I « cardinali di curia » e il Kulturkampf di Bismarck
p. 351-363
Résumé
Nell’ambito della « battaglia culturale », verificatasi nell’area germanica nella seconda metà dell’Ottocento, è di grande importanza il ruolo giocato della Santa Sede. A tal proposito risulta imprescindibile l’analisi dell’azione svolta dei principali organi della politica internazionale vaticana a sostegno delle gerarchie cattoliche locali. Emerge, in questo contesto, la funzione svolta dai segretari di Stato e dai membri della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari. Nel Palazzo Apostolico vengono, infatti, affrontate le principali questioni del Kulturkampf. A quest’attività prende parte un numero considerevole di porporati tra i quali spicca Ludovico Jacobini, non solo per il suo ruolo di segretario di Stato, ma anche per la conoscenza diretta del cancelliere Bismarck, che risulta decisiva per la soluzione del conflitto.
Texte intégral
Introduzione
1Il tema del Kulturkampf in Germania risulta tra i più percorsi dalla storiografia e, se considerato in un contesto più ampio, costituisce un caso di scuola circa le modalità attraverso le quali la diplomazia pontificia affronta i conflitti tra Stato e Chiesa nell’epoca contemporanea, dal « consalvismo » in poi. Una vicenda complessa dove tanti sono i protagonisti nel corso dell’arco temporale in cui si sviluppa, tra gli anni Settanta e Ottanta del’Ottocento.
2In questa sede, al centro dell’attenzione, vi sono alcuni dei cardinali di Curia chiamati ad affrontare la questione, il cui ruolo emerge in particolare nell’ambito degli studi incentrati sul Kulturkampf visto secondo la prospettiva vaticana1. Quindi, innanzitutto, i segretari di Stato che si alternarono nella carica e i cardinali membri della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari attivi in quegli anni nella commissione cardinalizia per gli affari di Germania2.
3Qual’è innanzitutto la percezione della Prussia in Vaticano prima dello scoppio del conflitto ? Durante il pontificato di Pio IX e con Giacomo Antonelli segretario di Stato3, nella seconda metà dell’Ottocento, la progressiva crescita di prestigio del regno degli Hohenzollern sul piano Europeo, specie dopo il 1866 e il contemporaneo tramonto del potere temporale dello Stato pontificio fecero sì che dal Vaticano si andasse alla ricerca di un appoggio internazionale e l’attenzione si rivolse anche a Berlino. Il cordiale rapporto tra Pio IX e Guglielmo I e il rispetto che, almeno inizialmente, il cancelliere Bismarck aveva per il ruolo e la funzione del pontefice, non furono però sufficienti a rendere possibile, all’epoca, l’avvicinamento4. Altrettanto prima, durante e dopo il Concilio Vaticano, a causa della definizione del dogma dell’infallibilità, che avrebbe determinato reazioni negative nell’area germanica, sia tra le gerarchie cattoliche che nel mondo politico5.
4La svolta cruciale del conflitto franco-prussiano del 1870 offrì nuove occasioni di dialogo tra il Vaticano e Berlino, ma il « cancelliere di ferro » ebbe, in varie circostanze, la conferma che l’autorità del papa non poteva essere strumentalizzata per il raggiungimento di fini politici.
Il Kulturkampf nel pontificato di Pio IX
5Papa Mastai-Ferretti accolse con favore la nascita del nuovo impero germanico. Nel secondo Reich, ed in Prussia, i rapporti Stato-Chiesa cominciarono, però, ad entrare subito in crisi per vari motivi : innanzitutto a causa della questione scolastica, dove la difforme interpretazione del dogma dell’infallibilità aveva avviato un conflitto tra i vescovi ed il governo prussiano. Quindi in seguito al successo elettorale del Zen-trumspartei nelle prime elezioni del Reichstag, poiché il programma del partito, nato nel 1870 e basato sulla difesa degli interessi confessionali e sull’appoggio al pontefice per la questione temporale, rappresentava, infatti, un ostacolo per il cancelliere che puntava, invece, ad una rapida coesione dell’impero. Altrettante difficoltà provenivano dai cattolici della Baviera, delle nuove regioni dell’Alsazia e della Lorena, nonché dalle popolazioni dei territori polacchi. Come detto in precedenza, il papa, non poteva essere considerato un mezzo per influire sui sudditi di confessione cattolica e Bismarck comprese ben presto che era impossibile contare sull’appoggio di Pio IX per risolvere tali problemi6.
6Nel 1871, iniziò quindi il vero e proprio confronto tra governo ed episcopato, dovuto all’adozione delle prime misure di separazione, sul piano legislativo, tra lo Stato e la Chiesa. Dalla prima metà del 1872 questi conflitti ebbero ripercussioni sulle relazioni diplomatiche tra Berlino e il Vaticano. Va richiamata a tal proposito una vicenda che ebbe come protagonista proprio un porporato proveniente dall’area germanica : Bismarck aveva deciso di affidare la rappresentanza dell’Impero tedesco presso la Santa Sede al cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst. Pio IX non accolse la proposta e all’Hohenlohe, che gli annunciava il suo arrivo nella nuova veste di diplomatico, rispose :
7Ella è persuaso che il progetto che mi annunzia sia per essere l’immenso vantaggio alla Chiesa, mentre Io dichiaro di danno immenso alla Chiesa, alla S. Sede, a me, ed a Lei. Spero che meglio riflettendo Ella verrà nel mio parere e intanto prego Iddio a benedirla e illuminarla […] Si parla del pronto viaggio di Lei per Roma. Venga pure il cardinale e farà il suo dovere, ma l’ambasciatore resti a Berlino7.
