Un inedito sulle restituzioni di metà duecento1
L’opusculum di Manfredi da Tortona
p. 25-50
Résumé
Questo articolo getta luce su uno scritto inedito dell’etica-economica bassomedievale: l’Opusculum de restitutione male ablatorum composto dal canonista francescano Manfredi da Tortona intorno alla metà del XIII secolo. Si tratta della prima opera dedicata esclusivamente al tema della restituzione dei male ablata, la quale stabilisce un modello per le trattazioni successive (e più note) di Egidio di Lessins, Pietro Olivi e Alessandro d’Alessandria. Oltre ai problemi di tradizione, attribuzione, datazione e trasmissione dell’opera, se ne analizzano in profondità linguaggi, contenuti, e l’evidente finalità procedurale. Scopo dell’Opusculum è assegnare il controllo delle infrazioni economiche al corpo ecclesiale e costruire una dimensione pubblica (e dunque esemplare) della restituzione. In appendice, una trascrizione integrale dell’Opusculum basata su un codice della Biblioteca Antoniana di Padova, alla luce di una collazione con altri cinque esemplari del testo.
Texte intégral
1La storiografia discute da lungo tempo sull’interpretazione da dare alla serie di disposizioni pontificie, questioni teologiche e commentari canonistici che trattano della restituzione dei male ablata. Per alcuni altro non sarebbero che l’ennesima riprova di un progressivo ammorbidimento delle proibizioni sull’usura di fronte all’avanzare del capitalismo mercantile1. Per altri si tratterebbe invece di una delle tante manifestazioni del tentativo di trasferire all’economia dei laici concetti e linguaggi maturati in seno alla plurisecolare tradizione ecclesiastica2. Pur propendendo per quest’ultima interpretazione, non possiamo esimerci dal segnalare che molti di questi giudizi si fondano su un apparato di fonti che solo in parte riflette l’ingente produzione in materia che il Medioevo ci ha consegnato. A parte alcuni studi ormai datati, lo scavo sulla documentazione utile a ricostruire uno degli aspetti più emblematici della cosiddetta etica-economica medievale non è tema che ha destato grande interesse3.
2Per contribuire almeno in parte a colmare questa lacuna ci pare utile presentare una trascrizione di quella che, allo stato delle ricerche, è la prima opera teologico-giuridica che affronta in modo sistematico il problema della restituzione del maltolto: l’Opusculum de restitutione male ablatorum, attribuibile al frate minore Manfredi da Tortona. Si tratta di un breve trattato a oggi ancora inedito, benché il suo incipit fosse già stato menzionato da Von Schulte ed Henquinet ne avesse segnalato l’importanza in una brevissima nota dedicata appunto al frate di Tortona4.
Tradizione, attribuzione, datazione e trasmissione dell’Opusculum
3Come illustreremo in dettaglio più avanti, a oggi abbiamo censito tredici codici contenenti l’Opusculum, molti dei quali contengono anche altre due opere riconducibili al frate minore: il De diversis contractibus e il De modo procedendi contra apostatas5. La questione della paternità di uno scritto di natura etico-economica ha oggi perso quella centralità che aveva in passato; più rilevante è invece stabilirne l’ambiente e il periodo in cui prende corpo, nonché il grado di circolazione di cui gode e l’impatto sulla letteratura successiva6. È comunque utile richiamare le pochissime notizie sul presunto autore del trattatello. Manfredi da Tortona studia teologia a Parigi all’epoca in cui insegnano Alessandro di Hales e Giovanni da La Rochelle (che muoiono entrambi nel 1245); intorno al 1260 è lettore presso qualche convento della Provincia francescana di Bologna; tra i suoi contemporanei condivide con Chiaro da Firenze la fama di avere un’ottima preparazione canonistica7.
4La ricognizione condotta sui manoscritti e la trascrizione dell’Opusculum che offriamo sono compatibili con il succinto profilo biografico appena tracciato, confermando l’attribuzione suggerita da Henquinet. In almeno tre testimoni (Padova, Toledo e Siviglia) l’autore dell’opera è infatti identificato come il frate minore Manfredus de Terdona8; inoltre, un passaggio del trattatello in cui si parla dei pauperes Christi con tono encomiastico ne rivela inequivocabilmente la matrice minoritica9. L’originaria provenienza dei codici mostra una netta concentrazione in un triangolo geografico che, avendo come vertici Milano, Padova e Cesena, ha significativamente il suo centro proprio nell’area emiliano-romagnola (quattro testimoni). Anche i pochissimi riferimenti a località geografiche sono piuttosto indicativi: in due manoscritti è menzionata Tortona, in un altro Bologna10. Nell’opera si fa ampio uso non solo del diritto canonico (decretum Gratiani e Liber extra), ma anche di quello romano-bizantino; non mancano però le citazioni biblico-patristiche e gli argomenti di natura teologica, alcuni dei quali tradiscono l’influenza della Summa fratris Alexandri, opera collettiva dei teologi francescani dell’università di Parigi, che risale agli anni ’40 del Duecento11. Tuttavia, l’Opusculum non cita esplicitamente i teologi, i canonisti e i giuristi a cui si ispira, seguendo un uso che è più facile rinvenire nella letteratura della prima metà del XIII secolo. È poi assente ogni riferimento al Concilio di Lione II (1274), i cui canoni intervengono in modo significativo in tema di restituzione dei male ablata12. L’ultimo elemento utile a collocare l’opera è la discussione relativa alla restituzione degli incerta, la cui struttura e la cui soluzione richiama strettamente i Casus del francescano Chiaro da Firenze, che risalgono agli anni 1254-126013.
5L’Opusculum, opera di un Francescano identificabile con altissima probabilità con Manfredi da Tortona, è dunque composto nell’Italia Settentrionale in un intervallo tra il 1245 e il 1274. Gli elementi citati in precedenza permettono però di restringere la sua datazione, collocandola negli anni ’50-’60 del XIII secolo, e la sua localizzazione, facendola coincidere con l’area emiliano-romagnola.
6Se ciò conferma l’importanza del trattatello in quanto prima testimonianza di affrontare in modo organico il problema della restituzione, poco ci dice sulla sua fortuna. Per misurare l’influenza dell’opera di Manfredi sulle successive trattazioni si possono cercarne le prove su due versanti. Da un lato, si deve analizzarne la struttura per capire se il modo in cui si organizza la discussione è ripreso nella trattatistica sulle restituzioni che si sviluppa in modo deciso dagli ultimi decenni del Duecento. Dall’altro, si può tentare di capire se i contenuti dell’Opusculum siano ripresi esplicitamente o meno da altri autori e se dunque concorrano alla formazione dell’etica-economica tardomedievale.
7Per quanto riguarda il primo punto, è indubbio che il trattatello tracci, almeno in parte, l’impalcatura logica che nei decenni seguenti sarà fatta propria da molti teologi. Sono in particolare le prime tre quaestiones – in cui ci si chiede chi deve restituire, a chi si deve restituire e quando bisogna restituire – a fissare una scansione la cui influenza è evidente nel de Usuris di Egidio di Lessines, come nei commenti alle Sententiae di Riccardo di Mediavilla e quelli di Francesco di Meyronnes, nel Tractatus de usuris di Alessandro d’Alessandria o nel De contractibus di Geraldo Odone. Ovviamente, anche sotto la spinta delle disposizioni del Concilio di Lione II, tali trattazioni si sviluppano in modo più articolato e si arricchiscono di una casistica più minuziosa, senza tuttavia modificare l’impianto che Manfredi da alla prima parte dell’Opusculum14.
8Del resto, che il trattatello abbia goduto di una certa circolazione lo dimostra non solo la sua discreta tradizione manoscritta, ma anche le influenze contenutistiche che è stato possibile rinvenire negli autori successivi. Tra costoro spicca Alessandro d’Alessandria che copia alla lettera intere porzioni dell’Opusculum nella sezione dedicata alla restituzione del suo Tractatus de usuris, senza tuttavia menzionare esplicitamente la propria fonte15. Un passaggio del Tractatus, in cui la posizione di Manfredi è genericamente riportata con la formula distinguunt quidam, fa supporre che Alessandro d’Alessandria possa aver letto un manoscritto privo d’attribuzione, condannando così all’anonimato l’autore dell’Opusculum16. Anche nella Summa de casibus conscientiae di Astesano di Asti, laddove si affronta il tema delle restituzioni, ritornano alcune tematiche del trattatello di Manfredi. Non è tuttavia chiaro se i riferimenti siano il frutto di una lettura diretta dell’Opusculum o piuttosto avvengano per il tramite di Alessandro d’Alessandria che è una delle principali fonti dell’Astesano17. Allo stato della ricerca non è stato possibile rinvenire altre attestazioni certe dell’influenza diretta di Manfredi sulla Scolastica a lui successiva; tuttavia, attraverso Alessandro d’Alessandria e Astesano di Asti i contenuti dell’Opusculum entrano a pieno titolo nel flusso testuale dell’etica economica dei secoli XIV e XV, pervenendo così fino a Bernardino da Siena18.
Restitutio: la definizione
9Come si è anticipato, le prime tre quaestiones si occupano di: chi deve restituire; a chi si deve restituire; quando bisogna restituire. A queste seguono: una quaestio in cui si determina se sia sufficiente provvedere alla restituzione nel testamento o sia necessario restituire quando si è ancora in vita; una quaestio in cui si offre un formulario per un instrumentum notarile di restituzione; una quaestio conclusiva sul testamento, con particolare riferimento a quelli che prevedono la restituzione dei male ablata di cui si offre, anche in questo caso, un formulario.
10Tale scansione in realtà nasconde una struttura che possiamo così riassumere: una prima parte di natura teorica, volta a individuare che cosa vada restituito e a quali soggetti, ossia a definire che cosa sia e quando scatti la restituzione (quaestiones I e II); una seconda parte di carattere procedurale, in cui si fissano (anche con esempi molto chiari, come i due formulari notarili) le modalità con cui deve avvenire la restituzione (quaestiones III, IV, V e VI).
