L’equilibrio delle porpore. Gasparri, Pacelli e le nomine cardinalizie nel pontificato di Pio XI : il caso francese
p. 279-293
Résumé
La ricerca sui criteri seguiti nella scelta dei componenti del Sacro Collegio è stato da sempre uno degli aspetti più salienti della storia del Papato, poiché nel corso dei secoli i parametri di giudizio si sono diversificati. Se da una parte si è mantenuto costante il principio di attribuire la porpora a coronamento di un particolare cursus honorum ecclesiastico, dall’altra la scelta dei singoli candidati è cambiata di pari passo alla volontà del Pontefice regnante, le cui decisioni sono state influenzate da una serie di fattori, tra i quali bisogna menzionare l’azione del Segretario di Stato e la pressione della diplomazia internazionale. In questo contesto vanno interpretate anche le nomine decretate sotto Pio XI, il cui pontificato fu costellato dalla convocazione di 17 Concistori, dalla creazione di 76 cardinali e, persino, dalla rinuncia alla porpora di un cardinale francese.
Texte intégral
1Nel 1923, ricevuto in solenne udienza da Pio XI, re Alfonso XIII di Spagna chiese con insistenza la creazione di nuovi cardinali nazionali, ma il papa replicò in maniera evasiva1. Negli anni seguenti vennero rinnovate pressioni e velate minacce, delle quali il pontefice non tenne conto e nel febbraio del 1931, all’ennesima istanza del re cattolicissimo, il card. Eugenio Pacelli, Segretario di Stato (1930-1939), rispondeva che « il Santo Padre è assai geloso della sua libertà ed indipendenza nella scelta dei Cardinali : non credo che egli accetti volentieri consigli o suggerimenti in questo argomento »2.
2« Gelosia » e « indipendenza » sono forse le parole chiave per comprendere meglio il pensiero di Pio XI riguardo lo ius creandi cardinales, un diritto difeso con lo zelo appassionato che ben s’inquadra nello stylus gubernandi Ecclesiam di Pio XI3. Non a caso l’ambasciatore di Francia, Joseph de Fontenay, scriveva nel 1931 che in materia di concistori
on dit couramment ici que le meilleur service à rendre à un prélat auquel on voudrait voir donner le chapeau cardinalice est de ne pas en parler et de se contenter de souhaiter que Pie XI partage ce sentiment4.
3In questo contesto vanno lette e interpretate tutte le nomine cardinalizie di quel pontificato, persino le discusse dimissioni del cardinale Louis Billot5. Ed è proprio nel caso francese che il pontefice adopererà lo strumento delle promozioni cardinalizie per plasmare ed orientare l’episcopato nazionale.
Il primo concistoro
4Tuttavia questo orientamento non si delineò subito dal primo concistoro del 1922, poiché all’indomani della sua elezione Pio XI si trovò ancora condizionato da alcune scelte prese dal suo predecessore, Benedetto XV.
5Infatti, nell’ambito dei negoziati per la ripresa delle relazioni diplomatiche, era stata concordata la promozione di due prelati come segno concreto del ralliement tra Santa Sede e Francia : un cardinale de curia e uno della « corona », appellativo usato ancora dalla Francia repubblicana per definire i vescovi diocesani elevati alla porpora.
6La Santa Sede era riuscita a riservarsi quest’ultima scelta e, dopo lunghe esitazioni, era stato designato mons. Touchet, vescovo di Orléans6, la cui figura tuttavia non suscitava entusiasmo, poichè lo stesso papa aveva più volte manifestato forti dubbi a suo riguardo, ritendolo ambizioso e nevrotico7 ; al contrario, sul secondo nome non si era trovato ancora un accordo, ma le trattative vennero interrotte dall’inopinata morte del pontefice8.
7Nel frattempo, si delineò una candidatura governativa : mons. Auguste Boudinhon, rettore della chiesa di S. Luigi dei Francesi in Roma, definito « bon prêtre, esprit libéral, canoniste éminent et excellent français »9, ma quest’ultima definizione dovette irritare Pio XI, che vi intravide il tentativo di creare un partito « nazionale » all’interno del Sacro Collegio.
8Animato da un sottile spirito di contrappasso, il papa rifiutò quella candidatura e lasciò intendere che si sarebbe orientato verso quei nomi sui quali il governo aveva posto il veto10, ovvero gli integristi Rivière, arcivescovo di Aix11, Nègre, arcivescovo di Tours12, Bois de Villerabel, arcivescovo di Rouen13 e Charost, arcivescovo di Rennes14.
9Questa prospettiva allarmò Parigi, ma con abile strategia il card. Gasparri, Segretario di Stato di Pio XI (1922-1930)15, riuscì a convincere il governo a indirizzare il proprio gradimento verso il più « neutro » di quei prelati, mons. Charost, insignito tra l’altro dalla Légion d’honneur16. Un passo ufficiale fu compiuto nell’ottobre del 1922, con una supplica indirizzata al papa da alcuni senatori cattolici17, e nel concistoro dell’11 novembre ebbe la porpora insiema a Touchet ; ma Charost non ebbe timore di esprimere la propria gratitudine a Gasparri, « à qui je sais bien qu’est due la pourpre cardinalice »18.
Sei, non più di sei
10Tuttavia da quel momento tra Pio XI e la Francia iniziava una lunga contesa in merito alle nomine cardinalizie e, soprattutto, al numero dei prelati da promuovere19. Parigi si riteneva in diritto di chiedere la creazione di almeno sette cardinali della corona, un antico privilegio che affondava le sue radici nel cosiddetto « convegno di Marsiglia »20, mentre il papa era decisamente fermo nel rifiutare quella che ai suoi occhi sembrava un’arbitraria pretesa, ostinandosi a non concedere più di sei cappelli a Parigi21.
11Nel 1926 l’ambasciatore Fontenay suggeriva la candidatura di mons. Gibier22, che successivamente si sarebbe defilato da quella investitura23, quindi parve prendere consistenza la designazione di mons. Ruch, arcivescovo di Strasburgo24, ma il suo nome venne bruciato con un’abile manovra diplomatica condotta in Roma da mons. Wetterlé, suo acerrimo rivale25.
12Ad ogni modo la morte del card. Touchet aveva diminuito la pattuglia dei cardinali francesi, una vacatio che il pontefice doveva colmare. Il governo infine indicò mons. Chesnelong, arcivescovo di Sens26, ma la sua vicinanza all’ambiente dell’Action Française, condannata dal papa proprio in quell’anno, ne pregiudicò la promozione27.