8Fra l’altro l’Hohenlohe non godeva del favore del papa, poiché si era distanziato dalle posizioni di Pio IX sia in occasione del Sillabo, che nella questione del dogma dell’infallibilità, e, nei momenti successivi alla caduta di Roma, il cardinale aveva preferito lasciare la città, nonostante il pontefice lo avesse invitato a rimanere8.
9Pochi giorni dopo, il 14 maggio 1872 Bismarck tenne al Reichstag il noto Canossarede, nel quale espresse la sua avversione per il Vaticano e la politica sino ad allora adottata dal pontefice e dai suoi collaboratori, sottolineando che i tedeschi non sarebbero mai andati « a Canossa » e avrebbero, invece, portato avanti la politica di laicizzazione dello Stato ignorando le proteste della Santa Sede9. Le conseguenze sarebbero state l’interruzione dei rapporti ufficiali con il Vaticano da parte di Berlino e la progressiva introduzione, dal 1873, di normativa finalizzata al controllo di alcuni aspetti della vita della Chiesa da parte delle autorità pubbliche.
10Inizialmente il contrasto tra i vescovi e il governo prussiano avrebbe riguardato l’interpretazione del sunnominato dogma dell’infallibilità e fu sufficiente per Pio IX confortare i diretti interessati, incoraggiandoli nella loro fedeltà a Roma e ai principi della fede. Con il passare del tempo i presuli si sarebbero trovati di fronte a leggi che colpivano sempre di più i cattolici e le loro istituzioni in Prussia e in Germania e a problemi che sollevavano dubbi di conformità non solo sul piano teologico, ma anche canonico e amministrativo. Dal Vaticano giunse il sostegno richiesto dall’episcopato, sia sul piano generale del confronto tra Stato e Chiesa, che per gli aspetti specifici. La prassi seguita era quasi sempre la stessa : all’emanazione della legislazione prussiana e del Reich, seguiva la riunione dell’episcopato locale a Fulda, quindi la richiesta da parte di questi d’istruzioni in Vaticano. Dalla Segreteria di Stato erano, quindi, inviate le opportune disposizioni al presidente che, a sua volta, le trasmetteva ai vescovi10. Va ricordato a tal proposito che, nel corso del pontificato di Pio IX, la Santa Sede aveva affidato agli episcopati nazionali il compito di vigilare sul rispetto, da parte del governo, degli impegni assunti e, in caso di violazione, di appoggiare validamente con decise prese di posizione comuni i passi della diplomazia pontificia11.
11Nell’ambito di questa procedura, dall’agosto del 1872, entrarono in gioco i cardinali membri della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, chiamati a riflettere su questi temi. Le riunioni dedicate al Kulturkampf si tennero inizialmente con una cadenza semestrale, per poi intensificarsi con l’acuirsi del conflitto. A prendervi parte sono il segretario di Stato Giacomo Antonelli, Carlo Sacconi, Fabio Maria Asquini, Alessandro Barnabò, Luigi Bilio, Giuseppe Berardi, Lorenzo Barili, Costantino Patrizi, Antonio Maria Panebianco, Antonino De Luca e Alessandro Franchi. Sono di diversi schieramenti e tendenze circa le problematiche affrontate rispetto alle quali la Santa Sede non avrebbe adottato una linea univoca. Tra i temi trattati vi sono le reazioni in Germania rispetto al Concilio Vaticano, l’atteggiamento dell’episcopato di fronte alle « leggi di maggio » del 1873 e poi del 1874, al giuramento da prestarsi alla nuova Costituzione prussiana, i provvedimenti per l’amministrazione di diocesi come quella di Gnesen e Posen12. Non è però possibile comprendere il contributo di ogni singolo porporato alle discussioni, non essendo rivelata nei verbali la loro identità. Sono invece noti i nomi dei consultori. Ci si avvale di loro secondo le situazioni. Tra questi ad esempio vi sono Camillo Tarquini, considerato « moderato », Camillo Guardi « transigente » e Johan Baptist Franzelin, invece, « intransigente »13.
12É l’allocuzione del 23 dicembre 1872 che determina una vera a propria svolta nei rapporti con Berlino : Pio IX dopo aver parlato del progetto di legge italiano di soppressione delle corporazioni religiose di Roma, attaccò l’impero germanico dove si tentava di sconvolgere la vita della Chiesa, mentre il governo accusava i fedeli tedeschi di resistenza alle leggi. Secondo il pontefice la degenerazione della situazione in Germania giustificava la sua ferma presa di posizione e dava un chiaro segnale di appoggio ai cattolici che in quei territori stavano fronteggiando l’attacco dello Stato14.
13In questo contesto la pretesa difesa della laicità dello Stato interpretata dall’iniziativa legislativa, con le leggi di Maggio del 1873, non poteva che accendere i toni del confronto. Da una parte si cercava di spezzare la resistenza dei cattolici elaborando leggi sempre più restrittive, dall’altra si preferiva andare in carcere o pagare gravose multe piuttosto che piegarsi alla forza dello Stato. L’enciclica Etsi multa luctuosa del 21 novembre 1873 espone in termini chiari la sostanza del confronto nell’ottica vaticana : lo Stato, secondo Pio IX, intendeva arrogarsi il diritto di stabilire delle supreme norme di coscienza ignorando l’esistenza di leggi di ordine superiore, di diritto divino, e che la Chiesa aveva sempre cercato di far rispettare con la massima evangelica della separazione dei due poteri. Bismarck, invece, spingendosi verso l’estremo dello scontro, non tollerava più la semplice separazione tra Stato e Chiesa, ma voleva la definitiva sottomissione della stessa a una idea di Stato che prevedeva soltanto sudditi fedeli e leali al re e all’imperatore. Non c’era alcuno spazio per altre autorità all’infuori dei vertici istituzionali. L’attacco alla Chiesa era in ogni caso l’attacco al cattolicesimo politico, vera ossessione del cancelliere, che inasprì ancor più la lotta attraverso l’emanazione di ulteriore normative in materia ecclesiastica nel 187415.
