Parole di negoziatori ? La trattatistica sul legato pontificio in età moderna
Texte intégral
Un oggetto sfuggente
1La doppia natura, politica e religiosa, del potere papale rende sempre difficile affrontare tematiche relative agli apparati amministrativi che fanno capo al vescovo di Roma, specialmente quando si tratta di compararli con altre realtà istituzionali. Ciò vale anche per le indagini sugl’inviati ‘diplomatici’ del Papa, perché essi fondono il ruolo di rappresentanti di un sovrano presso altre entità politiche e quello di punti di riferimento disciplinare e dottrinale per le gerarchie cattoliche delle aree interessate, in modi che variano nel corso del tempo, e a volte fungono da modelli per le istituzioni dei sovrani laici, a volte si modellano su di esse, in un processo insieme di osmosi e di circolarità ; né va dimenticato che i rappresentanti pontifici si trovano inoltre al centro di relazioni personali e di patronato che si potrebbero definire ‘private’, se non concorressero largamente, nella prima età moderna, a determinare le scelte e i comportamenti degli uomini del Papa e dei loro interlocutori1.
2Occorre pertanto tenere presente questo sfondo quando ci si accosta all’indagine della trattatistica sul legato pontificio, che in questa sede verrà considerata soltanto per la parte prodotta tra XV e XVIII secolo. Questa è infatti l’epoca in cui, dopo l’avvio duecentesco e l’eclissi avignonese, il Papato sceglie decisamente di costruirsi come un principato territoriale e si dota di un proprio corpo diplomatico, riutilizzando figure già ben note al diritto canonico, quali i legati, o creandone di nuove, come i nunzi ed altre ancora2. Di conseguenza non verrà esaminata, pur tenendola presente, la ricchissima trattatistica medievale sul legato pontificio che trova la sua sintesi nel lavoro fondamentale di Guillaume Durand, lo Speculum legatorum poi inserito nel suo Speculum iudiciale : un testo tanto più importante in quanto opera di un giurista che l’elabora sul campo, mentre si trova al seguito del cardinale Latino Malabranca (legato di Romagna nel 1278), con lo scopo dichiarato di mettere ordine in una materia confusa ; ma che si colloca in un’epoca in cui « le légat pontifical est moins un “diplomate” au sens moderne du mot qu’un “officier délégué” qui exerce une juridiction. Il ne représente pas un État, mais une institution3 ». La ricerca si limiterà inoltre ai testi che riguardano i legati pontifici de latere, che paiono essere all’origine della trattatistica europea sull’ambasciatore, senza estendersi alle numerose altre figure connesse ma non coincidenti (e a volte ricordate nelle stesse opere), quali i legati rettori di province, i legati nati o, nell’ambito della diplomazia papale, i nunzi, internunzi, incaricati d’affari, commissari, inquisitori, collettori, consoli e altri titolari di uffici minori4. Si darà dunque sommariamente conto di questi trattati chiedendosi come delineino la figura del legato, da chi siano stati prodotti, quando e perché, e si cercherà di accennare a come rientrino nel dibattito europeo sugli ambasciatori, venendo a integrarsi in un eventuale genere letterario specifico o costituendone magari uno a sé stante5.
3Anche in questi termini minimali, l’operazione è però tutt’altro che agevole : il legato pontificio è un argomento (per non dire un τόπος) affrontato o toccato sia da moltissimi canonisti dal Duecento ad oggi, sia praticamente da tutti gli autori di trattati sulla figura dell’ambasciatore, sia infine da docenti e studenti di diritto, autori di opere sul cerimoniale, poligrafi ; ciò senza contare le fonti di carattere diverso (corrispondenze diplomatiche, diari, cronache, normative di carattere protocollare) che a loro volta contribuiscono ad arricchire l’immagine dei rappresentanti pontifici. Ne deriva il duplice rischio di perdersi in un mare infinito di testi sinora inindagati nel loro complesso (e anche quasi mai oggetto di studio specifico), o inversamente di limitarsi soltanto a pochissime opere dedicate specificamente all’argomento, spesso ripetitive rispetto a quella di Durand.
4Si è scelto pertanto di procedere empiricamente, cercando di individuare i trattati che, tra Quattro e Settecento, parevano documentare una o più svolte nella valutazione del ruolo del legato ; per individuarli, sono state usate le indicazioni ricavabili dai due repertori di Vladimir Hrabar, dall’articolo specifico di Betty Behrens, da contributi recenti di specialisti nel campo dei rapporti internazionali (in particolare Stefano Andretta, Maurizio Bazzoli e Heidrun Kugeler), dai lavori dedicati da Pierre Blet alla diplomazia pontificia e da Knut Walf e Mario Oliveri ai legati nella storia del diritto canonico. Come verifica della rappresentatività del corpus ottenuto in tal modo (e riportato dettagliatamente in appendice), si è infine fatto ricorso anche a due opere di riferimento dell’epoca della Restaurazione, quali il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica di Gaetano Moroni e Das Europäische Gesandschaftsrecht di Alexander Miruß6. Ovviamente, il complesso di testi così individuato, analizzato e incrociato con altre fonti non può avere pretese di completezza : oltre ai limiti cui si è già accennato, esso include opere i cui autori sono stati raramente oggetto di attenzione specifica, come non lo sono stati i loro contributi sul tema dei legati. Ciò che in questa fase si può fare è dunque fornire, per quanto possibile, una prima presentazione dei problemi che deve porsi chi esamini la trattatistica di epoca moderna sulla figura legatizia.
Una panoramica complessiva
5In via preliminare, è bene richiamare qui che cosa sia un legato de latere (o a latere) e che cosa lo distingua dai legati missi o nati di cui Durand parla. Secondo la definizione consolidatasi dal XII secolo ad oggi, il legato de latere è, ille qui... [dal Papa] pro magnis et arduis occurrentibus negotiis ad certam provinciam [...] mittitur [...] ut evellat errores, destruat vitia, disperdat inobedientes, dissipet eos qui bella volunt, edificet virtutes et plantet et promoveat bonos [...] operarios cooperatores bonorum operum et sanctorum ministeriorum Dei o « un prélat envoyé par le pape pour tenir sa place et exercer sa juridiction dans les lieux où il ne peut se trouver »7. Alla fine del Medioevo è ormai, per consuetudine, sempre un cardinale, tanto che per molti autori la distinzione tra i legati de latere e gli altri sembra essere quella tra inviati pontifici di rango cardinalizio o meno. La categoria di legato missus, in origine un generico incaricato papale di missioni particolari, viene dunque recuperata dal diritto canonico di età moderna per indicare le nuove fattispecie di inviati pontifici di dignità inferiore (arcivescovi, vescovi, protonotari apostolici, a volte laici), e in particolare i numerosi nunzi cui dal tardo Quattrocento è affidata in maniera crescente la rappresentanza diplomatica papale. Quanto ai legati nati, erano stati i titolari delle archidiocesi più prestigiose delle diverse nationes, cui i Papi avevano demandato la vigilanza sulle Chiese locali sino al XII secolo, quando la diffusione dei legati a latere, ritenuti molto più affidabili per il Papato, li aveva progressivamente relegati a un ruolo puramente onorifico.
6Il gruppo di testi di età moderna individuato include in tutto 32 opere, redatte tra la metà del XV secolo e il 1787. Se lo si considera innanzitutto come un complesso, appare imporsi in maniera evidente una ripartizione in quattro sezioni cronologiche (ma in realtà anche tipologiche), relativamente omogenee al loro interno. La prima abbraccia i 9 trattati più antichi, redatti all’incirca dal 1446 al 1558 : si tratta di opere composte da canonisti, in diversi casi impegnati direttamente nel servizio papale, specie quelli che scrivono sino al 1528 ; fa eccezione il carnico Raffaele Cillenio, assai poco conosciuto nelle sue vicende biografiche, legato al senatore veneziano Federico Badoer e per suo tramite al futuro cardinale Antoine de Granvelle : Cillenio, che ha qualche esperienza nella diplomazia papale, non è infatti un canonista, ma un umanista, e il suo De Legato Pontificio è in realtà una delineazione del perfetto nunzio, dunque un’opera analoga a quelle redatte alcuni decenni prima da Baldassarre Castiglione sul Cortegiano o da Paolo Cortese, nel De cardinalatu8. Il secondo gruppo è invece costituito dai 5 testi successivi, prodotti tra 1623 e 1627 da politici cattolici (o che lo diverranno di lì a poco, come Christoph Besold)9 gravitanti nell’orbita ispano-asburgica, alcuni dei quali con esperienze dirette di servizio diplomatico. Il più consistente è il terzo nucleo, che include gli ulteriori 16 lavori, stesi tra 1654 e 1696 : si tratta quasi solo di opere di giuristi protestanti (tra cui Gottfried Wilhelm Leibniz) o gallicani, che trattano del legato nel corso di dissertazioni accademiche pubbliche affrontate in qualità di docenti o di discenti ; nella sezione sono però ugualmente incluse due figure vulcaniche, e a loro volta attive anche in campo diplomatico, quali James Howell e Gregorio Leti, che nella loro produzione multiforme si occupano anche di ambasciatori e, in tale quadro, di legati pontifici : Leti lo fa riprendendo peraltro i recenti trattati di due giurisperiti gallicani uno dei quali è Denis de Sallo, protetto di Colbert con qualche esperienza diplomatica, che aveva appena fondato il Journal des sçavans e che viene incaricato del lavoro sul legato in risposta alle questioni di precedenza sollevate dalla difficile missione del cardinale nipote Chigi, incaricato di ricomporre le tensioni diplomatiche tra Luigi XIV e Alessandro VII10. L’eccezione in questo gruppo è costituita dal poco noto domenicano genovese Giovanni Tommaso della Torre, teologo di Alderano Cibo che a metà Seicento è cardinale legato delle province pontificie di Urbino, Romagna e Ferrara11. Isolato è infine l’ultimo nucleo, che include solo due lavori appartenenti al biennio cruciale 1785-1787 e redatti da due canonisti febroniani tedeschi, un domenicano e un francescano, al servizio rispettivamente dei principi arcivescovi di Salisburgo e Colonia.
7Questa scansione cronologica appare immediatamente assai significativa. Lungi dall’essere costante nel tempo, nelle caratteristiche intrinseche e nella condizione professionale degli autori, la redazione di trattatistica sui legati si concentra nelle quattro fasi individuate, ognuna dominata da autori con caratteristiche sociologiche unitarie, che è bene evidenziare. Dapprima si rileva una ripresa in grande stile del diritto canonico mentre i Papi stanno ricostruendo il loro principato e si vanno dotando d’un apparato diplomatico impostato dapprima su missioni temporanee (ma frequenti) di cardinali legati, poi su un numero crescente di nunziature (di cui una dozzina stabili) affidate a prelati non cardinali12. Segue quindi una stasi nel periodo post-tridentino, fino a un risveglio d’interesse all’epoca della guerra della Valtellina e della fase danese della guerra dei Trent’anni, ovvero nel momento in cui pare profilarsi una nuova egemonia cattolica sull’Europa tramite i due rami Asburgo ; in questa fase, però, la figura del legato è già divenuta presso i trattatisti un caso particolare di quella dell’ambasciatore, e tale resterà anche per i tanti che se ne occuperanno nel cinquantennio dominato dall’azione di Luigi XIV. Dopodiché, cade il silenzio sull’argomento, giacché gli ultimi due testi del campione sono di fatto libelli antipapali provocati dall’istituzione della nunziatura di Baviera con larga giurisdizione sulle Chiese dell’area tedesca meridionale (come già quella di Colonia l’aveva su quelle renane)13.
