I cardinali « di peso » sotto il pontificato di Pio VII
p. 217-229
Résumé
Si presentano le dinamiche della partecipazione al governo centrale della Chiesa da parte dei cardinali « di peso » della Curia di Pio VII, tramite l’analisi delle Congregazioni cardinalizie. L’analisi privilegia i rapporti tra cardinali e quelli tra porporati e papa. Si nota una dinamica per cui il papa si poggia su alcuni cardinali per far passare le sue decisioni, superando le resistenze di una maggioranza di altra opinione. Si possono individuare due periodi di governo, dovuti alla cesura dell’invasione francese (1809-1814) : il primo (1800-1809), in cui prevalgono alcuni cardinali, compresi le creature del precedente papa, caratterizzato dalle urgenze napoleoniche, e un secondo (1814-1823) in cui i cardinali di peso sono tutte creature di Pio VII, caratterizzato dalla restaurazione. Solo due cardinali, Consalvi e Di Pietro, sono influenti per tutto il pontificato.
Texte intégral
1Non tutti i cardinali sono uguali. Ci sono cardinali e cardinali. Per il primo Ottocento è documentata una dinamica per cui il papa si confida e si avvale di alcuni cardinali per far passare le proprie decisioni, superando le resistenze (di una maggioranza) di porporati di altra opinione, come per il caso del concordato con la Francia del 1801 o il ristabilimento al ribasso della Compagnia di Gesù nel 1814. Allo stesso tempo, si individua nelle dinamiche decisionali della Curia un manipolo di cardinali più consultati all’interno del gruppo degli intimi del pontefice. Si stratta di una specie di « uomini del papa » (termine che non può essere limitato ai soli segretari di Stato1).
2Per il pontificato di Pio VII si possono individuare due periodi di governo, identificati grazie alla cesura dell’invasione francese (1809- 1814) : il primo (1800-1809), durante il quale prevalgono alcuni cardinali, comprese anche alcune creature del precedente papa, caratterizzato dalle urgenze napoleoniche, e un secondo (1814-1823), in cui per ovvie ragioni i cardinali di peso sono tutte creature di Pio VII, caratterizzato dalle esigenze politiche e religiose della restaurazione.
3In questo lavoro si vogliono presentare le dinamiche della partecipazione al governo centrale della Chiesa da parte dei cardinali « di peso » della Curia di Pio VII, tramite l’analisi delle Congregazioni cardinalizie non permanenti, più caratteristiche di quegli anni. L’analisi privilegerà due direttive : i rapporti tra cardinali e quelli tra porporati e papa.
4Se per la Curia di Pio VI, come ha ben documentato Gérard Pelletier2, sono create congregazioni ristrette prive del segretario di Stato e includenti i soli cardinali di stretta fiducia del papa, lo stesso non accade sotto Pio VII, che solitamente coinvolge i suoi segretari di Stato nelle questioni principali, mostrando così una reale coincidenza tra cardinali istituzionalmente collaboratori del papa e cardinali effettivamente vicini al papa. Si riscontrano al momento poche eccezioni a questo modo di procedere, riguardanti per lo più i tempi in cui Consalvi non è segretario di Stato3.
5Nel presente saggio si è scelto di presentare solamente le dinamiche di quattro Congregazioni, non tanto per esigenze di spazio, quanto per la qualità delle medesime, che trattano le grandi tematiche dell’epoca : la Congregazione per gli affari di Francia, che si deve confrontare con la modernità politica accettandola (si può parlare anche al plurale di Congregazioni sulla Francia, perché se ne costituiscono più di una, successivamente ed addirittura contemporaneamente l’una all’altra) ; la Congregazione sugli affari di Germania che riconosce ed auspica la possibilità di realizzare un concordato anche con sovrani protestanti (altro elemento di accettazione della modernità) ; la Congregazione sul ristabilimento della Compagnia di Gesù, che diviene il simbolo della restaurazione religiosa pontificia ; e la Congregazione sugli affari di Spagna, che esprime le prime reazioni pontificie al liberalismo politico.
La prima parte del pontificato (1800-1809)
6L’avvio del pontificato è ovviamente condizionato dai cardinali del conclave, che in quel mondo chiuso, propriamente isolato nel convento di S. Giorgio a Venezia, può esercitare delle pressioni sul novello eletto pontefice. In quei mesi di clausura i cardinali di peso sono stati ben pochi e di questi un numero ancor più ridotto eserciterà un influsso sulle direttive del nuovo pontificato4. I grandi elettori sono stati i cardinali Giovan Francesco Albani, decano del Sacro Collegio e capo della maggioranza cardinalizia in conclave, e Leonardo Antonelli, capo della minoranza sconfitta (ma che sa concorrere con ingegno politico a fare il papa), prima creatura di Pio VI e ciononostante in opposizione con il suo nipote in conclave, il cardinale Romualdo Braschi5. Loro due, insieme al cardinale Giacinto Gerdil (che nel conclave tenta di costituire un terzo partito o meglio vuole rimanere esterno ai due schieramenti per poi essere elemento di sintesi) e affiancati dal prelato Michele Di Pietro, erano non a caso gli « uomini chiave » dell’ultimo periodo del pontificato di Pio VI6, presenti nelle importanti Congregazioni particolari sul Sinodo di Pistoia, sugli affari di Francia e sugli affari di Polonia (ad eccezione in quest’ultimo caso di Di Pietro)7. Da tutto ciò si evince che i cardinali di peso di un pontificato condizionano almeno il successivo conclave, come pure i primi passi del nuovo eletto.
