Nostrum fidelium officium sicle… Gli ufficiali delle zecche del regno angioino di Sicilia (sec. XIII-XIV)
Résumés
Gli ufficiali di zecca del Regno angioino di Sicilia acquisivano l'appalto, generalmente annuale, a seguito di un pagamento. I magistri siclari affiancati dai magistri saggiatores avevano il compito di organizzare e sovraintendere alle operazioni di battitura a nome del re di moneta d'oro, d'argento e in mistura rispettando le disposizioni del sovrano in fatto di pesi, proporzioni fra i metalli, quantità, tempi di emissione. Fra le mansioni più importanti si segnalano anche la responsabilità parziale della distribuzione monetaria e alcune operazioni di risarcimento che mettono in evidenza un ruolo di mediazione fra la corona ed alcuni fra i propri creditori, evidenziando un importante comportamento finanziario. Inizialmente la loro provenienza fu quasi esclusivamente dall'Italia meridionale, d'ambienti legati al mondo mercantile (la derivazione è soprattutto collegata a centri limitrofi ad Amalfi, alla Puglia e a Messina). In seguito ad una radicale riforma monetaria, operata nel 1278-1279, si assiste alla chiusura di tutti gli atelier del Regno ed a un trasferimento di tutte le maestranze nell'unica zecca posta nella città di Napoli : a partire da tali anni, la corona angioina comincia ad affidare gli incarichi soprattutto ad ufficiali appartenenti alle potenti famiglie di banchieri toscani formando dei sodalizi non sempre vantaggiosi.
Les officiers des ateliers monétaires du Royaume de Sicile acquéraient l’adjudication, à la suite d'un paiement. Les magistri siclari assistés des magistri saggiatores avaient la charge d'organiser et de superviser les opérations de frappe des monnaies d'or, d'argent, et de billon au nom du roi, en respectant les dispositions du souverain en fait de poids, proportion entre les métaux, quantité et temps d'émission. Parmi les charges les plus importants on note également la responsabilité partielle de la distribution monétaire et certaines opérations de dédommagement qui mettent en évidence un rôle de médiation entre la couronne et certains des propres créditeurs, ce qui souligne un importante rôle financier. Initialement, ils étaient presque exclusivement originaires de l'Italie méridionale, de milieux liés au monde mercantile (les origines sont surtout liée aux centres limitrophes à Amalfi, aux Pouilles et à Messine). Suite à une réforme monétaire radicale mise en œuvre en 1278-1279, on assiste à la fermeture de tous les ateliers du Royaume et à un transfert de tous les employés dans un seul hôtel de frappe situé à Naples : à partir de ce moment-là, la couronne angevine commence à confier des charges, surtout à des officiers appartenant aux puissantes familles de banquiers toscans formant des pactes pas toujours très avantageux.
Texte intégral
1Gli « ateliers » monetari dell'Italia meridionale hanno avuto, nel corso del medioevo, alcune funzioni peculiari fondamentali svolte sotto il minuzioso ed attento controllo dei poteri centrali. Solo per gli anni di fine XIII secolo la documentazione scritta permette un’interpretazione ed una visione globale delle attività di zecca, degli ufficiali responsabili e della politica monetaria complessiva del Regno di Sicilia.
2Poco o nulla ci è pervenuto delle decisioni adottate in materia monetaria del periodo svevo ed un solo nominativo è ricordato fra i responsabili di zecca : si tratta di Pagano Balduino, ufficiale della zecca pugliese di Brindisi intorno all'anno 12211. Nulla ci è dato sapere su come fosse stato prescelto, sul suo ruolo o sulle mansioni svolte, sulla sua perizia o competenza tecnica.
3Le zecche in attività all'interno del Regno, durante il primo anno di dominazione di Carlo I, sono Messina, in Sicilia, Brindisi e Barletta, in Puglia. Esse producevano monete d'oro (reali, mezzi-reali e tarì) e in mistura (denari) ; ad eccezione della zecca di Brindisi, esse rappresentavano l'eredità e le scelte del precedente governo svevo, sebbene Carlo rinunzi da subito alla coniazione dell’augustale d’oro per l’introduzione del reale (fig. 1-2).
4La zecca brindisina viene istituita nel maggio del 1266 per subentrare all'atelier di Manfredonia, l'antica Siponto rifondata da Manfredi di Svevia ; probabilmente per una sorta di damnatio memoriae nei confronti di quest'ultimo, Ruggero de Amato e Filippo Maresca di Barletta, Costantino d'Afflitto di Trani e Bisante Giovanni Pantaleone di Bari, nostrum fidelium officium sicle nostre argenti quam Siponto, Brundusium providimus transferendum per un anno e mezzo2. I primi nominativi fanno, dunque, riferimento ad individui pugliesi, ricordando il periodo di durata dell'incarico (un anno e mezzo) e la gestione per la produzione esclusivamente dell'argento (cioè dei denari in mistura).
5Le conferme degli incarichi a ufficiale di zecca prese in esame sono informazioni edite negli Registri della Cancelleria Angioina e in scritti di eminenti studiosi che hanno potuto studiare i documenti prima della distruzione del 19433. Le informazioni relative al XIV secolo si presentano spesso frammentarie, talvolta controverse o lacunose ; in conseguenza di ciò è stato possibile riscontrare molti dettagli e ricche sfumature sulla gestione delle zecche e sulla politica monetaria dei sovrani angioini soprattutto per il secolo XIII.