14Inoltre, in una situazione di sospensione delle relazioni diplomatiche tra i due soggetti internazionali, la Conferenza episcopale di Fulda nella circostanza assunse talvolta de facto funzioni « quasi diplomatiche » nella connessione tra gli organi della diplomazia centrale (la Santa Sede), l’autorità pubblica nei confronti della quale esplicare l’azione di politica estera (il governo di Berlino) e la cura degli interessi specifici di detta politica (il bene spirituale dei fedeli cattolici). Un ruolo analogo a quello svolto dei presuli in Svizzera, a partire dal 1873, in seguito alla rottura delle relazioni diplomatiche con il Vaticano16.
15Attraverso questo sistema sarebbe stata adottata la linea di aperto contrasto alla politica ecclesiastica dell’esecutivo prussiano, decisa dal papa e attuata da Antonelli – e, dal 1876, dal nuovo segretario di Stato, Giovanni Simeoni17 –, sino al termine del pontificato di Pio IX.
La composizione del Kulturkampf con papa Pecci
16I frutti della dura opposizione al governo di Berlino da parte dei cattolici in Germania e dal Vaticano sarebbero stati raccolti nel successivo pontificato. Con Leone XIII mutò la strategia diplomatica adottata dalla Santa Sede, ma non il contenuto delle richieste. Dei primi tre segretari di Stato di papa Pecci, Alessandro Franchi (marzo-giugno 1878), Lorenzo Nina (1878-1880), Ludovico Jacobini (1880-1887) e Mariano Rampolla del Tindaro (1887-1903), è noto l’orientamento conciliatorista e triplicista vicino alle posizioni del pontefice e dei suoi stretti collaboratori perugini18.
17Franchi ebbe solo il tempo di gettare le fondamenta della nuova stagione di politica internazionale della Santa Sede. Aveva, infatti, avviato la trattativa con la Germania per porre fine al Kulturkampf, proponendo una soluzione che prevedeva lo svuotamento delle « leggi di maggio » del 1873 e del 1874, quando morì in Vaticano il 31 luglio 187819.
18Il successore, Lorenzo Nina, aveva affiancato Franchi nell’impostazione della soluzione del Kulturkampf20. Probabilmente proprio l’esperienza maturata anche in merito alla questione prussiana, ebbe un peso determinante nell’indurre il 9 agosto 1878 Leone XIII a chiamarlo alla carica di segretario di Stato21.
19Da parte della diplomazia pontificia si coglie, in quel periodo, anche la particolare situazione politica dell’Impero. Bismarck, preoccupato dall’avvento del socialismo e da una crisi economica, era stato costretto ad un mutamento di indirizzo politico nel 1879 e aveva stretto un’alleanza con i conservatori e con il Centro cattolico, avviando trattative con il Vaticano. Il nuovo rapporto con Berlino è caratterizzato da contatti diretti del papa con Guglielmo I e con Bismarck22. Altrettanto tra i segretari di Stato e il cancelliere. L’episcopato e la Conferenza di Fulda non avrebbero più giocato l’importante ruolo, descritto in precedenza, tra il Vaticano e Berlino. I due nunzi a Monaco e a Vienna sarebbero stati, invece, maggiormente coinvolti nelle trattative e non più solo come mezzo per la trasmissione della corrispondenza tra episcopato, politici del partito del Centro e Vaticano, come dimostrato dai colloqui di Gaetano Aloisi Masella a Kissingen nel luglio-agosto 187823 e di Ludovico Jacobini a Gastein nel settembre 187924.
20Le riunioni alla Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari sono ancor più frequenti in questo pontificato, sia in generale che rispetto al Kulturkampf. Ad una di queste vi prende parte anche papa Pecci25. I verbali offrono una panoramica dei vari spunti che provengono dai cardinali che compongono la Congregazione, sebbene, anche in questi anni, la forma in cui sono redatti non consenta, se non di rado, di risalire con certezza ai protagonisti degli interventi. Riguardo ai porporati che vi prendono parte, rispetto al precedente pontificato rimane il solo Luigi Bilio. A lui si aggiungono Innocenzo Ferrieri, Mieczysław Halka conte Ledóchowski – uno dei primi vescovi a subire la reclusione durante il Kulturkampf, poi creato cardinale da Pio IX nel 1875, quindi scarcercato l’anno successivo e trasferito a Roma, da dove continuò a governare la sua diocesi di Gnesen e Posen – Johan Baptist Franzelin il quale, come visto in precedenza, ne era stato consultore, e Lorenzo Nina anche dopo aver lasciato la carica di segretario di Stato. Alla Congregazione si tennero diversi incontri dall’inizio del nuovo pontificato : tre riunioni nel 1878, otto nel 1879 e due nel 188026. Seguono il corso degli eventi, dopo un iniziale clima di dialogo con Berlino, si verificò la sospensione dei negoziati, determinata dalla volontà dell’esecutivo prussiano di voler procedere unilateralmente ad una soluzione della questione, quindi non tramite un accordo, ma attraverso l’approvazione della cosiddetta « legge sui poteri discrezionali »27. Per far fronte comune contro le novità legislative, Nina avviò delle consultazioni con il principale esponente del partito del Centro, Ludwig Windthorst, e si ebbero due incontri a Vienna appunto tra Windthorst e il nunzio apostolico, Jacobini, il 31 ottobre e il 1° novembre28. Dopo di che sarebbe stata confermata la sospensione delle trattative e il « contegno di riserva » da parte della Santa Sede nei confronti del governo, già fissato nel maggio e giugno del 1880.
