I cardinali protettori dei salesiani (1879-1970)
p. 139-152
Résumé
In questo contributo si presentano i primi cardinali protettori dei salesiani tentando di capire le motivazioni delle scelte, le strategie davanti alle nomine e il rapporto reale tra questi cardinali e la Congregazione salesiana. Dall’inizio D. Bosco capì l’importanza di avere al suo fianco personalità ecclesiastiche di spicco per difendere la sua causa. Il travagliato processo di approvazione definitiva della Congregazione e delle costituzioni rafforzò questa convinzione. Così i salesiani cercarono cardinali protettori di primo livello, anche se non sempre riuscirono ad avergli. I rapporti con i cardinali protettori si inseriscono nel insieme di strategie in difesa dei loro interessi e nella ricerca di una posizione di importanza nel contesto romano del tempo.
Texte intégral
Introduzione
1La Congregazione salesiana, fondata da D. Bosco (1815-1888) alla fine del 1859 fu approvata nel 1869. Questo processo di nascita e prima maturazione si concluse con l’approvazione delle costituzioni (1874) e la concessione dei privilegi (1884). Dai primi tempi la Congregazione presentò un grande dinamismo di crescita, non sempre equilibrato, arrivando con il tempo a raddoppiare ogni 15 anni il numero delle loro presenze1. Nel 1875 si aprì la prima casa europea fuori dal territorio italiano (Francia) e si organizzò la prima spedizione missionaria (Argentina). Così ebbe inizio un rapido processo d’internazionalizzazione indirizzato in modo particolare verso l’Europa e l’America Latina.
2I salesiani devono essere visti nell’insieme delle numerose congregazioni dedite all’educazione dell’800. I giovani, soprattutto i più poveri, e le classi popolari sono stati l’oggetto principale della loro missione. Dall’inizio furono anche conosciuti per la presenza nel mondo del lavoro con una certa specializzazione nella formazione professionale. L’assistenza agli immigrati italiani e lo sviluppo del lavoro nelle missioni configurarono i primi passi della sua espansione in altri continenti.
I cardinali protettori ufficiosi di una nuova congregazione
3Sulla scia della lunga tradizione dei cardinali protettori degli ordini religiosi, la Congregazione salesiana s’impegnò fin dall’inizio per avere al suo fianco un cardinale che potesse difendere i suoi interessi2. Ma, in realtà, in modo ufficiale, questo avviene soltanto dopo la morte di Pio IX, con la nomina di Lorenzo Nina (1812-1885) come primo cardinale protettore dei salesiani. Prima di essa semplicemente si ripeteva che Pio IX era il grande protettore della Congregazione. Certamente questo sostegno fu una realtà, ma non può essere considerato come una protettoria ufficiale. In questo senso dobbiamo anche ricordare che, con molta frequenza, D. Bosco utilizzava il concetto di protettore senza un senso tecnico, applicandolo così a tutti coloro che aiutavano o favorivano la sua Congregazione3.
4Nei rapporti con la Curia romana lo stesso D. Bosco usava, sempre che era possibile, l’influenza di cardinali amici tali come Giuseppe Berardi (1810-1878), grande sostenitore dell’opera salesiana che aiutò D. Bosco, soprattutto, nel lungo processo di approvazione della Congregazione.
5Prima della nomina del primo protettore ufficiale, in modo informale, il cardinale Luigi Oreglia di Santo Stefano (1828-1913), aveva svolto lavori paragonabili a questa funzione. I motivi di questa scelta non sono chiari, ma certamente questo cardinale offriva alcuni elementi che lo collocavano in grande sintonia con i salesiani : era piemontese, di stampo conservatore e ultramontano, e, soprattutto, aveva un fratello, Federico (1830-1912) che era stato salesiano e fu uno dei collaboratori più importanti di D. Bosco nella gestione della tipografia di Valdocco e delle Letture Cattoliche negli anni 60 dell’800. Anche se Federico aveva lasciato la Congregazione per farsi gesuita (1881), continuò ad avere un ottimo rapporto con D. Bosco4. Dopo la sua formazione presso l’Accademia dei Nobili Ecclesiastici di Roma (1853-1859) Luigi Oreglia era entrato nella carriera prelatizia ricoprendo diverse cariche nella Sacra Congregazione del Concilio e nella Segreteria di Stato. Nominato internunzio in Olanda (1863), nel 1866 ricevette l’ordinazione episcopale. Nel 1868 fu trasferito alla Nunziatura di Lisbona, dove visse alcuni anni di duro scontro con il governo portoghese. Nel 1873 fu nominato cardinale e nel 1876 prefetto della Sacra Congregazione delle Indulgenze e Sacre Reliquie, posizione che mantenne fino al 1885. Il suo rapporto con Leone XIII non fu privo di contrasti, divenendo anche un forte oppositore della candidatura del cardinale Rampolla. Neanche con Pio X ebbe una buona relazione, guadagnandosi così il soprannome di « cardinale del no »5.
6Il cardinale Oreglia, come protettore ufficioso, si impegnò in numerose questioni di interesse per i salesiani. Tra le altre cose possiamo citare il buon lavoro svolto nel lungo cammino di approvazione definitiva delle Costituzioni (1874) e nel complesso processo di richiesta dei privilegi.
7L’impegno del cardinale a favore dei salesiani era manifesto, anche se spesso si arrendeva molto presto davanti alle grosse difficoltà che comparivano. Secondo D. Bosco il cardinale non era riuscito ad ottenere dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari la concessione dei privilegi che D. Bosco tanto desiderava6.