6I magistri siclarios sono spesso in contatto con altri ufficiali quali il giustiziere, il secreto, il tesoriere ; la natura dei rapporti è da associare alle disposizioni ed alle ordinanze specifiche in materia di rispetto di leggi, finanze e fiscalità. Gli ufficiali di zecca conseguivano la carica grazie al pagamento di denaro assicurandosi l'appalto dopo aggiudicazione pubblica. Gli appalti sono banditi e regolati dai secreti su disposizioni del re ; successivamente all’assegnazione, in casi particolari e dopo il parere del re, tocca al giustiziere intervenire con revoche, sostituzioni ed esautorazioni4 ; il periodo di durata della funzione era solitamente di un anno5. La mansione ordinaria degli ufficiali è assicurare la produzione di moneta secondo le direttive imposte direttamente dalla corona coordinando il lavoro tecnico-pratico di una schiera di addetti : aurifices, cuniatores, moneterii, incisores, oberii o operarii. Tali termini sono talvolta utilizzati come sinonimi, sebbene appaia abbastanza evidente la competenza tecnica specifica di aurifices, moneterii, incisores o cuniatores rispetto agli oberii di competenze più generiche e ausiliarie. In spazi muniti di forni e banchi di lavoro, sovente minuziosamente sorvegliati, realizzavano monete usufruendo di strumenti particolari quali martelli, incudini, tenaglie, pietre per la lavorazione dei metalli6.
7Gli ufficiali di zecca, in taluni casi le informazioni sono esplicite, erano responsabili delle attività di conio e della consegna ai tesorieri in tempi prestabiliti di ingente quantità di moneta. Durante i primi anni di governo di Carlo I gli ufficiali sono, di tanto in tanto, incaricati di risarcire debiti contratti con mercanti e prestatori romani o spese per restauro di strutture o, ancora, acquisti di vascelli rientrando in un’articolata rete finanziaria e creditizia7.
8È bene precisare che, accanto ai magistri siclarios, esistevano altri ufficiali incaricati con i quali il lavoro procedeva di pari passo : i magistri saggiatores (maestri dell'assaggio o di prova) ; costoro verificavano le proporzioni del contenuto di fino, metallo nobile contenuto all’interno delle monete, ma anche il peso e la forma dei tondelli secondo le disposizioni del re.
9Dal 1266 sino alla fine del XIV secolo, è stato possibile selezionare 157 menzioni documentarie di incarico a ufficiali di zecca (sia siclarios che saggiatores) ; oltre ai nominativi, sono talvolta riportate indicazioni sul funzionamento e sulla produzione di moneta : la carenza di quest'ultima nelle casse del Regno rappresenta, come è noto, uno fra i più importanti, se non l'essenziale, punto di debolezza della monarchia angioina nell'Italia meridionale.
10La provenienza degli incaricati è un primo importante elemento sul quale trattare allo scopo di una ricostruzione prosopografica ; ci si soffermerà, dunque, su alcuni dati e su alcuni problemi riscontrati durante la ricerca in itinere. Nel 70 % dei casi la località o la città abitata dagli individui è esplicitata nel documento, mentre nel restante 30 % essa risulta mancante o dubbia (fig. 3). Un esempio chiarirà la mia considerazione : nell'anno 1273, sono nominati ufficiali Orso Castaldo, Pietro Simone e Bisanzio Buccimaro di Bari ; in tal frangente si è portati a pensare che si tratti di personale di provenienza barese, sebbene Orso sia di chiare origini ravellesi8. L'interesse per gli affari pugliesi da parte di gruppi famigliari d'ambito amalfitano è ampiamente noto ed è stato più volte richiamato e messo in risalto dalla storiografia9, per cui risulta facilmente comprensibile la menzione di un Castaldo in terra barese ; ma, nel 1269, il medesimo Orso Castaldo è maestro saggiatore dell'oro e dell'argento dell'atelier monetario brindisino ed in tal occasione il documento riporta la provenienza de Ravello10 : quindi non si può essere certi della città di residenza dell’individuo. Un caso altrettanto significativo è quello di Sergio Sorano, maestro saggiatore dell'oro e dell'argento a Brindisi nel 1271 e nel 1277 ; in tale anno, ricopriva anche il ruolo di maestro di zecca, complessivamente incaricato per tre volte11. Il documento del 1271 riporta il nome Sergio Sorano di Brindisi incaricato unitamente a Goffredo Buccimaro di Bari e Andrea Bonito di Scala12, mentre i Registri ricostruiti della Cancelleria angioina del 1277 lo ricordano come proveniente da Ravello13.
11Oltre alla completa omissione della località di residenza, soprattutto nelle menzioni di XIV secolo, è appena stata resa evidente la ragione principale della dubbia provenienza del 30 % degli ufficiali che potrebbe, però, ridursi in seguito a successivi accertamenti nella vasta documentazione d'archivio edita pugliese e della costiera amalfitana, non ancora preso attentamente in esame per lo studio prosopografico in corso. Tuttavia, se si considera l'origine del gruppo familiare d'appartenenza, escludendo la città o località abitata dal singolo ufficiale, le incertezze diminuiscono sensibilmente riducendosi ad una decina di individui : sono stati ufficiali di zecca esponenti delle famiglie ravellesi degli Acconzagioco, Pironto, Castaldo, Rufolo, Sorano ; sono ufficiali di origine scalese i Caziolo, d'Afflitto, de Pando, Sasso, Trara, de Bonito, Spina sebbene taluni spesso siano abitatores delle città di Trani (Afflitto), Napoli (Afflitto), Messina (Spina), Cosenza (Caziolo), solo per citarne alcuni.
