediaevalia, 29, 2008, p. 205-255.
Soddu 2009 = A. Soddu, Per uno studio sulle terre collettive nella Sardegna medievale, in Bollettino di studi sardi, 2, 2009, p. 23-48.
Soddu 2012 = A. Soddu, Poteri pubblici e poteri signorili nella Sardegna dei secoli XI-XII, in J.-M. Martin, A. Peters-Custot e V. Prigent (a cura di), L’héritage byzantin en Italie (VIIIe-XIIe siècle), II, Les cadres juridiques et sociaux et les institutions publiques, Roma, 2012 (Collection de l’École française de Rome, 461), p. 343-387.
Soddu et al. 2010 = A. Soddu, P. Crasta e G. Strinna, Un’inedita carta sardogreca del XII secolo nell’Archivio Capitolare di Pisa, in Bollettino di studi sardi, 3, 2010, p. 5-42.
Solmi – Cadeddu 2001 = A. Solmi, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Cagliari, 1917, nuova ed. a cura di M. E. Cadeddu, Nuoro, 2001.
Spanu 1998 = P. G. Spanu, La Sardegna bizantina tra VI e VII secolo, Oristano, 1998.
Terrosu Asole 1974 = A. Terrosu Asole, L’insediamento umano medioevale e i centri abbandonati tra il secolo XIV ed il secolo XVII. Supplemento al fascicolo II dell’Atlante della Sardegna, Roma, 1974.
Todde 1959 = G. Todde, L’esportazione dei cavalli dalla Sardegna nel sec. XV, in VI Congreso de historia de la Corona de Aragón, Madrid, 1959, p. 613-621.
Tola 1861-1868 = P. Tola, Codex diplomaticus Sardiniae, I-II, Torino, 1861- 1868 (Historiae Patriae Monumenta, X, XII).
Tola – Brigaglia 2001 = P. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, Torino, 1837, nuova ed. a cura di M. Brigaglia, Nuoro, 2001.
Turtas 1999 = R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna: dalle origini al Duemila, Roma, 1999.
Turtas 2002 = R. Turtas, Un tentativo di riordino cronologico delle schede del condaghe di S. Pietro di Silki dagli inizi del giudicato di Torres fino all’abdicazione del giudice Gunnari (1154), in La civiltà giudicale in Sardegna nei secoli XI-XIII: fonti e documenti scritti [Atti del convegno, Sassari-Usini 16-18 marzo 2001], Sassari, 2002, p. 67-76.
Unali 1973 = A. Unali, La servitù in Sardegna dall’XI al XIII secolo, in Critica storica, X, 1973, p. 222-242.
Wagner 1960-1964 = M. L. Wagner, Dizionario etimologico sardo, I-III, Heidelberg, 1960-1964.
Zichi 1988 = G. Zichi, Gli statuti conciliari sardi del legato pontificio Goffredo dei Prefetti di Vico (a. 1226), Sassari, 1988.
Zucca 2002 = R. Zucca, Il castello di Laconi e le origini del giudicato d’Arborea, in La civiltà giudicale in Sardegna nei secoli XI-XIII: fonti e documenti scritti [Atti del convegno, Sassari-Usini 16-18 marzo 2001], Sassari, 2002, p. 115-126.
Annexe
Abbreviazioni (fonti)
CBT = G. Meloni, A. Dessì Fulgheri, Mondo rurale e Sardegna del XII secolo: il condaghe di Barisone II di Torres, Napoli, 1994.
CBT/2 = E. Melis, Una copia settecentesca del condaghe di Barisone II: le proprietà medievali di San Leonardo di Bosove e di S. Giorgio di Oleastreto, in Theologica & Historica. Annali della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, XV, 2006, p. 321-344.
Chronica monasterii Casinensis = Chronica monasterii Casinensis: die Chronik von Montecassino, ed. H. Hoffmann, Hannover, 1980 (M.G.H., SS, 34).
CSMB = M. Virdis (a cura di), Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, Cagliari, 2002.
CSMS = P. Maninchedda, A. Murtas (a cura di), Il Condaghe di San Michele di Salvennor, Cagliari, 2003.
CSNT = P. Merci (a cura di), Il condaghe di San Nicola di Trullas, Sassari, 1992.
CSPS = G. Bonazzi (a cura di), Il condaghe di San Pietro di Silki: testo logudorese inedito dei secoli XI-XIII, Sassari, 1900.
Indice dei de Athen
Abbreviazioni: cg. = cugino/a; cn. = cognato/a; fg. = figlio/a; fr. = fratello; mag. giud. = magistrato giudicante; md. = madre; mg. = moglie; mt. = marito; nn. = nonno/a; np. = nipote; pd. = padre; qm. = quondam; sr. = sorella.
Anna: 126 (donna).
Barisone1 : 144 (teste); 169.
Barisone2 : 153 (fg. di Comita; teste).
Comita1 : 012 (fg. di Costantino; fr. di Pietro; teste); 016 (mt. di Muscunione de Zori); 032 (Manacu; donnu; teste); 034 (Manacu; donnu); 050 (donnu; cg. di Giusta; teste); 056 (donnu; qm.?); 057 (Manacu; donnu; qm.?); 060 (qm.; mt. di Muscunione de Zori).
Comita2 : 059 (np. di Comita de Thori Gavisatu); 089 (donnu); 094 (curatore; mag. giud.; teste); 095 (curatore; teste); 104-105 (curatore; mag. giud.; teste); 112 (donnu; curatore di Caputabbas; teste); 119 (donnu; curatore; mag. giud.; teste); 120 (donnu; curatore; mag. giud.); 121 (donnu; curatore; mag. giud.); 123 (Arcatu; donnu; curatore di Caputabbas; mag. giud.; teste); 125 (donnu); 127 (teste); 128 (np. della qm.? Vera); 130 (teste); 137 (teste); 147 (donnu; fr. di Mariano; teste).
Comita3 : 134 (Judas; cg. di Gonnario de Athen Arcatu; teste).
Comita4 : 153 (di Urasara; donnu; pd. di Barisone; teste).
Costantino1 : 001 (curatore; teste); 002 (teste); 003; 004-006 (teste); 007 (donnu; teste); 008 (teste); 009 (teste); 012 (pd. di Comita e Pietro; teste); 013 (pd. di Pietro e Ithoccor; teste); 014 (pd. di Pietro; teste); 018 (fr. di Ithoccor); 022 (teste); 025 (teste); 028 (teste); 049 (teste); 050 (teste); 052 (qm.; pd. di Pietro); 053 (qm.; mt. di Preziosa); 056 (pd. di Susanna; mt. di Preziosa de Laccon; teste); 058 (pd. di Susanna); 062-063 (qm.).
Costantino2 : 020 (fg. di Pietro; teste); 021 (teste); 070 (fg. di Pietro; teste).
Costantino3 : 071 (donnu; fg. di Comita de Thori); 072 (donnu; curatore; mag. giud.; teste); 076.
Costantino4 : 093 (Maturu; fr. di Ithoccor?); 133 (Maturu; pd. di Ithoccor?).
Costantino5 : 101 (np. del qm. Pietro; teste).
Costantino6 : 106-107 (majore de iscolca; teste).
Costantino7 : 110 (qm.; nn. di Preziosa e Mariano).
Costantino8 : 124 (Dentenigella; donnu; teste); 134 (Dentenigella; donnu; curatore; mag. giud.; teste).
Costantino9 : 128 (fr. di Pietro; teste).
Costantino10 : 129 (Balbu; pd. di Pietro de Thuri).
Costantino11 : 135 (np. di Pietro de Athen Murclu; teste).
Costantino12 : 148 (curatore di Valles; teste).
Costantino13 : 148 (qm.; fg. di Mariano).
Costantino14 : 150 (donnu; teste); 154 (teste); 157 (donnu; teste); 163 (teste); 165 (Arcatu; teste); 169.
Giorgia1 : 018 (sr. di Pietro); 038 (donna; qm.).
Giorgia2 : 111.
Giorgia3 : 141 (donna); 142 (donna; md. di Pietro).
Giovanni: 061 (teste).
Gispina: 086.
Gitilesu: 156 (teste).
Giusta1 : 050 (donna; cg. di Comita); 085 (donna).
Giusta2 : 166.
Gonnario: 131; 134 (Arcatu; donnu; cg. di Comita de Athen Judas; curatore di Caputabbas; teste); 136 (donnu; teste); 143 (Arcatu; donnu; curatore di Caputabbas; teste).
Ithoccor1 : 011 (teste); 013 (fg. di Costantino; fr. di Pietro; teste); 015 (fr. di Pietro; teste); 016 (fr. di Pietro e Mariano; teste); 018 (mt. di Elena de Thori; teste); 019 (fr. di Pietro e Mariano; teste); 020 (fr. di Mariano; teste); 023 (fr. di Pietro; teste); 029; 030 (donnu; fr. di Pietro; teste); 036 (donnu; mt. di Elena de Bosobe); 037; 043 (donnu; fr. di Pietro e Mariano); 046 (teste); 050 (donnu; teste); 055 (donnu; fr. di Pietro e Mariano; teste); 056 (teste); 057 (donnu; fr. di Pietro; teste).
Ithoccor2 : 018 (fr. di Costantino).
Ithoccor3 : 057 (donnu; np. di Pietro); 064 (donnu; curatore di Nurra; teste); 065 (donnu; curatore di Nurra; mag. giud.; teste); 066 (donnu; curatore; mag. giud.); 067 (teste); 068 (donnu; mag. giud.; teste); 070 (donnu); 075; 080 (donnu); 084 (fr. di Pietro; teste); 087 (teste); 088 (curatore di Nurra; teste); 096 (donnu; teste); 103 (pd. del qm. Mariano); 104-105 (fr. di Pietro).
Ithoccor4 : 090 (Balbu; donnu).
Ithoccor5 : 093 (fr. del donnikellu Ithoccor o di Costantino de Athen Maturu; teste).
Ithoccor6 : 117 (di Usini; donnu; teste).
Ithoccor7 : 132 (Arcatu; teste).
Ithoccor8 : 133 (fg. di Costantino de Athen Maturu?; teste).
Ithoccor9 : 138 (cn. di Gonnario de Laccon; teste); 139 (teste); 140 (teste); 149 (donnu); 152 (Mannu; donnu; teste).
Mabrikellu: 026; 033; 044; 045 (donnu; mt. di Scolastica de Serra); 047 (teste).
Maria: 077.
Mariano1 : 011 (teste); 016 (fr. di Pietro e Ithoccor; teste); 018 (teste); 019 (fr. di Pietro e Ithoccor; teste); 020 (fr. di Ithoccor; teste); 021 (teste); 026 (donnu; fr. di Pietro; teste); 031 (donnu; teste); 032 (teste); 039 (fg. di Pietro; teste); 043 (donnu; fr. di Pietro e Ithoccor); 050 (teste); 055 (donnu; fr. di Pietro e Ithoccor); 082 (qm.); 083 (donnu; qm.); 103 (qm.; fg. di Ithoccor).
Mariano2 : 110 (donnu; fr. di Preziosa; np. del qm. Costantino; teste).
Mariano3 : 128 (teste).
Mariano4 : 136 (di Cortinas; donnu); 148 (di Cortinas; pd. del qm Costantino).
Mariano5 : 141 (donnu; teste); 142 (teste); 147 (donnu; fr. di Comita); 160 (donnu; teste); 161 (teste); 162 (teste).
Orzocco: 167 (fr. di Pietro; teste); 168 (donnu; curadore de factu di Campidano; teste).
