Inediti da Taranto. Echi delle guerre civili
Texte intégral
1L’apertura nel dicembre 2013 di una nuova sezione del Museo Archeologico Nazionale di Taranto con l’esposizione di tredici epigrafi latine inedite, in aggiunta a quelle già esposte, e il progressivo inserimento delle epigrafi tarantine in Epigraphic Database Rome, di cui mi occupo, mi hanno per così dire obbligata a proporvi alcuni dei testi nuovi, insieme alla porzione superstite, poco nota, di un’importante epigrafe locale1. Come è risaputo l’epigrafia di Taranto non dispone ancora di un corpus epigrafico unitario2 : gli studi più significativi rimangono quelli di Lidio Gasperini a partire dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso3. Occorre segnalare anche l’esistenza di diverse decine di epigrafi, di cui alcune ancora inedite, presso l’ex Convento di S. Antonio, sempre a Taranto, ora deposito della Soprintendenza Archeologica della Puglia, la cui autopsia non è attualmente possibile.
2Il primo punto sul quale vorrei richiamare l’attenzione è una tipologia di stele, che appare tipicamente tarantina : si tratta di una stele in calcare locale (un calcare di colore giallastro detto càrparo) con lo specchio epigrafico in marmo. L’epigrafia di Taranto conserva almeno quattro esemplari di questo tipo relativi a persone di ambiente libertino (in un caso anche servile)4 ; la tipologia sembra trovare rarissimi riscontri altrove : un caso ad Heraclea (attuale Policoro), antica colonia tarantina, culturalmente strettamente legata a Taranto, un altro a Cuma5. Presento qui tre stele del genere.
31. Stele quadrangolare. Luogo e data di rinvenimento non sono noti. Esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, n° inv. 37262. La stele in càrparo è chiusa superiormente da un frontoncino, con timpano ribassato, decorato da una rosetta e da acroteri. Lo specchio epigrafico è costituito da una lastra di marmo inserita in un incasso ricavato nello spessore della stele, lastra ora ricomposta da 5 frammenti. Scrittura con apici e ombreggiatura regolari, punti separativi anche in fine di riga, alle ll. 2 e 4.
4Misure : 94 x 42 x 11. Specchio epigrafico : 29 x 26. Lettere : da 4,5 a 3.
M(arcus) Marsidius
Eureticus u(ixit) a(nnis) XL.
H(ic) s(itus) e(st). Baebia Phro =
nime u(ixit) a(nnis) XXX. H(ic) s(ita ) e(st).
5Il testo costituisce l’epigrafe sepolcrale di due persone di presumibile condizione libertina : si rileva l’onomastica non comune di M. Marsidius. Il gentilizio, finora estraneo all’onomastica locale e della regio II, sembra avere una affidabile origine etrusca6 ; sono note soltanto altre sei presenze : tre nell’Urbe7, due ad Ameria in Umbria8, e una a Mactaris nella Proconsolare9. Piuttosto raro anche il grecanico Eureticus, finora attestato in Italia una volta a Roma con aspirazione iniziale e un’altra a Luni10. Invece Baebius è gentilizio comune, ben diffuso nella parte centrosettentrionale della « regione », dove si segnala una ben nota famiglia canosina, che raggiunse il rango consolare in età flavia11 ; per Taranto è la prima attestazione. Si tratta anche della prima presenza nella regio del grecanico Phronime, peraltro ben documentato nell’Urbe12.
6L’epigrafe si data nell’ambito del I secolo d.C. per i caratteri paleografici e l’impostazione del testo.
72. Stele quadrangolare. Luogo e data di rinvenimento non sono noti. Esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, n° inv. 37187. La stele è in càrparo, lo specchio epigrafico è costituito da una lastra di marmo di colore grigio, inserita in un incasso ricavato nello spessore della stele, come nell’esempio precedente. La paleografia risente della scrittura corsiva. Punteggiatura irregolare.
8Misure : 60 x 35 x 9,5. Specchio epigrafico : 25 x 36. Lettere : 3-1,5.
5 10 | D(is) M(anibus Prima u(ixit) a(nnis) XV. H(ic) s(ita) e(st). D(is) M(anibus); Nicost= ratus u(ixit) a(nnis) VI. H(ic) s(itus) e(st). Pater fi= lis titu= lum p(osuit). |
9L’epigrafe presenta due epitaffi successivi di ragazzi morti precocemente, posti dal loro padre, come indica la frase finale. La loro condizione è presumibilmente servile. Estremamente diffuso il nome latino Prima, ricorrente il grecanico Nicostratus13, così come l’espressione titulum ponere14.