7Durante il conclave di Venezia il cardinale Antonelli prende il sopravvento sugli altri colleghi, inclusi coloro che, per dovere d’ufficio, sarebbero dovuti essere i perni delle dinamiche conclavarie, come il decano Albani8. Questi due uomini sono affiancati da altri. Il cardinale Franz Herzan von Harras si ritrova con Antonelli, mentre Romualdo Braschi Onesti è nello stesso gruppo del decano. Subito dietro loro troviamo altri cardinali che fanno sentire la propria voce. Si tratta di Giulio Maria Della Somaglia e secondariamente di Fabrizio Ruffo Scilla.
8Finito il conclave, la gestione del governo centrale della Chiesa rientra nelle dinamiche ordinarie, coinvolgendo i soliti cardinali. Grazie ad una lettera di Consalvi, si sanno i nomi dei cardinali più consultati all’inizio del pontificato di Pio VII. Si tratta di Albani, Antonelli e Roverella9. Ce ne sono anche altri, di cui però si tace il nome.
9Ai cardinali di vecchio corso, si affiancano i nuovi, che gradualmente trovano una propria collocazione nella gestione degli affari. Prima creatura effettiva di Pio VII è il suo segretario di Stato, il romano Ercole Consalvi. Nel primo concistoro di creazioni cardinalizie occupa il secondo posto della lista, ma per sua scelta di basso profilo pubblico e non per volontà papale, che in realtà lo voleva al primo10.
10Con l’ingresso dei nuovi cardinali, comincia la mutazione degli equilibri di potere, che viene registrata anche dalla diplomazia contemporanea. Ad esempio, l’ambasciatore spagnolo a Roma ritiene che i cardinali Consalvi e Roverella siano « le due persone che esercitano il maggior influsso sull’animo di Sua Santità »11. Pio VII ha avviato un processo di equilibrio tra il vecchio ed il nuovo.
11Il cardinale Consalvi, a partire dall’inizio del suo ministero di segretario di Stato, viene generalmente considerato uomo dal potere immenso e quindi, in un certo senso, capace di ottenere quello che vuole. Allo stesso tempo altri porporati sono considerati uomini di potere, quali Antonelli e Borgia12. Il potere di alcuni cardinali è giustapposto al carattere incerto e pure debole di Pio VII, apprezzato per le sue virtù di mitezza ed amabilità. Charles-Jean-Marie Alquier, ambasciatore della Repubblica francese, nel 1801 lo considera un uomo « sans esprit » e senza capacità di governo13. E parzialmente non aveva tutti i torti, considerando pure gli avvenimenti al tempo della prigionia napoleonica14, nei quali Pio VII si lascia molto influenzare dall’ambiente e dalle persone più vicine a detrimento della unitarietà dell’azione di governo. Ciò si comprende dal fatto che il papa è una persona che somatizza le tensioni e perciò cede talvolta. Ma in fondo è forte e tenace ; non tradisce le sue convinzioni.
12Le prime urgenze del pontificato sono ancora trattate dai cardinali di vecchio corso. Per esse il papa istituisce alcune congregazioni cardinalizie particolari. La prima questione ha a che fare con il recupero del territorio dello Stato Pontificio. Da Venezia a Roma Pio VII invia una Congregazione « affinché precedano il suo ritorno in Roma, ed ivi riassumano in suo nome il Governo, quando da S. M. Siciliana venga fatta la consegna ». Essa è costituita da tre cardinali « Legati a Latere, Albani, Roverella e Della Somaglia, con Mons. De Gregorio, Segretario »15.
13Durante questa prima parte del pontificato vengono istituite molte Congregazioni particolari, come quella della Cina e delle Indie Orientali (1806-1807)16. Il cardinale segretario di Stato è membro di diritto di tali Congregazioni, secondo quanto viene espresso ancora nel 181517.
Congregazioni sul concordato con la Francia (1800-1801)
14La prima vera e grande problematica del momento è un’altra : la proposta di Napoleone Bonaparte, primo console francese, di una convenzione tra la Francia repubblicana ed il Papato. Si tratta di decidere della volontà di riconciliazione con i figli della Rivoluzione del 1789.
15Di fronte a tale richiesta, nel luglio 1800, Pio VII consulta i suoi cardinali. Nei primi mesi predomina la figura del cardinale Antonelli, affiancato dai cardinali Carandini e Gerdil. Mons. Consalvi, non ancora cardinale e semplice pro-segretario di Stato, è piuttosto marginale, tanto che privo della porpora non può partecipare ad alcune Congregazioni cardinalizie sopra gli affari di ecclesiastici. Mons. Di Pietro, in quanto prelato segretario delle diverse Congregazioni, è invece sempre presente. Un numero consistente di cardinali viene coinvolto solo nel marzo 1801, con la costituzione della grande Congregazione cardinalizia, composta da dodici cardinali18 (Albani, Antonelli, Carafa, Gerdil, Lorenzana, Giuseppe Doria, Borgia, Roverella, Della Somaglia, Braschi, Carandini, Consalvi), avente per segretario mons. Di Pietro. Il criterio della scelta dei porporati è stato quello di coinvolgere i prefetti delle congregazioni, i palatini e i cardinali Borgia e Lorenzana per le loro qualità personali19. Ma tale decisione viene superata dalle pressioni francesi, che obbligano Consalvi ad andare a Parigi, dove finalmente il 15 luglio si arriva al testo definitivo della convenzione20.