8Dopo la morte di Pio IX, D. Bosco volle formalizzare la situazione del protettore dei salesiani. Così, già nella prima udienza con il nuovo pontefice (16 marzo 1878), parlò della nomina del cardinale Oreglia come protettore ufficiale. Sembra che Leone XIII fosse d’accordo, per cui lo stesso D. Bosco scrisse una lettera al cardinale in quel senso7. Tuttavia, in quei mesi D. Bosco pensò ad altri nomi. Tra questi il cardinale Bilio, suo vecchio amico, ma questi gli rispose negativamente8. D’altra parte, il cardinale Berardi, altro grande sostenitore della sua opera, moriva nel mese di aprile.
9Così si dovrà aspettare quasi un anno per avere una nomina definitiva che arriverà il 20 marzo 1879 col cardinale Lorenzo Nina come primo protettore della Congregazione salesiana.
10A questo punto sembra legittimo porsi la domanda circa il perché di questo cambiamento. In realtà, la documentazione conservata su questo particolare non è chiara, ma si possono trovare degli indizi per capire meglio la situazione. Tutto sembra indicare che D. Bosco cercava un cardinale influente e convinto della causa salesiana, in modo particolare aveva bisogno di ottenere quanto prima la desiderata concessione dei privilegi.
11Dopo la morte di Pio IX la posizione di D. Bosco davanti alla Curia si era indebolita e per questo motivo, più che mai, aveva bisogno del sostegno di un cardinale di spicco. Anche se il cardinale Oreglia si era impegnato attivamente nella difesa dei salesiani, D. Bosco non era del tutto soddisfatto della sua gestione. In modo particolare non gli piaceva la debole difesa davanti alle critiche che il prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, il cardinale Innocenzo Ferrieri, muoveva contro i salesiani. D’altra parte, era ormai evidente che il prestigio di questo cardinale si era indebolito fino al punto di poter essere considerato come un astro cadente. Il cardinale era già noto per la sua opposizione all’elezione di Leone XIII, considerato da lui come una scelta troppo aperta alle novità dei tempi. Durante il nuovo pontificato lo scontro fu tale che subito si conobbe il continuo allontanamento dal pontefice evitando sistematicamente qualsiasi incontro personale con lui9.
12Dopo questa prima esperienza non ufficiale e in qualche modo ambivalente, D. Bosco tentò di avere con sé un cardinale che potesse diventare un autorevole difensore dei suoi interessi.
Il cardinale Nina : modello di protettore
13Caduta la candidatura di Oreglia, si passò subito alla valutazione di altri candidati. D. Bosco fissò allora lo sguardo nell’appena nominato segretario di Stato, Lorenzo Nina (1812-1913). Il candidato a protettore aveva percorso un’importante carriera curiale : canonico di S. Pietro, sottosegretario della congregazione del Concilio, assessore dell’Inquisizione, membro della commissione preparatoria del concilio Vaticano I, prefetto degli studi del seminario romano dell’Apollinare, prefetto dell’economia della congregazione di Propaganda Fide, prefetto della congregazione degli Studi, prefetto dei Sacri palazzi apostolici e amministratore della S. Sede. Di stampo moderato aveva un profilo più teologico che diplomatico. Creato cardinale nel 1877 divenne segretario di Stato dal 1878 fino al 1880. Dopo la crisi politica con il Belgio il cardinale presentò le sue dimissioni che furono accettate da un papa che sembrava avesse perso la fiducia in lui. Dopo questo cambiamento, Leone XIII confermò Nina come prefetto dei palazzi apostolici e amministratore della S. Sede per poi nominarlo prefetto della Sacra Congregazione del Concilio (1881)10.
14Nel 1879 sembrava ovvio che averlo come protettore era un grande vantaggio. Nel mese di marzo, dopo i buoni uffici dei salesiani, il cardinale Nina fu nominato primo protettore della Congregazione salesiana11. D. Bosco informò subito il cardinale sullo stato della Congregazione e gli presentò le questioni più urgenti che richiedevano il suo intervento12.
15Il cardinale si mostrò molto attivo nello svolgere l’ufficio di protettore ; non fu per nulla un titolo onorifico. Si impegnò con determinazione e realismo nella difesa degli interessi dei salesiani. In modo particolare fu coinvolto nel complesso e difficile conflitto di D. Bosco con l’arcivescovo di Torino, monsignor Lorenzo Gastaldi, uno dei problemi più importanti nella vita di D. Bosco che ebbe conseguenze assai negative anche nel processo di canonizzazione13.
16Il suo impegno a favore dei salesiani si dimostrò decisivo nella concessione dei privilegi arrivando al punto di minacciare le sue dimissioni come protettore, se non si concedeva quello che i salesiani da tanto tempo domandavano14. Il cardinale s’interessò anche, a nome del papa, della nomina di D. Michele Rua come vicario generale della Congregazione con diritto di successione (1884), e della nomina episcopale di D. Giovanni Cagliero, primo vescovo salesiano destinato alle missioni della Patagonia15.
17Il protettore, soprattutto nel tempo in cui fu segretario di Stato, accompagnò alcune delle nuove fondazioni salesiane in America Latina. In modo particolare seguì da vicino il progetto di fondazione in Paraguay16.