8A questo punto, pare dunque delinearsi un quadro preciso : la produzione di trattatistica sui legati (o che tratti anche dei legati) rispecchia le fortune europee della diplomazia papale. Dopo un primo periodo più dinamico, all’incirca tra Nicolò V e il sacco di Roma, di cui sono protagonisti i canonisti pontifici, l’argomento si esaurisce, salvo ritorni di fiamma (tematicamente ripetitivi) nei momenti in cui pare che il Papato sia politicamente più attivo, o meno irrilevante, e diventa semmai oggetto di esercitazioni scolastiche, di curiosità, di polemiche giurisdizionaliste : infatti, neanche i tardi trattatisti tedeschi mettono in dubbio il diritto pontificio di inviare nunzi o legati (questi ultimi, peraltro, caduti quasi in disuso a fine Settecento), ma contestano il farne uso come strumenti del controllo giurisdizionale del Papa sulle Chiese locali, a scapito degli Ordinari diocesani.
Il Rinascimento
9Appare dunque opportuno approfondire l’analisi sui diversi gruppi di trattati (ma in particolare sul primo, il più originale), per esaminare chi ne sono gli autori, in quali occasioni li scrivono e quali contenuti vi esprimono. Bernard de Rosier vive dal 1400 al 1475, ed è un teologo e canonista e docente di diritto a Tolosa ; tra i suoi dati biografici, oltre a un forte radicamento nella Chiesa e nelle società locali della natia Linguadoca, spicca il periodo passato come segretario del cardinale Pierre de Foix il Vecchio, legato in Aragona nel 1427-1430, frutto del quale, oltre un diario della legazione, è forse il trattato De officio, auctoritate et potestate legatorum a latere Sancte Sedis Apostolice ; altrettanto importante è però il saldo rapporto col conte Giovanni IV d’Armagnac che lo porta, malgrado il titolo di ‘consigliere regio’, su posizioni critiche rispetto alla politica ecclesiastica di Carlo VII, in particolare la Prammatica sanzione di Bourges e il sostegno al concilio di Basilea. Nonostante ciò, l’appoggio del re di Francia gli facilita la nomina a referendario delle due Segnature : dunque un passaggio a Roma che dura alcuni anni (tra 1444 e 1450), durante i quali scrive almeno un De sacro principatu domini nostri pape et sancte Romane Ecclesie e un De statu, auctoritate et potestate reverendissimorum... cardinalium et de eorum collegio sacrosancto, tutte opere rimaste manoscritte (e, come quella sui legati, non studiate). Proprio questa circostanza appare indice dello scarso effetto che questi lavori, pur inserendosi nella rinnovata riflessione sul potere politico del Papa e sul cardinalato, esercitano sul dibattito culturale coevo, anche se si rivelano utili per la carriera dell’autore, che verrà nominato prima vescovo di Bazas, poi di Montauban e infine arcivescovo di Tolosa, ricoprendo questa carica per quasi un quarto di secolo14.
10Molto famoso è il secondo trattatista, il messinese Andrea Barbazza, morto nel 1479 forse a 70 anni, 40 dei quali passati a insegnare diritto (tra i suoi allievi, Rodrigo Borja) e a legarsi a famiglie quali i Pepoli, i Bentivoglio, i Medici, gli Aragona di Spagna e quelli di Napoli. Verso il 1450 è a Bologna, ove il legato Bissarion gli commissiona un lavoro De praestantia cardinalium, la cui ultima parte tratta però De cardinalibus a latere legatis. È un’opera che nasce in un ambiente, quale la Bologna del secondo Quattrocento, in cui sono elaborati altri trattati sul cardinalato, che circola largamente tra giuristi e politici (incluse le cerchie di Ascanio Maria Sforza e Giovanni Pico) e che viene stampata sin dal 1478 ottenendo ulteriore fortuna, forse perché si sforza di conciliare difesa dell’autorità papale e autonomia dei cardinali15. Per quanto riguarda la figura specifica del legato, Barbazza si richiama soprattutto al precedente duecentesco di Guillaume Durand : nel Praeludium se ne riprende infatti in primo luogo la distinzione già ricordata degl’inviati pontifici tra legati nati, missi e de latere, i quali ultimi sunt venerandi patres domini cardinales, perché vsus Romanæ ecclesiæ solos cardinales legatos de latere vocat. Specificato quindi che il trattato esamina solo i legati de latere, inviati ad gubernandum certam provinciam16 (così erano chiamate le giurisdizioni legatizie, e subditi i fedeli che vi risiedevano), si prendono in esame cinque questioni : quale credito dare a un cardinale che affermi di essere un legato, ma non ne mostri le lettere, o affermi di avere poteri conferitigli dal Papa solo oralmente ; se si possa sottoporre a verifica la parola o il giuramento prestato da un legato a danno di terzi ; se si possa allegare come sospetto un legato in veste di giudice e, in tal caso, se il suo giudizio sia valido ; se a un legato considerato sospetto il Papa possa affidare un giudizio vietando alle parti la possibilità di ricusarlo ; se la ricusazione del legato possa inficiare eventuali sentenze da lui già emesse. Si tratta dunque di quesiti che riguardano l’attività del legato in veste di giudice e supervisore in ambito ecclesiale o (come è più probabile, dato che fu Bissarion a sollecitare l’opera) quale governatore provinciale, ma non in quanto rappresentante diplomatico.
11Anche Gonzalo García, più noto come « Villadiego » dal paese castigliano di nascita e vissuto tra metà Quattrocento e 1487, scrive un trattato sul legato come seguito d’un più ampio e altrettanto fortunato lavoro sul cardinalato, dedicato al vicecancelliere Rodrigo Borja. Le circostanze materiali della composizione ricordano in parte quelle in cui opera De Rosier, perché García passa da una prestigiosa docenza di diritto canonico a Salamanca all’auditorato di Rota a Roma, dove inoltre fungerà anche da procuratore e poi da residente dei Re Cattolici sino alla nomina a vescovo di Oviedo e, quasi immediatamente dopo, alla morte. Il libro sul cardinalato e ancor più quello De legato appartengono alla fine del periodo romano (e della vita), perché escono a stampa rispettivamente verso il 1482 e nel 148517. Rispetto a quella di Barbazza, la trattazione sul legato è qui molto più ampia ; infatti García non solo ne riprende i temi ma, sempre nel solco della tradizione canonica, sottolinea come un legato debba essere inviato solo su consiglio dei cardinali e ne illustra le qualità, per poi entrare in una serie di questioni particolari : la possibilità di affidare più province allo stesso legato, il suo uso delle insegne papali, gli onori e compensi che gli sono dovuti, il potere di conferire benefici, convocare concili, alienare beni ecclesiastici, assolvere da scomuniche, concedere dispense, da ultimo il modo in cui la legazione finisce. La trattazione però tocca occasionalmente anche i legati missi e nati e, soprattutto, le ultime tre parti dell’opera (che però sono brevissime rispetto alla prima : 4 carte contro 20 nell’edizione a stampa del 1584) esaminano i legati seu ambasiatores nominati da Consigli cittadini, collegi, università e altri corpi collettivi, distinguendoli dai semplici nuntii, missi, oratores inviati da privati o giudici in funzione di messaggeri o portalettere. Il legato di García è dunque sempre essenzialmente una figura ecclesiale, ma che fa da modello, almeno implicito, agli ambasciatori dei sovrani laici (di cui non si parla esplicitamente) e ai rappresentanti di istanze minori.
12A cavallo tra Quattro e Cinquecento vivono i canonisti francesi Nicolas Bohier, membro del Consiglio regio con Luigi XII e poi terzo presidente del Parlamento di Bordeaux, e Jean Bruneau, canonico e docente di diritto a Orléans e amico del cardinale Du Prat ; le loro opere sono strettamente connesse con la nomina di due legati per la Francia, ai quali i trattati sono dedicati, rispettivamente i cardinali Georges I d’Amboise, incaricato nel 1501 della riforma religiosa del regno, e Adrien Gouffier, designato nel 1519 a predicarvi la crociata contro il Turco. Il lavoro di Bohier dichiara sin dal titolo di riguardare un punto molto specifico di diritto canonico, relativo ad alcuni aspetti tecnici del conferimento di benefici da parte del legato ; quello di Bruneau, molto più ampio e articolato, si pone baldanzosamente come nuova sintesi sulla figura del legato e, trascurando i canonisti del Quattrocento, si rifà direttamente a Durand, riprendendone il lavoro e sviluppando soprattutto la tematica beneficiale18. Per entrambe le opere l’intento è chiaro : fornire a due legati francesi vicini alla monarchia le migliori basi giuridiche per mettere i loro poteri al servizio del clientelismo regio.
13Ben diverso spessore ha invece il ponderoso Tractatus de officio, atque auctoritate legati de latere di Pietro Andrea Gambari (1480-1528), un canonista del contado bolognese contemporaneo di Bohier e Bruneau che si lega strettamente al cardinale Giulio de’ Medici (poi anche ad Alessandro Farnese), diventa auditore della Rota romana (e nel contempo per sei mesi inviato diplomatico in Ungheria) e infine vescovo di Faenza19. Da diversi accenni interni si ricava che la composizione dell’opera risale agli anni passati in Rota, probabilmente tra 1522 e 1523, con una ripresa dopo il Sacco della città20. Il trattato, che abbraccia ben 80 carte in folio nell’edizione del 1584, rappresenta una nuova ricapitolazione dell’intera materia e si articola in dieci ampi libri : dopo avere nel primo riesposto la solita classificazione dei legati e parlato dell’insediamento del legato de latere nella sua provincia, il secondo tratta del rapporto tra il legato e gli Ordinari diocesani, i libri dal terzo al sesto analizzano minuziosamente i suoi poteri in materia di benefici, commende, luoghi pii, pensioni ; il settimo è dedicato alle facoltà di concedere dispense di ordinazione e matrimoniali, legittimazioni di bastardi e nomine di conti palatini ; l’ottavo tratta i poteri giudiziari e normativi del legato, le assoluzioni da scomuniche, la concessione d’indulgenze ; il nono riguarda i suoi poteri dopo la fine dell’incarico, mentre l’ultimo ritorna, a mo’ di appendice, sul tema delle dispense (e dei giudizi in via equitativa). Gambari, mentre non fa cenno all’esperienza ungherese, riversa largamente nel trattato le conoscenze acquisite nel corso del servizio mediceo e rotale, stende l’intero libro IX esplicitamente per esporre e chiarire i dubbi sorti in materia nell’interregno tra la morte di Leone X e l’arrivo di Adriano VI e dedica gran parte del VII a trattare il problema delle legittimazioni e del diritto dei legittimati a percorrere la carriera ecclesiastica sino al cardinalato e al papato (il che, per un uomo della cerchia del futuro Clemente VII, era una questione di primaria importanza)21.
14Anche se, con ogni probabilità, la morte improvvisa impedisce all’autore di darle una veste definitiva (cosicché il lavoro sarà stampato soltanto nel 1572), l’opera di Gambari rappresenta l’ultimo sforzo ufficioso di sintesi della materia da parte di canonisti legati alla Curia : e la visione è sempre quella del legato quale inviato diretto del Papa a regolare questioni fondamentalmente ecclesiali. Dopo questo ponderoso lavoro, poco aggiungono le altre opere di questo periodo : il trattatello sulle riserve di benefici scritto da Enea Falconi, un oscuro giurista della Sabina, anch’esso pubblicato postumo nel 1543, il De legatis papae del famoso giureconsulto francese Pierre Rebuffi, che è un mero plagio del lavoro di Martino Garati22, e il già ricordato, atipico opuscolo di Raffaele Cillenio.