13Al contrario, la porpora venne conferita a mons. Binet, vescovo della modesta sede di Soissons28, che proprio nell’agosto del 1927 veniva proposto per la traslazione alla sede arcivescovile di Besançon. Mons. Maglione, nunzio a Parigi29, lo aveva definito uomo di « straordinarie qualità di mente e di cuore », e aveva aggiunto che « nel grave affare dell’Action Française la condotta di monsignor Binet è stata netta e risoluta e che il suo attaccamento alla Santa Sede è pieno »30.
14La duplice promozione sorprese lo stesso Binet31, ma soprattutto fu accolta come « un désaveu » dai « treize archevêques déjà anciens », titolari delle grandi sedi, cardinalizie per tradizione32, un chiaro messaggio che Roma mandava all’episcopato d’Oltralpe per manifestargli la propria insoddisfazione nella questione dell’Action Française33, un punctum dolens che avrebbe mietuto anche un’altra eminente vittima.
Le dimissioni di Billot
15Infatti l’intransigente cardinale gesuita Louis Billot, fervido sostenitore del movimento di Maurras, finì per scontrarsi con l’inflessibilità di Pio XI. Così un ben informato confidente della Polizia politica fascista avrebbe riassunto l’incidente :
Il Billot […] scrisse a Maurras una lettera di elogio per i sentimenti di devozione e di ubbidienza manifestati. Ora questa lettera a distanza di tempo, è stata pubblicata recentemente e ha avuto l’aria di essere in opposizione a quanto aveva detto il papa.
Mons. Borgongini, segretario degli Affari Ecclesiastici Straordinari34, s’è recato dal Billot a nome del papa per chiedere una dichiarazione da pubblicare sull’Osservatore Romano. Il Billot non l’ha voluta fare, tornato di nuovo il Borgongini da lui, non l’ha voluto neanche ricevere. Allora è andato Gasparri in persona dal Billot ; ma anche a lui ha rifiutato di fare qualsiasi dichiarazione, dicendo di non avere nessuna ragione di farla.
In seguito a quest’ultimo rifiuto Gasparri gli ha letto una dichiarazione, chiedendogli se fosse contento di vederla pubblicata sull’Osservatore Romano. Il Billot, scattando, ha risposto di essere seccato di tutte queste cose ; che facessero quello che volevano, ch’egli avrebbe poi pensato al da farsi35.
16Messo alle strette da Pio XI, che gli chiedeva un deciso riallineamento alle proprie direttive, Billot volle piuttosto offrire le proprie dimissioni, un atto che il papa aveva silenziosamente auspicato36.
17Ad ogni modo, con la rinuncia rimaneva vacante il seggio curiale francese nel Collegio cardinalizio, posto per il quale l’Ambasciata si era affrettata a proporre nuovamente il nome di Boudinhon37, nella speranza che questa volta il pontefice non avrebbe disdegnato l’idea di sostituire un fastidioso « integrista » con un più benevolo « moderato ».
18Ancora una volta Pio XI disorientò la diplomazia francese scegliendo un altro outsider, l’austero e riservato mons. Lépicier, già generale dei Serviti e noto per le sue posizioni integriste, che tuttavia godeva della personale fiducia del papa38. Quella nomina non incontrò il favore del governo, che non riponeva molta fiducia in Lépicier, definito « un demi-français et très anglais de cœur »39.
Il rinnovamento : i concistori del 1929, 1930 e 1935
19Il papa tuttavia non si sarebbe limitato a respingere i tentativi di intrusione del governo, ma avrebbe adoperato lo strumento delle nomine cardinalizie come uno scalpello, per modellare e cesellare la Chiesa francese secondo il proprio programma.
20Pio XI era orientato ad imprimere una svolta all’episcopato, che trovava vecchio sia sul piano anagrafico che su quello delle idee. La maggior parte dei vescovi apparteneva alla generazione « de la Séparation », erano conservatori per indole e in genere ostili alle iniziative del cattolicesimo sociale, ispirato alle idee dell’Azione Cattolica tanto care al papa, che le riteneva lo strumento migliore per riconquistare il cuore delle masse popolari, guastate da anni di profonda propaganda anticlericale o socialista. In definitiva, il pontefice chiedeva all’episcopato una maggiore adesione alle direttive di Roma, che si doveva tradurre in un nuovo e più dinamico indirizzo pastorale, rifuggendo ogni tentazione nostalgica, un risultato che era impossibile ottenere senza un ricambio generazionale.
21Il primo caso emblematico si ebbe nel 1929, con la morte del card. Dubois, arcivescovo di Parigi40, per la cui successione il cardinale Gasparri pare già avesse allo studio i nomi di mons. Petit de Julleville, vescovo di Digione41, e di mons. Roland-Gosselin, ausiliare del defunto arcivescovo42. Tuttavia mons. Maglione non sembrava convinto e si era orientato verso una proposta più radicale, « un prêtre qui ne soit que prêtre »43, quella del sulpiziano Jean Verdier44, la cui candidatura venne perorata personalmente dal nunzio presso Pio XI45 ; a novembre Verdier veniva designato arcivescovo di Parigi e ipso facto cardinale, eludendo il consueto iter burocratico della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari46.
22Quella nomina venne accolta con ampio consenso47, ma non così sarebbe accaduto l’anno seguente per la promozione cardinalizia di mons. Liénart, vescovo di Lille48, « le benjamin d’âge » dell’episcopato, la cui elevazione al cardinalato fu considerata dai contemporanei come « un coup hardi » di Pio XI. In effetti quella decisione parve sorprendere tutti, dalla Segreteria di Stato al nunzio, dal governo ai vescovi, compreso lo stesso interessato, che era all’oscuro di tutto49.
23L’ambasciatore Fontenay notava con acume :
On est d’accord dans les milieux du Vatican que le Pape Pie XI en allant choisir l’évêque placé à la tête d’une région industrielle où il veut appliquer les théories de paix du Saint-Siège, a voulu marquer son programme et faire connaître aux évêques du monde entier la voie qu’ils doivent suivre.
Pie XI veut que ses évêques travaillent à la paix sociale […] Le choix du plus jeune parmi les évêques a provoqué ce que je me bornerai à qualifier de l’étonnement des milieux intéressés50.
24Anche mons. Baudrillart51 faceva eco al malessere provocato da quella scelta, e scriveva :
Quelque bonne volonté que l’on y mette, on a peine à faire comprendre l’espèce de coup de tête qui va chercher le plus jeune évêque de France pour en faire un cardinal. On dirait que Pie XI prend à cœur de blesser les archevêques français et de leur témoigner quelque mécontentement. Coup sur coup, Binet, Verdier, Liénart. Pas un des anciens, quelque travail qu’il ait fourni, n’est jugé digne52.