Pietro1 : 011 (teste); 012 (fg. di Costantino; fr. di Comita; teste); 013 (fg. di Costantino; fr. di Ithoccor; teste); 014 (fg. di Costantino; teste); 015 (fr. di Ithoccor; teste); 016 (fr. di Ithoccor e Mariano; teste); 018 (mt. di Padulesa; teste); 019 (fr. di Ithoccor e Mariano; teste); 020 (pd. di Costantino; teste); 021 (teste); 023 (teste); 024 (teste); 026 (donnu; teste); 027 (teste); 030 (donnu; teste); 039 (pd. di Mariano; teste); 040-042 (donnu); 043 (donnu; fr. di Ithoccor e Mariano); 046 (teste); 048 (teste); 050 (donnu; teste); 052 (fg. del qm. Costantino; teste); 055 (donnu; fr. di Ithoccor e Mariano; teste); 057 (donnu; curatore; fr. di Ithoccor; teste).
Pietro2 : 018 (fr. di Giorgia).
Pietro3 : 108-109 (Maturu; teste).
Pietro4 : 057 (donnu; np. di Pietro); 069 (donnu; curatore); 070 (pd. di Costantino; teste); 072 (donnu); 073-074; 078 (donnu); 079 (teste); 084 (donnu; fr. di Ithoccor); 088; 098; 099 (Majore; teste); 101 (qm.); 104-105 (fr. di Ithoccor).
Pietro5 : 101 (np. del qm. Pietro; teste).
Pietro6 : 116 (donnu; teste); 128 (fr. di Costantino; teste).
Pietro7 : 135 (Balbu; teste).
Pietro8 : 135 (Murclu; donnu; mt. di Elena de Laccon).
Pietro9 : 142 (fg. di Giorgia).
Pietro10 : 145 (di Sia; teste).
Pietro11 : 146 (donnu; teste); 151 (donnu; curatore; teste); 158 (di Usini; donnu; teste); 159; 164 (curatore di Nughedu; teste); 169.
Pietro12 : 167 (fr. di Orzocco teste); 168 (di S. Michele; teste).
Preziosa: 110 (sr. di Mariano; np. del qm. Costantino).
Seguzana: 091 e 097 (de Athen?; donna); 100 (donna); 102 (donna); 106 (de Athen?; donna; qm.).
Susanna: 056 (fg. di Costantino e di Preziosa de Laccon); 058 (fg. di Costantino; mg. di Cane Ebriaci).
Vera1 : 018 (mg. di Comita de Thori); 128 (donna; qm.?).
Vera2 : 118 (donna).
Vera3 : 168 (fg. di Giovanni Çukellu).
De Athen Arcatu, Comita: 123.
De A. Arcatu, Costantino: 165.
De A. Arcatu, Gonnario: 134; 143.
De A. Arcatu, Ithoccor: 132.
De Athen Balbu, Costantino: 129.
De A. Balbu, Ithoccor: 090.
De A. Balbu, Pietro: 135.
De Athen Dentenigella, Costantino: 124; 134.
De Athen Judas, Comita: 134.
De Athen Majore, Pietro: 099.
De Athen Manacu, Comita: 032; 034; 057.
De Athen Mannu, Ithoccor: 152.
De Athen Maturu, Costantino: 093; 133.
De A. Maturu, Pietro: 108-109.
De Athen Murclu, Pietro: 135.
DOCUMENTI
Abbreviazioni:
ASFi = Archivio di Stato di Firenze
Casini = T. Casini, Scritti danteschi, Città di Castello, 1913
CBT = G. Meloni, A. Dessì Fulgheri, Mondo rurale e Sardegna del XII secolo. Il condaghe di Barisone II di Torres, Napoli, 1994
CBT/2 = E. Melis, Una copia settecentesca del condaghe di Barisone II. Le proprietà medievali di San Leonardo di Bosove e di S. Giorgio di Oleastreto, in Theologica & Historica. Annali della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, XV, 2006, p. 321-344.
CSMB = M. Virdis (a cura di), Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, Cagliari, 2002; M. Virdis (a cura di), Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, Nuoro, 2003 (con traduzione).
CSMS = P. Maninchedda, A. Murtas (a cura di), Il Condaghe di San Michele di Salvennor, Cagliari, 2003.
CSNT = P. Merci (a cura di), Il condaghe di San Nicola di Trullas, Sassari, 1992; P. Merci (a cura di), Il condaghe di San Nicola di Trullas, Nuoro, 2001 (con traduzione).
CSPS = G. Bonazzi (a cura di), Il condaghe di San Pietro di Silki. Testo logudorese inedito dei secoli XI-XIII, Sassari, 1900; Il condaghe di San Pietro di Silki. Testo logudorese inedito dei secoli XI-XIII, Traduzione e introduzione a cura di I. Delogu, Sassari, 1997.
Dell’Omo = M. Dell’Omo, Il Registrum di Pietro Diacono (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Reg. 3). Commentario codicologico, paleografico, diplomatico, Montecassino, 2000.
Ferretto = A. Ferretto, Documenti intorno ai trovatori Percivalle e Simone Doria, in Studi medievali, I, 1904-1905, p. 126-151.
Saba = A. Saba, Montecassino e la Sardegna medievale. Note storiche e codice diplomatico sardo cassinese, Montecassino, 1927 (Miscellanea Cassinese, 4).
Sanna = M. G. Sanna, Osservazioni cronotattiche e storiche su alcuni documenti relativi all’espansione cassinese nella diocesi di Ampurias fino alla metà del XII secolo, in A. Mattone, A. Soddu (a cura di), Castelsardo. Novecento anni di storia, Roma, 2007, p. 215-234.
Schena = O. Schena, Civita e il giudicato di Gallura nella documentazione sarda medioevale. Note diplomatistiche e paleografiche, in G. Meloni, P. F. Simbula (a cura di), Da Olbìa a Olbia. 2500 anni di una città mediterranea. Atti del convegno internazionale di studi. Olbia, 12-14 maggio 1994, II, Sassari, 1996, p. 97-112.
Schirru = V. Schirru, Le pergamene camaldolesi relative alla Sardegna nell’Archivio di Stato di Firenze, in Archivio storico sardo, XL, 1999, p. 9-223.
Sechi = M. Sechi, L’arcivescovo di Torres nel quadro politico-istituzionale della Sardegna giudicale (1073-1272), Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, A. A. 2008-2009.
Soddu = A. Soddu, Poteri pubblici e poteri signorili nella Sardegna dei secoli XI-XII, in J.-M. Martin, A. Peters-Custot e V. Prigent (a cura di), L’héritage byzantin en Italie (VIIIe-XIIe siècle), II, Les cadres juridiques et sociaux et les institutions publiques, Roma, 2012 (Collection de l’École française de Rome, 461), p. 343-387.
Tola = P. Tola, Codex diplomaticus Sardiniae, I-II, Torino, 1861-1868 (Historiae Patriae Monumenta, X-XII).
Zanetti = G. Zanetti, I Camaldolesi in Sardegna, Cagliari, 1974.
001: <ante 1065 (?) >. CSPS, scheda 319.
002: 1082, marzo 18, Curcaso. Besta 1906, Il Liber Iudicum Turritanorum, con altri documenti logudoresi, Palermo, 1906, p. 14-15; B. Fadda, Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’Archivio di Stato di Pisa, in Archivio storico sardo, XLII, 2002, p. 1-91, doc. II (1082, marzo 18, Curcaso). Soddu, doc. 018.
003: <1080-1085>. H. J. Wolf, Il cosiddetto «privilegio logudorese (1080-1085)» . Studio linguistico, in Bollettino storico pisano, LIX, 1990, p. 7-47; O. Banti (a cura di), I Brevi dei Consoli del Comune di Pisa degli anni 1162 e 1164. Studio introduttivo, testi e note con un’Appendice di documenti, Roma, 1997, Appendice, 2, p. 107-108; E. Blasco Ferrer, Consuntivo delle riflessioni sul cosiddetto privilegio logudorese, in Bollettino storico pisano, LXX, 2001, p. 9-41; B. Fadda, Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’Archivio di Stato di Pisa, in Archivio storico sardo, XLII, 2002, p. 1-91, doc. I (<1080-1085>); A. Petrucci, A. Mastruzzo, Ancora a proposito del privilegio logudorese, in Bollettino storico pisano, LXXI, 2002, p. 217-218. Soddu, doc. 020.
004: <1073-1110>. CSPS, scheda 4. Soddu, doc. 021.
005: <1073-1110>. CSPS, scheda 6. Soddu, doc. 022.
006: <1073-1110>. CSPS, scheda 12. Soddu, doc. 023.
007: <1073-1110>. CSPS, scheda 66. Soddu, doc. 026.
008: <1073-1110>. CSPS, scheda 68. Soddu, doc. 028.
009: <1073-1110>. CSPS, scheda 303. Soddu, doc. 034.
010: <1073-1110>. CSMS, scheda 164. Soddu, doc. 035.
011: <1110>, aprile 30. Schirru, doc. I (<ante 1112>, aprile 30, Ardara). Rispetto alla datazione, il documento riporta luna XII: in base al calcolo lunare l’anno sarebbe il 1110. Ringrazio l’amico e collega Mauro Sanna per i suggerimenti in merito. Soddu, doc. 036.
012: <1098-1099> comunque <ante o 1111>, settembre 13, Salvennor. Tola, I, sec. XII, doc. XV (1113, settembre 13). Per la datazione Sanna. Soddu, doc. 037.
013: <1101> comunque <ante o 1112>, aprile 25, Ardara. Tola, I, sec. XII, doc. XII (1113, aprile 25). Per la datazione Sanna. Soddu, doc. 039.
014: <paulo ante o 1101> comunque <paulo ante o 1112>, aprile 25. Tola, I, sec. XII, doc. XVI (1113). Per la datazione Sanna. Soddu, doc. 040.
015: <ante 1112, dicembre 3>. Saba, doc. IX (1120); Tola, I, sec. XII, doc. XI (1113). Per la datazione Sanna. Soddu, doc. 041.
016: <1113>, marzo 24. Saba, doc. X (1120); Dell’Omo, p. 163, n. 590. Per la datazione Sanna. Soddu, doc. 045.
017: <1113> comunque <post 1111 ottobre 22-ante 1114, ottobre 29>. Saba, doc. XVII (1114-1122) Dell’Omo, p. 164, n. 592. Per la datazione Sanna; Sechi, doc. 18-19. Soddu, doc. 046.
018: 1113 o 1114, ottobre 29, in regno qui dicitur Ardar. ASFi, Camaldoli, S. Salvatore, 1113, ottobre 29 (due testimoni). Tola, I, sec. XII, doc. XVII (1113, ottobre 28); Schirru, doc. VI (1113, ottobre 29, Ardara). Rispetto alla datazione, il documento riporta luna XVII, feria IIII: in base al calcolo lunare l’anno sarebbe il 1114, ma la quarta feria associata al 29 ottobre corrisponde a mercoledì 29 ottobre 1113. Ringrazio l’amico e collega Mauro Sanna per i suggerimenti in merito. Soddu, doc. 048.
019: <1115 o 1116>, gennaio 9. Saba, doc. XIV (1122). Per la datazione Sechi, doc. 21. Soddu, doc. 050.
020: 1120, maggio 24, in regno qui dicitur Ardar. Saba, doc. V (1120, maggio 24); Tola, I, sec. XII, doc. XXVIII (1120, maggio 24). Soddu, doc. 052. 021: <post 1116 – ca. 1120>. Tola, I, sec. XII, doc. XXX (1120). Per la datazione Sanna. Soddu, doc. 053.
022: <1110-1127>. CSPS, scheda 64. Soddu, doc. 059.
023: <1110-1127>. CSPS, scheda 72. Soddu, doc. 061.
024: <1110-1127>. CSPS, scheda 73. Soddu, doc. 062.
025: <1110-1127>. CSPS, scheda 77. Soddu, doc. 064.
026: <1110-1127>. CSPS, scheda 79. Soddu, doc. 065.
027: <1110-1127>. CSPS, scheda 80. Soddu, doc. 066.
028: <1110-1127>. CSPS, scheda 81. Soddu, doc. 067.
