Introduzione. Periferie finanziarie angioine : un sistema integrato ?
Résumés
Nell’introduzione vengono illustrati i temi e gli obiettivi del convegno. Partendo dalla complessa definizione di periferie angioine, si mostrerà il valore euristico del termine, che si presta a molteplici impieghi nella vasta compagine politico-istituzionale che tra XIII e XV secolo entrò nell’orbita di influenza della famiglia. Si porranno pertanto le ragioni storiografiche della proposta del tema del convegno, che verrà affrontato con molteplici approcci e che si sviluppa in una triplice direzione :– la relazione tra centro e periferia all’interno delle singole aree sotto il profilo della crescita e della strutturazione degli apparati ; – le forme della pratica amministrativa e la dimensione prosopografica degli uffici minori addetti alla gestione e al drenaggio delle risorse ; – l’ eventuale relazione che venne instaurata tra XIII e XV secolo, sotto il profilo delle politiche economiche e finanziarie, all’interno di un insieme di stati strutturati in forme differenti e legati tra loro dall’espansionismo multiforme di una famiglia che alla metà del Trecento riuscì ad estendere la propria influenza su un’ampia estensione territoriale.
Les thèmes et les objectifs du colloque sont illustrés dans l'introduction. Partant de la définition complexe de périphéries angevines, on montrera la valeur heuristique du terme qui se prête à une pluralité d'emplois au sein de la vaste équipe politique et institutionnelle, qui, entre le XIIIe et le XVe siècle, entra dans le cercle d'influence de la famille. On exposera donc les raisons historiographiques de la proposition du thème du colloque qui se laisse affronter de multiples façons, et qui se développe en une triple direction : – la relation entre centre et périphérie au sein des différentes zones du point de vue de la croissance et de la structuration des systèmes ; – la dimension prosopographique des services mineurs responsables de la gestion et du drainage des ressources et les formes de la pratique administrative ; – l'éventuelle relation qui fut instaurée entre le XIIIe et le XVe siècle du point de vue des politiques économiques et financières dans un réseaux d'états structurés sous différentes formes et liés entre eux par l'expansionnisme multiforme d'une famille qui à la moitié du XIVe siècle réussit à étendre sa propre influence sur une ample étendue territoriale.
Texte intégral
1Il secondo incontro Europange pone al centro delle attenzioni il tema delle periferie finanziarie. Un tema particolarmente adatto per seguire l’asse portante delle ricerche promosse dal gruppo, orientate sulla circolazione di uomini e culture amministrative, che però richiede, in via preliminare, qualche chiarimento relativo al titolo e alle finalità del convegno.
2La compagine angioina che si viene a creare tra XIII e XV secolo, per le modalità della sua formazione, per la durata piuttosto lunga, per l’articolazione sociale e demografica delle singole aree e la composita struttura politico-istituzionale, costituisce un sistema molto peculiare la cui definizione è sfuggente tanto sotto il profilo della sua estensione, quanto sotto l’aspetto nominale. Sia la natura che le origini dei dominii di Carlo I contribuiscono a creare un puzzle frammentato. Egli fu signore feudale di due contee, sovrano di tre regni ed ebbe dominii ereditari, dominii ereditati dalla conquista del Regno, dominii temporanei e fluttuanti : ereditò le contee d’Anjou e del Maine dal padre Luigi VIII, re di Francia ; ricevette la Provenza come dote della moglie Beatrice ; conquistò il Regno di Sicilia con le armi e con l’appoggio del papa ; ereditò Tunisi, Malta e Pantelleria, già afferenti in forme diverse all’Italia meridionale ; instaurò dominii transitori in Italia centrale e settentrionale, grazie ai patti di sottomissione stipulati dalle oligarchie cittadine, i cui mutevoli equilibri furono di frequente soggetti a rovesciamenti di fronte. Due anni prima della conquista del Regno di Sicilia aveva ricevuto, con il titolo di senatore, la signoria su Roma, dove utilizzò un personale burocratico scelto da lui, ma che doveva confrontarsi con la politica dei papi nella città e con la presenza di importanti tradizioni familiari romane. Già entro la fine del secolo, la Morea e l’Ungheria erano entrate a far parte dei dominii di famiglia : la prima infeudata ad esponenti della famiglia reale ; la seconda, regno indipendente, con una monarchia piuttosto reattiva, legata da vincoli matrimoniali a quella di Napoli, e che, in alcune fasi, intraprese azioni espansionistiche nei confronti dei parenti peninsulari. A tutto ciò si aggiungono territori, più o meno estesi, in Terra Santa, Albania, Epiro e in Grecia1.
3Questa espansione avvenne tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del XIV secolo, grosso modo ; ma al quadro appena descritto, già piuttosto intricato e complesso, se ne aggiunge un altro, ancora più disarticolato, se si ampliano i limiti cronologici a tutto l’arco del tardo medioevo, perché altre aree entrarono nell’orbita angioina : sono quelle dei ducati di Lorena e del Bar, entrati nel 1430 tra i dominii di Renato d’Angiò, il secondogenito di Luigi I, cugino di Giovanna I e scelto dalla sovrana come suo successore2.
4Per un’area d’influenza politica così vasta si fa fatica a trovare una definizione che sia calzante : non fu un regno, perché fin dall’inizio Carlo aveva la sovranità su più regni e non fu mai una confederazione di stati come lo fu la corona d’Aragona, perché era un insieme composito di organismi istituzionali e perché solo per certi periodi alcuni di essi furono governati da un unico sovrano con un coordinamento amministrativo generale. Nell’accezione moderna del significato potrebbe essere considerato un impero, perché sia il primo sovrano che i suoi successori mostrarono una tendenza a creare coesione amministrativa e a prendere delle misure di governo che venivano mutuate tra le aree di pertinenza angioina. Inoltre, l’intensità delle comunicazioni tra le terre che furono coinvolte nel gigantesco sistema di carte, attestato dai mandati della cancelleria angioina, e la tendenza a cercare di non dividere il territorio tra gli eredi sono ulteriori aspetti che consentono di riflettere sull’ampiezza della costruzione politica voluta da sovrani che non sentivano il bisogno di ricorrere ai fasti romani3.
5Questo insieme, unico e originale, che non trova simili nel quadro dell’Occidente medievale se non negli antecedenti, pure angioini, di Francia e Inghilterra, non ebbe però una coesione territoriale. I suoi principali collanti furono le relazioni, interne ad un lignaggio che riuscì a governare su buona parte dell’Europa occidentale, e gli ufficiali che si fecero veicolo della cultura amministrativa, attori nella pratica di governo, portavoce di una famiglia le cui aspirazioni, ancorché vanificate nel giro di alcuni decenni, contribuirono alla crescita di un « milieu » burocratico comune che drenava spunti, teorie di buon governo e pratiche dalle tradizioni amministrative che pure rimasero ben solide nei singoli regni4.