21Dopo le dimissioni di Nina, probabilmente dovute a causa della maldestra trattazione degli affari con il Belgio, di grande importanza è la nomina del suo successore, il già menzionato Jacobini, avvenuta alla metà del mese di dicembre del 1880. Con il suo arrivo si sarebbe aperto, infatti, un canale diplomatico diretto tra il Vaticano e Berlino, in virtù della conoscenza personale con Bismarck e della stima che il cancelliere provava per Jacobini. Questi è descritto dal Soderini come « uomo di alta levatura, di molto tatto, di modi cortesi, assai versato nelle discipline diplomatiche »29. Come richiamato in precedenza, proprio in qualità di nunzio era stato protagonista di alcuni colloqui per la soluzione del Kulturkampf, anche con Bismarck a Gastein. Sebbene questi incontri non ebbero l’esito sperato, offrirono al cancelliere una buona impressione del nunzio da lui considerato « liebenswürdiger Prälat »30.
22Jacobini impostò la propria politica finalizzata alla pacificazione dei rapporti Stato-Chiesa in Germania proprio attraverso il contatto diretto, epistolare, con Bismarck. Nell’autunno del 1881 si avvalse anche del cardinale Hohenlohe per sondare i sentimenti del sovrano e del cancelliere circa la soluzione del conflitto31.
23Tra le principali questioni trattate da Jacobini di grande rilevanza fu il ristabilimento della legazione prussiana presso la Santa Sede con la nomina, nella primavera del 1882, di Kurd von Schlözer ad inviato straordinario e ministro plenipotenziario. Se nelle credenziali presentate al papa l’imperatore non faceva alcuna allusione alla situazione politico-ecclesiastica, e altrettanto la risposta di Leone XIII, al contrario la lettera di congratulazione scritta dal cardinale Jacobini al principe di Bismarck affrontava coraggiosamente la questione32.
24All’importante novità fece seguito, sempre nel 1882, la visita al papa del principe Enrico di Prussia, fratello secondogenito del principe imperiale33.
25La riattivazione del canale diplomatico con Berlino avrebbe giovato ai negoziati per la soluzione del Kulturkampf, oltretutto per le qualità del rappresentante prussiano inviato a Roma, Schlözer, già segretario di legazione ai tempi della rappresentanza prussiana presso la Sede Apostolica dal 1864 al 1869 e inviato per diverse missioni in Vaticano nel 1878, nel 1881 e nel 1882, come tramite ufficioso fra Bismarck e la Segreteria di Stato34.
26Nel corso del 1883 si sarebbero tenute ben tredici riunioni dei membri della Congregazione. Queste furono inizialmente suscitate da uno scambio di lettere tra il pontefice e Guglielmo I, che prevedevano delle concessioni da parte della Santa Sede in cambio di un impegno da parte del governo di procedere alla revisione delle leggi del Kulturkampf. La notizia riguardante la discussione nel parlamento prussiano di un progetto di legge per la modificazione unilaterale della legislazione politico-ecclesiastica, proprio mentre erano in corso i negoziati tra la Santa Sede e il governo di Berlino, generò un nuovo stallo delle trattative. In questo contesto ebbe notevoli ripercussioni l’annuncio, nell’autunno del 1883, di un imminente viaggio del principe imperiale di Germania, Federico Guglielmo, a Roma e di una eventuale sua visita al pontefice. La Congregazione cardinalizia per la Germania – nella quale entrarono a far parte anche i cardinali Camillo Di Pietro, Carlo Sacconi (anch’egli già presente negli anni di Pio IX), Raffaele Monaco La Valletta e Włodzimierz Czacki – fu chiamata a trattare la questione nel dicembre di quell’anno35. Dal 1870 i pontefici Pio IX e Leone XIII non avevano più voluto ricevere personaggi ospiti del Quirinale. Al termine dell’incontro fu deliberato di « seguire una attitudine passiva, e di accordare al Principe l’udienza senza alcuna condizione », al contempo di « consigliare al S. Padre nel suo eventuale colloquio di interessare il Principe, alla vigilia di ascendere il trono, in favore della Chiesa esponendone i bisogni e la ragionevolezza delle sue domande »36.
27Agli scambi di lettere tra sovrani, ai negoziati tra il Vaticano e Berlino e alle visite di membri della famiglia Hohenzollern al papa, si aggiunse, nel settembre 1885, la richiesta rivolta da Bismarck a Leone XIII di farsi mediatore in un modesto conflitto di politica coloniale con la Spagna per il possesso delle isole Caroline e delle isole Palau37. Era questo, come Bismarck comunicò a Schlözer, un « atto di cortesia verso il Papa », dal quale egli si attendeva « per la nostra contesa concernente la Chiesa l’effetto che il Papa sia indotto ad essere meno sensibile alle influenze della democrazia cattolica, alla cui testa c’è Windthorst »38. In effetti Leone XIII si sentì molto lusingato dal fatto che una grande potenza europea avesse apertamente proclamato una funzione arbitrale del papa a livello mondiale, tanto più che Bismarck fece di tutto per porre nel debito risalto il successo dell’azione papale, del resto preparata con ogni cura39.