18Dalla corrispondenza conservata si vede come il protettore era continuamente informato sullo stato della Congregazione e sugli affari che richiedevano la sua attenzione17. In molte occasioni divenne anche un ottimo consulente nelle questioni più delicate che dovevano essere trattate presso la Curia, sapendo a volte fermare alcune delle richieste dei salesiani, valutate come non opportune. Anche se dopo le sue dimissioni come segretario di Stato la sua influenza venne meno, continuò a favorire i salesiani.
19Lorenzo Nina morì nell’estate del 1885 mantenendo sempre l’affetto e la gratitudine dei salesiani che sentirono la perdita del protettore che abilmente li aveva aiutati in alcuni dei momenti più difficili della loro breve storia18. Con lui si consolidò il ruolo del cardinale protettore divenendo così una figura imprescindibile.
20Come sostituto del compianto protettore D. Bosco pensò subito al cardinale Carlo Laurenzi (1821-1893). Dai tempi di Perugia, Laurenzi aveva un legame molto stretto con il futuro papa Leone XIII. Era stato il suo pro-vicario generale (1847) e aveva ricevuto dalle sue mani l’ordinazione come vescovo ausiliare di Perugia (1877). Nel 1878 divenne assistente al soglio pontificio dovendo fissare così la sua residenza a Roma. In seguito fu nominato auditore pontificio (1879), canonico di San Pietro e consultore del Sant’Uffizio (1882). Nel 1880 fu creato cardinale in pectore, rimanendo così fino al 10 novembre 1884 quando si pubblicò la sua nomina. Membro di sette congregazioni romane, nel 1889 divenne camerlengo e nel 1889 prefetto della Sacra Congregazione dei Riti.
21In quel momento era considerato da molti come il capo dei perugini, il gruppo dei più stretti collaboratori di Leone XIII, uomini di fiducia dal tempo di Perugia che attuavano a modo di « gabinetto segreto ». Così, il cardinale Laurenzi, a priori appariva come la scelta migliore19. D. Bosco gli scrisse il 22 ottobre 1885 chiedendogli direttamente di accettare il ruolo di protettore. Ma, consultato Leone XIII, la risposta del cardinale fu negativa usando parole alquanto sorprendenti, ragione per cui da molti fu considerato come « il papa paonazzo ». Così il cardinale considerò che per questo servizio servisse « un Porporato provetto, sperimentato e autorevole, quale era il compianto Cardinal Nina, ma non ad un primaticcio ed inesperto, quale io mi riconosco, nel maneggio di alti negozi di Santa Chiesa »20.
22Fin dall’inizio i salesiani capirono che buona parte del loro « successo » romano dipendeva dai rapporti personali. Così cercarono di attirare a loro favore i personaggi di maggiore influenza possibile, sia nella società civile che all’interno della Chiesa. In coerenza con queste affermazioni avere a Roma un cardinale protettore, amico ed influente se possibile, divenne subito una priorità desiderata. In questo gioco sembrava che avere con loro il segretario di Stato o un altro cardinale di spicco era la scelta migliore. Il rapporto con tale cardinale si inseriva nell’insieme dei rapporti che i salesiani mantenevano con altri membri e organismi della Curia.
23Soprattutto dopo la vantaggiosa esperienza vissuta con il cardinale Nina si capì subito l’importanza e le conseguenze di una buona scelta cardinalizia. Così si sviluppò una certa metodologia nell’elezione e nomina di un nuovo protettore. Di solito il procuratore generale e i superiori maggiori stabilivano un elenco dei candidati. Anche se la nomina definitiva dipendeva dal papa e dalla Segreteria di Stato, il rettor maggiore attraverso il procuratore generale, non rimaneva per nulla passivo davanti a questo processo. Normalmente si tentava di coinvolgere e influire sul segretario di Stato e sullo stesso pontefice per ottenere il candidato desiderato.
24I criteri principali nella scelta erano sempre gli stessi : un cardinale vicino alla Congregazione, meglio ancora con un « passato salesiano » e soprattutto poter avere un personaggio di prima linea, il più influente possibile.
Accontentandosi con il cardinale vicario
25Dopo il rifiuto del cardinale Laurenzi, i salesiani valutarono altri possibili candidati fissando lo sguardo sul vicario di Roma, il cardinale Lucido Maria Parocchi (1833-1903). Questo cardinale era considerato dal governo italiano come intransigente, motivo per il quale non aveva ricevuto l’exequatur dopo la sua nomina come vescovo di Pavia (1871). Nel 1877 fu trasferito a Bologna, dove di nuovo rimase senza il riconoscimento civile necessario. Creato cardinale nel 1877 si dimise nel 1882 dalla sua diocesi per facilitare la sua amministrazione. Il 16 febbraio 1884 fu nominato cardinale vicario, carica che lasciò nel 1899, ufficialmente per motivi di salute, ma probabilmente a causa dei suoi scontri con il cardinale Rampolla e con il cardinale Jacobini. Nell’agosto 1896 venne nominato segretario del Sant’Uffizio21.
26In questo caso il procuratore generale dei salesiani domandò direttamente al cardinale per la sua disponibilità, ottenendo una risposta affermativa. Avuta in mano questa conferma ufficiosa, lo stesso cardinale Laurenzi presentò a Leone XIII la richiesta ufficiale per la nomina. Il 12 aprile 1886 il papa lo nominò protettore dei salesiani22.