25Allo stesso modo va interpretata nel 1935 la nomina cardinalizia di mons. Suhard, giovane arcivescovo di Reims53, prelato dotato di « uno spirito più che romano »54 e che aveva dimostrato una singolare empatia con i sentimenti di papa Ratti nel caso delle apparizioni mariane di Beauraing55. Ciò premesso, si comprende bene come l’ambasciatore Charles-Roux non si sorprendesse per la promozione di un « prélat très estimé à Rome »56.
Le porpore imprevedibili
26A questa serie di promozioni fanno eccezione i casi di Baudrillart e di Gerlier57. Infatti nel passato il nome di Baudrillart era stato più volte proposto per la porpora, reclamata per i suoi meriti accademici e per la sua azione politica58, ma le preferenze governative erano andate verso altre candidature ; inoltre, non sembrava opportuno avere in Parigi un secondo cardinale, la cui autorità avrebbe potuto mettere in ombra quella dell’ordinario. Ma nel 1935 « la volonté énergique du Saint-Père et son affection » si imposero ancora sul governo e fu lo stesso Pio XI a spiegare a Baudrillart le ragioni di quella scelta : « j’ai voulu faire un geste qui signifiât à quel point j’estime et je veux le progrès des hautes études dans l’Église et particulièrement en France »59. D’altra parte, con quella nomina il papa compiva un gesto di benevolenza verso l’area più conservatrice del mondo cattolico francese, che in quegli anni aveva seguito con apprensione e in obbedienza le scelte di Pio XI, ma pur senza comprenderle fino in fondo.
27Ancora più inattesa fu nel 1937 la nomina di Gerlier, dietro la quale vi fu l’intervento deciso del card. Pacelli, che pose fine al lungo dibattito aperto dalla provvista episcopale di Lione, l’antica e prestigiosa primaziale di Francia, vacante dal novembre del 1936 per la morte del card. Maurin60.
28Per quella sede vennero proposti – a turno – i nomi del noto Ruch, di mons. Delay, già ausiliare del defunto Maurin61, di mons. Gaillard, nuovo arcivescovo di Tours62, e di mons. Mathieu, vescovo di Dax63, ma nessuna di quelle candidature parve soddisfare Pio XI, che « di sua propria spontanea iniziativa »64 indicò mons. Grente, vescovo di Le Mans65 e mons. Pelt, vescovo di Metz66, nomi che tuttavia suscitarono perplessità e incredulità in quasi tutti gli ambienti poiché l’anziano Pelt era da tempo molto malato e Grente era « stato presentato in occasione di altre provviste […] ma sempre escluso »67. Respinta anche quell’ipotesi, venne nuovamente preso in considerazione mons. Gaillard, che però rifiutò per motivi di salute68. Era ormai l’estate inoltrata del 1937 quando il card. Pacelli, dopo aver sapientemente atteso la caduta di tutte le candidature possibili, propose il nome di mons. Gerlier, vescovo di Tarbes e Lourdes, che in breve tempo venne accettato69. A tal proposito, l’ambasciatore Charles-Roux affermava che Gerlier doveva
sans nul doute, cette double promotion au rôle brillant qu’il a joué à Lourdes durant les huit années de son épiscopat. Il s’y montra organisateur habile, orateur remarquable et pasteur zélé. On se souvient des cérémonies grandioses de 1935 que présida come légat du pape le cardinal Secrétaire d’État et dont l’évêque de Lourdes avait provoqué et organisé la célébration [… ]70.
La promotion de mgr. Gerlier, qui est due personnellement au cardinal Pacelli, est justifiée et opportune. Le nouveau cardinal français est un homme de mérite, de talent et d’esprit ouvert71.
29In definitiva, nel corso di un decennio era sorto un episcopato più duttile e più docile alle disposizioni di Roma, lo stesso episcopato che accoglierà con uguale sollecitudine sia l’iniziativa della main tendue (1937) che la revoca della scomunica a Maurras (1939)72.
Equilibri e tensioni : l’affaire Lépicier
30Ma il concistoro del 1935 fu gravido di altre conseguenze, poiché portò alla promozione cardinalizia di mons. Vincenzo La Puma, che dal 1925 era segretario della Congregazione dei Religiosi73, della quale nel 1927 era divenuto prefetto il card. Lépicier.
31All’inizio i due prelati avevano collaborato in maniera fruttuosa ma il carattere introverso e malinconico di Lépicier aveva finito per scontrarsi con quello dell’esuberante e autoritario La Puma. Quest’ultimo, amico personale di Pacelli, venne finalmente creato cardinale da Pio XI, ma il pontefice prese una decisione umanamente comprensibile quanto poco praticabile : anziché congedare il card. Lépicier e sostituirlo con il segretario, impose ai due prelati una impossibile coabitazione, nominando il card. La Puma pro-Prefetto della Congregazione dei Religiosi. Il prefetto Lépicier visse quella decisione come una grave diminutio, un’offesa personale e, come era prevedibile, si giunse allo scontro diretto tra i due « vertici ».
32Nel corso di una riunione con il personale della Congregazione, il prefetto « sorpreso e disgustato » dall’arrivo di La Puma lo avrebbe allontanato in malo modo, invitando gli impiegati a non ubbidire al pro-prefetto : « Voltategli le spalle e andate al gabinetto »74. Per nulla intimorito, La Puma si rivolse immediatamente al pontefice75, nelle cui mani giungeva nel contempo anche un ricorso di Lépicier, che sosteneva « come non vi possono essere due papi nella Chiesa, così non vi possono essere due prefetti di una stessa Congregazione »76. La soluzione all’impossibile coabitazione fu suggerita dallo stesso Lépicier che, sempre più stanco e malato, preferì offrire le proprie dimissioni dalla prefettura, ritirandosi a vita privata77.
Una questione tra… colleghi
33Ma la più imprevedibile in assoluto delle nomine di papa Ratti, quella di mons. Tisserant78, ebbe una genesi ancor più complessa, perché le sue radici affondano proprio nelle dimissioni del card. Lépicier, che di fatto preludevano alla « vacanza » dello stallo di cardinale francese de curia79.
34Ciò permise al papa di attuare un antico progetto, quello di elevare alla porpora due sue antiche conoscenze : mons. Mercati, collega dell’allora mons. Ratti e suo successore alla prefettura della Biblioteca Vaticana80, e l’orientalista mons. Tisserant, pupillo di Ratti e in quel momento pro-prefetto della stessa Biblioteca81.