6Un « impero senza nome »5, così articolato e fluido, fa sì che studiarne le periferie possa significare riflettere su vari ambiti : le aree più o meno circoscritte che gravitavano intorno alle città delle differenti unità politico-istituzionali ; i distretti geografico-amministrativi nei quali esse erano organizzate con finalità fiscali, giudiziarie o amministrative ; le zone più periferiche all’interno della galassia angioina, che tra il Duecento ed il Trecento gravitava intorno alla corte di Napoli.
7D’altronde, anche la ricerca di un centro è destinata a creare qualche problema : sul piano politico e istituzionale per il periodo di circa 100 anni che si chiude durante il governo di Giovanna I è indubbio che il Regno di Sicilia occupi un ruolo decisivo nella vasta compagine angioina. Ma quando dalla seconda metà del Trecento, l’Italia centro settentrionale, i territori della Chiesa e la Provenza si staccano decisamente dall’orbita napoletana, altre aree assumono contestualmente un ruolo cangiante del quale si fa fatica a definire la posizione : tra il 1347 ed il 1348 è Ludovico d’Ungheria che cerca di annettere il Regno di Sicilia a quello d’Ungheria, e l’Ungheria si trasforma nel Regno dal quale giungono i nuovi sovrani, che governano senza più grandi rapporti con la madre patria6. Inoltre, l’Angiò ed il Maine sono cedute nel 1291 da Carlo II, lasciate in dote alla figlia Margherita e passate ai dominii del Valois, ma sarà poi proprio da lì che i cugini di Giovanna I, aspiranti sovrani, partiranno per alcune campagne che si concluderanno con l’insuccesso, ma che per alcuni periodi trasformeranno l’Italia meridionale in un campo di battaglia. Luigi III restò nel Regno dal 1419 fino alla morte, avvenuta nel 1434, ed emanò atti e mandati che, in parte, attraverso una complessa vicenda documentaria, ancora da approfondire, hanno seguito altre vicende e sono conservati oggi, probabilmente in forma parziale, nella biblioteca Méjanes di Aix en Provence7.
8Se la disarticolazione cronologica amplia il ventaglio degli ambiti sui quali lavorare, questo « insieme di periferie », già piuttosto complesso da definire, presenta un ulteriore punto di criticità se si tiene conto della frammentazione territoriale e della difficoltà, da tempo messa in evidenza da una tradizione storiografica ormai piuttosto consolidata, di circoscrivere aree i cui confini sono rimasti fortemente flessibili e indefiniti, contribuendo a creare delle zone grigie, degli ambiti territoriali che sotto il profilo dell’organizzazione amministrativa, dell’azione dei governi e delle loro politiche fiscali ed economiche sfuggono a definizioni precise e definite8.
Le periferie finanziarie
9Quando ci si sposta a cercare le periferie dello spazio angioino dal punto di vista della storia economica e finanziaria, le cose diventano ancora più complicate perché si moltiplicano gli attori e i possibili punti di vista. D’altro canto proprio perché il territorio delle politiche economiche non sempre coincide con quello politico-istituzionale, l’uso del termine « periferia angioina » può acquisire un valore euristico.
10Se si prendono in considerazione le azioni dei sovrani, ci si interroga sulla messa in atto di politiche volte ad integrare ed utilizzare le risorse delle differenti aree, ci si chiede se si cercò di ricondurre ad un principio di autorità le pratiche di riscossione dei diritti del sovrano e come furono reimpiegate le risorse drenate ; ci si domanda anche se furono coinvolti tutti i dominii nelle politiche di regnanti, il cui proverbiale bisogno di denaro innescò relazioni nuove e scelte nel campo della fiscalità che in alcuni casi furono profondamente condizionanti per le fortune della società del tempo.
11Se si utilizza il punto di vista degli intermediatori, i mercanti o la grande finanza nascente, lo spazio angioino può dissolversi invece dentro traiettorie che seguono coordinate afferenti ad altre dinamiche e circuiti. Sono i paradigmi proposti da tempo dal gruppo di ricerca sull’Europa mediterranea, che ha adottato molteplici punti di vista (la grande finanza internazionale, il sistema integrato di città, il Mediterraneo) per definire lo spazio di analisi di aspetti e fenomeni nei quali il mondo angioino assume un ruolo da coprotagonista in un articolato sistema di relazioni tra regnanti, ceti emergenti mercantili e finanziari, burocrazie nascenti.9
12Le problematiche coinvolte in questo filone di studi sono pertanto numerose. Il termine periferie finanziarie è adoperato in questa sede per indicare tutto ciò che attiene al sistema di drenaggio, organizzazione e gestione delle risorse sia sotto il profilo più specifico della fiscalità e dei prelievi diretti ed indiretti, sia per ciò che riguarda l’attitudine, sempre più preponderante negli organismi politico-istituzionale del XIII-XIV secolo, di ricorrere ai prestiti.
13La proposta di questo tema si è così sviluppata lungo tre direzioni : quella delle istituzioni e degli apparati amministrativi ; quella delle pratiche di governo e degli uomini ad essa preposti ; quella delle politiche economiche e finanziare messe in atto dai regnanti. Si tratta di questioni strettamente collegate tra loro e, tenuto conto della poliedrica sfaccettatura delle relazioni presentate, le ripartizioni proposte nel volume servono soprattutto per evidenziarne gli approcci più caratterizzanti : tutte consentono di riflettere, sebbene con ottiche diversificate, sul ruolo ricoperto dalle oligarchie locali nella formazione delle organizzazioni finanziarie e sulle modalità del prelievo e impiego delle risorse negli spazi politico istituzionali della galassia angioina. La mole di ricerche prodotte su di una tale molteplicità di problematiche e l’ampia cronologia di circa due secoli, durante i quali importanti eventi, economici, bellici e demografici, toccarono la società dell’Occidente medievale, non consentono di avviare un bilancio degli studi in questo spazio. Qui ci si propone piuttosto di indicare alcune delle problematiche che sembra possano essere proficue al fine di canalizzare l’attenzione sui sistemi economici e finanziari che si andarono strutturando nello spazio angioino.
14Soggetti inevitabilmente ai condizionamenti delle fonti disponibili, oltre che ad una tradizione storiografica più o meno consolidata a seconda delle terre prese in esame, i temi trattati hanno l’obiettivo di favorire la comparazione tra organismi la cui origine è decisamente più remota del loro inserimento nello spazio angioino e che sono ancora in buona parte conosciuti e studiati come aree a sé stanti ; è così che il tema della comparazione si intreccia con quello della continuità tra le politiche dei sovrani angioini ed i contesti politico-istituzionali nei quali essi si inserirono a vario titolo.