La svolta del Cinquecento
15La trattatistica sul legato pontificio, pur muovendosi sempre programmaticamente (ideologicamente !) negli stretti limiti del diritto canonico, diviene rigogliosa all’epoca in cui, tra Nicolò V e Clemente VII, il Papato si costruisce come principato territoriale, esercita un’intensa azione diplomatica per mezzo di legati (la Hierarchia catholica di Eubel ne segnala circa 111 tra il concilio di Costanza e il sacco di Roma, ma sono sottostimati : nello stesso periodo se ne possono rilevare circa 66 per il solo spazio italiano)23, ma inizia anche a ridefinire i suoi rapporti col Sacro Collegio, che viene progressivamente ridotto da corpo di collaboratori a corpo di esecutori : non a caso alla fine di questo periodo si colloca la cosiddetta congiura dei cardinali contro Leone X, seguita peraltro dieci anni dopo dal crollo politico-militare del principato papale di fronte alle truppe di Carlo V24. Un aspetto ulteriore di questa parabola discendente è il ridimensionamento del potere legatizio nei confronti dei vescovi decretato dal concilio di Trento, che nel 1562-1563, nelle sessioni XXII e XXIV, limita molto le competenze dei legati in materia giudiziaria e di assunzione d’informazioni sulle qualità dei candidati all’episcopato. Nel contempo, gli ultimi decenni del Cinquecento, a partire soprattutto dal regno del bolognese Gregorio XIII, vedono ridursi la presenza dei cardinali legati sia come rappresentanti diplomatici, sia come governatori provinciali, a fronte del consolidarsi dell’impiego dei più economici (e più controllabili) nunzi ordinari e governatori di rango prelatizio25. Al regno di Gregorio XIII risale la pubblicazione del trattato di Gambari su impulso di un altro bolognese, il giurista, nunzio e (futuro) papa Giovanni Antonio Facchinetti26. E sempre all’epoca di Gregorio XIII, papa giurista e bibliofilo, su suo permesso e probabilmente su suo impulso, viene avviata a Venezia nel 1583-1586 l’edizione della raccolta dei Tractatus universi iuris (o, più esattamente, Tractatus illvstrivm in vtroque tvm pontificii, tvm cæsarei iuris facultate Iurisconsultorum) : si tratta di una grande iniziativa tipografica e soprattutto culturale, perché riunisce in 28 tomi in folio tutte le opere giuridiche più importanti che possono circolare nei paesi cattolici ; o, se vogliamo, che esclude quelle ritenute pericolose o poco importanti, funzionando così non solo come un fondamentale testo di riferimento, ma come una sorta di ‘Indice dei libri consentiti’. Per il carattere ufficioso che così assume, questa collezione ha una circolazione amplissima e finisce in certo qual modo per canonizzare gli autori che vi sono compresi : per quanto riguarda i trattati sul legato, vi entrano nell’ordine i lavori di Barbazza, Bohier, Gambari, Bruneau e García ; e vengono inclusi nel volume XIII, che ha per tema De Potestate Ecclesiastica, insieme ad opere che parlano del potere papale, del Concilio, dei cardinali, dei patriarchi, dei vescovi e dei capitoli27.
16Includendo in una cornice unitaria opere assai diverse per origine e intenti, i Tractatus inchiodano definitivamente il legato a una dimensione essenzialmente ecclesiale, cui gli autori successivi, non solo cattolici, finiranno per attenersi, ripetendo pedissequamente ciò che i cinque canonisti inclusi dicono e semmai ricordando soltanto marginalmente che la realtà è più articolata. Il piatto manuale del poco noto Leandro Galganetti, che dedica una sezione specifica al legato pontificio, ne parla come di un ambasciatore coi poteri speciali che gli derivano dal suo ruolo spirituale28 ; il giurista e politico fiammingo Frederik van Marselaer, nel suo vasto Legatus (1626), dedica appena cinque pagine convenzionali ai rappresentanti pontifici, con la scusa che i loro officium, auctoritas, iurisdictio, doctrina, virtutes supra calamum meum sunt, supra curam : nec enim ego sacra hæc non sacer29. Nel 1627 Anastasio Germonio, ambasciatore sabaudo in Spagna negli ultimi dieci anni di vita, afferma nel De legatis Principum, & Populorum che i legati a latere hanno o compiti diplomatici (cui però si coniugano anche quelli di sorveglianza sulle Chiese locali) o di governo provinciale, quando non addirittura di comando militare, come nella spedizione per l’annessione di Ferrara ; ma i primi sono magis proprij, verique legati [...], hoc est oratores, in quibus maior industria, prudentia, doctrina, & experientia requiritur, mentre gli altri godono di prestigio e onori minori ; quanto ai nunzi, sono haud absimiles ijs, qui à principibus ad principes commeant, con poteri specificati dal Papa nelle lettere di nomina30. Il valore del legato quale modello per le figure dei diplomatici si è dunque rovesciato : dal primo Seicento in poi, per i trattatisti la figura del legato diviene un caso particolare di quella dell’ambasciatore e la sua differenza col nunzio è ormai solo quella tra cardinale e prelato minore, oppure quella tra dover condurre missioni della massima importanza, e che per definizione non possono fallire, e l’occuparsi di affari più correnti o aleatori. Ancora più esplicito è il contemporaneo trattato di Gaspare Bragaccia, un prete piacentino con lunga esperienza come segretario d’ambasciata, che nel suo L’ambasciatore spiega come « secondo la grauità, & necessità dell’vrgenze della Christiana Republica, suole il Pontefice Romano come capo, & sourano Pastore di essa dispacciare li suoi Ambasciatori [...] talhora con titolo di Legati de latere, talhora con nome di Nûtij Apostolici ». Legati e nunzi hanno funzioni giudiziarie e diplomatiche insieme : le prime, dice Bragaccia, sono quelle trattate dai canonisti ; le seconde
hanno per oggetto principalmente le cose diuine mescolate coll’humane, cioè in quanto queste sono ordinate, & indirizzate alle diuine [...] & per quanto spetta alli negotij meramête secolari indiritti però al ben commune, che è quello, alquale dopo l’honore, & culto di Dio mira la cura spirituale de Prelati, & dello stesso Pontefice, non sapressimo che cosa potere aggiûgere di più di quello, che sino hora habbiamo dell’Ambasciatore fauellato.
17Per completezza, però, Bragaccia aggiunge un elenco delle doti di cui, dice, legati e nunzi sono forniti : sono pii, moralmente irreprensibili (dato il ruolo pubblico che a nome del Papa ricoprono), prudenti negli affari e nel fare uso dei loro poteri, disinteressati, caritatevoli, esemplari di fronte ai sovrani con cui trattano, ma abili nel negoziare a vantaggio della Santa Sede, « la grandezza della quale parche sia più tosto riconosciuta nella pace, & buona intelligenza de Prencipi, che nella guerra, & nelli dispareri, & male sodisfattioni » ; e,
se bene oue vada l’honor di Dio, & l’essentiale interesse della Catholica Religione, & della Sede Apostolica, non possono i prelati dissimulare in guisa che non si faccia caldamente sentire il buon zelo dell’officio loro, così non è forse male in alcune cose di non tanto momento far saggiamente passaggio alla dissimulatione di quelle, per ritenere il punto delle più graui, & [...] essentiali.
18Alle qualità necessarie al legato, Christoph Besold aggiunge infine la conoscenza del paese di destinazione31.
La stasi seicentesca
19Le asserzioni di Bragaccia non fanno che rispecchiare la prassi : le istruzioni ai diplomatici pontifici dal 1592 al 1623, edite integralmente, mostrano in modo chiaro come i legati, sovraordinati ai nunzi, abbiano incarichi essenzialmente diplomatici, pur all’interno di una strategia politica che mira ormai soprattutto alla difesa delle posizioni della Chiesa cattolica nel mondo, più che non del solo principato territoriale papale. Esse mostrano però anche la progressiva parsimonia nell’uso dei legati : su 243 rappresentanti pontifici impiegati nel trentennio considerato, i legati sono appena 13 (contro 116 nunzi ordinari, 59 straordinari e 55 altre figure) e l’ultimo di loro viene inviato nel 161332. E in realtà nel secondo Seicento quello di rettori provinciali è ormai l’unico compito che i cardinali legati svolgono regolarmente, almeno nelle province settentrionali del dominio papale, mentre per converso i nunzi (salvo quelli in Francia) sono nominati cum potestate legati de latere, così da coniugare la massima libertà d’azione con una minore esposizione in caso di fallimento. Tra gli autori cattolici, solo Giovanni Tommaso della Torre, morto prematuramente, sussume però nella sua opera tale mutamento e cerca di conciliare il diritto canonico tradizionale con questa nuova situazione che si va consolidando, per cui il legato de latere ha cambiato ormai completamente la sua valenza reale : non a caso il suo opuscolo è l’unico che, pur nel tradizionale impianto giuscanonistico, esordisce affermando che i rappresentanti papali sono
Nuncij, vt non sint iudices, & tales essent, qui à D. Papa pro mœra ambasciata, vel ad aliquod nudum ministeriũ exercendum mitterentur [...] ; & hi impropriè Legati dicuntur : alij verò sunt Legati Iudices, quos D. Papa, velut Ordinarios instituit in aliqua Prouincia, vel Regno,
20e tratta poi ripetutamente dell’attività di governo provinciale dei Legati, facendo riferimento alla normativa dei Pontefici più recenti33. A sua volta Abraham van Wicquefort, nel suo fortunatissimo lavoro sugli ambasciatori, rilancerà e diffonderà in campo europeo questa valutazione, che il contemporaneo Leibniz dà per acquisita34. Non stupisce dunque che gli scrittori riformati del secondo Seicento, quando non si limitano a ripetere scolasticamente le argomentazioni consuete, prendano atto della situazione : come qualunque sovrano, il Papa ha il diritto d’inviare rappresentanti diplomatici (che agiscono peraltro sulla base del diritto canonico tradizionale)35, per cui James Howell osserva che non c’è motivo, come vorrebbero certi oltranzisti protestanti, di rifiutarsi di avere contatti con lui su questo terreno, come se ne hanno con gli Ottomani e i Mogol, anche se concretamente, scrive nel 1677 Johann Georg von Kulpis, è improbabile che ciò avvenga, per il timore reciproco di non essere adeguatamente onorati dalla controparte36. D’altra parte, osserva Kaspar Ziegler, gli stessi paesi cattolici, e in particolare Spagna e Fiandra (Gregorio Leti vi aggiungerà anche Venezia), esaminano e, se del caso, limitano i poteri conferiti ai legati, per evitare che rappresentanti di un principe straniero, come essi ormai considerano il Papa, esercitino giurisdizione nei loro domini. Quanto poi al re di Francia, egli subordina addirittura l’accoglimento del legato alla sua promessa di non tentare niente contro le libertà gallicane, di non oltrepassare i limiti che il Parlamento (presumibilmente quello di Parigi) fisserà ai suoi poteri e di esercitarli comunque soltanto nella misura concessa dal sovrano37. Il dibattito in materia è ravvivato in questo regno nel 1664 dalla legazione di Flavio Chigi, che diviene l’occasione per produrre opere che riconsiderano il ruolo dei legati in Francia alla luce della tradizione gallicana e del giurisdizionalismo regio38. Sull’onda di questa visita, lo spregiudicato Leti (e malevolo ; ma non digiuno d’esperienza diplomatica) è colui che chiarisce maggiormente il giudizio corrente sul ruolo degl’inviati pontifici :
i Legati, non sono altro che Ambasciatori del Papa estraordinari, a’ quali se li dà per un tempo una Potestà quasi uguale à quella della persona che lo manda ; & in fatti l’auttorità del Legato s’auvicina [sic] tanto à quella del Papa, che da questo non si mandano che di rado, & à tempo, di paura che [...] non s’introduca qualche uso di credere che vi siano molti capi nella Chiesa39.