35Tale ipotesi si era affacciata già nel 1934, allorquando con la morte del card. Ehrle si era reso vacante il titolo di archivista e bibliotecario di S.R.C.82, e una simile promozione avrebbe sollevato la Biblioteca Vaticana dall’insolita situazione istituzionale in cui si trovava. Infatti negli anni passati mons. Mercati, gravato da una malferma salute e più interessato agli studi che al governo, aveva più volte chiesto di lasciare il suo incarico, nella fattispecie al più giovane e dinamico mons. Tisserant ma, come avrebbe dichiarato lo stesso Pio XI, « cette Bibliothèque était depuis trop longtemps aux mains d’étrangers et qu’il convenait de la rendre au moins pour quelques années aux italiens »83. Solo nel 1930, dietro le insistenze di Mercati, si era avuta la nomina di Tisserant a pro-prefetto84.
36Tuttavia, al papa non parve opportuno dare subito una successione ad Ehrle. Entrambi i candidati possedevano un degno curriculum per quell’incarico, che pur tuttavia restava l’unico a disposizione, e sarebbe stato imbarazzante promuovere uno dei due prelati senza danneggiare il prestigio dell’altro.
37Queste remore indussero Pio XI a desistere temporaneamente da quel progetto, sostenendo che « les bibliothèques de l’Église romaine n’auraient pas besoin d’autre protecteur que lui »85, e fu solo nell’autunno del 1935 che il papa ritornò sulla questione, sondando la disponibilità del refrattario mons. Mercati ad accettare il titolo di archivista e bibliotecario86.
38Ma nel febbraio del 1936 moriva il cardinale Luigi Sincero, segretario della Congregazione per la Chiesa Orientale87, una mansione per la quale il dotto mons. Tisserant sembrava possedere tutti i requisiti. Il 19 di quel mese papa Ratti convocava in udienza Mercati e gli comunicava la decisione di voler « provvedere alla Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale e alla Vaticana »88 ; ciò nonostante restavano ancora alcuni ostacoli da superare, essendovi già un cardinale francese in curia, ma l’aggravarsi delle condizioni di Lépicier favoriva la soluzione auspicata dal pontefice e il 16 maggio, quattro giorni prima della morte del cardinale servita, Pio XI annunciava ufficialmente al card. Pacelli la volontà di elevare alla porpora mons. Mercati, futuro Archivista e Bibliotecario di S.R.C., e mons. Tisserant, destinato ad essere il nuovo segretario della Congregazione Orientale89.
Un cardinale ex grege
39Quest’ultima promozione suscitò un nugolo di consensi e di critiche. L’Ambasciata di Francia espresse tutta la sua soddisfazione e plausi giunsero dal mondo francese90, mentre fu la curia a manifestare il proprio malcontento verso quella che, agli occhi di molti, appariva come l’affermazione dell’enfant terrible del papa, un atto di edulcorato nepotismo. D’altra parte Tisserant, noto per il suo carattere burbero e autoritario, non aveva mai perso occasione per manifestare la propria indipendenza di pensiero nei confronti della curia e, soprattutto, aveva rivelato un senso critico impietoso e polemico verso molti prelati. I suoi taglienti commenti lo avevano reso inviso al Sacro Collegio, come il suo ostentato patriottismo unito ad una malcelata ostilità al Fascismo lo avevano segnalato come persona poco grata al Regime italiano, che rimase scosso da quella nomina91. Così infatti riferiva un confidente vaticano della Polizia politica :
Negli ambienti vaticani si discute assai sulla promozione alla porpora di mons. Tisserant […], il quale è certamente una figura estera nella Curia Romana che da molto a pensare, per il grande lavorio che egli fa in pro del suo paese, vale a dire della Francia. Dovendo poi andare a capo della Congregazione per la Chiesa Orientale, la sua potenza crescerà oltre misura, ed egli saprà usarne, se non abusarne, a vantaggio della Francia.
L’ambiente Vaticano o di curia è perciò un pò ostile per il Tisserant e molti si meravigliano come il governo italiano (il quale avrebbe dovuto essere al corrente delle beghe politico-religiose del Tisserant) non si sia opposto al cardinalato di esso. Per lo meno lo si poteva nominare cardinale, ma assegnandogli una diocesi in Francia92.
40Infatti, dopo l’annessione dell’Etiopia, Italia e Francia si contendevano le reciproche sfere di influenza in Medio Oriente e nel Corno d’Africa. Roma aveva ormai considerevoli interessi nei territori di competenza della Congregazione Orientale, e la nomina di un prelato francese alla guida di quell’importante dicastero era giunta nel momento in cui l’Italia intendeva letteralmente defenestrare i missionari francesi dall’Etiopia, sostituendoli con personale italiano93.
41Il governo italiano non tardò a manifestare la propria insoddisfazione e il 19 giugno, ricevuto in udienza da Pacelli, l’ambasciatore italiano Pignatti protestava che quell’atto non aveva « fatto piacere, anche nei riguardi dell’Etiopia »94, rinnovando simili lamenti anche nel mese di luglio95.
42Inoltre, Mussolini pretese come gesto di riparazione che in un eventuale prossimo concistoro anche mons. Celso Costantini, segretario di Propaganda Fide e prelato noto per le sue simpatie « fasciste », venisse elevato alla porpora96 ; mai raccomandazione fu così provvidenziale. Fu grazie a quelle segnalazioni che Costantini, nonostante i suoi indiscussi meriti, fu promosso cardinale solo nel 1953, da Pio XII.
L’aria del Conclave
43Ma furono soprattutto i contrasti interni alla curia a rendere ancor più difficili gli equilibri tra il Segretario di Stato e Tisserant. Era noto che questi non nutrisse molta simpatia per Pacelli, troppo « pieux et pas assez politique »97, mentre si vociferava che il Segretario di Stato ritenesse Tisserant troppo invadente, ma che si vedesse costretto a tollerarlo poiché il cardinale lorenese aveva « preso molto ascendente sull’animo del papa »98.
44In effetti, già all’indomani della sua nomina Tisserant si trovò coinvolto in una complessa vertenza tra la Congregazione Orientale e quella di Propaganda Fide in merito alle rispettive giurisdizioni in Etiopia, che lo portò a un durissimo scontro personale con il card. Fumasoni Biondi99. La questione si sarebbe prolungata per anni sino al motu proprio Sancta Dei Ecclesia (25 marzo 1938), che finalmente sanciva i territori di competenza e la giurisdizione della Congregazione Orientale, ma subito seguirono nuove ed aspre tensioni, come quella che oppose Tisserant al card. Rossi, segretario della Congregazione Concistoriale100, riguardo alla creazione della nuova eparchia di Piana dei Greci101.