11Pur ponendosi in chiara continuità con i canonisti e i teologi che lo hanno preceduto, Manfredi da Tortona se ne distacca legando in modo deciso il tema dei male ablata a quello della restituzione. Tradizionalmente la discussione sui beni acquisiti attraverso un atto moralmente sospetto era infatti affrontata in relazione al tema dell’elemosina19. L’Opusculum riprende tali discussioni ma le trasferisce in un ambito concettuale nuovo, ponendo così le premesse per una lettura organica di un fenomeno che evidentemente stava attirando l’attenzione degli intellettuali dell’epoca. Tale lettura prende le mosse dal presupposto ormai consolidato che tutti i beni acquisiti attraverso un atto peccaminoso (cum peccato) fossero potenzialmente passibili di restituzione. In linea con la Summa Raimondo di Peñafort e la Summa fratris Alexandri, a loro volta ispirati da un noto passo agostiniano delle Epistulae ad Macedonium (confluito nel decretum Gratiani), si sente l’esigenza di distinguere tra le molteplici forme di acquisizione che componevano i male ablata: furto, simonia, usura, meretricio, etc.20. Il criterio adottato da Manfredi, poi fatto proprio da tutta la successiva scolastica, è quello di natura eminentemente giuridico-contrattuale della transitio dominii. Si tratta cioè di stabilire se l’atto che determina l’acquisizione dei beni è di per sé illecito (e allora scatta l’obbligo di restitutio), o se ci si trova di fronte a un’acquisizione immorale ma giuridicamente legittima e che dunque non determina tale obbligo. Notiamo che nella prima categoria Manfredi fa rientrare furtum, usura, rapina, simonia et similia, senza ulteriori precisazioni21.
12Delimitato su basi giuridiche l’ambito in cui l’acquisizione è illecita in se stessa, l’Opusculum introduce un secondo metro di valutazione che è invece di natura teologica: la culpa. Stabilire a quale delle controparti sia da attribuire il peccato genera i male ablata ha infatti un impatto determinante sulla modalità con cui sarà possibile emendarsi da tale peccato22. Una volta ancora, le soluzioni proposte da Manfredi riprendono, sistematizzandole, quelle suggerite da Raimondo di Peñafort e dalla Summa fratris Alexandri e anticipano quelle che saranno adottate dalla scolastica di fine Duecento. Entra cioè in scena la dazione in elemosina (largitio) come alternativa alla restitutio. Quest’ultima è infatti vincolante solo se chi si è appropriato del bene è colui che ha commesso il peccato, mentre in caso contrario il passaggio di proprietà non è inficiato. Quando invece la culpa investe sia l’accipiens che il dans, il peccato commesso da quest’ultimo rende impossibile la restituzione e la soluzione indicata è quella della dazione in elemosina obbligatoria23.
13Tale procedimento è suggerito anche in relazione a un problema molto sentito alla metà del XIII secolo, quello delle restituzioni i cui destinatari non sono determinabili con esattezza (gli incerta), e che è significativamente affrontato in una sotto-questione posta in coda alla discussione generale. Come abbiamo anticipato, Manfredi risolve il tema in sintonia con quanto andava affermando Chiaro da Firenze sostenendo che gli incerta debbano essere elargiti ai pauperes Christi. Un terzo criterio dunque si sovrappone a quelli di tipo giuridico e teologico finora seguiti nel definire che cosa e a chi si deve restituire; è una discriminante che fa leva sul particolare status sociale del pauper e di chi è chiamato a tutelarlo: il clero.
14Manfredi dunque sintetizza la tradizione canonistico-teologica sui male ablata, trasponendola dall’ambito dell’elemosina a quello della restituzione, offrendo a livello teorico una serie di categorie interpretative di cui la scolastica successiva potrà avvalersi. La casistica che l’Opusculum sviluppa a partire da tale quadro di riferimento è invece ancora poco approfondita e generica, rivelandosi così lontana dalle più elaborate e note riflessioni di fine Duecento.
Restitutio: la procedura
15Gli aspetti teorici non sono tuttavia l’oggetto privilegiato dell’analisi di Manfredi dato che oltre la metà del trattatello è dedicato a definire la restitutio nei suoi aspetti procedurali, ossia a determinare le modalità da seguire durante l’indennizzo. Il discorso si snoda investendo molteplici variabili, quali la tempistica della restituzione, i suoi costi, i suoi risvolti giuridico-formali come quelli «simbolici» e il controllo sull’applicazione dell’intero processo di risarcimento. Le questioni di carattere procedurale affiorano del resto già nella la discussione sugli incerta, facendo emergere un tema assolutamente centrale, quello della gestione della circolazione monetaria potenzialmente enorme che la restitutio può determinare. Pur con una posizione meno netta di quella dei casus di Chiaro da Firenze, Manfredi chiarisce che il controllo sul processo d’indennizzo spetta al clero, sia esso rappresentato dal corpo episcopale o dai confessori24.
16Per quanto riguarda la tempistica della restituzione, l’Opusculum precisa che bisognerebbe procedere immediatamente al risarcimento perché, come insegna Agostino, la detenzione di beni altrui equivale al furto. Il principio è ribadito con forza nella quaestio IV, dedicata in larga misura a combattere la prassi delle restituzioni in punto di morte. Qualora procedere immediatamente all’indennizzo determini un notevole danno economico per chi con tale atto intende purgarsi dal peccato commesso, la procedura può tuttavia essere posticipata. Ciò vale sia quando il risarcimento costringerebbe il penitente a vendere i propri beni a prezzi iniqui, sia quando il beneficiario della restituzione si trova tanto lontano da rendere eccessivi i costi per metterla in pratica. Per ottenere tale deroga è però necessario ottenere un’apposita autorizzazione da parte dell’autorità ecclesiastica e lasciare una cauzione presso un’istituzione religiosa25.
17Con un chiaro intento pedagogico, nell’Opusculum si indicano le modalità con cui procedere alla restituzione. Si tratta del primo tentativo noto di codificare il procedimento d’indennizzo che Manfredi organizza in tre fasi. Chi intende restituire deve, dapprima, ammettere la propria colpa facendo annunciare pubblicamente che è pronto a soddisfare tutti coloro ai quali ha sottratto dei beni; dovrà poi far predisporre un atto notarile di restituzione e infine cassare, sempre con un atto pubblico, eventuali contratti da cui possa continuare a trarre un guadagno peccaminoso.
18Una corposa sezione del trattatello è dedicata ai due instrumenta attraverso cui mettere in atto il risarcimento: la restituzione inter vivos e il testamento. L’inserimento in un testo di natura etico-economica di formulari molto dettagliati e completi in ogni loro aspetto formale è piuttosto inconsueto. La massa di atti notarili con indennizzi di male ablata, che la documentazione d’archivio duecentesca attesta, poneva evidentemente l’esigenza di fornire dei modelli di riferimento26. Non sfuggirà del resto che, proprio in quegli stessi anni e nella medesima area geografica, vedano la luce i formulari di instrumenta di Rolandino de’ Passaggeri e Salatiele27.
19I due formulari dell’Opusculum esaltano il ruolo di guida che è assegnato al corpo ecclesiale nella restituzione. Ciò non solo perché Manfredi ne redige il modello con il chiaro intento d’influire sulla prassi corrente, ma anche dalle funzioni che negli instrumenta si attribuiscono al clero. Nel primo, il confessore di chi firma l’atto (dominus p., sacerdos et confessor suo) torna continuamente, al pari del notaio, come figura di garanzia. Nel secondo, si afferma che il vescovo può sostituire gli esecutori testamentari qualora si rivelino negligenti nell’applicare quanto disposto nell’atto (si negligentes fuerint… episcopus diocesis super predictis plenat habet postestatem).
20È dunque evidente che la dimensione procedurale è per Manfredi altrettanto, se non addirittura, più rilevante di quella teorica; definire che cosa e a chi si debba restituire è la premessa di un discorso ben più articolato che vuole entrare nel vivo dei rapporti economici e mira a codificarne i risvolti pratici. La restitutio ci appare dunque, nel primo trattato medievale che se ne occupa organicamente, come un processo che contribuisce a governare la «circolazione della ricchezza» tra fideles28. Sono tre gli aspetti caratterizzanti che l’Opusculum fa emergere e consegna alla riflessione successiva.
21In primo luogo, spetta alle élites intellettuali della Chiesa fornire al clero come ai laici la procedura da seguire nella restituzione. Lo scopo dell’Opusculum, come si spiega nel suo preambolo, è istruire i sacerdotes affinché sappiano imporre l’indennizzo dei male ablata e guidare i fedeli a metterlo in pratica29. Tutto il trattatello persegue tale scopo, raggiungendolo plasticamente con la scrittura dei due formulari notarili. In secondo luogo, il controllo sulla corretta applicazione della procedura è di competenza ecclesiatica. Vescovi e confessori stabiliscono quando vada imposta la restitutio, quale debba essere la destinazione degli incerta; valutano inoltre i costi dell’indennizzo e possono concederne una dilazione; sottoscrivono infine gli instrumenta di restituzione e verificano la correttezza dei testamenti in cui si prevede il risarcimento dei male ablata. In terzo luogo, il processo deve avere una dimensione pubblica, dal forte contenuto simbolico: chi vuole restituire deve fare annunciare la sua intenzione da un banditore; l’indennizzo non può avvenire in alcun modo attraverso un accordo privato, ma deve sempre essere certificata da un notaio. Ben prima dei Concili di Lione II (1274) e di Vienne (1311-1312), dei trattati dei più noti teologi parigini, delle campagne contro la pubblica usura, l’Opusculum rivela la tensione intellettuale che intorno al tema della restituzione dei male ablata si era venuta costruendo30.
Concetti e lessico etico-economico
22Prima di chiudere questa breve ricognizione, è opportuna qualche osservazione sulla dimensione più marcatamente economica dell’Opusculum, ossia sulla sua portata concettuale e sul tipo di linguaggio utilizzato da Manfredi. Per quanto riguarda i principi etico-economici, colpisce l’assenza di una definizione articolata della nozione di usura. Gli unici riferimenti di cui ci si avvale a livello teorico sono molto generici e si rifanno a una tradizione che a metà Duecento poteva dirsi consolidata, se non addirittura superata. Manfredi condanna l’usura in quanto in un prestito, al pari di un furto, la proprietà del denaro non si trasferisce a chi se ne è appropriato, e afferma che è colui che concede il prestito il solo a peccare31. Ciò non significa che il frate minore ignori i principi su cui si stava sviluppando l’etica-economica, quanto piuttosto che non li ritenga funzionali al suo ragionamento. Infatti, nell’Opusculum si richiamano argomenti anche sofisticati, quali l’alterazione del gioco tra domanda e offerta nelle compravendite e il concetto di interesse vel damni, ma il paradosso è che non sono utilizzati per fornire una cornice teorica alla condanna dei male ablata32.
23Altro elemento degno di nota è la classificazione piuttosto generica tra le varie attività che generano guadagni moralmente sospetti. Nonostante Manfredi faccia proprio il doppio criterio della transitio dominii e della culpa, la casistica che ne deriva è appena sbozzata; emblematico in questo senso è lo scarso interesse per i profitti derivanti dal gioco d’azzardo e la prostituzione che in Raimondo di Peñafort e nella Summa fratris Alexandri avevano innescato un livello decisamente più complesso di analisi33. È invece interessante notare che l’Opusculum sviluppi una lunga digressione casistica sulle attività da cui si devono astenere gli ecclesiastici, elemento che tradisce una volta ancora l’ancoramento di quest’opera agli scritti della prima metà del secolo e, più in generale, lega il tema della restitutio alla riflessione economica di matrice gregoriana34.