029: <1110-1127>. CSPS, scheda 110. Soddu, doc. 070.
030: <1110-1127>. CSPS, scheda 112. Soddu, doc. 071.
031: <1110-1127>. CSPS, scheda 82. Soddu, doc. 072.
032: <1110-1127>. CSPS, scheda 89. Soddu, doc. 074.
033: <1110-1127>. CSPS, scheda 100. Soddu, doc. 075.
034: <1110-1127>. CSPS, scheda 258.
035: <1110-1127>. CSNT, scheda 17.
036: <1110-1127>. CSNT, scheda 18.
037: <1110-1127>. CSNT, scheda 38.
038: <1110-1127>. CSNT, scheda 52. Soddu, doc. 079.
039: <1110-1127>. CSNT, scheda 55.
040: <1110-1127>. CSNT, scheda 59.
041: <1110-1127>. CSNT, scheda 61.
042: <1110-1127>. CSNT, scheda 67.
043: <1110-1127>. CSNT, scheda 68. Soddu, doc. 080.
044: <1110-1127>. CSMS, scheda 91.
045: <1110-1127>. CSMS, scheda 92.
046: <1110-1127>. CSMS, scheda 154. Soddu, doc. 081.
047: <1110-1127>. CSMS, scheda 169.
048: <1110-1127>. CSMS, scheda 171. Soddu, doc. 084.
049: <1110-1127>. CSMS, scheda 231=283.
050: <1110-1127>. CSMS, scheda 232.
051: <1115-1127>. Chronica monasterii Casinensis, ed. H. Hoffmann, Hannover, 1980 (MGH, SS, 34), IV, 67, 7-9; 11-12, p. 532.
052: 1131, marzo 6. Tola, I, sec. XII, doc. XL (1131, marzo 6). Soddu, doc. 091.
053: <1132>. CSNT, scheda 163. Rispetto alla datazione, in quell’anno Ruggero riceve ad Ardara il giuramento del giudice di Gallura: Schena, p. 112. Soddu, doc. 125.
054: 1134. Schirru, doc. XII (1134); Zanetti, doc. IV.
055: <1127-1134>. CSNT, scheda 51. Rispetto alla datazione, si tratta degli anni di episcopato di Costantino Berrica, presule di Torres, citato nel documento.
056: 1136, maggio 20, in regno qui dicitur Arder. Tola, I, sec. XII, doc. XLV (1136, maggio 20); Saba, doc. XXII (1136, maggio 20). Soddu, doc. 093.
057: <1134-1139>. Saba, doc. XX (1134); Dell’Omo, p. 166, n. 612. Rispetto alla datazione, si tratta degli anni di episcopato di Pietro de Cannetu, presule di Torres, citato nel documento. Soddu, doc. 095.
058: 1144, luglio 31, Pisa. B. Fadda, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’Archivio di Stato di Pisa, in Archivio storico sardo, XLI, 2001, p. 9-354, doc. XI (1144, luglio 31, Pisa). Soddu, doc. 097.
059: <1139-1146>. CSNT, scheda 182. Per la datazione Sechi, doc. 51. Soddu, doc. 102.
060: 1147, giugno 24, Montecassino. Tola, I, sec. XII, doc. LVI (1147, giugno 24). Saba, doc. XXVI (1147, giugno 24). Soddu, doc. 104.
061: 1150 o 1151, aprile 15. B. Guérard, Cartulaire de l’abbaye de Saint Victor de Marseille, Paris, 1857, doc. 1011 (1151, aprile 15). Rispetto alla datazione, il documento è datato 1151, ab incarnatione Christi. Soddu, doc. 106.
062: <1151>: Saba, doc. XXVIII (1151).
063: <1150-1152>: Saba, doc. XXX (1150-1152).
064: <1131-1153>. CSPS, scheda 120. Soddu, doc. 109.
065: <1131-1153>. CSPS, scheda 269.
066: <1131-1153>. CSPS, scheda 270.
067: <1131-1153>. CSPS, scheda 324. Soddu, doc. 118.
068: <1131-1153>. CSPS, scheda 414.
069: <1131-1153>. CSNT, scheda 65. Soddu, doc. 120.
070: <1131-1153>. CSNT, scheda 72.
071: <1131-1153>. CSNT, scheda 79. Soddu, doc. 121.
072: <1131-1153>. CSNT, scheda 80.
073: <1131-1153>. CSNT, scheda 89 = 144.
074: <1131-1153>. CSNT, scheda 97.
075: <1131-1153>. CSNT, scheda 106.
076: <1131-1153>. CSNT, scheda 114.
077: <1131-1153>. CSNT, scheda 116.
078: <1131-1153>. CSNT, scheda 137.
079: <1131-1153>. CSNT, scheda 138.
080: <1131-1153>. CSNT, scheda 152.
081: <1131-1153>. CSNT, scheda 164. Soddu, doc. 126.
082: <1131-1153>. CSNT, scheda 165.
083: <1131-1153>. CSNT, scheda 188. Soddu, doc. 127.
084: <1137-1153>. CSNT, scheda 118. Rispetto alla datazione, nel documento figura l’abate di Saccargia Benedetto, al quale nel 1137 scrive il papa Innocenzo II: Schirru, doc. XIV.
085: <1150-1153>. CSPS, scheda 121
086: <1150-1153>. CSPS, scheda 184. Soddu, doc. 137.
087: <1150-1153>. CSNT, scheda 120.
088: <1150-1153>. CSNT, scheda 121.
089: <1150-1153>. CSNT, scheda 166.
090: <1150-1153>. CSNT, scheda 189.
091: <1150-1153>. CSNT, scheda 190.
092: <1150-1153>. CSNT, scheda 205.
093: <1150-1153>. CSNT, scheda 206.
094: <1150-1153>. CSNT, scheda 211.
095: <1150-1153>. CSNT, scheda 212.
096: <1150-1153>. CSNT, scheda 222.
097: <1150-1153>. CSNT, scheda 230.
098: <1150-1153>. CSNT, scheda 232. Soddu, doc. 141.
099: <1150-1153>. CSNT, scheda 254.
100: <1150-1153>. CSNT, scheda 256.
101: <1150-1153>. CSNT, scheda 262.
102: <1150-1153>. CSNT, scheda 263.
103: <1150-1153>. CSNT, scheda 268.
104: <1150-1153>. CSNT, scheda 269.
105: <1150-1153>. CSNT, scheda 271.
106: <1150-1153>. CSNT, scheda 272.
107: <1150-1153>. CSNT, scheda 273.
108: <1150-1153>. CSNT, scheda 276.
109: <1150-1153>. CSNT, scheda 277.
110: <1150-1153>. CSNT, scheda 278.
111: <1150-1153>. CSNT, scheda 279.
112: <1150-1153>. CSNT, scheda 280.
113: <1131-1159>. Dell’Omo.
114: 1170 ante. ASFi, Camaldoli, S. Salvatore, 1113, ottobre 29. G. Zichi, Sorres e la sua diocesi, Sassari, 1975, doc. I (<1156-1164>); Schirru, doc. XIII (<post 1134>). Rispetto alla datazione, nel documento figura l’arcivescovo di Torres Pietro, al quale nel 1170 successe Alberto: Sechi, doc. 64. Soddu, doc. 147.
115: 1180, novembre 20, Pisa. M. L. Orlandi (a cura di), Carte dell’Archivio della Certosa di Calci (1151-1200), Pisa, 2002, doc. 102.
116: <1153-1190>. CSPS, scheda 5 = 7 = 13 = 19 = 379 = 412.
117: <1153-1190>. CSPS, scheda 197. Soddu, doc. 156.
118: <1153-1190>. CSPS, scheda 287. Soddu, doc. 164.
119: <1153-1190>. CSPS, scheda 305.
120: <1153-1190>. CSPS, scheda 306.
121: <1153-1190>. CSPS, scheda 307.
122: <1153-1190>. CSPS, scheda 309. Soddu, doc. 166.
123: <1153-1190>. CSPS, scheda 310.
124: <1153-1190>. CSPS, scheda 349. Soddu, doc. 167.
125: <1153-1190>. CSNT, scheda 160.
126: <1153-1190>. CSNT, scheda 161.
127: <1153-1190>. CSNT, scheda 218.
128: <1153-1190>. CSNT, scheda 245. Soddu, doc. 170.
129: <1153-1190>. CSNT, scheda 289.
130: <1153-1190>. CSNT, scheda 290.
131: <1153-1190>. CSNT, scheda 295 = 329.
132: <1153-1190>. CSNT, scheda 300. Soddu, doc. 171.
133: <1153-1190>. CSNT, scheda 301.
134: <1153-1190>. CSNT, scheda 305.
135: <1153-1190>. CSNT, scheda 308.
136: <1153-1190>. CSNT, scheda 309.
137: <1153-1190>. CSMS, scheda 233. Soddu, doc. 172.
138: <1170-1190>. CSPS, scheda 8. Soddu, doc. 174.
139: <1170-1190>. CSPS, scheda 9.
140: <1170-1190>. CSPS, scheda 202.
141: <1170-1190>. CSNT, scheda 312.
142: <1170-1190>. CSNT, scheda 313.
143: <1170-1190>. CSNT, scheda 319.
144: <1170-1190>. CSNT, scheda 321.
145: <1170-1190>. CSNT, scheda 323.
146: <1170-1190>. CSNT, scheda 324.
147: <1170-1190>. CSNT, scheda 325.
148: <1190>. CBT, scheda XIII. Soddu, doc. 182.
149: <1190>. CBT, scheda XXXX; CBT/2, scheda 4. Soddu, doc. 182.
150: <1191-1198>. CSMS, scheda 315 = 318.
151: <1191-1198>. CSMS, scheda 316.
152: <1191-1198>. CSPS, scheda 423.
153: 1205, agosto 2, Fununi. CSMB, scheda 99.
154: 1210, luglio 1. Schirru, doc. XXVI.
155: <1198-1218>. CSMS, scheda 8 = 288.
156: <1198-1218>. CSMS, scheda 14.
157: <1198-1218>. CSPS, scheda 391.
158: <1198-1218>. CSPS, scheda 394.
159: <1198-1218>. CSPS, scheda 408.
160: <1204-1218>. CSPS, scheda 410.
161: <1204-1218>. CSPS, scheda 420.
162: <1204-1218>. CSPS, scheda 427.
163: 1219, settembre 18, Noracalbo. Casini, doc. I.
164: 1221. CSMS, scheda [1s] = 2 = 303.
165: <1218-1232>. CSMS, scheda 5.
166: <1218-1232>. CSMS, scheda 299.
167: <1218-1232>. CSMB, scheda 25.
168: <1218-1232>. CSMB, scheda 171.
169: 1234, settembre 15, Genova. Ferretto, doc. V.
170: <1238-1254>. CSPS, scheda 424.
171: <seconda metà XIII sec.>. Besta 1906; Sanna-Boscolo 1957; Orunesu-Pusceddu 1993.
Notes de bas de page
1 Un primo tentativo di ricostruzione di alcune genealogie è stato compiuto all’interno dell’opera Genealogie medioevali di Sardegna (del 1984), mentre in una relazione di Anna Maria Oliva del 1992 veniva affermata la necessità di avviare uno studio sistematico delle casate giudicali: Brook et al. 1984, tav. VII (Famiglia degli Athen), VIII (Famiglia degli Zori); Oliva 1995, p. 30-36. Di Mauro Maxia è un contributo relativamente recente sulla casata turritana dei De Thori, studio incentrato quasi esclusivamente su aspetti toponomastici e topografici: Maxia 2002.