45Consapevole di essere giunto ormai al tramonto del pontificato, e comprendendo quanto fosse necessaria una maggiore concordia all’interno della Curia Romana, vertice di una Chiesa sempre più assediata dai totalitarismi, Pio XI provò a cercare una mediazione tra quelli che, sebbene in maniera differente, erano i suoi « eredi » : Tisserant per l’Oriente, Pacelli per la tiara ; una condizione che li chiamava a collaborare. Non a caso fu il papa a volere che fosse Pacelli a consacrare solennemente Tisserant vescovo in San Pietro, quasi a sugellare un patto di concordia tra i due cardinali102, che tuttavia anche all’esterno continuarono ad essere visti come due entità antitetiche. Nel descrivere il concistoro del 16 dicembre 1937 da Pio XI, nel cui discorso molti intravidero un’allusione al Segretario di Stato come suo successore103, il giornalista Charles Pichon dipingeva Pacelli come « de plus en plus ascétique », e di Tisserant diceva che « ressemble à Marc Aurèle »104.
46Ciò nonostante, il disegno abbozzato da papa Ratti nel 1934 e modellato da Pacelli negli anni seguenti conseguì il suo obiettivo. Al Conclave del 1939 si presentò una pattuglia di sei cardinali francesi : Verdier, Liénart, Suhard, Baudrillart, Tisserant e Gerlier. Questa volta, nonostante l’irriducibile eccezione di Tisserant, gli altri cinque cardinali fecero convergere i loro voti su Pacelli, favorendone in maniera significativa l’elezione al Soglio Petrino, segno di una ritrovata unità di intenti dell’intero episcopato nazionale105.
47Solo nel dopoguerra, quando il comunismo avrebbe ridotto al silenzio le Chiese orientali cattoliche nell’Europa dell’Est, si sarebbe profilata una nuova e solida convergenza di idee tra papa Pacelli e il cardinale lorenese, che ne sarebbe diventato il « braccio destro » ad Oriente. Ma di questa vicenda, che appartiene ad un’altra epoca, parleranno le carte dopo l’apertura del pontificato di Pio XII.
Notes de bas de page
1 Sulla storica udienza concessa da Pio XI ad Alfonso XIII, cfr. V. Cárcel Ortí, Pio XI e Alfonso XIII, Re di Spagna, in J.-P. Delville et M. Jačov (dir.), La Papauté contemporaine (XIXe-XXe siècles) : il Papato contemporaneo (secoli XIX-XX), Louvain-la-Neuve – Leuven, 2009, p. 377-393. Su Alfonso XIII di Borbone (1886-1941), re di Spagna dal 1902 sino alla sua abdicazione nel 1931, cfr. C. Seco Serrano, Alfonso XIII, in DBE, 2, Madrid, 2009, p. 750-754.
2 Cfr. Udienza privata del 5 febbraio 1931 in AAEESS, Stati Ecclesiastici, Pos. 430 B P.O., fasc. 356, f. 40. Edito in G. Coco e A. M. Dieguez (a cura di), I « Fogli di udienza » del cardinale Eugenio Pacelli Segretario di Stato, II (1931), Città del Vaticano, 2014, p. 83-84.
3 Cfr. J.-D. Durand, Lo stile di governo di Pio XI, in C. Semeraro (a cura di), La sollecitudine ecclesiale di Pio XI : alla luce delle nuove fonti archivistiche, Città del Vaticano, 2010, p. 44-60.
4 AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, f. 37-38. Sul visconte Joseph de Fontenay (1864-1946), ambasciatore di Francia presso la Santa Sede dal 1928 al 1932, cfr. J. Paladilhe, Fontenay (Joseph-Louis Gabriel Antoine), in DBF, XIV, Parigi, 1979, col. 349-350.
5 Il gesuita Louis Billot (1846-1931), sacerdote (1869), professore di dogmatica, fu creato cardinale da Pio X nel concistoro del 1911 (cfr. P. Duclos, Billot, Louis, in DHCJ, I, p. 450).
6 Stanislas Touchet (1848-1926), arcivescovo di Orléans dal 1894 (cfr. S. Blenner-Michel, Touchet (Stanislas), in DEF, p. 641-643).
7 CB, 1919-1921, p. 612 ; ibid., 1922-1925, p. 96.
8 Ibid., 1919-1921, p. 842, 845, 860 ; ibid., 1922-1925, p. 96.
9 AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, ff. 2, 4-5. Auguste Boudinhon (1858-1941), sacerdote del clero di Parigi (1881), rettore di S. Luigi dei Francesi dal 1916 (cfr. G. Jacquemet, Boudinhon (Auguste), in Cath., II, Parigi, 1949, col. 192-193).
10 AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, f. 5-6.
11 Maurice Rivière (1859-1930), vescovo di Périgueux (1915), fu in seguito arcivescovo di Aix-en-Provence (1920). Cfr. J. Prévotat, Rivière (Maurice), in DEF, p. 573-574.
12 Albert Nègre (1853-1931), vescovo ausiliare di Mende (1908), venne nominato arcivescovo di Tours nel 1913. Cfr. P. Cabanel, Nègre (Albert), in DEF, p. 493-494.
13 André Du Bois de Villerabel (1864-1938), vescovo di Amiens (1915), in seguito fu promosso arcivescovo di Rouen (1920-1936). Cfr. N.-J. Chaline, Du Bois de Villerabel (André-Pierre), in DEF, p. 218-219.
14 Alexis Armand Charost (1860-1930), nominato vescovo ausiliare di Cambrai nel 1913, nello stesso anno fu traslato alla sede di Lille. Promosso arcivescovo nel 1920, fu per breve tempo ausiliare di Rennes, cattedra alla quale subentrò l’anno seguente. Cfr. D. Bensoussan, Charost (Alexis), in DEF, p. 143-144.
15 Il cardinale Pietro Gasparri (1852-1934), arcivescovo titolare di Cesarea (1898), fu segretario di Stato di Benedetto XV (1914-1922) e di Pio XI (1922-1930). R. Astorri e C. Fantappiè, Gasparri, Pietro, in DBI, 52, Roma, 1999, p. 500-507.
16 Cfr. CB, 1922-1925, p. 376, 406.
17 ASV, Segr. Stato, 1922, rubr. 2, fasc. 2, ff. 24-25.
18 Charost a Gasparri, Roma, 9 dicembre 1922 in ASV, Segr. Stato, Buste Separate, Concistori, 1922.
19 Sui complessi rapporti tra papa Ratti e il mondo politico ed ecclesiastico francese, si veda M. Levant, Une terre de consolation ? La France dans les audiences de Pacelli auprès de Pie XI (1930-1938), in J. Prévotat (dir.), Pie XI et la France, Roma, 2010 (Collection de l’École française de Rome, 438), p. 133-156.