16È in questo momento che emergono le più interessanti dinamiche di partecipazione cardinalizia al governo centrale della Chiesa. Prima del ritorno del segretario di Stato, viene convocata a Roma una Congregazione ristretta di cinque cardinali che deve dare una prima valutazione sul trattato. Emerge una spaccatura netta : tre cardinali, Albani, Antonelli e Gerdil, sono contrari, due favorevoli, Giuseppe Doria e Carandini21. I cardinali « sempre » consultati (sia da Pio VI, sia nel primo anno di pontificato da Pio VII), i cardinali capi dei tre gruppi del conclave, manifestano la loro avversione. Mons. Di Pietro, segretario della Congregazione, sta con loro. Le alleanze del conclave non esistono più. Doria faceva parte, infatti, del gruppo di Albani e Carandini di quello di Antonelli. In questo frangente, Pio VII coinvolge subito alcuni cardinali del fronte della riconciliazione (Della Somaglia e Roverella) ed emargina inizialmente alcuni teologi, che poi si manifesteranno avversi (Soldati, senza voler parlare del Fontana, assai legato a Gerdil), e segue in modo scrupoloso le indicazioni a distanza del segretario di Stato (non pubblicizzazione dei dispacci e delle note)22.
17Consalvi, rientrato a Roma il 7 agosto23, di fronte all’opposizione dei tre cardinali ed in vista della discussione in Concistoro entra subito in azione per facilitare la ratifica. Contatta più cardinali possibili24, riuscendo a farli passare dal campo dell’avversione a quello dell’accettazione, come Albani25 ; altri persistono nella negativa come Gerdil ed Antonelli26. Parla con i teologi consultori27. Vuole arrivare alla ratifica e vi riesce. In questo, però, non è da solo : Pio VII mira allo stesso risultato. Il papa sa mostrarsi risoluto e fermo : si dichiara apertamente per la ratifica.
18Il papa in un certo modo intimidisce psicologicamente Di Pietro, durante un suo intervento, che così scrive nel suo diario : « Parve che io dicessi altrettante Eresie. Mi aviddi, che il S.to P.re nel tempo della lettura alzava talvolta le spalle »28. C’è stato un lavoro quasi di tandem col segretario di Stato. Tra loro c’è una vera condivisione di progetto, tanto che, una volta tornato a Roma Consalvi, Pio VII gli riporta tutte le manovre curiali in relazione alla convenzione29. Il papa e Consalvi stanno giocando la stessa partita e vogliono raggiungere lo stesso obiettivo. La convenzione viene alla fine approvata.
19I sostegni e le opposizioni al concordato non sono ascrivibili alle posizioni prese circa un anno prima in conclave : tanto i membri della maggioranza conclavaria quanto della minoranza si trovano sparpagliati nelle due posizioni. Addirittura i cardinali nominati da Pio VII non vanno nella stessa direzione.
20Nell’arco di un anno, necessario allo svolgimento della trattativa, si è vista la predominanza di due figure diverse, il cardinale Antonelli e l’arcivescovo Di Pietro : entrambi, alla fine, si ritrovano a votare contro l’opera di convenzione stipulata da Consalvi. Al loro fianco va segnalata anche l’opera di Gerdil. L’opposizione non è aliena da speranze di rimozione del Consalvi (da parte dell’Antonelli)30.
21Nonostante queste contrapposizioni, Pio VII è lungimirante e sa apprezzare le capacità dei singoli individui, valorizzando anche chi non condivide a pieno il proprio progetto. La promozione al cardinalato di Di Pietro (in pectore nel 1801 e pubblicato nel 180231) e il suo continuo coinvolgimento negli affari lo rendono evidente.
Congregazioni sulla Germania (1805 e 1807)
22A seguito del concordato con la Francia, la Santa Sede vuole estendere questo strumento giuridico anche ad altri Stati e nella fattispecie a quelli tedeschi. Si è solo indecisi nella procedura, cioè se convenga agire nei confronti dei singoli Stati separatamente o con tutti allo stesso tempo in una dieta imperiale. All’inizio del 1803, a detta del cardinale Pacca, il progetto da tutti ritenuto migliore è quello di « trattare coi rispettivi Principi separatamente »32.
23Nel 1805, in vista della Dieta di Regensburg (1806), che doveva sistemare le questioni politiche e religiose dell’area tedesca, vengono redatte delle istruzioni pontificie per mons. Annibale della Genga, nunzio in Germania e nunzio straordinario presso quella Dieta, relative a un possibile concordato che si potrebbe avere tra il Papato e la compagine tedesca33. Per la stesura del testo viene creata ad hoc una Congregazione cardinalizia composta dai cardinali Consalvi, Antonelli, Pacca (già nunzio a Colonia) e Di Pietro, avente per segretario mons. della Genga34. Dalle carte rinvenute non possiamo segnalare particolari dinamiche cardinalizie, se non che quegli uomini saranno successivamente coinvolti in altra e simile Congregazione.