10Datazione : ultimi decenni del I secolo d.C.- inizi II per la paleografia e l’impostazione del testo.
113. Stele quadrangolare. Luogo e data di rinvenimento non sono noti. Esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, n° inv. 37190. La stele in càrparo, termina superiormente con un frontoncino liscio e due acroteri. In questo caso la lastrina di marmo che costituisce lo specchio epigrafico è infilata in una fessura di cm 3,5, ricavata nello spessore della stele.
12La lastra è iscritta da entrambe le parti, è estraibile e può essere inserita dalla parte opposta. Le due facce non sono contemporaneamente leggibili. Le lettere risentono della scrittura corsiva. Nei due testi la punteggiatura compare solo alla l. 3.
13Misure : 66 x 42 x 10. Specchio epigrafico : 27 x 20 x 2, 5. Lettere : 3, 2-2, 3.
a
Caesennia
Calliope
u(ixit) a(nnis) II, m(ensibus) XI, d(iebus) XX.
H(ic) s(ita) e(st).
b
Caesenniae
Feliculae,
u(ixit) a(nnis) II, m(ensibus) XI, d(iebus) XX.
H(ic) s(ita) e(st).
14Le due epigrafi sepolcrali presentano un testo quasi identico, salvo per il cognome e per il caso del nome, nominativo l’uno, genitivo o dativo l’altro. I cognomi, Calliope e Felicula, grecanico l’uno, latino l’altro, sono comunque di ambiente libertino. Le due Caesenniae sarebbero vissute lo stesso numero di anni (due), mesi (undici), giorni (venti). La stele sembra ideata per una fruizione alternata delle due lastre. Difficile ipotizzare una semplice riutilizzazione, data la coincidenza dei dati biometrici ; anche l’ipotesi di una correzione del nome per un errore originario non dà ragione della soluzione adottata. Al Museo di Taranto hanno pensato a due gemelle morte nello stesso giorno, forse non è un’ipotesi completamente peregrina. In ogni caso si tratta di una tipologia la cui eccezionalità va rilevata.
15Si propone come data la prima metà del I secolo d.C. per l’impostazione del testo, non contraddetta dalla paleografia.
16Il gentilizio Caesennius richiede attenzione : è di origine etrusca, con attestazioni antiche e consistenti a Tarquinia15. Il primo personaggio storicamente significativo della gens è il senatore Caesennius Lento, partigiano di Cesare. Partecipò alla guerra di Spagna, forse come legato nel 45 a.C. ; è ricordato per l’uccisione di Gneo Pompeo figlio16 ; quindi si schierò con Antonio, e sappiamo, teste Cicerone17, che fece parte della commissione di septemuiri che dal giugno 44 ebbe l’incarico di assegnare, con ampio mandato, le terre disponibili a veterani e a cittadini bisognosi18 ; questa legge agraria fu annullata nel gennaio del 43. La sua identificazione con un Caesennius, proscritto per la sua ricchezza, noto da Appiano, è discussa19.
17La presenza del gentilizio Caesennius a Taranto è isolata non solo nella regione, ma in tutta l’Italia meridionale, salvo un nucleo di tre attestazioni a Sorrento20. Alla luce delle considerazioni sviluppate più sotto e anche tenendo conto della presenza di Caesennius Lento nella commissione agraria, è forse possibile legare l’attestazione tarantina del gentilizio nella prima metà del I sec. d.C. alla figura del senatore. Sappiamo di agro pubblico ancora disponibile a Taranto almeno un decennio prima ; nell’agro tarantino sono documentate assegnazioni a veterani pompeiani negli anni 50 in esecuzione della lex Iulia agraria del 59 ; inoltre riferimenti polemici di Cicerone a Caesennius Lento nelle Filippiche, valorizzati da Syme, insinuano che i commissari del 44 avrebbero pensato anche a se stessi e ai loro amici21.