20 Cfr. L. von Pastor, Geschichte der Päpste seit dem Ausgang des Mittelalters, IV, Friburgo-Roma, 1956, p. 460-475.
21 Cfr. AAEESS, Francia, Pos. 563 P.O., fasc. 45, f. 47-49 ; cfr. anche AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, f. 76-79, 82-83, 138-139, 141-144, 168.
22 Charles Gibier (1849-1931), nominato vescovo di Versailles nel 1906, fu consacrato personalmente da Pio X. Cfr. M. Guilbaud, Gibier (Charles), in DEF, p. 297-298.
23 Cfr. AAEESS, Francia, Pos. 625 P.O., fasc. 148, f. 61-64.
24 Charles Ruch (1873-1945), nel 1913 venne nominato coadiutore della sede di Nancy, della quale divenne ordinario nel 1918 ; l’anno seguente fu traslato alla cattedra di Strasburgo (cfr. C. Maurer, Ruch [Charles], in DEF, p. 592-593).
25 CB, 1925-1928, p. 910 ; Bibliothèque du Grand Séminaire de Strasbourg (Strasbourg), Papiers Wetterlé, n. 4076/86/y ; n. 4246/11. Émile Wetterlé (1861-1931), sacerdote del clero di Strasburgo (1885), fu consigliere ecclesiastico dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede dal 1924 sino al 1931 (cfr. P. Christophe, Wetterlé (Émile), dans Cath., XV, Parigi, 2000, coll. 1424-1425). Sui rapporti tra Ruch e Wetterlé si veda Ch. Baechler, L’abbé Wetterlé, un prêtre patriote et libéral (1861-1931), in Archives de l’Église d’Alsace, XLVI, 1986, p. 243-285.
26 Émile Chesnelong (1856-1931), vescovo di Valence nel 1906, nel 1912 fu promosso alla sede arcivescovile di Sens. Cfr. D.-M. Dauzet, Chesnelong (Émile), in DEF, p. 149-150.
27 Cfr. CB, 1925-1928, p. 824, 904.
28 Charles Binet (1869-1936), vescovo di Soissons (1920), fu traslato alla sede arcivescovile di Besançon nel 1927 (cfr. V. Petit, Binet (Charles), in DEF, p. 77-78).
29 Luigi Maglione (1877-1944), arcivescovo titolare di Cesarea (1920), fu nunzio in Svizzera (1920-1926) e in Francia (1926-1935). Creato cardinale nel 1935, fu prefetto della Congregazione del Concilio (1938) e infine segretario di Stato di Pio XII (1939). Cfr. F. Malgeri, Maglione, Luigi, in DBI, 67, Roma, 2006, p. 433-436.
30 Cfr. AAEESS, Francia, Pos. 654 P.O., fasc. 216, ff. 6-8 ; CB, 1925-1928, p. 735.
31 CB, 1925-1928, p. 819-820 ; ibid., 1929-1932, p. 368 ; AAEESS, Francia, Pos. 654 P.O., fasc. 216, f. 25-26.
32 CB, 1925-1928, p. 825.
33 Ibid., 1925-1928, p. 813-814, 819. Su Charles Maurras (1868-1952) e il suo movimento si rimanda a J. Prévotat, Les Catholiques et l’Action française, histoire d’une condamnation 1899-1939, Paris, 2001.
34 Francesco Bongongini Duca (1884-1954), segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari (1922), fu promosso all’episcopato nel 1929 e nominato primo nunzio in Italia (1929-1952). Pio XII lo creò cardinale nel concistoro del 1953. Cfr. G. Caputo, Borgongini Duca, Francesco, in DBI, 12, Roma, 1970, p. 782-784.
35 Cfr. informativa (Roma, 12 dicembre 1926) in ACS, MI, DGPS, DPP, 141, fasc. « Billot, cardinale ».
36 Sulla questione si veda l’esauriente saggio di S. Pagano, Dalla porpora al chiostro. L’inflessibilità di Pio XI verso il cardinale Louis Billot, in J.-P. Delville e M. Jačov (a cura di), La Papauté contemporaine… cit., p. 395-410.
37 CB, 1925-1928, p. 910-911.
38 Alexis Lépicier (1863-1936), fu priore generale dei Servi di Maria dal 1913 al 1920. Presidente della Commissione per la ripresa del Concilio Vaticano (1923), venne nominato arcivescovo titolare di Tarso (1921), quindi fu visitatore apostolico nelle Indie Orientali (1924) e in Etiopia (1927) ; creato cardinale (1927), fu prefetto della Congregazione dei Religiosi (1927-1935). Cfr. A. Chapeau, Lépicier (Alexis), in Cath., VII, Parigi, 1975, col. 404-405.
39 CB, 1925-1928, p. 825.
40 Louis-Ernest Dubois (1856-1929), vescovo di Verdun (1901), fu traslato nel 1909 alla sede di Bourges, dove rimase sino al 1916, quando venne promosso arcivescovo di Rouen. Elevato alla porpora nel 1916, fu nominato arcivescovo di Parigi nel 1920. Cfr. F. Le Moigne, Dubois (Louis-Ernest), in DEF, p. 215-217.
41 Pierre Petit de Julleville (1876-1947), vescovo di Digione (1927), fu promosso alla sede arcivescovile di Rouen nel 1936. Pio XII lo creò cardinale nel concistoro del 1946. Cfr. N.-J. Chaline, Petit de Julleville (Pierre), in DEF, p. 523-524.
42 Benjamin Roland-Gosselin (1870-1952), fu dapprima vescovo ausiliare di Parigi (1919) e di Versailles (1926), cattedra della quale divenne ordinario nel 1931. Dimessosi nel 1952 per ragioni di salute, verrà promosso arcivescovo con il titolo di Laodicea. Cfr. M. Guilbaud, Roland-Gosselin (Benjamin), in DEF, p. 580-581.
43 CB, 1928-1932, p. 347.
44 Jean Verdier (1864-1940), vice-generale dei Sulpiziani (1926), ne divenne superiore generale nel 1929, lo stesso anno fu nominato arcivescovo di Parigi e creato cardinale (cfr. J. Benoist, Verdier [Jean] p.s.s., in DEF, p. 654-656).