Le istituzioni
15Per la prima traccia che si propone, strutturazione e caratterizzazione degli apparati finanziari, la cronologia presa in esame è decisiva, perché è il periodo della separazione degli organi finanziari dagli uffici di corte ; un periodo durante il quale il consolidamento delle competenze settoriali consente la sperimentazione nella pratica degli esiti di una riflessione teorico-giuridica, che trova un ambiente particolarmente fecondo alla corte dei sovrani angioini10. La letteratura sul tema percorre in maniera trasversale tutti gli organismi politico istituzionali coinvolti. In alcune aree della galassia angioina, però, una decisa sproporzione documentaria ed interessi storiografici più legati al tema del rafforzamento degli stati e alla progressiva centralizzazione hanno fatto sì che la burocrazia delle cariche centrali, sia sotto l’aspetto più propriamente legato agli uffici di corte e alla loro trasformazione, sia sotto il profilo più decisamente amministrativo, sia ancora decisamente privilegiata.11 È il caso del Regno di Sicilia dove, per contro, in un mutato clima storiografico, le ricerche di chi vuole indagare sulle periferie sono state irrimediabilmente condizionate dalla carenza documentaria seguita all’incendio della Cancelleria angioina.
16Sotto il profilo della comparatistica, ai precedenti illustri di Monti e di Caggese si affiancano oggi, in un rinnovato clima storiografico, approcci metodologici che consentono di evidenziare il pluralismo delle società politiche angioine ed offrono nuove prospettive di ricerca12. In alcune aree, ad esempio, sono stati registrati fenomeni simili che ebbero però esiti assai differenti. La ricerca della scuola ungherese, confluita di recente nella pubblicazione di un libro curato da Eniko Csukowitz, ha definito la vicenda, molto originale, dei quadri territoriali del potere. Qui, come nel Regno di Sicilia, fu determinante il ruolo che i signori, in possesso delle contee, dei nuclei di base cioè dell’organizzazione del territorio, ebbero nella formazione di strutture amministrative ; ma mentre le esperienze trecentesche occidentali lasciavano spazio a complessi organismi principeschi, che, pur nell’ampia categoria dello stato composito, prevedevano la nascita di articolati sistemi burocratici, in Ungheria la monarchia angioina lasciò il posto ad un sistema nel quale le signorie territoriali svolsero un ruolo decisivo nell’organizzazione del potere13.
17Le ragioni di queste differenti dinamiche sono complesse e l’impiego della cartografia informatizzata consentirebbe di visualizzare proprio quegli aspetti apparentemente contraddittori che sembrano caratterizzare alcune aree dello spazio angioino14 : affinamento dei sistemi di controllo, pletora di ufficiali periferici, definizione dei distretti e contestuale presenza condizionante, attiva e radicata, di forme di prelievo signorile (molto ben documentate in alcuni casi, come mostrerà Carolina Belli)15. Se la vicenda ungherese si staglia per la sua originalità, in altre aree dello spazio angioino la documentazione superstite ed i risultati delle ricerche danno la sensazione di dover ridimensionare la pretesa incidenza del centro sulle periferie. È questa una delle ipotesi su cui discutere e che ha spinto gli studiosi a proporre alcune relazioni tematiche sulle singole magistrature : un’ipotesi che suscita numerosi interrogativi di natura giuridico-istituzionale, sulle reali competenze, sul significato dato ai nomi delle cariche e sui loro cambiamenti.
18Proprio le analisi del lessico e dei linguaggi politici costituiscono altri percorsi di ricerca che oggi consentono di esperire la molteplicità dei soggetti che interagivano da un punto di vista politico e amministrativo con i sovrani16 ; da questo punto di vista il confronto tra termini utilizzati per la definizione di uffici a carattere simile potrebbe rilevarsi assai propizio ; ad esempio, colui che era preposto alla raccolta di denaro, proveniente dalle imposte dirette, assunse molteplici nomi nelle aree d’influenza angioina : camerario, erario, tesoriere, receptor pecunie, administraor iurum o negotivorum17 sono solo alcuni dei termini, diffusi in questo periodo, che nascondono leggere e impercettibili declinazioni di significati, come si vedrà in alcune delle relazioni proposte ; esse danno l’abbrivio per indagini di natura comparativa e consentono anche di rilevare le trasformazioni di sistemi amministrativi che, in alcune aree, per molto tempo resteranno ancorati ad una apparente cristallizzazione istituzionale18. È il caso dell’erario nella curia dei giustizieri del Regno che nel corso di un secolo modificò il proprio ruolo all’interno dell’organigramma delle magistrature angioine regnicole, lasciando spazio alla nascita di nuovi organi di governo fiscale.
19Applicazioni cartografiche, studi lessicali, analisi dei linguaggi sono alcuni degli approcci che hanno consentito un profondo rinnovamento, anche della storiografia angioina. Accanto ad essi, le indagini su aspetti e strutture delle cancellerie e delle pratiche di scritturazione costituiscono tracce evidenti per comprendere la diacronia di alcuni fenomeni e mettere in parallelo, su un ampio raggio territoriale, sistemi e aspetti che altrimenti resterebbero chiusi dentro analisi isolate19.
20Da questo punto di vista, vale pena ricordare che, con il trasferimento di tutti gli atti a Napoli, la centralizzazione dell’archivio, la redazione degli atti in più copie, la ripartizione degli atti in rubriche, si mise in moto un sistema di produzione e conservazione di carte angioine che è la principale cartina al tornasole di quanto la monarchia fosse interessata al coordinamento ed al controllo su tutte le aree di pertinenza della corona. Sotto il profilo economico e finanziario, il progressivo aumento delle scritture periferiche, ampiamente diversificate e sempre più articolate, l’introduzione, per alcune aree dello spazio angioino di cedole di tassazione, la diffusione del sistema delle inchieste ed il rafforzamento di organismi di controllo, che sfociarono nel Regno di Sicilia nell’istituzione della Camera della Sommaria, sono tutte spie ampiamente conosciute di un percorso che però è ancora da tracciare in tutti i suoi aspetti e nel lungo periodo20. Basti pensare al sistema di inchieste amministrative, che si sviluppò sia nel Regno che in Provenza già dalla seconda metà del XIII secolo, sulla scorta di una tradizione amministrativa che risaliva sia a Federico II che al re di Francia Luigi IX e che ebbe il pregio di mettere in circolazione uomini e di raccordare al centro le periferie. Esso mostra lo sviluppo di una persistente linea di continuità con quanto già elaborato dai governi precedenti e la straordinaria duttilità di un sistema che trovò parallelamente forza in due aree dello spazio angioino, piuttosto differenti per struttura sociale ed istituzionale21. È, probabilmente, un altro degli aspetti di quella « koiné di istituzioni fiscali » mediterranee messa in luce di recente da Patrizia Mainoni, e fu utilizzato dai sovrani e riadattato alle singole aree dello spazio angioino con esiti differenti ancora in parte da studiare22 .