18Più in generale il panorama onomastico di Taranto, in qualche caso con maggiore evidenza di altri centri dell’Apulia et Calabria, lascia trasparire segni delle vicende delle guerre civili. Alcuni esempi : la presenza a Taranto in età augustea dei gentilizi Carrinas e Norbanus (peraltro in una stessa epigrafe figurano entrambi)22, inequivocabilmente estranei alla società locale, riconducibili a personaggi e famiglie, già schierate con la parte mariana, riabilitate da Cesare, che ricoprirono il consolato sotto i triunviri : C. Carrinas fu console nel 43 a.C., C. Norbanus Flaccus nel 38 a.C. ; entrambi presto schierati con Ottaviano23. Norbanus e Carrinas non sono gentilizi isolati. Ad essi se ne affiancano altri, talvolta meno connotati, ma confrontabili con personaggi eminenti nella stessa fase, come Arruntius e Marcius, il primo presente in maniera consistente soprattutto a Brindisi, con sette testi diversi24, ma anche a Oria25, a Taranto26 e Canosa27. L. Arruntius, già con Sesto Pompeo, fu uno degli ammiragli di Ottaviano ad Azio, quindi console nel 22 a.C.28. Su Marcius torneremo più avanti.
19In altre parole a Taranto e in Apulia et Calabria sembra possibile in qualche caso individuare trasferimenti di proprietà connessi con le guerre civili e con i loro esiti. Qualche esempio si riconosce già per la fase delle proscrizioni sillane, poi del dominio di Pompeo, quindi per l’età cesariana e triunvirale. Scorriamo alcuni possibili casi tarantini : tra quanti si arricchirono consistentemente con le proscrizioni di Silla Cassio Dione29 ricorda il ricchissimo e nobile Lucio Domizio Enobarbo (cos. nel 54 a.C.), avo di Domitia Lepida, zia di Nerone ; le proprietà di Domitia nel Salento sono ricordate da Tacito30. Questa singolare iscrizione tarantina, già in CIL (IX, 6163)31, con il testo iscritto da destra verso sinistra (di cui non è inutile pubblicare la foto), è una delle tre epigrafi superstiti di Taranto (altre ve ne sono in altri centri della « regione »)32 con il gentilizio Domitius33. Il testo è iscritto su una stele quadrangolare, desinente superiormente con un ricco motivo decorativo che disegna un frontoncino centinato e due acroteri. Una decorazione graffita nella pietra tenera chiude il testo nella parte inferiore. La scrittura inversa rivela la scarsa consuetudine del lapicida con la lingua latina.
20La stele è conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, n° inv. 37140.
21Misure : 95 x 40 x 11.5. Lettere : 5, 3-4, 5.
Domitia | |
Aina (?) | |
uix(it) ann(is) | |
LX. H(ic) s(ita) e(st). | |
5 | Felicio |
merenti. |
22L’epigrafe si data nell’ambito del I sec. d.C. Anche questo testo, come quelli presentati sopra, rinvia ad ambiente servile e libertino.
23Veniamo ora alle proprietà molto consistenti di Pompeo Magno in Apulia e Calabria. Il loro nucleo iniziale risale verosimilmente ai Lucilii, dei quali sono supposti antichi possedimenti nella regione34 (la madre di Pompeo era una Lucilia) ; significativa la diffusione del gentilizio in connessione con i prenomi Gnaeus e Sextus, a Taranto35, ad Acerenza (in età tardorepubblicana)36, e in età protoimperiale a Brindisi37, Venosa38, Canosa39 ; in due casi si registra la connessione con il cognome Magnus/-a. Peraltro di recente è stato riconosciuto Pompeo Magno nel nome Cn. Pompeius C[n. f.] inciso in una grande epigrafe di Taranto, verosimilmente parte dell’epistilio di un tempio40. In ogni caso l’esistenza di vaste proprietà pompeiane è documentata da un’informazione del Bellum ciuile di Cesare : leggiamo che Pompeo alla vigilia di Farsalo, prima di imbarcarsi a Brindisi, aveva arruolato in Apulia 300 schiavi e pastori, che furono dotati di cavalli e inseriti nella cavalleria41. In un successivo passo dello stesso commentario, dove Cesare descrive in maniera articolata le forze di Pompeo, leggiamo che gli schiavi e pastori presenti nel suo esercito provenivano dalle sue proprietà42. Dunque in Apulia, dove aveva arruolato 300 schiavi e pastori su 800, aveva estese proprietà fondiarie e greggi. Dopo Farsalo le proprietà di Pompeo furono confiscate e vendute all’asta : l’acquisto da parte di Antonio della casa di Roma e di altri beni è ricordato da Cicerone cui si deve menzione anche di altri acquirenti (tra cui Cornelio Dolabella) e da Plutarco43. In questa circostanza o in successivi casi analoghi potrebbero essersi fatti avanti i Cesariani i cui nomina ritornano nella regione : si è detto dei Norbani, dei Carrinates, degli Arruntii, né si può tacere dello stesso Antonio (proprietà di Iullo Antonio, figlio di Marco, sono ora note a Brindisi e a Egnazia)44, e di Calvisio Sabino, console del 39 a.C., che a Canosa è onorato come patrono ; sono ora noti, sempre a Canosa, L. Caluisii, liberti45.