21La peculiarità della denominazione è una mera astuzia per acquistare credito, perché « se si publicasse in un Regno che dal Pontefice si manda un’Ambasciatore estraordinario, niuno metterebbe la testa alla finestra per guardarlo, dove che tutto al contrario, la venuta d’un Legato à Latere fà gran strepito, e tiene gli animi nell’aspettativa di qualche cosa estraordinaria ». Così, « con questa inventione di Legati à latere, li Pontefici si sono quasi resi tutte le Corone, e Prencipi dell’Europa sogetti, e Tributari », a scapito di vescovi e concili40. Ancora più precisamente, elencando le diverse figure diplomatiche esistenti, Leti liquida come estinti i legati nati, in quanto « andavano distruggendo una gran parte della giuridittione della Corte di Roma », e dice poi che i nunzi « son quelli che assomigliano il più agli Ambasciatori ordinarii degli altri Prencipi, con questa differenza che dove sono rappresentano la Dignità Spirituale del Papa, & ancora la temporale », mentre i legati a latere
possono in qualche maniera assomigliarsi à Plenipotenziari de’ Prencipi grandi, come Rè, & Imperadori, mà però vi è gran differenza negli honori, poiché [...] al Legato à Latere se li partecipano extra ordinari honori [...]. Non si sogliono mandare tali Legati che per cause gravi, di rado, e per poco tempo [dati i costi ; e...] non vi è tra Christiani alcuna Dignità, nè sagra nè profana, che s’auvicini [sic], & uguagli à quella del Legato à Latere del Papa.
22Quanto agl’internunzi, che secondo Leti sarebbero i rappresentanti pontifici in paesi ove il sovrano non risiede (ad esempio in Fiandra), differiscono poco dai nunzi, avendo come carattere « un miscuglio di sagro, e di profano, di spirituale, e temporale » ; servivano come cariche per il tirocinio dei giovani prelati, prima che tale ruolo formativo venisse svolto dagli uffici di Curia41.
23Le informazioni di Leti, ancorché piuttosto superficiali, hanno il pregio della chiarezza : chi infatti esamini Il cardinale della S. R. Chiesa pratico che negli stessi anni va scrivendo Giovanni Battista de Luca, e dunque l’espressione del Papato riformatore di fine Seicento, al di là della forma non troverà posizioni molto diverse (anche se ovviamente depurate delle punte antiromane) : desuetudine della figura del legato nato ; analogie di funzioni tra legati e nunzi ; riserva del titolo legatizio ai cardinali, « che dal Papa sono deputati come suoi Vicarij, e Representanti per graui vrgenze, & affari, con piena, e straordinaria podestà à Principi grandi, ouero per altre molto importanti occasioni ; ò pure per lo gouerno d’alcune Città, ò Prouincie ». I legati de latere, dice De Luca, oltre al loro ruolo diplomatico, sono utilizzati dai Papi per presiedere concili (l’ultimo esempio è quello di Trento), per compiere funzioni cerimoniali quali l’apertura delle porte sante in occasione dei giubilei, per governare alcune province dello Stato : « sono principalmente cariche spirituali, & ecclesiastiche, per fare alcune funzioni in nome del Papa, come Papa, e Capo visibile della Chiesa, e della Religione Cattolica ; [...] onde quando il caso porta qualche podestà, e giurisdizione temporale, questa è accessoria, & accidentale » (salvo ovviamente per i legati-governatori, per i quali le proporzioni tra ruolo spirituale e temporale sono invertite)42.
Il compimento della parabola
24La convergenza (anche se non coincidenza) di valutazioni tra cattolici e protestanti sul ruolo degl’inviati pontifici a fine Seicento è significativa. Mentre la Santa Sede si dota di una scuola di formazione per i diplomatici43, il suo prestigio internazionale appare in declino sia sul piano pratico che su quello teorico. Se i progetti di pace perpetua redatti da Éméric de la Croix (o Crucé) e dal duca di Sully all’inizio del secolo riservavano al Papa la maggiore dignità o almeno un ruolo politico rafforzato, alla vigilia del Settecento quello di William Penn lo trascura completamente, e nei primi decenni del XVIII secolo quello dell’abate di Saint-Pierre gli assegna sempre meno peso a ogni nuova edizione44. Nel contempo, il Papato si vede sottoposto da parte di Luigi XIV all’umiliazione della trasformazione di gran parte di Roma in zona franca, col pretesto dell’immunità diplomatica : una controversia che verrà appianata formalmente inviando in Francia il penultimo legato di antico regime, Flavio Chigi45. Il Settecento si apre poi con la violazione della neutralità pontificia da parte di tutte le potenze cattoliche e prosegue con le lotte giurisdizionaliste e antigesuite, per concludersi con la distruzione del principato papale e la deportazione di Pio VI ; la legazione francese del cardinale Caprara nel 1801 sarà il tentativo illusorio di recuperare un modello di rapporti ormai compromesso per sempre46. La trattatistica sui legati accompagna questa parabola, nel senso che, mentre la frattura tra Chiesa cattolica e governi europei pare inesorabilmente allargarsi, essa scompare di fatto (insieme all’istituto diplomatico della legazione), conoscendo una reviviscenza solo per le polemiche febroniane di Konstantin Langhayder (amplificato da Philipp Hedderich), che condanna l’uso dei legati addirittura dalla riforma gregoriana in poi considerandoli quali avidi veicoli dell’espansione del potere papale a danno delle Chiese locali e degli Stati47.
25Lungi dunque dal costituire un ‘genere letterario’, la trattatistica sul legato pontificio passa per molti protagonisti : all’epoca della ri-costruzione del principato papale, che possiede un apparato amministrativo (e si dota di un sistema di relazioni coi principi) esemplare per i sovrani europei, diversi canonisti al servizio della Santa Sede riprendono e precisano le dottrine elaborate dai loro predecessori nel Duecento ; quando le sue ambizioni politiche si ridimensionano e concordati, Riforma, gallicanesimo, giurisdizionalismo e febronianesimo riducono il prestigio universale del Papato, il diritto canonico diventa ripetitivo e autoreferenziale e l’apparato diplomatico pontificio cessa di fornire un modello ai teorici delle relazioni internazionali, che lo considerano semmai come una particolarità all’interno del quadro generale ; nel Settecento, la marginalità europea del Papato è rispecchiata dalle poche opere che si occupano dei legati e dei nunzi soltanto come oggetto polemico. Sopravvissuti alla duplice soppressione napoleonica del potere temporale, il Papato e la sua diplomazia, a partire dalla Restaurazione, dovranno intraprendere strade nuove per influenzare la vita degli Stati48.
APPENDICE
Opere prese in considerazione
26Si elencano di seguito i lavori esaminati per il presente contributo. Per ognuno si indicano autore, titolo, data di composizione del trattato e estremi della prima edizione, estremi dell’edizione consultata, riferimenti biografici dell’autore. Il capostipite dei trattati successivi resta comunque Guillaume Durand, Speculum iudiciale, 1271-1291 [I ed. Argentinae, Husner-Beckenhub, 22 XI 1473] (Durand nasce a Puimisson, ca. 1230, e muore a Roma, 1296).
27La sigla TUI indica i Tractatvs illvstrivm in vtraque tvm pontificii, tvm cæsarei iuris facultate Iurisconsultorum..., Venetiis, s. e., 1583-1586.
- Bernard de Rosier, De officio, auctoritate et potestate legatorum a latere sancte sedis apostolice o De legationibus a latere Sedis apostolicae, ms. Vat. lat. 4139, cc. 1r-21r, ca. 1446-1447 (Tolosa ?, 1400 - Tolosa, 1475)
- Andrea Barbazza, Tractatus de cardinalibus legatis a latere, ca. 1450 [I ed. in Id., De praestantia cardinalium, a c. di Troilo Malvezzi, Bononiae, Rogerius, 12 X 1487 ; a sé in TUI, XIII, t. II, cc. 131v-142v] (Messina, ca. 1410 – Bologna, 1479)
- Gonzalo García de Villadiego, De legato, Romae, Gengenbach, 14 VI 1485 [poi in TUI, XIII, t. II, c. 258r-282v ; trad. spagnola parziale in L. García Arias, La doctrina diplomática expuesta por Gonzalo de Villadiego en su « Tractatus de legato », in Cuadernos de historia diplomática, 3, 1956, p. 275-324, a p. 311-324] (Villadiego, metà sec. XV [1438 ? 1445 ?] – Roma, 1487)
- Nicolas Bohier, Tractatus celebris de officio et potestate... Georgii de Ambasia... in regno Franciae de latere legati circa derogationem regule apostolice cancellarie, videlicet « si quis in infirmitate constitutus » et etiam « resignationes ad commodum et utilitatem alicujus et non aliter nec alias factas »... ad timoratarum conscientiarum dubitationem tollendam ac ora cavillatorum obscuranda editus, Lugduni, S. Vincent, VI 1509 [poi in TUI, XIII, t. II, c. 142v-150v] (Montpellier, 1469 – Bordeaux, 1539)
- Jean Bruneau, Tractatus de dignitate et potestate legati, necnon de primaria cardinalium origine atque institutione, in quo obiter de materia beneficiali agitur..., Aureliae, Hoys, 31 VIII 1519 [poi in TUI, XIII, t. II, cc. 230v-258r] (Orléans, ca. 1480 – 1534)
- Pietro Andrea Gambari, Tractatvs de officio, atqve avctoritate legati de latere, ca. 1522 – 1528 [I ed. a c. di Agostino Ferentilli, Venetiis, Apud Vincentium Valgrisium, 1571 (ma 1572) ; poi in TUI, XIII, t. II, cc. 150v-230v] (Casalfiumanese, 1480 – Viterbo, 1528)
- Enea Falconi, Tractatus vtilissimus reseruationum papalium, ac legatorum..., a c. di Luis Gómez, Romae, Impensis D. Michaelis Tramezini Veneti-Antonio Blado, X 1539 [Romae, Tramezini, VI 15432], II ed. (Magliano Sabina, XV sec. – tra 1521 e 1539)
- Pierre Rebuffi, De legatis Papæ, et regvm, principvm, et commvnitatvm sive civitatvm, ante 1557 [I ed. in Id., Tractatvs varii..., Lugduni, Apvd hæredes Gvlielmi Rovilii, 16002 (16193)], Opere inedite, seconda paginazione, pp. 27-29 (Baillargues [Montpellier], 1487 – Parigi, 1557)
- [Raffaele Cillenio], De legato pontificio, [Venetiis], In academia Veneta, 1558, c. 1r-15r [stampato assieme a Leon Battista Alberti, Trivia senatoria, alle cc. 16r-20v] (Tolmezzo, 15 ?? – Udine, 1595)
- Leandro Galganetti, Tractatvs de ivre pvblico..., Venetiis, Apud Iuntas, 1623 (Colle Val d’Elsa, 1560 ? – Roma, 1635)
- Christoph Besold, Operis politici : variis digressionibvs Philologicis & Juridicis illustrati, editio nova..., Argentorati, Sumptibus Hæredum Lazari Zetzneri, [1622-1641], vol. IX, Spicilegia politico-Juridica, de legatis, (2) de sessionis precedentiâ, ac item (3) De Pacis Jure : (4) deq. Arcanis Rerumpublicarum..., Argentorati, Impensis Heredum Lazari Zetzneri, 1624 (Tubinga, 1577 – Ingolstadt, 1638)
- Frederik van Marselaer, Legatvs libri duo, Antverpiae, Ex officina Plantiniana, 1626 (Anversa, 1584 – Perck, 1670)
- Gaspare Bragaccia, L’Ambasciatore..., Padova, Bolzetta, 1626 [rist. an. Manziana, Vecchiarelli, 1990 ; 16272] (Piacenza, 1560 – Piacenza, 1629), II ed.