24La lettura in parallelo dell’Opusculum e del Tractatus de usuris di Alessandro d’Alessandria evidenzia quanto nella scolastica successiva il livello tecnico-giuridico di definizione dei male ablata sarà nettamente più approfondito. Nel Tractatus infatti si avverte la necessità di dare spessore concettuale ai calchi testuali tratti da Manfredi, inframezzandoli con passaggi esplicativi molto più accurati e una casistica decisamente più estesa35.
25Questa base teorica volutamente debole dell’Opusculum può forse spiegare perché in tanti manoscritti il trattatello sia accompagnato dal De diversis contractibus. Pur non avendo lo spazio per dilungarci su quest’altra opera attribuibile a Manfredi da Tortona, va rilevato che essa si rivela di maggior spessore tecnico-concettuale e dotata di una casistica più vasta. Un rimando all’Opusculum contenuto nel trattatello sui contratti ci fa ipotizzare che quest’ultimo sia stato composto in epoca successiva e poi collazionato al primo per rafforzarne l’apparato argomentativo36.
26Spostandoci dai concetti ai lessici economici, va sottolineato che l’Opusculum si rivolge a un uditorio che vive in un ambiente pienamente immerso in un’economia monetaria: pecunia è infatti uno dei termini che ricorre con maggior frequenza (ben sedici volte). Tale ambiente è tuttavia letto attraverso il filtro tutto francescano della rinuncia al diritto di proprietà, come punto di partenza di ogni relazione economica. Le forme di acquisizione che Manfredi descrive si fondano infatti sullo ius dominii che gli individui vantano sui beni materiali e sulla possibilità che essi hanno di privarsene volontariamente: dominium rei abdicare. Questa chiave interpretativa, ampiamente ripresa dai frati minori che più avanti torneranno a parlare di restituzioni, si applica all’intero spettro dei male ablata con l’effetto di marginalizzare il tema dell’usura37.
27A livello semantico le varie forme di maltolto risultano infatti ancora sostanzialmente intercambiabili tra loro. In oltre i due terzi dei casi in cui il vocabolo usura e i suoi derivati (usurae, usurarius, etc.) sono menzionati da Manfredi, il riferimento è sempre abbinato ad altri tipi di maltolto; ad esempio, i protagonisti del primo formulario sono, al pari degli usurarii, anche i fures e i raptores. Sotto questa luce, l’Opusculum conferma che il tema della restituzione non nasce come reazione al diffondersi del credito, ma affonda le sue radici nella codificazione canonistica a tutela dei beni della Chiesa, che aveva fin dall’Alto Medioevo la sua forma paradigmatica nel furto38.
28Ciò detto è però evidente che il baricentro della discussione si stia spostando verso il fenomeno dell’usura che, nell’ottica della restitutio, Manfredi ritiene tuttavia di trattare come violazione di principi giuridico-contrattuali. Anche da questo punto di vista l’analisi linguistica è rivelatrice. Il termine astratto usura è utilizzato appena due volte in tutto il trattatello, a fronte di una vera e propria messe di riferimenti agli instrumenta usurarum e alle usurae, che definiscono l’oggetto (un contratto o del denaro) attraverso cui la violazione si materializza. Quella su cui il frate minore si propone di incidere è dunque una sfera del credito concreta, calata nel contesto di una civitas duecentesca fatta di rapporti economici reali. Il protagonista in negativo di questo scenario non è l’usura ma l’usurarius cui ci si riferisce spesso nei due formulari (e che significativamente non è mai qualificato come notorio o manifesto). Operando una lettura sociale del fenomeno Manfredi anticipa uno snodo centrale nella successiva scolastica, in cui la restituzione che gli usurai saranno chiamati a fare assumerà appieno significato di risarcimento per lo scandalo prodotto nel tessuto civico dalla loro deviazione economica39.
Annexe
APPENDICE – TRASCRIZIONE DELL’OPUSCULUM
Manfredi da Tortona, Opusculum de restitutione male ablatorum
PADOVA, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 403 scaff. XVIII, fol. 291ra- 295va, sec. XIV (ANT)40.
La trascrizione dell’Opusculum segue il dettato del codice antoniano ed è redatta alla luce di una collazione con altri esemplari del testo. Nel dettaglio, si tratta dei manoscritti di:
Cesena, Biblioteca Malatestiana, ms. S.II.4, fol. 400ra-402va, sec. XIV (MAL1)41;
Cesena, Biblioteca Malatestiana, ms. S.II.5, fol. 276ra-282ra, sec. XIV (MAL2)42;
Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, ms. +48 sup., fol. 1r-8v, secc. XIV-XV (AMB)43;
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, ms. Gerli 55, fol. 179r-186v, sec. XV (BRAID)44;
Pisa, Biblioteca Cathariniana, ms 100, fol. 28vb-35ra, sec. XIV (primo quarto) (CAT)45.
Il confronto con questi cinque esemplari ha permesso di chiarire e correggere il manoscritto di Padova, tentando una prima edizione «interpretativa» del testo di Manfredi. L’apparato di note tiene traccia della collazione, segnalando le principali varianti degli esemplari considerati, nonché gli interventi di correzione e/o integrazione della lezione antoniana.
Questa prima, seppur parziale, recensio del testo costituisce la fase preliminare di una prossima edizione critica dell’Opusculum. Rimandiamo ad allora l’indagine dell’intera tradizione pluritestuale dell’opera, cui comunque vogliamo già accennare in questa sede, per sottolineare l’ampia circolazione del trattato tra XIV e XV secolo, che segnaliamo nei codici di:
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 2328, fol. 225ra-229vb46;
Francoforte, Biblioteca Universitaria, ms. Barth. 88, fol. 265b-68, sec. XIV (prima metà)47;
Leida, Biblioteca Universitaria, ms. D’Ablaing 28 (11), fol. 38r-40v, sec. XV (1475-1476)48;
Napoli, Biblioteca Nazionale, ms. XIII.A.23, fol. 256c-262v (?), sec. XIII (fine)-XIV (inizio)49;
Philadelphia, University of Pennsylvania Libraries, ms. UPenn LJS 450, fol. 221v-224v, sec. XV (seconda metà)50;
Siviglia, Biblioteca Colombina, ms. 5-5-20 (3), secc. XIV-XV (metà)51;
Toledo, Biblioteca Capitolare, ms 22-31, fol. 304va-309vb, secc. XIII-XIV52.
Segue il testo del codice antoniano: si segnalano in grassetto titolo e rubriche di capitoli, entro parentesi quadre i riferimenti giuridici al Corpus iuris canonici e al Corpus iuris civilis.
[c. 291ra] Incipit opusculum super restitutionem male ablatorum53 quod posuit frater Manfredus lector de ordine fratrum Minorum54.
Quoniam propter animarum pericula plurimum utile est ut sacerdotes, et alii ad quorum officia pertinet, tam in foro penitentie quam in aliis familiaribus requisitionibus, consilia super ipsarum salute dare sciant <et>55 consulere super male ablatorum restitutione et qualiter obligandi sint ad restitutionem faciendam illi quos inducere volunt ad predictorum restitutionem faciendam. Ideo utilem tractatum super predictis huic nostro opusculo annectere procuravi. In quo primo querendum <est>56 utrum quis ad restitutionem male ablatorum teneatur. Secundo quibus sit talium restitutio facienda. Tertio quando sit facienda predicta restitutio. Quarto queritur utrum sufficiat ad salutem anime facere testamentum super restitutione male ablatorum in periculo mortis. Quinto qualiter inter vivos sit instrumentum obligationis faciendum57. Sexto qualiter <testamenta> si<n>t58 facienda.