24Presento altre due iscrizioni inedite, ulteriori tessere del mosaico della storia di Taranto : vanno ad arricchire il capitolo relativo alle proprietà locali della ben nota nobildonna Calvia Crispinilla, di età neroniana, di cui si è occupato, in anni piuttosto recenti, Francis Tassaux, e per un aspetto anch’io nel convegno epigrafico di Barcellona, lavori ai quali rinvio, anche per la precedente bibliografia46. Gasperini nel 1971 segnalava a Taranto tre iscrizioni con il gentilizio Calvius, una edita in CIL e due inedite con i nomi Calvius Phoebus e Calvia Felicla, cui aggiungeva in quella sede due iscrizioni riferibili a proprietà di Calvia Crispinilla, provenienti dall’agro tarantino47. Le due allora inedite sono ora in esposizione al Museo di Taranto48. Entrambe senza dati di rinvenimento : la prima è una lastra in calcare, accuratamente incisa (n° inv. 37125)
25Misure : 25 x 20 x 2. Lettere : 3,5-2,6.
C. Caluius Phoe=
bus uix(it) ann(is) XXC.
H(ic) s(itus) e(st). Contuberna =
les fecit de suo.
26Alla l. 4, contubernales per contubernalis è fenomeno ricorrente.
27L’epitafio per Phoebus, evidentemente un liberto, è posto dalla sua compagna. Adeguata una datazione tra l’età neroniana e la prima età flavia.
28L’altra lastra, in marmo, è ricomposta da quattro frammenti. La paleografia è influenzata dal corsivo. Punteggiatura irregolare, prevalentemente triangolare, alle ll. 1 e 3 in forma di hedera.
29Esposta anch’essa al Museo Nazionale di Taranto (n° inv. 37104).
30Misure : 26,5 x 29,70 x 1,5. Lettere : 3,5-1,6.
5 | T. Flauius Fortunatus uix(it) an(nis) XX, m(ensibus) V. H(ic) s(itus) e(st). Fecit Caluia Fe = licla, mater infe = licissima, optimo fili(o). |
31Alla l. 7 da notare la I nana sovrapposta alla L.
32Indicazioni prosopografiche e paleografia orientano per una datazione tra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del II sec.
33Sappiamo che i beni di Calvia Crispinilla passarono nella proprietà imperiale in età flavia, probabilmente sotto Domiziano49 ; l’epigrafe va letta con questa consapevolezza. T. Flavius Fortunatus è probabilmente un liberto imperiale, ancorché la sua condizione non sia dichiarata (meno verosimilmente il figlio di un liberto), la madre piuttosto una liberta di Calvia Crispinilla che la figlia di un suo liberto.
Complementi
34Le osservazioni suscitate dalle precedenti epigrafi nr. 3 e 4, che documentano la presenza dei gentilizi Caesennius e Domitius a Taranto, bene introducono alla ricostruzione di una grande epigrafe mutila, pubblicata in Notizie degli Scavi del 189650, ripresa da Enzo Lippolis nel 1985 in un lavoro d’insieme sui reperti epigrafici e scultorei recuperati a Taranto nell’area delle cosiddette Thermae Pentascinenses51. Si tratta di una porzione di una lastra di marmo di grandi dimensioni (50 x 138 x sp. 2.5. Lettere : l. 1, cm 20 ; l. 2, cm 16), poi parzialmente riutilizzata sul retro come epigrafe dedicatoria in occasione della ristrutturazione delle terme di IV secolo52. E’ attualmente esposta al Museo Archeologico di Taranto, n° inv. 40787.
35Si legge nella prima riga C. Marc[---].