27D. Bosco scrisse subito al cardinale ringraziandolo della sua disponibilità ed esprimendogli il riconoscimento di tutti i salesiani. Dal tempo del suo arrivo nella città eterna (febbraio 1884) i salesiani conoscevano bene il nuovo protettore. In quel momento la presenza salesiana cominciava ad essere un punto di riferimento nel contesto ecclesiale ed educativo della città. In diverse occasioni il cardinale partecipò ad eventi organizzati dai salesiani di Roma23.
28La comunicazione con il nuovo protettore fu sempre fluida, soprattutto attraverso il canale ufficiale della procura24. Dall’inizio il cardinale s’impegnò attivamente nelle questioni di interesse dei salesiani, in modo particolare per tutto quello che riguardava la loro presenza a Roma25.
29Tra gli affari più importanti che coinvolsero il protettore possiamo far riferimento alla discussione aperta dopo la morte di D. Bosco a riguardo della continuità e la stabilità della Congregazione salesiana. Un dibattito nel quale il cardinale Vicario mostrò i suoi dubbi davanti ad una congregazione così legata alla figura del fondatore26. Lui stesso è stato uno dei primi consulenti nell’apertura del processo di canonizzazione di D. Bosco, del quale divenne più tardi uno dei relatori27.
30La scelta del cardinale vicario come protettore, anche se non era stata la prima scelta, diventò subito strategica, soprattutto a causa dell’importanza che i salesiani davano alla loro presenza a Roma. Da tempo D. Bosco desiderava consolidare la presenza dei salesiani a Roma, città del papa, centro del potere ecclesiastico e civile.
31L’influsso effettivo del cardinale Parocchi nella Congregazione salesiana fu probabilmente inferiore a quello del suo predecessore. Lo stesso si potrebbe dire della capacità reale di influire negli ambienti curiali, soprattutto dopo il suo progressivo disaccordo con il potente cardinale Rampolla28. Il cardinale Parocchi sviluppò comunque con correttezza il ruolo di protettore ma di solito non andò oltre nella difesa degli interessi dei salesiani.
Il ritorno al modello del segretario di Stato
32Dopo la morte del cardinal Parocchi nel gennaio 1903, i salesiani tornarono a puntare in alto. Senza dubbio il candidato ideale era l’influente segretario di Stato, Mariano Rampolla (1843-1913). Questo cardinale portava con sé una carriera diplomatica e curiale di spicco. Dopo gli anni di formazione, nel 1875 fu inviato a Madrid come auditore della nunziatura, dove diventò nel 1876 incaricato d’affari. Nel 1877 fu chiamato a Roma come segretario per gli affari orientali di Propaganda. Nel 1880 fu nominato segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari e nel mese di ottobre 1882 nunzio a Madrid e creato cardinale nel 1887. Il 2 giugno dello stesso anno viene eletto segretario di Stato, ufficio che mantenne fino alla morte di Leone XIII29.
33Rampolla non era solo il miglior candidato per il suo potere effettivo ma anche per avere dietro di sé un importante passato salesiano. Il cardinale aveva una conoscenza approfondita dei salesiani. Nei tempi della Nunziatura di Madrid, prima ancora di diventare cardinale, si era interessato di una fondazione nella capitale della Spagna. Nel 1885 alcuni signori e parlamentari di Madrid offrirono ai salesiani la gestione della casa di correzione di Santa Rita. Rampolla prese a cuore questa fondazione e tentò in tutti i modi di portare i salesiani a Madrid. Nelle trattative intervenne direttamente presso D. Bosco. Nella corrispondenza conservata si scopre non solo l’interesse per la nuova fondazione che alla fine non vide la luce, ma anche il suo apprezzamento e la sua conoscenza dell’opera salesiana30.
34Il lavoro nella Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari e nella segreteria di Stato lo avvicinò ancora di più ai salesiani. In modo particolare gli affari latinoamericani lo portarono a seguire da vicino lo sviluppo dell’opera salesiana in quelle nazioni. Passarono tra le sue mani, in particolare, la creazione di Vicariati Apostolici nell’Ecuador, uno di loro, Méndez y Gualaquiza, affidato ai salesiani, e lo sviluppo delle missioni salesiane della Patagonia e la Terra del Fuoco31. Anche molte delle richieste di nuove fondazioni indirizzate dai vescovi e dalle autorità civili arrivavano al papa attraverso la Segreteria di Stato perché potesse influire sui salesiani. In questo caso si può citare a modo di esempio l’insistente richiesta del governo della Colombia perché i salesiani fondassero una scuola di arti e mestieri nel paese32.
35I salesiani erano consapevoli che nel cardinale avevano un buon amico e un grande sostenitore. Nella risposta agli auguri per la nomina di segretario di Stato indirizzati dal salesiano amico D. Giovanni Branda, il cardinale affermava : « Non ho d’uopo assicurarla che io sono sempre disposto ad adoperarmi quanto possa in favore della sua benemerita Congregazione »33. I salesiani andavano da Rampolla con la consapevolezza di trovare sempre una disposizione positiva nel difendere le loro richieste ed interessi. Così, arrivato il momento, era logico « sceglierlo » come protettore. Ma essendo consapevoli dei suoi impegni, e delle numerose protettorie che svolgeva, forse era puntare troppo in alto34. Ma alla fine, quasi senza aspettarselo, ottennero una risposta affermativa sia del cardinale sia dal papa provocando così una profonda soddisfazione. Il 31 marzo 1903 lo stesso cardinale informò il rettor maggiore della sua nomina. Qualche mese dopo, D. Rua scrisse ai salesiani comunicando la notizia con parole encomiastiche :
Rimasti senza Cardinal Protettore per la morte dell’Eminentissimo Lucido Maria Parocchi, era ardente desiderio di tutti i Superiori che fosse designato a succedergli in tale ufficio Sua Eminenza il Cardinal Mariano Rampolla, che in mille circostanze avevamo esperimentato veramente affezionato all’umile nostra Congregazione. Ma conoscendo quanto già egli sia occupato, qual Segretario di Stato di Sua Santità, quasi non osavamo neppure sperare un così segnalato favore. Or bene, rendiamo le più sentite grazie al Santo Padre Leone XIII, che usando con noi di una benevolenza senza limite, ci concesse ciò che peritosi manifestammo essere nostra brama35.