- Anastasio Germonio, De Legatis Principum, & Populorum..., Romae, Zannetti, 1627 (Sale delle Langhe, 1551 – Madrid, 1627)
- Melchior Jungkher, De legationibvs, sive legatorvm avctoritate, privilegiis, dissertatio iuridica..., Helmestadii, Sumptibus Martini Richteri, 1654 [dissertazione (10 VI 1654), sotto la presidenza di Heinrich Hahn] (Jungkher : Brunswick, al 1653-al 1670 ; Hahn : Hildesheim, 1605 – Helmstedt, 1668)
- Giovanni Tommaso della Torre, De avctoritate gradu ac terminis legatorum a latere tractatvs, Romae, Bernabò de Vermis, 1654 (Genova, 1623 – Genova, 1656)
- Haro Anton Bolmeier, Disputatio politica De legatis..., Helmaestadii, Typis Henningi Mulleri, 1660 {disputa (23 XII [1660 ?]), sotto la presidenza di Hermann Conring} (Conring : Norden, 1606 – Helmstedt, 1681)
- James Howell, Προεδρία Βασιλική..., London, Speed, 1664 [trad. lat. Londinii, Thomson-Speed, 1664] (Llangamarch, ca. 1594 – Holborn, 1666)
- Kaspar Ziegler, De juribus majestatis tractatus academicus..., Vvitenbergæ, Foelginer, 1664 [Sumptibus Hæred. Doct. Tobiæ Merri, & Eberti, 16812] (Lipsia, 1621 – Wittenberg, 1690), II ed.
- [Jean-Denis de Sallo], Des legats, traité sommaire fait au sujet de la legation du cardinal Chisi, Qui doit venir en France en execution du Traité de Pise, in [Guillaume du Peyrat], Traitté de l’origine des cardinaux du Saint siege, Et particulierement des François..., Cologne, Pierre ab Egmont, 1665 [con paginazione propria da 1 a 42] (La Coudraye de Luçon, 1626 – Parigi, 1669)
- ? d[e] L[a] L[ane], Autre traitté des legats a latere., in [Guillaume du Peyrat], Traitté de l’origine des cardinaux du Saint siege, Et particulierement des François..., Cologne, Pierre ab Egmont, 1665 (con paginazione propria da 1 a 112)
- Hermann Friedrich von Witzendorff, Dissertatio politica de legatis..., Altdorffii, Typis Henrici Meyeri, 1670 [dissertazione (XI 1670) sotto la guida di Johann Paul Felwinger] (Felwinger : Norimberga, 1606 – Altdorf ?, 1681)
- [Gregorio Leti], Itinerario della corte di Roma, ò Vero teatro Historico, Cronologico, e Politico, Della Sede apostolica Dataria, e Cancellaria Romana, Bisenzone [ma Ginevra], Chouet, 1673 (Milano, 1630 – Amsterdam, 1701)
- Gottfried Wilhelm Leibniz, De Jure Suprematus Ac Legationis Principum Germaniae, [Hannover ?], s. e., 1677 [poi in Id., Sämtliche Schriften und Briefe. IV. Politische Schriften, II, a c. di P. Ritter, L. Knabe, Berlin, Akademie-Verlag, 1984, p. 1-270] (Lipsia, 1674 – Hannover, 1716)
- Abraham de Wicquefort, L’Ambassadeur Et Ses Fonctions..., Cologne, Marteau [ma Bruxelles, Marchand], 1677 [La Haye, Steucker, 16812 ; Veneur, 16823 ; Cologne, Marteau, 1689-16904] (Amsterdam, 1598 – Zell, 1682), IV ed.
- Johann Georg von Kulpis, De legationibus statuum imperii commentatio..., Giessae, Faber-Petri, 1679 [poi in Id., Dissertationum academicarum volumen..., Argentorati, Sumptibus Johannis Reinholdi Dulsseckeri, 1705, p. 431-1001] (Alsfeld, 1652 – Stoccarda, 1698)
- Gregorio Leti, Ceremoniale historico e politico..., Amsterdam, Jansson-Waesberge, 1684 [Il Ceremoniale historico, e politico..., Amsterdam, Jansson-Waesberge, 16852] II ed.
- Christoph Wilhad Hilcken, De residentibvs eorvmqve jvribvs..., Jenae, Litteris Nisianis, 1690 (Amburgo, 1664 – Amburgo, 1717)
- Tobias Sutorius, De legatis primi ordinis. Von Gesandten Des Ersten Rangs, Jenae, Typis Bauhoferianis, 1692 (Römhild, 1660 – Coburgo, 1731)
- Gabriel Wagenseil, ...Dissertatio Historico-Iuridica Inauguralis, De Legato A Latere, Vulgo : Des Pabsts Factotum, Altdorf, Kohles, 1696 [Francofurti-Lipsiae, s. e., 17512] II ed. (Altdorf ?, 1677 – Memel, 1735)
- [Konstantin Langhayder], De legatis et nuntiis pontificvm eorvmque fatis et potestate commentatio historico-canonica., s. l., s. e., 1785 (Feldkirchen, 1726 – Salisburgo, 1787)
- Philipp Hedderich [« Arminius Seld »], Abhandlung über das Päbstliche Gesandschaftsrecht..., Athen, Gedruckt mit akademischen Schriften, 1787 (Bodenheim bei Mainz, 1744 – Düsseldorf, 1808).
Notes de bas de page
1 Per la duplice figura pontificia, cfr. soprattutto P. Prodi, Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime : la monarchia papale nella prima età moderna, Bologna, 20066 ; per una panoramica sulle sue forme di rappresentanza, P. Blet, Histoire de la représentation diplomatique du Saint-Siège des origines à l’aube du XIXe siècle, Città del Vaticano-Parigi, 19902 ; e cfr. L. Riccardi, An outline of Vatican diplomacy in the early modern age, in D. Frigo (a cura di), Politics and diplomacy in early modern Italy. The structure of diplomatic practice, 1450-1800, Cambridge, 2000, p. 95-108, e G. Signorotto, Note sulla politica e la diplomazia dei pontefici (da Paolo III a Pio IV), in M. Fantoni (a cura di), Carlo V e l’Italia, Roma, 2000, p. 47-76, specie p. 61-62. Per la complessità del ruolo del rappresentante pontificio (come di ogni figura ‘pubblica’ di antico regime) e per una panoramica sulla storia diplomatica di epoca moderna, cfr. da ultimo H. von Thiessen, Switching roles in negotiation. Levels of diplomatic communication between pope Paul V Borghese (1605-1621) and the ambassadors of Philip III, in S. Andretta et alii (a cura di), Paroles de négociateurs. L’entretien dans la pratique diplomatique de la fin du Moyen Âge à la fin du XIXe siècle, Roma, 2010, p. 151-172 (ma anche gli altri saggi dello stesso volume). Dati i limiti materiali del lavoro, l’apparato critico sarà ridotto all’indispensabile. Si ringraziano i dottori e professori Marco Cavina, Bruno Figliuolo, Patrick Gilli, Brunello Lotti, Andrea Padovani, Giorgio Petracchi, don Dino Vannini e Jean-Claude Waquet per le indicazioni e le facilitazioni fornite.
2 Per un quadro generale sulle vicende politiche del Papato moderno, oltre alle biografie di Enciclopedia dei Papi, Roma, 2000, occorre ancora utilizzare le sintesi di P. Partner, The lands of St. Peter. The Papal State in the Middle Ages and the Early Renaissance, Londra, 1972, aggiornato con S. Carocci, Vassalli del Papa. Potere pontificio, aristocrazia e città nello Stato della Chiesa (XII-XV sec.), Roma, 2010, e M. Pellegrini, Il papato nel Rinascimento, Bologna, 2010 ; M. Caravale, A. Caracciolo, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, Torino, 19972, in parallelo a P. Prodi, Il sovrano... cit. n. 1.
3 B. Galland, Les hommes de culture dans la diplomatie pontificale au XIIIe siècle, in MEFRM, 108-2, 1996, p. 615-643, a p. 643. Su Durand, cfr. J. Müller, Durantis, Guilelmus d. Ä. (Speculator), (um 1237-1296), in M. Stolleis (a cura di), Juristen. Ein biographisches Lexikon. Von der Antike bis zum 20. Jahrhundert, Monaco, 1995, p. 184 ; sullo Speculum legatorum, C. I. Kyer, The legation of Cardinal Latinus and William Duranti’s ‘Speculum legatorum’, in Bulletin of medieval canon law, n. s., 10, 1980, p. 56-62. Sui legati del XIII secolo, tra i numerosi contributi, cfr. Id., Legatus and Nuntius as used to denote Papal Envoys : 1245-1378, in Mediaeval Studies, 40, 1978, p. 473-477 ; K. Pennington, Johannes Teutonicus and Papal Legates, in Archivum historiae pontificiae, 21, 1983, p. 183-194 ; R. C. Figueira, Subdelegation by Papal Legates in Thirteenth-Century Canon Law : Powers and Limitations, in S. B. Bowman, B. E. Cody (a cura di), In Iure Veritas : Studies in Canon Law in Memory of Schafer Williams, Cincinnati, 1991, p. 56-79 ; R. A. Schmutz, Medieval Papal Representatives : Legates, Nuncios and Judges-Delegate, in Studia Gratiana, 15, 1972, p. 441-463. Su quelli del XIV, cfr. l’importante contributo di P. Jugie, Les cardinaux légats et leurs archives au XIVe siècle, in A. Jamme, O. Poncet (a cura di), Offices, écrit et Papauté (XIIIe-XVIIe siècle), Roma, 2007, p. 73-96.