Utrum quis teneatur ad restitutionem59. <C> I. Primo ergo queritur utrum quis teneatur ad restitutionem male ablati sive male acquisiti60, et videtur quod sic per illud quod dicitur Luca XIX61: «Ecce dimidium bonorum meorum, Domine, do pauperibus, et si quid aliquem defraudavi reddo quadruplum», ait ad illum Iesus: «Quia hodie salus huic do/ [c. 291rb] mui facta est»62. Ergo priusquam haberet voluntatem reddendi non erat ei salus, ergo per redditionem defraudati sit salus homini. Sed ad omne id sine quo <non>63 habetur salus et per quod habetur, tenetur homo. Ergo tenetur ad restitutionem eius quod per fraudem vel alio indebito modo quis acquisivit. Item super illud Luca XX, Matheus XXII: «Reddite que sunt Cesaris Cesari et que sunt Dei Deo»64. Dicit Glossa: «Tributum et peccuniam reddite Cesari, decimas et victimas reddite Deo»65, sed ad mandatum Dei quilibet tenetur. Ergo ut prius. Item Romanos XIII: «Reddite omnibus debita cui tributum tributum, cui vectigal vectigal, cui honorem honorem»66. Ergo ut prius. Item Iacobus V: «Ecce merces operariorum qui messuerunt regiones vestras, que fraudata est a vobis, clamat; et clamor eorum in aures Domini sabbaoth introivit»67, sed non clamat nisi quia non redditur vel iniuste detinetur. Ergo68 ut prius. Contra Actum XV: «Visum est Spiritui Sancto et nobis nichil ultra imponere vobis oneris quam hec necessaria, ut abstineatis vos ab immolatis simula<chr>orum69 et sanguine et suffocato et fornicatione a quibus vos custodientes, bene agetis»70. Sed restituire male acquisitum est honerosum. Ergo cum non contineatur in predictis, non videtur quod sit alicui imponenda restitutio male ablatorum. Ad hoc distinguendum est quod inter illa que acqueruntur cum peccato, quedam sunt in quibus non transfertur dominium, et quedam in quibus transfertur. In primo casu necessaria est restitutio/ [c. 291va] omnium que sic acquiruntur, quia non remittitur peccatum nisi restituatur ablatum, ut XIIII q. V si res aliena [C. 14 q. 6 c. 1] et c. non sane [C. 14 q. 5 c. 15]. Et talia sunt que acquiruntur per furtum, usuram, rapinam, simoniam et similia, extra de furtis, si quis [X. 5.18.3] et c. ex litteris71 [X. 5.18.5], extra de usuris c. 1 [X. 5.19.1] et c. tua [X. 5.19.9] et c. consuluit [X. 5.19.10], extra de raptoribus ca. <1>72 et c. in litteris [X. 5.17.5], extra de symonia, de hoc autem [X. 5.3.11] et c. veniens [X. 5.3.19]. In secundo casu non est necessaria restitutio omnium, sed in foro penitentie sunt inducendi ut ex talibus sic acceptis largas elymosinas faciant, ar. XIIII, q. V. non sane [C. 14 q. 5 c. 15] et XIIII q. IIII qui habetis aliquid de malo [C. 14 q. 5 c. 14]. Et talia sunt que acquiruntur per illicitas <negoti>ationes73, ut cum clericus vel monachus negociis secularibus se immiscet, extra ne clerici vel monachi c. 1 [X. 3.50.1] et c. sacerdotibus [X. 3.50.2] et per totum titulum. Si autem vis scire que sunt negotia secularia a quibus abstinere debent clerici, nota quod tribus modis dicitur negocium seculare. Et primo dicitur negocium secolare quod consistit in secularibus rebus distrahendis, emendo et vendendo, extra ne clerici vel monachi c. 1 [X. 3.50.1], ut cum quis negociationem sequitur emendo post modum vilius, ut carius vendat74, XIIII q. IIII quicumque [C. 14 q. 4 c. 9]. Quod maxime intelligo de illis qui caristiam rerum victualium inducere intendunt ut sic multum lucrentur, quia difficile est inter ementis et vendentis commercium non intervenire peccatum, ut de penitentia d. V qualitas [C. 33 q. 3 d. 5 c. 2], et de his dicitur clerici of/ [c. 291vb] ficia vel commercia secularia non exerceant maxime inhonesta, ut extra de vita et honestate clericorum clerici [X. 3.1.2]. Quod dico quia clerici de honesto artificio sibi victum acquirere75 possunt, ut XXI d. clericus victum [D. 91 c. 4] et de consecratione d. V numquam [D. 5 c. 33]. Et hoc exemplo apostoli. X q. III cavendum [C. 10 q. 3 c. 7]. Item venari est interdictum clericis cum canibus et avibus, et ideo ad negocium seculare pertinet et non licet eis hoc modo victum querere76, extra de clerico venatore per totum [X. 5.24]. Secundo dicitur negocium seculare quod consistit in questionibus movendis in iudiciis secularibus, quia officium postulandi sive advocandi in iudicio est clericis in maioribus ordinibus constituti77 interdictum, et eciam in minoribus ordinibus constitutis, dum modo stipendiis ecclesiasticis sustententur nisi pro se et miserabilibus personis patrocinium suum prestent, extra de postulando c. 1 [X. 1.37.1] et LXXXVI d. pervenit [D. 86 c. 26], vel nisi suam et suorum iniuriam prosequantur ut IIII q. VI omnibus [C. 4 q. 6 c. 2] extra ne clerici vel monachi c. 1 [X. 3.50.1]. Tercio modo dicitur negocium secolare quod consistit in procurationibus predictorum secularium personarum a quibus est penitus abstinendum, ut extra ne clerici vel monachi c. 1 [X. 3.50.1] et II [X. 3.50.2] in aucthentica de sanctissimis episcopis [N. 123.10.1], alium collatio IX. Sacris enim Dei sacerdotes vacare oportet, ut XXXI d. sacerdotibus [D. 31 c. 2] et ff. de arbitris 1, non distinguemus s. sacerdocio [D. 4.8.32.4]. Possunt tamen clerici vel monaci, non suo nomine sed ecclesie sue vel monasterii, predia laicorum ad firmas conducere, ar. extra ne clerici vel monaci secundum [X. 3.50.2]. Et hoc intelligo si ecclesia vel monasterium sufficiencia predia non habent, alias secus78 extra de decimis dillecti [X. 3.30.8], et in authentica de sanctissimis/ [c. 292ra] episcopis s. [N. 123.10.1], allit. collatio IX. Talia etiam sunt que acquiruntur de licito mercimonio, sed per multas cupiditates et mendacia aut cum munera accipiuntur que non sunt debita ex alicuius officii amministratione vel que acquiruntur in ludo79 interdicto, dum modo fraudes non interveniant extra ne clerici vel monaci c. 1 [X. 3.50.1] in his omnibus. Quamvis aliqua cum peccato acquirantur tamen non tenetur quis ea restituire illis a quibus hec acceperunt, quia a conferentibus translatum est dominium in accipientes80, et hoc verum est nisi hoc faciant in preiudicium alterius enorme, quia tunc totum acquisitum debent restituire illis in quorum preiuditium acquisitum est turpiter. Ut si clericus tantum intendit predictis negociis quod propter hec negligit vel omittit debitum servicium ecclesie in divinis officiis, maxime ad quem tenetur tum ex ordine vel stipendio vel voto vel ascriptione tituli, ut extra de celebratione missarum, c. 1 [X. 3.46.1] et c. dolentes [X. 3.46.9] et c. cum creatura81 [X. 3.46.11]. Et sic intellige in omnibus similibus. Ad obiectum vero in contrarium <dicendum est>82 quod in primitiva ecclesia interdic<u>ntur83 gentilibus illa tantum expresse ad quem prompti erant, sed reddere male acceptum obligatur quilibet ex lege Dei, ut supra in opponendo84ostensum est et est secundum ius naturale.
C. II Quibus restituenda sint male ablata. Secundo queritur quibus sint restituenda ea que indebite accipiuntur. Et videtur quod illis a quibus sunt ablata sive accepta quia talia, ut dicit ius, etiam ab illis que nolunt reddere sunt violenter auferenda, ut illi habeant a quibus iniuste detinentur, ut XIIII q. V non/ [c. 292rb] sane [C. 14 q. 5 c. 15] et q. VI si res aliena [C. 14 q. 6 c. 1] in fine. Contra in preallegato c. non sane, dicitur quod potius quedam male ablata distribuuntur pauperibus. Ergo non semper male ablatum redditur ei a quo male acceptum est85. Ad hoc notandum quod peccunia aliquando male accipitur tantum pro86 culpa accipientis, non cum culpa illius a quo ablata est. Et tunc restituenda est ei cuius fuit quia ius domini<i>87non ammisit nec qui accepit acquisivit, sicut fit in furto, rapina, usura et huiusmodi, ut XIIII q. V, non sane [C. 14 q. 5 c. 15] infine. Aliquando vero accipitur cum culpa dantis et non accipientis, ut cum quis donat aliquid alicui corrupta intentione, sed qui accipit bona fide accipit. Et tunc aut illud erat in potestate dantis ut daret aut non. In primo <casu>88 non tenetur restituere89 ei qui dedit nec alicui90. In secundo casu tenetur reddere ei cuius est peccunia data, ex quo s<c>it91 alienam esse quia dator ius dominii in illam92 transferre non potuit. Pro his omnibus fac. XIIII q. V nolite [C. 14 q. 5 c. 1] et c. immolantis93 [C. 14 q. 5 c. 2] et c. forte [C. 14 q. 5 c. 3]. Aliquando vero male accipitur cum culpa utriusque, scilicet accipientis et dantis sed sine alterius iniuria, ut cum iudex vendit iustum94 iudicium et testis verum testimonium et in consimilibus. Et tunc non redditur ei qui dedit, sed magis pauperibus errogatur. Et ratio huius est quia ille qui dedit quantum in se fuit dominium rei a se abdicavit, sed accipiens ratione sui delicti acquirere dominium non potuit, ut XIIII q V non sane [C. 14 q. 5 c. 15], circa finem. Aliquando vero accipitur cum alterius iniuria, sed tantum unius sive/ [c. 292va] persone sive collegii sive ecclesie, et tunc ille qui dedit vult vitam in melius mutare, sed non potest sine auxilio peccunie vel rei date. Et restituitur peccunia et qui dedit symoniace abbati ut monasterium possit ingredi quamvis data sit in iniuriam monasterii. Ideo enim datur ei qui dedit ut possit ingredi aliud monasterium, ut qui habet onus habeat emolumentum, ut extra de symonia veniens [X. 5.3.19]. Aliquando vero accipitur cum iniuria plurium, et tunc restituitur ei qui potior95 erat in re data post dantem. Et sic si aliqui illiciant animum alicuius per avariciam et fraudem ut ingrediatur monasterium ut magnam quantitatem peccunie habeant, quamvis in iniuriam monasterii sit recepta96, tamen quia heredes in hoc defraudantur qui potiores erant post istum redditur heredibus. Et sic intelligitur XX q. III97 constituit [C. 20 q. 3 c. 5]. Aliquando autem accipitur cum iniuria tantum ecclesie et non alterius. Et tunc restituitur tamen ecclesie quando non est necesse ut98 detur ei qui dedit ut in melius vitam mutet, ut XVII q. IIII, si quis in atrio [C. 17 q. 4 c. 7] et XXVII q. 1, si quis rapuerit [C. 27 q. 1 c. 30] et extra de symonia, consulere [X. 5.3.38] et c. audivimus [X. 5.3.41] et c. de hoc autem [X. 5.3.11]. Sic ergo patet in aliis consimilibus, quod si aliquis hominem occidat pro peccunia, quod illa peccunia restitui debet heredibus occisi. Similiter si uxor adulterium committat pro peccunia, patet quod peccunia debet restitui viro, cum etiam dotem perdat qui adulterium committit et viro applicatur, ut extra de divorciis olim [X. 4.19.4]. Si aliqua meretrix scienter recipiat peccuniam/ [c. 292vb] a marito alterius pro adulterio, peccunia debet restitui uxori in cuius iniuriam data est. Si autem officiales alicuius comunitatis quibus salarium datur certum pro administratione offitiorum contra statuta comunitatis aliquid ultra recipiant, illud debetur restituire comunitati, quia in eius iniuriam recepta est talis peccunia. Et sic dicendum est in aliis consimilibus que quilibet studiosius poterit invenire per iura superius allegata, et per istam distinctionem patet responsio ad obiectum. De male ablatis99 distribuendis100 pauperibus101. In summa etiam nota quod qualitercumque quis habeat alienum, dum modo ignoret illum102 ad quem spectat vel nimis sit difficile sive impossibile mitti ad illum, dandum est illud pauperibus Iehsu Christi, extra de usuris, cum tu [X. 5.19.5] et extra de Iudeis, cum sit [X. 5.6.16]. In quibus pauperibus non est tam attendenda paupertas quam sanctitas, ut dicit Ieronimus XVI q. II, quoniam quicquid [C. 16 q. 1 c. 68]. Quod non solum intelligitur de rebus ablatis sed etiam inventis, quas inventores tenere sive in usus proprios convertere non debent, sed restituende sunt103, ut XIIII q. V si quid invenisti [C. 14 q. 5 c. 6] et c. multi [C. 14 q. 5 c. 8]. Talibus etiam peuperibus dande sunt, quibus Christe debitor est, pro eo quod propter amorem suum se volontarie pauperes fecerunt et qui officio evangelicandi regnum Dei propter omnium utilitatem se devoverunt104. Nam ut dicit apostolus 1 Cor. IX: «Dominus sic ordinavit hiis qui evangelium annunciant de evangelio vivere»105. Dispensabuntur autem auctoritate episcopi diocesani vel proprii confessoris sive sacerdotis, qui etiam si viderint propter aliquam piam causam fore utile poterunt cum inventore vel ablatore106/ [c. 293ra] dum modo sint parati plene satisfacere de toto misericorditer agere, ut aliquam partem donent eius intuitu pietatis, cum ipsi quantum ad hoc sint ab ecclesia constituti provisores, ut LXXXI d. ad reatum [D. 81 c. 33] et LXXXII d. s. generaliter [D. 82 pr.] et c. episcopus pauperibus107 [D. 82 c. 1].