45 ASV, Prefettura Casa Pont., Udienze 10, fasc. 2, f. 564.
46 CB, 1929-1932, pp. 317, 326, 329, 332-333, 337, 347-348, 362, 371, 373, 375, 414, 421 ; AAEESS, Francia, Pos. 714 P.O., fasc. 262, f. 23 ; 36-40 ; cfr. anche l’informativa del 10 ottobre 1929 in ACS, MI, DGPS, DPP, 752, fasc. « Maglione, Luigi ».
47 CB, 1929-1932, p. 361, 420 ; cfr. anche AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, f. 34-35.
48 Achille Liénart (1884-1973), arcivescovo di Lille (1928-1968), fu creato cardinale nel 1930 (cfr. C. Masson, Liénart (Achille), in DEF, p. 419-422).
49 CB, 1929-1932, p. 551-552.
50 Fontenay a Briand, Roma, 9 luglio 1930, in AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, f. 17-18.
51 L’oratoriano Alfred Baudrillart (1859-1942), rettore de l’Institut Catholique de Paris dal 1907, fu nominato nel 1921 vescovo titolare di Hemeria ; promosso nel 1928 al rango di arcivescovo, fu creato cardinale da Pio XI nel 1935 (cfr. P. Christophe [dir.], Cardinal Alfred Baudrillart, Parigi, 2006).
52 CB, 1929-1932, p. 551.
53 Emmanuel Célestin Suhard (1874-1949), vescovo di Bayeux e Lisieux (1928), promosso nel 1930 alla sede arcivescovile di Reims. Creato cardinale nel 1935, successe a Verdier sulla cattedra di Parigi nel 1940 (cfr. É. Fouilloux, Suhard (Emmanuel), in DEF, p. 628-630).
54 AAEESS, Francia, Pos. 725 P.O., fasc. 274, ff. 8-18 ; sulla questione si veda anche F. Le Moigne, L’épiscopat français après la condamnation de l’AF, in J. Prévotat (a cura di), Pie XI et la France… cit., p. 196-197.
55 CB, 1932-1935, p. 686 ; A. Monin, Notre-Dame de Beauraing : origines et développements de son culte, Bruges, 1949.
56 AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-3, f. 105-106. François Charles-Roux (1879-1961), fu ambasciatore di Francia presso la Santa Sede dal 1932 al 1940 (cfr. A. Dansette, Notice sur la vie et les travaux de François Charles-Roux, Parigi, 1963).
57 Pierre Gerlier (1880-1965), vescovo di Tarbes e Lourdes (1929), fu traslato nel 1937 alla sede primaziale di Lione e nel contempo creato cardinale (cfr. É. Fouilloux, Gerlier [Pierre], in DEF, p. 294-296).
58 Cfr. CB, 1928-1932, p. 367 ; ibid., 1935-1939, p. 40, 61.
59 Ibid., 1925-1939, p. 54.
60 Louis Maurin (1854-1936), vescovo di Grenoble (1911), fu traslato alla sede primaziale di Lione nel 1916 e nel contempo creato cardinale (cfr. Ch. Sorrel, Maurin [Louis], in DEF, p. 461-462). Sulla provvista di Lione si veda anche F. Le Moigne, L’épiscopat français… cit. p. 199-202.
61 AAEESS, Francia, Pos. 806 P.O., fasc. 371, f. 21-34, 65-67. Jean Delay (1879- 1966), nominato vescovo ausiliare di Lione (1926), fu promosso alla sede di Marsiglia nel 1937 (cfr. T. Cavalin, N. Viet-Depaule, Delay [Jean], in DEF, p. 195-196).
62 Ibid., fasc. 371, f. 67 ; ibid., fasc. 372, ff. 2-3, 11, 14-17. Louis Gaillard (1872- 1956), vescovo di Meaux (1921), fu promosso nel 1931 alla sede arcivescovile di Tours (cfr. F. Le Moigne, Gaillard [Louis], in DEF, p. 280-281).
63 Clément Mathieu (1882-1963), vescovo di Aire et Dax dal 1931 (cfr. V. Adoumié, Mathieu [Clément], in DEF, p. 459-460).
64 AAEESS, Francia, Pos. 806 P.O., fasc. 372, f. 29.
65 Georges Grente (1872-1959), vescovo di Le Mans dal 1918, fu creato cardinale da Pio XII nel 1953 (cfr. B. Waché, Grente [Georges], in DEF, p. 314-315).
66 Jean-Baptiste Pelt (1863-1937) fu vescovo di Metz dal 1919 (cfr. É. Aubert-Picard, Pelt [Jean-Baptiste], in DEF, p. 517).
67 AAEESS, Francia, Pos. 806 P.O., fasc. 372, f. 13.
68 Ibid., f. 34bis, 36-39, 44-45, 48.
69 Ibid., f. 51-52.
70 CB, 1935-1939, p. 570, 599. Sul viaggio di Pacelli a Lourdes, si veda CB, 1932- 1935, p. 1062-1070.
71 Cfr. AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-7, f. 151-156.
72 Cfr. M. Levant, « Facendo nostra la parola di nostro Signore » : Pio XI di fronte alla politica della mano tesa in Francia, in A. Guasco e R. Perin (a cura di), Pius XI : Keywords, Zurigo-Berlino, 2010, p. 325-338 ; L. Thomas, L’Action française devant l’Église, de Pie X à Pie XII, Parigi, 1965, p. 256-273.
73 Vincenzo La Puma (1874-1943), sacerdote del clero di Roma (1896), fu sottosegretario (1908), segretario (1925) e infine prefetto della Congregazione dei Religiosi (1936). Cfr. Bollettino del Clero Romano, 24/1943, p. 114.
74 AAEESS, Stati Ecclesiastici, Pos. 461 P.O., fasc. 456, ff. 54-56.
75 Ibid.
76 Ibid., f. 58 ; CB, 1935-1939, p. 107, 263.
77 AGOSM, Fondo Lépicier, Carte Varie, pro-memoria autografo del card. Lépicier (dicembre 1935-gennaio 1936).
78 Eugène Tisserant (1884-1972), vice-prefetto (1912) e quindi pro-prefetto (1930) della Biblioteca Vaticana ; creato cardinale nel 1936, fu segretario della Congregazione per la Chiesa Orientale (1936-1959) e archivista e bibliotecario di S.R.C. (1957-1971). Promosso all’episcopato nel 1937, fu vescovo suburbicario di Porto e Santa Rufina (1946) e di Ostia (1951). Cfr. É. Fouilloux, Eugène, cardinal Tisserant (1884-1972) : une biographie, Parigi, 2011.
79 AGOSM, Fondo Lépicier, Carte Varie, pro-memoria autografo di Lépicier (dicembre 1935-gennaio 1936).
80 Giovanni Mercati (1866-1957), sacerdote del clero di Reggio Emilia (1889), prefetto della Biblioteca Vaticana dal 1919 ; creato cardinale nel 1936, ebbe il titolo di archivista e bibliotecario di S.R.C. (cfr. P. Vian in DBI, 73, Roma, 2009, p. 599-603).