28L’anno successivo, il 1886, risulta determinante per il processo di composizione definitiva del Kulturkampf attraverso l’emanazione delle due leggi « di pacificazione » del maggio del 1886 e dell’aprile del 1887. Il compromesso tra Chiesa e Stato fu realizzato attraverso trattative dirette tra la Segreteria di Stato e i vescovi disposti a cooperare, primo fra tutti Georg Kopp di Fulda (che Guglielmo I avrebbe chiamato a far parte della Camera Alta prussiana nel gennaio 1886), e la quasi totale esclusione del partito del Centro da questi negoziati, se non in funzione di consulenza e supporto alle decisione prese dalla Segreteria di Stato e dal pontefice. L’apporto dei cardinali riuniti nella primavera del 188640 risultò decisivo per trovare un compromesso con il governo prussiano circa la redazione dei contenuti presenti nella « prima legge di pacificazione »41. Nei mesi successivi fu elaborato dal governo di Berlino il progetto relativo alla « seconda legge di pacificazione »42. La Congregazione ne formulò un parere in due riunioni tenutesi il 2 e il 5 febbraio 1887. Prevalse la tendenza a rifiutare la teoria di Windthorst « o tutto o niente » e riconoscere al nuovo progetto di legge, seppur con riserva, il significato di un grande passo in avanti.
Il card. Czacki oppone la supremazia dello Stato aver piegato un ginocchio, coll’attuale legge, innanzi al Papato ; doversi riguardare l’attuale reverimento di Berlino come una vittoria del S[anto] Padre. Preferire invece lui, che porgendosene occasione, S[ua] Santità rilevi ed elogi questo fatto del Governo Prussiano43.
29In questo contesto alla fine del mese di febbraio del 1887 si verificò la morte di Jacobini. Nel periodo intermedio, sino alla nomina del nuovo segretario di Stato, gli affari di politica estera, quindi anche quelli di Germania, continuarono ad essere seguiti da monsignor Luigi Galimberti segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, il quale ebbe un ruolo rilevante riguardo all’approvazione della « seconda legge sui poteri discrezionali ». Agli inizi di marzo fu portato avanti il tentativo, da parte del vescovo Kopp, secondo le istruzioni del pontefice e di comune accordo con Windthorst e l’arcivescovo di Colonia, di proporre diversi emendamenti che dovevano correggere il progetto di legge, ma questi furono male accolti dalla commissione parlamentare. È in questo contesto che ebbe luogo la missione di Galimberti a Berlino, che colse a pretesto la presentazione delle felicitazioni di Leone XIII all’imperatore Guglielmo I in occasione dei suoi novant’anni, per andare anche a trattare direttamente la soluzione della questione44. In vista della discussione alla Herrenhaus del progetto di legge il prelato avrebbe dovuto incontrare il ministro dei Culti Gustav Gossler, per parlare degli emendamenti proposti da monsignor Kopp e avvicinare anche alcuni capi del Centro e delle gerarchie cattoliche ; poi vedere Bismarck e interrogarlo sull’opportunità di una rappresentanza pontificia a Berlino e richiedere la sua opinione rispetto alla questione romana. Fu di grande importanza il colloquio con Windthorst – secondo quanto riportato da Soderini – per risolvere le tensioni dovute alle trattative dirette ad alto livello tra il Vaticano e Berlino con l’esclusione del partito del Centro. Galimberti riuscì nella missione e la legge fu approvata il 23 marzo dalla Camera alta, con la ricezione della maggior parte degli emendamenti45.
30Il 19 marzo l’arcivescovo di Colonia, Philippus Krementz, scrisse a Leone XIII chiedendo al pontefice di dichiarare al governo di Berlino la non conformità del progetto di legge rispetto alla promessa di revisione fatta il 23 aprile 188646 e il 3 aprile rinnovava la richiesta a nome di tutto l’episcopato germanico. La Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari fu chiamata a valutare la risposta da indirizzarsi a Krementz e i cardinali proposero alcune lievi modificazioni rese note a Leone XIII che le approvò47. La lettera invitava alla calma i presuli prussiani e, riepilogando tutti i progressi fatti per il superamento delle leggi di maggio, esortava i cattolici a sostenere con il loro voto la proposta di legge alla Camera bassa48. La legge fu poi votata il 26 e promulgata il 29 aprile 188749.
31Come osservato da Maria Franca Mellano, analizzando i risultati finali dei negoziati in cui Galimberti militò in prima linea, se ne può ricavare che, per la Santa Sede, questi furono sicuramente positivi : caddero le pretese di interferenza statale, avanzate dal 1873, che pregiudicavano la libertà della Chiesa (per esempio nella formazione del clero e nella nomina dei parroci). Mentre di portata più modesta – sul piano religioso – apparivano i vantaggi in favore dello Stato tedesco (riconoscimento del matrimonio civile, esclusione dei gesuiti dall’insegnamento). Sempre secondo la medesima autrice erano criticabili per gli oppositori del Galimberti i metodi attraverso cui si era giunti alla pacificazione e che vedevano in particolare la Chiesa cattolica locale (in realtà molto provata in quegli anni di lotta) sacrificata alle tendenze centralizzatrici della Curia romana. Conseguentemente, furono duri e prolungati gli atti ostili verso il Galimberti, considerato il principale responsabile di questa politica, anche se dietro alla sua azione diplomatica vi era la volontà precisa di Leone XIII : « Forse il papa – mercé l’indirizzo giudicato germanofilo del suo collaboratore – intendeva raggiungere insieme il doppio obiettivo della pacificazione con l’Impero tedesco e della conciliazione con il Regno d’Italia, tramite l’appoggio del Bismarck»50. Alla fine la situazione evolse sfavorevolmente per Galimberti. Alla successione di Jacobini fu chiamato il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, nominato il 2 giugno 1887, la cui figura accontentava in particolare i cattolici francesi51.