2 Cfr. Day 1984, p. 136-140; Ortu 1996, in part. p. 11-15; Ortu 2005, p. 87-96.
3 È proprio la grande stagione delle donazioni agli enti monastici e alle chiese di Pisa e Genova a permettere di conoscere esponenti e dinamiche dell’aristocrazia giudicale. In una corposa monografia in corso di stampa sulla Sardegna rurale tra XI e XIV secolo, Silvio De Santis focalizza la relazione tra aristocrazia sarda e fondazioni monastiche, ponendo in termini problematici e antitetici la questione della gratuità e della funzionalità alla crescita sociale delle élites locali: De Santis 2002a; De Santis c. d. s. Cfr. anche Martorelli 2010.
4 Cfr. Panero 1999, p. 32, 60, 64-70, 77-80, 95, 103, 262-263, 269-270, 306, 310, 338-344, 361-363, 372-378; Livi 2002.
5 Da qui la scelta del sottotitolo di questo contributo, relativo al consenso e consilium espresso da parte dei maggiorenti e fideles dei giudici. La frase è dedotta da un documento del giudice di Torres Gonnario con il quale effettuava una serie di donazioni in favore della chiesa di S. Maria di Pisa: Documenti, n. 052.
6 Cfr. infra note 206-207.
7 Dovrebbe essere questo l’accento corretto, coerentemente con gli esiti, per via della vocale paragogica, Attène, Attèna, Atzèni, Atzèna e simili: cfr. Pittau 1990, p. 16-17, 78.
8 Sulla casata cfr. Tola-Brigaglia 2001, I, p. 148-149 (Athen, Pietro de); Famiglia degli Athen, in Brook et al. 1984, tav. VII, p. 206-210.
9 Il praeses bizantino si avvaleva di un officium di cinquanta persone, circostanza che giustifica la formazione di una potente aristocrazia funzionariale.
10 Si suppone che al precedente ceto locale di origine curiale sia subentrata una nuova aristocrazia di tradizione militare. Secondo Salvatore Cosentino, «il processo di regionalizzazione della ricchezza fa sì che rimanga sull’isola solo il ceto locale di origine curiale. Probabilmente esso, nel corso dei secoli VI e VII, venne scalzato da una nuova aristocrazia di tradizione militare che si impossessò, più o meno lecitamente, di ampie porzioni dei latifondi imperiali della regione»: Cosentino 2002 b, p. 59. Cfr. anche Ravegnani 2008.
11 Cosentino 2002 b, p. 59. Cfr. Ricci 2007; Pinna 1989.
12 Gregorio Magno invita i nobiles et possessores dell’isola a comunicargli quanti servi pagani delle loro proprietà sarebbero riusciti a convertire alla fede cristiana.
13 Ciò che emerge dalle lettere del pontefice è l’attitudine dei membri delle aristocrazie locali, una volta assunti incarichi pubblici, a commettere vessazioni nei confronti delle popolazioni. Documentata è anche la tendenza all’accaparramento di rustici (liberi) ai danni della Chiesa: il dato può essere interpretato nel segno della scarsità di manodopera oppure – come osserva Cosentino – può tradire la volontà di attirare sui propri fondi «un ceto professionale di agricoltori capace di sviluppare settori specializzati come la viticoltura e la frutticoltura»: Cosentino 2002 b, p. 59.
14 Cosentino 2002 a, p. 6. André Guillou ipotizza che nei secoli VII-VIII si sia avuta in Sardegna una ripresa della piccola e media proprietà, grazie alle concessioni in enfiteusi di porzioni della proprietà ecclesiastica e alla diffusione delle terre militari, pur mancando documentazione coeva a supporto dell’uno e dell’altro fenomeno: Guillou 1988, p. 352-353.
15 Cosentino 2002 a, p. 6-7. Cfr. anche Cosentino 2002 b, p. 60: «La presenza in Sardegna di personaggi che portano titoli della gerarchia imperiale di età medio-bizantina conferma che i rapporti tra l’isola e Costantinopoli rimasero stretti in questo periodo, poiché tali titoli si ottenevano solo comprandoli presso la corte. L’ipotesi, sostenuta da una parte della storiografia, che il ridispiegamento nell’isola di settori dell’esercito bizantino avvenisse attraverso la distribuzione di terre militari, sarebbe tecnicamente possibile per l’ampia estensione che il patrimonio imperiale aveva nella regione». Rispetto all’uso del greco, la circostanza che sia l’Africa che la Sardegna fossero regioni di lingua latina, induce a supporre che si tratti di «personaggi nativi di aree grecofone» (Cosentino 2002 a, p. 7), per quanto non manchino attestazioni di una qualche diffusione del greco in Sardegna tra VII e IX secolo, almeno come «lingua e scrittura del potere»: Cavallo 1988, p. 475 (sono dedicate al caso sardo le p. 472-478). Cfr. anche Maninchedda 2007, p. 93-100.
16 Cfr. Paulis 1983, p. 22-25; Paulis 1997, p. 61; Ortu 2005, p. 46-47. Cfr. anche Pinna 2008, p. 83: «Considerazioni linguistiche su un gruppo di toponimi [...] per la Gallura, in territorio di Luogosanto, portano a riflettere sull’introduzione nell’isola di tale istituto, testimoniato esplicitamente a livello generale nel X secolo, ma la cui diffusione nell’impero bizantino è oggetto di serrate discussioni. [...] Nel territorio di Luogosanto si sarebbe conservato il termine caadari (Q.U., catasto f. 123) [...]».
17 Cosentino 2002 a, p. 8.
18 Di «fuga sull’isola di parte della popolazione africana» parla Cosentino 2002 a, p. 6; cfr. anche Cosentino 2002 b, p. 60, a proposito dell’emigrazione di «una parte del ceto dirigente africano formato da militari, funzionari civili e possessori in fuga di fronte agli Arabi» . Cosentino sottolinea anche l’immigrazione di «nuclei di grecofoni legati all’esercito, all’amministrazione, al monachesimo, che provenivano dal territorio africano» (ivi, p. 61), in considerazione del legame amministrativo tra Africa e Sardegna nel periodo vandalico e poi bizantino, fino alla caduta di Cartagine ad opera degli Arabi.
19 CSPS, schede 11, 190 (in cui non reca il soprannome), 258, 311, 345 (Caballare), tutte collocabili entro la prima metà del XII secolo; 284 (Cavallare/ Caballare), databile alla fine del secolo, ma in cui sono citati fatti avvenuti anteriormente.
20 Documenti, n. 034: citazione di una permuta con donnu Comita de Athen Manacu, da cui ottiene il saltu di Arenosu (non si specifica la contropartita offerta).
21 CSPS, scheda 256 (databile agli anni 1147-1153). Cfr. Maxia 2002, p. 266.
22 Citato nel condaghe di S. Maria di Bonarcado in una scheda relativa alla lite tra lo stesso priorato camaldolese, da una parte, e il villaggio di Milis, dall’altra, per il padru o saltu di S. Simeone: CSMB, scheda 161 (databile al periodo 1131-1146).
23 Saba 1927, doc. XXXI (1153): Monticlu de Cavallares; CBT/2 (databile entro il 1190), scheda 14: Monticlu de Caballares.
24 Saba 1927, doc. XXXI (1153).
25 Ibid.
26 Wagner 1960-1964, I, s. v. agasone.
27 Cfr. Della Maria 1952 a; Della Maria 1952 b; Todde 1959, p. 613-621; Paulis 1983, p. 26-30; Cosentino 2002 b, p. 61; Carboni 2007, p. 13-16 (3. I cavalli nella Sardegna medievale e moderna).
28 L’allevamento delle torme equine dei giudici era curato da un articolato personale servile che comprendeva majores de cavallos, majores de ebbas e istablarios.
29 Cfr. Fois G. 1988, p. 35-51; Gallinari 2002, p. 163-177; Gallinari 2003, p. 856-857.
30 Si noti che il termine kavallarioi attestato a Bisanzio nei secoli XIII-XV è ritenuto un’importazione dall’Occidente: cfr. Bartusis 1988; Bartusis 1992, p. 28-29.
31 Per agevolare il lettore, nel presente saggio e nelle tabelle si è adottata sempre la grafia De Athen, senza tener conto delle numerose varianti grafiche attestate nelle fonti (in latino e in sardo), determinate, oltre che dalla diversa resa della consonante intervocalica, dalla notazione del «de» iniziale e della vocale paragogica «-a/-e» e, in alcuni casi più rari, dalla elisione della «a» iniziale: (De) Athen, Athene, Athena, Achen, Açen, Açene, Aççen, Azen, Azzen, Aten, Attene, Then, Sen. Per le attestazioni nel secolo XIV cfr. infra nota 207. Sulla diffusione del cognome in Sardegna cfr. supra nota 7.
32 In ambito archeologico, gli studi più recenti stanno rivelando una consistente circolazione tra X e XI secolo di ceramiche da mensa e da trasporto provenienti dalle regioni del Tirreno centrale e meridionale: cfr. Biccone 2005-2006.
33 Per la rassegna completa delle fonti sul villaggio di Atzeni (nell’odierno territorio comunale di Baressa) cfr. Terrosu Asole 1974, p. 15; Deplano 2010.
34 Cfr. Zucca 2002. Sull’importanza del villaggio di Laconi ancora nel pieno medioevo giudicale cfr. Pallavicino 2001, n. 1.222 (1299, luglio 31, Genova): atto della tregua tra il giudice di Arborea e il Comune di Sassari, in cui è inserto uno strumento di procura actum in villa Laconi, iudicatus Arboree, in orto palacii curie dicte ville.
35 Cfr. F. C. Casula, Introduzione a Brook et al. 1984, p. 13-53, p. 19.
36 Cfr. Spanu 1998, p. 173-178.
37 La vocazione militare è confermata anche dalla memoria di lotte interne alle aristocrazie per il potere, nei regni di Cagliari e Gallura, nella prima documentazione giudicale: Tola 1861-1868, I, sec. XII, doc. II (1103, maggio), VI (1108); Puncuh 1962, doc. 33 (1108, maggio 19); Pistarino 1981, II, p. 33-125; Mastruzzo 2008, p. 19-26, doc. 1 (1112, marzo 14), 2 (<post 1112, marzo 14-ante 1116, maggio 8>, Suraghe), 3 (<post 1112, marzo 14-ante 1116, maggio 8>).
38 Cfr. Soddu 2012.
39 Tola 1861-1868, I, sec. XII, doc. IX (1112) = Soddu 2012, doc. 003 (<ante 1065 (?) >); documenti, n. 002-003, 011-021, 052, 054, 056-058, 060-063, 114-115, 154, 163.
40 Documenti, n. 035-043, 053, 055, 059, 069-084, 087-112, 125-136, 141-147 (si tratta di 73 schede del condaghe del CSNT); 001, 004-009, 022-034, 064-068, 085-086, 116-124, 138-140, 152, 157-162, 170 (sono 47 schede del CSPS); 010, 044-050, 137, 150-151, 155-156, 164-166 (sono 16 schede del CSMS); 148-149 (due schede del CBT); 153, 167-168 (tre schede del CSMB); 113 (Dell’Omo 2000).
41 Documenti, n. 051, 171.
42 Documenti, n. 016, 018, 056, 058. A questi vanno aggiunti gli atti citati: ivi, n. 057, 060, 062-063. Cfr. anche le donazioni dei De Athen annotate nei condaghes: ivi, n. 038, 040, 055, 059, 070-071, 073-075, 082-084, 089-091, 093, 097, 100-106, 110-111, 125-126, 128, 133, 135-136, 141-142, 147 (nel CSNT), 085, 118, 152 (nel CSPS), 045, 050, 166 (nel CSMS), 148 (nel CBT).
43 Costantino de Sogostos (Tola 1861-1868, I, sec. XII, doc. IX), Mariano I (documenti, n. 002-003), Costantino I (ivi, n. 011-012), Gonnario (n. 052, 060), Barisone II (n. 148-149).
44 Furatu de Gitil (documenti, n. 013-014), Costantino de Carbia (n. 015), Vera de Thori (n. 019), il donnikellu Gonnario (n. 020-021), Maria de Thori (n. 154).