36Nel famoso conclave del 1903 Rampolla soffrì il noto e controverso veto dell’Austria. Tra l’elezione di Pio X il suo influsso cadde considerevolmente passando ad una vita più discreta e di ritiro dalle grandi questioni politiche della Santa Sede. Nel 1908 fu nominato segretario del Sant’Uffizio e nel 1912 bibliotecario e archivista.
37Ma anche in questa fase di perdita reale di potere davanti alla crescita delle nuove figure del pontificato di Pio X, i salesiani continuarono a trovare in lui un forte sostegno nella difesa dei loro interessi e un ottimo consulente. Tutti gli affari di certa importanza passarono attraverso il consiglio e i buoni uffici del cardinale. A questo proposito possiamo segnalare le frequenti visite dei procuratori generali per trattare con lui gli argomenti più svariati. Di solito il cardinale diventava anche una fonte preziosa di informazione sui movimenti curiali che interessavano i salesiani. Ma il supporto del cardinale non fu assoluto, non sempre era d’accordo con quello che i salesiani gli presentavano, anche se è vero che contarono sempre sulla sua stima.
38Sicuramente il cardinale Rampolla può essere considerato come il grande cardinale protettore dei salesiani dei primi tempi. Comunque sia, i salesiani ebbero altri alleati tra le figure emergenti del nuovo pontificato, come il cardinale José de Calasanz Vives y Tutó, che progressivamente, soprattutto dopo essere stato nominato ponente della causa di canonizzazione di D. Bosco (1907), divenne uno dei grandi confidenti e sostenitori della Congregazione.
39In realtà i salesiani usarono sempre tutte le risorse disponibili nella difesa dei loro interessi. Così oltre i protettori ufficiali c’erano altri « protettori » anche se non ufficialmente nominati, il più delle volte completando le possibili mancanze dei protettori. Così ad esempio si può ricordare il ruolo dei cardinali Giuseppe Berardi (1810-1878) e Luigi Maria Bilio (1826-1884), veri protettori romani dell’opera salesiana ai tempi di D. Bosco ; o il continuo sostegno e la protezione del cardinale Gaetano Alimonda (1818-1891), arcivescovo di Torino e molto vicino a Leone XIII, figura indispensabile dei primi anni della Congregazione dopo la morte di D. Bosco36.
40Dopo la morte di Rampolla i salesiani continuarono a cercare figure di primo livello per la loro protettoria. Così nei primi del mese di gennaio 1914 il procuratore dei salesiani aveva chiesto al papa la nomina del cardinale Pietro Gasparri come nuovo protettore. In quel momento non era ancora il segretario di Stato, ma senza dubbio, era una delle figure più importanti della Curia. Gasparri era il segretario della Pontificia Commissione per la Codificazione del Codice Canonico e uno degli uomini di fiducia di Leone XIII. In molti settori curiali era molto apprezzato, anche se negli ultimi anni aveva avuto notevoli differenze con il potente cardinale Merry del Val.
41Gasparri si professava stimatore della Congregazione salesiana e ricordava spesso l’incontro personale che ebbe con lo stesso D. Bosco a Parigi (1883). Nel 1899 essendo Delegato Apostolico in Ecuador, Perù e Bolivia scriveva a uno dei superiori delle case salesiane dell’America : « La prego far buona accoglienza a questo mio suggerimento, inspirato unicamente dall’interesse grande che porto ai figli di D. Bosco che ho avuto l’onore e il piacere di conoscere personalmente »37. Dopo l’esperienza come Delegato Apostolico (1898-1901) e come segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari (1901-1907) aveva in mano una buona conoscenza dell’espansione americana dei salesiani.
42Nel mese di ottobre del 1914 fu nominato segretario di stato da Benedetto XV, responsabilità che ricoprì fino al suo ritiro nel febbraio del 1930. Il cardinale Gasparri rimase protettore dei salesiani fino alla sua morte nel 1934. Anche se coprì cariche molto importanti, non fu un cardinale specialmente dedito alle protettorie : rispetto ad altri segretari di stato, assunse un numero piuttosto ridotto38.
43Con i salesiani coltivò sempre un rapporto di vicinanza e aiuto negli affari che interessavano la Congregazione. In modo particolare, il protettore intercedette presso il papa per tentare di anticipare la beatificazione di D. Bosco al 1928, anche se alla fine si dovette aspettare fino al 192939.