4 Per questa molteplicità di figure, oltre a P. Blet, Histoire... cit. n. 1, e L. Riccardi, An outline... cit. n. 1, cfr. M. Moli Frígola, Cónsules pontificios en España (1704-1870), in E. Gatz (a cura di), Römische Kurie. Kirchliche Finanzen. Vatikanisches Archiv. Studien zu Ehren von Hermann Hoberg, Roma, 1979, p. 519-544 ; C. M. Moschetti, L’istituzione del console mercantile pontificio a Venezia nel XVIII secolo. Diritto e potere nella storia delle relazioni commerciali marittime dello Stato della Chiesa, secondo i dispacci dei nunzi apostolici a Venezia, in Studi in onore di Gino Barbieri. Problemi e metodi di storia ed economia, [Salerno, 1983], p. 1105-1148 ; K. Jaitner (a cura di), Die Hauptinstruktionen Clemens’ VIII. für die Nuntien und Legaten an den europäischen Fürstenhöfen. 1592-1605, Tubinga, 1984 ; A.-C. Tizon-Germe, La représentation pontificale en France au début du règne d’Henri IV (1589-1594). Cadre politique, moyens humains et financiers, in Bibliothèque de l’École des Chartes, 151, 1993, p. 37-85 ; G. Pizzorusso, “Per servitio della Sacra Congregatione de Propaganda Fide” : i nunzi apostolici e le missioni tra centralità romana e Chiesa universale (1622-1660), in D. Frigo (a cura di), Ambasciatori e nunzi. Figure della diplomazia in età moderna [= Cheiron. Materiali e strumenti di aggiornamento storiografico, 15, n. 30], 1998, p. 201-227 ; A. Gardi, Il mutamento di un ruolo. I legati nell’amministrazione interna dello Stato pontificio dal XIV al XVII secolo, in A. Jamme, O. Poncet (a cura di), Offices et Papauté (XIVe-XVIIesiècle). Charges, hommes, destins, Roma, 2005, p. 371-437 ; B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla, legatus, nuntius. Études de diplomatique et de diplomatie pontificales (XIIIe-XVIIe siècle), Parigi, 2007. Sul rilievo della figura del legato nella prima trattatistica sugli ambasciatori, cfr. da ultimo P. Gilli, La fonction d’ambassadeurs dans les traités juridiques italiens du XVe siècle : l’impossible représentation, in MEFRM, 121-1, 2009, p. 173-187.
5 Per una tipologia delle fonti relative alla riflessione sui diplomatici, cfr. M. Bazzoli, Stagioni e teorie della società internazionale, Milano, 2005, p. 267-312.
6 Oltre a P. Blet, Histoire... cit. n. 1, cfr. rispettivamente V. Hrabar (a cura di), De legatis et legationibus tractatus varii, Tartu, 1905 ; Id., De legatorum jure tractatuum catalogus completus ab anno MDCXXV usque ad annum MDCC, Tartu, 1918 ; B. Behrens, Treatises on the Ambassador Written in the Fifteenth and Early Sixteenth Centuries, in The English Historical Review, 51, 1936, p. 616-627 ; tra i loro molti contributi, particolarmente S. Andretta, Cerimoniale e diplomazia pontificia nel XVII secolo, in M. A. Visceglia, C. Brice (a cura di), Cérémoniel et rituel à Rome (XVIe-XIXe siècle), Roma, 1997, p. 201-222 ; M. Bazzoli, Stagioni... cit. n. 5 ; H. Kugeler, „Le parfait Ambassadeur”. Zur Theorie der Diplomatie im Jahrhundert nach dem Westfälischen Frieden, dans Ead., C. Sepp, G. Wolff (a cura di), Internationale Beziehungen in der Frühen Neuzeit. Ansätze und Perspektiven, Amburgo-Münster, 2006, p. 180-211. Specifici sono K. Walf, Die Entwicklung des päpstlichen Gesandschaftswesens in dem Zeitabschnitt zwischen Dekretalenrecht und Wiener Kongress (1159-1815), Monaco, 1966 ; M. Oliveri, Natura e funzioni dei legati pontifici nella storia e nel contesto ecclesiologico del Vaticano II, Città del Vaticano, 19822 ; fotografano la teoria vigente (e la trattatistica relativa) alla Restaurazione G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni..., Venezia, 1840-1871, XXXVI, p. 266-288, e A. Miruß, Das Europäische Gesandschaftsrecht..., Lipsia, 1847.
7 La prima definizione è di Bernard de Rosier, Liber de statu, auctoritate et potestate sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium et de eorum collegio, Bibliothèque Nationale, Paris, ms. Latin 4242, c. 93r ; la seconda di Pierre-Toussaint Durand de Maillane, Dictionnaire de droit canonique et de pratique bénéficiale, Parigi, 1761, II, p. 155, riportata in B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, ad es. p. 152. Il vigente Codex iuris canonici, can. 358, definisce il Legatus a latere tamquam [...] alter ego del Papa, coi poteri che questi gli demanda. Per le origini della tripartizione, che Durand canonizza, cfr. M. Oliveri, Natura... cit. n. 6, p. 110-116.
8 Per Cillenio († 1595) cfr. E. Dorigo, Cillenio, Raffaele, poeta, in C. Scalon et alii (a cura di), Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani, Udine, 2006-2011, II, p. 722-724. Su questo genere di trattatistica, R. Fedi, La fondazione dei modelli. Bembo, Castiglione, Della Casa, in E. Malato (dir.), Storia della letteratura italiana, Roma, 1995-2004, IV, p. 507-594 ; in particolare per quella relativa al cardinalato, M. T. Fattori, Clemente VIII e il Sacro collegio. 1592-1605. Meccanismi istituzionali ed accentramento di governo, Stoccarda, 2004, p. 263-300.
9 Su Besold, luterano convertito nel 1630, M. Stolleis, Besold, Christoph (1577-1638), in Id., Juristen... cit. n. 3, p. 83-84 ; E. Niethammer, Besold, Christoph, in Neue Deutsche Biographie, II, Berlino, 1955, p. 178-179.
10 Su tale missione, B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, p. 297, e, per i suoi aspetti protocollari, [Jean] Dumont, [Jean] Barbeyrac e [Jean] Rousset [de Missy] (a cura di), Corps universel diplomatique du droit des gens..., Amsterdam-L’Aia, 1726-1739, Supplementum, IV, a cura di [Jean] Rousset [de Missy], 1739, p. 20-23. Su Sallo, J.-P. Vittu, Sallo, Denis de (1626-1669), in J. Sgard (a cura di), Dictionnaire des journalistes. 1600-1789, Oxford, 1999, p. 906-908 ; B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, p. 228 (ove si accenna anche all’altro, un signore di La Lane, avvocato al Parlamento di Parigi, che potrebbe essere l’autore del secondo trattato redatto per l’occasione). Per una prima informazione su Howell e Leti, cfr. rispettivamente D. R. Woolf, Howell, James (1594 ?-1666), in H. C. G. Matthews, B. Harrison (a cura di), Oxford Dictionary of National Biography, Oxford, XXVIII, 2004, p. 500-505 ; M. Bufacchi, Leti, Gregorio, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, LXIV, 2005, p. 717-723.
11 Qualche notizia in G. C. Calcagno, Della Torre, Giovanni Tommaso, in W. Piastra (a cura di), Dizionario biografico dei liguri. Dalle origini al 1990, Genova, V, 1999, ad vocem.
12 Per questi temi resta fondamentale P. Prodi, Il sovrano... cit. n. 1, p. 297-344, oltre a P. Blet, Histoire... cit. n. 1, p. 159-245 ; non si discostano sostanzialmente da quest’ultimo le più recenti ricostruzioni di M. F. Feldkamp, La diplomazia pontificia da Silvestro I a Giovanni Paolo II. Un profilo, Milano, 1998, e L. Riccardi, An outline... cit. n. 1.
13 Cfr. in materia B. Roberg, Verkehrung der Fronten ? Bartolomeo Pacca und der Nuntiaturstreit. 1785-1794, in A. Koller (a cura di), Kurie und Politik. Stand und Perspektiven der Nuntiaturberichtsforschung, Tubinga, 1998, p. 376-394.
14 Su De Rosier, oltre al contributo di Patrick Gilli in questo volume, cfr. P. Arabeyre, Un prélat languedocien au milieu du XVe siècle : Bernard de Rosier, archevêque de Toulouse (1400-1475), in Journal des savants, 303, 1990, p. 291-326 ; Id., La France et son gouvernement au milieu du XVe siècle d’après Bernard de Rosier, in Bibliothèque de l’École des chartes, 150, 1992, p. 245-285 ; Id., Les deux justices, les deux pouvoirs. La production doctrinale des juristes méridionaux sur les rapports entre justice ecclésiastique et justice royale, de Bernard de Rosier à Guillaume Benoît (deuxième moitié du XVe siècle), in Les justices d’Église dans le Midi (XIe-XVe siècle), Tolosa, 2007, p. 373-397 ; Id., Rosier (Ro[u]serg[u]e, Rousier, de Rosergio), Bernard de, in Id., J.-L. Halpérin, J. Krynen (a cura di), Dictionnaire historique des juristes français, Parigi, 20082, p. 677-678 ; R. Fubini, L’ambasciatore nel XV secolo : due trattati e una biografia (Bernard de Rosier, Ermolao Barbaro, Vespasiano da Bisticci), in MEFRM, 108-2, 1996, p. 645-665. Il trattato sul legato è in Biblioteca apostolica Vaticana, ms. Vaticano latino 4139, cc. 1r-20r ; V. Hrabar, De Legatis... cit. n. 6, p. XIII, segnala una copia del trattato in Bibliothèque nationale, Paris, ms. Latin 4242, c. 91v-95v, ma si tratta in realtà della rubrica relativa ai legati di una copia tardiva dell’opera sul cardinalato. Sul dibattito relativo al ruolo dei cardinali, cfr. da ultimo le indicazioni di A. Menniti Ippolito, Il governo dei Papi nell’età moderna. Carriere, gerarchie, organizzazione curiale, Roma, 2007, p. 77-104.
15 Su Barbazza, A. L. Trombetti Budriesi, Andrea Barbazza : la carriera d’un giurista messinese a Bologna, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, n. s., 35, 1984, p. 121-161 ; Ead., Un giurista e un astrologo : Andrea Barbazza e Girolamo Manfredi. Qualche divagazione sull’insegnamento universitario a Bologna nel secondo Quattrocento, in O. Capitani (a cura di), Cultura universitaria e pubblici poteri a Bologna dal XII al XV secolo, Bologna, 1990, p. 197-223 ; G. G. Mellusi, Barbazza, Andrea, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), Bologna, 2013, p. 165-166. Sull’opera, C. Bianca, Note su Andrea Barbazza e il cardinale Bessarione, in Res publica litterarum, 6, 1983, p. 43-58 (a p. 46 ricorda come Martino Garati dedicasse un trattato sul cardinalato al governatore di Bologna Astorre Agnesi) ; Ead., Da Bisanzio a Roma. Studi sul cardinale Bessarione, Roma, 1999, specie p. 147-149. La prima edizione è Andrea Barbazza, De praestantia cardinalium, a cura di Troilo Malvezzi, Bologna, 1487 ; ma già in vita dell’autore era uscita una repetitio d’argomento analogo : Id., Super titulis : De officio et potestate iudicis delegati, De officio legati, et De officio iudicis ordinarii, Venezia, 1474.
16 Le tre citazioni da Tractatvs illvstrivm in vtraque tvm pontificii, tvm cæsarei iuris facultate Iurisconsultorum..., Venezia, 1583-1586, XIII, t. II, c. 132v ; la seconda riprende però letteralmente Guillaume Durand, Specvlvm ivris..., Venezia, 1602, I, p. 32.
17 Per Villadiego, A. García y García, García de Villadiego (Gonzalo), in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques, Parigi, XIX, 1981, coll. 1214-1215 ; S. García Cruzado, Gonzalo García de Villadiego. Canonista salmantino del siglo XV, Roma-Madrid, 1968 ; per l’opera, L. García Arias, La doctrina diplomática expuesta por Gonzalo de Villadiego en su « Tractatus de legato », in Cuadernos de historia diplomática, 3, 1956, p. 275-324. I due trattati sono Gonzalo García, De cardinalium excellentia et dignitate, [Roma, ca. 1482] ; Id., De legato, Roma, 1485.