45 Oltre agli abati e priori di S. Nicola di Trullas, S. Pietro di Silki, S. Michele di Salvennor e S. Maria di Bonarcado, autori delle schede dei rispettivi condaghes, figurano l’abate di S. Pietro di Nurki Benedetto (documenti, n. 057), il vescovo di Sorres Giovanni (n. 061), il presbitero e monaco del monastero di S. Gorgonio Giovanni (n. 115).
46 Documenti, n. 062-063.
47 Cfr. Indice dei De Athen, da considerarsi come assolutamente provvisorio. Per le datazioni delle schede dei condaghes cfr., relativamente al CSNT: De Santis 2009, p. 360-378, p. 369; relativamente agli altri condaghes cfr. Turtas 2002; De Santis 2002a; ora anche in De Santis c. d. s. Per un primo tentativo di parziale ricostruzione della genealogia cfr. Brook et al. 1984, Famiglia degli Athen.
48 Cfr. Bortolami 2000, p. 201.
49 Nelle varianti Gostantine/u, Gosantine/u, Gantine/i, Guantinus/o.
50 Il cui significato è «originario di Gitil», villaggio abbandonato della curatorìa di Marghine: cfr. Bussa 2010; Pittau 2011.
51 E non «Susanna o Pisana», come scritto in Artizzu 1974, p. 67-68 e Brook et al. 1984, p. 208 (lemma VII.13).
52 Nelle varianti Secuçana, Seguthana, Seguçana, Seguzana.
53 Cfr. Paulis 1991; Paulis 1995-1996; Paulis 1997, cap. XXI.
54 Mannu ( «grande»), Majore ( «maggiore»). L’aggettivo potrebbe anche riferirsi ad una «grandezza» sociale o politica ( «il Grande»).
55 Manacu ( «monaco»).
56 Dentenigella ( «denti neri», cioè cariati); Arcatu ( «gobbo»); Mannu ( «alto»); Balbu ( «balbuziente»); Maturu ( «grosso»); Murclu ( «smunto»).
57 Judas, soprannome attestato anche tra i De Thori: cfr. Maxia 2002, p. 266.
58 Cfr. Indice dei De Athen: Comita1 (Manacu), Comita2 (Arcatu), Costantino11 (Murclu), Costantino14 (Arcatu), Gonnario (Arcatu), Pietro4 (Majore), Ithoccor9 (Mannu). Cfr. Bortolami 2000, p. 204-205, secondo cui «si può escludere che il codice di riconoscimento ereditario mutuato dal castello o dal dominio signorile, così caratteristico di tante zone del nord e del centro sud della penisola e nell’Europa dei secoli XI-XII, abbia qui un qualche peso tra i maggiorenti, pur provvisti di proprietà fondiarie consistenti e non ignari di una organizzazione di tipo parentale fondata sui rapporti agnatizio e cognatizio» (p. 205).
59 Si tenga conto che le attestazioni nel giudicato di Arborea riguardano il XIII secolo (documenti, n. 153, 167-168), esulando dunque dal contesto cronologico preso in esame in questa ricerca.
60 Documenti, n. 081. Cfr. anche n. 009 (Amendulas sede di corona) e 132 (kertu tra S. Nicola di Trullas e il prebiteru di Amendulas Costantino Trocco).
61 Documenti, n. 125.
62 Documenti, n. 136 e 148. Sull’ubicazione del villaggio di Cortinas presso Mores o Thiesi cfr. Deriu 2000, tav. 2 e 4.
63 Documenti, n. 171.
64 Documenti, n. 156.
65 Documenti, n. 117 e 158. Cfr. anche n. 097-098, 100, 102, 133.
66 Documenti, n. 145 (Sivi).
67 Documenti, n. 168. Non localizzato.
68 Documenti, n. 153. Cfr. A. Terrosu Asole 1974, p. 14: Urasa (Solarussa), nel Campidano di Milis.
69 La stessa scelta di nomi che richiamano spesso quelli dei membri della casa regnante può essere spiegata, oltre che come imitatio regis, con il vincolo di sangue e la struttura clanica del potere. Costantino sposa infatti Preziosa de Lacon, forse sorella o cugina del giudice Gonnario, il quale definisce i De Athen suoi consanguinei: documenti, n. 060.
70 De Thori, De Thori Gavisatu, De Serra, De Bosove, De Setilo, Seche Barbate.
71 Cfr. documenti, n. 018, 043, 050, 056-057, 128.
72 De Carbia, De Thori/De Thuri, De Kerki, De Ussan, De Gunale, De Maroniu, Thancas Latas, De Sivi, Morroccu: documenti, n. 018, 026, 033, 057, 049, 038, 053, 081, 075, 148.
73 I De Athen sono definiti partida nel Libellus iudicum turritanorum (cfr. infra nota 173): Orunesu-Pusceddu 1993, p. 36 e 60.
74 Documenti, n. 018, 038, 049-050, 053, 075, 081, 152. Su queste forme di «affratellamento» cfr. Cortese 1964, p. 108-113.
75 Documenti, n. 016, 018, 038, 056, 058, 104, 135.
76 Documenti, n. 018, 038, 060, 074, 100, 129.
77 Documenti, n. 018, 056, 060, 110. Cfr. Soddu et al. 2010, p. 8-9 e note 14-16.
78 Documenti, n. 018, 057.
79 Per il primo caso cfr. documenti, n. 050 (Giusta), 110 (Preziosa). Per il secondo: ivi, n. 017 (Muscu de Thori); 036 (Elena de Bosove); 038 (Giorgia); 085 (Giusta); 086 (Gispina); 091, 097, 100 e 102 (Seguzana); 111 (Giorgia); 118 (Vera); 126 (Anna); 128 (Vera); 141 (Giorgia); 166 (Giusta). Attestata è anche la compartecipazione dei figli agli atti della madre: ivi, n. 082; 100; 110 (figlie).
80 Documenti, n. 045 (Scolastica de Serra).
81 Oltre ai casi di donazione si segnalano ruoli di proprietarie (documenti, n. 77) e di attrici in giudizio (n. 053, 081). Sulla condizione della donna in Sardegna nel medioevo cfr. Day 1986, p. 242-249; Rowland 1985; Rowland 1986; Brandas – Chirra 2002.
82 Lo si vede bene, anche per i De Athen, in una scheda del condaghe di S. Nicola di Trullas: documenti, n. 036. Sul matrimonio a sa sardisca cfr. Cortese 1964, p. 79-91; Mura 1976; Mura 1979; Marongiu 1981; Artizzu 1993; Argiolas 2004, in part. p. 358-359 e note 20-21 (p. 369-370).
83 Documenti, n. 093: moribit enia e la posit a Sanctu Nichola. Cfr. anche i kertos con S. Nicola di Trullas per l’eredità di Giorgia de Athen (ivi, n. 038), di Susanna (n. 053), di Comita de Thori Gavisatu (n. 059), nonché il riferimento al contenzioso con i Cassinesi per l’eredità di Costantino de Athen (n. 062-063).
84 Documenti, n. 148 (morivit eniu).
85 Documenti, n. 038: il patrimonio conteso consisteva nelle due domos di Tunobe e Urieke.
86 Cfr. Indice dei De Athen. Si noti che la qualifica di donnu non pare essere stabile nei documenti. Sono inoltre attestati esponenti forse di rango non aristocratico, quali Mabrikellu (documenti, n. 026) e Gitilesu (n. 156).
87 Documenti, n. 128.
88 Per l’uso del termine domo nel senso di «casata» cfr. documenti, n. 154 (Maria de Thori, zia del giudice Comita, cita la domo mea).
89 Si noti l’analogia con quanto affermato relativamente all’operato del giudice Gonnario in CSNT, scheda 150: et isse, co donnu bonu et ca la amavat sa anima sua.
90 Documenti, n. 100.
91 Documenti, n. 136; cfr. anche n. 148 per la possibile identificazione con il figlio di Mariano de Athen morto senza eredi. Rispetto all’interesse dei De Athen per i cavalli cfr. ivi, n. 017, 076-077, 131, 136.
92 Una diretta relazione tra gli assetti fondiari di età imperiale e quelli giudicali viene stabilita in Mastino 2002 p. 23-61; Mastino – Zucca 2007, p. 106-108 e 108-111.
93 Lo dimostrano gli istituti dell’armentariu de rennu, dell’armentariu de pegugiare e del populare: cfr. Solmi – Cadeddu 2001, p. 110.
94 È il caso, in Logudoro, dei villaggi di Amendalas, Bonorva, Cortinas, Pozzomaggiore, Urgeghe, Usini e, in Arborea, di quelli di Sia, S. Michele e Urasara. Cfr. supra note 60-68.
95 Solo tre domos non sono localizzate: documenti, n. 053, 098, 118. Indicative sono anche le citazioni dei De Athen in schede di condaghes come riferimenti confinari: ivi, n. 170 (nel CSPS), 010, 044, 155 (nel CSMS), 035, 041, 069, 092 (nel CSNT), 149 (nel CBT/2).
96 Meilogu (3 incerte), Caputabbas (11, più 5 incerte), Valles (10), Marghine (9), Frussia (4), Nurcar (1, più 1 incerta).
97 Nurra (4), Flumenargia (3, più 2 incerte), Romangia (3, più 8 incerte), Anglona (1), Figulinas (3), Coros (4).
98 Caputabbas (documenti, n. 112, 123, 134, 143), Nughedu (n. 164), Nurra (n. 064, 088), Valles (n. 148), Campidano (n. 168).
99 Sulle chiese private in Sardegna nel periodo giudicale cfr. Turtas 1999, p. 222-224.
100 Documenti, n. 016, 056, 060. La chiesa (scomparsa) sorgeva nella curatorìa di Nurcar o in quella di Caputabbas. Per la prima ipotesi cfr. Fara – Cadoni 1992, 1, p. 188, in cui, descrivendo la regione di Monteleone, parla del distrutto villaggio di Minutades, ubi est insigne templum Sancti Michaelis de Furriguessos. Per la seconda ipotesi cfr. la terra di Ferruchesos citata tra i beni donati da un certo Thunthule de Salvennor alla chiesa di S. Elena di Sauren (CSPS, scheda 290); la stessa località (Ferrukesos) è citata nello stesso condaghe in un’altra scheda (la 292) come elemento confinario. Si tratta molto probabilmente del toponimo Furrighesos (o Furraghesos) tuttora documentato nel territorio di Cheremule, presso il quale era localizzata anche la chiesa di S. Michele (oggi località Santu Miali): cfr. Deriu 2000, tav. 4 (chiesa di S. Michele). Ringrazio la dott.ssa Emanuela Sias per le informazioni di carattere topografico.
101 Documenti, n. 016 (dotata con i beni della domo di Bosove). Dovrebbe trattarsi dell’omonima chiesa ubicata nell’attuale comune di Osilo: cfr. Chessa 2002, p. 79-86. Non è tuttavia da escludere l’identificazione con la S. Maria di Iscalas nell’attuale comune di Cossoine: cfr. Satta 1989.
102 Nel documento di donazione si fa cenno genericamente a omnia causa quam modo habet, mobilibus vel immobilibus: documenti, n. 018.
103 Documenti, n. 056 (Costantino de Athen afferma che al momento della donazione non vi abeat fora de unu pede de homine et una terra de fune). La chiesa è scomparsa. In merito alla sua localizzazione cfr. Deriu 2000, tav. 4, comune di Pozzomaggiore.
104 Documenti, n. 057. La chiesa è scomparsa. In merito alla sua localizzazione e alle tracce archeologiche di un precedente insediamento punico-romano (probabilmente la Nure dell’Itinerarium Antonini) cfr. Mastino 2005, p. 376; Pipia 2008-2009, p. 32-33.
105 Documenti, n. 072. La chiesa (scomparsa) sorgeva nella curatorìa di Marghine, nel territorio dell’attuale comune di Bortigali. Tra le sue pertinenze vi era il saltu di Monte de Tirare.