36Per il gentilizio l’integrazione più plausibile appare Marcius, al nominativo o al dativo. Gli altri nomina principianti per Marc- sono tutti alquanto rari53. Alla seconda riga si legge una M e parzialmente l’apice di una lettera, certamente una vocale (apice trascurato nelle precedenti edizioni) ; la forma della graffa sinistra dell’apice sembra adattarsi ad una I o anche ad una U, ma la rottura non consente certezze. L’ombreggiatura e gli apici delle lettere suggeriscono come orizzonte cronologico l’età protoimperiale.
37Un personaggio dell’età di Augusto che, a mia conoscenza, bene si adatterebbe alle lettere che rimangono è C. Marcius L. f. Censorinus, console nell’8 a.C, di antica nobilitas plebea e grande prestigio in età augustea, fu proconsole di Asia verosimilmente nel 2/3 d.C., dove morì (non sembra avesse figli) ; fu l’ultimo proconsole cui furono rivolti onori divini in provincia54. Il suo profilo familiare è simile ad altri personaggi sopra ricordati : la sua famiglia si richiamava alla fazione mariana, suo padre, L. Marcius Censorinus, cos. nel 39 a.C., fu con Calvisio Sabino, il già menzionato patrono di Canosa, l’unico senatore che alle idi di marzo del 44 tentò di difendere Cesare dalle armi dei congiurati55. Secondo le reiterate accuse di Cicerone si giovò largamente dei beni dei vinti56. Gaio Marcio Censorino è tra i pochi nobili cui Orazio dedica un’ode, l’ottava del IV libro, onorandolo per il suo amore per la poesia (l. 11) : gaudes carminibus.
38Integrando il primo rigo con il nome proposto risulta una lastra di circa 6 metri di lunghezza, cui si adattano lettere di 20 cm. Le dimensioni della lastra sono evidentemente adeguate ad un edificio pubblico e l’altezza delle lettere fa pensare ad una epigrafe collocata in alto : una lastra apposta su un epistilio o a corredo di un portico o di un edificio monumentale.
39Le Terme Pentascinensi menzionate sul retro dell’epigrafe costituiscono un rifacimento di terme precedenti : a questo punto l’ipotesi più economica è pensare che la lastra provenga dalla stessa area, e metterla ipoteticamente in relazione con una prima sistemazione delle terme, ma saranno gli archeologi a valutare l’ipotesi57.
40In tale eventualità al 2o rigo si potrebbe vedere la parola municipes, al dativo, come destinatari dell’opera evergetica. Si propone in via del tutto ipotetica questa ricostruzione.
C. Marc[ius L. f. Censorinus co(n)s(ul) (?)]
mụ[nic(ipibus) ( ?) ---]
411.MARC[---], Orsi, Lippolis ; 2. M[---], Orsi, Lippolis.
42Molto diffuso il gentilizio Marcius in Apulia e Calabria : presente a Taranto in 5 testi diversi (in tre casi con prenome Caius)58 ; massicciamente a Brindisi con una decina di epigrafi, poi a Lecce, a Rudiae, a Venosa, a Canosa, a Rubi, a Lucera, a Aecae59. Tuttavia non sfugge che si tratta di un nomen comune, e quindi la sua diffusione non è particolarmente significativa. Comunque appare degna di nota la presenza del toponimo « Marzano » in ben tre luoghi diversi della Calabria : in agro di Taranto60 e in due località del Salento (agro dei comuni moderni di Muro Leccese e Casarano)61.
Notes de bas de page
1 Ringrazio il Soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia dott. Luigi La Rocca per la possibilità di studiare, fotografare e pubblicare queste epigrafi. Ringrazio altresì la dott. Antonietta Dell’Aglio, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, per aver facilitato in ogni modo il mio lavoro.
2 Un quadro della documentazione epigrafica locale in Silvestrini 2005, p. 117-122.
3 Gasperini 1968 ; 1971a ; 1971b ; 1971c ; 1979 ; 1980a ; 1980b ; 1984 ; 1985 ; 2001.
4 Tre di queste stele sono presentate in questo contributo ; la quarta è edita da Sogliano 1893, p. 254, n° 3 = EDR 140290 (M. Silvestrini).
5 Per Heraklea, cfr. Silvestrini 2012, p. 335-338, n° 2 ; l’epigrafe di Cuma (CIL, X, 2487 = EDR 105184, G. Camodeca) mi è stata segnalata da Giuseppe Camodeca, che ringrazio. Cfr. inoltre Agusta-Boularot et al. 2009, p. 452-457, che presentano un blocco funerario incompleto, in calcare, di Béziers che conserva parzialmente un incasso destinato ad ospitare una lastra, sembra, di diverso materiale (marmo ?). Ringrazio per la segnalazione Michel Christol.