12Passando alle provenienze certe degli ufficiali di zecca (il 70 % dei casi), esse possono essere segmentate per regioni (fig. 4) ; solamente nel caso del mastro Moises, assagiatore dell’oro e dell’argento nella zecca di Messina nel 1270, viene esplicitata la fede ebraica senza segnalazioni ulteriori14. Fra gli incarichi di chiara provenienza, l'83 % giunge dal meridione d'Italia, nel 17 % delle circostanze si tratta di toscani : ad ogni modo siamo in presenza solo di personale peninsulare ; nessun ufficiale sino alla fine del XIV secolo proviene da territori del regno di Francia15. Un ulteriore distinzione mette in evidenza che, fra le città della Campania, massiccia è la prevalenza degli incaricati da Ravello e Scala (come già rimarcato), ma non mancano Napoletani o Beneventani (fig. 5). Nettamente meno abbondanti Capuani e Amalfitani. Nessun incarico è appaltato a Salernitani.
13Per ciò che attiene al personale pugliese (20 % degli ufficiali di provenienza accertata), si conta un numero degli incarichi suddiviso quasi equamente fra residenti a Bari, Bitonto, Trani, Barletta e Brindisi sebbene, come ricordato poc'anzi, spesso l'origine famigliare degli esponenti sia ravellese o scalese (fig. 6).
14I Siciliani ricoprono il 16 % degli ufficiali di provenienza esplicita con una netta maggioranza di abitanti di Messina (fig. 7).
15Il motivo dell’impiego di tanti ufficiali d'ambito d'origine amalfitano (sebbene solo un individuo sia strettamente di Amalfi), ma anche pugliese (Bucchimaro o Bucchinarro) e siciliano (de Riso, Pulcaro, Ansalone, Saladino, Salimpipi, Bonifacio), è legato alle scelte di Carlo I durante i primi anni di dominazione : posta fine all'attività della zecca di Barletta nel 1266, le zecche di Brindisi e Messina, sino alla chiusura rispettivamente del 1281 e 1280, vengono appaltate a uomini competenti e pratici di moneta, in maggior parte provenienti dall’alta borghesia e dal patriziato mercantile che aveva partecipato al finanziamento della causa d'Angiò in Italia meridionale e che ora reclamano in cambio spazi e carriere in ambito amministrativo raggiungendo, come noto, le alte vette dell’amministrazione finanziaria16.
16Nel 1278 la riforma monetaria fortemente voluta da re Carlo I viene messa in atto : è in questo anno che assistiamo al primo incarico affidato a toscani ; più precisamente è nominato un fiorentino, Francesco Formica, posto a capo dell'atelier di nuova concezione di Napoli che, peraltro, dovrà essere l’unica struttura a batter moneta per il volere accentratore del re. Difatti, una volta cessate del tutto le attività di conio della zecca di Messina e Brindisi, tutto il personale è trasferito a Napoli17.
17Non conosciamo con precisione l'estrazione sociale e familiare del Formica ma ad un primo momento di effettiva benevolenza da parte del re Carlo I segue una grande insoddisfazione espressa dal sovrano che, verosimilmente, rompe i rapporti con il fiorentino definendolo non diligentem18.
18L'« atelier » napoletano, dopo l’esperienza negativa del Formica, è affidato ad ufficiali di Messina, Napoli e Ravello, rimanendo, dal 1282, la sola officina monetaria a produrre moneta d'oro e d'argento, per l’intero Regno, nelle antiche cucine di Castel Capuano riadibite a forni fusori per le direttive esplicite del Formica ; lo stoccaggio della moneta, invece, era previsto presso la fortificazione, sospesa fra terra e acque, di Castel dell’Ovo, forse proprio per assicurare una protezione maggiore da eventuali assalti organizzati sia da mare che dalla città di Napoli (fig. 8-9).
19La riforma del 1278 anticipa le intenzioni di complessive migliorie espresse pienamente nelle ordinanze riformatrici del 1282-1283 ben messe in luce già dagli studi passati di Leon Cadier19 e Dell’Erba20, poi valorizzate e impiegate in studi complessivi di grande valore come l’opera caposaldo di Giuseppe Galasso21 ; la riforma monetaria impone, difatti, un abbandono graduale della cattiva e svalutata moneta di mistura (a basso contenuto d’argento) con la sostituzione e la realizzazione del carlino d’argento, moneta costituita di ottimo fino (il 97 % circa)22. Solo fra il 1290 e il 1298, a nome di Carlo II, si emette moneta di mistura di migliore qualità rispettando con ritardo i buoni propositi di Carlo I : il denaro regale di Carlo II difatti contiene il 20 % circa di fino23 (fig. 10). Nell’avviare tale processo di cambiamento, re Carlo I non manca di procedere ad una serie di ricerche di filoni argentiferi soprattutto in Calabria presso Longobucco, sebbene il metallo calabrese risulti già utilizzato nella produzione pre-riforma e non sembra essere particolarmente abbondante sia per la mancanza pressoché totale del carlino d’argento dalla circolazione e dalla tesaurizzazione (almeno sino ad oggi solo un paio di ritrovamenti) sia per l’esigua segnalazione documentaria dello sfruttamento al tempo di re Carlo I24.