18 Su Bohier, G. D. Guyon, Bohier (Boyer, Boerius) Nicolas, in P. Arabeyre, J.-L. Halpérin, J. Krynen, Dictionnaire historique des juristes... cit. n. 14, p. 95-97. Su Bruneau, A. Wijffels, Bruneau (Brunellus) Jean, ibid., p. 140 ; J. López Estévez, La potestad de establecer los impedimentos matrimoniales en el tratado « De sponsalibus et matrimoniis » (=DSM) de Iohannes Brunellus, in Ius canonicum, 44, 2004, p. 113-140 ; C. M. Ridderikhoff, H. de Ridder-Symoens, C. L. Heesakkers (a cura di), Les livres des procurateurs de la nation germanique de l’ancienne université d’Orléans. 1444-1602, Leida, 1971-2013, I, Texte des rapports des procurateurs, p. 166-167. Le prime edizioni dei due trattati sono Nicolas Bohier, Tractatus celebris de officio et potestate reverendissimi in Christo patris Do. Do. Georgii de Ambasia... in regno Franciae de latere legati..., Lione, [1509] ; Jean Bruneau, Tractatus de dignitate et potestate legati, nec non de primaria cardinalium origine atque institutione, in quo obiter etiam de materia beneficiali agitur, Orléans, 1519. Sui legati in Francia e le circostanze delle loro missioni, B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, specie p. 225-298.
19 Su Gambari, G. Dall’Olio, Gambaro, Pietro Andrea, in Dizionario biografico degli Italiani... cit. n. 10, LII, 1999, p. 82-83 ; A. Padovani, Gammaro, Pietro Andrea, in Dizionario biografico dei giuristi... cit. n. 15, p. 941-942. Un cenno al trattato in T. Wetzstein, La doctrine de la « translatio imperii » et l’enseignement des canonistes médiévaux, in J. Krynen, M. Stolleis (a cura di), Science politique et droit public dans les facultés de droit européennes (XIIIe-XVIIIe siècle), Francoforte sul Meno, 2008, p. 185-221, a p. 217-218. La prima edizione è Pietro Andrea Gambari, Tractatvs de officio, atqve avctoritate legati de latere, a cura di A. Ferentilli, Venezia, 1571 [ma 1572, come si ricava dalle dedicatorie alle c. *2r-3v].
20 Al periodo ungherese fa risalire il lavoro il prefatore della prima edizione : cfr. ibid., c. *2r. Cfr. però i cenni in Tractatvs illvstrivm... cit. n. 16, XIII, t. II, c. 153r-156v, c. 168v-171r, c. 218v-219v. Per la politica di Adriano VI relativa a quest’area, K. M. Setton, The Papacy and the Levant (1204-1571), Filadelfia, 1976-1984, III, p. 198-220.
21 Cfr. Tractatvs illvstrivm... cit. n. 16, XIII, t. II, rispettivamente c. 217r-221v e c. 201r-209v. Per le circostanze della successione di Adriano VI, L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medio Evo..., Roma, 1923-19432, IV, t, II, p. 17-24 e p. 31-45.
22 Per Falconi, Christian Gottlieb Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon..., Lipsia, 1750-1751 [rist. an. Hildesheim, 1981-20032], II, ad vocem ; l’opera è Enea Falconi, Tractatvs vtilissimvs reservationvm papalium, ac Legatorum, a cura di Luis Gomez, Roma, 1539. Per Rebuffi, C. Zendri, Rebuffi (Rebuffe, Rebuffus) Pierre, in P. Arabeyre, J.-L. Halpérin e J. Krynen, Dictionnaire historique des juristes... cit. n. 14, p. 656-657 ; Id., Il « Tractatus de supplicationibus, seu errorum propositionibus » di Pierre Rebuffi (1487-1557), in C. Nubola, A. Würgler (a cura di), Forme della comunicazione politica in Europa nei secoli XV-XVIII. Suppliche, gravamina, lettere, Bologna-Berlino, 2004, p. 33-51. Poiché però anche l’opera di Rebuffi compare per la prima volta a stampa soltanto nella sezione delle opere inedite della seconda edizione (1600) dei suoi Tractatus varii, il plagio può essere stato compiuto dagli editori del lavoro e non dall’autore, ormai morto da quasi mezzo secolo e già abbastanza famoso in vita da non dover arrischiare una tale operazione.
23 Per questi dati, cfr. Hierarchia catholica medii [...] aevi..., Münster-Padova, 1898-1978, II-III, integrata da S. Miranda, The Cardinals of the Holy Roman Church (al sito www.fiu.edu/~mirandas/cardinals.htm), e per l’Italia da Odorico Rinaldi, Annales ecclesiastici ab anno MCXCVIII..., a cura di Giovanni Domenico Mansi, Lucca, 1747-1756 ; L. von Pastor, Storia... cit. n. 21 ; P. Blet, Histoire... cit. n. 1 ; A. Gardi, Gli ‘officiali’ nello Stato pontificio del Quattrocento, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere e filosofia, s. IV, Quaderni, 1, 1997, p. 225-291 ; Id., Il mutamento... cit. n. 4 ; Enciclopedia dei Papi... cit. n. 2.
24 Per le congiure, A. Gardi, Congiure contro i Papi in età moderna. Per un’interpretazione generale, in Roma moderna e contemporanea, 11, 2003, n. 1-2, p. 29-51. Per la politica estera, M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato pontificio (1523-1534), Città del Vaticano, 2002. Per il mutamento di funzioni, M. Pellegrini, Il profilo politico-istituzionale del cardinalato nell’età di Alessandro VI : persistenze e novità, in M. Chiabò et alii (a cura di), Roma di fronte all’Europa al tempo di Alessandro VI, Roma, 2001, p. 177-215.
25 Per le norme tridentine, M. Oliveri, Natura... cit. n. 6, p. 123-125 ; i relativi decreti in G. Alberigo et alii (a cura di), Conciliorum oecumenicorum decreta, Bologna, 19733, p. 739-740 e p. 772-773. Per lo sviluppo delle nunziature, P. Blet, Histoire... cit. n. 1, p. 275-316. Sulla sostituzione dei governatori ai legati, A. Gardi, Il mutamento... cit. n. 4, p. 414-418 ; Id., Cardinale e gentiluomo. Le due logiche del legato di Bologna Alessandro Sforza (1571-1573), in Società e storia, 20, 1997, p. 285-311.
26 Pietro Andrea Gambari, Tractatvs... cit. n. 19, c. *3r e v. L’opera non riporta alcuna autorizzazione alla stampa.
27 Sui Tractatvs illvstrivm... cit. n. 16, cfr. G. Colli, Per una bibliografia dei trattati giuridici pubblicati nel XVI secolo. Indici dei Tractatvs vniversi ivris, Milano, 1994 ; Id., Per una bibliografia dei trattati giuridici pubblicati nel XVI secolo. II. Bibliografia delle raccolte. Indici dei trattati non compresi nei Tractatvs vniversi ivris, Roma, 2003 ; C. M. Simonetti, La Compagnia dell’aquila che si rinnova : appunti sui consorzi editoriali a Venezia nel Cinquecento, in N. Harris (a cura di), Bibliografia testuale o filologia dei testi a stampa ? Definizioni metodologiche e prospettive future, Udine, 1999, p. 219-268 ; A. Nuovo, Il commercio librario nell’Italia del Rinascimento, Milano, 20032, specie p. 216-226. Testimonia le iniziative editoriali di Gregorio XIII nel campo giuridico anche la pubblicazione da lui promossa negli stessi anni di Decretvm Gratiani emendatvm et notationibvs illvstratvm, vnà cum glossis..., Roma, 1582 [Venezia, 15842] ; cfr. L. von Pastor, Storia... cit. n. 21, IX, p. 201-202.
28 Leandro Galganetti, Tractatvs de ivre pvblico..., Venezia, 1623, p. 225-226, p. 399, p. 422. Sull’autore, legato a Paolo V e ai Borghese (e primo commentatore degli statuti di Roma : Id. [a cura di], Statuta almae vrbis Romae..., Roma, 1611), L. Sinisi, Galganetti, Leandro, in Dizionario biografico dei giuristi... cit. n. 15, p. 931-932 ; ma cfr. anche Leandro Galganetti, De conditionibvs et demonstrationib. Modo, Causa, & Pœna Tractatvs..., Venezia, 1609.
29 Frederik van Marselaer, Legatvs libri duo, Anversa, 1626, p. 185.Cfr. A. Wauters, Marselaer (Frédéric de), in Biographie nationale, Bruxelles, 1866-1938, XIII, coll. 854-860.
30 Su Germonio, S. Migliore, Germonio, Anastasio, in Dizionario biografico degli Italiani... cit. n. 10, LIII, 1999, p. 458-460 ; A. Lupano, Germonio, Anastasio, in Dizionario biografico dei giuristi... cit. n. 15, p. 972-973 ; l’opera è Anastasio Germonio, De Legatis Principum, & Populorum libri tres, Roma, 1627, specie p. 93-110 (le citazioni a p. 96 e p. 102).
31 Cfr. Christoph Besold, Operis politici : variis digressionibvs Philologicis & Juridicis illustrati, editio nova..., Strasburgo, [1622-1641], [IX], p. 10-14. Le due citazioni sono da Gaspare Bragaccia, L’ambasciatore..., Padova, 1626 [rist. an. Manziana, 1990], p. 596-597 e 606-607 ; sull’autore, Giammaria Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia... Brescia, 1753-1763, II, t. IV, p. 1972 ; F. Cavalli, La scienza politica in Italia, Venezia, 1869-1881, II, ad vocem ; L. Mensi, Dizionario biografico piacentino, Piacenza, 1899 [rist. an. Sala Bolognese, 1978], p. 88 ; D. Frigo, Principe, ambasciatori e « jus gentium ». L’amministrazione della politica estera nel Piemonte del Settecento, Roma, 1991, specie p. 119-120 e p. 255-256.
32 Cfr. P. Blet, Histoire... cit. n. 1, p. 355-356. Per le diverse figure impiegate, K. Jaitner, Die Hauptinstruktionen Clemens’ VIII... cit. n. 4 ; S. Giordano (a cura di), Le istruzioni generali di Paolo V ai diplomatici pontifici. 1605-1621, Tubinga, 2003 ; K. Jaitner (a cura di), Die Hauptinstruktionen Gregors XV für die Nuntien und Gesandten an den europäischen Fürstenhöfen. 1621-1623, Tubinga, 1997. Dei 13 legati, 4 sono inviati in Francia, 3 in Polonia, 2 all’Imperatore e altrettanti a Ratisbona a diete dell’Impero, 1 a Venezia e 1 a Vienna per il matrimonio del re d’Ungheria. Sull’uso di legati dal XVI secolo in poi, B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, p. 161-223 ; la discrepanza tra dimensione canonica e diplomatica degl’inviati pontifici in area francese è esemplificata ibid., p. 347-366, p. 423-446, p. 465-476 ; ibid., p. 225-344, esame della documentazione di tipo canonico prodotta dai rappresentanti pontifici in Francia (quella diplomatica è invece compresa nelle collane degli Acta nuntiaturae Gallicae e, in precedenza, Archives de l’histoire religieuse de la France).
33 Giovanni Tommaso della Torre, De avctoritate gradu ac terminis legatorum a latere tractatvs, Roma, 1654 (la citazione a p. 2).