44In questo caso troviamo anche elementi che mostrano uno stretto legame personale con i salesiani. Ad esempio, nell’Archivio Salesiano Centrale si conserva una lettera del cardinale richiedendo le 10.000 lire che aveva depositato presso i salesiani40. Sembra fosse anche un salesiano (D. Calogero Gusmano) che gli forniva spesso un medicinale per i suoi problemi di digestione (Magnesia di S. Pellegrino)41.
45In realtà, con tutti i protettori si tentava di stabilire un rapporto di vicinanza personale : continua comunicazione, momenti di riconoscenza, visite alle case salesiane, indirizzi degli allievi o dei cooperatori, lettere dei direttori, preghiere e auguri nell’onomastico…
46Dopo la morte di Gasparri, nel novembre 1934 il papa nominò il suo segretario di Stato, il cardinale Eugenio Pacelli, nuovo protettore dei salesiani. Pacelli aveva in mano un grande numero di protettorie, fatto che escludeva un monitoraggio sistematico di esse. Prima di diventare protettore dei salesiani ne aveva più di 46 e, successivamente, oltrepassò le 60 prima della sua elezione al soglio di Pietro42. Una volta eletto papa conservò solo alcune di queste protettorie, distribuendo il resto ad altri cardinali.
47Il cardinale Pacelli, prima di essere nominato protettore, aveva manifestato al procuratore generale, D. Francesco Tomasetti, che « non potrebbe far nulla per noi [salesiani], dato il suo immesso lavoro »43. Ma il procuratore insistete promettendo che i salesiani « non gli avrebbero recato nessun fastidio »44.
48L’esperienza con Pacelli fu diversa da quella sperimentata in precedenza dai salesiani. In questo caso, i molteplici impegni del cardinale insieme alle numerose protettorie che aveva e al suo poco interesse iniziale, segnarono un rapporto di poca attività specifica come protettore.
49L’idea di avere il segretario di Stato come protettore aveva spinto i salesiani a ottenere questa nomina, anche se il cardinale non si era manifestato molto disponibile. Lo stesso rettore maggiore dell’epoca, D. Pietro Ricaldone, affermava nel 1934 : « Qualora in Alto si udisse il nostro umile parere, potremmo indicare che ormai una quasi tradizione designa come Protettore dei poveri Salesiani l’Emin.mo Card. Segretario di Stato »45. In questo senso, è molto interessante ricordare che tra gli 8 cardinali protettori nominati si contano 3 segretari di stato. Nel caso di Gasparri mancavano pochi mesi alla nomina a segretario di stato ma si parlava già di qualche carica importante.
50In questi casi, avere il segretario di Stato come protettore aggiunse delle difficoltà nell’interpretazione del ruolo svolto da questi cardinali. Secondo le procedure amministrative e canoniche del tempo certe pratiche, comunicazioni e richieste erano inoltrate attraverso il protettore. Ma tante volte sorge il dubbio se queste pratiche si indirizzassero a loro perché erano i protettori o per la carica curiale che occupavano.
La fine dei cardinali protettori : verso un ruolo più onorifico
51Dopo l’elezione di Pacelli al soglio di Pietro i salesiani cercarono un altro protettore. In realtà fu lo stesso cardinale Vincenzo La Puma, prefetto della Sacra Congregazione per i Religiosi, a offrirsi per questo servizio. Il rapporto del cardinale con i salesiani era molto stretto, in modo particolare con il procuratore generale dell’epoca, D. Francesco Tomasetti, che era stato il suo conclavista nel 193946.
52Così nell’aprile del 1939 arrivò la comunicazione del nuovo protettore. Era la prima volta che i salesiani avevano il prefetto della Sacra Congregazione per i Religiosi come protettore. Tradizionalmente, questo prefetto era uno dei cardinali che accumulava un maggior numero di protettorie.
53Dopo la morte del cardinale La Puma nel novembre del 1943, il cardinale Carlo Salotti, prefetto della Congregazione dei Riti, fu nominato nuovo protettore. In quel momento il cardinale aveva in mano 20 protettorie47. Ancora una volta i salesiani ottennero la nomina di un grande conoscitore di D. Bosco e di un convinto difensore dei loro interessi. Dai primi anni della sua formazione, Carlo Salotti, conosceva bene i salesiani del Collegio Leoniano di Orvieto. Dal 1907 Salotti era stato uno degli avvocati responsabili della causa di canonizzazione di D. Bosco, incaricandosi in modo particolare di una delle risposte alle Animadversiones presentate contro la causa. Nel 1916 era stato nominato vice-promotore della fede, e poi promotore dal 1925 al 1930. Ma in realtà fu sempre un convinto sostenitore della causa. In questo senso possiamo anche ricordare che fu l’autore di una biografia del nuovo beato48.
54L’ultimo protettore dei salesiani è stato il cardinale Benedetto Aloisi Masella nominato nel febbraio del 1948 dopo la morte del cardinale Salotti (ottobre 1947). Il nuovo protettore proveniva dal servizio diplomatico (nunzio in Cile nel 1919 e in Brasile nel 1927) e portava con sé una notevole esperienza in questo campo. Il cardinale Masella morì nel 1970 essendo ancora il protettore della Congregazione salesiana. Ma in realtà il ruolo dei protettori era stato quasi annullato dopo la comunicazione (aprile 1964) del segretario di Stato al decano del collegio cardinalizio annunziando che nel successivo annuario pontificio le protettorie cardinalizie non sarebbero più apparse. Così i protettori in carica diventavano gli ultimi, estinguendo le loro responsabilità dopo la loro morte49.