20Nel 1298, durante il Regno di Carlo II, l'affidamento ad esponenti di famiglie mercantili regnicole viene, in gran parte, sostituito con rappresentanti di famiglie di banchieri toscani, pronti ad entrare di fatto nella gestione finanziaria del Regno, garantendo un sostegno economico e finanziario di gran lunga superiore, con l’intenzione di cominciare gradualmente a mettere radici predisposte ad assorbire risorse, influenzare sempre più le scelte della corona ed occupare spazi di manovra politica ed economica pervasiva assicurandosi monopoli, concessioni, permessi di lunga durata : dalla Toscana arrivano tessuti e stoffe da rivendere, mentre fuoriescono dal Regno molti prodotti alimentari come vino, lino e soprattutto grano25. Con re Roberto, essi risultano creditori della Curia e pagano meno gli appalti, come accade nel 1312, quando i Baccosi di Lucca gestiscono la zecca per la metà del costo della concessione26.
21Sul finire del XIII secolo si allungano, di tanto in tanto, anche i tempi degli appalti : le notizie riportate dagli studi di Prota e Morelli27 ricordano che dal 1298 al 1305 circa, (dunque per 7-8 anni, gli autori non sono più precisi), Gherardo Gianni, banchiere fiorentino, è verosimilmente responsabile della zecca di Napoli. Nel 1297 maestro dell’assaggio dell’argento è Francesco Ildebrando, mentre nel 1299 maestro dell’assaggio dell’oro è Lippo Aldobrandini e per l’argento è ricordato Marco da Brindisi28.
22Prima del 1306, il Camera ricorda Giovanni Castagnola come maestro saggiatore dell’oro e dell’argento29. Nel 1306 invece, lo stesso Camera, riporta i nominativi dei maestri di zecca Giovanni de Musco, Ligorio Coppola, Pietro Gattola e Pietro Lanzalonga senza specificarne la provenienza (ma verosimilmente napoletana). Appena entrati nel XIV secolo le informazioni sono poche, lacunose, talvolta contrastanti, probabilmente non del tutto attendibili, tuttavia la produzione storiografica ante 1943 resta il solo appiglio. Evidente sembra, tuttavia, il disegno dei banchieri toscani, soprattutto durante il regno di Roberto30, che si susseguono in una sorta di turnazione : dopo i fiorentini, come appena ricordato, è la volta dei lucchesi, Gherardo Baccoso dei Baccosi nel 1312 mentre l’anno successivo, 1313, è ufficiale Filippo Baccoso31 unitamente a Jandonius Lucteri di Lucca32. Nessuna menzione di ufficiali intercorre fra il 1314 ed il 1316. Dal 1317 al 1319 è ufficiale della zecca Lapo di Giovanni Benincasa, rappresentante degli Acciaiuoli, mentre dal 1319 al 1321 sono ricordati i mercanti napoletani Rainaldo Gattola e Silvestro Manicella33.
23A causa di un’ulteriore lacuna documentaria, le informazioni riprendono dal 1324, allorquando è ufficiale della zecca di Napoli Donato degli Acciaiuoli. Per l’anno successivo, 1325, vengono menzionati altri due rappresentanti dei potenti Acciaiuoli, Petruccio di Siena e Domenico di Firenze ; maestro dell’assaggio è Renzo di Rainaldo di Benevento, figlio del maestro dell’assaggio incaricato per il 131334.
24Nel 1327 riceve l’incarico di ufficiale il mercante napoletano Rogerio Macedonio (purtroppo ancora una lacuna per il 1326) e, poi per 4 anni responsabili sono Filippo Rogerio dei Bardi, Pieruccio di Giovanni degli Acciaiuoli e Matteo Villani dei Bonaccorsi. In tal caso si assiste ad un vero consorzio fra banchieri fiorentini. Nel 1332 ancora un sodalizio fra i Mocci e gli Acciaiuoli, con ufficiali di zecca Giacomo dei Mocci e Andrea Villani35.
25Le informazioni, già abbastanza incomplete, diventano assai controverse e senz’altro più vaghe e dubbiose per il periodo successivo al Regno di Roberto. Nel 1343 o 1345 viene ricordato come ufficiale Lodovico dei Baccosi di Lucca36. Nel 1344 è menzionato Filippo Simone (ma non sappiamo altro di tale personaggio). Nel 1346 Niccolò Castagnola, credenziere, avrà l’incarico ad interim. Nel 1347 sono ufficiali Bernardo o Bertoldo Moccia e Marino Cassano entrambi di Napoli. Non abbiamo altri nominativi sino al 1350, ma maestro dell’assaggio è verosimilmente un altro figlio di Rinaldo di Benevento, Silvestro ; sembrerebbe che tutta la famiglia sia entrata nelle grazie della corona. Fra il 1350 e il 1352 Ingeramo di Nero (esponenti dei Bardi) insieme al fiorentino Bernardo di Domenico Nardi mentre, per l’anno 1351, è ricordato il fiorentino Bartolomeo di Giacomo, sebbene tale notizia strida con la precedente o potrebbe trattarsi di un avvicendamento37. Le ultime notizie di incarico conosciute sono relative a i maestri saggiatores Filippo Macedonio, però l’anno è incerto e oscilla fra il 1364 e il 137938, e Antonio, fratello di Silvestro figlio di Rainaldo di Benevento, nel 1381 e nel 1383. Ufficiale responsabile della zecca di Napoli, durante il regno di Carlo III, nel 1383, è Turinus Birorelli39. Le famiglie di banchieri si dimostrano interessate negoziatrici ma sembra esistere un intreccio senza che vi siano reali monopoli nell’accaparrarsi le cariche di ufficiale, né fra le tante famiglie toscane implicate, né fra individui regnicoli e forestieri che, come appena dimostrato, si alternano di continuo.