34 Abraham van Wicquefort, L’ambassadeur et ses fonctions, Colonia, 1689-16904, II, p. 104-115 : cfr. in proposito M. Keens-Oper, Wicquefort, in G. R. Berridge, M. Keens-Oper, T. G. Otte (a cura di), Diplomatic Theory from Machiavelli to Kissinger, Houndmills-New York, 2002, p. 88-105. Gottfried Wilhelm Leibniz, De Jure Suprematus Ac Legationis Principum Germaniae, [Hannover ?], 1677 [poi in Id., Sämtliche Schriften und Briefe, s. IV, II, a cura di L. Knabe, P. Ritter, Berlino, 1963, p. 1-270, specie p. 44-50 ; trad. it. parziale in Id., Scritti politici e di diritto naturale, a cura di V. Mathieu, Torino, 1951 (19652), p. 443-490], ne parla incidentalmente in un lavoro dedicato a fondare il diritto di legazione per i territori del Sacro romano Impero : cfr. soprattutto L. Basso, Individuo e comunità nella filosofia politica di G. W. Leibniz, Soveria Mannelli, 2005, specie p. 199-206 ; C. Tommasi, La ragione prudente. Pace e riordino dell’Europa moderna nel pensiero di Leibniz, Bologna, 2006, p. 258-306 ; M. R. Antognazza, Leibniz. An Intellectual Biography, Cambridge, 2009, p. 205 e p. 221. Riecheggia Leibniz la dissertazione (condotta sotto la guida di Peter Müller) di Tobias Sutorius, De legatis primi ordinis. Von Gesandten Des Ersten Rangs, Jena, 1692, p. 11-12 (un cenno all’autore in Neue Deutsche Biographie... cit. n. 9, XI, 1977, p. 543).
35 Così nelle tesi di Melchior Jungkher, De legationibvs, sive legatorvm avctoritate, privilegiis, dissertatio iuridica..., Helmstedt, 1654 (condotta sotto la guida di Heinrich Hahn, famoso docente dell’università di Helmstedt), specie tesi LXIII ; Christoph Wilhad Hilcken, De residentibvs eorvmqve jvribvs..., Jena, 1690, p. 38-41 (sull’autore, un altro allievo di Müller, H. Schröder, Lexikon der hamburgischen Schriftsteller bis zur Gegenwart..., Amburgo, 1851-1883, III, p. 251) ; Gabriel Wagenseil, Dissertatio historico-ivridica inavgvralis, de legato a latere, vulgo : Des Pabsts Factotum..., Francoforte-Lipsia, 17512 (è l’unica specifica in materia in area protestante. Qualche notizia sull’autore in Georg Andreas Will, Nürnbergisches Gelehrten-Lexicon..., Norimberga-Altdorf, 1755-1758, IV, p. 155-156, suppl. IV, 1808, ad vocem). Prive di originalità in proposito sono quelle di Haro Anton Bolmeier, Disputatio politica De legatis..., Helmstedt, 1660, e Hermann Friedrich von Witzendorff, Dissertatio politica de legatis..., Altdorf, 1670, pure condotte sotto la guida di giuristi famosi, quali rispettivamente Hermann Conring e Johann Paul Felwinger.
36 James Howell, Προεδρία Βασιλική..., Londra, 1664, p. 295 ; Johann Georg von Kulpis, De legationibus statuum imperii commentatio..., Gießen, 1679, poi in Id., Dissertationum academicarum volumen, Strasburgo, 1705, p. 431-1001, specie p. 439-445 e 662-664. Su Kulpis, docente di diritto a Strasburgo e poi ministro del Württemberg, B. Roeck, Kulpis, Johann Georg v., in Neue Deutsche Biographie... cit. n. 9, XIII, 1982, p. 280-282. Come mostra il Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder seit dem Westfälischen Frieden (1648), Oldenburg et alibi, 1936-1965, I, nel secondo Seicento il Papato ha contatti diplomatici occasionali con Brunswick-Lüneburg-Calemberg (ivi, p. 76), Inghilterra (ivi, p. 194 e p. 382), Province Unite (ivi, p. 377) e Russia (ivi, p. 438) ; sulle soluzioni empiriche trovate dai rappresentanti papali all’estero, cfr. S. Andretta, Cerimoniale... cit. n. 6, p. 217-222 ; B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, p. 465-507.
37 Kaspar Ziegler, De juribus majestatis tractatus academicus..., Wittemberg, 16812, p. 513-515 e 521-522 ; [Gregorio Leti], Itinerario della corte di Roma, ò Vero teatro Historico, Cronologico, e Politico, Della Sede apostolica Dataria, e Cancellaria Romana, Bisenzone [ma Ginevra], 1673, II, p. 105-192, specie p. 128-134. Su Ziegler, docente di diritto e dignitario ecclesiastico in Sassonia, C. von Bar, P. Dopffel (a cura di), Deutsches internationales Privatrecht im 16. und 17. Jahrhundert. Materialien, Übersetzungen, Anmerkungen, Tubinga, 1995-2001, I, p. 561-604 ; M. von Waldberg, Ziegler, Kaspar, in Allgemeine Deutsche Biographie, Lipsia, 1875-1912, XLV, p. 184-187. [Konstantin Langhayder], De legatis et nuntiis Pontificum eorumque fatis et potestate commentatio historico-canonica, s.l., 1785, p. 75-77, aggiunge a sua volta Genova, Napoli, Sardegna e Imperatore all’elenco dei governanti che limitano i poteri legatizi.
38 Sottolineano le limitazioni gallicane ai poteri legatizi in Francia [Jean-Denis de Sallo], Des legats, traité sommaire fait au sujet de la legation du cardinal Chisi, Qui doit venir en France en execution du Traité de Pise, e D[e] L[a] L[ane], Autre traitté des legats a latere, entrambi con paginazione propria in [Guillaume du Peyrat], Traitté de l’origine des cardinaux du Saint siege, Et particulierement des François..., Colonia, 1665. Esse sono confermate anche dal cerimoniale illustrato in Jean Du Mont, Jean Barbeyrac e Jean Rousset de Missy, Corps universel... cit. n. 10, Supplementum, IV, p. 1-36 (specie a p. 12-14 e p. 20-26) sulla base del manoscritto del maestro di cerimonie, poi introduttore degli ambasciatori, Nicolas Sainctot : cfr. A. J. Loomie, The conducteur des ambassadeurs of Seventeenth Century France and Spain, in Revue belge de philologie et d’histoire, 53, 1975, p. 333-356. Per la situazione francese, cfr. B. Barbiche, S. de Dainville-Barbiche, Bulla... cit. n. 4, specie p. 277-280.
39 Gregorio Leti, Il Ceremoniale historico, e politico..., Amsterdam, 16852, II, p. 564 ; questa e le citazioni successive sono plagi di Jean-Denis de Sallo, Des legats... cit. n. 38, p. 3-4 e 12.
40 Gregorio Leti, Il Ceremoniale... cit. n. 39, II, p. 564-565 e p. 570-571.
41 Ibid., I, p. 205-210 (che riprende da vicino Abraham van Wicquefort, L’ambassadeur... cit. n. 34, II, p. 104). Non risulta formalmente un simile ruolo degl’internunzi, meri supplenti dei nunzi.
42 Giovanni Battista de Luca, Il cardinale della S. R. Chiesa pratico, Roma, 1680, p. 172-183 (le citazioni a p. 173 e p. 178-179). Sull’autore, A. Mazzacane, De Luca, Giovanni Battista (1614-1683), in M. Stolleis, Juristen... cit. n. 3, p. 158-159 ; A. Lauro, Il cardinale Giovanni Battista de Luca. Diritto e riforma nello Stato della Chiesa (1676-1683), Napoli, 1991.
43 L’Accademia dei nobili ecclesiastici, per cui cfr. C. Prudhomme, L’Académie pontificale ecclésiastique et le service du Saint-Siège, in Mélanges de l’École française de Rome, Italie et Méditerranée, 116, 2004, p. 61-89, e il sito dell’accademia (con elenco degli alunni) all’indirizzo www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdeccles/index_it.htm.
44 Cfr. rispettivamente É[meric] [de la] Cr[oix], Le novveav Cynee. Ov Discours des occasions et moyens d'establir vne paix generale & la liberté du commerce par tout le monde, Parigi, 1623 [rist. an. Parigi, 1976], specie p. 62-73 e p. 220-222 [trad. it. Il nuovo Cinea, a cura di A. M. Lazzarino Del Grosso, Napoli, 1979, p. 129-134 e p. 218] ; Maximilien de Béthune, duc de Sully, Sages et royales œconomies d’estat, suivies d’une réfutation contemporaine inédite, Parigi, 1837 (Nouvelle Collection des Mémoires pour servir à l’histoire de France depuis le XIIIe siècle jusqu’à la fin du XVIIIe siècle, 2), II, p. 418-435, a p. 429-434 (l’opera è del 1638, stampata dal 1649) ; [Charles-Irénée Castel] abbé de Saint-Pierre, Ouvrajes de politique, Rotterdam, 1723-1741, I, 1723 (1738² ; I ed. 1713-1716), p. 249-251, II (1733), p. 50-51, X (1735), p. 449-450 (la prima edizione è riproposta nel 1761 da Rousseau : cfr. Jean-Jacques Rousseau, Scritti politici, a cura di M. Garin, Roma-Bari, 1994, II, p. 320-347) ; W. Penn, An essay towards the present and future Peace of Europe, Washington, 1912 [I ed. 1694], p. 9. Su questa trattatistica, J.-B. Duroselle, L’idea d’Europa nella storia, Milano, 1964, p. 136-180 ; M. Bazzoli (a cura di), L’equilibrio di potenza nell’età moderna. Dal Cinquecento al Congresso di Vienna, Milano, 1998 ; F. Ramel, Philosophie des relations internationales, Parigi, 2002 ; A. Mattelart, Storia dell’utopia planetaria. Dalla città profetica alla società globale, Torino, 2003, specie p. 60-108 ; C. Tommasi, La ragione... cit. n. 34, p. 287-306.
45 Almeno se si esclude il cardinale Louis de Vendôme, che nel 1668 deve rappresentare il Papa al battesimo d’un figlio di Luigi XIV. Sulla controversia, M. Tocci, Immunità internazionali e ordinamento interno a Roma sotto Innocenzo XI, in Rivista di storia del diritto italiano, 59, 1986, p. 203-226 ; cfr. E. Stumpo, Chigi, Flavio, in Dizionario biografico degli Italiani... cit. n. 10, XXIV, 1980, p. 747-751.
46 Cfr. E. Sauser, Caprara Montecuccoli, Giovanni Battista, in F. W. Bautz (a cura di), Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, Hamm, XVII, 2000, coll. 222-224. Sul Papato nel XVIII secolo, P. Koeppel (a cura di), Papes et papauté au XVIIIe siècle, Parigi, 1999.
47 Konstantin Langhayder, De legatis... cit. n. 37, ad es. p. 37-39 ; Arminius Seld [Philipp Hedderich], Abhandlung über das Päbstliche Gesandschaftsrecht, Athen, 1787. Cfr. B. L. Pitschmann, Langhayder, Konstantin (Taufname Joseph), in Neue Deutsche Biographie... cit. n. 9, XIII, 1982, p. 604 ; F. W. Bautz, Hedderich, Philipp (Taufname : Franz Anton), in Id., Biographisch-Bibliographisches Kirchen-lexikon... cit. n. 46, II, 1990, coll. 632-633.
48 Per gl’inizi di queste nuove relazioni, cfr. F. Cantù, « Parlare fra i denti ». Gli entretiens diplomatiques del cardinale Consalvi al congresso di Vienna (1814-1815), in Paroles de négociateurs... cit. n. 1, p. 355-374.
Auteur
Università degli studi di Udine - andrea.gardi@uniud.it
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