C. III Quando sit restitutio facienda male ablati. Tertio queritur quando facienda sit predicta restitutio. Ad hoc dicendum quod tunc tenetur quis male ablatum sive iniuste detentum reddere quando possibilitas adest, cum enim Augustinus dicat: «Si res aliena propter quam peccatum est, reddi possit et non redditur, penitentia non agitur sed simulatur. Si autem veraciter agitur non remititur peccatum, nisi restituatur ablatum, si ut dixi108 restitui potest»109, ut XIIII q. VI si res110 [C. 14 q. 6 c. 1] et extra de usuris, cum tu [X. 5.19.5]. Cum enim omnis contractator rei aliene invito domino fraudulenter sit fur, ut ff. de furtis111 l. 1 [D 47.2.1]. Et constat quod fur semper est in mora et ideo cum detinet alienum semper auget peccatum, ut ff. de condicione furtiva, l. in re furtiva [D. 13.1.8] et ar. extra de symonia, cum in ecclesia [X. 5.3.9] patet quod tenetur statim restituire cum potest. Unde Augustinus: «Nolentes autem reddere quod112 novimus et male abstulisse et unde reddant habere, arguimus, incripamus, obtestamus113, quosdam clam quosdam palam, sicut diversitas personarum diversam videtur posse vel velle accipere medicinam»114, XIIII q. VI si res [C. 14 q. 6 c. 1], infine. Et quod statim restituere teneatur, habetur extra de symonia, Matheus [X. 5.3.23]. Sed pone quod non possit restituire sine grandi dispendio bonorum suorum, quia forte non invenit qui velit bona sua emere competenti precio, aut quia ille cui restituito facienda est nimis di/ [c. 293rb] stat et non potest ire ad eum sine grandi damno, et non habet qui velit ad eum peccuniam deferre. In primo casu, dicendum quod aut petat licentiam differendi restitutionem, et obtineat aut ratione interesse vel damni quod incurrere potest ex dilatione sibi satisfaciat, aut tantum de rebus suis donet ei quantum res vel peccunia ablata valet et sic puto satisfieri. In secundo casu, si modicum est quod restitui debet, potest formare sibi conscientiam quod non placeret illi ut magnum dispendium incurreret ut115 ipse modicum emolumentum haberet. Et tunc potest vel expectare quod inveniat nuncium qui deferat restitucionem illi, aut quod ille veniat ad partes propinquiores. Et interim peccunia deponatur penes locum religiosum. Si autem oporteret furem pati aliquas expensas non tam graves, non propter hoc debet multum differre restitutionem, quia sua culpa incidit in hanc obligationem, ut suis expensis et sine damno pacientis iniuriam faceret restitutionem, extra de raptoribus c. 1 [X. 5.17.1] et c. super eo [X. 5.17.2].
C. IIII Utrum sufficiat usurario in periculo mortis condere testamentum super restitutionem usurarum116. Quarto queritur utrum in periculo mortis sufficiat furi vel usurario condere testamentum super restitutionem male ablatorum. Quod autem hoc non sufficiat ad salutem anime, patet quia testamentum est voluntatis nostre iusta sententia, de eo quod post mortem suam quis fieri voluerit, ut ff. de testamentis, l. 1 [D 28.1.1]. Sed post mortem non est homini locus penitentie vel remissionis peccatorum, ergo cum remitatur peccatum nisi117 restituatur ablatum, ut XIIII q. VI si res aliena [C. 14 q. 6 c. 1]. Et talis/ [c. 293va] nolit quod restituantur male ablata nisi post mortem non valet testamentum quod facit ad remissionem peccati. Item iustitia Dei hoc requirit ut ille qui peccavit satisfaciat, sed cum usurarius iubet in testamento ut usure restituantur, non ipse vult satisfacere set vult ut heredes sui satisfaciant, quod est contra iustitiam quia peccata suos debent tenere actores. Nec pena est ultra protrahenda quam delictum fuerit in ex<ce>dente118 repertum, ut extra de his que fiunt a maiori parte capituli, quesivit [X. 3.11.2], infine. Dico ergo quod non sufficit condere testamentum usurario ad salutem anime, cum est in periculo mortis. Sed si habet peccuniam unde possit fieri restitutio, prius exponat eam per fidelem nuncium suum restitutioni quam moriatur et sub voce preconia faciat sollempniter clamari, ut omnes a quibus per se vel per alium habuerit usuram vel habet, veniant recepturi plenam119 satisfactionem. Et interim faciat fieri publicum instrumentum predictum in quo omnia sua bona obliget secundum formam infrascriptam, et si habet aliqua instrumenta usurarum illa ex tunc casset per publicum instrumentum predictum. Et si ista ita sufficienter fecerit post modum detur ei penitentia et non prius. Ut autem quilibet sciat qualiter obligandum sit usurarius instrumentum obligationis infra descripsi ut facilius cognoscatur.
C. V De forma obligandi usurarium ad restitutionem. Quinto videndum est qualiter instrumentum obligationis usurarii vel raptoris sit faciendum. Et quidem publica manu tabelionis confici debet, in quo ipse notarius vel sacerdos quia/ [c. 293vb] sunt publice persone. Ius enim publicum consistit in sacris et sacerdotibus et magistratibus, ut d. 1 ius publicum [D. 1 c. 11] et ff. de iustitia et iure l. 1 s. publicum [D. 1.1.1.2]. Et ideo possunt pro absentibus in hoc casu recipere actionem sive acquirere illis quorum interest120, recipiant obligationem et promissionem nomine et vice illorum in quibus debet fieri restitutio, et in quo cassentur omnia instrumenta usuraria et in quo recipiantur fideiussores121 et in quo iurent usurarius et fideiussores122, si sunt adulti se attendere et observare quod promiserunt super ipsam restitutionem. De forma instrumenti. Forma vero instrumenti talis erit. A. filius B. volens facere plenam restitutionem de omnibus usuris et male ablatis que aliquo modo habet vel habuit, promisit et convenit mihi notario infrascripto et domino p. sacerdoti et confessori suo, unicuique eorum insolidum recipientibus, promissionem nomine et vice illorum quorum interest restituire omnibus et singulis omnes usuras et male ablata quas et que habuit a quacumque persona vel personis et omni collegio et universitate seu comunitate, per se vel per patrem suum aut avum suum sive per quamcumque aliam personam vel quocumque alio modo, sub pena dupli secundum quod res fuerit inventa. Obligando inde pigneri123 omnia sua bona habita et habenda cum stipulatione subnixa in predicto notario et in predicto domino p. sacerdoti, nomine predicto, promitendo in predictis notario et domino nomine predicto sub predicta obligatione et pena, restituire omnia damna mutua et expensas que fient pro predictis usuris et male ablatis exigendis et recuperandis ab illis quorum interest124 per se vel per per nuncios suos/ [c. 294ra] per placitum vel iudicatum vel quocumque alio modo, eundo, stando, sedendo, iacendo vel quocumque alio modo credendo instrumentis125 simplici verbo sine sacramento de quantitate damni, mutui et expensarum promittendo etiam predictis, nomine predicto sub predicta pena et obligatione, quod ad simplicem requisitionem eorum satisfaciet de predictis usuris et male ablatis nec pacietur inde moveri litem in iuditio vel extra, nec libellum petet, nec inducias sive dilationes. Ita quod pro singulis supradictis si contravenerit, pena possit exigi cum effectu et qua soluta nichilominus promissum quodlibet126 solvere teneatur et pena tociens commitatur quociens contravenerit127, renunciando exceptioni doli mali et fraudis et sine causa vel ex iniusta128 causa vel nulla et actioni in factum, et privilegio fori ut possit ubique conveniri sub quocumque iudice ecclesiastico et civili et omnibus feriis sollempnibus et repentinis129, ut possit omni tempore et omni die conveniri feriato et non feriato, et omni statuto civitatis et loci, et specialiter civitatis Terdone130 et districtus, et omni alii legum auxilio ex certa scientia generaliter et specialiter quo vel quibus possit se defendere quominus predicta omnia et singula adimpleret. Et quantum potuit se pro predictis usuris et male ablatis restituendis ut predictum est versus predictos quorum interest131 omnes et singulos condempnavit se et condempnationem recepit et constituit omnes predictos et singulos in omnibus bonis suis suos procuratores tamquam in rem suam et omnia predicta132 usurarum et promissiones et fideiussores133 si que sunt iuramento firmate vel non firma/ [c. 294rb] te cassat et irritat et cassa et irrita et nullius valoris censetur, ita ut decetero non possit illorum vel illarum occasione134aliqua convenire, per se vel per alium, nisi ad solam sortem recuperandam et omnes usuras vel alias indebitas obligationes omnibus et singulis remittit et relaxat et eis per supradictos notarium et dominum p. sacerdotem mandat tamquam per suos nuncios speciales eos esse absolutos intuitu pietatis et remedio anime sue. Quam cassationem et irritationem, remissionem et rela<xa>tionem135 promittit predictis notario et domino p. insolidum unicuique nomine predicto, sub ista obligatione et pena, se firmam et ratam habere in perpetuo et non contravenire, et que pena tociens commitatur quociens contravenerit per se vel per alium. Et pro istis omnibus et singulis attendendis et observandis C. et D. fuerunt fideiussores et principales pagatores se constituerunt promittentes mihi notario predicto et domino p. nomine predicto omnia et singula attendere et observare que predictus A. promisit obligando mihi notario supradicto et domino p. nomine predicto omnia sua bona habita et habenda cum stipulatione subnixa, renunciando epistole divi Adriani et constitutionibus136 de duobus reis debendis, ut possit quilibet eorum sicut principalis debitor conveniri et privilegio fori ut possint ubique conveniri sub quolibet iudice ecclesiastico et civili et omnibus feriis solempnibus et repentinis et quibuslibet induciis, ut possint omni tempore conveniri et omni die feriato et non feriato exceptione do/ [c. 294va] li mali et fraudis et sine causa vel iniusta causa vel nulla et actioni infactum confitendo se esse maiores XXV annorum137, et omni