Tableau 4 – Appendice. I cardinali protettori dei salesiani.
Lorenzo Nina | 1879-1885 |
Lucido Maria Parocchi | 1886-1903 |
Mariano Rampolla | 1903-1913 |
Pietro Gasparri | 1914-1934 |
Eugenio Pacelli | 1935-1939 |
Vincenzo La Puma | 1939-1943 |
Carlo Salotti | 1943-1947 |
Benedetto Aloisi Masella | 1948-1970 |
Notes de bas de page
1 M. Bay-F. Motto, Opere, personale e attività della Società di San Francesco di Sales. Dati quantitativi descritti negli anni 1888, 1895, 1910, 1925, 1940, 1955, in A. Giraudo, G. Loparco, J. M. Prellezo e G. Rossi (a cura di), Sviluppo del carisma di Don Bosco fino alla metà del secolo XX [Atti del Congresso internazionale di storia salesiana. Roma, 19-23 novembre 2014], Roma, 2016, p. 24-26.
2 Cf. Appendice, tab. 4.
3 Secondo la versione riportata nelle MB nell’udienza del 22 febbraio 1875 il papa avrebbe risposto alla richiesta di D. Bosco : « Finché sarò io in vita, sarò sempre vostro Protettore, e della vostra Congregazione » (MB XI, p. 114). In una lettera indirizzata a D. Rua dopo un’altra udienza con Pio IX, D. Bosco scriveva : « Ieri ho parlato col S. Padre e mi trattenne circa un’ora. Si professò nostro vero Protettore. È pronto a favorirci e finì col dire : Ditemi quel che posso fare per voi, ché ci sarò volentieri » (E (m) V, p. 114). Sull’uso in un senso largo della parola « protettore » possiamo citare una lettera di D. Bosco al cardinale Franchi (8/03/1878) dopo la sua nomina come segretario di Stato : « La divina provvidenza dispose che V. E. Rev.ma da Propaganda passasse a Segretario di Stato di Sua Santità Leone XIII. Io godo assai, e me ne rallegro col Signore e colla E. V. Io continuerò ad usare somma confidenza con Lei, ed Ella si degni di continuare ad essere il protettore della nostra Congregazione e farsi da padre con Sua Santità » (E III, p. 313).
4 Cf. E (m) I, p. 420-421.
5 Cf. DBC, p. 693-695 ; DBI, 79, Roma, 2013, p. 442-445 (A. Melloni).
6 Su questo affare il cardinale scriveva a D. Bosco (27/11/1878) : « La compatisco per la difficile posizione in cui si trova, ma non posso lusingarla col prometterle che ne uscirà presto. Si è stabilita la massima che non si conceda più ad alcuna Congregazione la comunicazione dei privilegi ; ora, può Ella sperare che si farà dal card. Ferrieri un’eccezione proprio per Lei ? » (ASC A1433708, Oreglia – Bosco, 27 novembre 1878).
7 Alla fine dell’udienza D. Bosco presentò formalmente la richiesta di nomina di Oreglia come protettore. Cf. E III, p. 321.
8 Cf. F. Desramaut, Don Bosco en son temps (1815-1888), Torino, 1996, p. 1085-1086.
9 Cf. DBC, p. 694-695.
10 Cf. DBI, 78, Roma, 2013, p. 578-582 (S. Marotta).
11 Cf. ASV, Segr. Stato, anni 1861-1887, autografi di San Giovanni Bosco, fol. 225r ; ASC D544, cardinali protettori, Nina, Cretoni – Nina, 26 marzo 1879.
12 In questo caso possiamo citare la relazione presentata al papa sulle missioni salesiane con lo scopo di ottenere il riconoscimento dalla Santa Sede attraverso la mediazione del nuovo protettore, il cardinale Nina (E III, p. 468-470). Il 13 giugno D. Bosco scriveva di nuovo al protettore per parlargli sui problemi con l’arcivescovo di Torino, mons. Lorenzo Gastaldi (E III, p. 474-475).
13 Cf. G. Tuninetti, El conflicto entre don Bosco y el arzobispo de Turín Lorenzo Gastaldi, in J. M. Prellezo García (a cura di), Don Bosco en la historia [Actas del Primer Congreso internacional de Estudios sobre san Juan Bosco (UPS – Roma, 16-20 enero 1989)], Roma, 1990 (Centro Studi Don Bosco. Studi storici, 11), p. 135-143.
14 In una lettera di risposta al cardinale Alimonda, arcivescovo di Torino e grande amico dei salesiani, il cardinale Nina affermava : « Mi propongo tenerne seriamente proposito con Sua Santità, ed indurlo a superare le difficoltà estrinseche che fin qui disgraziatamente si sono opposte da chi meno si dovrebbe. Né vorrò tacere a Sua Santità che ove si credesse di persistere nel rifiuto, io mi vedrei obbligato di pregarlo ad accettare la mia dimissione da Protettore della benemerita Congregazione per non sembrare di essere in qualche modo connivente, ed indifferente ad un ripudio che non ha altro movente che nell’arbitrio » (ASC A1240517, Nina – Alimonda, 7 marzo 1884).
15 Il cardinale Nina offrì a D. Bosco tutto il suo appoggio per riuscire ad avere la nomina episcopale di D. Giovanni Cagliero, pro-vicario e poi vicario apostolico della Patagonia. Cf MB XVII, p. 742-749.