24Nel 1807, dopo che Consalvi ha lasciato la Segreteria di Stato, a causa delle pressioni napoleoniche, e quando è segretario di Stato il cardinale Filippo Casoni, viene istituita una « Congregazione particolare sulla Costituzione Ecclesiastico-Statistica del Gran-Ducato di Baden e sulla lettera dell’arcivescovo di Ratisbona al Santo Padre, in cui giustamente reclama contro il detto editto »35. Nell’editto il sovrano stabilisce in particolare la tolleranza religiosa, riserva a sé la nomina dei ministri ecclesiastici e attribuisce la competenza delle cause matrimoniali ai tribunali statali.
25A causa dell’editto e della lettera, il papa istituisce la Congregazione particolare i cui componenti sono Antonelli, Pacca, Di Pietro e Litta (prefetto della Congregazione dell’Indice). Curiosamente non vi partecipa il segretario di Stato. I primi tre cardinali già precedentemente si erano occupati degli affari tedeschi, così che appare lecito proporre l’ipotesi dell’esistenza dei cardinali cosiddetti specializzati per la Curia di Pio VII. Litta è un nuovo ingresso, mentre Pacca è confermato nelle sue conoscenze ; Antonelli e Di Pietro – se si può parlare per categorie – sono cardinali onnipresenti ed « onniconsultati ».
26I tre cardinali Pacca, Di Pietro e Litta si ritrovano sulla stessa linea di apertura verso il monarca protestante, prendendo in considerazione una trattativa diretta ed immediata con esso, che potrebbe portare anche alla firma di un concordato con i protestanti. Antonelli è invece chiuso a tale possibilità. È una differenza notevole in politica ecclesiastica. Sembra una differenza generazionale tra il vecchio cardinale, prima creatura di Pio VI, e i nuovi e più giovani cardinali, tutte creature di Pio VII, che non si pongono affatto il problema, non vedendone la difficoltà. Questa linea sembra comune ai cardinali di papa Chiaramonti, almeno in questa prima parte del pontificato. È l’emergere di una nuova mentalità curiale « giovanile ». Nella stessa linea si trova anche Consalvi.
La seconda parte del pontificato (1814-1823)
27All’inizio della seconda parte del pontificato troviamo nuovi equilibri interni al Sacro Collegio. Molti cardinali sono morti durante il tempo della cattività napoleonica e così Pio VII può nominarne diversi nuovi. Il suo primo concistoro di creazione (18 marzo 1816) è il più numeroso del XIX secolo : vengono creati 21 cardinali ed altri 10 sono riservati in pectore. Dei cardinali settecenteschi ne sono ancora vivi solo 10 (Braschi, i due Doria, Maury, Pignatelli, Della Somaglia, Carafa di Traetto, Mattei, Dugnani e Ruffo). Fra loro, ad eccezione di Mattei (decano) e Della Somaglia, non si trovano porporati al centro degli affari più importanti. I rimanenti membri del Sacro Collegio sono creature di Pio VII e maggiormente condividono le sue esigenze.
28In questo secondo periodo del pontificato si ha sin dalle prime mosse papali la nomina di Consalvi alla Segreteria di Stato e la creazione di diverse Congregazioni e Commissioni. Delle prime alcune sono permanenti (come la Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari), altre sono temporanee. Le Commissioni si occupano per lo più di questioni inerenti allo Stato Pontificio e sono normalmente composte da prelati o laici, mentre le Congregazioni si occupano di tematiche attinenti al governo universale della Chiesa o della Sede Apostolica, nella sua componente non territoriale. Tra le Congregazioni presentiamo una tipica della nuova Restaurazione e un’altra propria di fine pontificato.
Congregazione sulla restaurazione dei Gesuiti (1814)
29Una Congregazione cardinalizia significativa all’epoca della Restaurazione fu quella istituita per il ristabilimento universale della Compagnia di Gesù, che ha una valenza simbolica postrivoluzionaria in sé evidente36.
30È dopo la caduta di Bonaparte (1814) e durante il congresso di Vienna (1814-1815) che Roma decide il ristabilimento universale e non più solo parziale della Compagnia di Gesù, come era avvenuto nei primi anni del pontificato di Pio VII. Il cardinale Pacca attribuisce a sé l’iniziativa dell’effettiva restaurazione verso la fine del giugno 1814, trovando Pio VII non solo disponibile, ma anche propositivo37. Pacca coinvolge subito il cardinale Litta (in passato nunzio a San Pietroburgo) per l’estensione del progetto di bolla per il ristabilimento e mons. Ercolani, tesoriere dello Stato, per la restituzione dei primi beni ai gesuiti in Roma ; il papa coinvolge il cardinale Di Pietro, che corregge la prima bozza del testo38. Non è chiaro il motivo del coinvolgimento del cardinale Litta, se non la sua vicinanza alla Compagnia, dovuta alla sua esperienza diplomatica in Russia. Normale e ovvio è il coinvolgimento di Di Pietro (in quel momento Penitenziere maggiore), perché appare in tutti gli affari più delicati del Papato.