6 Cfr. Schulze 1904, p. 189, 360.
7 CIL, VI, 22251 ; XV, 1294-1295 (lateres, datati intorno alla metà del I d.C.).
8 CIL, XI, 4485 = EDR 025048 (E. Zuddas) ; XI, 4486 = EDR 025214 (G. Asdrubali Pentiti).
9 CIL, VIII, 23495.
10 CIL, VI, 6470 = EDR 112105 (S. Meloni) ; EDR 132149 (F. Frasson).
11 Cfr. da ultimo Silvestrini 2014, con precedente bibliografia.
12 Cfr. Solin 2003, p. 759.
13 Su quest’ultimo per l’area urbana cfr. Solin 2003, p. 124.
14 Cfr. TLL, vol. X1, s.v. pono, c. 2634.
15 Cfr. i seguenti cippi prevalentemente databili in età repubblicana : CIL, XI, 3392 ; 3415 ; 3416 ; 3417 ; 7569 = rispettivamente ad EDR 131907 (C. Slavich) ; 131869 (C. Slavich) ; 131871 (C. Slavich) ; 133078 (C. Slavich) ; 134089 (C. Slavich) ; inoltre AE, 1969/70, 189 = EDR 075043 (C. Slavich) ; AE, 2010, 450 = EDR 132101 (C. Slavich).
16 Cfr. Cassio Dione, XLIII, 40, 2 ; Floro, 2, 13, 86 ; Orosio, 6, 16, 9 ; inoltre. F. Münzer, RE, III, 1, 1897, col. 1307, n° 3 ; MRR, II, p. 311.
17 Cicerone, Phil., 13, 2, 1 e 13, 12, 26.
18 Cfr. MRR, II, p. 332-333; Syme 1937, p. 135-137 [= 1979, p. 39-41]; Syme 1964, p. 113 [= 1979, p. 590-591].
19 Appiano, Ciu., 4, 27, 15 ; cfr. Hinard 1985, p. 439 ; Ferriès 2007, p. 349.
20 CIL, X, 722 ; 723 ; 732 = rispettivamente a EDR 132155 (G. Corazza) ; EDR 100520 (G. Corazza) ; EDR132157 (G. Corazza).
21 Cicerone, Phil., 11, 12-13 ; 12, 20 ; 13, 2, 26, 37 ; inoltre Phil., 2, 101. Cfr. Syme 1937, p. 135 [ = 1979, p. 40].
22 AE, 1972, 110 = EDR 07524 (M. Silvestrini) ; per Norbanus anche AE, 1972, 94 = EDR 075225 (M. Silvestrini).
23 Per Carrinas, F. Münzer, RE, III, 2, 1899, col. 1612, n° 2 ; MRR, III, p. 50 ; per Norbanus, Münzer, RE, XVII, 1, 1936, col. 1270-1271, n° 9 ; MRR, III, p. 150 ; informazioni perspicue e sintetiche su entrambi in Syme 1962 (19522), p. 234-235 (Carrinas) : uomo d’armi combatté per Cesare e per Ottaviano ; ibidem, p. 67, 235, 327, 502 (C. Norbanus Flaccus) : nipote del console dell’83 a.C., apparteneva ad una famiglia proscritta, guidò una parte delle legioni a Filippi, sposò la ricca figlia di Cornelio Balbo. La famiglia ebbe consoli fino alla terza generazione.
24 CIL, IX, 77 ; 78 ; 79 ; 88 = rispettivamente a EDR 017329 ; 104492 ; 017303 ; 108285 (tutte schede di B. De Nicolò) ; inoltre AE, 1978, 235 ; 1978, 240 = EDR 077087 (B. De Nicolò) ; EDR 100213 (B. De Nicolò), prenomi attestati : L. e M.
25 CIL, IX, 230 = EDR 110799 (M. Silvestrini) (prenome L.).
26 AE, 1972, 103 = EDR 135176 (M. Silvestrini) (prenome P.).
27 CIL, IX, 335 = ERCanosa, I, n° 77 ; ERCanosa, I, n° 78 (prenome M.).
28 F. Münzer, RE, II, 1, 1895, col. 1261, n° 7 ; Syme 1962 (19522), in particolare p. 282 e 427.
29 Cassio Dione, XLI, 11, 2.
30 Tacito, Ann., XII, 65, 1.
31 Ripresa in EDR 135757 (M. Silvestrini).
32 Mi limito a segnalare CIL, IX, 141 da Brindisi (prenome L.) e S. Fioriello, SupplIt., 23, p. 39-40, n° 8 = EDR 026541 (I. Milano) da Butuntum.