16 Cf. ASC A1820506 ; ASC A1840202 ; ASC A1840210.
17 Per qualche esempio su questo particolare : Cf. E III, p. 615-617 ; E IV, p. 64, 103- 104, 109-110 ; Cf ASC D5460102, Nina – Dalmazzo, 27 agosto 1883.
18 Ved. il suo necrologio nel Bollettino Salesiano IX (settembre 1885), p. 130-131.
19 DBC, p. 523-524.
20 Cf. MB XVIII, p. 664-665.
21 DBC, p. 713-716.
22 ASV, Segr. Stato, Buste Separate, Protettorie, Card. Parocchi, anno 1886, prot. 66457. Per la comunicazione ufficiale ai salesiani : ASC D544, cardinali protettori, Parocchi.
23 Pochi mesi dopo la sua nomina come vicario di Roma, il cardinale partecipò insieme a D. Bosco ad una importante conferenza ai benefattori e cooperatori salesiani nel monastero delle Oblate di Tor de’ Specchi. Il cardinale tenne un lungo discorso a favore dell’opera salesiana riconoscendo ampliamente le virtù di D. Bosco. È probabile che questo intervento così entusiasta fosse stato decisivo nella ricerca di un nuovo protettore dopo il rifiuto del cardinale Laurenzi. Per una sintesi del discorso del cardinale Parocchi : MB XVII, p. 91-95.
24 Cf. E. Ceria, Annali della Società Salesiana II, Torino, 1943, p. 126.
25 Una delle questioni più importanti fu il dibattito attorno alla validità dei primi capitoli generali. Cf E. Ceria, Annali della Società Salesiana III, Torino, 1946, p. 139 s.
26 Cf. E. Ceria, Annali della Società Salesiana I, Torino, 1941, p. 748-749.
27 Cf. E. Ceria, Annali… cit., II, p. 222-237.
28 Cf. C. Snider, L’episcopato del Cardinale Andrea C. Ferrari, II, Vicenza, 1982, p. 62 n. 94.
29 DBC, p. 774-780 ; G. P. Sinopoli, Il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Roma, 1923 ; C. Cerami (a cura di), La figura e l’opera del Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Caltanissetta-Roma, 2006.
30 Cf P. Braido, Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, II, Roma,22003 (Istituto Storico Salesiano. Studi, 20), p. 586-587 ; F. Rodríguez de Coro, Los salesianos en Madrid : orígenes, in F. Motto (a cura di), L’Opera Salesiana dal 1880 al 1922 : significatività e portata sociale, vol. II, Roma, 2001 (Istituto Storico Salesiano. Studi, 17), p. 168- 175 ; MB XVII, p. 830-832. Parte della documentazione è conservata in ASV, Arch. Nunz. Madrid, n. 548, fol. 356r-373v.
31 Cf. AAEESS, II, Argentina, pos. 252, fasc. 21-22 ; AAEESS, II, Cile, pos. 330, fasc. 73 ; AAEESS, II, Equatore, pos. 535, fasc. 108 ; AAEESS, II, Equatore, pos. 594, fasc. 134.
32 Cf. ASV, Segr. Stato, anno 1894, rubr. 279, fasc. unico.
33 ASC D544, cardinali protettori, Rampolla, Rampolla – Branda, 3 luglio 1887.
34 Nel 1903 il cardinale aveva 33 protettorie. Cf. La gerarchia cattolica, la Famiglia e la Cappella pontificia, Roma, 1904, p. 92.
35 M. Rua, Lettere circolari di D. Michele Rua ai Salesiani, Torino, 1965, p. 353.
36 Cf. F. Desramaut, Don Bosco en son temps…
37 ASC B6931205, Gasparri – Costamagna, 19 agosto 1899.
38 Erano solo 6 le protettorie prima di essere nominato protettore dei salesiani. Cf. AP, 1914, p. 45.
39 Cf. ASC D5510648, Tomasetti – Gusmano, 4 agosto 1927 ; ASC D5520182, Tomasetti – Rinaldi, 25 settembre 1927.
40 ASC A3810720, Gasparri – Rinaldi, 22 novembre 1921.
41 Cf. ASC D5510128, Tomasetti – Gusmano, 20 ottobre 1924 ; ASC D5510237, Tomasetti – Gusmano, 4 maggio 1925.
42 Cf. AP, 1935, p. 46 ; AP, 1939, p. 41-42.
43 ASC D5530592, Tomasetti – Ricaldone, 10 dicembre 1934.
44 ASC D5530592, Tomasetti – Ricaldone, 10 dicembre 1934.
45 ASC D5530583, Ricaldone – Tomasetti, 23 novembre 1934.
46 Cf. ASC D5540328, Tomasetti – Ricaldone, 3 marzo 1939 ; ASC D5540329, Ricaldone – Tomasetti, 5 marzo 1939 ; ASC D5540330, Tomasetti – Ricaldone, 7 marzo 1939.
47 AP, 1944, p. 29.
48 Cf. C. Salotti, Il Beato D. Bosco, Torino, 1929.
49 Cf. Commentarium pro Religiosis et Missionariis, 43 (1964), p. 152.
Auteur
Licencié en histoire (Université de Grenade, Espagne), histoire de l’Église (Université pontificale Grégorienne, Rome) et en théologie dogmatique (Université pontificale salésienne, Rome), il est également docteur en histoire de l’Église (Université pontificale Grégorienne, Rome) et membre de l’Institut historique salésien (Rome).
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