31Insorgono « alcune difficoltà sulla sostanza della Bolla »39. Per risolverle si tiene alla presenza del papa una Congregazione cardinalizia composta dai cardinali Mattei, Di Pietro, Litta, Brancadoro, Gabrielli e Pacca40. Le accennate « difficoltà » non furono cose da poco, in quanto riguardavano il ruolo da dare alla Compagnia nella nuova epoca postnapoleonica. Il progetto dei cardinali, che Di Pietro chiama « Loyolitici », pretende di far rivivere la Compagnia di Gesù non solo secondo la regola primigenia approvata dal papa Paolo III, ma vuole in più la conferma di tutti i privilegi e le grazie concesse nel tempo dalla Sede Apostolica, cioè vuole ripristinare la Compagnia così come era al momento della soppressione (1773) e non della nascita. Il cardinale Di Pietro ritiene che il ripristino dell’istituto gesuitico vada fatto in maniera più limitata, cioè come una estensione della « concessione della ripristinazione della Compagnia fatta per la Russia, e per le due Sicilie », realizzata « secondo la regola primitiva di S. Ignazio approvata, e confermata da Paolo III ». In tal maniera, sempre secondo Di Pietro, « vengono ripristinati i Gesuiti juxta modum, cioè con Riforma congrua, e discreta, perché previene, e toglie di mezzo que’ principali incentivi di odiosità, discordia, e simultà, che inquietavano e la Società, e la Chiesa, e che diedero il principal fondamento al Breve di soppressione »41. Nella Congregazione cardinalizia, la posizione di Di Pietro è piuttosto isolata42. Il papa non è soddisfatto del lavoro dei cardinali (in quanto non è passata la posizione di Di Pietro43), tanto che li convoca alla sua presenza44.
32Tra Di Pietro e Pio VII vi è una intesa segreta, così come racconta il cardinale a padre Merenda, suo coadiuvante : « Questa sera Sua Santità mi ha fatto sapere, che sentirà avanti di sé martedì sera la Congregaz[ion]e dei Sette Cardinali per decidere definitivamente l’affare e deciderlo senza che io sia esposto a sentirmi dire un’altra volta delle insolenze. Vuole per altro da me un Foglietto, che gli mandi martedì mattina in confidenza a qualche ora per essere in grado di ribattere validamente ciò che si propone per parte dei Loyolitici »45. Vi è accordo tra papa e cardinale, tanto da coordinarsi per la riuscita della riunione. Di Pietro chiede a Merenda di apportare lui le critiche al testo della maggioranza cardinalizia, critiche che poi il cardinale passerà al papa46. Si tratta di un lavoro a tre. Il 2 agosto Di Pietro può inviare il materiale al papa, consigliandolo anche sulla strategia per la gestione della riunione cardinalizia : « Qualora qualch’uno dei colleghi, che parlerà dopo di me, proponesse qualche difficoltà contro la Bolla che sembrasse alla Santità Vostra di qualche peso, potrebbe prendere il partito che sovente prendevano Benedetto XIV, e Pio VI, di ordinare che la difficoltà fosse posta in carta, per avere poi V.ra Beatitudine il commodo di ben considerarla, trattandosi di una Bolla su la quale si faranno dei commenti, e delle riflessioni in tutto il mondo »47.
33Alla fine del confronto cardinalizio e papale si ha il testo definitivo della redazione della bolla, la Sollicitudo omnium ecclesiarum (7 agosto 1814), grazie alla quale la Compagnia di Gesù viene ripristinata nel mondo intero48, nella sua forma primigenia e non con tutti i successivi privilegi, come desideravano i « Loyolitici ». Ha vinto la linea di Di Pietro, cioè quella del papa.
Congregazione particolare per gli affari ecclesiastici di Spagna (1820-1823)
34Un’ultima Congregazione particolare da presentare è quella denominata Congregazione particolare per gli affari ecclesiastici di Spagna, relativa al triennio liberale (1820-1823)49.
35Il 27 maggio 1820 Pio VII decide di costituire una Congregazione particolare per gli affari ecclesiastici di Spagna, composta dai cardinali Consalvi, segretario di Stato, Della Somaglia, decano del Sacro Collegio cardinalizio, Pacca, camerlengo di Santa Romana Chiesa, Di Pietro, Penitenziere Maggiore, della Genga, cardinale vicario di Roma e pro-prefetto della Congregazione dell’Immunità ecclesiastica, e Francesco Luigi Fontana, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, avente quale segretario mons. Raffaele Mazio50. Successivamente vengono coinvolti anche i cardinali Giulio Gabrielli51, pro-datario di Santa Romana Chiesa, Emanuele De Gregorio, prefetto della Congregazione del Concilio52 e Francesco Saverio Castiglioni, penitenziere maggiore, prefetto della Congregazione dell’Indice e futuro papa (Pio VIII), che sostituisce il cardinale Di Pietro, nel frattempo venuto meno. Interessa notare che, quando non c’è unanimità di valutazione, durante i primi due anni di vita della Congregazione, si trovano schierati Consalvi, Di Pietro e Pacca da una parte e i rimanenti cardinali dall’altra (queste « alleanze » dovrebbero portare a riconsiderare la terminologia storiografica di « zelanti » e « politicanti »). A volte, Consalvi esprime isolati giudizi di moderazione.