26Talvolta vengono riportate notizie sugli stipendi degli ufficiali e sulla moneta prodotta o da produrre ; molto poche, purtroppo, ed insufficienti per poter giungere ad una elaborazione degli andamenti e dei ritmi di produzione e di compenso annuali. È da sottolineare che le informazioni sulla quantità di moneta da realizzare rintracciate evidenziano il cambio di riferimento ponderale che vede la battitura di sempre più argento a scapito dell’oro fra gli anni di governo di Carlo II e Roberto40 : l’ultimo ordine di battitura di once d’oro di cui si hanno notizie, peraltro assai importante (200.000), è degli anni 1282-1283 (tab. 1). Enorme il quantitativo di 100.000 carlini d’argento annunziato nel 1344. Le monete da battere sono inoltre specificate solamente per le emissioni in argento (carlini e denari).
Tab. 1 – Quantità (intenzionali) prodotte.
Quantità (intenzionali) prodotte | Anno | Zecca | Fonte |
300 e 200 once | 1266 | Brindisi e Barletta | RCA I, p. 101 |
27.000 once | 1278 | Napoli | RCA XXI, p. 61-62 |
300 once | 1279 | Messina | RCA XXI, p. 180 |
600 once | 1280 | Messina | RCA XXII, p. 169 |
200.000 once | 1282-1283 | Napoli | Minieri Riccio, 1876, p. 32 |
40.000 libbre di denari | 1313 | Napoli e Brindisi | Sambon 1912, p. 187 |
10.000 libbre di carlini | 1324 | Napoli | Sambon 1912, p. 194 |
50.000 libbre di denari | 1343 | Napoli | Prota-Morelli 1922, p. 15-16 |
100.000 libbre di carlini | 1344 | Napoli | Monti 1937, p. 315-316 |
26.000 libbre di carlini e 20.000 denari | 1350-1352 | Napoli | Monti 1937, p. 306 |
10.000 libbre di carlini e 6000 di denari | 1351 | Napoli | Monti 1937, p. 307 |
27Anche gli esigui dati sui compensi, non danno la possibilità di elaborare un numero cospicuo di informazioni in scala diacronica (tanto da pensare ad una tantum ?). La prima menzione di pagamenti è del 1278 anno della riforma e di lavori straordinari, si tratta di adattare spazi, forni e banchi di lavoro laddove erano ubicate le cucine in Castel Capuano (tab. 2). Un dato che appare un po’ fuori dai parametri è quello del Castagnola, difatti, a meno che la battitura non sia stata davvero straordinaria per l’anno 1346, sembrerebbe inverosimile il compenso di 300 once, pari all’intera emissione della zecca di Messina nel 1279. Un incisore poteva guadagnare quanto un ufficiale responsabile : Perotto percepisce 18 once annue41.
Tab. 2 – Compensi degli ufficiali delle zecche.
Compensi | Anno | Ufficiali | Fonte |
20 once | 1278 | Francesco Formica (ufficiale zecca di Napoli) | Minieri Riccio 1875, p. 238 |
20 once | 1278 | Giacomo Saladino (ufficiale di prova zecca di Napoli) | Minieri Riccio 1875, p . 238 |
12 once | 1306 | Giovanni Castagnola (ufficiale di prova zecca di Napoli) | Camera 1860, II, p. 169 |
18 once | 1330 | Roberto de Crescenzo (ufficiale di prova zecca di Napoli) | De Crescenzo 1896, II, p. 388 |
300 once | 1346 | Niccolò Castagnola (nominato, in mancanza di appalto, ufficiale della zecca) | Monti 1937, p. 303-304 |
12 once | 1364 o 1379 | Filippo Macedonio (ufficiale della zecca di Napoli) | Bevere 1900, 4, p. 397 |
28Va proposta, infine, una descrizione del funzionamento della distribuzione monetale, simile alla riscossione delle tasse, che si intreccia con le mansioni del giustiziere : sino all'ordinanza del 1282 la distribuzione della moneta prodotta avveniva tramite il ritiro della vecchia e lo smistamento forzoso della nuova42. Tale fenomeno è noto come renovatio monetae. La Curia spedisce un elenco (cedula) delle diverse province ai giustizieri sul quale sono riportate le universitates, i luoghi della pertinente giurisdizione. Per ciascun paese, villaggio o città, era indicata la somma da pagare per ottenere la nuova moneta. Il giustiziere, ricevute le monete, convocava i sindaci designati per ciascuna località e distribuiva la nuova moneta in cambio della vecchia ; ai sindaci poi toccava la distribuzione capillare dei nuovi tondelli fra gli abitanti verosimilmente con un contenuto di intrinseco inferiore rispetto ai tondelli ritirati, operando di fatto una svalutazione. Per metter fine a questa pratica i Capitoli di S. Martino ricordano che non dovrà più esercitarsi in futuro : la nuova moneta sarà buona, non subirà variazioni di fino, avrà un valore fisso e sarà ceduta a mercanti e cambiavalute che vogliano riceverla. Dalle questioni che sorgono del corso del tempo e dalla qualità delle monete realizzate sino alla metà del XV secolo restano i dubbi di un’attuazione di tale prassi43. Difatti, resta materia dei giustizieri anche dirimere questioni relative alla circolazione di moneta straniera, vietata esplicitamente dal re44, o problemi ponderali, relativi al peso talvolta alterato (in seguito alla tosatura) della moneta circolante45.