statuto civitatis et loci cuiuslibet et specialiter civitatis et districtus Terdone138, et cuiuslibet alii legum auxilio generaliter et specialiter ex certa sciencia quo vel quibus possint se distincte defendere quo minus predicta omnia et singula que dictus A. promisit observare. Que omnia ista139 iuraverunt attendere dictus A. et dicti fideiussores et non contravenire tactis sacrosanctis corporaliter140evangeliis. Et inde plura instrumenta unius tenoris fieri singulis iusserunt. VI. De forma testamenti faciendi. Sexto videndum est qualiter debeat fieri testamentum. Ad quod notandum est quod due sunt species testamentorum. Aliud est nuncupativum et alius in scriptis. Testamentum nuncupativum est quod in sola nuncupatione testatoris consistit, non in sollempnitate scripture. In ipso tamen sunt VII testes rogati et bone fidei sive oppinionis necessarii. Est etiam ibi necessaria nominatio heredis, ut instit. de testamentis s. ultimo [I. 2.10] et c. eodem titulo, l. hac consultissima s. per nuncupationem [C. 6.23.21.4]. Est etiam necessarium quod fiat uno contextu idest nullo alio actu interponito nisi forte actu nature, vel assumptione medicine, vel nisi forte brevis langor intervenit, ut c. de testamentis l. cum antiquitas [C. 6.23.28] et ff. eodem titulo l. heredes s. ultimo [D. 28.1.21]. Testamentum a<u>t<em>141 quod fit in scriptis, idest cum sollemnitate scripture, exigit numerum subscriptiones et signacula VII testium de quo habetur c. de testamentis l. hac consultissima [C. 6.23.21]. Quod142/ [c. 294vb] quia raro fit, non curo hic ponere nisi testamentum nuncupativum quod est in usu. Item nota quod nemo potest facere quod143in suo testamento leges locum non habeant, ut ff.144 de adimendis legatis, l. IIII [D. 34.4.4] et de legatis 1, l. nemo [D. 30.55] et c. de codicillis, l. III [C. 6.36.3] extra de celebratione missarum cum marthe [X. 3.41.6]. Et interim est deambulatoria voluntas ut ante mortem quandocumque145 mutari possit, etiam si pacto convenerit ne mutetur, ut c. de pactis l. pactum [C. 2.3.17] quod dotali et eciam si testamentum sit per principem confirmatum, ar. c. de testamentis l. omnium146 [C. 6.23.19]. De hiis qui non possunt facere testamentum. Sunt autem quidam qui non possunt facere testamentum, ut servus et filius familias, nisi sit miles qui de castrensi pecculio vel quasi potest testari, ut instit. quibus non est permissum facere testamentum [I. 2.12] et c. de advocatis diversorum iudiciorum l. fori [C. 2.7.4] et instit. de militari testamento c. ultimo [I. 2.11]. Item impubes scilicet minor XIIII annorum, et furiosus non habens dilucida intervalla, et prodigus cui bonorum administratio est interdicta, et mutus qui nichil loquitur, et surdum qui omnino nichil exaudit, ut instit. quibus non est permissum facere testamentum [I. 2.12]. De illo qui decedit abintestato147. Nota etiam quod decedere intestatus dicitur quis IIIIor modis. Primo si omnino non fecit testamentum. Secundo si fecit testamentum, sed non de iure. Tercio si fecit de iure, sed postea ruptum est aliqua ex causis quibus rumpitur testamentum. Quarto si ex illo testamento nemo sit heredes probantur, hoc in autentica de hereditatibus qui abintestato deferuntur, in principio [N. 164]. Forma148 autem faciendi testamentum nuncupativum talis est. A. filius condam B., nolens decedere intestatus, fecit/ [c. 295ra] testamentum per nuncupationem, in quo res disposuit et ordinavit secundum formam infrascripta. In primis instituit C. filium, vel alium extraneum si filium non habet, heredem suum in omnibus suis bonis, exceptis infrascriptis legatis, et dominam N. suam uxorem rectricem et usufructuariam omnium bonorum suorum, quam diu honeste habitare voluerit in domo sua absque viro. Si autem proles quam gerit in ventre masculus fuerit, ipsum instituit, cum C. filio suo supradicto, heredem149 in omnibus bonis equaliter. Si autem femina fuerit, vult quod occasione dotis habeat in bonis suis C libras et in his voluit eam esse contentam ratione institutionis hereditarie, ita quod nichil amplius possit exigere in bonis suis aut habere contra voluntatem predicti heredis. Si autem predicti heredes decesserint ante legittimam etatem vel sine liberis ex ipso legitime descendentibus, vult et ordinat quod bona sua hoc vel illo modo distribuantur inter tales et tales, vel inter tales usus pietatis. Item dominam suam instituit tutricem aut curatricem filiorum suorum A. et l., ita quod non teneatur eis aliquam reddere rationem amministrationis sue, hanc enim rationis redditionem bene potest sibi remittere testator si vult. Ipse legavit tali loco et tali X libras. Item ordinavit quod omnes usure et mala ablata restituantur omnibus et singulis a quibus habuit illas et illa per se vel per quicumque alium. Item quod prius restituantur quam legata solvantur. Item voluit, statuit et ordinavit quod si predicti heredes contradixerint predictis legatis ne solvantur secundum supradictam dispositionem aut restitutioni usurarum et male ablatorum, hoc ipso cadant ab/ [c. 295rb] hereditate, et hereditas tota hoc vel hoc modo dividatur sive distribuatur per predictos commissarios150 sive executores predicti testamenti sui absque contraditione predictorum heredum aut alterius persone. Si autem unus istorum heredum tamen contradicat, alteri applicetur hereditas tota. Item instituit fideicommissarios et executores huius testamenti sui quantum ad solutionem legatorum et restitutionem usurarum n. et l. Ita quod possint statim post mortem suam absque contraditione heredum suorum et alterius cuiuscumque persone et absque decreto iudicis intrare in possessionem omnium bonorum suorum et ea vendere et distrahere sive alias alienare. Ita quod sufficienter possint satisfacere omnibus et singulis quibus predictarum usurarum et male ablatorum restitutio fieri debet et omnibus et pro singulis quibus legata relicta sunt in hoc suo testamento. Si autem predicti151fideicommissarii in exequendo fideicommissum negligentes fuerint et remissi Deo, amabilis episcopus diocesis super predictis plenam habet potestatem, sicut ipsi fideicommissarii habent. Et si predicti heredes eis contradixerint ne possint libere predictam exequi, hoc ipso ut decretum est, cadant ab hereditate et per ipsos fidei commissarios distribuatur sic vel sic, vel deveniat hereditas in tales et tales quos eius substituit heredes in omnibus suis bonis, exceptis predictis legatis. Et hoc est sua ultima voluntas quam vult ut valeat iure testamenti, et si non valet iure testamenti vult quod valeat iure codicillorum vel iure alicuius ultime et legittime volu<n>ta/ [c. 295va] tis sive quocumque alio modo quo melius valere potest152 testes rogati et bone oppinionis tales et tales et sint VII ad minus. De forma codicillorum. Si autem voluerit quis mutare quod sit positum in testamento aut addere, faciet codicillum hoc modo: A. filius condam B. confirmando et aprobando testamentum quod factum est tali die per talem notarium et tali modo153, fecit codicillum in quo addidit volens quod talis hospitalis tantum habeat de bonis suis. Item voluit quod D. uxor sua habeat tantum ultra dotem suam. Item minuit volens quod talis cui legavit in testamento predicto X libras habeat tantum de bonis suis C solidos. Et hac est sua voluntas ultima quam voluit valere iure codicillorum vel al<ter>ius cuiuslibet ultime voluntatis vel alio modo quo melius valere potest. Et ponantur testes V.
Notes de bas de page
1 B. Nelson, The usurer and the merchant prince: Italian businessmen and the ecclesiastical law of restitution, 1100-1550, in The Journal of Economic History, 7, 1947, p. 104-121; F. Edler de Roover, Restitution in Renaissance Florence, in Studi in onore di Armando Sapori, II, Milano, 1957, p. 773-789.
2 G. Todeschini, I mercanti e il tempio. La società cristiana e il circolo virtuoso della ricchezza fra Medioevo ed Età Moderna, Bologna, 2002 (Collana di storia dell’economia e del credito, 11), p. 133-185; G. Todeschini, Come Giuda. La gente comune e i giochi dell’economia all’inizio dell’epoca moderna, Bologna, 2011, p. 189-199.
3 Cf. K. Weinzierl, Die Restitutionslehre der Früscholastik, Monaco, 1936; T.P. McLaughlin, The teaching of the canonists on usury (XIIth, XIIIth, and XIVth centuries), in Medieval Studies, 2, 1940, p. 1-22.
4 F.-M. Henquinet, Le canoniste fr. Mainfroid de Tortona O.F.M. disciple d’Alexandre de Halès et de Jean de La Rochelle, in Archivum Franciscanum Historicum, 33, 1940, p. 221-225; J.F. Von Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts, II, Graz, 1956, p. 533.
5 Il De contractibus è stato edito come trattato anonimo, con il titolo De diversis contractibus usurarum nel Tractatus Universi Iuris. VII. De contractibus, et alijs illicitis, Venetiis, per Franciscum Zilettum, 1584, fol. 70rb-71va.
6 Da ultimo cf. G. Ceccarelli, Concezioni economiche dell’Occidente cristiano alla fine del medioevo: fonti e materiali inediti, in F. Ammannati (a cura di), Religione e istituzioni religiose nell’economia europea. 1000-1800, Atti della XLIII Settimana di Studi dell’Istituto internazionale di Storia economica F. Datini di Prato, Prato, 2011, Firenze, 2012, p. 271-280.
7 F.-M. Henquinet, Le canoniste… cit. n. 4, p. 221-225; M. Franceschini, Chiaro da Firenze, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXIV, Roma, 1980, p. 594-595.
8 Cfr. in Appendice le note sui relativi manoscritti.
9 Appendice, p. 19.
10 Appendice, p. 22 e 24.
11 Si tratta in particolare degli argomenti utilizzati per distinguere tra i diversi tipi di maltolto; cfr. Appendice, p. 15. Sulla Summa fratris Alexandri, cfr. O. Langholm, Economics in the medieval schools. Wealth, exchange, value, money and usury, according to the Paris theological tradition, 1200-1350, Leida, 1992, p. 117-141.