36All’interno della Congregazione notiamo delle accentuazioni di ruoli. Se Consalvi è il vero moderatore, Pacca (coadiuvato attivamente dal consultore padre Toni53) dedica più energie all’esamina dei libri inviati dalla Spagna in vista di una loro messa all’Indice54 ; un cardinale attento alle questioni dogmatiche è Di Pietro, in certo senso « erede » del defunto cardinale barnabita Gerdil, a causa della spiccata sensibilità al dato teologico e disciplinare. Il successore del cardinale Di Pietro alla Penitenzieria e dunque nella Congregazione particolare, il cardinale Castiglioni, si trova in linea con il suo predecessore e gli altri cardinali.
37Sull’abilitazione dei regolari non secolarizzati ai benefici parrocchiali, la Congregazione si spacca : sono contrari i cardinali Della Somaglia, Gabrielli e Fontana, mentre sono favorevoli i cardinali Di Pietro, Pacca e Consalvi. Alla fine, ad eccezione del cardinale Consalvi, si decide di aspettare per prendere una decisione, anche dinanzi alla moltitudine dei regolari secolarizzati di fatto, a causa delle soppressioni volute dalle Cortes55.
38Il liberalismo spagnolo viene considerato da Consalvi « nemico che minaccia l’Europa, e deciso nemico della Religione, che perseguita »56. Ciononostante, i cardinali con più esperienza politica (lo stesso Consalvi e Pacca), non vogliono distaccarsi da un principio, tipico e proprio della Santa Sede, cioè quello della neutralità politica, nel campo internazionale, che viene definito « principio immobile di Roma », « principio sacrosanto, e salutare »57. I cardinali della Genga e Della Somaglia, invece, vogliono distaccarsi da questa pratica, mentre Castiglioni aderisce ai cardinali « politici », inizialmente più per prudenza (« E se l’andamento della guerra portasse in lungo, e involvesse altre mutazioni di cose ? ») che per convinzione profonda58.
39L’adesione al principio del realismo è propria dei porporati diplomatici, ma non di tutti loro (come della Genga). Notiamo nuove dinamiche curiali. Si trova, infatti, una certa intesa tra cardinali « settecenteschi » (cioè creati in quel secolo sotto papa Braschi), come Della Somaglia, e cardinali del secondo periodo del pontificato di Pio VII ; intesa che poi diventerà alleanza nel successivo conclave. I cardinali nominati nei primi anni di pontificato di Pio VII, su lungo periodo, hanno alla fine più vicinanza di impostazione del discorso politico.
Conclusioni
40All’interno delle dinamiche governative il rapporto personale con il papa qualifica la rilevanza dei singoli porporati. Solo pochi possono vantarne uno privilegiato. Il che comporta l’invidia dei colleghi. È il caso del cardinale Consalvi nei racconti di alcuni porporati all’olandese Paul van der Vrecken nel 181759. I cardinali che si lamentano dell’influsso del cardinale segretario di Stato in realtà fanno parte anche loro degli intimi del papa, ma forse vorrebbero esserlo maggiormente. Se Consalvi dominava la politica della Santa Sede e indirizzava anche la politica ecclesiastica, gli altri cardinali agivano liberamente nelle questioni ecclesiali relative al dogma.
41Tra le creature cardinalizie di Pio VII non c’è concordia, come avviene spesso in altri pontificati. Quel che più interessa è notare non tanto le contrapposizioni tra cardinali, quanto la loro libertà. Lungo tutto il pontificato il papa consulta costantemente i cardinali ; procedura naturale per tutte le decisioni più importanti. Il papa non è isolato dentro la Curia, né agisce solitariamente. Quel che più colpisce è che i cardinali, anche quelli creati dallo stesso Pio VII, mantengono uno spirito di indipendenza nei suoi riguardi. Si pensi alle votazioni sulla ratifica al concordato di Francia del 1801 : votano contro anche i cardinali da poco creati. La Curia di allora e ancor meglio il Sacro Collegio nel suo insieme sono legati e devoti al papa, ma non subordinati o da lui imbrigliati. Si pensi alla parabola curiale di Di Pietro : la sua ascesa è inarrestabile dai tempi di Pio VI, nonostante il conflitto con Pio VII e Consalvi intorno alla ratifica del 1801.
42Se si vuole guardare su lungo periodo tutto il pontificato, possiamo notare che i cardinali più coinvolti dal papa sono Consalvi e Di Pietro, che, stando alla documentazione, si prestano anche ad operare non solo armonicamente con il papa, ma anche segretamente dietro le quinte (rispettivamente per la Congregazione del concordato del 1801 e per la Congregazione sulla Compagnia di Gesù nel 1814). Consalvi e Di Pietro sono i veri due cardinali di peso di Pio VII. Se la storiografia ha già attribuito il giusto ruolo a Consalvi, riconoscendolo quale « anima del pontificato », non altrettanto può dirsi intorno alla figura di Di Pietro, che deve ancora essere adeguatamente studiata.