29Durante gli anni di Giovanna I, proprio la regina aveva introdotto anche uno scrupoloso sistema di registro contabile, il quaternus, trasformando l’amministrazione e le responsabilità degli ufficiali e dei collaboratori di zecca46. In tali scritti dovevano essere riportati i quantitativi di moneta prodotta e distribuita unitamente ai nominativi di ufficiali e dei collaboratori di zecca.
30Contestualmente vengono anche confermati alcuni privilegi risalenti all’imperatore Federico II. La regina Giovanna assicura, in particolare, l’esenzione fiscale e il diritto di giudizio del personale di zecca anche per ragioni tam civili quam criminali accadute anche all’esterno dell’atelier monetario : ogni collaboratore poteva appellarsi al giudizio del solo responsabile di zecca47.
31Nel 1351 gli ufficiali sono ulteriormente garantiti da forme di tutela e risarcimento (in caso di ritardi o danni agli strumenti da lavoro) e approfittano di alcune nuove autorizzazioni specifiche quali l’istituzione di un tribunale speciale, il diritto di avere a Napoli un banco esente da dazi e gabelle, la possibilità di assumere nuovo personale nel caso i consueti collaboratori non volessero o potessero spostarsi48. Nell’eventualità che il personale fosse disposto a lavorare a Napoli muovendosi da Brindisi viene introdotto, nel luglio del 1343, il diritto di trasmettere la carica ai figli legittimi dal documento pro siclariis Brundisinis Neapoli laborantibus49.
32Le fonti scritte dell’Italia meridionale non consentono molti spazi d’ulteriore approfondimento sui temi inerenti i nominativi, i salari e il quantitativo di moneta prodotta. Va rimarcato che, in prospettiva futura, qualche informazione sui legami con la sfera degli ufficiali banchieri toscani è forse reperibile nella documentazione d’archivio d’area settentrionale e centrale d’Italia. Creati i presupposti nell’analisi degli ufficiali qui proposta, resta l’enorme potenziale di ricostruzione genealogica, relativo ad ufficiali appartenenti a importanti e nobili casati, e di ricostituzione della mobilità e delle carriere di tali individui.
33Lo stato attuale delle ricerche evidenzia come sovrani, banchieri, mercanti, ufficiali, personale sembrino avvantaggiarsi di situazioni convenienti e privilegiate, ideate, pianificate e sviluppate nel corso degli anni a detrimento di un’attaccabile popolazione.
Notes de bas de page
1 Su Pagano Balduino cf. A.M. Santoro, Circolazione monetaria e economia a Salerno nei secoli XIII e XIV, Firenze, 2011, p. 27 ; L. Travaini, Monetazione, in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, vol. II, Roma, 2005, p. 350-360 in particolare, p. 354 ; L. Travaini, Hohenstaufen and Angevin Denari of Sicily and Southern Italy : their Mint Attributions, in Numismatic Chronicle, 153, 1993, p. 91-135, in particolare p. 105-107 ; G. Filangieri (a cura di), Documenti per la storia, le arti e le industrie delle Province Napoletane, vol. VI, Napoli, 1891, p. 231-232.
2 Cf. G. Del Giudice, Codice diplomatico del regno di Carlo I e II d’Angiò dal 1265 al 1309, vol. I, Napoli, 1863, p. 134.
3 Sulla distruzione e ricostruzione della documentazione angioina si rimanda a S. Palmieri, L’Archivio della Regia Zecca. Formazione, perdite documentarie e ricostruzione in L’état angevin. Pouvoir, culture et société entre XIIIe et XIVe siècle, Actes du colloque international organisé par l’American Academy in Rome, l’École française de Rome, l’Istituto storico italiano per il Medio Evo, l’U.M.R. Telemme et l’Université de Provence, l’Università degli studi di Napoli « Federico II », Rome-Naples, 7-11 novembre 1995, Roma, 1998, p. 417-445.
4 L. Cadier, L’amministrazione della Sicilia angioina, a cura di F. Giunta, Palermo, 1974 (prima edizione Parigi, 1891), p. 94
5 La durata degli incarichi è stata evidenziata durante una ricerca prosopografica sugli ufficiali di zecca in Italia meridionale durante la dominazione di Carlo I d’Angiò. Cf. soprattutto gli schemi riportati in A.M. Santoro, Le zecche in Italia meridionale durante il regno di Carlo I d’Angiò : prime riflessioni su organizzazione, gestione e funzioni, in P. Peduto (a cura di), Materiali per l’archeologia medievale. Ricerche in Italia meridionale, Salerno, 2003, p. 239-266.
6 Si veda A.M. Santoro, Documenti sulla zecca di Napoli durante il primo regno angioino : le maestranze, gli ambienti, le attrezzature, in Schola Salernitana. Annali, XI 2006, p. 253-266 e A.M. Santoro, Le zecche in Italia… cit., p. 244.