12 B. Nelson, The usurer… cit. n. 1, p. 106.
13 Appendice, p. 19; cf. J.-M. Henquinet, Clair de Florence, O.F.M., canoniste et pénitencier pontifical vers le milieu du XIIIe siècle, in Archivum Franciscanum Historicum, 32, 1939, p. 36-39.
14 G. Ceccarelli, L’usura nella trattatistica teologica sulle restituzioni dei male ablata (XIII-XIV secolo), in D. Quaglioni, G. Todeschini, G.M. Varanini (a cura di), Credito e usura fra teologia, diritto e amministrazione. Linguaggi a confronto (secc. XII-XIV), Roma, 2005 (Collection de l’École française de Rome, 346), p. 3-23.
15 Cfr. Appendice, p. 15, 17, 18, 20, 20-21 rispettivamente con A. Hamelin, Un traité de morale économique au XIVe siècle. Le Tractatus de usuris de maître Alexandre d’Alexandrie, Louvain, 1962, p. 186-187, n. 150; p. 194, n. 171; p. 195, n. 173; p. 207, n. 202-203; p. 208, n. 205.
16 Cfr. A. Hamelin, Un traité… cit. n. 15, p. 196, n. 176; Appendice, p. 18.
17 Astesanus, Summa de casibus, (tit. XI, artt. 7 e 8), Lugduni, 1519, fol. 140rb-141rb. Di particolare interesse è la presenza di un formulario per un atto notarile di restituzione, in cui la somiglianza con l’Opusculum è piuttosto marcata; cf. Astesanus, Summa… cit., fol. 140vb-141rb con Appendice, p. 22-24.
18 R. de Roover, Les doctrines économiques des scolastiques: à propos du traité sur l’usure d’Alexandre Lombard, in Revue d’histoire ecclésiastique, 59, 1964, p. 854-866.
19 G. Ceccarelli, Il gioco e il peccato. Economia e rischio nel Tardo Medioevo, Bologna, 2003 (Collana di storia dell’economia e del credito, 12), p. 112-121.
20 S. Raimundus de Pennaforte, Summa de paenitentia, B, a cura di X. Ochia, A. Diez, Roma, 1976, col. 566-567; Alexander Halensis, Summa theologiae in partes quatuor, 4, Venetiis, apud Franciscum Franciscium, 1575, fol. 458v-460v.
21 Appendice, p. 15.
22 G. Ceccarelli, L’usura… cit. n. 14, p. 7-8.
23 Appendice, p. 17-19. Il riassunto che qui offriamo è molto schematico, perché l’Opusculum tiene conto di altre variabili, quali la potestas dandi dei soggetti coinvolti e, soprattutto, il danno materiale (l’iniuria) provocato dalla transazione moralmente riprovevole. Quest’ultima variabile permette ad esempio di procedere a delle ulteriori distinzioni nei casi di simonia, adulterio, malversazione, etc.
24 Entrambi sostengono che nessuna norma del diritto canonico affidi l’esclusiva della dispensatio degli incerta ai vescovi. Mentre Chiaro, insistendo sull’imperizia dei confessori, suggerisce che siano sempre i vescovi a occuparsene, Manfredi lascia la questione aperta, concedendo addirittura qualche libertà di scelta ai penitenti che intendono procedere autonomamente all’elargizione. Il testo di Chiaro può essere letto in J.-M. Henquinet, Clair de Florence… cit. n. 13, p. 34; cfr. con Appendice, p. 19.
25 Appendice, p. 20.
26 M. Giansante, L’usuraio onorato. Credito e potere a Bologna in età comunale, Bologna, 2008 (Collana di storia dell’economia e del credito, 15), p. 21-22.
27 G. Orlandelli, Genesi dell’ “ars notariae” nel secolo XIII, in Studi Medievali, s. III-1, 1965, p. 329-366.
28 G. Todeschini, I mercanti… cit. n. 2, p. 136.
29 Appendice, p. 14.
30 Per esempi delle campagne anti-usurarie si vedano: B. Schnapper, La répression de l’usure et l’évolution économique (XIIIe-XVIe siècles), in Tijdschrift voor rechtsgeschiedenis-Revue d’histoire du droit, 37, 1969, p. 47-74; M. Sánchez Martínez, El fisc de les usurers en la corona de Aragón a principios del siglo XV, in Credito e usura… cit. n. 14, p. 197-228; M. Giansante, L’usuraio… cit. n. 26, p. 9-11.
31 Appendice, p. 15 e 17; si tratta di temi ben noti alla tradizione teologica almeno da inizio XIII secolo, cfr. O. Langholm, Economics… cit. n. 11, p. 48-49.
32 I due argomenti sono infatti usati con riferimento al danno economico che può patire chi deve restituire, o svendendo i propri beni o sopportando costi eccessivi per poter procedere all’indennizzo; cfr. Appendice, p. 20.
33 G. Ceccarelli, Il gioco… cit. n. 19, p. 200-203.
34 Appendice, p. 15-17.
35 Lo si nota ad esempio nelle quaestiones in cui entrambi i telogi si chiedono a chi vada fatta la restituzione dei male ablata; cfr. A. Hamelin, Un traité… cit. n. 15, p. 193-196, n. 168-176, con Appendice, p. 17-19.
36 Presente in tutta la tradizione manoscritta analizzata, si trasmette anche all’edizione Cinquecentesca; cf. Appendice, p. 19 con Tractatus Universi Iuris. VII. cit., fol. 70va: «sicut supra dictum est in secunda q. de male ablatis, in versicul in summa».
37 Appendice, p. 17-18; cfr. G. Todeschini, Ricchezza francescana. Dalla povertà volontaria alla società di mercato, Bologna, 2004, p. 72-88; per le discussioni successive si rinvia a G. Ceccarelli, Il gioco… cit. n. 19, p. 221-238.
38 Appendice, p. 20 e 21; cfr. G. Todeschini, I mercanti… cit. n. 2, p. 137-138. Gli esempi di discussioni sulla restitutio nella prima metà del Duecento tutte costruite intorno al paradigma del furto sono abbondanti; qui basterà ricordare che la procedura di restituzione elaborata da Raimondo di Peñafort è modellata, non sulle usurae, bensì sulle rapinae e le spoliationes, cfr. Raimundus de Pennaforte, Summa… cit. n. 20, col. 524-527.
39 Cfr. G. Ceccarelli, L’usura… cit. n. 14, p. 21-23.
40 La più recente descrizione del codice, che contiene anche il De contractibus e il Contra apostatas, è in G. Abate, G. Luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, col catalogo delle miniature a cura di F. Avril, F. d’Arcais, G. Mariani Canova, 1, Vicenza, 1975, p. 336-337. La scheda è leggibile online nel database di Nuova Biblioteca Manoscritta (http://nbm.regione.veneto.it/index.html).
41 Una scheda dettagliata del codice (redatta nel 2005 da S. Bonamano secondo lo standard ICCU) è disponibile online nel database Catalogo aperto dei manoscritti Malatestiani (http://www.malatestiana.it/manoscritti/). Il manoscritto contiene anche il De contractibus e il Contra apostatas.
42 Una scheda dettagliata del codice lo censisce come anonimo (A. Mazzon nel 2009 secondo lo standard ICCU) è disponibile online nel database Catalogo aperto dei manoscritti Malatestiani (http://www.malatestiana.it/manoscritti/). Il manoscritto contiene anche il De contractibus e il Contra apostatas.
43 Cf. S. Donghi, Prolegomena per un catalogo dei sermonari latini medioevali della Biblioteca Ambrosiana di Milano, tesi di dottorato, Scuola superiore di studi storici, Repubblica di San Marino, 2006, p. 10, 15, 66.
44 Una scheda completa del ms. è disponibile nel database Manus online, censimento dei manoscritti delle biblioteche italiane (http://manus.iccu.sbn.it/). Il codice, che contiene anche il De contractibus, era parte della collezione dei Duchi di Parma; cf. La Biblioteca liturgica dei Duchi di Parma, Milano-Roma, 1934, p. 12, n. 69.
45 Una scheda completa del ms., che contiene anche il De contractibus, è oggi disponibile online in due database: Manus online, censimento dei manoscritti delle biblioteche italiane (http://manus.iccu.sbn.it/) e Codex, inventario dei manoscritti medievali della Toscana (www.cultura.toscana.it/biblioteche/tutela/progetti/codex/).
46 Il codice, di cui non si conoscono composizione, datazione e provenienza, è segnalato da Giovanna Murano in Initia operum iuris canonici medii aevi: http://www.uni-leipzig.de/~jurarom/manuscr/murano/initican.htm.
47 Il codice, di origine italiana e contenente anche il De contractibus, è descritto da G. Powitz, H. Buck (a cura di), Die Handschriften des Bartholomaeusstifts und des Karmeliterklostes in Frankfurt am Main, Frankfurt, 1974, p. 185.
48 Sul codice, redatto a Ferrara e contenente anche il De contractibus e il Contra apostatas, cf. P. C. Boeren, Catalogue des manuscrits des collections d’Ablaing et Meijers, Leida, 1970 (Codices Manuscripti, XII), p. 102-112.
49 Il codice, originario de L’Aquila, è segnalato in C. Cenci O.F.M., Manoscritti francescani della Biblioteca Nazionale di Napoli, II, Editiones Collegii S. Bonaventurae ad Claras Aquas, Grottaferrata (Roma), 1971 (Spicilegium Bonaventurianum, VIII), n. 604.
50 Descrizione del codice, che contiene anche il De contractibus e il Contra apostatas, in Transformation of knowledge: early manuscripts from the collection of Lawrence J. Schoenberg, a cura di C. Black, Londra, 2006, p. 150. Il manoscritto, di origine italiana, è consultabile online all’indirizzo: http://dla.library.upenn.edu/dla/medren/pageturn.html?id=MEDREN_4954493&.
51 Cf. J.F. Saez Guillén, Catalogo de manuscritos de la Biblioteca Colombina de Sevilla, Siviglia, 2002, p. 268, n. 230. Il codice proviene da Milano, cf. Carmen Álvarez Márquez, El itinerario de adquisiciones de libros de mano de Hernando Colón, in Historia, instituciones, documentos, 30, 2003, p. 55-102, in partic. p. 83.
52 Cfr. A. García y García, R. Golzalvez, Catalogo de los manuscritos juridicos medievales de la Catedral de Toledo, Roma-Madrid, 1970, p. 79. Il codice era originariamente conservato a Udine; cfr. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, II, Roma, 1806, p. 201-202. Il codice contiene anche il De contractibus.