Notes de bas de page
1 Limitatamente ai segretari di Stato : A. Riccardi, Les secrétaires d’État du Saint-Siège (1814-1979). Sources et méthodes. Introduzione, in MEFRIM, 110, 1998, p. 439-443, qui 443.
2 G. Pelletier, Rome et la Révolution française : la théologie et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799), Roma, 2004 (CEFR, 319).
3 Ad esempio, nel 1807, dopo che il Consalvi ha lasciato la Segreteria di Stato a causa delle pressioni napoleoniche e quando è pro-segretario di Stato il Casoni, viene istituita una Congregazione particolare sulla Costituzione Ecclesiastico-Statistica del Gran-Ducato di Baden e sulla lettera dell’arcivescovo di Ratisbona al Santo Padre, in cui giustamente reclama contro il detto editto. I componenti sono i cardinali Leonardo Antonelli, Bartolomeo Pacca, Michele Di Pietro e Lorenzo Litta. Cfr ASV, Segr. Stato, Cardinali, 197, f.212r-274v.
4 Prima della conversione dei voti su Chiaramonti, gli schieramenti cardinalizi erano tre. I due cardinali neutrali, detti « volanti », sono Gerdil e de Zelada. Il gruppo maggioritario, che fa riferimento al decano è così composto : ovviamente Albani, poi il duca di York, Calcagnini, Honorati, Bellisomi, Chiaramonti, Busca, Borgia, Caprara, Maury, Bussi, Pignatelli, Roverella, della Somaglia, Braschi, Rinuccini, Giuseppe Doria ed Antonio Doria. Il terzo gruppo : Antonelli, Valenti Gonzaga, Carafa, Gioannetti, Martiniana, Mattei, Herzan, Archetti, Livizzani, Lorenzana, Dugnani, Vincenti, Carandini, Flangini e Ruffo. Cfr R. Regoli, Ercole Consalvi : le scelte per la Chiesa, Roma, 2006, p. 196-197.
5 R. Regoli, Ercole Consalvi… cit., p. 183-204.
6 Ibid., p. 163.
7 Ibid., p. 163-164.
8 Ibid., p. 181.
9 Lettera di Ercole Consalvi a Giuseppe Albani, Venezia, 8 febbraio 1800, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Stati Ecclesiastici, pos. 191, fasc. 109, anno 1799-1800, fol.75r.
10 E. Consalvi, Memorie, a cura di M. Nasalli Rocca di Corneliano, Roma, 1950, p. 67.
11 « […] el cardenal secretario de estado y el cardenal Roverella, es decir las dos personas que ejercen mayor influencia sobre el ánimo de Su Santitad ». Dispaccio di Pedro Gómez Havelo a Pedro Ceballos, Roma, 25 aprile 1801, in A. Boulay de la Meurthe (éd.) Documents sur la négociation du Concordat et les autres rapports de la France avec le Saint-Siège en 1800-1801, Paris, vol. I-VI, 1891-1905, qui II, p. 245.
12 Lettera di Gaetano Angiolini a Giuseppe Ferrari della Torre, [Roma], 17 settembre 1803, in ARSI, Epistolae Italiae, 1002, VII-7.
13 Dispaccio di Charles-Jean-Marie Alquier a Charles-Maurice Talleyrand, Roma, 8 aprile 1801, in A. Boulay de la Meurthe (éd.) Documents… cit… II, p. 197.
14 Cfr R. Regoli, Ercole Consalvi… cit., p. 206.
15 S. RR. SS., AA. EE. SS., Stati Ecclesiastici, pos. 202, fasc. 124, Venezia, 1800.
16 P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma, 2002 (CEFR, 300), p. 408.
17 Cfr biglietto di Giuseppe Antonio Sala a Consalvi, Casa, 7 luglio 1815, in ASV, Segr. Stato, Interno, anno 1815, rubr. 9, ex busta 14, fasc. 1, s.n.f.
18 Cfr biglietto di Consalvi ai membri della grande Congregazione, [Roma], 31 marzo 1801, in A. Boulay de la Meurthe (éd.) Documents… cit., II, p. 181-183.
19 Dispaccio cifrato di Consalvi a Giuseppe Spina, Roma, 4 aprile 1801, in A. Boulay de la Meurthe (éd.) Documents… cit., II, p. 191.
20 Testo definitivo della convenzione, Parigi 15 luglio 1801, in A. Boulay de la Meurthe (éd.) Documents… cit., III, p. 213-219.
21 Cfr R. Regoli, Ercole Consalvi… cit., p. 218.
22 Cfr M. Di Pietro, Giornale della Congregazione speciale sulla ratifica della convenzione, Roma, 25 luglio-19 agosto 1801, in AAEESS, Francia, pos. 44, fasc. 52, 1801, fol. 1r-78v, qui fol. 21v. Pubblicato in R. Regoli, Ercole Consalvi… cit., p. 441-481.
23 Cfr dispaccio di Giuseppe Doria a Giuseppe Spina, Roma, 8 agosto 1801, in A. Boulay de la Meurthe (a cura di) Documents… cit… III, p. 359.