Le pratiche e gli ufficiali
21Logicamente e intrinsecamente collegata alla prima traccia di ricerca, proposta nelle relazioni, è la seconda, quella delle pratiche e dei sistemi di governo messi in atto dai sovrani nel campo del prelievo fiscale e del drenaggio di risorse : la diffusione del sistema degli appalti ; l’impiego di ufficiali ; la separazione tra uffici ; le relazioni tra centri e periferie. Relazioni fatte di politiche amministrative e animate anche da ufficiali e amministratori di piccolo e medio calibro dei quali ancora oggi, con gradienti differenti per i diversi organismi politico-istituzionali, si può dire che si sappia piuttosto poco. Indagini sugli ufficiali periferici, addetti alla gestione delle risorse nei singoli spazi angioini ed analisi degli aspetti più propriamente prosopografici sono tracce che, per le numerose aree d’influenza angioina sprovviste di fonti esaustive per la storia economica, restano decisive nella comprensione del collante che i sovrani utilizzarono per unire e controllare un territorio disomogeneo e multiforme. Quali erano gli uomini preposti alle magistrature finanziarie ? Che tipo di carriera e di formazione seguivano ? Quali erano le origini sociali e geografiche ? Lo scopo, ancorché conoscitivo e di tipo meramente erudito, è quello di verificare e comparare sistemi di governo e metodi utilizzati dagli ufficiali negli spazi angioini, anche in funzione di quel mondo integrato di culture e pratiche che si venne a creare soprattutto a partire dalla metà del Duecento, grazie alla circolazione di uomini. Furono loro che, attraverso ruoli e funzioni differenti, si trovarono a veicolare aspetti della pluralità di riposte possibili ai comuni problemi che gli organismi politico-istituzionali del tempo dovevano fronteggiare, in relazione ai costi del mantenimento di apparati e politiche militari imponenti.
22Da tempo è stata messa in luce la spiccata propensione alla mobilità degli ufficiali angioini : giustizieri, senescalli, milites, personale addetto alla gestione dei comuni, hanno ricevuto la dovuta attenzione da una storiografia che ha scandagliato le scelte politiche che segnavano le ragioni del reclutamento, ma, a dispetto di una letteratura « di area » corposa e ineludibile, assai meno si sa sulla circolazione di ufficiali addetti al settore delle finanze e se esistesse, già alla fine del Duecento, qualche gruppo amministrativo coeso ed omogeneo del quale individuare sistemi di reclutamento e biografie di gruppo23.
23Ovunque si registra la presenza nelle periferie di una miriade di ufficiali. Basti pensare, per il Regno, agli studi sui secreti (Kamp) e i portolani, sui maestri dei passi (Dalena), sui provisori dei castelli (Sthamer), sui maestri araciarum (Licinio), sulle « élites » del patriziato napoletano (Vitale) sui maestri delle zecche (Monti e Santoro)24. Nel complesso, limitatamente agli aspetti prosopografici, nel Mezzogiorno sono stati posti, da tempo, alcuni punti fermi che mi sembra possano essere sintetizzati così : forza e presenza di un notabilitato e di ceti eminenti delle università regnicole ; affermazione progressiva di cariche dell’amministrazione finanziaria periferica da parte delle famiglie del patriziato napoletano ; circolazione e impiego di stranieri e forestieri, la cui origine geografica e sociale va diversificata nel corso del lungo governo angioino e a seconda degli uffici di riferimento.
24Tutti questi aspetti sono emersi grazie a ricerche tematiche che hanno fatto conoscere le biografie, alcune quasi leggendarie, di funzionari angioini, ma non si può nascondere lo stato ancora parziale delle conoscenze che non consente di avere un quadro dell’effettiva effervescenza e vitalità della società meridionale, dell’incisività di homines novi nella trasformazione degli equilibri complessivi del Regno, degli effetti di una mobilità sociale verticale, perseguita attraverso l’ingresso nell’amministrazione finanziaria, rispetto alla eventuale formazione di nuove eminenze portatrici di capitali culturali oltre che economici25.
25Se la prosopografia, in aree come il Mezzogiorno, sembra essere una strada privilegiata da percorrere, tenuto conto dello stato delle fonti, per assemblare i pezzi di un puzzle difficilmente componibile, altri percorsi di indagine offrono anche nuovi spunti e contribuiscono a dipanare il groviglio di problemi che avvolge le relazioni tra i centri e le periferie in tutte le aree dello spazio angioino26. Il tema della fiscalità e del sistema di drenaggio delle risorse è quello che più di altri, forse, in ambito economico-finanziario, ha riscosso successo in questi anni ed ha prodotto nuovi risultati anche in ambito teorico27. Tra i numerosi percorsi che contribuiscono a fornire i tratti fondamentali di questo campo di studi, ve ne sono alcuni più volte riproposti nelle relazioni del convegno, in particolare : l’oscillazione tra uffici di nomina e concessioni in appalto ; la diffusione e potenziamento delle imposte dirette ; lo sviluppo di criteri di ripartizione degli imponibili all’interno delle comunità (e spazi di contrattazione e di mediazione per la scelta di questi criteri) ; l’entità dell’esercizio di diritti di natura feudale ; l’utilizzazione di strutture ed istituti già ampiamente definiti dai rispettivi governi.
26Da questo punto di vista la versatilità del dominio angioino, che sembra adattarsi e conformarsi alle strutture preesistenti, non rinunciando però ad imporre trasformazioni e cambiamenti a volte anche radicali, sembra che sia uno dei tratti costanti in buona parte delle aree della galassia angioina. Pur all’interno di un quadro molto variegato, di contesti e soluzioni differenti, alcune linee guida mi sembra che siano ormai state tracciate sia per quanto concerne la progressiva scomparsa dell’aiuto feudale a favore di altri tipi di tassazione, sia, ad esempio, nel lento e contrastato percorso seguito dai sistemi di ridistribuzione del carico fiscale mai pienamente sviluppati ed accettati dalla popolazione delle città, sia, ancora, nell’affermazione dell’apprezzo come sistema di accertamento della ricchezza, mutuato dagli organismi comunali ed applicato con alterni successi nell’Italia meridionale28. Si tratta di linee guida piuttosto generali ed evidenziate per buona parte degli organismi politico istituzionali del tempo. Si può pensare che ci sia una specificità angioina ? La questione del drenaggio di risorse non comporta solo una progressiva organizzazione di sistemi amministrativi, ma concerne il tipo di risorse sulle quali avviare politiche fiscali.
Le politiche economiche
27Collegato in parte al tema della circolazione di uomini in aree di influenza angioina, è il terzo obiettivo del convegno, ampliato ad una sfera più propriamente politico-finanziaria. L’interesse di alcuni relatori si è incentrato sull’analisi dell’impatto che le politiche dei sovrani ebbero sulle differenti aree che entrarono a far parte della estesissima compagine angioina e sulla verifica delle relazioni che da questo punto di vista furono create. Per il mondo comunale il quadro delle ricerche è molto articolato e gode di una tradizione consolidata di studi, anche sul tema del rastrellamento delle risorse finanziarie e della ricchezza delle istituzioni politico-amministrative, in un periodo scandito dalla crescita esponenziale del bisogno di moneta. Mi limito a richiamare alcune considerazioni molto note29.