7 Cf. Ibid., p. 246-250.
8 Cf. RCA, vol. X, p. 60.
9 Fra i numerosi studi vedi, in particolare, G. Vitale, A proposito di Amalfitani in Puglia, in B. Figlioulo, P. F. Simbula (a cura di), Interscambi socio-culturali ed economici fra le città marinare d’Italia e l’Occidente dagli osservatorî mediterranei, Atti del Convegno Internazionale di studi in memoria di Ezio Falcone (1938-2011), Amalfi, 14-16 maggio 2011, Amalfi, 2014, p. 129-164 ; G. Gargano, Scala Medievale. Insediamenti, società, istituzioni, forme urbane, San Giorgio a Cremano, 1997, p. 121-127.
10 Cf. RCA, vol. II, p. 17-19 ; G. Del Giudice, Codice diplomatico… cit., vol. III, 1902, p. 25-28 ; C. Minieri Riccio, Alcuni fatti riguardanti Carlo I di Angiò : dal 6 di agosto 1252 al 30 di decembre 1270, Napoli, 1874, p. 41.
11 Talvolta accadeva che i compiti di ufficiale di zecca e di prova, fossero assegnati ad un unico individuo.
12 RCA, vol. VII, p. 217.
13 RCA, vol. XIV, p. 169.
14 RCA, vol. IV, p. 173.
15 L'unica presenza d'Oltralpe facente parte del personale di zecca è un incisore dei coni, un certo Perotto (Perroctus gallicus), operante nella zecca di Napoli fra l'anno 1285 ed il 1313. Cf. A. G. Sambon, Incisori dei conii della zecca napoletana, in Rivista Italiana di Numismatica, 6, 1893, p. 69-82, in particolare p. 69, 72 e 81.
16 Sull’apertura e chiusura delle zecche e gli spostamenti di personale, maestranze e attrezzature in epoca angioina vedi in particolare A.M. Santoro, Documenti sulla zecca… cit., p. 253-266 e A.M. Santoro, Circolazione monetaria… cit., p. 26-38.
17 Sulla riforma monetaria si veda P. Grierson, L. Travaini, Medieval European coinage. With catalogue of the coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge, 14, Italy (III) (South Italy Sicily, Sardinia), Cambridge, 1998, p. 205-206 ; A.M. Santoro, Le zecche in Italia… cit., p. 239-266 ; A.M. Santoro, Documenti sulla zecca… cit., p. 253-266 e A.M. Santoro, Circolazione monetaria… cit., p. 26-38.
18 A.M. Santoro, Le zecche in Italia… cit., p. 246.
19 Cf. L. Cadier, L’amministrazione… cit.
20 Cf. L. Dell’Erba, La riforma monetaria angioina e il suo sviluppo storico nel reame di Napoli, in ASPN, 57, p. 156-206 ; 58, p. 5-66 ; 59, p. 39-136 ; 60, p. 46-153.
21 Cf. G. Galasso, Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese (1266-1494), Torino, 1992.
22 Per i dettagli relativi all’origine dell’argento monetale e alle quantità di fino contenuto nei tondelli in mistura si rimanda a ricerche archeometriche e geoarcheologiche specifiche. Cf. A.M. Santoro, Diffusione di grossi veneziani in Italia meridionale durante il regno di Carlo I d’Angio’ : alcune considerazioni tra archeologia e archeometria, in R. Fiorillo-P. Peduto (a cura di), III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale ; Castello di Salerno, Complesso di Santa Sofia Salerno, 2-5 ottobre 2003, Firenze, 2003, p. 115-121 e A.M. Santoro, Metalli e monete : l’argento per la riforma di Carlo I d’Angiò. Stato della questione e primi risultati, in G. Volpe, P. Favia (a cura di), V Congresso Nazionale di Archeologia Medievale ; Palazzo della Dogana, Salone del Tribunale (Foggia), Palazzo dei Celestini, Auditorium (Manfredonia). 30 settembre-3 ottobre 2009, Firenze, 2009, p. 670-674.
23 Vedi A.M. Santoro, Diffusione di grossi… cit.
24 Vedi Id., Metalli e monete… cit.
25 Sulle richieste e le ingerenze specifiche dei Toscani vedi da ultimo A. Feniello con relativa bibliografia di riferimento ; A. Feniello, Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca, Bari, 2013, p. 90-93, 118-122, 140-146. Molto interessante anche il contributo di A. Poloni in questo volume.
26 R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, vol. 1, Firenze, 1922, p. 556-557.
27 C. Prota, V. Morelli, Documenti per la storia della numismatica napoletana. La politica monetaria di Carlo III di Durazzo, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, fasc. III, 1922, p. 21-30.
28 A. Sambon, La réforme du billon Napolitain par Charles II et les pontifes Martin IV et Honorius IV, in Bullettin de Numismatique, IV, p. 43-48, in particolare p. 44-45 ; G.M. Monti, La zecca di Napoli sotto i Durazzeschi, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, fasc. I e 2, 1928, p. 13-26, in particolare p. 17.
29 M. Camera, Annali delle Due Sicilie dall’origine e fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell’augusto sovrano Carlo III di Borbone, vol. 2, Napoli, 1860, p. 169 ; C. Prota, Maestri ed incisori della Zecca Napolitana ricavati dai documenti del R. Archivio di Stato di Napoli, Napoli, 1914, p. 7. I documenti analizzati riportavano anche particolari su maestri affinatori, coniatori ed incisori.