32Come visto ora il Kulturkampf iniziò, quindi, la sua fine nel 1887 con l’abolizione di gran parte delle leggi di Maggio. La normalizzazione dei rapporti tra Stato e Chiesa sarebbe però proseguita nei successivi anni. Al di là dei contenuti normativi, le parole di Bismarck permettono di comprendere i risultati di questo sforzo :
Per quel che riguarda la pretesa ingerenza del Papa nei nostri affari io dubito molto che il Papa possa essere trattato come uno straniero in casa nostra. Nella mia qualità di rappresentante del Governo affermo che il Papato non è soltanto un’istituzione estera e universale, ma ancora un’istituzione tedesca per i nostri concittadini cattolici52.
Conclusioni
33Dall’analisi della documentazione vaticana l’apporto dei cardinali di Curia alla soluzione del conflitto risulta evidente. I segretari di Stato si muovono nei due pontificati in situazioni differenti. Durante gli anni di Pio IX nel pieno svilupparsi della crisi, con un entourage arroccato su di un fronte in prevalenza intransigente circa possibili soluzioni di tale conflitto nei rapporti Stato-Chiesa ; quindi con la sola possibilità di muoversi attraverso modalità diverse rispetto alla « crisi delle crisi » nell’ottica vaticana, cioè la questione romana. In Prussia e in Germania ci si poteva avvalere, al contrario che in Italia, di un cattolicesimo politico forte (vietato dal Non expedit del 1874 con l’eccezione dell’ambito locale), di una conferenza episcopale che si riuniva a Fulda (che non poteva nascere in Italia) e di rapporti diretti con il potere politico. Con Leone XIII, la dinamicità del pontefice sul piano diplomatico avrebbe potuto offrire grandi spazi di manovra all’azione dei segretari di Stato, ma al di là della breve parentesi di Franchi, sia Nina e, soprattutto, Jacobini, risentirono dell’influenza dei collaboratori « perugini » su papa Pecci, ma ottennero comunque risultati positivi.
34Gli altri cardinali di Curia presi qui in esame, i cui interventi sono descritti nei verbali delle riunioni della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, hanno un ruolo decisivo. Nel pontificato di Leone XIII tutti i principali temi in questione sono affrontati collegialmente da questa istituzione, con particolare frequenza nei momenti di tensione nei rapporti tra la Santa Sede e Berlino. I contenuti delle Sessioni, infatti, contribuiscono alla comprensione della vivacità di discussione su punti chiave, sul modo di operare in termini di scelte (come nelle trattative dirette con Bismarck e i limiti da porre alle richieste provenienti da Berlino pur di giungere ad un accordo) e sul rapporto con la Chiesa locale a vari livelli e con il laicato (Conferenza Episcopale di Fulda, singoli presuli, cattolicesimo politico). La fase successiva, di applicazione della nuova normativa e del definitivo conseguimento della pace religiosa, avrebbe impegnato i pontefici, ma anche i successori di Jacobini al vertice della Segreteria di Stato e i membri della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari fino agli inizi del ventesimo secolo.
Notes de bas de page
1 Tra le principali opere dedicate a questo tema si segnalano E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, III, Rapporti con la Germania, Milano, 1933 ; R. Lill, Vatikanische Akten zur Geschichte des deutschen Kulturkampfes. Leo XIII, 1, 1878-1880, Tübingen, 1970 ; Ch. Weber, Quellen und Studien zur Kurie und zur vatikanischen Politik unter Leo XIII. Mit Berücksichtigung der Beziehungen des Hl. Stuhles zu den Dreibundmächten, Tübingen, 1973 ; E. Gatz (a cura di), Akten der Fuldaer Bischofskonferenz (1871- 1919), 3 Bde., Magonza, 1977-1985 ; in tempi più recenti H.-G. Aschoff, H.-J. Heinrich (a cura di), Ludwig Windthorst, Briefe 1834-1880, Paderborn u.a. 1995 ; H.-G. Aschoff, H.-J. Heinrich (a cura di), Ludwig Windthorst, Briefe 1881-1891, Paderborn u.a., 2002 ; M. Valente, Diplomazia pontificia e Kulturkampf. La Santa Sede e la Prussia tra Pio IX e Bismarck (1862-1878), Roma, 2004. Prefazione di Lutz Klinkhammer ; R. Lill, E. Greipl, M. Papenheim, M. Valente (a cura di), Vatikanische Akten zur Geschichte des deutschen Kulturkampfes. Edition der Sitzungen der « Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari » 1880-1884, Roma, 2009. Vorwort von Lutz Klinkhammer ; M. Valente, Leo XIII. und die diplomatischen Aktivitäten des Heiligen Stuhls zur Beilegung des Kulturkampfs in Preußen, in J. Zedler (a cura di), Der Heilige Stuhl in den internationalen Beziehungen 1870-1939, Monaco, 2010, p. 93-144.
2 Sul funzionamento della commissione cardinalizia deputata alla trattazione degli « affari di Germania » si veda il rapporto del diplomatico prussiano Kurd von Schlözer al Ministero degli Affari Esteri in Berlino del 16 febbraio 1883, edito in Ch. Weber, Quellen und Studien… cit., p. 132-135 (nella stessa opera si veda il paragrafo : « Die Kommission für deutsche Angelegenheiten » alle p. 74-75) ; E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 136- 137 nota 2 ; E. Gatz, Der preussich-deutsche Kulturkampf in den Verhandlungen der Kongregation fùr die ausserordentlichen kirchlichen Angelegenheiten, in Römische Quartalschrift, 71, 1976, p. 217-254.
