Osservazioni conclusive
p. 107-108
Texte intégral
1 Una bibliografia ormai molto ricca e gli interventi che abbiamo ascoltato oggi permettono di affermare con sicurezza che l’impegno e le risorse economiche impiegate per mettere in valore intonaci recuperati in giacitura primaria o secondaria sono ampiamente compensati dal contributo che studi di questo genere possono fornire per la comprensione dei contesti che li hanno prodotti. È opportuno però ricordare che risultati di questo tipo sono stati resi possibili dalla combinazione di due fattori fondamentali : l’avanzamento degli studi specialistici, unito a un diffuso, notevole miglioramento delle metodologie di documentazione, in una sorta di circolo virtuoso che ha reso evidente l’estrema utilità e l’interesse di questo tipo di indagini.
2Seguendo i propri interessi, ognuno può costruire la propria « lista » dei lavori che hanno dato luogo ai risultati o agli spunti di indagine più interessanti ; ma questi sono ormai troppo numerosi, in Italia e nelle province – particolarmente in quelle occidentali – per poter essere presentati nello spazio di una giornata di studi, né tutti possiedono lo stesso potenziale per studi futuri.
3Scopo e « ambition » di questo incontro è peraltro quello di concentrare l’attenzione sui rinvenimenti di pitture in giacitura secondaria : a conclusione della lettura degli interventi qui raccolti, possiamo affermare che questi aprono nuove vie all’indagine su questi materiali, dimostrando come le analisi « tradizionali » su questo tipo di contesti – prevalentemente indirizzate a ricomporre o restaurare virtualmente le decorazioni distrutte, ai fini della determinazione cronologica dei contesti di provenienza o per proporre analisi funzionali e insediamentali – possano e debbano ora essere inserite in un campo di studi più vasto.
4Le attività che hanno dato luogo ad « altre vite » di insiemi di pittura parietale sono di diversa natura, e sono qui presentate a partire da alcuni casi scelti come emblematici. Si offrono così al lavoro di ciascuno nuovi spunti per operare, sia nello studio che sul campo, a cominciare dalla necessità di identificare e definire con chiarezza le operazioni che hanno dato luogo a questi depositi, inserendole quindi correttamente nelle attività edilizie e di cantiere che le hanno generate1. Per i frammenti recuperati in giacitura secondaria entro fosse, è possibile ad esempio ipotizzare che l’operazione sia servita anche a procurare materiale da costruzione : si tratta di casi ben noti, a Pompei e non solo, per i quali si può suggerire una duplice funzione, in quanto le fosse saranno servite anche a scaricare rapidamente detriti conseguenti al terremoto2.
5Alcuni dei materiali rinvenuti in giaciture secondarie potrebbero invece essere conseguenti alla ridecorazione degli ambienti di pertinenza : una domanda che attraversa vari contributi è dunque quella della distruzione volontaria di questi materiali. Per quale motivo si decide di rimuovere una decorazione, invece di abolirla sotto un nuovo strato : perché il materiale così procurato era utile sul nuovo cantiere ? O anche per ottenere un rivestimento parietale più durevole e di migliore qualità di quello realizzato ridipingendo su un secondo strato ? Queste domande potranno essere meglio affrontate e trovare forse qualche risposta grazie a prove di archeologia sperimentale come quelle qui proposte, nell’ ambito di un progetto che – realizzato in occasione di una mostra – potrà trovare altre applicazioni in ambito museale e didattico3.
6 Una nuova e/o rinnovata attenzione a questi materiali può contribuire ad approfondire problematiche di grande interesse ed attualità, offrendo nuovi elementi per la ricostruzione delle attività di cantiere in tutte le sue fasi, dalla costruzione, alla demolizione, alla nuova costruzione. Come i rivestimenti pavimentali, quelli parietali rappresentano infatti un particolare tipo di materiale edilizio, la cui complessità produttiva li rende utili per campi di studio molto diversi. La riflessione su questi aspetti si rivela pertanto di grande utilità e in grado di fornire a chi opera sul campo elementi utili per guidare la raccolta, documentazione e archiviazione dei materiali.
7Infatti, se l’impegno di tempo e denaro richiesto dalle « tradizionali » attività su questi materiali ha di fatto a lungo limitato o reso difficile la conduzione di questo tipo di indagini, sarà ora necessario interrogarsi su quali situazioni e quali contesti rendano utile e possibile un impegno totale in queste nuove direzioni, ragionando su procedure operative di studio e documentazione con il contributo di tutti gli interventi qui raccolti. Essi ampliano la prospettiva e le problematiche di chi si trova a lavorare su questi materiali, rendendolo avvertito delle informazioni che se ne possono ricavare e quindi delle operazioni necessarie, sullo scavo o in magazzino, per raccogliere e rendere disponibili elementi che potranno rivelarsi utili anche per studi futuri. Per questi motivi (e per le implicazioni che tutto ciò comporta) è altamente auspicabile trovare un accordo sulle procedure da seguire : ma resta comunque il fatto che è il responsabile delle operazioni (a qualunque livello esso si situi) che deve consapevolmente scegliere le procedure, a partire dalle fasi di scavo, ricordando che « Il faut savoir échantilloner et faire les analyses sur le terrain »4. Numeri elevatissimi come quelli qui presentati, o altri analoghi che si potrebbero fare5, chiariscono la natura delle problematiche e delle preoccupazioni che hanno dato origine ad alcuni recenti incontri di studio6 e richiedono certo uno sforzo comune di riflessione.
8La scelta – felice – di aprire questo incontro con un contributo di natura giuridica7, ci riporta infine al senso di tutto questo, ricordandoci il ruolo degli elementi mobili e immobili « dans la constitution du statut social de la maison »8, e quindi la loro funzione economica e sociale, circostanza che spiega anche l’importanza che essi rivestono in tutte le fasi delle loro « vite ».
9Irene Bragantini
Notes de bas de page
1 Cfr. in particolare il contributo di M. Carrive in questo volume.
2 Si tratta di esempi diversi da quelli su scala urbana, presentati da S. Zanella in questo volume : cfr. ad esempio Seiler 2010, p. 147-148 ; Giglio 2010, p. 157. Mi permetto di ricordare qui anche il caso della fossa rinvenuta a Napoli nello scavo di Palazzo Corigliano : Bragantini 1995.
3 Cfr. il contributo di M. Mulliez et A. Aussilloux-Correa in questo volume ; Aussilloux-Correa – Mulliez 2014.
4 Chaillou – Le Bot-Helly 2013, p. 484.
5 Cfr. le decine di migliaia di frammenti degli scavi di Vieil-Evreux, presentati da L. Bonelli in questo volume.
6 Chaillou – Le Bot-Helly 2013 ; Salvadori – Didonè – Salvo 2015.
7 Cfr. il contributo di C. Davoine in questo volume.
8 Dubouloz 2011, p. 84.
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