106 Documenti, n. 135: Pietro de Athen Murclu compie una donazione in favore della chiesa di S. Pietro di Valles, in occasione della consacrazione della stessa. La chiesa è scomparsa. In merito alla sua localizzazione cfr. Deriu 2000, p. 235-237.
107 È il caso di Arcennor (documenti, n. 053), Banios (n. 059), Olvesa (n. 053), Ugusule (n. 098), Urgeghe (n. 038), Vionis (n. 053).
108 Documenti, n. 089 (tuttavia, nella rubrica della scheda del condaghe è scritto de Consedin, cioè di Cossoine, ma potrebbe trattarsi della proprietà monastica di destinazione piuttosto che di quella di origine), 091 (in rubrica: de Kelemule, cioè Cheremule), 125 (il De Athen donatore compie l’atto a Bonorva).
109 Indicativo in tal senso è il riferimento, relativamente alla domo di Bosove (documenti, n. 016), al fundamentu, termine dal significato polivalente che indica sia la proprietà immobiliare familiare, sia la dotazione patrimoniale di villaggi e monasteri: cfr. Cortese 1964 (Saggio Secondo. La partecipazione funzionale della proprietà alla vita del titolare. Il «fundamentu»), in part. p. 113, in cui definisce il fundamentu «un nucleo patrimoniale collegato in modo particolarmente intimo con la vita di un gruppo comunitario».
110 Documenti, n. 016 (quattor pedia), 118 (battor pedia).
111 Cfr. infra note 136-137, 141-151.
112 Cfr. De Santis 2004; De Santis 2007.
113 Particolare è il riferimento a saltos de secatura (documenti, n. 133), pervenuti cioè ai De Athen attraverso la secatura (stralcio) di terre demaniali (de rennu) o private dei giudici. Sulla secatura de rennu cfr. Besta 1908-1909, II, p. 85-86; Cortese 1964, p. 27-41.
114 Terras de agrile: documenti, n. 050, 055, 070, 101. Cfr. De Santis 2002b, p. 26.
115 Documenti, n. 056, 133. Cfr. De Santis 2002b, p. 29, nota 82 (l’autore definisce la fune «terreno aratorio quotizzato, coltivato a vicenda biennale»; Wagner 1960-1964, I, s. v. fune.
116 Documenti, n. 058 ( [terris] incultis et agrestis, silvis), 060 (selve),
117 Documenti, n. 058 (pratis, pascuis), 060 (pascoli, planitiae, monti, valli).
118 Documenti, n. 050: tancado.
119 Documenti, n. 050, 058, 060 (colte e incolte), 070, 074, 101, 118, 126, 141, 148.
120 Documenti, n. 058: Tunobe.
121 È il caso di Tunobe (documenti, n. 058: virgareis [...], paludibus et aquis) e di Sorso (n. 141: domo dotata di canneto e palmeto). Cfr. anche n. 060, relativamente a mulini, acque e corsi d’acqua (si consideri tuttavia che l’elenco dei beni riguarda un gruppo di chiese non solo dei De Athen).
122 Documenti, n. 058: Tunobe. Cfr. anche n. 098 (kertu tra S. Nicola di Trullas e i De Athen per un saltu in Gennano), 022 (kertu tra S. Pietro di Silki e i De Kerki per lo stagno di Gennano), 065 (corona celebrata a Salinas de Rivos). Sulle saline della Nurra cfr. Offeddu 1981.
123 Documenti, n. 043 (casa di Barisone Taras), 058 (casis et cascinis), 118 (domos); forse anche n. 126 (domo di un servo).
124 Documenti, n. 050, 111, 133, 141. Per corte si intende il terreno adiacente agli edifici, talvolta coltivato a orto o vigna.
125 Documenti, n. 016 (de intro de domo e de foras de domo, Bosove), 118 (intro e foras de domo, non identificata). Cfr. anche n. 043 (donazione di Barisone Taras intro de domo e foras de domo), 059 (donazione di Comita de Thori Gavisatu intro de domo e foras de domo, Favules). Cfr. però n. 014 (donazione di Furatu de Gitil) per il riferimento ad oggetti intro de clesia e intro de domo dove clesia e domo parrebbero indicare senza dubbio gli edifici; n. 020 (donazione del donnikellu Gonnario de Lacon), in cui le espressioni foras dessas domos e foras dessa causa de intro de domo sono da tradurre «fuorché le domos» e «fuorché le cose comprese dentro la domo» .
126 In qualche caso sembra cogliersi il segnale di uno stato di decadenza degli edifici o delle colture: documenti, n. 056 (Costantino de Athen afferma di aver restaurato la chiesa di S. Michele di Thericellu ad tottu spendiu meu), 060 (riferimento alla presenza di vigne incolte).
127 Arave (documenti, n. 116), Arenosu (n. 034), Balle de Gitilesu (n. 040), Calvarita (n. 103), Campeda (n. 093), Ena de Libbe (n. 111), Erginas (n. 085), Frabicas (n. 071), Iennanu (n. 098), Marrariu di Bosa (n. 110), Monte de Gruke (n. 152), Monte de Kerketu (n. 122), Montes (n. 081), Monticlu Calbosu (n. 128), Mulargia (n. 088), Narvones (n. 147), Nuracke Alvu (n. 111), Nurcar (n. 110), Nurgastala (n. 111), Osore (n. 111), Othicheor (n. 152), Pampinariu (n. 142), Presnaki (n. 053, 081), Serras (n. 111), Uras (n. 084, 097, 104-105). Forse è un saltu anche quello di Serra de Sete Funtanas (n. 110). Sulla polivalente accezione del termine saltu cfr. De Santis 2002b.
128 Soricariu (documenti, n. 076), Fumosa (n. 078).
129 Monte Majore (documenti, n. 074-075).
130 Piretu (documenti, n. 045).
131 Palude di Gorare (Borore): documenti, n. 110.
132 Fontane di Frabicas e Cia (documenti, n. 071).
133 Documenti, n. 084 (donazione), 104-105 (contenzioso, nel quale i De Athen figurano come magistrati giudicanti e testes). Cfr. Soddu 2009, p. 27-28. È anche documentato un kertu condotto insieme a S. Nicola di Trullas contro i villaggi di Mulargia, Bortigali e Gitil per l’usufrutto del saltu di Monte de Tirare: documenti, n. 072. I De Athen sono inoltre testes in analoghi contenziosi che vedono coinvolti i monasteri di S. Pietro di Silki e ancora quello di Trullas: ivi, n. 119 (per il saltu di S’Aginariu), 123 (saltu di Puthu Rubiu), 134 (populare di Monte de Fumosa).
134 Cfr. Ferrante-Mattone 2004; Soddu 2008; Soddu 2009; S. De Santis, Conflitti sociali nella Sardegna bassomedievale (secoli XI-XIV), in Conflitti sociali e rivolte contadine nell’Europa medievale, Montalcino, 1-5 settembre 2003 (cfr. rassegna di F. Violante in Quaderni medievali, 57, giugno 2004, p. 142-143); Fois 1994; Mattone 2011.
135 Secondo Salvatore Cosentino le tre unità insediative e produttive dell’età giudicale – villa, domo e domestica – avrebbero il loro modello bizantino di X secolo (descritto nel Trattato fiscale) rispettivamente nel chorion, nell’agridion (insediamento più piccolo separato dal villaggio) e nel proasteion (fondo o insieme di fondi coltivati da schiavi e salariati): Cosentino 2002 b, p. 63. Tuttavia la nomenclatura giudicale «classica» accolta da Cosentino è tutt’altro che sicura (domo e domestica sembrano attagliarsi entrambe al proasteion). Cfr. Ferrante – Mattone 2004; Simbula – Spanu 2012.
136 Cfr. Panero 1999; Livi 2002; Unali 1973; Borghini 1987; Ortu 1988; G. Meloni, A. Dessì Fulgheri, in CBT, in part. p. 93-96.
137 Documenti, n. 016 (omines); 050 (hombres); 055-056 (homines); 058 (servis et ancillis); 060 (servis et ancillis); 070 (homines); 074 (serbos); 090; 101 (homines); 106 (homines); 110; 111 (homines); 126 (servos); 129; 141 (homines); 148 (homines). Non è indicata la domo di origine nei doc. 073; 089 (tuttavia, nella rubrica della scheda del condaghe è scritto de Consedin, cioè di Cossoine, ma potrebbe anche trattarsi della proprietà monastica di destinazione piuttosto che di quella di origine); 091 (in rubrica: de Kelemule, cioè Cheremule); 100; 102-103; 118; 125 (il De Athen donatore compie l’atto a Bonorva); 135-136; 166. Singolare, in una donazione, la specificazione di servi maschi (barones) integros, né vecchi (senekes) né ragazzi (tharàccoso): ivi, n. 110. Cfr. anche le donazioni da parte di parenti dei De Athen: n. 017 (homines); 036 (homines); 059 (homines, di Favules).
138 Documenti, n. 098: Pietro de Athen ottiene il servo a conclusione di un kertu con il camerlengo dell’abbazia della SS. Trinità di Saccargia.
139 Si tratta di Pietro de Barda, inviato da Mariano de Athen a consegnare al priore di Trullas la domo di Cerki (bennit tando mecu a pponemi in manu sa domo): documenti, n. 055. Cfr. Wagner 1960-1964, II, ad vocem.
140 Si tratta di Pietro Lorica e Cipriano de Vare, incaricati di adterminare il saltu di Biosevi venduto dai De Athen al monastero di S. Pietro di Silki: documenti, n. 139-140.
141 Documenti, n. 101 (homines forianos della domo di Orrea), 126 (homines foranios della domo di Scano). A semoventes, dopo servi e ancelle, fa inoltre riferimento il doc. n. 058, relativo alla vendita della curtis di Tunove: cfr. Luzzatto 1966, p. 95 ( «i famuli invece e le ancillae sono sempre collocati fra le res mobiles o le semoventes, accanto agli animali ed agli attrezzi»).
142 Cfr. Panero 1999, p. 69 ( «servi emigrati»), nota 126 a p. 80 ( «viene immediato il raffronto con i serfs forains presenti in alcune regioni francesi»), p. 95, 372. Cfr. anche Fois B. 1994, p. 248; Panero 2008, p. 310 ( «Servi foranei» e «colliberti» in Sardegna).
143 Documenti, n. 058, 129, 131 (vendite); 042 e 088 (permute di homines e terre); 026, 029, 033, 053, 080, 081, 098 (liti giudiziarie).
144 Documenti, n. 029: Pietro Manata, servo di Ithoccor de Athen, è accusato di aver ucciso un servo del giudice; il De Athen viene citato in giudizio dal giudice che pretende un risarcimento; Ithoccor de Athen accusa di concorso nell’omicidio Balsamo, livertu di S. Pietro di Silki, e pertanto richiede la partecipazione del monastero al risarcimento del giudice, ma perde la causa.
145 Documenti, n. 086.
146 Documenti, n. 037, 077, 110. Il documento n. 110 cita le proprietà in Favules di Dorcotori Manicas, forse defunto all’atto della donazione di Preziosa de Athen. Cfr. ivi, n. 009, in cui lo stesso (?) Dorgotori Manicas è attestato in qualità di teste in una spartizione di servi. Cfr. anche n. 036 (Presnaki Manicas, servo donato a S. Nicola di Trullas da Ithoccor de Athen) e 080 (Vittoria Manicas, figlia di Costantino, di Minerba, serva di S. Nicola di Trullas sottratta da Ithoccor de Athen e per questo oggetto di un kertu; Presnaki Manicas prebiteru di Trullas).
147 Documenti, n. 077: Pietro Murtinu, servo di Maria de Athen, vende a S. Nicola di Trullas la sua domo di Puçu Passaris con la relativa corte, che lo stesso Murtinu aveva precedentemente comprato da Mariano de Iaca, più 6 sollos di terra (= terra del valore di 6 soldi), precedentemente acquistati dai De Bosobe.