28Giovanni Villani in un notissimo passo della sua cronaca, nel raccontare della ricchezza del comune di Firenze, scrive :
il comune di Firenze di sue rendite assise ha picciola entrata, …, ma reggevasi in quÈ tempi per entrata di gabelle … che, come potete vedere, montarono in questi tempi de CCC fiorini d’oro l’anno, talora più, talora meno, secondo i tempi ; che sarebbe gran cosa a uno reame e non si ha più il re Roberto d’entrate né tanti d’assai quello di Cicilia né quello di Raona30.
29Il passo introduce bene accanto al problema quantitativo sulla ricchezza degli stati e alle difficoltà di comparazione, anche quello legato alla tipologia delle entrate ; per il Regno di Napoli, secondo la stima fatta sulla scorta delle osservazioni del Villani, esse ammontavano durante il regno di Roberto a circa 250 mila fiorini annui, dei quali 2/3 venivano anticipati ogni anno da banchieri fiorentini31.
30In un recente libro sul debito pubblico, Maria Ginatempo ricorda che l’esposizione di banchieri presso le corti europee raggiunse cifre molto elevate sin dal tardo Duecento, ma, afferma, è soprattutto con il nuovo secolo che le finanze comunali diventano dipendenti dai prestiti dei mercanti32.
31Patrizia Mainoni, in un magistrale saggio sulla fiscalità delle città dell’Italia settentrionale sotto la dominazione angioina, ricorda che, tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento, le anticipazioni compiute dalle casate mercantili bancarie furono però solo una delle modalità, anche se certo fra le più consistenti, impiegate per il finanziamento della politica al re33. Gli accordi di carattere fiscale e finanziario, contenuti nei patti di sottomissione dei comuni dell’Italia centrosettentrionale, mostrano che il sovrano, in forme ed entità differenti, poteva ricevere imposte afferenti al settore della giustizia dei beni comuni e della tassazione diretta.
32Per quanto concerne il Regno si è più volte ribadito l’apporto fornito dai grandi banchieri italiani, piacentini e toscani, all’impresa di Carlo I e, più tardi, alla politica guelfa dei successori del primo sovrano angioino34. Ma Jean Marie Martin in un saggio sull’economia e la fiscalità del Mezzogiorno ha posto l’accento, invece, sul sistema delle imposte indirette e sulla sostanziale continuità del sistema angioino fiscale rispetto a quello svevo35. Lo studioso, sulla scorta dei risultati proposti anche dal Percy, ha valutato le entrate complessive del Regno, prima del Vespro, per una somma approssimativa di un milione di fiorini (200mila once d’oro) provenienti, oltre che dalla subventio, dal ricavato delle secrezie. Tra il 1276 ed il 1280 furono in particolare le secrezie siciliane che produssero circa 19 mila once d’oro l’anno pari circa 95 mila fiorini36. La questione, oltre a ricordare l’entità della catastrofe economica procurata dal Vespro per il Mezzogiorno, spinge a riflettere in merito alla tipologia ed entità del gettito fiscale, alle differenze e analogie che si registrarono nelle aree di influenza angioina, alla tendenza al ricorso sempre più ingente di prestiti e al ruolo dei grandi mercanti nella promozione e affermazione di quel programma guelfo, che si andò definendo con sempre maggiore evidenza, soprattutto nel regno di Roberto e con l’intervento sempre più intrusivo della curia papale37.
33Che ripercussioni avevano le scelte di politica fiscale, il sistema di drenaggio delle risorse, il differente equilibrio tra prestiti ed entrate fiscali nelle aree dello spazio angioino sulle « élites » amministrative e sulla dinamica sociale ? Oppure possiamo dire, al contrario, che furono alcuni gruppi oligarchici ad orientare le scelte di politica fiscale nelle molteplici aree dello spazio angioino ?
34Giuliano Milani nell’assoluzione dalla scomunica di alcuni banchieri fiorentini, con il fine di organizzare una coalizione guelfa contro Manfredi e gli svevi, ha voluto vedere l’inizio di un accordo politico economico tra il papa, le casate toscane e gli Angiò38 ; un accordo che favorì la nascita di una nuova « élite » economica specializzata in prestiti di denaro, la cui presenza sulla scena politica e amministrativa, oltre che economica, fu condizionata alla scelta del partito guelfo. In Sicilia, su un altro fronte politico, tra i toscani studiati da Pino Petralia, Lapo Guiandoni, mercante ghibellino esule, fu utilizzato come protontino e poi come tesoriere da Pietro III d’Aragona39 ; nel Regno al giustizierato vennero posti esponenti delle casate di banchieri toscani, che utilizzavano i ricchi proventi delle imposte dirette come risarcimento dei debiti contratti dalla corona ; la vicenda dei De Braida, prestatori di denaro già agli esordi dell’impresa di Carlo, giustizieri, e radicati nel Regno grazie anche al conferimento di beni feudali, oltre che cariche amministrative, è notissima40. Alla metà del Trecento, a Marsiglia, Giovanna I cercò di inviare invece un personale di fiducia da insediare nelle più alte cariche amministrative41. A Napoli, le secrezie e i portolanati costituirono per tutto il Trecento una meta ambita di un patriziato che doveva la sua forza ai favori e alla vicinanza della corte42. La via napoletana allo stato moderno, ricorda Alessandra Bulgarelli, prevedeva che il rastrellamento delle risorse finanziarie avvenisse, nel Regno, attraverso il coinvolgimento delle forze locali43.
35Questi cenni rapidi ci consentono di ritornare ad uno degli obiettivi del convegno : indagare sui legami strettissimi tra interessi commerciali e finanziari e rapporti di fedeltà ai sovrani che furono alla base di una parte del reclutamento amministrativo44. Si tratta di una traccia da seguire per entrare nelle società angioine del tempo e verificare se questo reclutamento consentì un rinnovamento profondo e radicale o se, come in alcuni casi è stato ipotizzato, la politica produsse una mobilità sociale limitata e controllata45. Si tratta però di una cronologia importante che investe un periodo decisivo nella strutturazione degli organismi politico istituzionali europei e forse proprio dalle suggestioni delle relazioni potremo trovare nuovi spunti : è possibile individuare una politica economica e finanziaria orientata dalla monarchia angioina nel vasto « impero » che si andò a formare tra XIII e XV secolo ? Ci fu, invece, un adattamento per così dire dei sovrani alle istanze e alle condizioni delle singole aree ? E, ancora, è possibile disegnare un quadro complessivo di lungo periodo che superi le partizioni temporali dovute agli avvicendamenti dinastici e tenga conto di numerosi eventi dirompenti, come il Vespro o la crisi demografica, che travagliarono l’età angioina ?
36In sostanza ci si chiede : quali furono gli esiti di queste politiche nelle numerose aree che entrarono a far parte dello spazio angioino ? Da questo punto di vista è molto complesso riuscire a dare delle risposte perché occorrerebbe quantizzare i costi degli stati, le spese e gli introiti di un quadro disarticolato e reso complesso anche dalla difficoltà di comparare unità di misura differenti e a causa del panorama delle fonti, in alcuni casi episodiche e rare, che costituiscono solo dei nuclei esemplificativi46. Quantizzare le cifre che venivano stornate per finanziare le politiche dei sovrani e quelle che invece restavano in loco diventa così un’altra questione cruciale alla quale questo convegno cercherà di rispondere, ove possibile, e che si spera possa servire ad aprire nuove strade di ricerche per fare luce su questa decisiva fase della storia dell’Europa e individuare l’apporto, se ci fu, della monarchia angioina.