24 Cfr M. Di Pietro, Giornale della Congregazione… cit., fol. 36r-37rv.
25 Ibid., fol. 37v.
26 Ibid., fol. 38r.
27 Ibid., fol. 29r.
28 Ibid., fol. 54r.
29 Ibid., fol. 32r.
30 Ibid., fol. 10v.
31 Ph. Boutry, Souverain et pontife… cit., p. 366-369.
32 Lettera di Pacca a Consalvi, Roma, 8 gennaio 1803, in ASV, Segr. Stato, Cardinali, 192, fol. 112r.
33 Copia delle Istruzioni a della Genga, 17 ottobre 1805, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Germania, pos. 61, fasc. 34, anno 1804-1806, fol. 62r-67v.
34 S. RR. SS., AA. EE. SS., Germania, pos. 61, fasc. 34, anno 1804-1806. Per l’occasione si ebbero quattro congregazioni cardinalizie in data 16 luglio 1805 (pos. 61, fasc. 31), 18 luglio 1805 (pos. 61, fasc. 31), 29 agosto 1805 (pos. 61, fasc. 33, fol. 13r-14r) e 23 settembre 1805 (pos. 61, fasc. 33, fol. 14v).
35 Cfr ASV, Segr. Stato, Cardinali, 197, fol. 212r-274v.
36 R. Regoli, Pio VII, la Curia romana e il ristabilimento della Compagnia (1814), in La Gregoriana, 47, 2014, p. 15-18.
37 B. Pacca, Il mio secondo ministero, in A. Quacquarelli, La ricostituzione dello Stato Pontificio, Città di Castello-Bari, 1945, p. 165.
38 B. Pacca, Il mio secondo ministero… cit., p. 165-166.
39 Ibid., p. 166.
40 Ibid., p. 166.
41 Osservazioni di Di Pietro a Pio VII, 22 luglio 1814, in ASV, Fondo Gesuiti, n. 41, s.n.f. (lo stesso testo trovasi in S.RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 13, fol. 154r-164v).
42 Nuovo progetto di Bolla, realizzato da Di Pietro, in S.RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 13, fol. 166r-175r.
43 S. RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 15, fol. 208r-213r.
44 Biglietto di Pacca a Di Pietro, Dalle Stanze del Quirinale, 1 agosto 1814, in S.RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 15, fol. 207r-v.
45 Biglietto di Di Pietro a Angelo Maria Merenda, [1 agosto 1814], in S.RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 15, fol. 230r.
46 Biglietto di Di Pietro a Merenda, [1 agosto 1814], in S.RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 15, fol. 231r.
47 Biglietto di Di Pietro a Pio VII, casa, 2 agosto 1814, in S.RR. SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 15, fol. 325r.
48 Pio VII, bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum, 7 agosto 1814. La traduzione italiana in Ugo Bellocchi (a cura di), Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740 : 250 anni di storia visti dalla Santa Sede, vol. II, Clemente XIII (1758- 1769), Clemente XIV (1769-1774), Pio VI (1775-1799), Pio VII (1800-1823), Città del Vaticano, 1994, p. 391-395.
49 R. Regoli, La « Congregación Especial para los Asuntos Eclesiásticos de España » durante el trienio liberal, in Anuario de Historia de la Iglesia, 19, 2010, p. 141-166.
50 Biglietto di Consalvi a Pacca, dalla Segreteria di Stato, 27 maggio 1820, prot. 69412, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, anno 1820, pos. 61, fasc. 15, fol. 12r.
51 Cfr Risoluzioni della Sesta Congregazione del 12 novembre 1820, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, anno 1820, pos. 69-70, fasc. 18, fol. 37r.
52 Risoluzioni della Quindicesima Congregazione del 16 settembre 1821, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, anno 1821, pos. 77-79, fasc. 23, fol. 67r.
53 Posizione per la Nona Congregazione del 3 aprile 1821, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, anno 1820-1821, pos. 73-74, fasc. 21, fol. 55r-56v.
54 Posizione per la Congregazione del 27 luglio 1820, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, anno 1820, pos. 65, fasc. 16, fol. 59r.
55 Risoluzioni della Settima Congregazione del 7 dicembre 1820, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, anno 1820, pos. 69-70, fasc. 18, fol. 101v-102v.
56 Risoluzioni della Congregazione straordinaria di Spagna, 18 maggio 1823, in S.RR. SS., AA. EE. SS., Spagna, 1822-1823, pos. 94-106, fasc. 27, fol. 109v.
57 Idem, f. 109v-110r.
58 Idem, f. 110r.
59 P. van der Vrecken, Relations de voyage de Paul van der Vrecken (1777-1868) agent secret du Saint Siège et comte romain, a cura di A. Denis, Bruxelles-Roma, 1980 (Bibliothèque de l’Institut historique belge de Rome, 31), p. 178-180.
Auteur
Professeur d’histoire contemporaine de l’Église à l’Université pontificale Grégorienne où il dirige le département d’histoire de l’Église et la revue Archivum Historiae Pontificiae. Il s’intéresse plus particulièrement à l’histoire de la papauté, de la Curie romaine et de la diplomatie pontificale du XIXe au XXIe siècle. Membre de la direction du projet de recherche Concilio Vaticano I e modernità, il a publié Ercole Consalvi. Le scelte per la Chiesa (Roma, PUG, 2006) et Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI (Turin, Lindau, 2016).
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