148 Documenti, n. 037: Michele de Iuncos e il fratello Gavino, servi di Ithoccor de Athen (testimone dell’atto), donano a S. Nicola di Trullas la quota di una vigna in località Soricariu (cfr. ivi, n. 076) per l’anima del loro defunto fratello.
149 Paulis 1997, p. 21. Cfr. Fois B. 1990, p. 141-142; Soddu 2001, p. 47-48 e note relative.
150 Si tratta di Giusta Çanca, donata da Pietro de Athen: documenti, n. 073.
151 Si tratta di Ithoccor de Bosia e di Maria Casubla, donati da Seguzana de Athen: documenti, n. 100.
152 Documenti, n. 115: un esponente dei De Athen (quodam sardo de Athena) figura tra i creditori di Giovanni, presbitero e monaco del monastero di S. Gorgonio, per tertiam partem septem librarum. Sono documentati rapporti tra i giudici di Cagliari e il monastero di S. Gorgonio dell’isola di Gorgona e di S. Vito: Cau 2000, I, p. 313-421, p. 388, relativamente a due documenti, uno del 10 maggio 1211 (esenzione tributaria in favore della chiesa di S. Giorgio de Sebollu, dipendente dal monastero della Gorgona), l’altro del 30 maggio 1225 (conferma della precedente esenzione e concessione del diritto gratuito di pascolo).
153 Documenti, n. 058, 115 (entrambi stilati a Pisa).
154 Documenti, n. 058 (un anello d’oro), 081 (mezza libbra d’argento), 086 (4 libbre d’argento), 097 (una libra e mezza libbra d’argento lavorato; una pianeta di ciclatone, tessuto di seta e oro).
155 Cfr. Solmi – Cadeddu 2001, p. 198-200; Wagner 1960-1964, I, s. v. assòlvere; Petrucci 1994, p. 58-59.
156 Documenti, n. 016, 018, 056, 058. Si noti anche il riferimento a una loro carta (n. 083, carta ki fecit isse, donnu Mariane, con anche il riferimento all’assoltura del giudice) e a due diverse cartas bullatas (n. 059, 101). I documenti sono emanati sempre con il consenso del giudice, che appare invece di rado nelle donazioni annotate nei condaghes (n. 043, 083). Tale procedura non vale invece fuori dal contesto sardo: è il caso del documento stilato da Susanna in comunione con il marito a Pisa in Perlascio, ossia nel luogo di residenza degli Ebriaci: ivi, n. 058.
157 Rispettivamente, documenti, n. 018 e 056 (non è chiaro se si intenda il regno di Torres in generale o nel concreto la sua capitale Ardara); 016.
158 Documenti, n. 060: i De Athen sono i primi della «lista» dei consanguinei e fideles. L’espressione omnes fratres meos et fideles meos (preceduta da e/ et/ed, da tradurre «in realtà» oppure «e precisamente»), riferita ai De Athen e ad altri majorales, è presente negli atti di giudici e degli stessi majorales (per via della suddetta formula dell’assoltura): ivi, n. 002 (Costantino de Athen), 011 (Pietro, Ithoccor, Mariano), 012 (Costantino e i figli Comita e Pietro), 013 (Costantino e i figli Pietro e Ithoccor), 014 (Costantino e il figlio Pietro), 015 (Ithoccor e il fratello Pietro; manca l’aggettivo fideles), 019 (Pietro e i fratelli Ithoccor e Mariano), 020 (Pietro e il figlio Costantino, Ithoccor e il fratello Mariano), 021 (Costantino), 052 (Pietro del fu Costantino, tra i majorales et fideles meos).
159 Documenti, n. 003 (privilegio in favore dei Pisani), 076 (colleta di Ardara), 163 (pace di Noracalbo). Il termine colleta designava l’assemblea generale: cfr. anche CSMB, scheda 145 (collecta di Bonarcado); CSPS, scheda 27 (tottu locu gollettu in Turres); Wagner 1960-1964, I, s. v. goddetta.
160 Donazioni del giudice: documenti, n. 071; donazioni al giudice: n. 148.
161 Documenti, n. 122: divisione, sancita dal giudice, del saltu di Monte de Kerketu, comproprietà di De Athen, S. Pietro di Silki, S. Michele di Plaianu e giudice Barisone II.
162 Sono documentati i casi di Comita: documenti, n. 094-095, 104-105, 112 (curatore di Caputabbas), 119, 123 (di Caputabbas); Costantino: n. 001; Costantino: n. 072; Costantino de Athen Dentenigella: n. 134; Costantino: n. 148 (di Valles); Gonnario: n. 134 e 143 (di Caputabbas); Ithoccor: n. 064 e 088 (di Nurra); Orzocco: n. 168 (de factu, di Campidano); Pietro: n. 057, 069; Pietro: n. 151, 164 (di Nughedu). Cfr. anche Indice dei De Athen.
163 Costantino: documenti, n. 106-107.
164 Il giudice era, oltre che il sovrano, il supremo magistrato del regno e presiedeva i tribunali di più alto grado, chiamati in sardo coronas de Logu (coronas del Regno). Si trattava di assemblee giudiziarie convocate nei luoghi in cui il giudice risiedeva o dove veniva chiamato ad intervenire per dirimere le liti (kertos, in sardo), dal momento che la stessa corte regia era itinerante. Il funzionamento del processo è noto grazie alle schede dei condaghes, che danno conto dell’oggetto dei contenziosi, dei nomi di attore e convenuto, della fase dibattimentale, dei testimoni e della sentenza del giudice. La corona poteva essere presieduta anche dal curatore e dal majore de iscolca, magistrati competenti a livello provinciale (curatorìa) e di villaggio (villa), affiancati da giurati denominati homines bonos. Cfr. Checchini 1927; Di Tucci 1916-1917; Di Tucci 1922; Di Tucci 1938.
165 Documenti, n. 065-066, 068, 072, 094, 104-105, 119-121, 123, 134.
166 Liti con i giudici: documenti, n. 029, 148; con i villaggi di Mulargia, Bortigali e Gitil: n. 072; con i monaci (cfr. ultra note 182-183; coronas presiedute dal giudice: n. 038, 053, 059, 098, 128).
167 Cfr. Di Tucci 1916-1917, p. 99: «alla corona assisteva il giudicante quattro o cinque persone di cui si segnano i nomi, e tutta la corona. Quei quattro o cinque nomi, sono sempre quelli di parenti della famiglia giudicale, e perciò rappresentano i magnati o signori della terra. I de Kerki, de Navithan, i de Carvia, i de Castavar, i de Serra ecc. i diversi donikellos, sono tutti collegati col giudice per vincoli di parentela e costituiscono sempre un fattore permanente nei giudizi di corona» . Numerosi sono i casi in cui i De Athen sono testes in kertos: documenti, n. 001, 007-009, 022-023, 024-027, 028, 030-032, 048, 064- 065, 067-068, 119, 123-124, 138 (sono definiti homines de corona), 157-158, 160, tutti relativi a liti di S. Pietro di Silki versus vari attori; n. 072, 093- 095, 104-105, 108-109, 112, 128, 132, 134 (sono definiti liberos), 145, relativi a kertos di S. Nicola di Trullas versus vari; n. 165 (S. Michele di Salvennor versus Pietro Pinna Papitari); n. 153, 167-168 (S. Maria di Bonarcado versus i De Zori e Vera de Athen). Di queste coronas sono presiedute dal giudice: n. 007, 024-027, 030-032, 048, 064, 128, 132, 138, 148, 153, 157-158, 165. I De Athen sono testes insieme al giudice: n. 022-023, 026, 028, 124, 157-158; insieme al fratello del giudice: n. 067, 072. Sono inoltre testes in propri kertos: n. 026, 072, 093, 128, 148. Diverso è il caso della testimonianza a favore di una parte in giudizio: n. 128 (Comita, nipote di Vera de Athen, depone a favore di S. Nicola di Trullas).
168 Documenti, n. 016, 018, 050, 055-056, 070, 084, 101, 110, 133, 135-136, 141-142, 147, 152.
169 Testimoni di donazioni dei giudici di Torres: Tola 1861-1868, I, sec. XII, doc. IX (1112); documenti, n. 117, 137; cfr. anche n. 020-021 (donazioni del donnikellu Gonnario), 046 (donazione di un De Lacon). Per i majorales cfr. documenti, n. 013-014 (De Gitil), 015 (De Carbia), 019 (De Thori), 047 (De Banios), 049 (De Gunale), 127 e 154 (De Thori), 150 (De Maroniu), 151 (De Varru). Cfr. anche n. 061 (donazione del vescovo di Sorres).
170 Cfr. infra nota 181. In un caso donnu Ithoccor de Athen figura anche tra gli apprezzatori di un saltu acquistato da S. Nicola di Trullas: documenti, n. 096.
171 Documenti, n. 162 (matrimonio di servi), 146 ( «conversione» -donazione di Elena de Thori). Sulle «conversioni» (cioè affidamenti) cfr. Grégoire 1995, in part. p. 193-194, 198-199; Mele 2002, p. 157-165.
172 Cfr. i kertos in documenti, n. 029 (versus S. Pietro di Silki e il giudice di Torres per servi), 148 (versus il giudice di Torres per servi e terra). Cfr. supra note 165-167.
173 Documenti, n. 171. La cronaca è attribuita alla seconda metà del Duecento, ma è giunta a noi in copie di età moderna: Besta 1906; Sanna-Boscolo 1957; Orunesu – Pusceddu 1993.
174 Cfr. Sanna 2007, p. 228-231, in cui si chiarisce come la madre di Gonnario fosse Maria de Thori e non Marcusa de Gunale (moglie del giudice Costantino I), come riportato finora in letteratura: cfr. Brook et al. 1984, p. 192 (lemma V.14); Ronzani 2001.
175 Gonnario avvia anche la fortificazione dei punti nevralgici del giudicato, a cominciare dal castello di Goceano. Cfr. Campus 2008; Campus 2009; Campus 2010.
176 Documenti, n. 171; Orunesu – Pusceddu 1993, p. 38-40.
177 Ibid.: specifica che si trattava di uno de sos altos et mannos de Logudoro, dei «grandi» cioè del giudicato di Logudoro.
178 Ibid. I De Athen sono inclusi tra i grandes lieros de Logudoro (grandi liberi del Logudoro).
179 Si noti come nei documenti attestanti la donazione di Trullas (o la presunta ratifica della stessa) da parte del vescovo di Sorres (documenti, n. 054, 114) non sia fatto alcun cenno dei De Athen. È la prova di una crisi dopo l’omicidio di cui parla il Libellus?
180 Costantino de Athen Arcatu è teste, insieme a Comita de Serra Pirella, in una corona presieduta dal giudice Mariano II a Kerki: documenti, n. 165. Gli stessi (Guantino Asseni e Comita Perella) presenziano in qualità di liberi del giudicato di Torres, alla pace di Noracalbo: ivi n. 163. Altre attestazioni di Costantino: n. 150, 154, 157, 169.
181 Sul grado di controllo esercitato dai De Athen sulle chiese e aziende da loro donate a Cassinesi e Camaldolesi cfr. infra note 199-200. I De Athen figurano in qualità di testimoni di diverse compravendite e permute: documenti, n. 039, 079, 096, 143-144 (acquisti di S. Nicola di Trullas); 116, 139-140, 161 (acquisti di S. Pietro di Silki); 156, 164 (acquisti di S. Michele di Salvennor); n. 088 (loro permuta con S. Nicola di Trullas), 159 (permuta tra S. Pietro di Silki e S. Maria di Seve), 087 (permuta tra S. Nicola di Trullas e i De Kerki), 099 (permuta tra S. Nicola di Trullas e i De Thori), 106 (permuta tra S. Nicola di Trullas e S. Michele di Ferrucesos), 107 (permuta tra S. Nicola di Trullas e SS. Trinità di Saccargia), 130 (permuta tra S. Nicola di Trullas e i De Serra).