Notes de bas de page
1 Una breve descrizione delle vicende delle aree governate dagli Angiò è consultabile sul sito : Études angevines, site web collaboratif, 2017 © Europange, messo online il 31 marzo 2017, URL : https://angevine-europe.huma-num.fr/ea/.
2 Interessanti riflessioni sulla strutturazione dello spazio dell’area lorenese sono in L.Dauphant, Le royaume des quatre rivières. L’espace politique francais (1380-1515), Champ Vallon, 2012.
3 Sono riflessioni che si trovano molto ben chiarite in J. Dunbabin, Charles I of Anjou : power, kingship and state-making in Thirteenth-century Europe, London and New York, 1998, p. 114-125.
4 Sulla politica matrimoniale angioina si vedano : M.Gaglione, Donne e potere a Napoli. Le sovrane angioine : consorti, vicarie e regnanti (1266-1442), Soveria Mannelli, 2009 ; N.Y Tonnerre, É. Verry (a cura di), Les princes angevins du XIIIe au XVe. Un destin européen, Rennes, 2003.
5 È la pregnante espressione di J. Gillingham, The Angevin Empire, London, 1984, p. 1-4, con la quale lo studioso definisce l’assemblaggio di terre tenute dalla famiglia dei conti d’Angiò per circa 80 anni nel XII secolo, distribuite tra le attuali Francia e Inghilterra : privo di unità territoriale e di una cronologia abbastanza lunga da diventare una fase importante per la vita politica europea, fu destinato ad essere sottostimato dalla storiografia.
6 E. Csukovits, Le innovazioni istituzionali nell'età angioina e i loro parallelismi napoletani, in E. Csukovits (a cura di), L’Ungheria angioina, Roma, 2013, p. 59-119.
7 Ernesto Pontieri ipotizza che il registro sia stato portato dalla vedova di Luigi III a Chambery ; il registro è stato pubblicato da I. Orefice (a cura di), Registrum Ludovici tercii, introduzione di E. Pontieri, Napoli, 1982 (RCA, XXXIV) ; v. anche il recente saggio di N.Coulet, Autour du registre de chancellerie de Louis III. L’Entourage cisalpin de Louis III en Calabre, in J.-M. Martin, R. Alaggio (a cura di), « Quei maledetti normanni ».Studi offerti a Errico Cuozzo, Ariano Irpino, 2016, p. 249-268.
8 Una recente riflessione sulla relazione tra definizione dei confini e crescita degli apparati statuali sta in : S. Péquignot et P. Savy (a cura di), Annexer ? Les déplacements de frontierères à la fin du Moyen Âge, Rennes, 2016 ; in particolare cf. S. Péquignot, P. Savy, Introduction, ivi, p. 7-19. Si vedano anche le raccolte monografiche : Les espaces frontières, in Annales. Histoire, Sciences Sociales, 58, 5, 2003 ; P. Lanaro, G.M. Varanini (a cura di), Periferie e spazi periferici nella città europea del medioevo e dell’età moderna (sec. XIV-XIX), in Società e storia, XXIX, 112, 2006 e P. Guglielmotti (a cura di), Distinguere, separare, condividere. Confini nelle campagne dell’Italia medievale, in Reti Medievali. Rivista, 7, 2006, p. 5, URL http://www.retimedievali.it.
9 Si vedano in particolare i volumi : G. Rossetti (a cura di), Dentro la città. Stranieri e realtà urbane nell’Europa dei secoli XII-XVII, Napoli, 1989, p. 179-233 ; M. Tangheroni (a cura di), Commercio, finanza, funzione pubblica. Stranieri in Sicilia e in Sardegna nei secoli XIII-XV, Napoli, 1989 ; M. Del Treppo (a cura di), Sistema di rapporti ed élites economiche in Europa (secoli XII-XVII), Napoli, 1994 e le rispettive introduzioni.
10 Sono temi al centro della riflessione di Jean-Paul Boyer, del quale si veda ad esempio J.-P. Boyer, Le droit civil entre studium et cour de Naples : Barthélemy de Capoue et son cercle, in J.-P. Boyer, A. Mailloux, L. Verdon (a cura di), La justice temporelle dans les territoires angevins aux XIIIe et XIVe siècles. Théories et pratiques, Roma, 2005, p. 47-82.
11 Mi sia consentito, al riguardo, il rinvio alle considerazioni di chi scrive : S. Morelli, Il furioso contagio delle genealogie. Spunti di storia politica e amministrativa per lo studio dei grandi ufficiali del Regno, in R. Rao (a cura di), Les grands officiers dans les territoires angevins-I grandi ufficiali nei territori angioini, Roma, 2017, p. 43-75.
12 G.M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino, 1930 e Id., Da Carlo I a Roberto d’Angiò. Ricerche e documenti, in ASPN, n.s. LVI-LX, 1931-35 ; e R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, 2 voll., Firenze, 1921-30 (rist. an. 1971).
13 E. Csukovits, Le innovazioni istituzionali nell’età angioina e i loro parallelismi napoletani, in E. Csukovits (a cura di), L’Ungheria angioina… cit., p. 59-119.
14 È la strada seguita dal gruppo PRIN, Unità dell’Università del Salento, dal titolo Dalle fonti alla cartografia : il Regno di Napoli nel basso medioevo. Costruzione di sistemi cartografici informatizzati (GIS) sulle strutture politiche, le istituzioni ecclesiastiche, le geografie fiscali, la feudalità, gli insediamenti e la demografia del Mezzogiorno e di Terra d’Otranto dal XIII al XV secolo, coordinato da Francesco Somaini (il progetto nazionale è stato coordinato da Giovanni Vitolo su Organizzazione del territorio, occupazione del suolo e percezione dello spazio nel Mezzogiorno medievale (secoli XIII-XV). Sistemi informativi per una nuova cartografia storica) ; v. anche F. Cengarle, F. Somaini, La pluralità delle geografie (e delle cartografie) possibili, in Reti Medievali Rivista, 10, 2009, p. 1-13, URL http://www.retimedievali.it
15 Per quanto concerne il Mezzogiorno angioino, sono imprescindibili i lavori di Silvie Pollastri, cf. tra gli altri : S. Pollastri, Les Ruffo di Calabria sous le angevins. Le contrôle lignager (1268-1435), in MEFRM, 113-1, 2001, p. 543-577 ; Ead., Le lignage et le fief : l’affirmation du milieu comtal et la construction des états féodaux sous les Angevins (1265-1435), Paris, 2011.
16 A. Gamberini, G. Petralia (a cura di), Linguaggi politici nell'Italia del Rinascimento, Roma, 2008 e G. Petti Balbi, G. Vitolo (a cura di), Linguaggi e pratiche del potere : Genova e il Regno di Napoli tra Medioevo ed età moderna, Soveria Mannelli, 2007.