30 Re Roberto, in data incerta, riapre anche la zecca di Brindisi.
31 Cf. A.M. Santoro, Circolazione monetaria…cit., p. 37, tab. 4. Sambon ricorda erroneamente Filippo come fiorentino invece che lucchese (cf. A. Sambon, Monetazione Italiana di Roberto d’Angiò (1309-1343), in Rivista Italiana di Numismatica, a.III, XXV, 1890, p. 186).
32 La notizia è riportata nel M. Camera, Annali delle Due Sicilie… cit., p. 483, sebbene menzioni un Filippo Varvesius e non Baccoso. A. Sambon, Monetazione Italiana… cit., p. 188 ricorda che Filippo è figlio di Gherardo Baccoso e non menziona Jandonius. Sulla difficile ricostruzione degli avvicendamenti si rimanda anche allo studio di A. Giuliani e D. Fabrizi, Le monete degli Angioini in Italia meridionale. Indagine archivistica sulla politica monetaria e analisi critica dei materiali, Ariccia, 2014, in particolare p. 112-113.
33 Commentando il Sambon si potrebbe affermare che il Manicella sia verosimilmente di Isernia trapiantato a Napoli. Cf. A. Sambon, Monetazione Italiana… cit., p. 194.
34 Cf. Ibid., p. 188 e 194 e A.M. Santoro, Circolazione monetaria… cit., p. 37, tab. 4.
35 Cf. A. Sambon, Monetazione Italiana… cit., p. 191 e 193 e A.M. Santoro, Circolazione monetaria… cit., p. 37, tab. 4.
36 Cf. L.Dell’Erba, La riforma monetaria… cit., 60, p. 48, sebbene la menzione dell’autore resti vaga.
37 I nominativi dei successori di Giacomo dei Mocci e Andrea Villani sono riportati da G.M. Monti, Nuovi Studi Angioini, Trani, 1937, p. 303-307.
38 Cf. R. Bevere, Notizie storiche tratte dai documenti angioini conosciuti col nome di arche in carta bambagina, in Archivio Storico per le Province Napoletane, XXV, 1900, fasc. 3, p. 241-244 e fasc. 4, p. 397.
39 Cf. C. Prota, V. Morelli, Documenti per la storia… cit., p. 27 e G.M. Monti, Nuovi Studi…cit., p. 345-347. Forse anche in questo caso si può ipotizzare che Turinus appartenga ad una famiglia di mercanti del centro Italia istallatasi in Napoli. Purtroppo, per la seconda metà del secolo XIV, spiace dare l’idea di una mera elencazione ma le notizie fanno solamente accenni assai scarni.
40 In particolare vedi il documento del 1278 provisio quod distribuant riportato negli RCA, XX, p. 249. Si ricorda che un’oncia (circa 26,7 grammi) era equivalente a 3 libbre d’argento (320,7 grammi circa). Il carlino d’oro pesa approssimativamente 4,3 grammi e quello d’argento 3,1 grammi. Dell’Erba (L. Dell’Erba, La riforma monetaria angioina… cit.) fece molte stime e alcune statistiche sui quantitativi emessi per Brindisi (fra 8000 e 12000 libbre) e Messina (6000 a 8000 libbre).
41 Cf. A. G. Sambon, Incisori dei conii… cit., p. 72 e 81.
42 Cf. L. Cadier, L’amministrazione… cit, p. 122. Viene riportato nell'art. XXV dei Capitoli di S. Martino che recita Quod cudatur moneta bonae tenutae, secundum quod statui dictarum partium videbitur expedire, pro qua expedenda non fiat collecta sed dabitur campsoribus et aliis eam recipientibus et erit perpetua. Cf. anche M. Camera, Annali delle due Sicilie… cit, vol. 1, 1841, p. 348
43 Così come già suggerito in G. Galasso, Il Regno di Napoli… cit., p. 499.
44 Vedi ad esempio RCA, XX, p. 81-82.
45 Sul limite di tolleranza ponderale (remedio) cf. G.M. Monti, Nuovi Studi…cit., p. 319-323.
46 Cf. Ibid., p. 312-313.
47 Ibid., p. 317-319 ; per un quadro completo dei privilegi vedi anche le p. 314-315.
48 Ibid., p. 329-337.
49 Ibid., p. 314-315.
Auteur
Università di Salerno, masantor@unisa.it
Le texte seul est utilisable sous licence Licence OpenEdition Books. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Le Thermalisme en Toscane à la fin du Moyen Âge
Les bains siennois de la fin du XIIIe siècle au début du XVIe siècle
Didier Boisseuil
2002
Rome et la Révolution française
La théologie politique et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799)
Gérard Pelletier
2004
Sainte-Marie-Majeure
Une basilique de Rome dans l’histoire de la ville et de son église (Ve-XIIIe siècle)
Victor Saxer
2001
Offices et papauté (XIVe-XVIIe siècle)
Charges, hommes, destins
Armand Jamme et Olivier Poncet (dir.)
2005
La politique au naturel
Comportement des hommes politiques et représentations publiques en France et en Italie du XIXe au XXIe siècle
Fabrice D’Almeida
2007
La Réforme en France et en Italie
Contacts, comparaisons et contrastes
Philip Benedict, Silvana Seidel Menchi et Alain Tallon (dir.)
2007
Pratiques sociales et politiques judiciaires dans les villes de l’Occident à la fin du Moyen Âge
Jacques Chiffoleau, Claude Gauvard et Andrea Zorzi (dir.)
2007
Souverain et pontife
Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846)
Philippe Bountry
2002