33 Le altre da Taranto sono : CIL, IX, 6162 = EDR 136751 (M. Silvestrini) ; AE, 1972, 105 = EDR 135167 (M. Silvestrini).
34 Cfr. Cichorius 1908, p. 25-29, ripreso da Shatzman 1975, p. 277, 390.
35 CIL, IX, 6398 = EDR 137634 (M. Silvestrini) ; EDR 137222 (M. Silvestrini).
36 CIL, I2, 1693 e p. 1022.
37 CIL, IX, 55 : Sex. Pompeius (mulieris) l. Magnus.
38 CIL, IX, 510 ; 555 : Pompeia Magna ; SupplIt., 20, p. 219, n° 138 e p. 248-249, n° 185.
39 AE, 1994, 445 = EDR 103958 (M. Silvestrini).
40 Silvestrini 2013, p. 697-710.
41 Cesare, Ciu., 1, 24, 2 : Seruos, pastores armat atque iis equos attribuit.
42 Cesare, Ciu., 3, 4, 4 : DCCC ex seruis suis pastorumque suorum numero coegerat.
43 Cicerone, Phil., 2, 64-69, 71 ; 13, 10-11 ; Plutarco, Vita di Antonio, 10, 3.
44 AE, 2005, 395-398 ; 2010, 345.
45 CIL, IX, 414 = ERCanosa, I, 39 = EDR 017065 (F. Caruso) ; Montecalvo 2014, p. 291-294.
46 Tassaux 2001, in particolare p. 319-321 ; Silvestrini 2007.
47 Gasperini 1971c, p. 207 e n. 5-6. Le iscrizioni edite, cui Gasperini si riferiva, sono le seguenti : CIL, IX, 6169 = EDR 136799 (M. Silvestrini) ; AE, 1972, 112 = EDR 120297 (M. Silvestrini) ; AE, 1972, 102 = EDR 135156 (M. Silvestrini).
48 L’informazione sulla loro esistenza è stata ripresa da Manacorda 1995, p. 150, n. 25, e da Tassaux 2001, p. 320.
49 Cfr. Tassaux 2001, p. 321.
50 Orsi 1896, p. 116.
51 Lippolis 1984, 140.
52 Cfr. ora EDR 071655 (M. Silvestrini).
53 Cfr. Solin, Salomies 19942, p. 112 : Marcanius, Marcanus, Marceius, Marcellinius, Marcellius, Marcellus, Marcianus, Marcianius, Marcidius, Marcilius, Marcinius, Marcleius, Marclinius, Marconius, Marcosenus Marculeius.
54 Cfr. PIR2 M 222 ; anche F. Miltner, RE, 14, (1930), 1551-1552 ; Syme 1993 (1986), p. 582-583, 601, che non esclude fosse stato legato consolare in Galazia.
55 Nicola Damasceno, 26, 96.
56 Cicerone, Phil., 11, 36 ; Att., 14, 10, 2 ; cfr. anche Ferriès 2007, p. 432-433.
57 Una possibile prima sistemazione dell’area termale in età augustea è supposta da Lippolis 1984, p. 151. L’ipotesi dell’attribuzione della lastra ad un edificio dell’area termale è nata da un dialogo con l’archeologo Gianluca Mastrocinque, cui devo la segnalazione di questa importante epigrafe e che si propone di studiarla sotto il profilo archeologico.
58 EDR 131075 (M. Silvestrini) : C. Marcius Primigenius ; EDR 131354 (M. Silvestrini) ; altre tre epigrafi con i nomi, C. Marcius Atimetus, C. Marcius Secundus, A. Marcius Vale(n)s, segnalate da Gasperini 1971c, p. 193, n. 7, non sono ancora state rintracciate.
59 Per la diffusione del gentilizio cfr. orientativamente Silvestrini 2005, Indici.
60 Cfr. Gasperini 1971c, p. 191.
61 Cfr. Laporta 1988, p. 241.
Auteur
Università degli Studi di Bari - m.silvestrini@dscc.uniba.it
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