17 B.Weisz, Entrate reali e politica economica nell’età di Carlo I, in L’Ungheria angioina… cit., p. 205-236.
18 Si inserisce in questo filone di studi il gruppo di ricerca, coordinato da Denis Menjot, Manuel Sánchez Martínez e Pere Verdés Pijuan, che ha progettato l’opera « on line » : Glosario critico de Fiscalidad Medieval, IMF-CSIC di Barcellona e CIHAM UMR 5648 di Lione.
19 Sono alcuni dei temi seguiti di recente dal gruppo di ricerca su Genèse médiévale d'une méthode administrative. Formes et pratiques de la comptabilité dans les principautés du sud-est de la France (Dauphiné, Provence, Savoie, Venaissin – XIIIe-XVe s.), finanziato dall’ANR e coordinato da A. Jamme.
20 Una riflessione sulla produzione di carte angioine e la gestione delle periferie sta in S. Morelli, Il controllo delle periferie. Produzione e conservazione di carte, in Reti medievali. Rivista, numero monografico, 9, 2008, URL http://www.retimedievali.it.
21 Ad aprire la strada per questo tipo di indagini, sia in Provenza che nel Regno, è stato J.-P. Boyer, Construire l’État en Provence. Les « enquêtes administratives » (mi-XIIIe-mi-XIVe siècle), in B. Demotz (a cura di), Des principautés aux régions dans l’espace européen, Actes du colloque de Lyon (mars 1994), Lyon, 1997, p. 1-26 ; sullo status quaestionis recente v. A. Mailloux, L. Verdon (a cura di), L’Enquête en questions. De la réalité à la vérité dans les modes de gouvernement (Moyen Âge-Temps Modernes), Paris, 2014.
22 P. Mainoni, Gabelle. Percorsi di lessici fiscali tra Regno di Sicilia e Italia comunale (secoli XII-XIII), in P. Grillo (a cura di), Signorie italiane e modelli monarchici (secoli XIII-XIV), Roma, 2013, p. 45-75, p. 69.
23 Pino Petralia di recente lamentava, del resto, una scarsa presenza di ricerche sulla « mobilità economica e sociale interna allo strato dei mercanti e dei prestatori » : G. Petralia, Problemi della mobilità sociale dei mercanti (secoli XII-XIV, Italia e Mediterraneo europeo), in S. Carocci (a cura di), La mobilità sociale nel medioevo, Roma, 2010 (Collection de l’ Ècole française de Rome, 436), p. 247-271, p. 249. Una sintesi dei recenti lavori sulla circolazione di ufficiali angioini sta in T. Pécout, J.-L. Bonnaud, E. Csukovits, I. Mathiew, S. Morelli, T. Pecout, R. Rao, Europange : les processus de rassemblements politiques. L’exemple de l’Europe angevine (XIIIe-XVe siècle), in R. Rao (a cura di), Les grands officiers dans les territoires angevins… cit., p. 9-19.
24 N. Kamp, Vom Kämmerer zum Sekreten. Wirtschaftsreformen und Finanzverwaltung im staufischen Königreich Sizilien, dans J. Fleckenstein (a cura di), Probleme um Friedrich II, Sigmaringen, 1974, p. 52-93 ; G. Vitale, Élite burocratica e famiglia. Dinamiche nobiliari e processi di costruzione statale nella Napoli angioino-aragonese, Napoli, 2003 ; R. Licinio, Castelli medievali. Puglia e Basilicata dai normanni a Federico II e Carlo I d’Angiò, Bari 1994 ; Id., I « magistri massariorum » e la gestione delle masserie, in R. Licinio (a cura di), Castelli, foreste, masserie. Potere centrale e funzionari periferici nella Puglia del secolo XIII, Bari, 1991, p. 95-174 ; P. Dalena, Passi, porti e dogane marittime. Dagli Angioini agli Aragonesi. Le Lictere passus. 1458-1469, Bari 2007 ; G.M. Monti, La zecca di Napoli sotto i Durazzeschi in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, fasc 1 e 2, 1928, p. 13-26 ; G.M. Monti, Nuovi Studi Angioini, Trani, 1937 ; A.M. Santoro, Le zecche in Italia meridionale durante il regno di Carlo I d’Angiò : prime riflessioni su organizzazione, gestione e funzioni in P. Peduto (a cura di), Materiali per l’archeologia medievale. Ricerche in Italia meridionale, Salerno, 2003, p. 239-266 ; E. Sthamer, Die Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Kaiser Friedrich II und Karl I von Anjou, Leipzig, 1914 (trad. it. L’amministrazione dei castelli nel Regno di Sicilia sotto Federico II e Carlo I d’Angiò, trad. di F. Panarelli, Bari, 1995).
25 Sono dubbi espressi già da G. Galasso, Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese (1266-1494), Torino, 1992.
26 Anche in questo caso si tratta di una letteratura che negli ultimi decenni è diventata sterminata ; il Comité pour l’histoire économique et financière de la France ha patrocinato svariate iniziative confluite in alcuni volumi ; si veda ad esempio : P. Contamine, J. Kerhervé e A.Rigaudière (a cura di), L’impôt au Moyen Ȃge. L’impôt public et le prélèvement seigneurial, fin XIIe-début XVIe siècle, Colloque de Bercy, 14-16 juin 2000, Paris, 2002 ; P. Mainoni, Finanza pubblica e fiscalità nell’Italia centro-settentrionale fra XIII e XV secolo, in Studi storici, 40, 2, 1999, p. 449-470 ; A. Gardi, La fiscalità pontificia tra medioevo ed età moderna, in Società e storia, IX, 1986, p. 509-557.
27 Dal pericolo di una « grande narrazione fiscale » mettono in guardia S. Carocci, S. Collavini, Il costo degli stati. Politica e prelievo nell’Occidente medievale (VI-XIV secolo), in Storica, 18, 2012, p. 7-48.
28 P. Mainoni, Gabelle. Percorsi di lessici fiscali tra Regno di Sicilia e Italia comunale... cit..
29 Il tema è stato affrontato anche di recente da svariati punti di vista, si vedano ad esempio : E. Sakellariou, Southern Italy in the late Middle Age. Demographic, institutional and economic change in the Kingdom of Naples, c.1440-c.1530, Leiden-Boston, 2012 ; L. Palermo, Moneta, credito e cittadinanza economica tra Medioevo ed Età moderna, in MEFRM, 125-2, 2013, p. 383-392, URL htp://mefrm.revues.org/1339 : P. Mainoni, Denaro senza frontiere ? Il finanziamento ai regnanti nell’Italia tra XIIIo e XIV secolo, in G. Todeschini (a cura di), Credito e cittadinanza nell’Europa mediterranea dal medioevo all’età moderna, convegno organizzato dal Centro di Studi sui Lombardi e sul credito nell’Europa medievale, Asti 8-10 ottobre 2009, Asti, 2013, p. 85-110 ; S. Tognetti, Le compagnie mercantili-bancarie toscane e i mercati finanziari europei tra metà XIII e metà XVI secolo, in Archivio storico italiano, 173, n. 645, 2015, p. 687-718 ; G. Todeschini, Finanza e usura : i linguaggi dell'economia pubblica come retoriche della disuguaglianza sociale (XII-XV secolo), in Estados y mercados financieros en el Occidente europeo (siglos XIII-XVI), XLI Semana de Estudios Medievales, Estella 15-18 julio 2014. Pamplona, Gobierno de Navarra, 2015, p. 83-104 ; L. Tanzini, S. Tognetti (a cura di), Il governo dell’economia. Italia e Penisola Iberica nel basso Medioevo, Roma, 2016.