182 Documenti, n. 026 (versus S. Pietro di Silki per servi), 029 (versus S. Pietro di Silki e il giudice di Torres per servi), 033 (versus S. Pietro di Silki per servi), 038 (versus S. Nicola di Trullas per eredità di Giorgia de Athen), 053 (versus S. Nicola di Trullas per eredità di Susanna de Athen), 059 (versus S. Nicola di Trullas per eredità di Comita de Thori Gavisatu), 080-081 (versus S. Nicola di Trullas per servi), 093 (versus S. Nicola di Trullas per eredità della sorella di Costantino de Athen Maturu), 098 (versus S. Nicola di Trullas per servi e terra), 128 (versus S. Nicola di Trullas per terra); 062-063 (versus Cassinesi per eredità di Costantino de Athen); 098 (versus SS. Trinità di Saccargia per servi); 168 (versus S. Maria di Bonarcado per asservimento di Vera de Athen).
183 È il caso del testamento (ignoto) di Costantino de Athen, che aveva generato un contenzioso tra i Cassinesi e, presumibilmente, gli eredi dello stesso Costantino: documenti, n. 062-063.
184 Negli atti di donazione, oltre al consenso dei giudici, figura quello degli enti ecclesiastici locali.
185 Cfr. Indice dei De Athen: Comita1. Cfr. anche i casi dell’arcivescovo Pietro manacu (CSPS, scheda 253) e donna Sarra manaca (CSPS, scheda 83).
186 Da segnalare è anche la «conversione» di Elena de Thori, forse vedova di Ithoccor de Athen o di Niscoli de Carbia (sempre del clan dei De Athen): documenti, n. 146 (tra i testimoni figura donnu Pietro de Athen). Un’altra conversione documentata è quella di Barisone Taras: ivi, n. 043.
187 Chronica monasterii Casinensis, IV, 67, p. 531-532; Saba 1927 p. 54; Bloch 1986, I, p. 447.
188 Donazione indirettamente attribuita a lui in documenti, n. 016, 056, 060.
189 Documenti, n. 016: Comita de Athen afferma: E ssiamus nois in obedenzia e ccomandamentu de Sanctu Benedittu de Monte Casinu e de apate ci bi aet essere. Ed eccusta causa nostra fiat in manu de monacu ci nce aet mandare su apate de Monte Casinu a Sanctu Micael de Ferrucesos ( «E siamo noi in obbedienza e comandamento di S. Benedetto di Montecassino e dell’abate che vi sarà. E questi beni nostri siano messi nelle mani del monaco che manderà l’abate di Montecassino a S. Michele di Ferrucesos»). La stessa Muscunione donò la propria domo di Soliu: ivi, n. 017 (nel documento non è citato Comita: forse non era ancora suo marito?).
190 La donazione è citata in documenti, n. 057, relativo all’affiliazione di S. Giorgio di Barake all’abbazia di S. Pietro di Nurki. Dal documento si apprendono i nomi dei pupillos (proprietari) che danno il consenso alla suddetta affiliazione: donnu Petru de Athen et a donnu Ithocor su fratre et ad ambos sos nepotes donnu Petru et donnu Ithoccor et a donnu Comita de Thuri et a Bosobecceso de Thuri. Sull’abbazia di S. Pietro di Nurki cfr. Azzena-Soddu 2007.
191 Documenti, n. 056: ki fuit de parentes de donnu Comita de Athen et de fratres suos.
192 Costantino de Athen dichiara che in quel tempo l’azienda della chiesa godeva di appena un quarto di servo (unu pede de homine, ossia un giorno alla settimana) e di una non meglio precisata quota di terra (terra de fune): ibid.
193 Vocaitilos sos servos ki nci an esser de omni opera, ki non vaian nen opera de rennu, nen de segellu, nen de curatore, nen de majore, nen de null’omine natu, sine voluntate de priore ki l’aet tenne sa eclesia: ibid.
194 Documenti, n. 018. Cfr. anche n. 054, 114.
195 Secondo Raimondo Turtas era una chiesa privata dei De Athen, officiata presumibilmente da un prebiteru di condizione servile: Turtas 1999, p. 218.
196 Da *vectoricius. Cfr. Pala 2011, p. 329: a proposito della mensa dessu argentu, parla di «un altare portatile, cioè un arredo liturgico utilizzato in occasioni particolari (durante i viaggi e le missioni evangeliche) di cui si ha testimonianza già dagli scritti di San Cipriano (210-258)», manufatto «riscontrabile in Sardegna solo nelle fonti scritte del XIII secolo» . Pala si riferisce all’altare viaticum citato nell’inventario dei beni delle chiese di S. Cecilia, S. Pietro e S. Maria di Cluso, presso Cagliari: Pala 2010, p. 393-394; si tratterebbe, secondo l’autore, di «un tipo di altare portatile, cioè un arredo liturgico utilizzato in occasioni particolari (durante i viaggi e le missioni evangeliche)» (ivi, p. 393).
197 Un inventario del 1279 attesta la presenza nell’archivio del priorato di una bibbia in due volumi, di due omeliari, un passionario, due antifonari, un sermonario, un messale, un epistolario, due salteri e un manuale, 55 privilegi bollati con bolle di piombo e 5 con bolla di cera, 2 senza bolla e 5 condaghes: Schirru 1999, doc. XXXIX (1279, giugno 18, Sassari).
198 Per una diversa interpretazione di questo passo del documento cfr. Turtas 1999, p. 218-219; De Santis 2009, p. 362.
199 Si noti in questo senso la differenza con quanto avvenne nei confronti del monastero di S. Maria di Bonarcado da parte dei giudici di Arborea, di quello di S. Pietro di Silki da parte dei giudici di Torres e di quello di S. Michele di Salvennor da parte dei De Thori.
200 Cfr. documenti, n. 072: i De Athen affiancano S. Nicola di Trullas nel kertu contro i villaggi di Mulargia, Bortigali e Gitil per l’usufrutto di un saltu; n. 106: una permuta tra S. Nicola di Trullas e S. Michele di Ferrucesos vede tra i testimoni un De Athen; n. 043: Barisone Taras si vota a S. Nicola di Trullas ed effettua un’ampia donazione al monastero con il consenso, oltre che del giudice, dei donnos della domo (di Trullas), ossia donnu Pietro de Athen e i suoi fratelli Ithoccor e Mariano; n. 082: S. Nicola di Trullas lamenta la sottrazione del saltu di Serra de Nuke da parte di Saltaro de Gunale, pertinente alla domo di Scano che Mariano de Athen aveva donato a Trullas e a Sete Funtanas affinché se la dividessero, e riottiene il saltu dopo averne riferito alla moglie e ai figli, non si capisce se di Saltaro de Gunale o di Mariano de Athen. Non è invece possibile capire se su donnu meu di CSNT, scheda 7 faccia implicitamente riferimento al patronato dei De Athen o piuttosto alla superiore giurisdizione dell’abate di Saccargia; idem per CSNT, scheda 60 (su donnu majore, da cfr. con il caso analogo caso in CSPS, scheda 253: donna majore). Cfr. De Santis 2009, p. 361. Sui patroni laici delle chiese sarde nel XIII secolo cfr. Zichi 1988, p. 75: si ecclesia patronos laicos habuerit, cum eorum scientia episcopus eligat et instituat [clericos], contraditores per censuram ecclesiasticam compellendo ( «se una chiesa avesse patroni laici, il vescovo elegga e istituisca i chierici informandoli, perseguendo gli oppositori attraverso la censura ecclesiastica»). Cfr. Turtas 1999, p. 274, nota 222.
201 Cfr. supra nota 190 (per S. Giorgio di Barake) e nota 191 (per S. Michele di Thericellu).
202 In questi termini si esprime invece Ortu 2005 p. 88-89. Sul fenomeno dell’ «Eigenkloster» cfr. Kurze 1989; Sergi 1994, in part. p. 8-10, 38-39; Fiore 2010, p. 342-351.
203 Cfr. Pala 2011: si distingue «la scena della Traditio legis et clavium, al momento unica testimonianza in Sardegna. L’episodio è completato da una serie di tondi con busti di Profeti che percorrono l’arco absidale. Nell’innesto della crociera sono rappresentati i quattro Evangelisti seduti in cattedre sormontate da un baldacchino, intenti a trascrivere i testi sacri che le rispettive figure del Tetramorfo offrono per la copiatura. Al colmo della volta a crociera, entro un clipeo, è rappresentato l’Agnello mistico con un nimbo crucifero in posa «equestre» che regge un vessillo o una croce clipeata, di cui restano l’asta e un nastro» (ivi, p. 329). Intorno all’Agnello mistico sono riportati «i ventiquattro Vegliardi dell’Apocalisse di Giovanni, distribuiti a gruppi di sei e colti di profilo nell’offerta solenne delle coppe di profumo, simbolo delle preghiere dei Santi» (ivi, p. 329). Le iconografie sono completate da figure di serafini e da decorazioni geometriche e fitomorfe. «Gli affreschi della campata orientale riportano fra il Tetramorfo e i ventiquattro Vegliardi l’Agnus Dei, il quale iconologicamente risulta collocato fra i libri della Parola divina (Nuovo e Antico Testamento). Questa campata era credibilmente utilizzata per il rito eucaristico e forse l’altare si trovava in posizione zenitale con l’Agnus Dei dipinto nella volta» (ivi, p. 335- 336). Nella campata occidentale «dodici rappresentanti delle gerarchie celesti circondano un clipeo, analogo a quello della zona presbiteriale, laddove forse era rappresentata una croce gemmata o la Gerusalemme celeste» (ivi, p. 336).
204 Se in un primo momento la cronologia era stata considerata coerente con i documenti di donazione ai Camaldolesi, gli studi più recenti fissano gli affreschi (opera di un maestro di alta levatura, i cui modelli sono stati individuati in area laziale) ad un periodo non anteriore al primo quarto del Duecento: Serra 2002; Olivo 2004; Olivo 2010.
205 Cfr. Galoppini-Tangheroni 1995; Castellaccio 2005; Schena 2009; Meloni et al. (ed.) 2010.
206 Fa eccezione il caso di un Costantino de Athen (se si tratta sempre della stessa persona), attestato dal 1210 al 1234, prima nell’entourage del giudice di Torres e poi all’interno di un gruppo di fuoriusciti turritani (tra i quali anche Barisone e Pietro de Sen) riparati a Genova: documenti, n. 154 (Gosantine d’Athen); 163 (Guantino Asseni); 165 (Gantini de Athen Archatu); 169 (Guantino de Sen). Cfr. Indice dei De Athen: Costantino14.
207 Cfr. Artizzu 1961-1962, II, doc. 60; Arribas Palau 1952, p. 199; Conde 2005, doc. 46-48, 54; Boscolo 1973, doc. 17-19, 22, 139, 199, 213, 343; Casula 1970, doc. 137, 166, 472; Tola 1861-1868, I, sec. XIV, doc. XLVIII, p. 706; D’Arienzo 1970, doc. 421, 425-428, 525, 547, 688, 691; Armangué i Herrero et al. (ed.) 2001, doc. 22, 83; Chirra (ed) 2003, doc. 14, 57; Meloni 1993, p. 165- 166, 175, 179, 190-193, 203, 227, 239, 257, 264-265, 267, 270, 298-300, 302, 326-327. Cfr. Tola-Brigaglia 2001, I, p. 155 (Azeni, Guantino e Aldobrandino); Floris 1996, II, p. 451-452 (paragrafo De Açen) e 515 (nota 9). Nel XIV secolo il cognome è attestato nelle varianti (De) Acene, Accene, Açene, Aceni, Asene, Assene, Asseni, Atzeni; De Sena/Çena/Cena.
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