81 Sul governo della Biblioteca Vaticana dal 1895 al 1939 si veda J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI, Città del Vaticano, 1973, p. 238-261.
82 Il gesuita tedesco Franz Ehrle (1845-1934), sacerdote (1876), fu prefetto della Biblioteca Vaticana dal 1895 al 1914 ; creato cardinale nel 1922, fu dal 1929 archivista e bibliotecario di S.R.C. (cfr. S. Gerlich in DHCJ, II, p. 1221-1223).
83 CB, 1925-1928, p. 460 ; ibid., 1928-1932, p. 424.
84 Cfr. quanto affermava lo stesso Mercati in P. Vian, Un « Lebenslauf » del card. Giovanni Mercati per l’Accademia austriaca delle Scienze di Vienna (agosto 1947), in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, VII, Città del Vaticano, 2000, p. 473 ; cfr. AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-406-6, f. 9-12 ; CB, 1928-1932, p. 829.
85 CB, 1935-1939, p. 61.
86 Cfr. P. Vian (dir.), Carteggi del card. Giovanni Mercati, I, 1889-1936, Città del Vaticano, 2003, p. 561 ; inoltre l’informativa (Roma, 11 dicembre 1935) in ACS, MI, DGPS, DPP, 827, fasc. « Mercati, Giovanni ».
87 Luigi Sincero (1870-1936), creato cardinale nel 1923, fu segretario della Congregazione per la Chiesa Orientale (1927) ; promosso all’episcopato nel 1929, fu vescovo suburbicario di Palestrina (1933). Cfr. C. M. Fiorentino, All’ombra di Pietro : la Chiesa cattolica e lo spionaggio fascista in Vaticano, 1929-1939, Firenze, 1999, p. 109-113, 161-166.
88 Cfr. P. Vian (a cura di), Carteggi del card. Giovanni Mercati… cit., p. 565.
89 Cfr. AAEESS, Stati Ecclesiastici, Pos. 430A P.O., fasc. 353, f. 38. Cfr. OR, 18-19 maggio 1936, p. 1.
90 Cfr. AMAE, Correspondance politique et commerciale (1914-1940), Vatican, Z-407-7, f. 125-130.
91 Cfr. C. M. Fiorentino, All’ombra di Pietro… cit., p. 158-161.
92 ACS, MI, DGPS, DPP, serie B, 25, fasc. « Tisserant Eugenio, monsignore ».
93 Pignatti a Ciano, Roma, 19 maggio 1936 in ASMAE, AP 1931-1945, Etiopia, Fondo di Guerra, 101, fasc. 5. Il conte Bonifacio Pignatti Morano di Custoza (1877-1957), fu ambasciatore presso la Santa Sede dal 1935 al 1939 (cfr. M. Casella, Gli ambasciatori d’Italia presso la Santa Sede dal 1929 al 1943, Galatina, 2009, p. 185).
94 Udienza privata 19 giugno 1936, in AAEESS, Stati Ecclesiastici, Pos. 430B P.O., fasc. 363, f. 74 ; ASMAE, AP 1931-1945, Etiopia, Fondo di Guerra, 101, fasc. 5.
95 Udienza privata del 24 luglio 1936, in AAEESS, Stati Ecclesiastici, Pos. 430B P.O., fasc. 363, f. 91.
96 Cfr. Pignatti a Ciano, Roma, 8 novembre 1937, in ASMAE, AP 1931-1945, Santa Sede 36, fasc. 6. Celso Costantini (1876-1958), vescovo titolare di Gerapoli (1921), fu delegato apostolico in Cina dal 1921 al 1933. Congedato per motivi di salute, nel 1935 nominato fu segretario della Congregazione di Propaganda Fide, carica che mantenne anche dopo la promozione alla porpora nel 1953 (cfr. G. Bertuccioli, Costantini, Celso, in DBI, 30, Roma, 1984, p. 284-286). Sui rapporti tra Costantini e il Regime fascista, si veda C. M. Fiorentino, All’ombra di Pietro… cit., p. 210-215.
97 Cfr. CB, 1928-1932, p. 897-898. Sui caustici commenti, che nel 1940 Tisserant avrebbe rivolto all’operato di Pio XII in una sua nota lettera al card. Suhard, si veda S. Friedländer, Pie XII et le IIIe Reich : documents, Parigi, 1964, p. 62-64.
98 Informativa del 27 luglio 1936 in ACS, MI, DGPS, DPP, serie B, 25, fasc. « Tisserant Eugenio, monsignore ».
99 Cfr. G. Coco, Alle radici di un’idea : la Congregazione per le Chiese Orientali e il dibattito sulle sue competenze, in Iura Orientalia, X, 2014, p. 17-58. Il cardinale Pietro Fumasoni Biondi (1872-1960), arcivescovo titolare di Doclea (1916), fu prefetto della Congregazione di Propaganda Fide dal 1933 (cfr. HC, IX, Patavii, 2002, p. 158).
100 Il cardinale Carlo Raffaello Rossi (1876-1948), dei Carmelitani Scalzi, arcivescovo titolare di Tessalonica (1923), fu segretario della Congregazione Concistoriale dal 1930 (cfr. HC, IX, Patavii, 2002, p. 395).
101 Cfr. G. Coco, Pio XI e l’Unità dei Cristiani : le Chiese d’Oriente, in C. Semeraro (a cura di), La sollecitudine ecclesiale… cit., p. 293-297.
102 Cfr. OR, 25 giugno 1937, p. 2.
103 Cfr. C. Confalonieri, Pio XI visto da vicino, Cinisello Balsamo, 1993, p. 219-220 ; D. Tardini, Pio XII, Città del Vaticano, 1960, p. 105-106.
104 CB, 1935-1939, p. 692. Su Charles Pichon (1893-1963), pubblicista cattolico, collaboratore de L’Écho de Paris, Paris-Soir e de Le Figaro, cfr. CB, 1935-1939, p. 191.
105 Cfr. ibid., 1935-1939, p. 963-977 ; ibid., 1939-1941, p. 145, 786-787.
Auteur
Travaille à l’Archivio Segreto Vaticano depuis 2002. Il a récemment publié I Fogli di Udienza del cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato, I (1930) (avec Sergio Pagano et Marcel Chappin, ASV, 2010) ; I Fogli di Udienza del cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato, II (1931) (avec Alejandro M. Dieguez, ASV, 2014).
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