30 G. Villani, Nuova Cronica, ed. G. Porta, Parma, 1991, libro XII, cap. 92 ; v. anche Ibid., libro 13, cap. 10.
31 M. Ginatempo, Spunti comparativi sulle trasformazioni della fiscalità nell’Italia post-comunale, in P. Mainoni (a cura di), Politiche finanziarie e fiscali nell’Italia settentrionale (secoli XIII-XV), Milano, 2001, p. 137-250 ; per le cifre relative al regno di Roberto e la risoluzione del debito contratto con la Chiesa v. R.Caggese, Roberto d’Angiò… cit., I, p. 74-98.
32 M. Ginatempo, Prima del debito. Finanziamento della spesa pubblica e gestione del deficit nelle grandi città toscane (1200-1350), Firenze, 2000 ; v. anche Ead., Spunti comparativi sulle trasformazioni della fiscalità… cit..
33 P. Mainoni, Il governo del re. Finanza e fiscalità nelle città angioine (Piemonte e Lombardia al tempo di Carlo I d’Angiò), in R. Comba (a cura di), Gli Angiò nell’Italia nord-occidentale (1259-1382), Milano, 2006, p. 103-137.
34 Accanto al classico J. Yver, Les commerce et les marchands dans l’Italie méridionale au XIIIe et au XIVe siècle, Paris 1903 (rist. an. New York 1968) si veda M. Del Treppo, Stranieri nel Regno di Napoli. Le élites finanziarie e la strutturazione dello spazio economico e politico, in G.Rossetti (a cura di), Dentro la città… cit., p. 179-233.
35 J.-M. Martin, Fiscalité et économie étatique dans le royaume angevin de Sicile à la fin du XIII siècle, in L’État angevin. Pouvoir, culture et société entre XIIIe et XIVe siècle, Actes du colloque international organisé par l’American Academy in Roma, l’École française de Rome, l’Istituto storico italiano per il Medioevo, l’UMR Telemme et l’Université de Provence, l’Università degli studi di Napoli Federico II (Roma-Napoli 7-11 novembre 1995), Roma, 1998, p. 601-648.
36 W.A. Percy, The indirect taxes of the medieval kingdom of Sicily, in Italian Quarterly, 85, 1981, p. 73-85; Id., The revenues of the kingdom of Sicily under Charles I of Anjou, 1266-1285, and their relationship to the Vespers, Ph.D., Princeton University, 1964 ; si veda anche il lavoro di G.M. Monti, Sul reddito delle secrezie e sul bilancio erariale del Regno di Sicilia, in Id., Da Carlo I… cit., ASPN, .s.LVIII, 1933, p. 67-86 .
37 G.M. Monti, Carlo II d’Angiò e i debiti angioini verso la S. Sede, in Id., Da Carlo I… cit., ASPN, n.s. LVII, 1932, p. 101-117.
38 G. Milani, Uno snodo nella storia dell’esclusione. Urbano IV, la crociata contro Manfredi e l’avvio di nuove diseguaglianze nell’Italia bassomedievale, in MEFRM, 125-2, 2013, p. 297-312, URL : http://mefrm.revues.org/1278.
39 G. Petralia, Sui toscani in Sicilia tra Due e Trecento : la penetrazione sociale e il radicamento nei ceti urbani, in Commercio, finanza, funzione pubblica… cit., p. 129-218, cit., p. 138-139 ; v. anche G. Petralia, Banchieri e famiglie mercantili nel Mediterraneo aragonese. L’emigrazione dei Pisani in Sicilia nel Quattrocento, Pisa, 1989.
40 Ricchissima la produzione sui De Braida ; limitatamente alla circolazione di questi ufficiali nell’Italia centro-settentrionale v. S. Morelli, I Giustizieri nel Regno di Napoli al tempo di Carlo I d'Angiò : primi risultati di un'analisi prosopografica, in L'État angevin. Pouvoir, culture et société entre XIII et XIV siècle… cit., p. 491-517 ; le liste del personale angioino nell’Italia settentrionale sono in R.Rao, La circolazione degli ufficiali nei comuni dell’ Italia nord-occidentale durante le dominazioni angioine del Trecento. Una prima messa a punto, in R. Comba (a cura di), Gli Angiò nell’Italia nord-occidentale... cit. p. 229-291.
41 T. Pécout (a cura di), Marseille au Moyen Âge, entre Provence et Méditerranée, Méolans, 2009.
42 G.Vitale, Les elites burocratiche… cit..
43 A. Bulgarelli Lukacs, The fiscal system in the Kingdom of Naples. Tools for comparison with the European reality (13th-18th centuries), in La fiscalità nell’economia europea, secoli XIII-XVIII, Atti della trentanovesima settimana di studi organizzata dall’Istituto internazionale di Storia economica ‘F. Datini’, Prato, 22-26 aprile 2007, Firenze, 2008, p. 241-258.
44 G. Galasso, Il Regno di Napoli… cit. ; per l’area viscontea-sforzesca ha mostrato di recente la stretta reazione tra scelte politiche di campo e impiego della grande finanza P. Mainoni, Fiscalità signorile e finanza pubblica nello stato visconteo-sforzesco, in Estados y mercados financieros in lo Occidente europeo… cit., p. 105-156 ; per una recente sintesi dello stato degli studi nell’area ispanica si veda la relazione tenuta al congresso di Estella : M.A. Ladero Quesdada, Lo antiguo y lo nuevo en la investigación sobre fiscalidad y poder político en la baja Edad Media hispánica, ivi, p. 13-54 ; curiosamente, al convegno, l’area meridionale della penisola italiana non è intervenuta, per il Mezzogiorno continentale aragonese si veda ancora M. Del Treppo, Il re e il banchiere. Strumenti e processi di razionalizzazione dello stato aragonese di Napoli, in G. Rossetti (a cura di), Spazio, società, potere nell'Italia dei Comuni, Napoli, 1986, p. 228-304.
45 Sono i temi affrontati di recente nell’ambito di un convegno sulla mobilità sociale : S. Carocci (a cura di), La mobilità sociale nel medioevo… cit..
46 Sulla difficoltà di comparare numeri e bilanci v. M.Ginatempo, Prima del debito… cit..
Auteur
Università della Campania « Luigi Vanvitelli » , serenami@libero.it
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