3 Su Antonelli e la sua attività di segretario di Stato si vedano : C. Falconi, Il Cardinale Antonelli, vita e carriera del Richelieu italiano nella chiesa di Pio IX, Milano, 1983 ; F. J. Coppa, Cardinal Giacomo Antonelli and papal politics in European Affairs, Albany 1990.
4 Cf. M. Valente, Diplomazia pontificia… cit., p. 55-57.
5 Sul tema generale si rimanda a K. Schatz, Vaticanum I, 1869-1870, 3 Bde, Paderborn, 1992. Sulla Prussia e il Concilio Vaticano si veda V. Conzemius, Preussen und das erste vatikanische Konzil, in Annuarium Historiae Conciliorum, II, 1970, p. 253-419.
6 Cf. M. Valente, Diplomazia pontificia… cit., p. 128-142.
7 Pio IX a Hohenlohe, dal Vaticano, 26 aprile 1872, in P. Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato, III, La questione romana dalla convenzione di Settembre alla caduta del Potere Temporale con Appendice fino alla morte di Vittorio Emanuele II, parte II (I Documenti), Roma 1961, p. 416.
8 Cf. M. Valente, Diplomazia pontificia… cit., p. 165.
9 Discorso di Bismarck del 14 maggio 1872 nella XV seduta del Reichstag, in W. Schüßler (a cura di), Otto von Bismarck : die Gesammelten Werken, XI, Reden (1869- 1878), Amburgo, 1930, p. 269-275.
10 Cf. Valente, Diplomazia pontificia… cit., p. 177-179.
11 G. Feliciani, Le Conferenze Episcopali, Bologna, 1974, p. 62.
12 I verbali delle menzionate riunioni – sedici dedicate al Kulturkampf – sono conservati in S.RR. SS, AA. EE. SS. nella serie Rapporti delle Sessioni, Germania o Prussia. Per una analisi del contenuti si rimanda a M. Valente, Diplomazia pontificia… cit.
13 Sugli schieramenti cardinalizi della Curia romana dell’epoca e dei consultori presso la Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari si rimanda all’articolo di Raffaele De Cesare ne La Rassegna (n. 60, 28 marzo 1882) pubblicato in Ch. Weber, Quellen und Studien zur Kurie… cit., p. 277-278 ; A. Ciampani, The Roman Curia. Alignments among the Cardinals in the Vatican after the Unification of Italy, in E. Lamberts (a cura di), The Black International 1870-1878 : the Holy See and Militant Catholicism in Europe, Lovanio, 2002, p. 195-230.
14 Pii IX Pontificis Maximi, Acta, Pars Prima, voI. VI, Roma, s.d., p. 92-93.
15 Sulla normativa del 1873 e del 1874 si veda R. Lill (Hrsg.), Der Kulturkampf… cit., in particolare la documentazione edita nella terza parte « Die Kulturkampfgesetze des Deutschen Reiches und Preussens 1871-1887 ».
16 Cf. M. Valente, Episcopato germanico, Santa Sede e potere politico nel pontificato di Pio IX, in G. Ignesti (a cura di), LUMSA. Annali 2005-2006, Torino, 2007, p. 355-379.
17 Su Simeoni si veda G. Ignesti, Francia e Santa Sede tra Pio IX e Leone XIII, Roma 1988, ad indicem.
18 S. Marotta, Lorenzo Nina, in DBI, 78, Roma, 2013, p. 579-580.
19 G. Monsagrati, Alessandro Franchi, in DBI, 50, Roma, 1998, p. 80.
20 Cf. R. Lill, Vatikanische Akten… cit., p. 115, nota 4 ; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates : Elite-Rekrutierung, Karriere-Muster und soziale Zusammensetzung der kurialen Führungsschicht zur Zeit Pius‘IX. (1846- 1878), II, Stoccarda, 1978, p. 491 ; M. Valente, Vatikanische Akten… cit., passim.
21 Cf. S. Marotta, Lorenzo Nina, in DBI, 78, Roma, 2013, p. 578-582.
22 R. Lill, Vatikanische Akten… cit., passim ; M. Valente, Vatikanische Akten… cit., passim.
23 Sui negoziati tra Bismarck ed Aloisi Masella a Kissingen dal luglio all’agosto 1878 si veda R. Lill, Vatikanische Akten… cit., « Verhandlungen Kurie-Preußen. Bismarck-Aloisi Masella (Kissingen, Juli-August 1878) », in particolar modo al n. 49 il rapporto del nunzio Aloisi Masella al segretario di Stato, card. Alessandro Franchi, da Kissingen del 30 luglio 1878, p. 87-91.
24 Cf. E. Soderini, Il pontificato… cit., III, capitolo V.
25 Si tratta della sessione tenutasi il 7 agosto 1883 riguardante l’esame di una lettera dell’arcivescovo di Colonia, a nome dell’episcopato, a Leone XIII sull’esecuzione della legge politico-ecclesiastica dell’11 luglio 1883. Cf. S.RR. SS, AA. EE. SS., Rapporti delle Sessioni, Germania, vol. XXXVI, fasc. 9, 1883, n. 577.
26 I verbali delle menzionate riunioni sono conservati in S.RR. SS, AA. EE. SS. nella serie Rapporti delle Sessioni, Germania o Prussia. Per una analisi del contenuti si rimanda a M. Valente, Leo XIII.… cit. ; M. Valente, Vatikanische Akten… cit.
27 La discussione del progetto di legge sui poteri discrezionali, presentato alla Camera dei Deputati prussiana il 19 maggio 1880, durò quasi due mesi. La legge fu infine promulgata il 14 luglio 1880. Cf. E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 233-238. R. Lill (a cura di), W. Altgeld e A. K. Haus, Der Kulturkampf, Paderborn, 1997, n. 45, p. 112.