53 Qui termina il titolo rubricato di MAL1 e MAL2.
54 Il titolo manca in AMB, così come tutte le rubriche dei capitoli. Diversi i titoli di BRAID (Incipit opusculum super restitutione male ablatorum valde utile et breve) e di CAT (Quidam contractus restitutionum).
55 Così AMB/MAL2.
56 Così AMB/MAL1/MAL2/CAT.
57 AMB/MAL1/MAL2: conficiendum.
58 Così AMB/BRAID/MAL1.
59 MAL1 aggiunge: male ablatorum. Rubrica in CAT: De hiis qui tenentur ad restitutionem.
60 Lacuna in CAT che continua con: Ad hoc distinguendum est…
61 Lacuna in AMB che continua con: Et utrum quod ut Iac. l3 dicitur: «Ecce merces…» .
62 Luc. 19, 8-9.
63 Così BRAID/MAL1/MAL2.
64 Luc. XX, 25; Math. XXII, 21.
65 Bibliorum Sacrorum, Tomus V cum Glossa Ordinaria, & Nicolai Lyrani expositionibus, Lione, 1545, Matthei, cap. XXII, 369-370.
66 Ep. ad Rom., 13, 7.
67 Ep. cath. beati Jacobi apostoli, 5, 4.
68 AMB aggiunge: Ergo tenetur homo ad restitutionem eius quod per fraudem vel alio indebito modo aquisivit. Contra Actum…
69 Così AMB/MAL1/MAL2. ANT: simulatorum.
70 Act. Ap., 15, 28-29.
71 AMB si ferma qui nelle citazioni giuridiche riferite al primo caso.
72 Così CAT/MAL2.
73 Così AMB/BRAID/MAL1/MAL2/CAT. ANT: congregationes.
74 AMB: emendo ut primo de emptum carius vendat; MAL1/MAL2/CAT: emendo ut post modum emptum carius vendat…
75 BRAID/MAL1/MAL2/CAT: querere.
76 BRAID: acquirere.
77 Lacuna in AMB/CAT che continuano così: ordinibus constitutis dum modo…
78 AMB/MAL2: secus est ut extra…
79 AMB: loco.
80 Lacuna in BRAID che così continua: Et sicut intellige in omnibus consimilibus. Ad obiectum dicendum quod in pristina ecclesia… Lacuna in CAT che così continua: Et sic intellige in omnibus consimilibus. Ad obiectum vero in contrarium Actum XV visum est spiritui sancto et nobis nichil ultra impo. et c. dicendum est quod in primitiva ecclesia…
81 MAL1 aggiunge: ut habitum est in summa in titulo de apostatis prima parte XII; MAL2 aggiunge: ut habitum est in summa in titulo de apostatis in prima parte X s.
82 ANT: indicendum.
83 ANT: interdicontur.
84 BRAID: exponendo.
85 MAL1/MAL2: redditur eis a quibus est ablatum. CAT omette l’intero periodo.
86 BRAID/MAL2/CAT: cum.
87 ANT: dominium.
88 Così BRAID/MAL1/MAL2.
89 Lacuna in CAT che continua con: ei cuius est pecunia data…
90 AMB: ne alii; BRAID/MAL1/MAL2: nec alii.
91 Così AMB/BRAID/MAL1/MAL2/CAT/ANT: sit.
92 AMB/MAL1/MAL2/CAT: illum.
93 Ma nel titolo della decretale: immolans.
94 CAT: verum.
95 CAT: potentior.
96 AMB/BRAID/MAL1: accepta.
97 Lacuna in AMB che così continua: si quis in atrio et extra de symonia consulere. Sic ergo patet…
98 BRAID/MAL1/MAL2/CAT: quod.
99 MAL1/MAL2: acceptis. CAT aggiunge: vel acceptis.
100 BRAID: restituendis.
101 Erronea numerazione di capitolo in ANT, che aggiunge alla rubrica: C. IIII.
102 Lacuna in AMB che così continua: illum dandum est…
103 MAL1: restituere de suis.
104 BRAID: dedicaverunt.
105 Ep. ad Cor. I, 9, 14.
106 CAT: inventione vel ablatione.
107 AMB aggiunge: Argumentum quod sacerdotes quibus ab episcopo concisa est licentia audiendi confessiones possunt propria auctoritate facere distribui male ablata incerta postquam episcopus sit eos taliter distribuere et tacet. Nam eo ipso noluit approbare quod faciunt.
108 ANT: dixisti.
109 Augustinus, Ep., 153, 6, 20.
110 AMB/BRAID/MAL1/MAL2/CAT aggiungono: Sed quilibet tenetur esse in tali statu in quo penitentiam agat et peccatum ei [BRAID/MAL1/MAL2/CAT: sibi] remittatur ecc. VII (CAT: VI). Ne tardes converti ad dominum et ne diferas de die in diem. Ergo statim potest, tenetur restituere, si autem non possunt restituere non tenentur, ut in preallegatis. c. si res. [C. 14 q. 6 c. 1] et extra. de usuris cum tu [X. 5.19.5].
111 BRAID/MAL1: de usuris.
112 Così nel testo, ma: quos.
113 Così in ANT/MAL2/CAT [AMB: obstentamus; MAL1: obtestamur], ma et detestamur.
114 Augustinus, Ep., 153, 6, 21.
115 MAL2: cum.
116 MAL1: restitutionem male ablatorum.
117 AMB: ubi.
118 ANT: extendente.
119 AMB/BRAID/ MAL1/ MAL2: plenam et integram.
120 AMB aggiunge: vel interesse posset.
121 MAL2 aggiunge: et heredes.
122 AMB/MAL1/ MAL2/CAT aggiungono: et heredes.
123 Così nel testo [ANT/BRAID/ MAL1/MAL2], ma iure pignoris [AMB].
124 AMB aggiunge: et interesse posset.
125 AMB: infrascriptis; BRAID/CAT: istis; MAL2: supradictis.
126 AMB/BRAID: quilibet.
127 AMB: quotiens contra exigatur statim vel inventum fuerit ullo modo. Renuntiando…
128 AMB: vel iuxta causa. BRAID/MAL1: vel in iusta causa. CAT: sine causa iniusta sive iusta causa vel nulla.
129 AMB/BRAID/MAL2/CAT aggiungono: et omnibus indutiis.
130 AMB: civitatis et districtus Bononiensis; MAL2: civitatis. N.; CAT: civitatis et districtus huius civitatis.
131 AMB aggiunge: vel interesse posse.
132 AMB/BRAID/MAL2/CAT: instrumenta.
133 AMB/BRAID/MAL2: sive fideiussiones.
134 MAL1: contradictione.
135 Così MAL1/MAL2 [CAT: relassationem]; ANT: relationem.
136 MAL1/MAL2: constitutioni.
137 ANT: annis.
138 AMB: Bononie; MAL2: districtus. N.; CAT: et in districtus huius civitatis.
139 AMB: suprascripta et singula; MAL1: ista et singula.
140 BRAID: coraliter.
141 Così AMB/BRAID/MAL1. ANT: at.
142 Lacuna in AMB che continua così: quod est in usu.
143 BRAID/MAL1: ut.
144 Diverso il testo in AMB/BRAID/MAL1/MAL2: ff. de legatis II (BRAID: II l.) nemo [D. 30.55] et est voluntas testatoris deambulatoria usque ad summum vite exitum ut ff. de adimendis legatis IIII [D. 34.4.4] et c. de codicillis l. III…
145 AMB aggiunge: et quantumcumque testamentum noluerit mutari… .
146 AMB aggiunge (e così si chiude): Consilium domini Albrici de Scanabicis voluntas ultima derogatoria prime ut. ff. d. l. I. si mihi et t. s. III. Quarum enim per prima derogatur, secunde si hoc in prima expressim sit dictum, ut puta quando in prima testator dixit: si amodo aliud testamentum faciam nolo valere vel aliquam conditionem apposuit quia dixit si aliud testamentum faciam nolo valere nisi talia verba dixero vel nisi fuerint in tales persone tunc si secundum faciat simpliciter non valebit per l. si quis in primo testamenti. ff. d. l. III. si cautus aut vocatus illud interroget utrum al (ium) testatus fuerit et si dixerit sicut inquirat ab eo si dixit aliqua verba que essent derogatoria secunde voluntati, si dicat quod sic inquirat que sint et illa faciat poni in testamento secundo et dicat nole obstare vel adhibeat personas in primo testamento nominatas sed si non recordetur testator de illis verbis. l. de conditione advocatus. Fatiat.
147 BRAID: intestanter; MAL1: intestatus.
148 CAT fa precedere la rubrica: De forma testamenti nuncupativi.
149 CAT: in testamento heredem…
150 MAL1: fideiussores; MAL2: fideicomissarios.
151 MAL1: instituti.
152 BRAID chiude qui il periodo.
153 MAL2/CAT: tali anno.
Notes de fin
1 Questo saggio è il frutto di un lavoro congiunto di ricerca di entrambi gli autori che fruisce del sostegno del progetto «Economic Inequality across Italy and Europe, 1300- 1800 (EINITE)» finanziato dall’European Research Council all’interno del Settimo Programma Quadro dell’Unione Europea (FP7/2007-2013)/ERC Grant agreement n. 283802. In dettaglio tuttavia, i paragrafi 2, 4 e l’Appendice (fino al C. III Quando sit restitutio facienda male ablati inclusa) sono stati elaborati e redatti da Roberta Frigeni, i paragrafi 1, 3, 5 e la restante parte dell’Appendice da Giovanni Ceccarelli.
Le texte seul est utilisable sous licence Licence OpenEdition Books. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Le Thermalisme en Toscane à la fin du Moyen Âge
Les bains siennois de la fin du XIIIe siècle au début du XVIe siècle
Didier Boisseuil
2002
Rome et la Révolution française
La théologie politique et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799)
Gérard Pelletier
2004
Sainte-Marie-Majeure
Une basilique de Rome dans l’histoire de la ville et de son église (Ve-XIIIe siècle)
Victor Saxer
2001
Offices et papauté (XIVe-XVIIe siècle)
Charges, hommes, destins
Armand Jamme et Olivier Poncet (dir.)
2005
La politique au naturel
Comportement des hommes politiques et représentations publiques en France et en Italie du XIXe au XXIe siècle
Fabrice D’Almeida
2007
La Réforme en France et en Italie
Contacts, comparaisons et contrastes
Philip Benedict, Silvana Seidel Menchi et Alain Tallon (dir.)
2007
Pratiques sociales et politiques judiciaires dans les villes de l’Occident à la fin du Moyen Âge
Jacques Chiffoleau, Claude Gauvard et Andrea Zorzi (dir.)
2007
Souverain et pontife
Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846)
Philippe Bountry
2002