28 Si veda il promemoria del pronunzio Jacobini sui due colloqui con il deputato Windthorst, Vienna 31 ottobre e 1 novembre 1880, in S.RR. SS, AA. EE. SS., Germania, pos. 1175, fasc. 647, ff. 81r-91r, ed. in M. Valente, Vatikanische Akten…, appendice 2/E, p. 188-197.
29 Fu monsignor Włodzimierz Czacki, ai tempi in cui era segretario privato di Pio IX, a segnalarlo al papa per ricoprire la funzione di nunzio presso l’impero austro-ungarico. E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 195-197. Sul rapporto tra Jacobini e Leone XIII si veda F. Jankowiak, La curie romaine de Pie IX à Pie X, Rome, 2007, p. 446-447.
30 G. A. Rein (bearb.), Otto von Bismarck, Werke in Auswahl : Jahrhundertausgabe zum 23. September 1862. Bd. 6, Reichsgestaltung und europäische Friedenswahrung, T. 2, 1877-1882, Stoccarda, 1976, p. 424.
31 M. Valente, Vatikanische Akten… cit, p. 230-232.
32 E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 263-264.
33 Ibid., p. 266.
34 Sul carattere e la personalità di Schlözer si veda ibid., p. 251.
35 Cf. la sessione « Sulla prossima visita di S.A. il Principe Imperiale di Germania a S. Padre », Vaticano, 11 dicembre 1883, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Rapporti delle Sessioni, Germania, vol. XXXVI, fasc. 13, 1883, n. 584, ed. in M. Valente, Vatikanische Akten… cit., verbale 584, p. 165-171.
36 E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 251.
37 J.-M. Ticchi, Aux frontières de la paix : bons offices, médiations, arbitrages du Saint-Siège, 1878-1922, Roma, 2002 (CEFR, 294), p. 61-115.
38 L. Gall, Bismarck. Der weisse Revolutionär, Francoforte, 1980 ; trad. it. Bismarck. Il cancelliere di ferro, Milano, 1982, p. 637.
39 Per documentazione vaticana sull’arbitrato di Leone XIII relativo alle Isole Caroline e Palau si veda S.RR. SS., AA. EE. SS., Germania, pos. 1268, fasc. 722-723 (1885-1886).
40 Cf. la sessione « Ulteriori trattative col governo prussiano ; lettera di mons. Kopp sul diritto di notifica ; colloquio di mons. Pro-Segretario col ministro di Prussia accreditato presso la S. Sede », Vaticano 24 aprile 1886, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Rapporti delle Sessioni, Germania, vol. XXXVIII, fasc. 4, 1886, n. 614.
41 « Das erste Friedensgesetz : Gesetz betreffend Abänderung der kirchenpolitischen Gesetze vom 21. Mai 1886 », ed. in R. Lill, Kulturkampf… cit., n. 48, p. 116-119.
42 Per la documentazione vaticana sulla ulteriore revisione delle « leggi di maggio » si veda S.RR. SS., AA. EE. SS., Germania, pos. 1298, fasc. 745-748 (1887).
43 Cf. la sessione « Della notifica da farsi al governo nella nomina dei parrochi ed esame di varii articoli del progetto in discussione », Vaticano 5 febbraio 1887, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Rapporti delle Sessioni, vol. XXXVIII, fasc. 6, 1887, n. 621.
44 Sulle origini della missione di veda E. Soderini, Leone XIII… cit., III, p. 337- 338. Per una analisi dei rapporti tra Windthorst e la Curia Romana in questo particolare periodo si rimanda alla documentazione relativa agli anni 1886-1887 edita in H.-G. Aschoff, H.-J. Heinrich (Hg.), Ludwig Windthorst, Briefe 1881-1891… cit.
45 Sulla missione di monsignor Luigi Galimberti a Berlino si veda E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 341-360.
46 Krementz a Leone XIII, Colonia, 19 marzo 1887, ed. in E. Gatz, Akten… cit., n. 483, p. 738-740.
47 Cf. la sessione « Sul nuovo progetto di legge politico-ecclesiastica. Lettera pontificia da indirizzarsi all’arcivescovo di Colonia », Vaticano, 6 aprile 1887, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Rapporti delle Sessioni, vol. XXXVIII, fasc. 6, 1887, n. 622.
48 Leone XIII a Krementz, Vaticano 7 aprile 1887, ed. in E. Gatz, Akten… cit., n. 486, p. 746-748.
49 « Das zweite Friedensgesetz : Gesetz betreffend Abänderung der kirchenpolitischen Gesetze vom 29. April 1887 », ed. in R. Lill, Kulturkampf… cit., n. 49, p. 119-121.
50 M. F. Mellano, Luigi Galimberti, in DBI, 51, Roma, 1998, p. 493.
51 Su Rampolla del Tindaro si veda C. Cerami (a cura di), La figura e l’opera del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Caltanissetta-Roma, 2006.
52 E. Soderini, Il pontificato… cit., III, p. 365.
Auteur
Professeur associé d’histoire contemporaine à l’Università Europea de Rome. Il a publié et dirigé plusieurs ouvrages sur l’activité internationale du Saint-Siège, notamment sur les rapports avec l’Allemagne bismarckienne au XIXe siècle et la Yougoslavie au XXe siècle : Diplomazia pontificia e Kulturkampf. La Santa Sede e la Prussia tra Pio IX e Bismarck (1862-1878) (Rome, Studium, 2004) et Diplomazia pontificia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (1919-1929) (Split, Filosofski Fakultet, 2012).
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